","Edilizia scolastica: a Livorno esplode la lotta degli studenti","post",1547556143,[62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/edilizia-scolastica/","http://radioblackout.org/tag/livorno/","http://radioblackout.org/tag/lotta-studentesca/","http://radioblackout.org/tag/studenti/",[67,68,69,70],"edilizia scolastica","livorno","lotta studentesca","Studenti",{"post_content":72,"post_title":77,"tags":80},{"matched_tokens":73,"snippet":75,"value":76},[74],"lotta","blocchi e manifestazioni studentesche: la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> per aule e scuole sicure","Una settimana di sciopero, blocchi e manifestazioni studentesche: la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> per aule e scuole sicure degli studenti delle scuole superiori ha messo in difficoltà la controparte, che questo lunedì ha ceduto alle pressioni della piazza.\r\n\r\nLa protesta \u003Cmark>studentesca\u003C/mark> sui problemi dell’edilizia scolastica è iniziata lunedì 7 gennaio dal Liceo “F. Enriques” con scioperi e cortei quotidiani, per poi estendersi coinvolgendo tutte le scuole superiori della città portando in piazza 3000 studenti giovedì 10 gennaio. Importante la manifestazione di sabato 12, cui hanno preso parte studenti anche da Pisa, Pontedera, Arezzo, Rosignano e Portoferraio, oltre a lavoratrici e lavoratori della scuola, genitori, e tante persone solidali. Dal 2008/2010 non c’erano lotte studentesche così radicali e diffuse.\r\nUna \u003Cmark>lotta\u003C/mark>, che pur avendo un obiettivo pratico chiaro, esprime radicale opposizione alle politiche della Regione a guida PD, della città con giunta pentastellata e al governo nazionale gialloverde.\r\nVediamo i fatti e la scintilla che ha infiammato la protesta.\r\n\r\nQuest’anno il Liceo “F. Enriques” ha superato i 1200 studenti e ben sette classi non hanno spazio nella sede di Via della Bassata. Per alcuni mesi la Provincia, che ha la competenza dell’edilizia scolastica delle scuole superiori, ha pagato l’affitto di alcuni fondi commerciali a Porta a Mare, soluzione inadeguata e temporanea, in attesa di individuare un edificio come succursale. Da dicembre l’Ufficio Scolastico Provinciale si è spostato in Via Galilei lasciando libero un edificio in Piazza Vigo che è stato assegnato all’IIS “Vespucci – Colombo”, che ha potuto così lasciare libero l’edificio di Via Calafati, che la Provincia ha assegnato al Liceo “F. Enriques” come succursale. In questo gioco dei bussolotti l’edificio di Via Calafati viene da anni utilizzato come jolly e assegnato alle scuole che hanno carenza di aule, nel tentativo di far entrare tutti gli studenti negli edifici a disposizione della Provincia. Quando sembrava tutto sistemato, da una verifica dei Vigili del Fuoco effettuata due giorni prima del trasferimento è emerso che la Provincia non aveva depositato la SCIA per la certificazione antincendio dell’edificio, obbligatoria per le scuole. Mancando dei requisiti di sicurezza la Dirigente Scolastica del Liceo “F. Enriques” ha allora deciso di non accettare la soluzione di succursale proposta dalla Provincia ma di mantenere tutti gli studenti nella sede centrale, organizzando l’orario su doppi turni, mattina e pomeriggio. Così è iniziata la protesta degli studenti del liceo, con sciopero a oltranza e cortei ogni mattina fino alla sede della Provincia ed una partecipazione totale. Lavoratrici e lavoratori della scuola hanno preso parte alle alle manifestazioni, anche gli organi collegiali hanno preso posizione contro il trasferimento nella succursale che non ha requisiti di sicurezza e contro i doppi turni. Fin dai primi giorni la Provincia prova a smontare la protesta sostenendo che si tratti solo di problemi formali e procedurali ma che esiste una sostanziale sicurezza dell’edificio.\r\nDopo tre giorni di protesta ininterrotta esplode il caso, la stampa locale informa che sono 70 gli edifici scolastici non a norma in città, contando sia quelli di proprietà della Provincia (a guida PD) sia quelli di proprietà del Comune (a guida M5S). La neoinsediata Presidente della Provincia Marida Bessi e l’assessore regionale per l’istruzione Cristina Grieco, ex dirigente a Livorno dell’IIS “Vespucci – Colombo”, continuano a banalizzare la protesta. Dopotutto non c’è niente di eccezionale – sembra di leggere tra le righe di qualche giornale – buona parte delle scuole non hanno certificazioni, e l’edificio di Via Calafati è sicuro, fino a un mese prima ci stava proprio il “Vespucci”!\r\nIl mercoledì ormai però la questione è esplosa. In questo contesto il personale della Questura che sorveglia in gran numero le manifestazioni mette in atto pressioni per scongiurare un’estensione della protesta ad altre scuole e per evitare che si assumano forme di protesta più dure e rumorose. Intanto la dirigenza della scuola stava elaborando una terza soluzione con riduzione delle ore di lezione a 50 minuti e rotazioni su cinque giorni settimanali ma sia i docenti, sia l’Assemblea sindacale convocata dalle RSU della scuola, sia gli studenti respingono questa soluzione, uno stravolgimento d’orario sarebbe negativo per la didattica e per i tempi di vita di tutte e tutti. Inoltre lo scopo è avere una struttura adeguata per effettuare la didattica ordinaria, non una didattica compressa in uno spazio insufficiente.\r\nIl giovedì manifestano studenti da tutte le scuole, non riesce il tentativo di dividere gli studenti, la protesta si radicalizza e migliaia di persone occupano per ore Piazza del Municipio, davanti alla sede dell’amministrazione provinciale. La Provincia in quella mattina decide di ricevere solo la dirigenza della scuola, e tratta con arroganza le delegazioni di docenti, studenti e genitori, incontrandole di fatto solo per informarle di quanto già deciso. Dopo una lunghissima attesa infatti viene comunicato che la Provincia si sarebbe genericamente attivata per trovare una soluzione, mentre la scuola, tramite l’adozione dell’orario compresso, si sarebbe dovuta assumere l’impegno di interrompere la protesta e riavviare le lezioni. A quel punto è stato fatto notare che tale decisione certo non compete alla dirigenza ma a coloro che stanno protestando. Viene dunque ribadito che solo con risultati concreti la protesta si sarebbe interrotta, e il giorno seguente oltre mille persone sono tornate a manifestare fin sotto la Provincia.\r\nDopo questa quinta giornata di protesta, nel pomeriggio di venerdì, durante la conferenza stampa convocata dalle RSU della scuola in merito alla mobilitazione, arriva da parte della vicaria della dirigenza del Liceo “F. Enriques” la notizia che sarebbe stato raggiunto un accordo. La Provincia, con il coinvolgimento del Comune attraverso la vicesindaco – anche lei si presenterà alla conferenza stampa – avrebbe trovato una soluzione per avere 5 aule nella sede dell’Istituto“Buontalenti” in Via Zola. La “soluzione” appare immediatamente sulla stampa, assieme ad un bonario intervento dell’assessore regionale Grieco, che riconoscendo stavolta le ragioni degli studenti afferma con formidabile voltafaccia di essere pronta a aiutare a risolvere la situazione. Il problema è che le aule in questione già sono occupate da altre attività didattiche tra cui quelle del CPIA, Centro Per l’Istruzione degli Adulti, che organizza corsi istituzionali statali per il conseguimento della licenza elementare e media, le cui attività sarebbero da ricollocare. Certo creare disagio e mettere in discussione gli spazi per un altro percorso educativo non può essere una soluzione, la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> per spazi di studio e di lavoro sicuri e adeguati vale per tutti e va condotta insieme. Sabato 12 un nuovo corteo molto partecipato ha attraversato la città per concludersi in Piazza del Municipio. Al termine della manifestazione, negli interventi al microfono non si parla solo dell’edilizia scolastica, ma anche di sfruttamento e alternanza scuola lavoro ed è chiara la critica sia all’attuale governo sia ai precedenti.\r\n\r\nLunedì mattina riprende la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> e arriva la notizia che la Provincia ha ceduto alla piazza ed affitterà gli spazi necessari ad ospitare tutte le classi, evitando così sia il trasferimento in edifici poco sicuri, sia i doppi turni.\r\n\r\nLa \u003Cmark>lotta\u003C/mark> paga.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario un compagno livornese.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/2019-01-15-livorno-stud-dario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":78,"snippet":79,"value":79},[74],"Edilizia scolastica: a Livorno esplode la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> degli studenti",[81,83,85,89],{"matched_tokens":82,"snippet":67},[],{"matched_tokens":84,"snippet":68},[],{"matched_tokens":86,"snippet":88},[74,87],"studentesca","\u003Cmark>lotta\u003C/mark> \u003Cmark>studentesca\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":70},[],[92,97,100],{"field":36,"indices":93,"matched_tokens":94,"snippets":96},[19],[95],[74,87],[88],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":75,"value":76},"post_content",[74],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":79,"value":79},"post_title",[74],1157451471441625000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":48,"score":107,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":109,"highlight":128,"highlights":135,"text_match":138,"text_match_info":139},{"cat_link":110,"category":111,"comment_count":48,"id":112,"is_sticky":48,"permalink":113,"post_author":114,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":54,"post_id":112,"post_modified":117,"post_thumbnail":118,"post_thumbnail_html":119,"post_title":120,"post_type":59,"sort_by_date":121,"tag_links":122,"tags":126},[45],[47],"27629","http://radioblackout.org/2015/02/milano-aggressione-fascista-al-liceo-leonardo/","info","Sabato mattina gli studenti del liceo scientifico Leonardo di Milano hanno trovato, uscendo da scuola, alcuni esponenti di Lotta Studentesca che volantinavano, sorvegliati a qualche metro di distanza da tre forzanovisti adulti.\r\n\r\nDiversi studenti del liceo si sono avvicinati ai militanti per chiedere spiegazioni e ad una ragazza questi ultimi hanno risposto con le parole: “Vuoi fare la fine del tipo a Cremona?”, riferendosi all’accaduto di pochi giorni fa al centro sociale Dordoni, dove 60 fascisti di Casapound hanno ferito gravemente un esponente del centro.\r\n\r\nUn compagno del collettivo Ombre Rosse del liceo, che già due settimane fa aveva risposto a un altro volantinaggio fascista davanti al liceo, è stato preso in disparte da due dei militanti di Lotta Studentesca ed è stato prima bloccato e poi colpito con un pugno.\r\n\r\nE' stato convocato per oggi, lunedì 2 Febbraio, un presidio antirazzista e antifascista sotto il Comune di Milano, dove Forza Nuova ha annunciato la propria presenza. L'appuntamento è per le 16.30 a Palazzo Marino.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Emma, una studentessa del liceo scientifico Boccioni.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nemma","2 Febbraio 2015","2015-02-04 19:09:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/download-6-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"260\" height=\"145\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/download-6.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Milano: aggressione fascista al liceo Leonardo",1422878506,[123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/aggressione-fascista-milano/","http://radioblackout.org/tag/collettivo-ombre-rosse-milano/","http://radioblackout.org/tag/presidio-antifascista-e-antirazzista/",[33,127,35],"collettivo Ombre Rosse Milano",{"post_content":129},{"matched_tokens":130,"snippet":133,"value":134},[131,132],"Lotta","Studentesca","da scuola, alcuni esponenti di \u003Cmark>Lotta\u003C/mark> \u003Cmark>Studentesca\u003C/mark> che volantinavano, sorvegliati a qualche","Sabato mattina gli studenti del liceo scientifico Leonardo di Milano hanno trovato, uscendo da scuola, alcuni esponenti di \u003Cmark>Lotta\u003C/mark> \u003Cmark>Studentesca\u003C/mark> che volantinavano, sorvegliati a qualche metro di distanza da tre forzanovisti adulti.\r\n\r\nDiversi studenti del liceo si sono avvicinati ai militanti per chiedere spiegazioni e ad una ragazza questi ultimi hanno risposto con le parole: “Vuoi fare la fine del tipo a Cremona?”, riferendosi all’accaduto di pochi giorni fa al centro sociale Dordoni, dove 60 fascisti di Casapound hanno ferito gravemente un esponente del centro.\r\n\r\nUn compagno del collettivo Ombre Rosse del liceo, che già due settimane fa aveva risposto a un altro volantinaggio fascista davanti al liceo, è stato preso in disparte da due dei militanti di \u003Cmark>Lotta\u003C/mark> \u003Cmark>Studentesca\u003C/mark> ed è stato prima bloccato e poi colpito con un pugno.\r\n\r\nE' stato convocato per oggi, lunedì 2 Febbraio, un presidio antirazzista e antifascista sotto il Comune di Milano, dove Forza Nuova ha annunciato la propria presenza. 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Protesta che ha trovato il suo simbolo, potente, nel gesto del versare il latte a terra, dai cavalcavia, nelle piazze. Meglio buttarlo che venderlo sotto-costo agli industriali. Una lotta che sta uscendo dai recinti corporativi per andare ad impattare su una delle verità del nostro tempo: l’uomo è solo davanti al mercato. Saltati gli intermediari delle associazioni di categoria e di una clientela che non ha più niente da offrire, si arriva direttamente al nodo veramente politico, quello del potere degli industriali sul lavoro. Sono loro che catalizzano la rabbia dei manifestanti. Con la loro capacità di sfruttare il mercato unico per abbassare il costo del lavoro e per fare entrare merci a basso costo. Coi loro contatti con la politica e con la polizia che gli permettono di eludere i controlli. \r\nÈ una nuova generazione di pastori quella che si sta muovendo. Senza più accesso al credito e ai benefici fiscali del passato. Senza più illusioni sulla propria indipendenza davanti a un mercato che detta tempi, ritmi e costo del lavoro. Una grande fabbrica. In cui però si realizza di non essere soli. È questa la scoperta della lotta, accanto ai pastori, comunità intere si stanno muovendo a partire dall’insopportabilità di una condizione di vita. Tra loro una forte componente studentesca che sta spostando la lotta dei pastori dalla campagna alla città.\r\nAbbiamo inquadrato la vicenda generale e parlato dei blocchi ai porti e sulle strade provinciali con Martino, redattore del portale Infoaut.org\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/martino.mp3\"][/audio]\r\nCon Mauro abbiamo invece parlato delle proteste studentesche e dell’impatto sul movimento nella città di Cagliari\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/mauro.mp3\"][/audio]","14 Febbraio 2019","2019-02-14 13:20:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/1549907771437_1549907803.jpg-la_vittoria_del_centrodestra_in_abruzzo_e_le_proteste_dei_pastori_sardi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"101\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/1549907771437_1549907803.jpg-la_vittoria_del_centrodestra_in_abruzzo_e_le_proteste_dei_pastori_sardi-300x101.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/1549907771437_1549907803.jpg-la_vittoria_del_centrodestra_in_abruzzo_e_le_proteste_dei_pastori_sardi-300x101.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/1549907771437_1549907803.jpg-la_vittoria_del_centrodestra_in_abruzzo_e_le_proteste_dei_pastori_sardi-768x257.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/1549907771437_1549907803.jpg-la_vittoria_del_centrodestra_in_abruzzo_e_le_proteste_dei_pastori_sardi.jpg 940w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Approfondimento sulla lotta dei pastori sardi",1550150406,[],[],{"post_content":159,"post_title":163},{"matched_tokens":160,"snippet":161,"value":162},[87,74],"Tra loro una forte componente \u003Cmark>studentesca\u003C/mark> che sta spostando la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> dei pastori dalla campagna alla","Da più di una settimana la Sardegna è scossa da un’enorme protesta innescata dai pastori che reclamano un prezzo congruo per il latte da loro prodotto. 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Dottorandi/e e ricercatori/trici si mobilitano non solo contro i tagli al fondo di finanziamento ordinario ma più in generale contro quella che definiscono \"riforma del preruolo\" che ritengono condanni al precariato oltre duemila persone, moltiplicando le figure del pre-ruolo (fino a 5!) e aumentando il periodo di precarietà ed incertezza sul proprio futuro (fino a 12 - in alcuni casi addirittura 17 - anni prima di essere stabilizzati/e).\r\n\r\n\r\nA Torino si sono riunit3 nell'assemblea dell3 precari3 al Campus, discutendo delle condizioni materiali del loro lavoro, dell'atomizzazione e della parcellizzazione delle forme contrattuali e delle conseguenze che ha sulle loro vite questa continua spinta allo sradicamento. Al centro della discussione ( ed elle critiche) anche le politiche dell'aziendalizzazione e della militarizzazione dell'Università.\r\nIeri il Dipartimento Cultura Politica e Società ha approvato all'unanimità la mozione dei dottorandi in lotta. 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Un buon segnale che mostra come la mobilitazione de3 precari3 dell'Università raccoglie adesione e solidarietà in un pezzo significativo del mondo accademico.\r\n\r\nLa mobilitazione interseca in parte anche le ragioni della protesta \u003Cmark>studentesca\u003C/mark> che ha interessato gli atenei contro le politiche genocidarie del governo israeliano, in questi giorni a Torino, sotto l'attacco di una petizione di professori e baroni che hanno lanciato una vergognosa petizione che chiede più repressione contro le lotte autorganizzate che attraversano l'ateneo di Palazzo Nuovo.\r\n\r\nAbbiamo raggiunto Eleonora dell'assemblea torinese per farci raccontare della mobilitazione\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/elena_dott_in_lotta_23_10_24.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":203,"snippet":204,"value":204},[74],"Precari3 della ricerca in \u003Cmark>lotta\u003C/mark> contro la riforma Bernini",[206,208],{"field":98,"matched_tokens":207,"snippet":200,"value":201},[74],{"field":101,"matched_tokens":209,"snippet":204,"value":204},[74],1155199671761633300,{"best_field_score":212,"best_field_weight":141,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":48,"score":213,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"1112386306048","1155199671761633394",{"document":215,"highlight":232,"highlights":240,"text_match":210,"text_match_info":245},{"cat_link":216,"category":217,"comment_count":48,"id":218,"is_sticky":48,"permalink":219,"post_author":114,"post_content":220,"post_date":221,"post_excerpt":54,"post_id":218,"post_modified":222,"post_thumbnail":223,"post_thumbnail_html":224,"post_title":225,"post_type":59,"sort_by_date":226,"tag_links":227,"tags":230},[45],[47],"75298","http://radioblackout.org/2022/05/lotta-no-muos-tra-universita-e-guerra/","Il Movimento NoMuos, che da molti anni si batte contro l'installazione a Niscemi del trasmettitore militare di ultima generazione funzionale ai movimenti bellici in tutta Europa e contro la militarizzazione del territorio Siciliano, ha appena pubblicato un importante dossier \"Università e Guerra\", che cerca di indagare sia come è percepito dalla componente studentesca il rapporto tra aziende belliche e mondo della formazione, sia di approfondire una indagine sulla relazione tra ricerca e finalità militari, che é sempre più presente nel modello universitario odierno. Un dossier estremamente attuale in questi tempi di guerra, che va a coprire la necessità di chiarire i rapporti che l’istituzione universitaria contrae con l’apparato militare-industriale.\r\n\r\nInoltre, facciamo il punto sullo stato di salute del Movimento No Muos e delle sue prospettive di lotta, rilanciando un appuntamento nazionale con un campeggio ad inizio Agosto.\r\n\r\nNe parliamo con una compagna siciliana:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/nomuos.mp3\"][/audio]","4 Maggio 2022","2022-05-04 14:01:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/muos_05-625x350-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/muos_05-625x350-1-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/muos_05-625x350-1-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/muos_05-625x350-1.jpg 625w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lotta No Muos, tra Università e Guerra",1651672899,[228,229,192],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/nomuos/",[22,231,17],"nomuos",{"post_content":233,"post_title":237},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[87],"come è percepito dalla componente \u003Cmark>studentesca\u003C/mark> il rapporto tra aziende belliche","Il Movimento NoMuos, che da molti anni si batte contro l'installazione a Niscemi del trasmettitore militare di ultima generazione funzionale ai movimenti bellici in tutta Europa e contro la militarizzazione del territorio Siciliano, ha appena pubblicato un importante dossier \"Università e Guerra\", che cerca di indagare sia come è percepito dalla componente \u003Cmark>studentesca\u003C/mark> il rapporto tra aziende belliche e mondo della formazione, sia di approfondire una indagine sulla relazione tra ricerca e finalità militari, che é sempre più presente nel modello universitario odierno. 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Edificato appositamente per processare i membri della Rote Armee Fraktion.\r\nIl 17 ottobre 1977, nello stesso carcere vennero ritrovati i corpi senza vita degli ultimi fondatori ancora in vita della Raf. Suicidio di gruppo ? Omicidio di stato?\r\nIl gruppo terroristico tedesco era noto col nome di banda Baader-Meinhof, ma il suo vero cuore pulsante e la sua creatrice fu Gudrun Ensslin.\r\n\r\n“Chi ha capito quello che sta succedendo in Vietnam comincia a poco a poco ad andare in giro a denti stretti, in compagnia della sua coscienza; comincia a capire che l’impotenza a fermare questa guerra rende complici di coloro che la fanno.” Da allora i ‘Vietnam’ non sono mai terminati, stermini tanti, stermini di stato, terrorismi legittimati.\r\nMentre in Italia i compagni si organizzavano per le Brigate Rosse, nella Repubblica Federale Tedesca una dottoranda di germanistica, piena di passione e di intelletto, si alzava in piedi dominando l’assemblea studentesca, denunciava con disperazione l’assedio e l’asservimento di uno Stato Militare a favore del potere imperiale. Era Gudrun Ensslin, colei che con Andreas Baader ha cominciato a colpire nel cuore dello Stato e del Consumismo. Alla loro causa si è interessata e appassionata, poi unita, la già famosa giornalista Ulrike Meinhof; in un secondo tempo è arrivato Jan Carl Raspe, l’ultimo dei “quattro contro sei milioni”.\r\n\r\n“Io non vorrei che mi si buttasse fuori dalla società, ma ci costringono ad uscirne. Non siamo noi a voler essere estremisti, ma veniamo resi tali.” La Rote Armee Fraktion ha contato pochi membri, Gudrun – Andreas – Ulrike – Jan Carl i fondatori, coloro che hanno combattuto fino alla morte, per cui è tutt’oggi un caso irrisolto. La cosiddetta Banda Baader-Meinhof che ha messo in crisi lo Stato corrotto, che ha lottato per i diritti civili, per i bisogni necessari alla società, per la giustizia nelle carceri, per i compagni palestinesi, e vietnamiti, per la vita dignitosa e coscienziosa, per l’essere umano. Escludendo per etica stragi di civili, la loro è stata una lotta dialettica prima ancora che armata, che aveva chiaro il nucleo della questione e i relativi responsabili, e colpiva esattamente nel centro, senza errori e senza sbavature.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nNello stile di \"Architetture nel Vuoto\", Linea di Separazione non segue un arco narrativo, ma è costruito come una catena di frammenti, in un flusso poetico. Vuole parlare alla parte non razionale dell'ascoltatore. Il lavoro sulla RAF è nato nell'ambito dell'anno di ricerca che il gruppo ha dedicato al tema della Rivoluzione, visto il centenario di quella sovietica. Da questo contesto sono uscite altre due opere: \"Stalingrad-Berlin\" di Simioni, tratto dai diari del generale Cuijkov e \"Non così, ma così\" di Emanuela Rolla su testi e canzoni di Bertolt Brecht.","19 Ottobre 2017","2017-10-21 00:34:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/22405531_301225400360322_4629372890305542147_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"161\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/22405531_301225400360322_4629372890305542147_n-300x161.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/22405531_301225400360322_4629372890305542147_n-300x161.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/22405531_301225400360322_4629372890305542147_n-768x413.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/22405531_301225400360322_4629372890305542147_n.jpg 841w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","\"Linea di separazione\" (per il LX anniversario della strage di Stammheim)",1508435719,[260,261,262,263,264],"http://radioblackout.org/tag/germania/","http://radioblackout.org/tag/lotta-armata/","http://radioblackout.org/tag/raf/","http://radioblackout.org/tag/socialismo/","http://radioblackout.org/tag/stammheim/",[266,267,268,269,29],"germania","lotta armata","RAF","socialismo",{"post_content":271,"tags":275},{"matched_tokens":272,"snippet":273,"value":274},[87],"alzava in piedi dominando l’assemblea \u003Cmark>studentesca\u003C/mark>, denunciava con disperazione l’assedio e","[poema drammatico a due voci dedicato a Gudrun Ensslin e Andreas Baader della Rote Armee Fraktion, per il XL anniversario della strage di Stammheim]\r\n\r\nArchitetture nel Vuoto\r\npresenta\r\nLINEA DI SEPARAZIONE\r\n\r\ndi e con Alessia Pellegrino\r\n\r\n(https://alessiapellegrino.wixsite.com/alessiapellegrino/biography)\r\n\r\ne Paolo Antonio Simioni\r\n\r\n(http://paoloantoniosimioni.com/works.html)\r\n\r\nonda sonora creata da Leo Kopacin Gementi\r\n\r\n[durata: 27'55'']\r\n\r\nRAF\r\n\r\nNegli anni settanta lo stato della Repubblica Federale Tedesca eresse un monumento alla propria paura: il carcere di Stammheim. 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Un montaggio di 40 minuti che ripercorre gli interventi, i suoni e gli umori della piazza.\r\nVentimila persone, secondo i sindacati, sono presenti alla manifestazione tra lavoratori e lavoratrici, solidali, studentesse e studenti. Il corteo parte da piazza XVIII Dicembre, e passando per via Cernaia raggiunge piazza Castello. Qui c’è il concentramento di chiusura della manifestazione dei sindacati confederali. Il palco allestito per l’occasione viene prontamente occupato dal comitato contro la precarietà in Università all'arrivo dello spezzone sociale, in protesta contro il governo e con la Ministra dell’Università Bernini.\r\nIl palco è grande, l’adesione generale alta ma non di massa: il fronte dei sindacati confederali raccoglie lavoratrici e lavoratori, ma la rivolta sociale, da quel fronte, al contrario degli annunci dei segretari nazionali, non c’è stata. La protesta non si ferma. Lo spezzone sociale del corteo prosegue con la contestazione verso la prefettura e il reparto celere a sua protezione. Si prosegue poi per un primo tratto di via Po e velocemente verso corso Vittorio Emanuele II. Non solo studentesse e studenti, giovani dell’Intifada studentesca, allo spezzone sociale si aggregano lavoratrici e lavoratori in sciopero generale.\r\nLa solidarietà per le strette vie del centro si fa sentire e il corteo prosegue determinato.\r\nDa corso Vittorio si accelera nel tentativo di entrare nella stazione di Porta Nuova.\r\nIl traffico dei treni oggi scorre regolarmente in Italia nonostante lo sciopero generale. Il Ministro dei Trasporti Salvini ha usato lo strumento repressivo della precettazione: i lavoratori e le lavoratrici del settore ferroviario rischiano pesanti sanzioni e il posto di lavoro se oggi incrociano le braccia. I ricorsi non sono serviti e il diritto allo sciopero non è stato garantito.\r\nLe barricate della polizia sono celeri e la tensione è alta. La stazione è blindata, sono chiuse tutte le entrate.\r\nI manifestanti e le manifestanti non si arrendono, la rabbia è troppo grande, impossibile da contenere nei diktat repressivi da parte delle istituzioni. Prendono fuoco fantocci con i volti di Meloni, Crosetto, Valditara, Salvini, Cingolani, Piantedosi, giudicati implicati nel sostegno alla guerra portata avanti da Israele, nella propaganda militarista, repressiva, fascista e antisindacale.\r\nLa lotta non si arresta, la carica è molta, la manifestazione prosegue.\r\nIl Gruppo Torinese Trasporti offre il passaggio, la metropolitana conduce centinaia di manifestanti alla stazione di Porta Susa. In pochi secondi i binari 1 e 2 vengono occupati. 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L'azienda appaltante, Antares, tenta il colpo grosso con la richiesta alle lavoratrici e ai lavoratori di firmare un accordo che avrebbe portato alla riapertura di nuovi stabilimenti con condizioni altamente peggiorative - da contratto logistica a multiservizi - vincolando addirittura l'erogazione della Naspi.\r\nNella mattinata del 3 dicembre le lavoratori e le lavoratrici, iscritti al Si Cobas, si sono recati in presidio all'Inps, ricevendo conferma del loro diritto alla Naspi e rifiutando ogni accordo tombale.\r\nNelle scorse settimane i lavoratori hanno realizzato un presidio ai mercati generali di Grugliasco, dove Fogliati Sas opera con un'altra attività, e due picchetti al magazzino Edenfruit di Saluzzo, dove Fogliati ha trasferito parte della merce.\r\nI lavoratori e le lavoratrici annunciano nuove iniziative per le prossime settimane.\r\n\r\nBuon ascolto!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/F_m_03_12_Mahmoud-SiCobas-Torino-su-lotta-lavottori-Fogliati.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","7 Dicembre 2024","2024-12-07 19:38:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Locandina-sciopero-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 3/12/2024","podcast",1733600289,[328],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[311],{"post_content":331},{"matched_tokens":332,"snippet":333,"value":334},[87],"studentesse e studenti, giovani dell’Intifada \u003Cmark>studentesca\u003C/mark>, allo spezzone sociale si aggregano"," \r\n\r\nNel primo approfondimento della serata remisceliamo la giornata di sciopero generale di venerdì 29 novembre. 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Lo spezzone sociale del corteo prosegue con la contestazione verso la prefettura e il reparto celere a sua protezione. Si prosegue poi per un primo tratto di via Po e velocemente verso corso Vittorio Emanuele II. Non solo studentesse e studenti, giovani dell’Intifada \u003Cmark>studentesca\u003C/mark>, allo spezzone sociale si aggregano lavoratrici e lavoratori in sciopero generale.\r\nLa solidarietà per le strette vie del centro si fa sentire e il corteo prosegue determinato.\r\nDa corso Vittorio si accelera nel tentativo di entrare nella stazione di Porta Nuova.\r\nIl traffico dei treni oggi scorre regolarmente in Italia nonostante lo sciopero generale. Il Ministro dei Trasporti Salvini ha usato lo strumento repressivo della precettazione: i lavoratori e le lavoratrici del settore ferroviario rischiano pesanti sanzioni e il posto di lavoro se oggi incrociano le braccia. I ricorsi non sono serviti e il diritto allo sciopero non è stato garantito.\r\nLe barricate della polizia sono celeri e la tensione è alta. La stazione è blindata, sono chiuse tutte le entrate.\r\nI manifestanti e le manifestanti non si arrendono, la rabbia è troppo grande, impossibile da contenere nei diktat repressivi da parte delle istituzioni. Prendono fuoco fantocci con i volti di Meloni, Crosetto, Valditara, Salvini, Cingolani, Piantedosi, giudicati implicati nel sostegno alla guerra portata avanti da Israele, nella propaganda militarista, repressiva, fascista e antisindacale.\r\nLa \u003Cmark>lotta\u003C/mark> non si arresta, la carica è molta, la manifestazione prosegue.\r\nIl Gruppo Torinese Trasporti offre il passaggio, la metropolitana conduce centinaia di manifestanti alla stazione di Porta Susa. In pochi secondi i binari 1 e 2 vengono occupati. I reparti della celere sono presi alla sprovvista e passeranno decine di minuti prima del loro arrivo per chiudere la stazione, quando ormai lo spezzone occupante lascia vittorioso la stazione e si ricongiunge con il corteo che ha proseguito a piedi.\r\n\r\nBuon ascolto!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/F_m_03_12_Registrazioni-da-sciopero-generale-del-29.11-a-Torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nNel secondo approfondimento della serata ci occupiamo della \u003Cmark>lotta\u003C/mark> dei lavoratori e delle lavoratrici di Fogliati Sas.\r\n\r\nA novembre Fogliati Sas comunica ai quaranta lavoratori e lavoratrici del magazzino ortofrutta di Orbassano che dal primo dicembre l'attività sarà spostata a Saluzzo, portando al loro licenziamento. L'azienda appaltante, Antares, tenta il colpo grosso con la richiesta alle lavoratrici e ai lavoratori di firmare un accordo che avrebbe portato alla riapertura di nuovi stabilimenti con condizioni altamente peggiorative - da contratto logistica a multiservizi - vincolando addirittura l'erogazione della Naspi.\r\nNella mattinata del 3 dicembre le lavoratori e le lavoratrici, iscritti al Si Cobas, si sono recati in presidio all'Inps, ricevendo conferma del loro diritto alla Naspi e rifiutando ogni accordo tombale.\r\nNelle scorse settimane i lavoratori hanno realizzato un presidio ai mercati generali di Grugliasco, dove Fogliati Sas opera con un'altra attività, e due picchetti al magazzino Edenfruit di Saluzzo, dove Fogliati ha trasferito parte della merce.\r\nI lavoratori e le lavoratrici annunciano nuove iniziative per le prossime settimane.\r\n\r\nBuon ascolto!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/F_m_03_12_Mahmoud-SiCobas-Torino-su-lotta-lavottori-Fogliati.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ",[336],{"field":98,"matched_tokens":337,"snippet":333,"value":334},[87],{"best_field_score":212,"best_field_weight":141,"fields_matched":28,"num_tokens_dropped":48,"score":339,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"1155199671761633393",{"document":341,"highlight":353,"highlights":358,"text_match":210,"text_match_info":361},{"comment_count":48,"id":342,"is_sticky":48,"permalink":343,"podcastfilter":344,"post_author":319,"post_content":345,"post_date":346,"post_excerpt":54,"post_id":342,"post_modified":347,"post_thumbnail":348,"post_title":349,"post_type":325,"sort_by_date":350,"tag_links":351,"tags":352},"75177","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-26-04-2022/",[305],"IL 25 APRILE DI GENERE INTERNAZIONALISTA\r\n \r\nDurante la puntata odierna abbiamo cercato di raccontare il 25 aprile con un respiro internazionalista e di genere. L'idea è stata quella di raccontare, attraverso la radio, la rivoluzione\r\ne la resistenza a partire delle partigiane durante la seconda guerra mondiale intrecciandola con le scelte rivoluzionarie delle donne kurde nel Rojava e delle donne che resistono e lottano nella striscia di Gaza in Palestina.\r\n\r\n\r\nSiamo partiti con la lettura di alcuni pezzi della \"Resistenza taciuta\" (La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi di Anna M. Bruzzone e Rachele Farina - Bollati Boringhieri, 2016).\r\n\r\nPer decenni a livello storiografico ed istituzionale il contributo delle donne alla Resistenza non è stato adeguatamente riconosciuto, rimanendo relegato ad un ruolo secondario poiché la lotta per la Liberazioneveniva, per ovvie ragioni, declinata al maschile. Proprio perché da sempre relegate tra le mura domestiche e imbrigliate in ruoli determinati, le donne quando raccontano la loro esperienza partigiana hanno avuto la tendenza a autosvalutarsi o a banalizzare il contributo apportato. La partigiana Nelia Benissone Costa disse a tal proposito:\r\n“tanto gli uomini sono pieni di sé, tanto le donne preferiscono tacere”. Per questo motivo è per molti denominata Resistenza taciuta. La storia delle donne nella Resistenza è ancora troppo sommerso e spesso relegato al ruolo della “staffetta”, descritta quasi sempre in modo romantico e limitandone l’azione al mero trasporto clandestino di documenti o istruzioni. In realtà le donne hanno combattuto e subito le stesse violenze (con l’aggravante dello stupro nella maggior parte dei casi) degli uomini. Per le partigiane la lotta alla liberazione del proprio paese dalla tirannia nazi-fascista è stata, invece, l’occasione per affermare i propri diritti auspicando un ruolo diverso della donna nella società. E sembrava fosse davvero arrivato il momento: le italiane si sentirono finalmente alla pari dei propri compagni, i quali, d’altro canto, ne riconobbero il valore e il coraggio. Il coinvolgimento del genere femminile alla Resistenza, invece, fu consistente. Secondo i dati diffusi dall’ANPI, infatti, viene fuori questo spettro:\r\n• 70000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della donna\r\n• 35000 partigiane, che operavano come combattenti\r\n• 20000 donne con funzioni di supporto (le cosiddette staffette)\r\n• 4563 arrestate torturate e condannate dai tribunali fascisti\r\n• 2900 giustiziate o uccise in combattimento\r\n• 2750 deportate in Germania nei lager nazisti\r\n• 1700 ferite\r\n• 623 fucilate e cadute\r\n• 512 commissarie di guerra\r\nLe donne sposarono la causa della Resistenza per varie ragioni: per ideali politici, per aiutare parenti o amici che avevano abbracciato le armi, per contribuire al ritorno della giustizia.\r\nC’erano operaie, contadine o donne borghesi. Furono attive su più fronti e con ruoli diversi, ad esempio nei paesi di montagna vi era un’alta percentuale di staffette. Le donne di città, invece, prendevano parte per lo più alla Resistenza politica e civile ed entrarono a far parte dei GAP (gruppi di azione patriottica) e delle SAP (squadre di azione patriottica).\r\nOrganizzavano scioperi e manifestazioni contro il fascismo nelle fabbriche dove lavoravano al posto degli uomini andati in guerra o che si erano uniti ai partigiani. Furono creati i Gruppi di difesa della donna, i quali si occuparono di garantire i diritti delle donne e dei loro bambini e organizzavano la raccolta di indumenti, medicinali e informazioni, che venivano fatti recapitare alle staffette per poi portarle ai partigiani. Queste ultime, infatti, avevano il compito di tenere i contatti fra le diverse brigate o con le famiglie dei combattenti. A volte la staffetta reclutava anche nuovi potenziali resistenti e all’interno della brigata faceva da infermiera ai feriti, tenendo anche i contatti con il medico o con il farmacista, dai quali si faceva dare le medicine necessarie. Di norma non erano armate, per evitare di essere identificate e arrestate nel corso di un’eventuale perquisizione e per tale motivo si vestivano in modo comune, fornite spesso di una borsa con il doppio fondo per poter nascondere il materiale che portavano con sé. Inoltre, nelle campagne e nei luoghi più accessibili ai partigiani, le donne misero spesso a disposizione le proprie case per fornire un\r\nnascondiglio o garantire un pasto caldo. Le partigiane che abbracciarono le armi, come Carla Capponi vice comandante di una formazione operante a Roma, invasero un mondo prettamente maschile. Nelle formazioni nei primi tempi vi furono delle contestazioni da parte di alcuni partigiani, contro la presenza femminile, ma alla fine anche i più scettici dovettero ricredersi. Le donne combattevano al fianco degli uomini, nelle montagne, al freddo, in alcuni casi si dedicavano a delle vere e proprie azioni di sabotaggio militare, mettendo a rischio la loro vita o addirittura perdendola. Come sempre accade in periodi di guerra questo cambiamento della condizione femminile fu solamente temporaneo e l’emancipazione che ne derivò fu abbastanza limitata: la nuova Repubblica, malgrado la concessione del diritto al voto e della partecipazione alla vita politica, continuò a mantenere leggi e tradizioni codificate sotto il regime fascista, relegando di nuovo la popolazione femminile ad un ruolo subalterno.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIn seguito, con l'aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato \"Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan\" - Istituto Andrea Wolf - Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l'assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l'oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all'arresto di Öcalan, fino all'elaborazione dei nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un'intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), tratti dalla compilation \"Music for Rojava\" edito dall'etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Speciale-presentazione-libro-Jin-Jiyna-Azadi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nInfine, con l'aiuto della presidente di una piccola associazione pro-Palestina di Genova che si chiama New Weapons Research Group, che si occupa principalmente degli effetti sui civili di Gaza dell’uso di armi da parte dell’esercito israeliano (il sito è http://we4gaza.org/) abbiamo raccontato la resistenza delle donne palestinesi. La presidente Paola Manduca è una genetista in pensione dell’Università di Genova che, fino a poco tempo fà, si recava regolarmente a Gaza per studiare gli effetti dei bombardamenti soprattutto su madri e neonati. Le donne nella Striscia di Gaza hanno vissuto sulla loro pelle l’Inverno Caldo del 2008 e mantengono vividi nella memoria i ricordi delle ignobili operazioni militari israeliane susseguitesi negli anni, da Operazione Piombo Fuso a Operazione Margine di Protezione, sino agli ultimi attacchi di maggio 2021. Combattono per la liberazione della mente, del corpo e della Terra nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Resistono da quando sono nate ad una violenta dominazione che coinvolge ogni ambito della loro vita; al contempo continuano a battersi affinché all’interno di questa striscia di terra lunga poco più di 40 km vi siano le condizioni necessarie per una vita libera dalla cultura e dalla realtà patriarcale, estremamente violenta. Un numero ancora troppo elevato di donne a Gaza subisce la fitta struttura di equilibri e leggi tradizionali che ne limita drasticamente la libertà. Le donne a Gaza lottano da sempre per i propri diritti, per la loro emancipazione, autodeterminazione e indipendenza economica. Fronteggiano la violenza di genere creando reti di supporto psicologico e legale per le donne con situazioni familiari difficili; Lottano come giovani universitarie per il diritto allo studio per tutti e tutte, per una rappresentanza studentesca che sia anche femminile, per un welfare accademico degno ed accessibile; Lottano come infermiere e dottoresse per una sanità il più possibile a disposizione delle donne di Gaza, nonostante i limiti inimmaginabili causati da decenni di assedio, totale chiusura della Striscia di Gaza. Combattono in prima linea, curano i feriti, sostengono i percorsi psicologici necessari per affrontare i traumi di guerra e le sindromi da stress post traumatico che dilagano nella popolazione adulta, così come nei bambini. Sono la Resistenza attiva della Palestina. Il blocco e l'isolamento subito dalla popolazione impedisce al mondo di sapere cosa succede \"tra le mura di Gaza\". Spetta a noi, che oggi ne abbiamo la possibilità, rompere questo isolamento.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Paola-Mancuso-su-situazione-donne-palestinai.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","28 Aprile 2022","2022-04-28 19:56:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-jin-jiyan-azadi-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 26/04/2022",1651175767,[],[],{"post_content":354},{"matched_tokens":355,"snippet":356,"value":357},[74],"un ruolo secondario poiché la \u003Cmark>lotta\u003C/mark> per la Liberazioneveniva, per ovvie","IL 25 APRILE DI GENERE INTERNAZIONALISTA\r\n \r\nDurante la puntata odierna abbiamo cercato di raccontare il 25 aprile con un respiro internazionalista e di genere. 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Un numero ancora troppo elevato di donne a Gaza subisce la fitta struttura di equilibri e leggi tradizionali che ne limita drasticamente la libertà. Le donne a Gaza lottano da sempre per i propri diritti, per la loro emancipazione, autodeterminazione e indipendenza economica. Fronteggiano la violenza di genere creando reti di supporto psicologico e legale per le donne con situazioni familiari difficili; Lottano come giovani universitarie per il diritto allo studio per tutti e tutte, per una rappresentanza \u003Cmark>studentesca\u003C/mark> che sia anche femminile, per un welfare accademico degno ed accessibile; Lottano come infermiere e dottoresse per una sanità il più possibile a disposizione delle donne di Gaza, nonostante i limiti inimmaginabili causati da decenni di assedio, totale chiusura della Striscia di Gaza. 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