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Nell’incendio muoiono 289 lavoratori, Alcune settimane prima RINA aveva rilasciato il certificato “SA8000” alla società.\r\nNe abbiamo parlato con l'avvocato Stefano Bertone del legal team no tav, che è anche avvocato di alcune vittime nella causa civile contro RINA per il naufragio del Boccaccio '98, causa che tra l'altro il Tribunale di Genova su richiesta della difesa ha disposto che sia trasferita a...Panama!\r\nDopo la disamina della vergognosa realtà riguardante RINA, alla fine dell'intervista, andata in onda in diretta giovedi 8 novembre, anche due parole sul processo ai no tav che si apre il 21 novembre prossimo.\r\nAscolta/scarica il file:\r\nRINAspaeTAV\r\n\r\n ","9 Novembre 2012","2012-11-14 14:57:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/rina__procura_repubblica__napoli8-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"237\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/rina__procura_repubblica__napoli8-300x237.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/rina__procura_repubblica__napoli8-300x237.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/rina__procura_repubblica__napoli8-768x607.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/rina__procura_repubblica__napoli8.jpg 999w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Appalti TAV: ma come sceglie bene LTF!",1352471005,[],[],{"post_content":201,"post_title":205},{"matched_tokens":202,"snippet":203,"value":204},[68],"dell'Alta Velocità Torino-Lione, il committente \u003Cmark>LTF\u003C/mark> ha chiamato, per un incarico","Tra le ditte chiamate a spartirsi la torta dell'Alta Velocità Torino-Lione, il committente \u003Cmark>LTF\u003C/mark> ha chiamato, per un incarico di 100.000 euro che riguarda la verifica della sicurezza del progetto, la RINA Services s.p.a., società la cui capogruppo RINA s.p.a. è tristemente nota in quanto tra le altre cose risulta essere:\r\n- condannata in via definitiva dalla Cassazione penale francese, nel 2012 per l’affondamento della petroliera Erika avvenuto il 12 dicembre 1999 in Atlantico, con conseguente disastro ecologico.\r\n- citata in giudizio al Tribunale di Genova per essere la società di classificazione, e di certificazione sicurezza “DOC” ed “SMC”, del traghetto Al Salam Boccaccio ’98, incendiato ed affondato nel Mar Rosso il 2 febbraio 2006, un disastro marittimo in cui morirono più di mille persone tra passeggeri ed equipaggio.\r\n- recentemente certificatrice “SA8000” (sicurezza, lavoro minorile, condizioni di lavoro) a favore dell’industria pakistana Ali Enterprises, il cui stabilimento di Karachi l’11 settembre 2012 prende fuoco. 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Tutto parte dall’operazione San Michele”, il nome dato dai carabinieri all’inchiesta sugli interessi dei clan calabresi in Piemonte. Secondo quanto emerge dalle intercettazioni, Lazzaro era riuscito a fare «intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf» per partecipare ai lavori della Torino-Lione.\r\nFra i politici, ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro, c’è Stefano Esposito, senatore Pd e oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, e di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale di Ltf. I fatti risalgono al 2012..\r\n\r\nNei momento di difficoltà Lazzaro sapeva cosa fare: chiamava i politici Pd e gli amministratori favorevoli al Tav Torino-Lione e chiedeva loro aiuto. Tra i suoi favoriti c’era il senatore Stefano Esposito, ora assessore ai Trasporti al Comune di Roma, l’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo e capo dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Infine, il consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino.\r\nAl processo “San Michele” Ferdinando Laqzzaro è accusato dalla Dda di sversamento illegale di rifiuti, mentre la procura di Torino indaga ancora sul fallimento della sua Italcoge e aspetta la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello per turbativa d’asta.\r\n\r\nI contatti con la politica sono documentati da un’informativa del Ros dei carabinieri dell’ottobre 2012 sull‘ndrangheta di San Mauro Marchesato(Kr) insediata nel capoluogo piemontese. Li si legge che Lazzaro, la cui società Italcoge era fallita nell’estate 2011, nella metà dell’aprile 2012 rischiava di perdere alcuni subappalti perché l’associazione temporanea di imprese Cmc non voleva affidarli a una società fallita. Per questo si dà da fare smuovendo il direttore generale di Ltf Marco Rettighieri, il presidente del Consorzio Valsusa Luigi Massa (ex senatore Ds) e il senatore Pd Stefano Esposito. I Ros scrivono che Lazzaro è riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf”. Il politico Pd, apertamente Sì Tav, avrebbe contattato il presidente della Cmc di Ravenna in presenza di Lazzaro, che si lamentava della “posizione poco indulgente adottata da Cmc nei loro confronti” per l’ottenimento del movimento terra. La questione emerge in una telefonata intercettata tra Lazzaro e un altro imprenditore della Val di Susa, Claudio Martina, e quelle con Luigi Massa.\r\nIn un’altra informativa agli atti dell’inchiesta, scritta nell’ottobre 2012, si legge: “Sono emerse altresì aderenze di Lazzaro con personaggi politici e della pubblica amministrazione, artatamente utilizzate per volturale alla neo costituita Italcostruzioni licenze e autorizzazioni già nella disponibilità della fallita Italcoge”. Si tratta di una licenza per utilizzare una cava a Meana di Susa, una licenza rilasciata alla Italcoge, ma scaduta da due anni e mai rinnovata.\r\n\r\nÈ il 3 settembre 2012 e nel cantiere sta per entrare una delegazione nazionale del Pd: presenti, tra gli altri, Stefano Fassina, l’ex presidente della Provincia, oggi assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta e e Luigi Massa, ex deputato Pds poi diventato presidente del Consorzio Valsusa, che raggruppa imprenditori locali vincitori di un appalto da 12 milioni di euro per lo smaltimento degli scarti. Lazzaro contatta il fratello Antonio, gli dice di aver appena parlato con Ferrentino: “Riesci a parlare con Ferrentino da solo. Le (sic) dici che abbiamo bisogno di mettere a posto due cose lì per la cava, per l’autorizzazione che non è mai arrivata”. Il 17 settembre 2012 dopo coinvolge anche il dirigente dell’area territorio e trasporti della Provincia di Torino Foietta. Secondo il Ros avrebbe garantito “il suo interessamento per addivenire a una soluzione della vicenda”. Lazzaro gli chiede di intervenire: “Stavo facendo la pratica per il rinnovo. Poi nel frattempo la Italcoge che era titolare è andato giù e quindi loro a settembre dell’altro anno l’hanno archiviata e io nel frattempo poi cosa ho fatto? Avendo poi nel frattempo ripreso la società con un’altra partita Iva, quindi ho l’affitto del ramo d’azienda (vicenda oggetto dell’indagine per turbativa d’asta, ndr). Ripresentare tutto da capo sarebbe abbastanza macchinoso”. Foietta risponde: “Allora mi faccia una mail. Lei mi indichi anche il funzionario che aveva seguito la pratica (…). Quindi in modo da riuscire a risalire alla vicenda (…) E se però mi mette anche il nome specifico del funzionario con cui avete avuto rapporti mi è più utile, così vedo di evitare giri. Evito una ricerca”.\r\n\r\nDall’annotazione emerge anche la paura di Lazzaro per le notizie diffuse dai No Tav, sui suoi contatti con personaggi dubbi comeBruno Iaria, condannato in via definitiva il 23 febbraio scorso capo della locale della ‘ndrangheta di Courgné, assunto nel 2007 nella Italcoge. Nelle telefonate intercettate l’imprenditore spiega di aver sempre denunciato i calabresi che gli chiedevano il pizzo, ma – sottolineano i carabinieri – nelle banche dati delle forze dell’ordine non c’è nessuna denuncia del genere. Anzi, con alcuni calabresi fa affari: è lui che fa ottenere a Giovanni Toro, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo “San Michele”, il subappalto per asfaltare il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte.\r\n(liberamente tratto dall’articolo del Fatto Quotidiano)\r\n\r\nQueste notizie non fanno che confermare l’intreccio di interessi, legali ed illegali, intorno ad un’opera inutile, costosa e devastante come la Torino Lyon.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto Perino.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-29-perino-espomafia","30 Settembre 2015","2015-10-02 10:05:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/esposito-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/esposito-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/esposito-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/esposito.jpg 404w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tav. 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Ecco quanto si è trovato in mano il CIPE venerdì scorso, dopo decenni di studi e centinaia di milioni spesi. Il progetto dei francesi? Non pervenuto, semplicemente non l’hanno fatto. Quello della parte italiana? Non va bene, è da cambiare. Niente progetto complessivo dell’opera, niente costo certo: un capolavoro di geometrica inefficienza.\r\n\r\nI costi per il tunnel di base - secondo i calcoli di LTF ed RFI - sono lievitati spaventosamente: sino a ieri 8 miliardi di euro, oggi sarebbero quasi 12. Il condizionale è d'obbligo, perché in assenza di un progetto vero è difficile qualsiasi previsione di spesa.\r\n\r\nSino ad una settimana fa mancava sia la delibera del CIPE sul progetto, sia la firma del protocollo d'intesa con il governo francese. Il tempo stringeva perché il 26 febbraio era l'ultima data utile per presentare la richiesta di finanziamento all'UE: senza quella la Torino Lyon era affondata prima della partenza.\r\n\r\nI prestigiatori ministeriali hanno inventato l’approvazione con respinta, degna di una commedia all'italiana. Il CIPE approva, si, ma contestualmente rimanda indietro il progetto perché vuole sia cambiato. Cioè non approva. Se a questo si aggiunge che sul piatto c'é solo il 20% dell'opera in territorio italiano il quadro è chiaro. Una delle novità contenute nel progetto, sotto forma di prescrizione, è invece la richiesta al soggetto promotore di elaborare un approfondimento per avviare lo scavo del tunnel di base a partire da Chiomonte. Ma questo richiede una ulteriore valutazione di impatto ambientale, un diverso calcolo dei costi, approfondimenti tecnici. Non importa: il CIPE approva in bianco. Prima si ottengono i soldi poi si fa il progetto: l'importante è fare cassa.\r\n\r\nIn fondo, se si va oltre la narrazione da cartone Disney, è tutto molto semplice. L’opposizione No Tav non molla, scavare da Susa è impossibile perchè c'é il rischio concreto di rendere nuovamente ingovernabile il territorio. Il Governo vuole partire da Chiomonte, da un fortino militarizzato ed inaccessibile. Quale miglior soluzione che scavare il tunnel dl cuore della montagna? Milioni di metri cubi di roccia tra la nuova talpa e i No Tav.\r\nC'è il \"piccolo\" intoppo che il progetto è da rifare e non può essere definitivo, e c'é anche la trafila della VIA. E' il gioco dell'oca: si torna alla partenza, sperando che l'avversario faccia due giri fermo in prigione.\r\nQuindi se ne riparla tra un paio di anni.\r\n\r\nMa che importa?\r\nCon \"approvazione con respinta\" Renzi è volato a Parigi, dove ha ballato con Hollande l'ultimo tango nella ultraventennale storia della Torino Lyon.\r\nHanno sottoscritto l'ennesimo protocollo d'intesa, hanno fatto dichiarazioni altisonanti. Hollande, per non smentire la grandeur transalpina, ha dichiarato che \"non c'é più nessun freno al Tav\", il treno \"è ormai lanciato\".\r\nSono stati presi solenni impegni di evitare le infiltrazioni mafiose nei cantieri, fingendo di ignorare che una ditta senza certificato antimafia, che mai avrebbe potuto ottenere, ha lavorato a Chiomonte sin dal dicembre 2011.\r\n\r\nMa i fatti sono duri da smentire: la data di avvio dei lavori resta indeterminata, perché manca la VIA completa, non c'é il costo dell'opera, non sono state rispettate le condizioni fissate nell'accordo italo-francese del gennaio del 2001, non c'é un vero calcolo dei costi. Non c'é neppure la galleria geognostica di Chiomonte, perchè in 44 mesi LTF ha scavato solo un terzo del tunnel.\r\nL'unica cosa certa è la nascita della nuova società che gestirà gli appalti, presidente il francese Du Mesnil, amministratore delegato l'architetto Mario Virano, che cumula la carica di responsabile di un'azienda privata con quella di Commissario straordinario per la Torino Lyon e di presidente dell'Osservatorio. Tra cappelli per un'unica testa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Luca Giunti, ambientalista e membro della commissione tecnica dei comuni No Tav.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 25 giunti tav","25 Febbraio 2015","2015-02-27 13:21:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/renzi_hollande-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"185\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/renzi_hollande-300x185.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/renzi_hollande-300x185.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/renzi_hollande-768x475.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/renzi_hollande.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tav. 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Niente progetto complessivo dell’opera, niente costo certo: un capolavoro di geometrica inefficienza.\r\n\r\nI costi per il tunnel di base - secondo i calcoli di \u003Cmark>LTF\u003C/mark> ed RFI - sono lievitati spaventosamente: sino a ieri 8 miliardi di euro, oggi sarebbero quasi 12. Il condizionale è d'obbligo, perché in assenza di un progetto vero è difficile qualsiasi previsione di spesa.\r\n\r\nSino ad una settimana fa mancava sia la delibera del CIPE sul progetto, sia la firma del protocollo d'intesa con il governo francese. Il tempo stringeva perché il 26 febbraio era l'ultima data utile per presentare la richiesta di finanziamento all'UE: senza quella la Torino Lyon era affondata prima della partenza.\r\n\r\nI prestigiatori ministeriali hanno inventato l’approvazione con respinta, degna di una commedia all'italiana. Il CIPE approva, si, ma contestualmente rimanda indietro il progetto perché vuole sia cambiato. Cioè non approva. Se a questo si aggiunge che sul piatto c'é solo il 20% dell'opera in territorio italiano il quadro è chiaro. Una delle novità contenute nel progetto, sotto forma di prescrizione, è invece la richiesta al soggetto promotore di elaborare un approfondimento per avviare lo scavo del tunnel di base a partire da Chiomonte. Ma questo richiede una ulteriore valutazione di impatto ambientale, un diverso calcolo dei costi, approfondimenti tecnici. Non importa: il CIPE approva in bianco. Prima si ottengono i soldi poi si fa il progetto: l'importante è fare cassa.\r\n\r\nIn fondo, se si va oltre la narrazione da cartone Disney, è tutto molto semplice. L’opposizione No Tav non molla, scavare da Susa è impossibile perchè c'é il rischio concreto di rendere nuovamente ingovernabile il territorio. Il Governo vuole partire da Chiomonte, da un fortino militarizzato ed inaccessibile. Quale miglior soluzione che scavare il tunnel dl cuore della montagna? Milioni di metri cubi di roccia tra la nuova talpa e i No Tav.\r\nC'è il \"piccolo\" intoppo che il progetto è da rifare e non può essere definitivo, e c'é anche la trafila della VIA. E' il gioco dell'oca: si torna alla partenza, sperando che l'avversario faccia due giri fermo in prigione.\r\nQuindi se ne riparla tra un paio di anni.\r\n\r\nMa che importa?\r\nCon \"approvazione con respinta\" Renzi è volato a Parigi, dove ha ballato con Hollande l'ultimo tango nella ultraventennale storia della Torino Lyon.\r\nHanno sottoscritto l'ennesimo protocollo d'intesa, hanno fatto dichiarazioni altisonanti. Hollande, per non smentire la grandeur transalpina, ha dichiarato che \"non c'é più nessun freno al Tav\", il treno \"è ormai lanciato\".\r\nSono stati presi solenni impegni di evitare le infiltrazioni mafiose nei cantieri, fingendo di ignorare che una ditta senza certificato antimafia, che mai avrebbe potuto ottenere, ha lavorato a Chiomonte sin dal dicembre 2011.\r\n\r\nMa i fatti sono duri da smentire: la data di avvio dei lavori resta indeterminata, perché manca la VIA completa, non c'é il costo dell'opera, non sono state rispettate le condizioni fissate nell'accordo italo-francese del gennaio del 2001, non c'é un vero calcolo dei costi. Non c'é neppure la galleria geognostica di Chiomonte, perchè in 44 mesi \u003Cmark>LTF\u003C/mark> ha scavato solo un terzo del tunnel.\r\nL'unica cosa certa è la nascita della nuova società che gestirà gli appalti, presidente il francese Du Mesnil, amministratore delegato l'architetto Mario Virano, che cumula la carica di responsabile di un'azienda privata con quella di Commissario straordinario per la Torino Lyon e di presidente dell'Osservatorio. 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Una panoramica musicale di oltre un ora e mezza, nei quali Yashin sul suo dirigibile elettronico seleziona le tracce di Blazej Malinowski Claudio PRC CVTKVC East End Dubs Andre Galluzzi Luca Lozano Christian Burkhardt Sascha Dive iO (Mulen) Generali Minerali Natural/Electronic.System Djoko Franky Rizardo Marc Brauner Univac Juan Astudillo Eli Brown Sinitsin. Label suonate 012 BROSH Berg Audio Invade Recordings Deeperfect Oman Records Tikita LTF Records MIDNIGHT SNACKS Melodize Sudbeat Too Rough 4 Radio\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/4-Giugno-2021-resetclub.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","5 Giugno 2021","2021-06-05 12:29:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/195998191_10225929017476033_4673041124283512014_n-200x110.jpg","Resetclub Podcast 4 Giugno 2021","podcast",1622896151,[340],"http://radioblackout.org/tag/resetclub/",[331],{"post_content":343},{"matched_tokens":344,"snippet":345,"value":346},[68],"Recordings Deeperfect Oman Records Tikita \u003Cmark>LTF\u003C/mark> Records MIDNIGHT SNACKS Melodize Sudbeat","Dai ritmi minimali ai suoni caldi progressivi. 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L'accusa? Turbativa d'asta. Era falsa la fidejussione con la quale l'ex titolare della fallita Italcoge, si comprò un ramo d'azienda, costituendo l'Italcostruzioni, che ereditò l'appalto per lavori al cantiere di Chiomonte. E' lui l'anima nera del Consorzio Valsusa, costituito per mettere mano e bocca nell'affare TAV.\r\nLazzaro subì anche qualche sabotaggio ai mezzi della sua ditta. Era l'estate del 2013. Fu allora che Lazzaro divenne un'icona mediatica. Era sempre in TV a piangere e bussare per avere risarcimenti superiori a quelli che gli avrebbe dato l'assicurazione.\r\n\r\nPer i No Tav l'imprenditore segusino era già salito agli onori delle cronache il 27 giugno del 2011. Era sua la ruspa scortata da migliaia di agenti che abbattè la barricata lungo l'autostrada, dando il via allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena.\r\nSulla \"pinza\" che ondeggiò a lungo pericolosamente sulle teste dei No Tav arrampicati sulla barricata, c'era lo stemma dell'Italcoge. 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Citiamo in merito qualche stralcio dell'articolo pubblicato qualche mese fa dal settimanale l\"Espresso\":\r\n\r\n“Giovanni Toro, una delle figure centrali dell’indagine, entra nell’affare alta velocità grazie a Ferdinando Lazzaro, che aveva ottenuto in appalto dal committente Ltf-Lione Torino i lavori di preparazione del cantiere, dove si doveva svolgere lo scavo del tunnel esplorativo di Chiomonte.\" (...) \"Inizialmente la ditta di Lazzaro si chiama Italcoge. Con questa ottiene la commessa. Poi però Italcoge fallisce. Ma «Lazzaro continuava di fatto a occuparsi del cantiere avvalendosi proprio di Toro», scrive il giudice delle indagini preliminare che ha firmato l’ordinanza.\r\n\r\n(...) \"Lazzaro negli atti è indicato come uno degli interlocutori principali di Rfi, Rete ferroviaria italiana, e Ltf. «Alcune conversazioni intercettate dimostravano sia l’influenza esercitata da Lazzaro in seno al consorzio Valsusa, che di fatto considerava di sua proprietà, sia il ruolo di unico interlocutore della committente Ltf», scrivono i magistrati. «Prendiamo tutto noi, Nando», si sente in una delle intercettazioni. E Lazzaro conferma: «Prendiamo tutto noi». Tra gennaio e marzo 2012 poi il titolare di Italcostruzioni cerca «di fare entrare Toro all’interno del Consorzio Valsusa».\r\n\r\nMentre Giovanni Toro però è indagato per concorso esterno con il clan crotonese, Lazzaro è soltanto inquisito per smaltimento illecito dei rifiuti di cantiere. Scarti, hanno assicurato gli inquirenti in conferenza stampa, che non c’entrano con il sito di Chiomonte. Ma su questo le verifiche dovranno continuare. Anche perché in un passaggio dell’ordinanza Toro fa riferimento a dei rifiuti da smaltire reimpiegandoli nei lavori Tav.\r\n\r\nÈ stato Ferdinando Lazzaro quindi, secondo le indagini, a portare Toro nel cantiere più contestato d’Italia. Anche se a Toro mancavano le autorizzazioni. Infatti, Toro, agitato perché non sapeva da dove far passare i suoi camion, privi delle necessarie autorizzazioni, si sentiva rispondere da Lazzaro che per i permessi ci avrebbe pensato lui: «Lo faccio attraverso la Prefettura, gli dico che dobbiamo asfaltare, è urgente, che dobbiamo passare per forza da lì… mi devi mandare le targhe per email o per fax come vuoi». E, in altri dialoghi, a Toro viene chiesto di inviare in cantiere una «pala gommata».\r\n\r\nL’imprenditore sotto inchiesta per connivenza con la ‘ndrangheta avrebbe parlato con un certo Elia di Ltf. «Toro riferiva di aver ricevuto da Elia la richiesta di posare 12 centimetri di asfalto poiché sarebbero stati effettuati dei controlli con i carotaggi». Questo è motivo di discussione tra Lazzaro e Toro in quanto i patti erano diversi. Lo strato di asfalto doveva essere di 8. Inoltre emerge dalla stessa telefonata che sul fondo erano stati stesi soltanto due centimetri di materiale e l’asfalto avrebbe avuto difficoltà ad aderire: «Tu speri che si attaccano 2 centimetri di fresato? Una bella minchia». Lazzaro però lo tranquillizza, rassicurandolo sul fatto che erano d’accordo con Elia che ne bastavano dieci di centimetri perché «i carotaggi sarebbero stati fatti solo nei punti dove c’era più materiale».\r\n\r\nDialoghi che mostrano l’interesse pieno di Toro nei lavori Tav. 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Oggi invece la storia sembra un po’ diversa: facevano lavoro di controinformazione.”\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Alberto Perino, da anni nel mirino della Procura torinese il il suo puntuale lavoro di informazione.\r\nUna buona occasione per fare il punto su questa vicenda e per discutere delle possibilità di autogestione territoriale, che la storia del movimento No Tav dimostra possibile, al di là del perdurare dell'illusione elettorale.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto:\r\n\r\n2014 11 14 lazzaro perino","21 Novembre 2014","2018-10-28 23:15:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/sabotav-200x110.jpg","Lazzaro-ne in Clarea",1416583493,[231,233,363,364,365],"http://radioblackout.org/tag/imprenditori-tav/","http://radioblackout.org/tag/italcoge/","http://radioblackout.org/tag/italcostruzioni/",[237,239,322,310,320],{"post_content":368},{"matched_tokens":369,"snippet":370,"value":371},[124],"e i suoi rapporti con \u003Cmark>Ltf\u003C/mark>. 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Qui si celebrarono i grandi processi alla mafia e alla lotta armata. E' rimasta chiusa per lunghi anni, finché non è stata riaperta per i No Tav. Qui va avanti a tappe forzate il processo ai resistenti della Maddalena nei giorni dello sgombero della libera Repubblica e del primo assedio alla zona occupata.\r\nGiovedì 22 maggio è stata il teatro perfetto per la prima udienza ai quattro attivisti No Tav accusati di aver compiuto un sabotaggio al cantiere di Chiomonte il 14 maggio dello scorso anno. In quell'occasione venne danneggiato un compressore, presto riparato e rivenduto. Questo danneggiamento per la Procura di Torino vale un'imputazione di attentato con finalità di terrorismo. Un'imputazione che ha sottratto alle loro vite, ai loro affetti, alle lotte Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, rinchiusi da oltre cinque mesi in regime di alta sorveglianza.\r\nSolo da una settimana erano state cancellate alcune misure particolarmente afflittive nei loro confronti, come il divieto di incontro tra loro, e il blocco delle visite per tutti tranne i familiari più stretti.\r\nEntro il 15 giugno verranno rese note le motivazioni della sentenza della Cassazione, che ha annullato quella del Riesame che aveva confermato l'impianto accusatorio della Procura di Torino.\r\nUna prima crepa nel teorema della premiata coppia Padalino/Rinaudo, che potrebbe, ma il condizionale resta d'obbligo, portare ad un alleggerimento della pressione disciplinare sui quattro No Tav.\r\nNell'udienza del 22 maggio in corte d'assise il giudice ha concesso che i prigionieri fossero messi insieme nella stessa gabbia, in una zona più vicina ai loro avvocati. Per la prima volta da mesi hanno potuto incontrarsi, parlare, ritrovare un frammento della propria comunità umana e politica.\r\nFuori dall'aula bunker c'erano centinaia di attivisti No Tav dalla Valle, da Torino, da ogni dove. Musica, interventi, il compressore bruciato in effige hanno accompagnato una mattinata piovosa in questo scampolo di città ai confini del nulla metropolitano.\r\nA turno, con lunghe code ed estenuanti controlli, i No Tav sono entrati in aula. Lo spazio riservato al pubblico è distante un centinaio di metri dalla tribuna dove sono assisi i giudici. La gabbia con i prigionieri è lontana. In mezzo un vetro virato sul verde. Sembra un acquario triste.\r\nMa non importa. Salendo in piedi sulle sedie si riesce a fare un saluto, che i prigionieri ricambiano arrampicandosi sulla gabbia. Loro, cui spetta la parte più difficile, sembrano più forti di chi sta fuori.\r\nIn aula il rito si consuma secondo i propri schemi, con la presentazione delle parti civili. Per mesi i media, echeggiando le carte della Procura, avevano annunciato centinaia di costituzioni. La Commissione Europea, i ministeri, gli operai del cantiere, i poliziotti di guardia non si presentano. Alla fine restano solo il governo, LTF, general contractor per la Torino Lyon, e il sindacato di polizia SAP, quello degli applausi agli assassini di Federico Aldrovandi.\r\nGli avvocati della difesa hanno presentato numerose questioni di carattere procedurale, compresa l'eccezione di costituzionalità dell'articolo 270 sexies, da cui la Procura di Torino desume la definizione di terrorismo.\r\nE' stata anche avanzata la richiesta di trasferimento a Torino dei quattro compagni.\r\nIl tribunale si è riservato di rispondere. La prossima udienza si terrà il 6 giugno.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 05 23 losco processo compressore","25 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/aula-bunker-color-200x110.jpg","Processo del compressore. Primo atto",1401049338,[388,389,390],"http://radioblackout.org/tag/aula-bunker/","http://radioblackout.org/tag/compressore/","http://radioblackout.org/tag/processo-no-tav/",[34,312,318],{"post_content":393},{"matched_tokens":394,"snippet":395,"value":396},[68],"fine restano solo il governo, \u003Cmark>LTF\u003C/mark>, general contractor per la Torino","L'aula bunker delle Vallette è un'appendice, reale e simbolica, del carcere. Qui si celebrarono i grandi processi alla mafia e alla lotta armata. E' rimasta chiusa per lunghi anni, finché non è stata riaperta per i No Tav. Qui va avanti a tappe forzate il processo ai resistenti della Maddalena nei giorni dello sgombero della libera Repubblica e del primo assedio alla zona occupata.\r\nGiovedì 22 maggio è stata il teatro perfetto per la prima udienza ai quattro attivisti No Tav accusati di aver compiuto un sabotaggio al cantiere di Chiomonte il 14 maggio dello scorso anno. In quell'occasione venne danneggiato un compressore, presto riparato e rivenduto. Questo danneggiamento per la Procura di Torino vale un'imputazione di attentato con finalità di terrorismo. Un'imputazione che ha sottratto alle loro vite, ai loro affetti, alle lotte Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, rinchiusi da oltre cinque mesi in regime di alta sorveglianza.\r\nSolo da una settimana erano state cancellate alcune misure particolarmente afflittive nei loro confronti, come il divieto di incontro tra loro, e il blocco delle visite per tutti tranne i familiari più stretti.\r\nEntro il 15 giugno verranno rese note le motivazioni della sentenza della Cassazione, che ha annullato quella del Riesame che aveva confermato l'impianto accusatorio della Procura di Torino.\r\nUna prima crepa nel teorema della premiata coppia Padalino/Rinaudo, che potrebbe, ma il condizionale resta d'obbligo, portare ad un alleggerimento della pressione disciplinare sui quattro No Tav.\r\nNell'udienza del 22 maggio in corte d'assise il giudice ha concesso che i prigionieri fossero messi insieme nella stessa gabbia, in una zona più vicina ai loro avvocati. 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Quattro attivisti verranno processati per l'azione di quella notte. L'accusa è quella di \"attentato con finalità di terrorismo\". La vendetta di Stato mette in scena una cerimonia in grande stile, scegliendo il primo anniversario di quella notte di lotta perché sia chiaro chi è il più forte.\r\nNon solo. I quattro compagni arrestati il 9 dicembre, dopo 40 giorni nel reparto di alta sorveglianza del carcere delle Vallette vengono trasferiti in altre carceri.\r\nMattia e Nicolò al carcere ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara in quello di Rebibbia a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto dure, più di quello che il regime cui sono sottoposti prevede. Chiara a Torino è rimasta per 40 giorni in isolamento, a Rebibbia può fare la socialità con le altre, ma è sempre in cella da sola. Mattia e Nicolò sono in rinchiusi con altri ma non possono comunicare tra di loro ed hanno dimezzate sia le due ore di socialità sia le due ore di aria.\r\nLa condizione più dura la deve vivere Claudio, in isolamento assoluto da quando è stato trasferito a Ferrara.\r\nLa sua situazione è trapelata il 10 dicembre dopo la visita di sua mamma e di suo fratello.\r\nA tutti, dopo un mese e mezzo di visite da parte di amici e compagni, è stato concesso di vedere solo i parenti stretti.\r\n\r\nE' chiara la volontà di annientare questi compagni, di cercare di spezzarne la resistenza.\r\n\r\nAltrettando chiaro, ed emerge anche dalle carte esibite dalla Procura, che questa esibizione di violenza a malapena mascherata da norme e dispositivi, mira a fiaccare la lotta dei No Tav. Mira a mettere in ginocchio un intero movimento.\r\nNella stessa direzione vanno i mega risarcimenti a Ltf, il general contractor dell'opera,\r\n\r\nAnarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati del collegio difensivo dei quattro No Tav, quando si è saputa la decisione di saltare l'udienza preliminare aprendo subito il dibattimento.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 02 07 eugenio losco processo terrorismo\r\n\r\n ","13 Febbraio 2014","2018-10-17 22:59:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/crema3-200x110.jpg","No Tav. Vendetta di Stato",1392318022,[413,62,414],"http://radioblackout.org/tag/9-dicembre/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[416,15,417],"9 dicembre","repressione",{"post_content":419},{"matched_tokens":420,"snippet":421,"value":422},[124],"vanno i mega risarcimenti a \u003Cmark>Ltf\u003C/mark>, il general contractor dell'opera,\r\n\r\nAnarres","14 maggio 2013. 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In guerra è normale che la popolazione venga oppressa e chi resiste venga trattato da terrorista.\r\nPer capirne di più anarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav accusati di terrorismo.\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 01 10 avv losco terrorismo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito un testo discusso e condiviso tra i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Torino.\r\n\r\nLunedì 13 gennaio il Riesame ha confermato gli arresti per i quattro anarchici arrestati il 9 dicembre con l'accusa di aver partecipato all'azione di sabotaggio del cantiere della Maddalena della notte tra il 12 e il 13 maggio dello scorso anno. Accolto interamente l'impianto accusatorio del Gip Giampieri e dei PM Rinaudo e Padalino, che, oltre all'imputazione di uso di armi da guerra, avevano formulato l'accusa di attentato per fini di terrorismo.\r\nGli articoli del codice sono il 280 e il 280 bis.\r\nL'articolo 280 contempla il reato di \"attentato per finalità terroristiche o di eversione\". 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Come si trasforma un'azione di sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexies, l'ultima incarnazione del famigerato 270, l'articolo che descrive i reati associativi di natura politica. Il 270 sexies fu frutto dell'onda emotiva seguita ai sanguinosi attentati di Londra e Madrid, delle bombe su treni e metropolitane che fecero centinaia di morti nelle due capitali europee, l'ennesimo episodio nella guerra di Al Quaeda agli infedeli. La Jihad del secondo millennio.\r\nDal 270 sexies i PM torinesi hanno desunto la definizione di terrorismo sulla quale hanno incardinato l'imputazione contro i quattro No Tav arrestati il 9 dicembre. Per questa norma \"sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto (…)\".\r\nNelle motivazioni della decisione del riesame di mantenere in carcere i quattro attivisti No Tav si legge: “È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale”.\r\nChiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nIl meccanismo che ha portato in galera i quattro No Tav potrebbe essere in ogni momento esteso a chiunque lotti contro le scelte del governo non condivise. In questo caso la lotta tocca una vasta parte della popolazione valsusina e di quanti negli anni ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nUn fatto gravissimo.\r\nNon è “soltanto” in gioco la libertà di quattro attivisti ma quella di tutti. Se il teorema che equipara le lotte al terrorismo dovesse passare, la possibilità di opporsi sarebbe negata in modo drastico.\r\nIn questi anni, di fronte alle manifestazioni più nette della criminalità del potere tanti hanno parlato di \"democrazia tradita\". Una illusione. Una illusione pericolosa, perché ha in se l'idea che questo sistema sia correggibile, che la violenza delle forze dell'ordine, la ferocia della macchina delle espulsioni, l'inumanità delle galere, la tortura nelle caserme, i pestaggi nei CIE e per le strade, le facce spaccate dai manganelli, le gole bruciate dai lacrimogeni, i lavoratori che muoiono di lavoro, i veleni che ammorbano la terra siano eccezioni, gravi, estese, durevoli ma eccezioni. La democrazia avrebbe in se gli anticorpi per eliminare i mali che la affliggono, per correggere la rotta, costruire partecipazione nella libertà.\r\nL'introduzione nell'ordinamento di norme come il 270 sexies e il suo utilizzo contro attivisti No Tav è lo specchio di una democrazia che lungi dall'essere tradita, tradisce la propria intima natura, (di)mostra che l'unica possibilità offerta al dissenso è la testimonianza ineffettuale.\r\nPezzo dopo pezzo sono state demolite le pur esigue garanzie offerte a chi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato. L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto di quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni di carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – di “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo di trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni di detenzione per banali episodi di contestazione e lotta.\r\nL'adozione di misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli di via, divieti e obblighi di dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a pezzi in processi che per l'impianto e per le modalità di svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti di difesa.\r\nNel processo in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un processo farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana di dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti di opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto di quattro attivisti No Tav con l'accusa di terrorismo non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato di terrorismo. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni di resistenza attiva e alle centinaia di No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre di più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della Val Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi di mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato di morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è terrorismo di Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In Val Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per terrorismo sia la condanna al pagamento di oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati di aver danneggiato gli affari di LTF, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto di Susa. Pagare cifre simili non è alla portata di tutti: si rischia di perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che di fronte a decenni di galera, alla perdita di quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno di mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà di nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata di lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il terrorismo di Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org","22 Gennaio 2014","2019-01-31 12:41:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/01/compressore-200x110.jpg","Terrorismo di Stato",1390417059,[439,62,440],"http://radioblackout.org/tag/arresti-no-tav/","http://radioblackout.org/tag/terrorismo/",[316,15,442],"terrorismo",{"post_content":444},{"matched_tokens":445,"snippet":446,"value":447},[68],"aver danneggiato gli affari di \u003Cmark>LTF\u003C/mark>, il general contractor dell’opera, per aver impedito","La Procura torinese ha attuato un ulteriore salto di qualità nella repressione degli attivisti No Tav.\r\nL'accusa di terrorismo per atti di mero sabotaggio non violento, la detenzione in regime di isolamento, il trattenimento e la censura della posta, e, da ultimo, il blocco dei colloqui con amici e parenti sono il segno di un irrigidimento disciplinare da tempi di guerra.\r\nD'altra parte, quando c'é il filo spinato, l'occupazione militare, i blindati, i lacrimogeni, i reduci dell'Afganistan, la guerra c'é già. 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Accolto interamente l'impianto accusatorio del Gip Giampieri e dei PM Rinaudo e Padalino, che, oltre all'imputazione di uso di armi da guerra, avevano formulato l'accusa di attentato per fini di terrorismo.\r\nGli articoli del codice sono il 280 e il 280 bis.\r\nL'articolo 280 contempla il reato di \"attentato per finalità terroristiche o di eversione\". Ed è così formulato: \"Chiunque per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico attenta alla vita od alla incolumità di una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.\"\r\nL'articolo 280 bis, \"Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi\" prevede che \"salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque anni\".\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Nonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\nCome si configura il terrorismo? Qual è la differenza tra un danneggiamento e l'attentato terrorista? Come si trasforma un'azione di sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexies, l'ultima incarnazione del famigerato 270, l'articolo che descrive i reati associativi di natura politica. Il 270 sexies fu frutto dell'onda emotiva seguita ai sanguinosi attentati di Londra e Madrid, delle bombe su treni e metropolitane che fecero centinaia di morti nelle due capitali europee, l'ennesimo episodio nella guerra di Al Quaeda agli infedeli. La Jihad del secondo millennio.\r\nDal 270 sexies i PM torinesi hanno desunto la definizione di terrorismo sulla quale hanno incardinato l'imputazione contro i quattro No Tav arrestati il 9 dicembre. Per questa norma \"sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto (…)\".\r\nNelle motivazioni della decisione del riesame di mantenere in carcere i quattro attivisti No Tav si legge: “È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale”.\r\nChiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nIl meccanismo che ha portato in galera i quattro No Tav potrebbe essere in ogni momento esteso a chiunque lotti contro le scelte del governo non condivise. In questo caso la lotta tocca una vasta parte della popolazione valsusina e di quanti negli anni ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nUn fatto gravissimo.\r\nNon è “soltanto” in gioco la libertà di quattro attivisti ma quella di tutti. Se il teorema che equipara le lotte al terrorismo dovesse passare, la possibilità di opporsi sarebbe negata in modo drastico.\r\nIn questi anni, di fronte alle manifestazioni più nette della criminalità del potere tanti hanno parlato di \"democrazia tradita\". Una illusione. Una illusione pericolosa, perché ha in se l'idea che questo sistema sia correggibile, che la violenza delle forze dell'ordine, la ferocia della macchina delle espulsioni, l'inumanità delle galere, la tortura nelle caserme, i pestaggi nei CIE e per le strade, le facce spaccate dai manganelli, le gole bruciate dai lacrimogeni, i lavoratori che muoiono di lavoro, i veleni che ammorbano la terra siano eccezioni, gravi, estese, durevoli ma eccezioni. La democrazia avrebbe in se gli anticorpi per eliminare i mali che la affliggono, per correggere la rotta, costruire partecipazione nella libertà.\r\nL'introduzione nell'ordinamento di norme come il 270 sexies e il suo utilizzo contro attivisti No Tav è lo specchio di una democrazia che lungi dall'essere tradita, tradisce la propria intima natura, (di)mostra che l'unica possibilità offerta al dissenso è la testimonianza ineffettuale.\r\nPezzo dopo pezzo sono state demolite le pur esigue garanzie offerte a chi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato. L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto di quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni di carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – di “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo di trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni di detenzione per banali episodi di contestazione e lotta.\r\nL'adozione di misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli di via, divieti e obblighi di dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a pezzi in processi che per l'impianto e per le modalità di svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti di difesa.\r\nNel processo in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un processo farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana di dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti di opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto di quattro attivisti No Tav con l'accusa di terrorismo non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato di terrorismo. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni di resistenza attiva e alle centinaia di No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre di più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della Val Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi di mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato di morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è terrorismo di Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In Val Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per terrorismo sia la condanna al pagamento di oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati di aver danneggiato gli affari di \u003Cmark>LTF\u003C/mark>, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto di Susa. Pagare cifre simili non è alla portata di tutti: si rischia di perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che di fronte a decenni di galera, alla perdita di quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno di mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà di nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata di lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il terrorismo di Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org",[449],{"field":93,"matched_tokens":450,"snippet":446,"value":447},[68],578730089005449300,{"best_field_score":453,"best_field_weight":252,"fields_matched":85,"num_tokens_dropped":49,"score":454,"tokens_matched":85,"typo_prefix_score":85},"1108074561536","578730089005449329",6637,{"collection_name":337,"first_q":21,"per_page":294,"q":21},["Reactive",458],{},["Set"],["ShallowReactive",461],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fvSxqG7tP78JtVUTDyRZ-XXdquBqyvcoxVDDqWv4H4XQ":-1},true,"/search?query=ltf"]