","Polonia. Le manifestazioni per la libertà di aborto stanno paralizzando il paese","post",1603811012,[64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/blocco-stradale/","http://radioblackout.org/tag/lotta-delle-donne/","http://radioblackout.org/tag/polonia/",[69,70,71,72],"aborto","blocco stradale","lotta delle donne","polonia",{"post_content":74,"tags":79},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[76],"donne","100 e le 200 mila \u003Cmark>donne\u003C/mark> ogni anno vanno a Praga,","Da cinque giorni enormi manifestazioni stanno attraversando le maggiori città polacche, dopo la decisione della Corte Costituzionale di cancellare quasi del tutto la pur restrittiva legge sull’aborto.\r\nIn Polonia era consentito abortire solo in tre casi: grave malformazione del feto, stupro o incesto, pericolo di vita per la madre. La corte Costituzionale, i cui membri sono stati di recente rinnovati dal partito di estrema destra PiS – Legge e Ordine, ha decretato che l’aborto in caso di malformazione del feto si configura come eugenetica e quinti lo ha dichiarato incostituzionale. Il 98% dei mille aborti legali praticati in Polonia è dovuta a malformazioni del feto. Tra le 100 e le 200 mila \u003Cmark>donne\u003C/mark> ogni anno vanno a Praga, Berlino o nei paesi del nord per abortire. Altre rischiamo la vita con decotti al prezzemolo, ferri da calza e grucce per gli abiti.\r\nIn periodo di pandemia, anche per chi può permettersi il costo del viaggio e dell’intervento, uscire e rientrare nel paese è molto difficile.\r\nDopo anni di tentativi di modificare la legge in parlamento, respinti dall’energia \u003Cmark>delle\u003C/mark> piazze, il PiS, il cui leader Kaczynski è di recente divenuto vicepremier, ha praticato la via giudiziaria. Ma ha fatto i conti senza le \u003Cmark>donne\u003C/mark> polacche.\r\nPer giorni hanno assediato l’abitazione del premier e di alcuni vescovi e fatto irruzione nelle chiese.\r\nIeri cortei di auto bici e pedoni hanno paralizzato il traffico nelle principali città del paese.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marco, un compagno che vive a Cracovia ed ha partecipato alle proteste\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/2020-10-27-marco-polonia-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 10 27 marco polonia",[80,82,84,89],{"matched_tokens":81,"snippet":69},[],{"matched_tokens":83,"snippet":70},[],{"matched_tokens":85,"snippet":88},[86,87,76],"lotta","delle","\u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":72},[],[92,98],{"field":39,"indices":93,"matched_tokens":95,"snippets":97},[94],2,[96],[86,87,76],[88],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":77,"value":78},"post_content",[76],1736172819517538300,{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":94,"num_tokens_dropped":51,"score":105,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},"3315704398080",13,"1736172819517538410",3,{"document":108,"highlight":126,"highlights":138,"text_match":101,"text_match_info":146},{"cat_link":109,"category":110,"comment_count":51,"id":111,"is_sticky":51,"permalink":112,"post_author":18,"post_content":113,"post_date":114,"post_excerpt":56,"post_id":111,"post_modified":115,"post_thumbnail":116,"post_thumbnail_html":117,"post_title":118,"post_type":61,"sort_by_date":119,"tag_links":120,"tags":123},[48],[50],"14131","http://radioblackout.org/2013/03/aggiornamenti-dalla-tunisia/","Cosa sta succedendo in queste settimane in Tunisia dopo l'assassinio di Chokri Belaid? Quali sono le responsabilità di Ennhada rispetto alla sua morte e dei gruppi salafiti che continuano a compiere violenze nel paese? Quali sono le istanze delle donne di fronte ai tentativi di islamizzazione della società tunisina?\r\n\r\nNe parliamo con Federica, giornalista free lance, che è appena rientrata da Tunisi.\r\n\r\nfederica completo\r\n\r\n ","18 Marzo 2013","2013-03-20 09:16:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/compagna-di-belaid-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/compagna-di-belaid-300x168.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Aggiornamenti dalla Tunisia",1363612056,[66,121,122],"http://radioblackout.org/tag/rivoluzione/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[71,124,125],"rivoluzione","tunisia",{"post_content":127,"tags":131},{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":130},[87,76],"paese? 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Tra interventi, stancil, cartelli, manifesti, scritte e sangue a terra la manifestazione ha avuto una forte impronta comunicativa.\r\n\r\n\r\nUna enorme scritta è stata fatta per le 26 ragazze nigeriane uccise dalle frontiere\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione della s-conferenza.\r\n\"Cos’è una S-conferenza stampa: è una conferenza stampa al contrario, invece di “chiedere” alla stampa di venire a darci parola e diffonderla, andiamo noi dalla stampa a dire quali sono le nostre parole.\r\nVogliamo essere artefici delle narrazioni che riguardano i nostri corpi e le nostre vite.\r\nNon vogliamo essere sempre e solo l'oggetto del discorso della cronaca nera, ma vogliamo raccontare le violenze che quotidianamente subiamo come conseguenze di un sistema economico, sociale, culturale che quelle violenze legittima e alimenta.\r\n\r\n \r\n\r\nL'assemblea della Rete Non Una di Meno di Torino ha deciso di non fare una conferenza stampa per presentare la manifestazione nazionale del 25 novembre a Roma, ma di fare un presidio nel centro della città, di fronte alla Rai, per proporre una narrazione della violenza di genere diversa da quella di gran parte dei media nazionali ed internazionali.\r\n\r\nLa violenza di genere è confinata nelle pagine della cronaca nera, una collocazione che ne nega la valenza politica, trasformando pestaggi, stupri, omicidi, molestie in episodi di delinquenza comune, in questioni private. La libertà che le donne si sono conquistate ha incrinato e a volte spezzato le relazioni gerarchiche tra i sessi, rompendo l'ordine simbolico e materiale, che le voleva sottomesse ed ubbidienti. Il moltiplicarsi su scala mondiale dei femminicidi dimostra che la strada della libertà e dell'autonomia femminile è ancora molto lunga. E in salita. La narrazione della violenza proposta da tanti media rende questa salita più ripida.\r\n\r\nI media di fronte al dispiegarsi violento della reazione patriarcale tentano di privatizzare, familizzare, domesticare lo scontro. Le donne sono vittime indifese, gli uomini sono violenti perché folli. La follia sottrae alla responsabilità, nascondendo l’esplicita intenzione disciplinante e punitiva.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale.\r\n\r\nI media descrivono le donne come vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli. Noi non siamo vittime, non accettiamo che la libertà e la sicurezza delle donne possa divenire alibi per moltiplicare la pressione disciplinare, i dispositivi securitari e repressivi, il crescere del controllo poliziesco sul territorio.\r\n\r\nLe donne libere stanno creando reti solidali, che le rendono più forti individualmente e collettivamente. Disprezziamo la violenza e chi la usa contro di noi, ma quando è necessario sappiamo difenderci da chi ci attacca, nella consapevolezza che chi tocca una, tocca tutte.\r\n\r\nI media usano la violenza sulle donne come strumento per rinforzare il razzismo nei confronti dei migranti: la violenza di genere è raccontata in modo molto diverso se i protagonisti sono nati qui o altrove. La violenza verso le donne migranti viene spesso minimizzata, perché considerata “intrinseca” alla loro cultura. Parimenti se il violento è uno straniero la stessa argomentazione viene usata per invocare la chiusura delle frontiere ed espulsioni di massa. Il moltiplicarsi dei femminicidi agiti da uomini italiani verso donne italiane dimostra che la violenza di genere è senza frontiere. Come lo sciopero femminista del prossimo otto marzo.\r\n\r\nI media colpevolizzano chi subisce violenza, scandagliandone le vite, i comportamenti, le scelte di libertà, per giustificare la violenza maschile, per annullare la libertà delle donne, colpevoli di non essere prudenti, di non accettare come “normale” il rischio della violenza che le colpisce in quanto donne. Lo stereotipo di “quelle che se la cercano”, che si tratti di sex worker o di donne che non vestono abiti simili a gabbie di stoffa, è una costante del racconto dei media. Decenni di femminismo e di storia della libertà femminile vengono deliberatamente ignorati.\r\n\r\nI media negano identità e dignità alle persone, quando scrivono di “trans uccisi”, senza nulla sapere delle loro vite. Il genere non è un destino, né una condanna, ma un percorso che ciascun* attraversa per trovare se stess*, fuori da stereotipi e ruoli imposti.\r\nI media sono responsabili del perpetuarsi di un immaginario, che giustifica ed alimenta la violenza contro le donne, la violenza di genere.\"\r\n\r\n \r\n\r\nSulla pagina facebook di non una di meno Torino trovate foto, video, resoconti della giornata.\r\n\r\nAscolta la diretta con Bia:\r\n2017 11 21 bia corteo e sconferenza\r\n\r\n*****************************************************************************************************\r\n\r\nOgni giorno, in ogni dove, una donna viene uccisa, stuprata, molestata. Una violenza continua, diffusa, che permea ogni ambito sociale. Una violenza “normale”, quotidiana.\r\nMa media, istituzioni, magistratura, ci impongono una storia diversa. Le tante violenze agite in casa sono descritte come momenti di “follia”, drammi personali, uomini impazziti. Il folle sfugge alle regole della comunità, perché il suo agire è privo di ragione e, quindi, non rappresenta una rottura del patto sociale.\r\nSe le violenze avvengono in strada, sui posti di lavoro, o nei luoghi di divertimento, stupri e molestie cambiano di segno in base alla personalità, al mestiere, alla nazionalità delle persone coinvolte. Se lo stupratore indossa la divisa prevale il garantismo e si fruga nella vita delle donne per screditarle.\r\nSe i violenti sono uomini stranieri o marginali allora tutto cambia. Vengono paragonati a belve feroci fuori controllo. Aggressioni e femminicidi hanno enormi eco mediatiche, vengono diffusi con dovizia i particolari più crudi per suscitare orrore, paura, disprezzo.\r\n\r\n \r\n\r\nI corpi e le vite delle donne vengono usati per moltiplicare i militari nelle strade, per criminalizzare gli immigrati, per aumentare i controlli e promuovere nuove leggi più repressive.\r\n\r\n \r\n\r\nSui corpi delle donne si giocano continue battaglie di civiltà. Sia che le si voglia “tutelare”, sia che le si voglia “asservire” la logica di fondo è la stessa. Resta al “tuo” posto. Torna al “tuo” posto. Penso io a te, penso io a proteggerti, a punirti, a disciplinarti.\r\nLa narrazione della violenza come follia o criminalità agita da pochi soggetti estranei, rende invisibile la guerra contro le donne per la ri-affermazione di una relazione di tipo patriarcale.\r\n\r\n \r\n\r\nLe donne sfidano il patriarcato. In ogni dove.\r\n\r\nNegare questa sfida, considerare la lotta delle donne contro il patriarcato un retaggio residuale di un passato che non torna, è una falsificazione, che nasconde la caratteristica reattiva di tanta parte della violenza maschile sulle donne. A tutte le latitudini.\r\n\r\n \r\n\r\nLa violenza di genere è intrisecamente politica. Non solo per i numeri impressionanti ma, soprattutto, per i mille dispositivi messi in campo, per nascondere, privare di senso, sminuire la portata sistemica dell’attacco.\r\n\r\nLa violenza colpisce anche quelle che non la subiscono. La minaccia stessa, il pericolo di attraversare liberamente i luoghi delle nostre vite sono parte di un dispositivo che prova a tenerci sotto scacco, nell’auspicio di disciplinarci con la paura.\r\n\r\nLe femministe lottano perché la paura cambi di campo. Non c’è libertà se non nel rischio e nella lotta. Chi cade nel cammino non è una vittima ma una donna colpita perché libera. Chi ci uccide compie un atto politico. Sfidare assassini e stupratori è un atto politico.\r\nLe strade libere le fanno le donne che le attraversano.\r\n\r\n \r\n\r\nDi violenza di genere e delle tante iniziative torinesi verso il corteo femminista del 25 novembre a Roma, abbiamo parlato con Chiara della rete Non Una di Meno di Torino.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 11 15 cacerolata chiara nudm\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito i principali appuntamenti:\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 17 novembre\r\n\r\n\r\nore 21\r\n\r\n\r\npiazza Castello\r\n\r\n\r\nCorteo con cacerolata rumorosa contro la violenza patriarcale\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 18 novembre cena benefit per il pullman per il corteo del 25 a Roma. Poi karaoke e djset\r\n\r\nOre 20 al Gabrio di via Millio 42\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 21 novembre ore 17,30 s-conferenza stampa di fronte alla Rai in via Verdi contro la narrazione dei media che nega il senso intrinsecamente politico della violenza di genere.","21 Novembre 2017","2017-11-25 10:32:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn.jpg 501w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le strade libere le fanno le donne che le attraversano",1511276252,[161,162,163,164,165,166,167,168],"http://radioblackout.org/tag/cacerolata-femminista/","http://radioblackout.org/tag/femminicidio/","http://radioblackout.org/tag/femminismo/","http://radioblackout.org/tag/guerra-alle-donne/","http://radioblackout.org/tag/non-una-di-meno-torino/","http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/s-conferenza-stampa/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[170,171,172,173,174,175,176,15],"cacerolata femminista","femminicidio","femminismo","guerra alle donne","non una di meno torino","patriarcato","s-conferenza stampa",{"post_content":178,"post_title":182,"tags":185},{"matched_tokens":179,"snippet":180,"value":181},[86,87,76],"Negare questa sfida, considerare la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> contro il patriarcato un retaggio","Aggiornamento al 21 novembre\r\n\r\nBia di NUDM Torino ci racconta il corteo del 17 novembre e presenta la s-conferenza stampa di oggi pomeriggio di fronte alla RAI.\r\n\r\n\r\nIl corteo del 17 ha attraversato il centro cittadino per oltre tre ore. 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Aggressioni e femminicidi hanno enormi eco mediatiche, vengono diffusi con dovizia i particolari più crudi per suscitare orrore, paura, disprezzo.\r\n\r\n \r\n\r\nI corpi e le vite \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> vengono usati per moltiplicare i militari nelle strade, per criminalizzare gli immigrati, per aumentare i controlli e promuovere nuove leggi più repressive.\r\n\r\n \r\n\r\nSui corpi \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> si giocano continue battaglie di civiltà. Sia che le si voglia “tutelare”, sia che le si voglia “asservire” la logica di fondo è la stessa. Resta al “tuo” posto. Torna al “tuo” posto. Penso io a te, penso io a proteggerti, a punirti, a disciplinarti.\r\nLa narrazione della violenza come follia o criminalità agita da pochi soggetti estranei, rende invisibile la guerra contro le \u003Cmark>donne\u003C/mark> per la ri-affermazione di una relazione di tipo patriarcale.\r\n\r\n \r\n\r\nLe \u003Cmark>donne\u003C/mark> sfidano il patriarcato. In ogni dove.\r\n\r\nNegare questa sfida, considerare la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> contro il patriarcato un retaggio residuale di un passato che non torna, è una falsificazione, che nasconde la caratteristica reattiva di tanta parte della violenza maschile sulle \u003Cmark>donne\u003C/mark>. A tutte le latitudini.\r\n\r\n \r\n\r\nLa violenza di genere è intrisecamente politica. Non solo per i numeri impressionanti ma, soprattutto, per i mille dispositivi messi in campo, per nascondere, privare di senso, sminuire la portata sistemica dell’attacco.\r\n\r\nLa violenza colpisce anche quelle che non la subiscono. La minaccia stessa, il pericolo di attraversare liberamente i luoghi \u003Cmark>delle\u003C/mark> nostre vite sono parte di un dispositivo che prova a tenerci sotto scacco, nell’auspicio di disciplinarci con la paura.\r\n\r\nLe femministe lottano perché la paura cambi di campo. Non c’è libertà se non nel rischio e nella \u003Cmark>lotta\u003C/mark>. Chi cade nel cammino non è una vittima ma una donna colpita perché libera. Chi ci uccide compie un atto politico. Sfidare assassini e stupratori è un atto politico.\r\nLe strade libere le fanno le \u003Cmark>donne\u003C/mark> che le attraversano.\r\n\r\n \r\n\r\nDi violenza di genere e \u003Cmark>delle\u003C/mark> tante iniziative torinesi verso il corteo femminista del 25 novembre a Roma, abbiamo parlato con Chiara della rete Non Una di Meno di Torino.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 11 15 cacerolata chiara nudm\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito i principali appuntamenti:\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 17 novembre\r\n\r\n\r\nore 21\r\n\r\n\r\npiazza Castello\r\n\r\n\r\nCorteo con cacerolata rumorosa contro la violenza patriarcale\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 18 novembre cena benefit per il pullman per il corteo del 25 a Roma. Poi karaoke e djset\r\n\r\nOre 20 al Gabrio di via Millio 42\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 21 novembre ore 17,30 s-conferenza stampa di fronte alla Rai in via Verdi contro la narrazione dei media che nega il senso intrinsecamente politico della violenza di genere.",{"matched_tokens":183,"snippet":184,"value":184},[76],"Le strade libere le fanno le \u003Cmark>donne\u003C/mark> che le attraversano",[186,188,190,192,195,197,199,201],{"matched_tokens":187,"snippet":170},[],{"matched_tokens":189,"snippet":171},[],{"matched_tokens":191,"snippet":172},[],{"matched_tokens":193,"snippet":194},[76],"guerra alle \u003Cmark>donne\u003C/mark>",{"matched_tokens":196,"snippet":174},[],{"matched_tokens":198,"snippet":175},[],{"matched_tokens":200,"snippet":176},[],{"matched_tokens":202,"snippet":15},[],[204,206,209],{"field":99,"matched_tokens":205,"snippet":180,"value":181},[86,87,76],{"field":207,"matched_tokens":208,"snippet":184,"value":184},"post_title",[76],{"field":39,"indices":210,"matched_tokens":211,"snippets":213},[106],[212],[76],[194],1736172819517014000,{"best_field_score":216,"best_field_weight":217,"fields_matched":106,"num_tokens_dropped":51,"score":218,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},"3315704397824",14,"1736172819517014131",{"document":220,"highlight":239,"highlights":247,"text_match":214,"text_match_info":252},{"cat_link":221,"category":222,"comment_count":51,"id":223,"is_sticky":51,"permalink":224,"post_author":18,"post_content":225,"post_date":226,"post_excerpt":56,"post_id":223,"post_modified":227,"post_thumbnail":228,"post_thumbnail_html":229,"post_title":230,"post_type":61,"sort_by_date":231,"tag_links":232,"tags":237},[48],[50],"13232","http://radioblackout.org/2013/02/one-billion-rising-contro-la-violenza-sulle-donne-tra-luci-ed-ombre/","Si sono date appuntamento per oggi pomeriggio, in tutto il mondo, con l'obiettivo di essere almeno un miliardo. 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Per questi spunti di riflessione abbiamo contattato Anna Curcio.\r\n\r\nanna one billino","14 Febbraio 2013","2013-02-18 14:51:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/02/343784910_640-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/02/343784910_640-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/02/343784910_640-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/02/343784910_640.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","One billion rising: contro la violenza sulle donne, tra luci ed ombre",1360845292,[233,234,235,236],"http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/one-billion-rising/",[18,25,21,238],"one billion rising",{"post_content":240,"post_title":244},{"matched_tokens":241,"snippet":242,"value":243},[86,87,76],"per i politicanti, svuotando la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> della sua potenzialità di conflitto.","Si sono date appuntamento per oggi pomeriggio, in tutto il mondo, con l'obiettivo di essere almeno un miliardo. 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(in caso di pioggia ci si sposta a parco Dora sotto la tettoia)\r\nUn’occasione, in vista dell’8 marzo, di proporre lo sciopero dai generi come pratica costitutivamente destabilizzante il machismo eteropatriarcale.\r\nInterventi, musica, banchekke, performance segneranno un pomeriggio in cui si parlerà di aborto, salute trans, lotta antimilitarista contro tutti i machismi e gli imperialismi, lotta delle donne polacche, stupro come arma di guerra, lavoro femminilizzato e sfruttato.\r\nNe abbiamo parlato con c essa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/2022-02-28-c-essa-gender-strike.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","28 Febbraio 2022","2022-03-02 13:26:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/gender-strikeA3-200x110.png","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/gender-strikeA3-212x300.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/gender-strikeA3-212x300.png 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/gender-strikeA3-724x1024.png 724w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/gender-strikeA3-768x1086.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/gender-strikeA3-1086x1536.png 1086w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/gender-strikeA3-1448x2048.png 1448w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","Gender Strike!",1646070748,[268,64,269,270,271,272,273,274,275],"http://radioblackout.org/tag/5marzotransfemminista/","http://radioblackout.org/tag/cidigem/","http://radioblackout.org/tag/freek-pride/","http://radioblackout.org/tag/gender-strike/","http://radioblackout.org/tag/giardini-ir-reali/","http://radioblackout.org/tag/guerra-e-machismo/","http://radioblackout.org/tag/otto-marzo/","http://radioblackout.org/tag/salute-trans/",[277,69,278,279,280,281,282,283,284],"#5marzotransfemminista","cidigem","free(k) pride","gender strike","giardini -ir-reali","guerra e machismo","otto marzo","salute trans",{"post_content":286},{"matched_tokens":287,"snippet":288,"value":289},[86,87,76],"i machismi e gli imperialismi, \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> polacche, stupro come arma di","Sabato 5 febbraio la rete Free(k) pride ha promosso una giornata di informazione e \u003Cmark>lotta\u003C/mark> transfemminista queer ai giardini (ir)reali dalle 15. 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In Italia ci sono state iniziative in 50 città grandi e piccole. Una marea nero-fucsia ha riempito le piazze da nord a sud.\r\nNe abbiamo parlato con due compagne, Chiara di Non una di meno Torino e Patrizia di Non una di meno Livorno.\r\nCi hanno proposto una cronaca delle iniziative a Torino, a Livorno e Pisa.\r\n\r\nPatrizia ci ha raccontato le iniziative svoltesi nella sua città in mattinata e il corteo pomeridiano a Pisa cui hanno partecipato anche le livornesi.\r\nAl centro della giornata le violenze in divisa, il lavoro, la precarietà.\r\nCon Patrizia abbiamo fatto un bilancio di un percorso che è riuscito a mantenere, a parole e nei fatti, la propria autonomia, senza farsi sedurre dalle tante sirene elettorali.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 patrizia nudm liv\r\n\r\nChiara ci ha raccontato l’8 marzo torinese, una grande giornata di lotta.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 chiara nudm to\r\n\r\n\r\nDi seguito una cronaca della giornata:\r\n“Un alito di primavera ha accompagnato un lungo 8 marzo di lotta all’ombra della Mole.\r\nIn piazza Castello sin dal mattino è un fiorire di matrioske, cartelli, colori e suoni. In testa lo striscione “Scioperiamo dal lavoro di cura. Lottiamo insieme!”\r\nLo sciopero femminista contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere, si è articolato come diserzione dal lavoro retribuito fuori casa, ma anche dal lavoro dentro casa, dai lavori di cura, dai lavori domestici e dai ruoli di genere imposti.\r\nLa rinnovata sessualizzazione del lavoro di cura non pagato riduce la conflittualità sociale conseguente alla erosione del welfare.\r\nLa riaffermazione di logiche patriarcali offre un puntello al capitale nella guerra a chi lavora.\r\nLo sciopero femminista scardina questo puntello, rimettendo al centro le lotte delle donne per la propria autonomia.\r\nLa prima tappa è al centro della piazza. Lunghi fili vengono tirati tra i pali: con pinze da bucato sono stesi pannolini, grembiuli, strofinacci… Tutti oggetti simbolo del lavoro di cura.\r\nUn camioncino prova senza successo a forzare il blocco, che si allarga sulla piazza. Un nucleo dell’antisommossa, schierato a pochi passi da una carrozzina con un neonat*, chiede a gran voce rinforzi. La digos si affanna al cellulare. Si parte in corteo verso via Po. Per l’intera mattinata si svolgono blocchi con slogan e comizi volanti ai principali incroci.\r\nIn corso Regina il corteo viene raggiunto dalle studentesse, che in mattinata avevano bloccato le lezioni al campus. La mattinata si conclude a Palazzo Nuovo, l’altra sede delle facoltà umanistiche.\r\n\r\nNel pomeriggio piazza XVIII dicembre, la piazza che ricorda i martiri della camera del lavoro, si riempie velocemente. Parrucche rosa, fucsia e viola sul nero degli abiti, tanti striscioni, tulle, cartelli. Il corteo si dipana per il centro. Saremo tremila, forse più.\r\nLa prima sosta è davanti alla caserma dei carabinieri Cernaia. Viene appeso uno striscione contro la violenza dei tribunali, in solidarietà alle donne stuprate, picchiate e offese che nelle aule di giustizia diventano imputate, chiamate a rispondere della propria vita, dei propri abiti, dei propri gusti, del proprio no alla violenza. Vengono lette alcune delle domande fatte in tribunale alle due studentesse statunitensi stuprate da due carabinieri la scorsa estate a Firenze. Domande di una violenza terribile.\r\nIn Italia viene ammazzata una donna ogni due giorni.\r\nSpesso gli assassini usano le pistole d’ordinanza, che hanno il diritto di portare perché fanno parte dell’elite poliziesca e militare, che detiene per conto dello Stato il monopolio legale della violenza.\r\nGli spazi di autonomia che le donne si sono conquistate hanno incrinato e a volte spezzato le relazioni gerarchiche tra i sessi, rompendo l’ordine simbolico e materiale, che le voleva sottomesse ed ubbidienti. Il moltiplicarsi su scala mondiale dei femminicidi dimostra che la strada della libertà femminile è ancora molto lunga. Il crescere della marea femminista è la risposta ad una violenza che ha i caratteri espliciti di una guerra planetaria alla libertà delle donne, alla libertà dei generi, alla libertà dai generi.\r\nNelle aule dei tribunali la violenza maschile viene declinata come affare privato, personale, accidentale, nascondendone il carattere disciplinare, punitivo, politico.\r\nLe lotte femministe ne fanno riemergere l’intrinseca politicità affinché divenga parte del discorso pubblico, in tutta la propria deflagrante potenza, mettendo in soffitta il paternalismo ipocrita delle quote rosa, delle pari opportunità, dei parcheggi riservati alle donne.\r\nTra i temi di questo 8 marzo di sciopero e lotta, la ferma volontà di rompere il silenzio e l’indifferenza, per sostenere un percorso di libertà, mutuo aiuto e autodifesa contro chi ci vorrebbe inchiodare nel ruolo di vittime.\r\nForte è il rifiuto che la difesa delle donne diventi l’alibi per politiche securitarie, che usino i nostri corpi per giustificare strette disciplinari sull’intera società.\r\n\r\n“Nello stato fiducia non ne abbiamo, la difesa ce la autogestiamo!”\r\n“Lo stupratore non è malato, è il figlio prediletto del patriarcato”\r\n“Siamo la voce potente e feroce di tutte le donne che più non hanno voce!” Questi slogan riempiono la piazza, deflagrano per il corteo.\r\n\r\nTra i tanti interventi quello di una ragazza curda, che ricorda la lotta delle donne di Afrin contro l’invasione turca e il patriarcato. Una studentessa sviluppa una critica alla scuola, dove lo sguardo femminista è quasi sempre assente.\r\n\r\nIn piazza Castello su uno dei tanti monumenti militaristi della città, quello dedicato al duca d’Aosta, in braccio ad uno dei soldati raffigurati viene messa una scopa, uno strofinaccio, un pezzo di tulle rosa.\r\nL’azione è accompagnata da un lungo intervento dal camion.\r\nÉ il momento per parlare delle donne stuprate in guerra, prede e strumento del conflitto. In guerra la logica patriarcale sottesa a torture e stupri è meno dissimulata che in tempi di pace.\r\nDahira nel 1993 aveva 23 anni. Dahira già conosceva il sapore amaro dell’essere donna in una società patriarcale. Era stata ripudiata dal marito, perché non riusciva a dargli dei figli. Una cosa inutile, priva di valore. Ma per lei il peggio doveva ancora venire. In una notte di maggio di 25 anni fa venne spogliata, legata sul cassone di un camion con le braccia e le gambe immobilizzate e stuprata con un razzo illuminante. I torturatori e violentatori erano paracadutisti della Folgore, in missione umanitaria in Somalia. Con cruda ironia la missione Nato, cui l’Italia partecipò si chiamava “Restore hope – restituire la speranza”.\r\nGli stessi parà stanno per sbarcare in Niger per una nuova missione. Questa volta l’obiettivo sono i migranti in viaggio verso l’Europa.\r\nAltri militari saranno in Libia, dove le milizie di Sabratha e Zawija, pagate dallo Stato italiano rinchiudono uomini, donne e bambini in prigioni per migranti, dove tutte le donne vengono stuprate. Gli esecutori sono in Libia, i mandanti sono sulle poltrone del governo italiano.\r\n\r\nIl corteo imbocca via Po e si ferma davanti alla chiesa della SS Annunziata, legata a Comunione e Liberazione. Lì viene appeso uno striscione con la scritta “Preti ed obiettori tremate. Le streghe son tornate!” Prezzemolo e ferri da calza sono lasciati di fronte all’ingresso, per ricordare i tempi dell’aborto clandestino, quando le donne povere abortivano con decotti e ferri da calza, rischiando di morire.\r\nLa chiesa cattolica vorrebbe che le donne che decidono di non avere figli muoiano o vengano trattate da criminali. A quarant’anni dalla legge che ha depenalizzato l’aborto, ma lo ha sottoposto ad una rigida regolamentazione, in molte città italiane abortire è diventato impossibile, perché il 100% dei medici si dichiara obiettore.\r\nPreti ed obiettori vorrebbero inchiodarci al ruolo di madri e mogli. Quest’8 marzo ci trova più agguerrite che mai nella lotta per una maternità libera e consapevole.\r\n\r\nNelle piazze torinesi si è affermato un femminismo capace di obiettivi radicali e pratiche libertarie, vincendo la scommessa non facile dello sciopero femminista, con la buriana elettorale appena dietro le spalle, nel netto rifiuto di essere usate come trampolino per carriere politiche tinte di fucsia.\r\nIn quest’8 marzo è emerso l’intreccio potente tra la dominazione patriarcale e la violenza dello Stato, del capitalismo, delle frontiere, delle religioni.\r\nDi questi tempi non è poco. Un sasso nello stagno, che si allarga e moltiplica le pozze.\r\n\r\nIl corteo vibra dello slogan urlato da tutte “Ma quale Stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io!”\r\n\r\nLa marea dilaga in piazza Vittorio dove viene disegnata una matrioska gigante al cui interno vengono lasciate scope, detersivi, grembiuli e strofinacci.\r\n\r\nUn grido potente riempie la piazza “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”. Ed è festa.”","13 Marzo 2018","2018-03-19 12:36:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/00-2018-03-08-otto-marzo-torino.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","8 marzo. Cronache e riflessioni",1520956644,[310,64,311,312,313,314,315,168,316],"http://radioblackout.org/tag/8-marzo/","http://radioblackout.org/tag/chiesa-ss-annunziata/","http://radioblackout.org/tag/lavori-di-cura/","http://radioblackout.org/tag/livorno/","http://radioblackout.org/tag/pisa/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-femminista/","http://radioblackout.org/tag/violenze-in-divisa/",[30,69,318,319,320,321,322,15,323],"chiesa ss annunziata","lavori di cura","livorno","Pisa","sciopero femminista","violenze in divisa",{"post_content":325},{"matched_tokens":326,"snippet":327,"value":328},[86,87,76],"ragazza curda, che ricorda la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> di Afrin contro l’invasione turca","Lo sciopero femminista globale ha investito decine di paesi. In Italia ci sono state iniziative in 50 città grandi e piccole. Una marea nero-fucsia ha riempito le piazze da nord a sud.\r\nNe abbiamo parlato con due compagne, Chiara di Non una di meno Torino e Patrizia di Non una di meno Livorno.\r\nCi hanno proposto una cronaca \u003Cmark>delle\u003C/mark> iniziative a Torino, a Livorno e Pisa.\r\n\r\nPatrizia ci ha raccontato le iniziative svoltesi nella sua città in mattinata e il corteo pomeridiano a Pisa cui hanno partecipato anche le livornesi.\r\nAl centro della giornata le violenze in divisa, il lavoro, la precarietà.\r\nCon Patrizia abbiamo fatto un bilancio di un percorso che è riuscito a mantenere, a parole e nei fatti, la propria autonomia, senza farsi sedurre dalle tante sirene elettorali.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 patrizia nudm liv\r\n\r\nChiara ci ha raccontato l’8 marzo torinese, una grande giornata di \u003Cmark>lotta\u003C/mark>.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 03 13 chiara nudm to\r\n\r\n\r\nDi seguito una cronaca della giornata:\r\n“Un alito di primavera ha accompagnato un lungo 8 marzo di \u003Cmark>lotta\u003C/mark> all’ombra della Mole.\r\nIn piazza Castello sin dal mattino è un fiorire di matrioske, cartelli, colori e suoni. In testa lo striscione “Scioperiamo dal lavoro di cura. Lottiamo insieme!”\r\nLo sciopero femminista contro la violenza maschile sulle \u003Cmark>donne\u003C/mark> e le violenze di genere, si è articolato come diserzione dal lavoro retribuito fuori casa, ma anche dal lavoro dentro casa, dai lavori di cura, dai lavori domestici e dai ruoli di genere imposti.\r\nLa rinnovata sessualizzazione del lavoro di cura non pagato riduce la conflittualità sociale conseguente alla erosione del welfare.\r\nLa riaffermazione di logiche patriarcali offre un puntello al capitale nella guerra a chi lavora.\r\nLo sciopero femminista scardina questo puntello, rimettendo al centro le lotte \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> per la propria autonomia.\r\nLa prima tappa è al centro della piazza. Lunghi fili vengono tirati tra i pali: con pinze da bucato sono stesi pannolini, grembiuli, strofinacci… Tutti oggetti simbolo del lavoro di cura.\r\nUn camioncino prova senza successo a forzare il blocco, che si allarga sulla piazza. Un nucleo dell’antisommossa, schierato a pochi passi da una carrozzina con un neonat*, chiede a gran voce rinforzi. La digos si affanna al cellulare. Si parte in corteo verso via Po. Per l’intera mattinata si svolgono blocchi con slogan e comizi volanti ai principali incroci.\r\nIn corso Regina il corteo viene raggiunto dalle studentesse, che in mattinata avevano bloccato le lezioni al campus. La mattinata si conclude a Palazzo Nuovo, l’altra sede \u003Cmark>delle\u003C/mark> facoltà umanistiche.\r\n\r\nNel pomeriggio piazza XVIII dicembre, la piazza che ricorda i martiri della camera del lavoro, si riempie velocemente. Parrucche rosa, fucsia e viola sul nero degli abiti, tanti striscioni, tulle, cartelli. Il corteo si dipana per il centro. Saremo tremila, forse più.\r\nLa prima sosta è davanti alla caserma dei carabinieri Cernaia. Viene appeso uno striscione contro la violenza dei tribunali, in solidarietà alle \u003Cmark>donne\u003C/mark> stuprate, picchiate e offese che nelle aule di giustizia diventano imputate, chiamate a rispondere della propria vita, dei propri abiti, dei propri gusti, del proprio no alla violenza. Vengono lette alcune \u003Cmark>delle\u003C/mark> domande fatte in tribunale alle due studentesse statunitensi stuprate da due carabinieri la scorsa estate a Firenze. Domande di una violenza terribile.\r\nIn Italia viene ammazzata una donna ogni due giorni.\r\nSpesso gli assassini usano le pistole d’ordinanza, che hanno il diritto di portare perché fanno parte dell’elite poliziesca e militare, che detiene per conto dello Stato il monopolio legale della violenza.\r\nGli spazi di autonomia che le \u003Cmark>donne\u003C/mark> si sono conquistate hanno incrinato e a volte spezzato le relazioni gerarchiche tra i sessi, rompendo l’ordine simbolico e materiale, che le voleva sottomesse ed ubbidienti. Il moltiplicarsi su scala mondiale dei femminicidi dimostra che la strada della libertà femminile è ancora molto lunga. Il crescere della marea femminista è la risposta ad una violenza che ha i caratteri espliciti di una guerra planetaria alla libertà \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>, alla libertà dei generi, alla libertà dai generi.\r\nNelle aule dei tribunali la violenza maschile viene declinata come affare privato, personale, accidentale, nascondendone il carattere disciplinare, punitivo, politico.\r\nLe lotte femministe ne fanno riemergere l’intrinseca politicità affinché divenga parte del discorso pubblico, in tutta la propria deflagrante potenza, mettendo in soffitta il paternalismo ipocrita \u003Cmark>delle\u003C/mark> quote rosa, \u003Cmark>delle\u003C/mark> pari opportunità, dei parcheggi riservati alle \u003Cmark>donne\u003C/mark>.\r\nTra i temi di questo 8 marzo di sciopero e \u003Cmark>lotta\u003C/mark>, la ferma volontà di rompere il silenzio e l’indifferenza, per sostenere un percorso di libertà, mutuo aiuto e autodifesa contro chi ci vorrebbe inchiodare nel ruolo di vittime.\r\nForte è il rifiuto che la difesa \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> diventi l’alibi per politiche securitarie, che usino i nostri corpi per giustificare strette disciplinari sull’intera società.\r\n\r\n“Nello stato fiducia non ne abbiamo, la difesa ce la autogestiamo!”\r\n“Lo stupratore non è malato, è il figlio prediletto del patriarcato”\r\n“Siamo la voce potente e feroce di tutte le \u003Cmark>donne\u003C/mark> che più non hanno voce!” Questi slogan riempiono la piazza, deflagrano per il corteo.\r\n\r\nTra i tanti interventi quello di una ragazza curda, che ricorda la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> di Afrin contro l’invasione turca e il patriarcato. Una studentessa sviluppa una critica alla scuola, dove lo sguardo femminista è quasi sempre assente.\r\n\r\nIn piazza Castello su uno dei tanti monumenti militaristi della città, quello dedicato al duca d’Aosta, in braccio ad uno dei soldati raffigurati viene messa una scopa, uno strofinaccio, un pezzo di tulle rosa.\r\nL’azione è accompagnata da un lungo intervento dal camion.\r\nÉ il momento per parlare \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> stuprate in guerra, prede e strumento del conflitto. In guerra la logica patriarcale sottesa a torture e stupri è meno dissimulata che in tempi di pace.\r\nDahira nel 1993 aveva 23 anni. Dahira già conosceva il sapore amaro dell’essere donna in una società patriarcale. Era stata ripudiata dal marito, perché non riusciva a dargli dei figli. Una cosa inutile, priva di valore. Ma per lei il peggio doveva ancora venire. In una notte di maggio di 25 anni fa venne spogliata, legata sul cassone di un camion con le braccia e le gambe immobilizzate e stuprata con un razzo illuminante. I torturatori e violentatori erano paracadutisti della Folgore, in missione umanitaria in Somalia. Con cruda ironia la missione Nato, cui l’Italia partecipò si chiamava “Restore hope – restituire la speranza”.\r\nGli stessi parà stanno per sbarcare in Niger per una nuova missione. Questa volta l’obiettivo sono i migranti in viaggio verso l’Europa.\r\nAltri militari saranno in Libia, dove le milizie di Sabratha e Zawija, pagate dallo Stato italiano rinchiudono uomini, \u003Cmark>donne\u003C/mark> e bambini in prigioni per migranti, dove tutte le \u003Cmark>donne\u003C/mark> vengono stuprate. Gli esecutori sono in Libia, i mandanti sono sulle poltrone del governo italiano.\r\n\r\nIl corteo imbocca via Po e si ferma davanti alla chiesa della SS Annunziata, legata a Comunione e Liberazione. Lì viene appeso uno striscione con la scritta “Preti ed obiettori tremate. Le streghe son tornate!” Prezzemolo e ferri da calza sono lasciati di fronte all’ingresso, per ricordare i tempi dell’aborto clandestino, quando le \u003Cmark>donne\u003C/mark> povere abortivano con decotti e ferri da calza, rischiando di morire.\r\nLa chiesa cattolica vorrebbe che le \u003Cmark>donne\u003C/mark> che decidono di non avere figli muoiano o vengano trattate da criminali. A quarant’anni dalla legge che ha depenalizzato l’aborto, ma lo ha sottoposto ad una rigida regolamentazione, in molte città italiane abortire è diventato impossibile, perché il 100% dei medici si dichiara obiettore.\r\nPreti ed obiettori vorrebbero inchiodarci al ruolo di madri e mogli. Quest’8 marzo ci trova più agguerrite che mai nella \u003Cmark>lotta\u003C/mark> per una maternità libera e consapevole.\r\n\r\nNelle piazze torinesi si è affermato un femminismo capace di obiettivi radicali e pratiche libertarie, vincendo la scommessa non facile dello sciopero femminista, con la buriana elettorale appena dietro le spalle, nel netto rifiuto di essere usate come trampolino per carriere politiche tinte di fucsia.\r\nIn quest’8 marzo è emerso l’intreccio potente tra la dominazione patriarcale e la violenza dello Stato, del capitalismo, \u003Cmark>delle\u003C/mark> frontiere, \u003Cmark>delle\u003C/mark> religioni.\r\nDi questi tempi non è poco. Un sasso nello stagno, che si allarga e moltiplica le pozze.\r\n\r\nIl corteo vibra dello slogan urlato da tutte “Ma quale Stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io!”\r\n\r\nLa marea dilaga in piazza Vittorio dove viene disegnata una matrioska gigante al cui interno vengono lasciate scope, detersivi, grembiuli e strofinacci.\r\n\r\nUn grido potente riempie la piazza “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”. 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Due anni dopo sarà approvata la legge 194. La storia dell'emancipazione e della liberazione delle donna è storia di lotta di classe, di mobilitazioni, di coscienza popolare e vittorie sofferte. Difendiamola e conosciamola!\r\n\r\n***In diretta con Martina, dell'Assemblea delle donne in lotta che l'8 marzo scorso hanno occupato a Pisa la Mala Servanen Jin, la casa delle donne combattenti. Il racconto dell'occupazione, i lavori di recupero del posto, i progetti e l'inaugurazione che si terrà sabato 8 aprile, ad un mese esatto da quella grande giornata di mobilitazione che ha portato migliaia di persone in piazza per lo sciopero globale femminista.\r\n\r\n***Il 15 febbraio 2017 il Tribunale di Torino, con la sentenza della giudice Diamante Minucci ha assolto con formula piena Massimo Raccuia, ex commissario della CRI, accusato di violenze e stupro. Le giudici hanno trasmesso gli atti alla procura con la volontà di avviare un procedimento per calunnia nei confronti di Laura (la parte lesa) che potrebbe ora trovarsi ad affrontare - come imputata - un nuovo processo. Domenica un primo momento di mobilitazione organizzato dalla rete Non Una di Meno Torino per dire basta alla violenza dei tribunali contro le donne e portare solidarietà a Laura: una casserolata rumorosa ha attraversato le vie del centro cittadino. Mercoledì 12 aprile alle h12 è stato invece chiamato un presidio davanti al tribunale di Torino in contemporanea con iniziative analoghe in tante altre città italiane: ci basta il basta di Laura! Basta violenza dei tribunali contro le donne! 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L'intervista a Virginia Iorio, avvocata di Laura.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata:\r\n\r\nil colpo della strega_3apr2017_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_3apr2017_secondaparte\r\n\r\nQui il taglio della sola intervista all'avvocata Virginia Iorio\r\n\r\nintervista avvocata virginia iorio_laura_processostupro_torino\r\n\r\n ",[441,443,445,447,449,451,453,456,458,460,462,464,466,468,470,473,475,477],{"matched_tokens":442,"snippet":421,"value":421},[],{"matched_tokens":444,"snippet":69,"value":69},[],{"matched_tokens":446,"snippet":422,"value":422},[],{"matched_tokens":448,"snippet":423,"value":423},[],{"matched_tokens":450,"snippet":424,"value":424},[],{"matched_tokens":452,"snippet":425,"value":425},[],{"matched_tokens":454,"snippet":455,"value":455},[87,76],"liberazione \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>",{"matched_tokens":457,"snippet":88,"value":88},[86,87,76],{"matched_tokens":459,"snippet":427,"value":427},[],{"matched_tokens":461,"snippet":428,"value":428},[],{"matched_tokens":463,"snippet":23,"value":23},[],{"matched_tokens":465,"snippet":174,"value":174},[],{"matched_tokens":467,"snippet":429,"value":429},[],{"matched_tokens":469,"snippet":430,"value":430},[],{"matched_tokens":471,"snippet":472,"value":472},[76],"storia di \u003Cmark>donne\u003C/mark>",{"matched_tokens":474,"snippet":432,"value":432},[],{"matched_tokens":476,"snippet":433,"value":433},[],{"matched_tokens":478,"snippet":479,"value":479},[76],"violenza sulle \u003Cmark>donne\u003C/mark>",[481,491],{"field":39,"indices":482,"matched_tokens":484,"snippets":489,"values":490},[37,335,217,483],17,[485,486,487,488],[86,87,76],[87,76],[76],[76],[88,455,472,479],[88,455,472,479],{"field":99,"matched_tokens":492,"snippet":438,"value":439},[87,76,86],{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":94,"num_tokens_dropped":51,"score":105,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},{"document":495,"highlight":534,"highlights":578,"text_match":101,"text_match_info":589},{"comment_count":51,"id":496,"is_sticky":51,"permalink":497,"podcastfilter":498,"post_author":396,"post_content":499,"post_date":500,"post_excerpt":56,"post_id":496,"post_modified":501,"post_thumbnail":502,"post_title":503,"post_type":402,"sort_by_date":504,"tag_links":505,"tags":521},"25518","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-13ottobre2014/",[345],"La carta del Rojava come primo bersaglio delle milizie dell'Isis. E lo sguardo pruriginoso dei media occidentali sulle guerrigliere curde.\r\n“Donne vendute al bazar per cinque dollari. Esposte come buoi, con il cartellino del prezzo al collo, condannate a essere oggetto sessuali per i militari dell’Isis: schiave del Califfato”. È la denuncia di Nursel Kilic, rappresentante internazionale del Movimento delle donne Curde. “Secondo le stime ufficiali le donne rapite e vendute nei bazar sono 3,000, in realtà sono molte di più. 1200 poi giacciono nelle prigioni nella zona di Mosul e lì vengono violentate, torturate, subiscono ogni genere di violenza.”\r\n\"Il genocidio in atto colpisce in maniera particolare il diritto alla vita e la libertà delle donne. Come è già avvenuto in altri recenti conflitti, dal Kosovo al Rwanda, le pratiche di genocidio includono atti sempre più visibili ed estesi di violenza nei confronti delle donne come gruppo. I femminicidi di massa perpetrati da ISIS possono essere considerati crimini di guerra e contro l'umanità, non solo perché costituiscono una strategia politica dello “Stato islamico”, ma anche perché sono rivolti a colpire in maniera specifica e sistematica donne e bambini. Gli atti di femminicidio sono utilizzati dalle milizie dell'ISIS come strumento di dominio patriarcale e come arma di guerra, funzionale allo sterminio delle minoranze etniche e religiose e per la distruzione del modello del Rojava\". Barbara Spinelli\r\nUno straordinario esperimento di comunità altra che da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – sta portando avanti, liberando il proprio territorio e sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l'uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell'ambiente.\r\nLa carta del Rojava è un testo che parla di libertà, giustizia, dignità e democrazia; di uguaglianza e di «ricerca di un equilibrio ecologico». Nel Rojava il femminismo è incarnato non soltanto nei corpi delle guerrigliere in armi, ma anche nel principio della partecipazione paritaria a ogni istituto di autogoverno, che quotidianamente mette in discussione il patriarcato. E l’autogoverno, pur tra mille contraddizioni e in condizioni durissime, esprime davvero un principio comune di cooperazione, tra liberi e uguali. E ancora: coerentemente con la svolta anti-nazionalista del Pkk di Öcalan, a cui le Ypg/Ypj sono collegate, netto è il rifiuto non solo di ogni assolutismo etnico e di ogni fondamentalismo religioso, ma della stessa declinazione nazionalistica della lotta del popolo kurdo. Basta ascoltare le parole dei guerriglieri e delle guerrigliere dell’Ypg/Ypj, per capire che questi ragazzi e queste ragazze hanno preso le armi per difendere la loro terra, ma soprattutto per affermare e difendere questo modo di vivere e di cooperare.\r\nLotta contro il patriarcato e contro il capitalismo/fascismo finalmente insieme. Lotta di genere e lotta di classe che camminano insieme, simultaneamente. Non dopo, non poi, ma qui e ora, si sperimenta una comunità altra, nuova, rivoluzionaria, nel farsi e nel darsi della lotta quotidiana. Questo ci pare essere l'elemento di assoluta rilevanza di questa resistenza, che vede le donne curde in prima linea a combattere, a difendere la propria terra e il proprio popolo, ma soprattutto ad affermare un principio di autodeterminazione personale e politica in totale conflitto con l'esistente.\r\nE sulle guerrigliere si posa lo sguardo dei media occidentali, pronti a spingere un trend che fa innalzare le vendite delle tutine mimetiche messe prontamente in commercio dalla multinazionale H&M e a trasformare il protagonismo delle donne in gossip da cartoline patinate. La storia è lunga a questo proposito e la conosciamo bene. Dalle partigiane della guerra al nazifascismo, passando per le donne che parteciparono alla lotta armata, fino alle compagne NoTav della Valsusa. L'attenzione dei media si concentra troppo spesso e non a caso sull'estetica, su fatti privati e sulla narrazione da rotocalco, mistificando e togliendo senso e sostanza al protagonismo e alla capacità di autodeterminazione di queste donne.\r\nAl fianco delle donne del Rojava.\r\nPer riascoltare la puntata:\r\nil colpo della strega_13ottobre2014_primaparte\r\nil colpo della strega_13ottobre2014_secondaparte","13 Ottobre 2014","2018-10-24 17:35:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: 13ottobre2014",1413238724,[506,507,508,509,510,511,512,66,513,514,515,166,516,517,518,519,520,418],"http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/donne/","http://radioblackout.org/tag/fascismo/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/islam/","http://radioblackout.org/tag/kurdistan/","http://radioblackout.org/tag/mgf/","http://radioblackout.org/tag/mutilazioni-genitali-femminili/","http://radioblackout.org/tag/partigiane/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/","http://radioblackout.org/tag/stupri/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/",[522,523,76,524,525,526,370,71,527,528,529,175,530,33,531,532,533,433],"autodeterminazione","colonialismo","fascismo","isis","islam","mgf","mutilazioni genitali femminili","partigiane","resistenza","storie di donne","stupri","violenza di genere",{"post_content":535,"tags":539},{"matched_tokens":536,"snippet":537,"value":538},[87,76],"Kilic, rappresentante internazionale del Movimento \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> Curde. “Secondo le stime ufficiali le","La carta del Rojava come primo bersaglio \u003Cmark>delle\u003C/mark> milizie dell'Isis. 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In diretta Ewa, filosofa femminista attivista ci racconta come è nata e si è sviluppata la mobilitazione, la composizione della piazza, la solidarietà ricevuta a livello internazionale e il nuovo corso del governo amministrato da estremisti ultraconservatori. Dopo che la proposta di legge è stata ritirata grazie al successo dello sciopero generale delle donne, ora il partito Diritto e Giustizia torna alla carica con un nuovo disegno di legge. Intanto si preparano nuove manifestazioni per la fine di ottobre con lo sguardo rivolto alla lotta delle donne nel resto dell'Europa e non solo.\r\n#NiUnaMenos: la costruzione della manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne che si terrà a Roma il 26/27 novembre prossimi. 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Chiamata raccolta anche dalle compagne milanesi del gruppo Da Kobane a noi, che negli ultimi mesi hanno costruito un blog per divulgare e condividere materiali riguardanti la lotta delle donne curde e per l'8 hanno in programma una camminata autodeterminata in Via Padova, come ci ha spiegato Silvia nella sua corrispondenza. Infine da Palermo, Giuditta dell'Assemblea delle donne No Muos ci ha raccontato il ricco programma della loro giornata che si snoderà nel territorio di Niscemi, teatro della lotta contro le famose antenne a stelle e strisce, di cui il Tar ha bloccato i cantieri dichiarandone la pericolosa nocività.\r\nA Torino ci ritroveremo tutte e tutti in Piazza Sabotino per il corteo contro la violenza maschile sulle donne indetto a seguito dello stupro di una donna nel quartiere SanPaolo. Chiara, dell'Assemblea antisessista ci ha raccontato come si svolgerà il pomeriggio e quali saranno i contenuti che si porteranno in piazza nel tentativo di costruire un dialogo e un confronto con il quartiere sulla questione.\r\nPer la rubrica \"Donne in Arte\", Virginie Despentes raccontata attraverso il suo libro \"KingKong Girl\".\r\nIl femminismo è una rivoluzione, non una riorganizzazione delle indicazioni marketing, non una vaga promozione della fellatio e dello scambio di coppie, non è questione soltanto di migliorare i salari integrativi. \r\nIl femminismo è un'avventura collettiva, per le donne, per gli uomini, e per gli altri.\r\nUna rivoluzione, bene in marcia. Una visione del mondo, una scelta.\r\nNon si tratta di opporre i piccoli vantaggi delle donne alle piccole acquisizioni degli uomini, ma piuttosto di mandare tutto all'aria.\r\nE con questo, ciao, ragazze, e miglior cammino....\r\nPER RIASCOLTARE LA PUNTATA:\r\nil colpo della strega_2marzo2015_primaparte\r\nil colpo della strega_2marzo2015_secondaparte\r\nil colpo della strega_2marzo2015_terzaparte","4 Marzo 2015","2018-10-24 17:35:02","8 marzo: qui e altrove (I podcast de Il colpo della strega: 2marzo2015)",1425497060,[310,662,663,517,664,520,605,418,665],"http://radioblackout.org/tag/donne-curde/","http://radioblackout.org/tag/kobane/","http://radioblackout.org/tag/stupro/","http://radioblackout.org/tag/virginie-despentes/",[30,667,668,33,669,533,610,433,670],"donne curde","kobane","stupro","virginie despentes",{"post_content":672,"tags":676},{"matched_tokens":673,"snippet":674,"value":675},[86,87,76],"L'8 marzo, giornata internazionale di \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>, in molte città si svolgeranno","L'8 marzo, giornata internazionale di \u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>, in molte città si svolgeranno manifestazioni e iniziative.\r\nAbbiamo sentito in diretta Isa, \u003Cmark>delle\u003C/mark> Cagne Sciolte di Roma, che hanno organizzato un corteo rispondendo all'appello \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> curde per una giornata di solidarietà internazionalista. 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La stessa iniziativa sarà replicata il giorno prima a Genova e il sabato a Milano, grazie alle compagne di Refe.\r\n\r\nSiamo partite con la diretta con Silvia di Refe Milano che ci ha presentato le tre serate e ci ha raccontato le ragioni di questa iniziativa sulla lotta delle donne kurde.\r\n\r\nAbbiamo proseguito con la lettura di alcuni stralci del libretto \"Lotta e organizzazioni autonome delle donne in Kurdistan\", un libretto fotografico molto bello che si intitola \"Perchè la libertà non rimanga solo un sogno\" che ritrae le donne nella loro vita quotidiana sulle montagne e riporta alcune loro dichiarazioni molto suggestive. 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