","Bangladesh tra solidarietà operaia e deportazione dei rohingya","post",1547946974,[51,52,53,54,55,56],"http://radioblackout.org/tag/apartheid/","http://radioblackout.org/tag/bangladesh/","http://radioblackout.org/tag/lotta-operai-tessili/","http://radioblackout.org/tag/rohingya/","http://radioblackout.org/tag/sheikh-hasina/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta-operaia/",[17,19,25,15,21,23],{"post_content":59,"tags":64},{"matched_tokens":60,"snippet":62,"value":63},[61],"tessili","4 milioni e mezzo di \u003Cmark>tessili\u003C/mark> (al 90 per cento donne),","Sfruttamento, orari e condizioni di lavoro possono sembrare d'altri tempi per l'Occidente – e non è detto che non tornino anche qui, ma è più facile che si completi la deindustrializzazione – ma anche le forme di solidarietà e di rivendicazione di condizioni di lavoro migliori e aumenti salariali sembrano per noi appartenere a un tempo glorioso ormai irrimediabilmente trascorso delle lotte operaie, che infatti a metà gennaio 2019 a Dhaka hanno ottenuto un risultato, seppur minimo in un settore che produce proventi per 30 miliardi di dollari l'anno, il secondo paese al mondo per esportazione di capi di vestiario dopo la Cina. Una vittoria senz'altro importante per i 4 milioni e mezzo di \u003Cmark>tessili\u003C/mark> (al 90 per cento donne), anche se l'aumento salariale è di pochi centesimi, perché i miglioramenti delle condizioni di lavoro arrivano dopo una \u003Cmark>lotta\u003C/mark> intensa, durata anni (siamo a sei anni dal crollo del Rana Plaza che fece più di 1100 morti), ma intensificatasi nel 2019, quando 8 giorni di sciopero consecutivi e decise azioni represse dalla polizia hanno portato in piazza sia i lavoratori più giovani che avevano beneficiato maggiormente degli aumenti, che non erano così significativi per i lavoratori con maggiore anzianità. Questo è l'aspetto che ha fatto la differenza: il tentativo di dividere i lavoratori non è riuscito e tutti hanno lottato insieme. Si è ottenuta una vittoria costata a caro prezzo, visto che – come sentite dalle parole di Giuliano Battiston, che è ancora nel paese asiatico – subito dopo sono cominciati i licenziamenti senza giusta causa, arresti in massa, vendette contro chi non si è fatto intimidire nemmeno dai mazzieri, usati dai produttori ed esportatori complici delle grandi griffe occidentali, taroccatori di marchi ma anche di dati che vedono 7000 aziende lavorare in subappalto rispetto alle 3600 ufficiali, in condizioni di totale insicurezza.\r\n\r\nI padroni hanno dovuto accettare gli accordi imposti da Sheikh Hasina, la leader dell'Awami League (al potere dal 2009), che ha vinto le elezioni del 30 dicembre attraverso intimidazioni, arresti, minacce, brogli e repressione, ma che non poteva permettersi una ipervisibilità internazionale che le dimostrazioni accentuavano: meglio concedere subito accordi che garantirebbero la possibilità di svolgere ispezioni in centinaia di fabbriche aggiuntive e metterle in sicurezza... per poi reprimere a riflettori spenti.\r\n\r\nE così sta capitando in un paese militarizzato ogni giorno di più, con la premier che sembra ripetere il mantra sovranista che ferocemente risponde ai detrattori, respingendo le accuse di ferocia mosse dal partito nazionalista di opposizione e rivendicando una ripresa economica reale, la quale le fa dire che i diritti umani sono quelli che premettono i cittadini bengalesi innanzitutto (sembra di sentirla pronunciare slogan come: \"Prima i bengalesi\"), descrivendo i rohingya come spacciatori, pericolosi delinquenti; anche i sindacati per potersi mantenere gli angusti spazi di manovra che portano a quelle vittorie su vertenze particolarmente sentite, evitano di appoggiare creazioni di fronti politici d'opposizione, nonostante una parte dei bengalesi – musulmani come i fuggitivi – pensi che sia giusto aiutare una popolazione perseguitata dai vicini birmani buddisti ufficialmente per motivi religiosi, anche se la motivazione principale è il land grabbing.\r\n\r\n\r\n\r\nPeraltro è difficile trovare appigli anche a livello internazionale, visto che l'accoglienza di 700mila rohingya in fuga dal pogrom birmano hanno accreditato a Hasina un riconoscimento ammantato di peloso umanitarismo, dietro a cui si nasconde il sollievo per una nuova emergenza migranti mondiale, ma che sta producendo insofferenza e episodi di razzismo. Ma la soluzione sembra emergere come un incubo, perché 100mila di quei perseguitati sembrano destinati a un asorta di apartheid su un'isola creata dai detriti della foce del fiume Meghna, esposta ai cicloni, per metà sommersa: un luogo inospitale, dove non c'è nulla e non esistono risorse o attività possibili.\r\n\r\nL'isola di concentramento non è ancora attiva in questa funzione: la stanno allestendo ditte sino-bengalesi al riparo da sguardi indiscreti (nessuno può accedervi, tantomeno ficcanaso giornalisti stranieri) mentre la maggior parte dei rohingya si trovano in campi profughi nell'area di Cox Bazaar. D'altronde la situazione sta precipitando, perché New Delhi sta respingendo rohingya e in 1300 stanno già per premere sui confini bengalesi, arrivando dal lontano Kashmir indiano – e rischiano il rischiosissimo rimpatrio, dopo essere fuggiti alle persecuzioni del Myanmar.\r\n\r\n\r\n\r\nMa tutto questo complesso groviglio di conquiste operaie, repressione, militarizzazione, apartheid ci viene spiegato meglio da Giuliano Battiston, reporter freelance, esperto di Est asiatico.\r\n\r\n \r\n\r\nBangladesh tra lotte operaie e apartheid dei rohingya",[65,67,69,74,76,78],{"matched_tokens":66,"snippet":17},[],{"matched_tokens":68,"snippet":19},[],{"matched_tokens":70,"snippet":73},[71,72,61],"lotta","operai","\u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>operai\u003C/mark> \u003Cmark>tessili\u003C/mark>",{"matched_tokens":75,"snippet":15},[],{"matched_tokens":77,"snippet":21},[],{"matched_tokens":79,"snippet":23},[],[81,87],{"field":26,"indices":82,"matched_tokens":84,"snippets":86},[83],2,[85],[71,72,61],[73],{"field":88,"matched_tokens":89,"snippet":62,"value":63},"post_content",[61],1736172819517538300,{"best_field_score":92,"best_field_weight":93,"fields_matched":83,"num_tokens_dropped":37,"score":94,"tokens_matched":95,"typo_prefix_score":37},"3315704398080",13,"1736172819517538410",3,6645,{"collection_name":48,"first_q":25,"per_page":29,"q":25},{"facet_counts":99,"found":14,"hits":109,"out_of":138,"page":14,"request_params":139,"search_cutoff":27,"search_time_ms":83},[100,106],{"counts":101,"field_name":104,"sampled":27,"stats":105},[102],{"count":14,"highlighted":103,"value":103},"frittura mista","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":107,"field_name":26,"sampled":27,"stats":108},[],{"total_values":37},[110],{"document":111,"highlight":125,"highlights":130,"text_match":133,"text_match_info":134},{"comment_count":37,"id":112,"is_sticky":37,"permalink":113,"podcastfilter":114,"post_author":115,"post_content":116,"post_date":117,"post_excerpt":43,"post_id":112,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_title":120,"post_type":121,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":124},"71380","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-19-10-2021/",[103],"fritturamista","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Sandi, lavoratore portuale del Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste sul caso dello sciopero dei lavoratori portuali contro l'utilizzo strumentale del green pass. A partire dal 15 ottobre una percentuale considerevole di lavoratori portuali entrano in sciopero dando dei grattacapo non indifferenti alle autorità portuali che dichiarano, in buona parte, la volontà anche di pagare il green pass per evitare il blocco ed i conseguenti danni economici. La volontà mediatica che da tempo cerca di dividere i lavoratori non ha fermato la solidarietà che intorno ai portuali si è concretizzata fino a creare un presidio permanete davanti all'ingresso del porto. Ieri 18/10/2021 il presidio è stato sgomberato dalla polizia: l'effetto è stato quello di compattare i portuali e i solidali che rilanciano!\r\n\r\n\r\n “Noi come portuali ribadiamo con forza e vogliamo che si chiaro il messaggio che nulla di tutto ciò farà sì che noi scendiamo a patti fino a quando non sarà tolto l’obbligo del Green pass per lavorare, non solo per i lavoratori del porto, ma per tutte le categorie di lavoratori”. \r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_19_10_Portuali-trieste-su-mobilitazione-no-GP.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Shah, Si Cobas Prato, sul caso de* lavorator* aggrediti e picchiati durante il presidio di lunedì 11/10/21 davanti alla Dreamland, presso il distretto industriale al Macrolotto. La risposta non si è fatta attendere e più di 500 lavorator* hanno occupato a tangenziale di Prato in corteo sabato 16/10/21. In un comunicato Sicobas si legge:\r\n\r\n\r\nPiù di cinquecento ieri hanno invaso le strdade del Macrolotto per rispondere all'aggressione mafiosa (o fascista, per chi preferisce) di lunedì durante il picchetto per lo sciopero alla Dreamland, quando una squadraccia guidata dal padrone ha aggredito gli operai in lotta e i solidali con bastoni e mazza - sotto gli occhi aperti ma passivi di polizia politica digos e uomini delle forze dell'ordine. Il corteo di ieri è un risultato straordinario per i lavoratori del tessile e per tutto il nostro sindacato: una manifestazione organizzata in appena 48 ore, mediaticamente censurata perché in concomitanza con l'altra manifestazione di ieri, quella dove Cgil-Cisl-Uil con padroni e governo Draghi hanno nuovamente chiesto ai lavoratori di stare buoni, non facendo sciopero ma attivandosi \"in nome dell'antifascismo\" per la \"unità nazionale\" (della serie: siam tutti sulla stessa barca...), a favore della \"ripresa economica\"... del loro profitto sulla pelle della classe lavoratrice!\r\nPrato e centinaia di lavoratori da tutta Italia, soprattutto dai picchetti dei lavoratori venerdì in lotta da magazzini e fabbriche per la revoca del \"green pass\" e reali misure di sicurezza nei luoghi di lavoro per difendere la salute di tutti i lavoratori, rispondono con la solidarietà di questa riuscita mobilitazione a mafia e sfruttamento. Il corteo che ha paralizzato prima il Macrolotto1 e poi il Macrolotto2 (insieme il secondo distretto tessile d'Europa), sfilando tra i vialoni e i capannoni delle ditte tessili, ha portato un messaggio chiaro e forte: abbiamo buttato via la paura.\r\nIn prima fila gli operai del distretto protagonisti delle lotte vittoriose di questi anni che hanno strappato ai padroni contratti regolari e l'8x5: Texprint, Sunshine, Tintoria2020, Superlativa, Tintoria DL, Tintoria Fada, Giaroeste e tanti altri. Con noi i lavoratori della logistica (TNT, SDA, BRT, GLS), il Collettivo della GKN e gli operai della Piaggio di Pontedera. E tanti, tanti altri lavoratori, più solidali, studenti, cittadini che hanno voluto esserci e ci sono stati. \r\nOggi abbiamo scritto un'altra bellissima pagina di questa storia di riscatto collettivo, della \"nuova\" storia del movimento operaio fatto di lavoratori e lavoratrici di tutti i paesi del mondo: in lotta per il pane, ma anche per le rose...\r\nLa paura è solo dei padroni: chi tocca uno tocca tutti!\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_19_10_Lavoratore-Textrpint-su-pestaggi-Dreamland-e-aggiornamenti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Tommaso. delegato Fiom alla Mopar di Rivalta, dove si sono susseguite in questi ultimi giorni, due mobilitazioni; la prima il 12 ottobre con uno sciopero e relativo corteo arrivato fino al vicino comune di Piossasco, per chiedere al sindaco di prendere in carico le loro rivendicazioni, la seconda il 15, giorno di entrata in vigore dell'obbligo di Green Pass per potersi recare sul luogo di lavoro. Durante entrambi questi momenti, i lavoratori hanno detto a gran voce che non vogliono cedere al ricatto per il quale loro e alcuni loro colleghi si debbano ritrovare nella paradossale situazione di dover pagare i tamponi di tasca loro per poter lavorare, oltre a portare a galla il diffuso problema del ricorso ai lavoratori interinali usa e getta. Per il 15 i lavoratori hanno deciso di non indire lo sciopero, ma di presentarsi ai cancelli del magazzino, senza il certificato verde, per dimostrare quanto questa misura può ledere sui bisogni produttivi padronali, perchè comunque l'arma dello sciopero è sempre calda e dai nostri microfoni, ci hanno promesso di volerla utilizzare molto a breve, se l'azienda continuerà a fare orecchie da mercante alle loro richieste.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_19_10_Tommaso-Fiom-su-mobilitazione-Mopar.mp3\"][/audio]","20 Ottobre 2021","2021-10-20 18:50:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/porto-trieste-200x110.jpeg","frittura mista|radio fabbrica 19/10/2021","podcast",1634755812,[],[],{"post_content":126},{"matched_tokens":127,"snippet":128,"value":129},[72,71],"dal padrone ha aggredito gli \u003Cmark>operai\u003C/mark> in \u003Cmark>lotta\u003C/mark> e i solidali con bastoni","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Sandi, lavoratore portuale del Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste sul caso dello sciopero dei lavoratori portuali contro l'utilizzo strumentale del green pass. 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