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Si legge una tendenza molto chiara e allo stesso tempo inquietante: si va verso la privatizzazione dei servizi con priorità data alla medicina di alta specializzazione intrisa da una visione ospedalocentrica della sanità.\r\n\r\nTramite i dati riportati nella Nadef si nota una previsione di spesa sanitaria addirittura decrescente dal 2020 al 2024, arrivando a una spesa inferiore rispetto al pre pandemia. In questo contesto bisogna sottolineare che il privato nella sanità copre il 50 % della spesa con alcune variazioni tra nord e sud Italia. Questa percentuale si spiega con il fatto che sin dalla legge che ha istituito il Sistema Sanitario Nazionale del 1978 vi era uno spazio per inserire il privato nel pubblico, attraverso il ricorso al privato convenzionato (nelle rsa, con i pediatri, nell’assistenza domiciliare). 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Oggi la riforma della sanità proposta da Letizia Moratti e da Attilio Fontana non è che un esempio di questo scenario. Secondo Angelo Barbato, medico del Forum per il Diritto alla Salute, infatti, questa riforma “spingerà anche la medicina del territorio verso il settore privato”. Inoltre, ciò che viene sottolineato dal comitato Dico32 che si è opposto a questa riforma è “la cancellazione di oltre 22mila posti letto nelle strutture pubbliche e l’aumento di circa 2500 in quelle private”, la legge Moratti andrà verso la privatizzazione della stessa medicina di base. Anche secondo Barbato la voce che nel Pnrr indica la promozione di Case di Comunità nasconde il tranello di consegnare la loro gestione e i loro dipendenti al privato, dato che la voce di spesa riguardante l’assunzione del personale è la grande assente del Pnrr. Le case della comunità diventeranno quindi molto appetitose per i grandi investitori e colossi finanziari, come ad esempio il gruppo San Donato di Milano che possiede ben 40 ospedali e migliaia posti letto.\r\n\r\nLa tendenza alla privatizzazione delle strutture, del personale, dei servizi avrà per forza di cose un’incidenza anche nel modo stesso in cui si sceglie di affrontare il percorso di cura. Con l’investimento sui privati si andranno a privilegiare degli approcci clinici orientati a terapie a posteriori e molto meno alla prevenzione, chiaramente molto più dispendiosa e limitata fonte di profitti. Mentre utilizzare cure o metodi ad alta specializzazione implicano il ricorso a pochi specialisti, per la maggior parte privati, alle terapie, dunque all’utilizzo di farmaci per la gioia delle tasche delle case farmaceutiche e a esami che necessitano di macchinari costosi e non particolarmente diffusi.\r\n\r\nLa riforma della sanità della Regione Lombardia nonostante i numerosissimi emendamenti e interventi in opposizione è stata approvata, anche in questo caso nell’assenza di un intervento dei sindaci, dei comitati e di tutti coloro che negli anni hanno riflettuto a un’idea di sanità e salute diversa da quella utile a fare profitto. Negli anni la visione ospedalocentrica, le enormi difficoltà amministrative di cui devono farsi carico le asl e i distretti territoriali, impantanati in questa contingenza ormai strutturale, ha implicato l’abbandono dei finanziamenti alla prevenzione, agli ambiti della salute come la salute mentale, lasciando spazio a liste d’attesa chilometriche e all’impossibilità di una presa in carico adeguata da parte di medici di base oberati da pazienti. Questa riforma si pone come naturale epilogo di questa tendenza mostrando ancora di più il volto violento di un sistema economico politico che, nonostante la pandemia, continua a dare priorità ai propri interessi piuttosto che alla tutela della salute collettiva.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/Video-edoardo-turi-pnrr-e-sanita-online-audio-converter.com_.mp3\"][/audio]","9 Dicembre 2021","2021-12-09 16:56:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/aaa_2468366_progetto_senza_titolo-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/aaa_2468366_progetto_senza_titolo-300x168.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/aaa_2468366_progetto_senza_titolo-300x168.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/aaa_2468366_progetto_senza_titolo-1024x572.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/aaa_2468366_progetto_senza_titolo-768x429.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/aaa_2468366_progetto_senza_titolo.png 1499w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","PNRR E SANITA’: VERSO UN’ESTREMA PRIVATIZZAZIONE",1639068997,[123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/pnrr/","http://radioblackout.org/tag/privatizzazione/","http://radioblackout.org/tag/riforma-sanitaria/",[127,128,129],"pnrr","privatizzazione","riforma sanitaria",{"post_content":131},{"matched_tokens":132,"snippet":133,"value":134},[71,72,73],"questa riforma “spingerà anche la \u003Cmark>medicina\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>territorio\u003C/mark> verso il settore privato”. 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Alle sue spalle, ben distanziati, i candidati del centrodestra Gilberto Pichetto, al 22,09% e del movimento cinque stelle, Davide Bono, al 21,45.\r\nChiamparino vince di slancio, andando oltre il 40% del suo partito alle europee.\r\nNel 2009 la candidata alla presidenza della Regione la democratica Mercedes Bresso, cedette al leghista Cota, per una manciata di voti presi dal Movimento cinque stelle per lo più in Val Susa. Cota è stato travolto dalle inchieste che hanno coinvolto tutta la sua maggioranza. La parentesi leghista viene archiviata con l'elezione di Chiamparino, che riallaccia i fili spezzati nel 2009.\r\nSergio Chiamparino, politico di professione con poche incursioni nella vita reale, eccezion fatta per il parcheggio di lusso alla Compagnia di San Paolo, al termine di una decennale avventura da sindaco di Torino, è l'uomo simbolo del sistema di potere del Partito Democratico.\r\nChiamparino è stato il demiurgo della Torino del lungo dopo Fiat, rimodellata come città dei servizi, delle infrastrutture e dei grandi eventi. Tra cemento tondino e luci del varietà è stata messa in atto una normalizzazione dello spazio urbano senza precedenti, consolidando, pezzo dopo pezzo gli snodi di potere che vincolano la materialità di un legame tra politica, affari, cultura, che ne hanno garantito la continuità.\r\nPolizia, vigili urbani, militari nelle periferie povere sono l'altra faccia della movida, dei locali ggiovani, degli spazi offerti ai \"creativi\", delle colate di cemento e degli sfratti.\r\nChiamparino proverà ad estendere il suo programma all'intera regione, immaginata come una sorta di piattaforma logistica, tra comunicazione, servizi e fabbrica delle illusioni.\r\nAlta velocità, città della salute e altri progetti faraonici assorbiranno le risorse necessarie invece per trasporti pubblici, medicina del territorio e di prevenzione, scuole e servizi.\r\nIl voto di domanica 25 gli ha spianato la strada all'interno delle istituzioni.\r\nFuori, nelle strade, nei quartieri e in Val Susa dovrà fare i conti con i movimenti di opposizione sociale. 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Ma quello della sanità italiana è un vaso di Pandora sempre aperto a spandere i propri mali.\r\n\r\nMali tutti evitabili, perché nel nostro paese la gente sta male e muore per mancanza di investimenti nella prevenzione, perché la “medicina del territorio” è solo una bella espressione su un pezzo di carta. In questi giorni i medici dei pronto soccorso di tutti gli ospedali di Torino hanno inviato una lettera al presidente della Regione Piemonte Cota, per sollecitare interventi di fronte ad una situazione ormai insostenibile. La carenza di posti letto, i pazienti, anche gravi, parcheggiati nei corridoi non sono l’eccezione ma la regola in una Regione dove si chiudono i piccoli ospedali, dove sempre più la salute è un lusso.\r\nNon va meglio al sud, dove la situazione è da sempre strutturalmente peggiore che nel settentrione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, medico oncologo, ricercatore all’Università di Catanzaro.\r\n\r\nAscolta l’intervista: [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-02-22-Ennio-Carbone-malasanità.mp3\"]\r\nScarica il file\r\n\r\nDi seguito alcuni dati sulle conseguenze delle vistose riduzioni di spesa attuate dai governi succedutisi negli ultimi anni.\r\nQuarantacinquemila posti letto tagliati in 10 anni, soprattutto nelle strutture pubbliche. Attese nei pronto soccorso anche di 12 ore. Carenza cronica di personale e difficoltà a essere trasferiti in un vero posto letto se si rende necessario il ricovero. E, più in generale, un incremento del ricorso alle strutture private accreditate in 12 regioni su 20. La riforma della sanità finora ha portato principalmente tagli di posti e piani di rientro, lasciando sulla carta la cosiddetta “medicina del territorio” che dovrebbe fungere da collegamento tra ospedale e cittadino, assicurando cure e assistenza per tutte le 24 ore soprattutto a chi soffre di patologie non acute.\r\n\r\nLa rete ospedaliera italiana è vicina al collasso in molte zone del Paese, soprattutto in grandi città come Roma, Napoli o Torino, dove la riduzione dei letti in corsia, la chiusura dei piccoli ospedali e la mancanza di strutture di riferimento sul territorio sta portando all’intasamento dei Pronto Soccorso, con il moltiplicarsi di situazioni limite come quelle del San Camillo o del il Policlinico Umberto I di Roma, finiti nelle cronache delle ultime settimane.\r\n45mila posti letto in meno: tanto è stato tagliato tra il 2000 e il 2009, il 15,1% del totale. Si è passati dal rapporto di 5,1 posti letto ogni mille abitanti di 12 anni fa al 4,2.\r\nUn dato che ci pone sotto la media europea, che è di 5,5 per mille. I tagli maggiori si sono avuti in Sardegna (-22,6%), Friuli Venezia Giulia (-21%), Puglia (-20,2%) e Lazio (-18,8%). Quelli più modesti invece in Campania e Abruzzo (che, come quasi tutto il Sud, partivano da una realtà ospedaliera già sottodimensionata rispetto al centro-nord), mentre le uniche regioni che hanno evitato i tagli sono Molise e Valle d’Aosta, che hanno visto addirittura un incremento di circa il 9% dei posti letto ospedalieri.\r\n\r\nTriplo dei tagli nel settore pubblico: a risentire maggiormente del calo di posti letto è stato il settore pubblico, dove in media, a livello nazionale, il ridimensionamento è stato del 17,2%, cioè più di tre volte di quanto tagliato nel privato, dove le riduzioni hanno riguardato solo il 5,3% dei letti delle case di cura private accreditate. Tuttavia, analizzando solo il dato del privato per singola regione si scopre che appena otto regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Calabria e Sardegna) hanno ridotto i posti letto nel privato, mentre tutte le altre realtà locali hanno incrementato il ricorso al privato accreditato con picchi di oltre il 50% in Liguria, Abruzzo, Molise, Basilicata. Numeri che hanno fatto spostare di ben due punti la bilancia del rapporto tra posti letto pubblici (dall’82,8% del 2000 al 80,8% del 2009) e posti letto nel privato accreditato (dal 17,2% del 2000 al 19,2% del 2009), a tutto vantaggio di quest’ultimo.","23 Febbraio 2012","Il recente caso dell’anziana gravemente malata abbandona in una barella ha fatto scandalo. Ma quello della sanità italiana è un vaso di Pandora sempre aperto a spandere i propri mali.\r\nMali tutti evitabili, perché nel nostro paese la gente sta male e muore per mancanza di investimenti nella prevenzione, perché la “medicina del territorio” è solo una bella espressione su un pezzo di carta. In questi giorni i medici dei pronto soccorso di tutti gli ospedali di Torino hanno inviato una lettera al presidente della Regione Piemonte Cota, per sollecitare interventi di fronte ad una situazione ormai insostenibile. La carenza di posti letto, i pazienti, anche gravi, parcheggiati nei corridoi non sono l’eccezione ma la regola in una Regione dove si chiudono i piccoli ospedali, dove sempre più la salute è un lusso.\r\nNon va meglio al sud, dove la situazione è da sempre strutturalmente peggiore che nel settentrione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, medico oncologo, ricercatore all’Università di Catanzaro.\r\n\r\nAscolta l’intervista: \r\n\r\nDi seguito alcuni dati sulle conseguenze delle vistose riduzioni di spesa attuate dai governi succedutisi negli ultimi anni.\r\nQuarantacinquemila posti letto tagliati in 10 anni, soprattutto nelle strutture pubbliche. Attese nei pronto soccorso anche di 12 ore. Carenza cronica di personale e difficoltà a essere trasferiti in un vero posto letto se si rende necessario il ricovero. E, più in generale, un incremento del ricorso alle strutture private accreditate in 12 regioni su 20. La riforma della sanità finora ha portato principalmente tagli di posti e piani di rientro, lasciando sulla carta la cosiddetta “medicina del territorio” che dovrebbe fungere da collegamento tra ospedale e cittadino, assicurando cure e assistenza per tutte le 24 ore soprattutto a chi soffre di patologie non acute.\r\n\r\nLa rete ospedaliera italiana è vicina al collasso in molte zone del Paese, soprattutto in grandi città come Roma, Napoli o Torino, dove la riduzione dei letti in corsia, la chiusura dei piccoli ospedali e la mancanza di strutture di riferimento sul territorio sta portando all’intasamento dei Pronto Soccorso, con il moltiplicarsi di situazioni limite come quelle del San Camillo o del il Policlinico Umberto I di Roma, finiti nelle cronache delle ultime settimane.\r\n45mila posti letto in meno: tanto è stato tagliato tra il 2000 e il 2009, il 15,1% del totale. Si è passati dal rapporto di 5,1 posti letto ogni mille abitanti di 12 anni fa al 4,2. \r\nUn dato che ci pone sotto la media europea, che è di 5,5 per mille. I tagli maggiori si sono avuti in Sardegna (-22,6%), Friuli Venezia Giulia (-21%), Puglia (-20,2%) e Lazio (-18,8%). Quelli più modesti invece in Campania e Abruzzo (che, come quasi tutto il Sud, partivano da una realtà ospedaliera già sottodimensionata rispetto al centro-nord), mentre le uniche regioni che hanno evitato i tagli sono Molise e Valle d’Aosta, che hanno visto addirittura un incremento di circa il 9% dei posti letto ospedalieri.\r\n\r\nTriplo dei tagli nel settore pubblico: a risentire maggiormente del calo di posti letto è stato il settore pubblico, dove in media, a livello nazionale, il ridimensionamento è stato del 17,2%, cioè più di tre volte di quanto tagliato nel privato, dove le riduzioni hanno riguardato solo il 5,3% dei letti delle case di cura private accreditate. 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Molti lavoratori e lavoratrici, che in primavera avevano accettato volentieri di spostarsi nei reparti covid, oggi non sono più disponibili a presentarsi volontari.\r\nSono trascorsi otto mesi dal primo dilagare dell’epidemia: in questi mesi non sono state prese le misure necessarie ad affrontare questa nuova ondata di infezioni. Nulla è stato fatto sul piano della prevenzione, del rafforzamento della medicina di territorio. Oggi ci sono le mascherine e ma stanno scarseggiando i guanti in lattice usati negli ospedali.\r\nNon ci sono state nuove assunzioni. I concorsi fatti nel settore pubblico hanno innescato un esodo di lavoratori-lavoratrici dal settore privato e, in particolare dalle RSA. Chi lavora in queste strutture guadagna di meno e rischia di più.\r\nA poco servono più respiratori se mancano i medici e altro personale specializzato.\r\nSinora non sono state sospese le visite e altri esami specialistici, ma in diversi ospedali i dirigenti hanno comunque sospeso gli interventi “rinviabili”. In compenso non sono stati riattivati gli Hub di cardiochirurgia e neurochirurgia, che in primavera avevano tamponato le chiusure dei reparti ospedalieri. Intanto le liste di attesa si prolungano. Va da se che per tanti malati aumentano i rischi di peggioramento di patologie non covid.\r\nL’assistenza domiciliare non è stata attivata, i medici di base non hanno ricevuto i protocolli necessari a curare i pazienti ai domiciliari. Difficile intervenire tempestivamente se chi lavora sul territorio non è messo in condizione di farlo. Una delle cause di morte per coronavirus è la formazione di microtrombi, la cui insorgenza potrebbe essere evitata se viene individuato per tempo il sintomo.\r\nA Milano il numero dei medici di base si è assottigliato: molti sono andati in pensione, molti sono morti e non sono mai stati sostituiti. In città molti non riescono più ad accogliere nuovi pazienti perché hanno oltrepassato il limite del 1500.\r\nLavoratori considerati idonei alla alla loro mansione, non possono essere trasferiti in reparti Covid, perché soffrono di patologie, che rendono impossibile l’uso delle protezioni per lungo tempo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Margherita, Rsu-Rsl al San Raffaele di Milano\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-10-margherita-san-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 10 margherita san raffaele","10 Novembre 2020","2020-11-10 14:46:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità.jpg 1125w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano. 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Strada spianata al Tav a alle rete 5G.\r\nE, per il futuro, \"semplificare l'applicazione del codice degli appalti ai progetti di natura infrastrutturale”.\r\n\r\n- La task force suggerisce di incentivare alcune università a \"specializzarsi nell'offrire lauree professionalizzanti\" in collaborazione e accordo con imprese, ordini professionali, associazioni imprenditoriali e sindacali, sotto la sorveglianza del Ministero dell'Università e Ricerca. 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Si urlava invasati ognuno dai suoi domiciliari: “Mai più come prima!”, il pool di manager ha detto a chiare lettere non solo che tutto sarà “come prima, più di prima!”, ma che sulla destinazione delle risorse non faranno prigionieri e se le spartiranno tra potenti lobbies che propongono bisogni per attribuirsi appalti: grandi opere e infrastrutture. Per un punto di vista dei Comitati di lotte contro infrastrutture, pipeline, privatizzazioni abbiamo sentito anche Augusto De Sanctis, che aggiunge alle altre nocività legate allo studio dei tecnocrati e alle loro proposte predatrici del territorio pure quelle dell'anticostituzionalità e dell'attenzione solo ai profitti di \"un capitalismo impazzito come una maionese uscita male che estremizza\", perché manca la contrapposizione della polis che non si mobilita contro un palese meccanismo collaudato che indica un itinerario, segna un percorso verso il turboliberismo applicato: il covidcapitalismo\r\n\r\nnocività e anticostituzionalità del Piano Colau\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020_06_11_DeSanctis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUtile al proposito anche il doppio intervento ospitato dalla testata on line \"La Bottega del Barbieri\"","9 Giugno 2020","2020-06-13 11:56:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/pov-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"195\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/pov-300x195.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/pov-300x195.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/pov.jpg 512w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Piano Colao. 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Strada spianata al Tav a alle rete 5G.\r\nE, per il futuro, \"semplificare l'applicazione \u003Cmark>del\u003C/mark> codice degli appalti ai progetti di natura infrastrutturale”.\r\n\r\n- La task force suggerisce di incentivare alcune università a \"specializzarsi nell'offrire lauree professionalizzanti\" in collaborazione e accordo con imprese, ordini professionali, associazioni imprenditoriali e sindacali, sotto la sorveglianza \u003Cmark>del\u003C/mark> Ministero dell'Università e Ricerca. Queste lauree avrebbero una gestione distinta e autonoma da quella dei tradizionali corsi di laurea.\r\nLe Università sarebbero al servizio delle esigenze delle imprese, che determinerebbero sia la definizione \u003Cmark>del\u003C/mark> curriculum di studio che la docenza.\r\n\r\n- Dulcis in fundo la proposta di aumentare la disponibilità di trattamenti psicoterapeutici con un investimento fino a cinque milioni di euro per sostenere le “famiglie” stressate dalla crisi, dalla mancanza di reddito, da fitto da pagare e dalle bollette scadute.\r\n\r\n- Nulla, o quasi, sulla sanità. Niente investimenti per una ricerca non orientata dalle farmaceutiche, niente nuove assunzioni, tanto meno la proposta di abolizione \u003Cmark>del\u003C/mark> numero chiuso nelle facoltà di \u003Cmark>medicina\u003C/mark>.\r\n\r\nAscolta la diretta con l’economista Francesco Fricche:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020-06-05-colao-fricche.mp3\"][/audio]\r\n\r\nUn piano che ha un grande pregio: se, come tutti hanno affermato, la drammatica esperienza della pandemia rappresenta un monito e uno stimolo a rimettere in discussione un modello economico e sociale che ha dimostrato di non garantire protezione ad alcuno, il piano Colao è la summa di tutto ciò che NON si dovrebbe fare. Si urlava invasati ognuno dai suoi domiciliari: “Mai più come prima!”, il pool di manager ha detto a chiare lettere non solo che tutto sarà “come prima, più di prima!”, ma che sulla destinazione delle risorse non faranno prigionieri e se le spartiranno tra potenti lobbies che propongono bisogni per attribuirsi appalti: grandi opere e infrastrutture. Per un punto di vista dei Comitati di lotte contro infrastrutture, pipeline, privatizzazioni abbiamo sentito anche Augusto De Sanctis, che aggiunge alle altre nocività legate allo studio dei tecnocrati e alle loro proposte predatrici \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>territorio\u003C/mark> pure quelle dell'anticostituzionalità e dell'attenzione solo ai profitti di \"un capitalismo impazzito come una maionese uscita male che estremizza\", perché manca la contrapposizione della polis che non si mobilita contro un palese meccanismo collaudato che indica un itinerario, segna un percorso verso il turboliberismo applicato: il covidcapitalismo\r\n\r\nnocività e anticostituzionalità \u003Cmark>del\u003C/mark> Piano Colau\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020_06_11_DeSanctis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUtile al proposito anche il doppio intervento ospitato dalla testata on line \"La Bottega \u003Cmark>del\u003C/mark> Barbieri\"",[261],{"field":98,"matched_tokens":262,"snippet":258,"value":259},[72,73],1733921019837546500,{"best_field_score":265,"best_field_weight":141,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":266,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":47},"2216192835584","1733921019837546609",6646,{"collection_name":58,"first_q":32,"per_page":39,"q":32},8,{"facet_counts":271,"found":320,"hits":321,"out_of":482,"page":19,"request_params":483,"search_cutoff":36,"search_time_ms":484},[272,298],{"counts":273,"field_name":295,"sampled":36,"stats":296},[274,277,279,281,283,285,287,289,291,293],{"count":275,"highlighted":276,"value":276},4,"Voci dall'antropocene",{"count":19,"highlighted":278,"value":278},"usa",{"count":19,"highlighted":280,"value":280},"ACAB",{"count":19,"highlighted":282,"value":282},"val susa",{"count":19,"highlighted":284,"value":284},"Yanomami",{"count":19,"highlighted":286,"value":286},"sud america",{"count":19,"highlighted":288,"value":288},"USI sanità",{"count":19,"highlighted":290,"value":290},"rivolte urbane",{"count":19,"highlighted":292,"value":292},"sportello mai più cpr",{"count":19,"highlighted":294,"value":294},"una canzone senza finale","podcastfilter",{"total_values":297},74,{"counts":299,"field_name":35,"sampled":36,"stats":318},[300,302,304,306,308,310,312,314,316],{"count":275,"highlighted":301,"value":301},"voci antropocene",{"count":19,"highlighted":303,"value":303},"dna",{"count":19,"highlighted":305,"value":305},"cpr",{"count":19,"highlighted":307,"value":307},"MANU",{"count":19,"highlighted":309,"value":309},"Juan",{"count":19,"highlighted":311,"value":311},"a.c.a.b",{"count":19,"highlighted":313,"value":313},"migranti",{"count":19,"highlighted":315,"value":315},"coronavirus",{"count":19,"highlighted":317,"value":317},"Tutto squat - Il giornale malandrino",{"total_values":319},9,11,[322,355,381,408,435,457],{"document":323,"highlight":340,"highlights":348,"text_match":263,"text_match_info":353},{"comment_count":47,"id":324,"is_sticky":47,"permalink":325,"podcastfilter":326,"post_author":50,"post_content":327,"post_date":328,"post_excerpt":53,"post_id":324,"post_modified":329,"post_thumbnail":330,"post_title":331,"post_type":332,"sort_by_date":333,"tag_links":334,"tags":339},"70002","http://radioblackout.org/podcast/a-c-a-b-riflessioni-con-manu-sullimperitura-indagine-sullazione-contro-la-scuola-di-polizia-del-2015/",[280],"In collegamento telefonico, Manu ci aggiorna rispetto al lento procedere delle indagini della procura di Brescia sull’azione contro la scuola di polizia del 2015, il cui ultimo atto è la richiesta di un ulteriore prelievo di DNA per lui e per Juan.\r\n\r\nEntriamo nei particolari di questa vicenda, per molti versi emblematica e perfettamente inserita nella cornice repressiva degli ultimi anni: dal susseguirsi di incidenti probatori sempre più tecnologici e costosi all'accanimento della Procura e i suoi giochi sporchi, dalla \"colpa d'autore\" al ruolo del Dipartimento Antimafia, dal 2015 trasformato in Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/manu.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito, un suo scritto (https://ilrovescio.info/2021/05/15/va-mia-be-nigot-non-va-bene-nulla/):\r\nVa mia be nigot\r\n(Non va bene nulla)\r\nRiflessioni sull’imperitura indagine della procura di Brescia sull’azione contro la scuola di polizia del 2015, cui ultimo atto è la richiesta di un ulteriore prelievo di DNA per me e per Juan\r\nCi risiamo. A distanza di oltre cinque anni e dopo un numero infinito di analisi, indagini, pedinamenti, intercettazioni, perizie ecc. che hanno portato a nulla, la procura di Brescia non molla e decide di spendere ancora energie alla ricerca di un capro espiatorio. Davanti a tale zelo, che ormai è semplicemente accanimento, viene da sorridere con tanta tristezza e rabbia: per qualsiasi persona dotata di un briciolo buon senso questo sperperare risorse ingenti a fronte della crisi economica, dell’epidemia globale, fra nuove e vecchie povertà e miserie generalizzate, è un evidente oltraggio, verso la popolazione bresciana e non solo. È infatti assurdo, per chiunque sia minimamente onesto, che tali cose vengano reputate più importanti da parte della “giustizia” rispetto all’inquinamento delle acque, alle morti negli ospedali e nelle rsa, alla distruzione della medicina di base, ai posti di lavoro persi, agli sfratti e alle persone senza casa che aumentano, ai mancati investimenti alle scuole del territorio, alle casse integrazioni e ai fantomatici bonus che non arrivano.\r\nSta peggiorando il tenore di vita. Nell’ultimo anno, cinque milioni di persone nel “bel paese” hanno avuto difficoltà a mettere in tavola un pasto decente, e il 60% teme di poter perdere il lavoro o il reddito nel prossimo periodo. I poveri diventano sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. Per garantire i profitti di pochi, anzi pochissimi, sulle spalle della miseria dei tanti, lo Stato deve usare sempre di più il bastone. Il nemico siamo noi! Avere a che fare con sanzioni, denunce, processi, ovvero con il braccio armato dello Stato e dei ricchi, è purtroppo sempre più la normalità. Faccio alcuni esempi: dal 2017, per chi ha la sventura di non avere quel poco di garanzie che rimangono con un contratto di lavoro e deve campare accettando lavoretti in nero (chi non si è mai trovato in questa situazione?!), a rischiare non è il padrone, che è passibile di multa (per chi ha un’azienda la cosa è gestibile, non certo un dramma) è soprattutto la lavoratrice o il lavoratore poiché “accetta” di lavorare a tali condizioni – come se avesse una scelta! Al di là delle multe è anche prevista la reclusione fino a due anni, e ad essere titolari di una misera indennità di disoccupazione, la reclusione rischia di aumentare fino a tre anni. La pandemia è stata un apripista per ulteriori giri di vite, con misure la cui unica utilità è addestrare il singolo all’obbedienza, non certo a proteggersi dal contagio di un virus – basti pensare al coprifuoco, vera e propria misura di guerra. Inoltre, a lottare per migliorare le proprie condizioni lavorative, o perché la gente non muoia più nel tentativo di attraversare una frontiera, addirittura a ribadire verità tragicamente reali come il fatto che in carcere si muore o che chi vende le armi alimenta la guerra, si rischia sempre più spesso di essere accusati di associazione a delinquere, favoreggiamento, istigazione, diffamazione… basti nominare l’azione repressiva contro i portuali di Genova per via delle loro lotte antimilitariste, ma non è purtroppo l’unica. D’altra parte, giusto per fare un esempio, se sei il proprietario della Caffaro o dell’Ilva ed hai ammazzato persone avvelenando le città per i tuoi profitti, non rischi nemmeno lontanamente di farti 12 anni di galera. Ma nemmeno un giorno. La tortura del carcere non si augura a nessuno ma è comunque singolare fare questa “constatazione”.\r\nL’epidemia di covid ha reso palese un progetto che mira a privarci di tutto ciò che ci rende umani, è la costruzione della società dell’isolamento. Mentre Stato e imprenditori impongono la necessità di produrre (noi) per farli guadagnare a rischio della (nostra) vita, il cosiddetto distanziamento sociale differenzia i rapporti familiari da quelli “evitabili”. Viene definito e decretato cosa loro intendano per vita: produrre e consumare, mentre le cose veramente importanti e belle come la libertà, l’imprevisto e la socialità vengono gettate nella clandestinità e bollate come malsane, sospettose, patogene.\r\nIl distanziamento sociale non viene pensato come temporaneo, ma viene dato per inevitabile un mondo di persone isolate, collegate fra loro unicamente dall’informatica. Quanto sarà malata una vita così? Alla base di questo futuro prossimo c’è l’inquinamento elettromagnetico, la distruzione degli habitat micro-biologici del pianeta (con la probabilità di future epidemie), lo sfruttamento aberrante del lavoro e la guerra fra stati per la spartizione del mondo così da accaparrarsi quei metalli rari necessari alle nuove tecnologie smart e green. Così vanno le cose in questo mondo. La farsa del recovery fund ne è un tragico esempio: una pioggia di investimenti su quei processi e opere (digitalizzazione, grandi infrastrutture) che rafforzano le condizioni di vita malsane che hanno aperto la strada all’epidemia globale e all’impossibilità di affrontarla. Sono queste le cose necessarie per chi ci governa.\r\nVedo anche che le procure non proseguono mai nelle inchieste per i fondi illeciti ai partiti, per i morti ammazzati in mare, per le tangenti o il genocidio di una generazione anziana a causa della malasanità. Chissà perché, mi domando. Va bene, è indubbio che per la “giustizia” prendersela seriamente con politici e potenti non è cosa facile, c’è rischio di stipendio e carriera a pestare i piedi ai propri capi. Meglio prendersela con i poveracci, è più sicuro! Ma c’è dell’altro. Forse lo Stato quello che una persona come me può ritenere giusto non lo capisce, come può non capire di cos’hanno bisogno gli sfruttati per vivere bene. O forse, banalmente, non gli interessa. “A pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca”, diceva Andreotti. Insomma, se non sono stupidi, significa che stanno prendendoci per il naso.\r\nE allora, cari signori, potete obbligarci a fare una vita difficile e pesante perché voi possiate arricchirvi sulle nostre spalle, godendovi il privilegio di poter fare ogni schifezza, ogni capriccio che vi passi per la testa. Potete prenderci in giro, lasciarci senza casa, senza un soldo, senza medico, potete accusare chi prova a ribellarsi, potete trovare o inventare “prove” per distruggere la vita di qualcuno e delle sue persone care. Potete, con accuse infamanti quali quella di terrorismo, vendicarvi come e quando volete, potete lasciare milioni di persone nella povertà, nella guerra, nell’ignoranza, raccontando bugie sempre più assurde e stravaganti. Come i re di un tempo, pensate che nessuno vi dirà mai nulla e che “il popolo è bue”, e così ci trattate. E agli sfruttati, immiseriti, spaventati e schiacciati, state cercando ancora una volta di far credere che i malvagi non sono i tiranni, gli affamatori e gli sgherri in divisa che li proteggono, ma le persone che vogliono rivoltarsi dinanzi a questo schifo. E che i nemici della povera gente siamo noi anarchici. Il problema reale per voi sono le idee e le azioni generose e risolute di persone che vogliono vivere libere e che vogliono farla finita con questo mondo di terrore e povertà, prima che per tutte le classi sociali non abbienti ci sia solo la galera.\r\nIo sono anche un anarchico, e sono orgoglioso di esserlo, ma sono soprattutto uno sfruttato nato in un ceto basso e figlio di operai, e sono stufo di essere preso in giro e di dover far finta di credere a tutte le vostre menzogne, tra l’altro raccontate molto male. E poi andiamo, non c’entro nulla, ma proprio nulla con voi. Non ho una carriera da costruire sulle spalle della povera gente, non ho una villa da comprare facendo il burocrate, tradimenti da attuare per far carriera, persone da incarcerare, piedi da calpestare, magagne da nascondere, balle da raccontare… insomma non ho, non ho mai avuto né vorrei avere una vita “avventurosa” come la vostra. E per fortuna, penso, guardando a cosa avviene nel mondo o nella nostra piccola città, che dite di essere il bene. Non oso nemmeno immaginare cosa accadrebbe se vi diceste malvagi ed egoisti!\r\nAnche io non sono un santo è vero, e a mio modo risulto ridicolo agli occhi delle persone – niente di grave. Insomma, se faccio qualcosa di male è un male relativo, cioè… non uccido persone per i miei tornaconti personali o per il mio portafogli, non inquino i fiumi e l’acqua corrente nei paesi, non chiudo ambulatori medici e non mi arricchisco sulle spalle degli altri. Né tanto meno butto fuori la gente da casa, non licenzio nessuno né prometto a famiglie intere che avranno dei bonus o la cassa integrazione per poi lasciarli senza nulla, non strangolo la gente con le tasse per fare la guerra, le indagini fuffa, ecc. Insomma, non ho il vostro generoso “altruismo”, chissà come fate a vivere senza rimorsi o sensi di colpa. Mah. Per quel che mi riguarda non parteciperò al vostro teatrino mediatico e tanto meno potrò mai ammettere che siete il bene, o che va tutto bene. Sarebbe come ammettere davanti all’inquisizione che la terra è piatta, o come affermare che Luigi XVI fosse bello, bravo e buono. Davanti ai poveri come me gli unici argomenti che avete sono la forza e la paura. E per questo motivo vi sentite insicuri nelle nefandezze e nei loschi affari, soprattutto in un periodo storico come questo in cui accade che le persone si sveglino e siano stufe di tirare la cinghia, di avere paura, di essere prese in giro. Insomma, rivoltarsi e dire basta contro questo mondo di tenebre è semplicemente giusto, per chi ha un cuore ogni atto di rivolta è giusto, davanti al male che perseguite.\r\nUn mondo nuovo è necessario. Un’azione può essere condivisibile o meno da parte della povera gente, ma è sempre etica di fronte alle ingiustizie, per chi ha un cuore che batte per un’umanità ed un mondo migliore. Con la speranza che la rivoluzione, come sempre e in ogni epoca, sia contagiosa. Dite che gli anarchici sono un pericolo: non penso proprio. Forse ci imprigionate e perseguitate perché temete che persone come noi possano essere di esempio per gli sfruttati, non comprendendo che da sempre è quando i poveri dicono basta e si ribellano che sono un esempio per noi, e che noi siamo da sempre parte e figli loro.\r\nHo quasi finito, volevo dire queste parole. Non sono capace di cose più profonde, né voglio dire altro: per chi come me, non ha soldi per domestici, vacanze ai tropici, sogni di carriere e stipendi elevati, la vita ruota attorno al lavoro, a tirare a fine giornata e ai propri cari. La vita, insomma, è dura e non ho il “buon tempo” come voi di costruire castelli in aria e far terrore alla povera gente. Fra le svariate imputazioni a mio carico manca naturalmente quella relativa all’unico crimine di cui come accusato mi sono effettivamente macchiato e di cui continuerò a macchiarmi, e che rivendico con orgoglio: quello di considerare la dignità un sentimento che non accetta intimidazioni di stampo mafioso. Un crimine semplice che non mi stancherò mai di commettere.\r\nManu","24 Giugno 2021","2021-06-24 11:53:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/moon-200x110.jpg","A.C.A.B. - Riflessioni con Manu sull’imperitura indagine sull’azione contro la scuola di polizia del 2015","podcast",1624535614,[335,336,337,338],"http://radioblackout.org/tag/a-c-a-b/","http://radioblackout.org/tag/dna/","http://radioblackout.org/tag/juan/","http://radioblackout.org/tag/manu/",[311,303,309,307],{"post_content":341,"post_title":345},{"matched_tokens":342,"snippet":343,"value":344},[72,73],"ai mancati investimenti alle scuole \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>territorio\u003C/mark>, alle casse integrazioni e ai","In collegamento telefonico, Manu ci aggiorna rispetto al lento procedere delle indagini della procura di Brescia sull’azione contro la scuola di polizia \u003Cmark>del\u003C/mark> 2015, il cui ultimo atto è la richiesta di un ulteriore prelievo di DNA per lui e per Juan.\r\n\r\nEntriamo nei particolari di questa vicenda, per molti versi emblematica e perfettamente inserita nella cornice repressiva degli ultimi anni: dal susseguirsi di incidenti probatori sempre più tecnologici e costosi all'accanimento della Procura e i suoi giochi sporchi, dalla \"colpa d'autore\" al ruolo \u003Cmark>del\u003C/mark> Dipartimento Antimafia, dal 2015 trasformato in Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/manu.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito, un suo scritto (https://ilrovescio.info/2021/05/15/va-mia-be-nigot-non-va-bene-nulla/):\r\nVa mia be nigot\r\n(Non va bene nulla)\r\nRiflessioni sull’imperitura indagine della procura di Brescia sull’azione contro la scuola di polizia \u003Cmark>del\u003C/mark> 2015, cui ultimo atto è la richiesta di un ulteriore prelievo di DNA per me e per Juan\r\nCi risiamo. 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La pandemia è stata un apripista per ulteriori giri di vite, con misure la cui unica utilità è addestrare il singolo all’obbedienza, non certo a proteggersi dal contagio di un virus – basti pensare al coprifuoco, vera e propria misura di guerra. Inoltre, a lottare per migliorare le proprie condizioni lavorative, o perché la gente non muoia più nel tentativo di attraversare una frontiera, addirittura a ribadire verità tragicamente reali come il fatto che in carcere si muore o che chi vende le armi alimenta la guerra, si rischia sempre più spesso di essere accusati di associazione a delinquere, favoreggiamento, istigazione, diffamazione… basti nominare l’azione repressiva contro i portuali di Genova per via delle loro lotte antimilitariste, ma non è purtroppo l’unica. D’altra parte, giusto per fare un esempio, se sei il proprietario della Caffaro o dell’Ilva ed hai ammazzato persone avvelenando le città per i tuoi profitti, non rischi nemmeno lontanamente di farti 12 anni di galera. 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Non ho una carriera da costruire sulle spalle della povera gente, non ho una villa da comprare facendo il burocrate, tradimenti da attuare per far carriera, persone da incarcerare, piedi da calpestare, magagne da nascondere, balle da raccontare… insomma non ho, non ho mai avuto né vorrei avere una vita “avventurosa” come la vostra. E per fortuna, penso, guardando a cosa avviene nel mondo o nella nostra piccola città, che dite di essere il bene. Non oso nemmeno immaginare cosa accadrebbe se vi diceste malvagi ed egoisti!\r\nAnche io non sono un santo è vero, e a mio modo risulto ridicolo agli occhi delle persone – niente di grave. Insomma, se faccio qualcosa di male è un male relativo, cioè… non uccido persone per i miei tornaconti personali o per il mio portafogli, non inquino i fiumi e l’acqua corrente nei paesi, non chiudo ambulatori medici e non mi arricchisco sulle spalle degli altri. Né tanto meno butto fuori la gente da casa, non licenzio nessuno né prometto a famiglie intere che avranno dei bonus o la cassa integrazione per poi lasciarli senza nulla, non strangolo la gente con le tasse per fare la guerra, le indagini fuffa, ecc. Insomma, non ho il vostro generoso “altruismo”, chissà come fate a vivere senza rimorsi o sensi di colpa. Mah. Per quel che mi riguarda non parteciperò al vostro teatrino mediatico e tanto meno potrò mai ammettere che siete il bene, o che va tutto bene. Sarebbe come ammettere davanti all’inquisizione che la terra è piatta, o come affermare che Luigi XVI fosse bello, bravo e buono. Davanti ai poveri come me gli unici argomenti che avete sono la forza e la paura. E per questo motivo vi sentite insicuri nelle nefandezze e nei loschi affari, soprattutto in un periodo storico come questo in cui accade che le persone si sveglino e siano stufe di tirare la cinghia, di avere paura, di essere prese in giro. Insomma, rivoltarsi e dire basta contro questo mondo di tenebre è semplicemente giusto, per chi ha un cuore ogni atto di rivolta è giusto, davanti al male che perseguite.\r\nUn mondo nuovo è necessario. Un’azione può essere condivisibile o meno da parte della povera gente, ma è sempre etica di fronte alle ingiustizie, per chi ha un cuore che batte per un’umanità ed un mondo migliore. Con la speranza che la rivoluzione, come sempre e in ogni epoca, sia contagiosa. Dite che gli anarchici sono un pericolo: non penso proprio. Forse ci imprigionate e perseguitate perché temete che persone come noi possano essere di esempio per gli sfruttati, non comprendendo che da sempre è quando i poveri dicono basta e si ribellano che sono un esempio per noi, e che noi siamo da sempre parte e figli loro.\r\nHo quasi finito, volevo dire queste parole. Non sono capace di cose più profonde, né voglio dire altro: per chi come me, non ha soldi per domestici, vacanze ai tropici, sogni di carriere e stipendi elevati, la vita ruota attorno al lavoro, a tirare a fine giornata e ai propri cari. La vita, insomma, è dura e non ho il “buon tempo” come voi di costruire castelli in aria e far terrore alla povera gente. Fra le svariate imputazioni a mio carico manca naturalmente quella relativa all’unico crimine di cui come accusato mi sono effettivamente macchiato e di cui continuerò a macchiarmi, e che rivendico con orgoglio: quello di considerare la dignità un sentimento che non accetta intimidazioni di stampo mafioso. 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Per farci raccontare quale sia la situazione in quell'ospedale e più in generale sul territorio piemontese, abbiamo raggiunto al telefono Nino Flesia, lavoratore presso quel presidio e delegato rsu-Cgil dell'Asl To3.\r\n\r\nQueste immagini evocano scenari ancora peggiori, accompagnati dalla presa di posizione dell'Ordine dei Medici che invoca un lockdown rigido sull'intero territorio nazionale per scongiurare il rischio di 10.000 morti da piangere nell'inverno infausto che ci attende. Da più parti si evoca il rischio di un'implosione di quell'equilibrio tenue che permette ancora oggi, a fatica, di curare l'enorme afflusso di compromessi della seconda ondata della pandemia.\r\n\r\nImmaginari distopici e paranoici, a lungo nutriti da una branca particolare della produzione culturale di massa, sembrano diventare possibilità concreta. Su questo background, negli ultimi anni si è venuto a creare uno spazio significativo nel dibattito pubblico d'oltralpe che ha preso il nome di \"collassologia\", ampio e contraddittorio serbatoio di discussione in cui rientrano potenzialmente tanto i deliri individualistici dei survivalisti, quanto le esperienze collettiviste dello zadismo, raccogliendo nel suo seno porzioni non indifferenti di ceto medio intellettuale. Punto comune di questa galassia di pensieri e pratiche, la convinzione che il nostro mondo, così com'è, sia destinato al collasso, con tutto ciò che questo implica in termini di uso di disponibilità di risorse e (ri)organizzazione della vita associata.\r\n\r\nIn Italia il dibattito sul tema è pressoché inesistente, se si eccettua la proposta coraggiosa del piccolo editore Asterios di Trieste. Con Fabrizio Li Vigni, dottore in sociologia all’EHESS di Parigi e postdottorando all’UPEM d iChamps-sur-Marne nonché autore del pamphlet \"Il collasso della società termo-industriale\", abbiamo sondato alcuni aspetti di questo dibattito a partire dall'evento rivelatore della pandemia Covid.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Voci_III_2020_09_11.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","2020-11-19 17:18:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/3_PUNTATA_COVER-200x110.jpg","L'ETÀ DEI COLLASSI (con F. 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Per\r\nviaggiare, per divertirsi, per incontrarsi bisogna essere in grado di dimostrare la propria\r\ninnocuità virale utilizzando un insieme di quadratini bianchi e neri leggibili da una macchina\r\ndotata di sensore fotografico e connessione internet, insieme che è stato chiamato Quick\r\nresponse code e soprannominato, per tendere a diventare veloci quanto la macchina, un QR\r\ncode. Questo sistema di smistamento e controllo mira ufficialmente a incoraggiare il maggior\r\nnumero possibile di persone a farsi vaccinare: al posto di una politica nazionale di vaccinazione\r\nobbligatoria, lo Stato ha scelto il ricatto attraverso la minaccia rivolta a ciascun individuo della\r\nprivazione del proprio diritto alla socialità e al movimento nello spazio pubblico. L'esito di questa\r\npolitica della minaccia sarà la cessazione dei rimborsi per i test, se non prescritti da un medico,\r\na partire dal mese di ottobre, di modo che solo le persone vaccinate o infettate da meno di sei\r\nmesi possano accedere a questi luoghi e servizi. Le persone non vaccinate dovranno pagare il\r\nprezzo di un test per ottenere una tregua di tre giorni, in caso contrario, come ai tempi dei\r\nlockdown, saranno escluse dai cosiddetti luoghi non essenziali. Anche se tutti gli altri potranno\r\ngoderne.\r\nInnanzitutto, contrariamente a quanto suggerisce il nome, il lasciapassare sanitario non è un\r\ndispositivo sanitario: esso priva i non vaccinati dell'accesso ad alcuni dei luoghi più spaziosi e\r\naperti, come dehors e musei, per costringere i loro momenti di convivialità all’angustia degli\r\nspazi domestici, benchè sia da tempo dimostrato che il covid-19 è stata una malattia che si è\r\ncontratta attraverso concentrazione di aerosol in ambienti piccoli e chiusi. Il lasciapassare\r\nsanitario è innanzitutto un dispositivo securitario, carcerario e strategico: è il nome della nostra\r\npiù grande sconfitta politica di questo inizio secolo. La sua attuazione avviene dopo\r\nl'introduzione del braccialetto elettronico come provvedimento giudiziario nel 1997 e l'emissione\r\ndei passaporti biometrici dal 2009. Sulla scia di questi due oggetti nuovi eppure ormai\r\nbanalizzati, nel senso che nessuno nel dibattito pubblico ne propone più l’abolizione, esso\r\ncontribuisce ad associare l'individuo ad un codice digitale; a legare la sua libertà di movimento a\r\nquanto registrato in questo codice; a slegare questa costrizione da un provvedimento\r\ngiudiziario, in modo che tutti siano trattati come criminali o potenziali pericoli - una bomba\r\nbatteriologica, attualmente. La grande perversità neoliberale del lasciapassare sanitario è che\r\nincoraggia ciascun cittadino a reclamare il proprio codice, con un atto volontario, molto spesso\r\nprendendo un appuntamento su internet, mentre nessuno ha mai chiesto di farsi mettere un\r\nbraccialetto alla caviglia. La grande violenza autoritaria del lasciapassare è quella di trasformare\r\nun buon milione di individui, bigliettai di cinema, camerieri di ristoranti, proprietari di bar,\r\nsorveglianti di musei, cassieri di piscine, organizzatori di feste di paese, in rilevatori di codici a\r\nbarre, in controllori di identità digitali - in uno straordinario contingente di polizia 2.0.\r\nUn anno fa, al termine del primo sequestro, l'istituzione di un tale sistema di smistamento,\r\ncontrollo e sorveglianza digitalmente assistito era una delle ipotesi di ciò che la stampa liberale\r\nchiamava la teoria del complotto del \"Grand Reset\", della Grande Reinizializzazione. Sei mesi\r\nfa, il Presidente della Repubblica e i suoi portavoce assicuravano con la mano sul cuore che\r\nnon avrebbero mai fatto ricorso a un dispositivo che avrebbe creato due categorie di cittadini:\r\nnon si divide la Repubblica, dicevano. Il complotto annunciato è avvenuto, mentre la promessa\r\ndel governo è stata tradita. Indovinate chi viene accusato dalla stampa liberale di un rapporto\r\nalterato con la realtà. \"In un mondo che è davvero capovolto, il vero è un momento del falso.\"\r\n2.\r\nQuest'estate ho letto Post-Histoire di Vilém Flusser, uscito due anni fa nell’indifferenza. Nessuno\r\naveva mai tradotto questo libricino pubblicato in portoghese nel 1983, ma si è scoperto di\r\nrecente che Flusser ne aveva scritta lui stesso una versione francese, quindi una piccola casa\r\neditrice si è incaricata di pubblicarlo. Vilém Flusser è un pensatore ceco esiliato in Brasile e poi\r\nin Francia, ha scritto in portoghese, tedesco, inglese e francese. Si dice di lui che sia un\r\nfenomenologo e un teorico dei media, senza comprendere appieno cosa lo abbia portato da un\r\ncampo all'altro. È perché in effetti non esistono due campi distinti - si potrebbe dire che Flusser\r\nè il fenomenologo di un mondo dove l'esperienza si è largamente ridotta ad essere una lettura\r\ndi interfacce, oppure, è la stessa cosa, che è l'ostinato commentatore, il continuatore e il critico\r\ndi un importante testo di Martin Heidegger: \"La questione della tecnica\".\r\nÈ in questo saggio che il filosofo tedesco ha proposto la sua celebre tesi dell’incorniciamento\r\ndel mondo tramite la tecnica moderna. Ciò che Heidegger postula è che dall’utensile alla\r\nmacchina, dalla tecnica artigianale alla tecnica motorizzata, c'è una rivoluzione ontologica: il\r\ncampo di cui si occupa un contadino che lo circonda di siepi non è lo stesso campo da cui un\r\nimprenditore agricolo estrae le risorse naturali; il fiume attraversato da un ponte non è lo stesso\r\nfiume del fiume da cui la cui centrale idroelettrica trae dell’elettricità. Dall'una all'altra ciò che\r\ncambia è che la tecnica moderna si interessa alla natura - aria, acqua, legno, terra, roccia - in\r\nquanto riserva di energia da estrarre e da immagazzinare - il vento scompare come fenomeno,\r\nil campo scompare come luogo, il fiume cessa di essere questo oggetto davanti a noi che\r\nattraversa il paesaggio, per rivelarsi ogni volta come \"fondo\", una massa interamente disponibile\r\nper il calcolo, l'estrazione e l'accumulo. La tecnica non è solo l'indice della ragione strumentale\r\ndell'uomo: essa è un certo modo di svelare il mondo, ottenuto da quella che Heidegger chiama\r\nun’interpellanza o una provocazione fatta alla natura perchè si riveli come fondo. Questo\r\ndisvelamento «accade nel fatto che l’energia nascosta nella natura viene messa allo scoperto, ciò\r\nche così è messo allo scoperto viene trasformato, il trasformato immagazzinato, e ciò che è\r\nimmagazzinato viene a sua volta ripartito e il ripartito diviene oggetto di nuove trasformazioni».\r\nHeidegger risponde quindi a un'obiezione immaginaria: la centrale idraulica che si alimenta dal\r\nReno impedisce che esso continui ad essere un fiume, lo stesso che cantava Hölderlin, e che si\r\npossa ancora ammirarlo? \"Può darsi, ma come? Solo come oggetto “impiegabile” per le\r\nescursioni organizzate da una società di viaggi, che vi ha messo su (bestellt) una industria delle\r\nvacanze\". Allora il testo è attraversato dall'ombra di un'intuizione subito respinta: e se con la\r\ntecnica moderna fosse l'uomo a rivelarsi come fondo, ossia come energia liberata, ottenuta,\r\ntrasformata, accumulata e oggetto di nuove trasformazioni? \"Il parlare comune di “materiale\r\numano” [e ancor più oggi di risorse umane], di “contingente di malati” di una clinica, lo fa\r\npensare\". Segue un sentiero contorto e tortuoso, di quelli che non portano da nessuna parte: la\r\nguardia forestale che crede di seguire l'esempio del nonno è infatti, suo malgrado, impiegato\r\ndall’industria del legno smaniosa di cellulosa; essa stessa è a sua volta provocata dalla\r\ndomanda di carta da parte dell'industria della stampa, per i giornali o le riviste illustrate; \"Questi\r\na loro volta dispongono il pubblico ad assorbire le cose stampate, in modo da divenire\r\nimpiegabile per la costruzione di una pubblica opinione costruita su commissione\". L’Essere\r\nresta misterioso, indeterminato, allorchè sembrerebbe portare un carico politico davanti al quale\r\nHeidegger indietreggia, e il percorso si biforca immediatamente: perché nella tecnica il mondo si\r\nrivela in un certo modo all'uomo, si disvela come un fondo, l'uomo resta il soggetto di questo\r\nritiro dall'oggetto, e quindi non è mai \"un fondo puro\".\r\nIl libro di Flusser cerca di riprendere il pensiero di Heidegger ai tempi della cibernetica. E di\r\ncapire come il dispositivo, che oggi prende il posto della macchina, sia proprio la tecnica che\r\ntrasforma l’umano in un fondo. Heidegger aveva intuito che la salute fosse il primo posto in cui\r\nsi sarebbe presentato questo rischio. Flusser conferma l'intuizione: \"la medicina è il grande\r\nscandalo del presente\". Questo perché non è mai stata una scienza dura: essa ha a che fare\r\ncon un soggetto, il malato, che non è materia inanimata disponibile a tutti i calcoli. Ma come\r\ntutte le scienze molli, come l'economia statistica o la politologia, essa è in preda al proprio\r\nindurimento tramite la quantificazione computerizzata. È quando il malato diventa un oggetto, e\r\nil contingente dei malati un fondo, che la vita cessa di essere pensabile e che si verifica una\r\nsvolta epocale.\r\nNell'era delle microschede, del lancio del Minitel e dei moduli da compilare in maiuscolo in\r\ncaselle quadrate, Flusser è come il primo spettatore dell'emergere di un mondo che sembra\r\nvedere meglio di noi, troppo accecati come siamo dala luce dei nostri schermi - egli profetizza la\r\ndigitalizzazione del mondo futuro come se fosse già avvenuta davanti ai suoi occhi. Il mondo\r\npreindustriale aveva inventato l’utensile, il mondo industriale ha inventato la macchina, il mondo\r\npostindustriale avrà inventato il dispositivo o l’aggeggio, cioè il programma. Ad ognuna di\r\nqueste tecniche la propria ontologia, la propria etica, la propria politica. L’utensiole era al centro\r\ndi un mondo contadino e artigiano dove la natura era un cosmo animato di cui prendersi cura,\r\ndove le persone erano un gregge da guidare, dove il tempo era fatto di cicli per i quali si\r\nattendeva pazientemente il ritorno, dove la vita era tracciata dal destino, dove l'azione valeva\r\nper la finalità che le si dava. La macchina aveva segnato l'ingresso in un mondo inanimato e\r\ncausale, il mondo esteso della materia e della produzione, del lavoro in catena di montaggio,\r\ndella libertà politica e della possibilità della rivoluzione. L'ontologia programmatica che il\r\ndispositivo inventa, come si può intuire nelle arti, nella scienza, nella politica, è l'ingresso in un\r\nmondo formale, molteplice e piatto nel quale causa e fine sono sospesi: esiste solo una\r\nsuperficie di virtualità troppo numerose per essere calcolabili, e che quindi si realizzano\r\nsecondo una necessità che non può che assumere l'aspetto del caso, come mostrato dal\r\ncollage dadaista, dalla teoria del big bang o dalla governance attraverso la statistica. “Una tale\r\nontologia programmatica ha generato l'invenzione di computer e strumenti intelligenti. Essa\r\nconduce alla trasformazione della società in un sistema cibernetico fatto di dispositivi e di\r\nfunzionari. Gli uomini sono programmati per funzionare come pezzi di un gioco simbolico. Sono\r\ncriptati e numerati. Diventano calcolabili in statistiche e cartoncini traforati. Sono programmati in\r\nmodo tale da accettare volontariamente la loro programmazione. Il funzionario è un uomo\r\nprogrammato non solo per funzionare, ma anche per accettare il proprio funzionamento.\r\nNaturalmente, una tale società postindustriale non ha ancora raggiunto il suo stadio di perfetta\r\nrealizzazione. Ma abbiamo già i suoi modelli: Eichmann come modello del funzionario, Kissinger\r\ncome modello di programmatore”.\r\nQuanto a pessimismo, Flusser non ha nulla da invidiare ai suoi contemporanei della teoria\r\ncritica post-marxista, Adorno, Debord o Cesarano. Il passo ulteriore di Flusser deriva dal fatto\r\nche egli non crede più nemmeno all'utilità della critica: si accontenta di descrivere e di giocare.\r\nIn questo è forse più vicino a Borges, alla sua invenzione di labirinti di cui si è persa la chiave, di\r\nsistemi le cui istruzioni per l'uso non sono ancora state inventate, di copie che hanno\r\nrimpiazzato i propri modelli. Flusser descrive la società cibernetica governata dai dispositivi\r\ncome l'avanzare del caso nel vuoto: un programmatore programma un dispositivo, poi un altro\r\ndispositivo per aiutarlo a programmare quel dispositivo e molto rapidamente i dispositivi iniziano\r\nautomaticamente a programmarne altri, si servono dell’umano come fondo che alimenta il\r\nfeedback di cui hanno bisogno per funzionare, ed ecco che nessuno ha più la presa. Una\r\nburocrazia comincia ad operare in isolamento, per alimentare i dispositivi e cibare le statistiche.\r\nNello stesso periodo, Duras aveva intuizioni molto simili: \"La robotica, la telematica,\r\nl’informatica, questi sono progressi che, ad ogni livello, si fanno una volta per tutte. Per effetto di\r\nciò che avrà fatto un solo uomo, tutti gli altri uomini saranno privati dal poter inventare».\r\nL'intellettuale critico non è mai altro che un funzionario come un altro, previsto dal programma:\r\negli è questo margine che si crede resistente al sistema ma viene da esso incluso suo\r\nmalgrado, perché produce un feedback più qualitativo che porta il sistema ad affinarsi, i\r\ndispositivi ad essere meno grossolani, meno leggibili, più sottili. \"Se per eresia si contesta il\r\nprogramma del dispositivo, subito cresce, all'interno del dispositivo, un ministero della\r\ncontestazione. In fin dei conti, è sempre il dispositivo che soddisfa i capricci di qualsiasi eresia\r\nattraverso l'uniforme che gli dispensa. Il totalitarismo della standardizzazione multiforme opera\r\nautomaticamente ovunque. Democrazia liberale.” Per Flusser, la società cibernetica è per\r\nessenza apolitica: la funzione ha sostituito l'azione, una serie di input e output individuali e\r\naccoppiati ha preso il posto delle persone, la politica è stata ridotta a un programma che\r\nmanipola l'opinione sondandola costantemente. L'unico atto politico che Flusser contempla\r\nancora - con l'ironia del catastrofista - è la diserzione. All’epoca non si parlava ancora di bug.\r\n3.\r\nDi fronte al movimento di protesta contro il lasciapassare sanitario, la stampa liberale e più in\r\ngenerale il campo progressista fingono di non capire l'oggetto della protesta. Dietro i no-pass si\r\nnasconderebbero solo dei no-vax un po’ fuori di testa. Il movimento sarebbe viziato dalla\r\ncospirazione, dalle fake news, da un odio per la scienza e da un conservatorismo proto-fascista.\r\nE’ che è molto facile non vedere che dietro la trama c'è il programma. Che dietro le derive e gli\r\neccessi, c'è una giusta intuizione. Cos'è questa intuizione? Che una tecnocrazia\r\ngovernamentale al servizio esclusivo della tecno-scienza-economia applichi un programma\r\ndigitale di controllo come fanno tutte le democrazie liberali, decennio dopo decennio, senza\r\ntregua; che tecnologia, polizia e profitto avanzino di pari passo, senza che alcun potere cambi il\r\ngioco, nè ambisca a farlo; che il lasciapassare sanitario segua la stessa logica della\r\ngeneralizzazione della videosorveglianza, dell'introduzione del passaporto biometrico e del\r\nbraccialetto elettronico, quella di una digitalizzazione dello spazio pubblico volta ad aumentare\r\nla sorveglianza delle persone e l'amministrazione della vita; che esso segni l’iscrizione a lungo\r\ntermine di tutte le misure eccezionali adottate nell'ultimo anno e mezzo, l'entrata dello stato di\r\nemergenza sanitaria nella legge.\r\nLa genialità di Heidegger è stata quella di dimostrare che tecnica e ontologia sono indiscernibili:\r\nche non c'è prima la scienza della natura che comincia a trasformare gli oggetti in superficie di\r\ncalcolo, poi la tecnica che sfrutta questi progressi scientifici applicandoli, infine un mondo che si\r\ntrova cambiato. No, c’è prima l’incorniciamento del mondo come nuovo modo di rapportarsi\r\nall'essere, e questo incorniciamento irriga la scienza e la tecnica nello stesso movimento.\r\nBisogna prima cominciare ad avere l’intuizione dello spazio esteso, della natura come risorsa\r\nillimitata, per avere l'idea di misurare delle quantità o di sfruttare delle superfici. La genialità di\r\nFlusser è stata quella di spingere questa intuizione fino alla nuova svolta ontologica del secolo\r\nscorso: fino all’incornciamento dell'umano. Entrambi dicono quanto gli anti-tecnologie si\r\nsbaglino tanto quanto i tecnofili più zelanti: non c'è tecnica da negare come un dominio di cui\r\npotremmo fare a meno, che potremmo respingere, e tutto sarebbe risolto. Qualsiasi critica alla\r\ntecnologia non può prescindere dal regime di razionalità che ha dato vita a queste tecnologie: è\r\nqui che nasce la difficoltà. L’incorniciamento dell’umano mediante quantificazione\r\ncomputerizzata è mostruoso, ma non è delirante: è anzi l'unico regime di razionalità che\r\nconosciamo, che abbiamo mai conosciuto, noi che siamo nati nel secolo scorso. Il processo\r\nsull'irrazionalismo condotto dai media contro i manifestanti è superficiale: si ferma a raccogliere\r\nle parole di pochi imbecilli per alimentare la propaganda liberale. Eppure è qui che il terreno ci\r\nscivola sotto i piedi: quando diciamo che la strumentalizzazione della tecnologia a fini politici ci\r\nspaventa, diciamo una verità che è anche un impensabile. Non sapremmo dire cosa\r\nesisterebbe al posto di questa tecnologia, né cosa ne potremmo pensare se non esistessimo in\r\nquesta ontologia programmatica. Questo impensabile è vertiginoso quanto questo pensiero\r\ndell'esistenza di programmi automatizzati - un altro impensabile che mette a rischio il pensiero e\r\nche inevitabilmente conduce alcuni a cercare chi c'è dietro i programmi. In questa vertigine, in\r\nquesta mancanza della ragione, il movimento sarà sempre colto in difetto: è così che il\r\nprogramma, che è pura razionalità, si difenderà a tutti i costi. È così che il sistema\r\ncontrattaccherà, attraverso i suoi funzionari più zelanti, i verificatori di fatti per i quali la verità è\r\nuna somma di verità verificabili presso i ministeri che rilasciano le informazioni vere.\r\nIl Grand Reset non è, però, una fantasia o un complotto: è il nome di una proposta di\r\naggiornamento del programma emanata dal Forum Economico Mondiale, uno dei più importanti\r\npoli di programmazione planetaria al mondo, con il pretesto della pandemia e della crisi politica,\r\neconomica e sociale che ne è seguita. L'andamento del programma non è lineare: procede\r\ntramite crisi e balzi. La crisi del covid è un'incredibile opportunità per la tecnocrazia liberale di\r\naccelerare il programma - aggiornarlo. Ma è anche un'incredibile occasione, per noi, di portarlo\r\nalla luce. Quando la folla sfila per dire che è necessario rallentare l'accelerazione dell’attuazione\r\ndel programma, bisogna essere molto testardi per pensare che non sia qui che ciò si gioca,\r\nmolto faziosi per sentire solo le falsità. Perché una verità mai detta, difficilmente dicibile, eppure\r\nin agguato nell'ombra di ogni corpo, di ogni cervello ancora un po' umano, trova finalmente\r\nmodo di esprimersi. I Gilet Gialli erano stati l'occasione, rischiosa, come ogni occasione, di\r\nvedere la politica diventare affare di tutti, lontano da partiti, sindacati, avanguardie del\r\nproletariato, l'occasione data a ciascuno che non ci si ritrovasse, che non ci si ritrovasse più, di\r\nsperimentare l'occupazione e la difesa di un territorio, non fosse altro che una rotonda, una\r\nstrada borghese dietro una barricata, un parcheggio di un supermercato. Non dobbiamo\r\nperdere questa nuova occasione, quella di giletjaunizzare il movimento no-pass, e di fare\r\ndell'opposizione alla digitalizzazione del controllo della vita la possibilità di un bug, per quanto\r\npiccolo, nel programma.","28 Settembre 2021","2021-09-28 23:15:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/a7e3d41101cd03b6c689ea853221b36d-1-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 27/09/21 - L'immunità, l'eccezione, la morte",1632864006,[],[],{"post_content":397},{"matched_tokens":398,"snippet":399,"value":400},[71,72],"rischio. Flusser conferma l'intuizione: \"la \u003Cmark>medicina\u003C/mark> è il grande\r\nscandalo \u003Cmark>del\u003C/mark> presente\". Questo perché non è","A Macerie su Macerie la traduzione e la lettura di un articolo francese di Olivier Cheval sul pass sanitario.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/maceriecompleto27sett.mp3\"][/audio]\r\n\r\nL’immunità, l’eccezione, la morte\r\nPensare ciò che ci accade con Vilém Flusser\r\ndi Olivier Cheval\r\n\r\n1.\r\nUn lasciapassare sanitario digitale è dunque ormai richiesto all'ingresso di bar e ristoranti,\r\ncinema e teatri, musei e palazzetti dello sport, discoteche e centri commerciali, TGV e aerei. Per\r\nviaggiare, per divertirsi, per incontrarsi bisogna essere in grado di dimostrare la propria\r\ninnocuità virale utilizzando un insieme di quadratini bianchi e neri leggibili da una macchina\r\ndotata di sensore fotografico e connessione internet, insieme che è stato chiamato Quick\r\nresponse code e soprannominato, per tendere a diventare veloci quanto la macchina, un QR\r\ncode. Questo sistema di smistamento e controllo mira ufficialmente a incoraggiare il maggior\r\nnumero possibile di persone a farsi vaccinare: al posto di una politica nazionale di vaccinazione\r\nobbligatoria, lo Stato ha scelto il ricatto attraverso la minaccia rivolta a ciascun individuo della\r\nprivazione \u003Cmark>del\u003C/mark> proprio diritto alla socialità e al movimento nello spazio pubblico. L'esito di questa\r\npolitica della minaccia sarà la cessazione dei rimborsi per i test, se non prescritti da un medico,\r\na partire dal mese di ottobre, di modo che solo le persone vaccinate o infettate da meno di sei\r\nmesi possano accedere a questi luoghi e servizi. Le persone non vaccinate dovranno pagare il\r\nprezzo di un test per ottenere una tregua di tre giorni, in caso contrario, come ai tempi dei\r\nlockdown, saranno escluse dai cosiddetti luoghi non essenziali. Anche se tutti gli altri potranno\r\ngoderne.\r\nInnanzitutto, contrariamente a quanto suggerisce il nome, il lasciapassare sanitario non è un\r\ndispositivo sanitario: esso priva i non vaccinati dell'accesso ad alcuni dei luoghi più spaziosi e\r\naperti, come dehors e musei, per costringere i loro momenti di convivialità all’angustia degli\r\nspazi domestici, benchè sia da tempo dimostrato che il covid-19 è stata una malattia che si è\r\ncontratta attraverso concentrazione di aerosol in ambienti piccoli e chiusi. Il lasciapassare\r\nsanitario è innanzitutto un dispositivo securitario, carcerario e strategico: è il nome della nostra\r\npiù grande sconfitta politica di questo inizio secolo. La sua attuazione avviene dopo\r\nl'introduzione \u003Cmark>del\u003C/mark> braccialetto elettronico come provvedimento giudiziario nel 1997 e l'emissione\r\ndei passaporti biometrici dal 2009. Sulla scia di questi due oggetti nuovi eppure ormai\r\nbanalizzati, nel senso che nessuno nel dibattito pubblico ne propone più l’abolizione, esso\r\ncontribuisce ad associare l'individuo ad un codice digitale; a legare la sua libertà di movimento a\r\nquanto registrato in questo codice; a slegare questa costrizione da un provvedimento\r\ngiudiziario, in modo che tutti siano trattati come criminali o potenziali pericoli - una bomba\r\nbatteriologica, attualmente. La grande perversità neoliberale \u003Cmark>del\u003C/mark> lasciapassare sanitario è che\r\nincoraggia ciascun cittadino a reclamare il proprio codice, con un atto volontario, molto spesso\r\nprendendo un appuntamento su internet, mentre nessuno ha mai chiesto di farsi mettere un\r\nbraccialetto alla caviglia. La grande violenza autoritaria \u003Cmark>del\u003C/mark> lasciapassare è quella di trasformare\r\nun buon milione di individui, bigliettai di cinema, camerieri di ristoranti, proprietari di bar,\r\nsorveglianti di musei, cassieri di piscine, organizzatori di feste di paese, in rilevatori di codici a\r\nbarre, in controllori di identità digitali - in uno straordinario contingente di polizia 2.0.\r\nUn anno fa, al termine \u003Cmark>del\u003C/mark> primo sequestro, l'istituzione di un tale sistema di smistamento,\r\ncontrollo e sorveglianza digitalmente assistito era una delle ipotesi di ciò che la stampa liberale\r\nchiamava la teoria \u003Cmark>del\u003C/mark> complotto \u003Cmark>del\u003C/mark> \"Grand Reset\", della Grande Reinizializzazione. Sei mesi\r\nfa, il Presidente della Repubblica e i suoi portavoce assicuravano con la mano sul cuore che\r\nnon avrebbero mai fatto ricorso a un dispositivo che avrebbe creato due categorie di cittadini:\r\nnon si divide la Repubblica, dicevano. Il complotto annunciato è avvenuto, mentre la promessa\r\n\u003Cmark>del\u003C/mark> governo è stata tradita. Indovinate chi viene accusato dalla stampa liberale di un rapporto\r\nalterato con la realtà. \"In un mondo che è davvero capovolto, il vero è un momento \u003Cmark>del\u003C/mark> falso.\"\r\n2.\r\nQuest'estate ho letto Post-Histoire di Vilém Flusser, uscito due anni fa nell’indifferenza. Nessuno\r\naveva mai tradotto questo libricino pubblicato in portoghese nel 1983, ma si è scoperto di\r\nrecente che Flusser ne aveva scritta lui stesso una versione francese, quindi una piccola casa\r\neditrice si è incaricata di pubblicarlo. Vilém Flusser è un pensatore ceco esiliato in Brasile e poi\r\nin Francia, ha scritto in portoghese, tedesco, inglese e francese. Si dice di lui che sia un\r\nfenomenologo e un teorico dei media, senza comprendere appieno cosa lo abbia portato da un\r\ncampo all'altro. È perché in effetti non esistono due campi distinti - si potrebbe dire che Flusser\r\nè il fenomenologo di un mondo dove l'esperienza si è largamente ridotta ad essere una lettura\r\ndi interfacce, oppure, è la stessa cosa, che è l'ostinato commentatore, il continuatore e il critico\r\ndi un importante testo di Martin Heidegger: \"La questione della tecnica\".\r\nÈ in questo saggio che il filosofo tedesco ha proposto la sua celebre tesi dell’incorniciamento\r\n\u003Cmark>del\u003C/mark> mondo tramite la tecnica moderna. Ciò che Heidegger postula è che dall’utensile alla\r\nmacchina, dalla tecnica artigianale alla tecnica motorizzata, c'è una rivoluzione ontologica: il\r\ncampo di cui si occupa un contadino che lo circonda di siepi non è lo stesso campo da cui un\r\nimprenditore agricolo estrae le risorse naturali; il fiume attraversato da un ponte non è lo stesso\r\nfiume \u003Cmark>del\u003C/mark> fiume da cui la cui centrale idroelettrica trae dell’elettricità. Dall'una all'altra ciò che\r\ncambia è che la tecnica moderna si interessa alla natura - aria, acqua, legno, terra, roccia - in\r\nquanto riserva di energia da estrarre e da immagazzinare - il vento scompare come fenomeno,\r\nil campo scompare come luogo, il fiume cessa di essere questo oggetto davanti a noi che\r\nattraversa il paesaggio, per rivelarsi ogni volta come \"fondo\", una massa interamente disponibile\r\nper il calcolo, l'estrazione e l'accumulo. La tecnica non è solo l'indice della ragione strumentale\r\ndell'uomo: essa è un certo modo di svelare il mondo, ottenuto da quella che Heidegger chiama\r\nun’interpellanza o una provocazione fatta alla natura perchè si riveli come fondo. Questo\r\ndisvelamento «accade nel fatto che l’energia nascosta nella natura viene messa allo scoperto, ciò\r\nche così è messo allo scoperto viene trasformato, il trasformato immagazzinato, e ciò che è\r\nimmagazzinato viene a sua volta ripartito e il ripartito diviene oggetto di nuove trasformazioni».\r\nHeidegger risponde quindi a un'obiezione immaginaria: la centrale idraulica che si alimenta dal\r\nReno impedisce che esso continui ad essere un fiume, lo stesso che cantava Hölderlin, e che si\r\npossa ancora ammirarlo? \"Può darsi, ma come? Solo come oggetto “impiegabile” per le\r\nescursioni organizzate da una società di viaggi, che vi ha messo su (bestellt) una industria delle\r\nvacanze\". Allora il testo è attraversato dall'ombra di un'intuizione subito respinta: e se con la\r\ntecnica moderna fosse l'uomo a rivelarsi come fondo, ossia come energia liberata, ottenuta,\r\ntrasformata, accumulata e oggetto di nuove trasformazioni? \"Il parlare comune di “materiale\r\numano” [e ancor più oggi di risorse umane], di “contingente di malati” di una clinica, lo fa\r\npensare\". Segue un sentiero contorto e tortuoso, di quelli che non portano da nessuna parte: la\r\nguardia forestale che crede di seguire l'esempio \u003Cmark>del\u003C/mark> nonno è infatti, suo malgrado, impiegato\r\ndall’industria \u003Cmark>del\u003C/mark> legno smaniosa di cellulosa; essa stessa è a sua volta provocata dalla\r\ndomanda di carta da parte dell'industria della stampa, per i giornali o le riviste illustrate; \"Questi\r\na loro volta dispongono il pubblico ad assorbire le cose stampate, in modo da divenire\r\nimpiegabile per la costruzione di una pubblica opinione costruita su commissione\". L’Essere\r\nresta misterioso, indeterminato, allorchè sembrerebbe portare un carico politico davanti al quale\r\nHeidegger indietreggia, e il percorso si biforca immediatamente: perché nella tecnica il mondo si\r\nrivela in un certo modo all'uomo, si disvela come un fondo, l'uomo resta il soggetto di questo\r\nritiro dall'oggetto, e quindi non è mai \"un fondo puro\".\r\nIl libro di Flusser cerca di riprendere il pensiero di Heidegger ai tempi della cibernetica. E di\r\ncapire come il dispositivo, che oggi prende il posto della macchina, sia proprio la tecnica che\r\ntrasforma l’umano in un fondo. Heidegger aveva intuito che la salute fosse il primo posto in cui\r\nsi sarebbe presentato questo rischio. Flusser conferma l'intuizione: \"la \u003Cmark>medicina\u003C/mark> è il grande\r\nscandalo \u003Cmark>del\u003C/mark> presente\". Questo perché non è mai stata una scienza dura: essa ha a che fare\r\ncon un soggetto, il malato, che non è materia inanimata disponibile a tutti i calcoli. Ma come\r\ntutte le scienze molli, come l'economia statistica o la politologia, essa è in preda al proprio\r\nindurimento tramite la quantificazione computerizzata. È quando il malato diventa un oggetto, e\r\nil contingente dei malati un fondo, che la vita cessa di essere pensabile e che si verifica una\r\nsvolta epocale.\r\nNell'era delle microschede, \u003Cmark>del\u003C/mark> lancio \u003Cmark>del\u003C/mark> Minitel e dei moduli da compilare in maiuscolo in\r\ncaselle quadrate, Flusser è come il primo spettatore dell'emergere di un mondo che sembra\r\nvedere meglio di noi, troppo accecati come siamo dala luce dei nostri schermi - egli profetizza la\r\ndigitalizzazione \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo futuro come se fosse già avvenuta davanti ai suoi occhi. Il mondo\r\npreindustriale aveva inventato l’utensile, il mondo industriale ha inventato la macchina, il mondo\r\npostindustriale avrà inventato il dispositivo o l’aggeggio, cioè il programma. Ad ognuna di\r\nqueste tecniche la propria ontologia, la propria etica, la propria politica. L’utensiole era al centro\r\ndi un mondo contadino e artigiano dove la natura era un cosmo animato di cui prendersi cura,\r\ndove le persone erano un gregge da guidare, dove il tempo era fatto di cicli per i quali si\r\nattendeva pazientemente il ritorno, dove la vita era tracciata dal destino, dove l'azione valeva\r\nper la finalità che le si dava. La macchina aveva segnato l'ingresso in un mondo inanimato e\r\ncausale, il mondo esteso della materia e della produzione, \u003Cmark>del\u003C/mark> lavoro in catena di montaggio,\r\ndella libertà politica e della possibilità della rivoluzione. L'ontologia programmatica che il\r\ndispositivo inventa, come si può intuire nelle arti, nella scienza, nella politica, è l'ingresso in un\r\nmondo formale, molteplice e piatto nel quale causa e fine sono sospesi: esiste solo una\r\nsuperficie di virtualità troppo numerose per essere calcolabili, e che quindi si realizzano\r\nsecondo una necessità che non può che assumere l'aspetto \u003Cmark>del\u003C/mark> caso, come mostrato dal\r\ncollage dadaista, dalla teoria \u003Cmark>del\u003C/mark> big bang o dalla governance attraverso la statistica. “Una tale\r\nontologia programmatica ha generato l'invenzione di computer e strumenti intelligenti. Essa\r\nconduce alla trasformazione della società in un sistema cibernetico fatto di dispositivi e di\r\nfunzionari. Gli uomini sono programmati per funzionare come pezzi di un gioco simbolico. Sono\r\ncriptati e numerati. Diventano calcolabili in statistiche e cartoncini traforati. Sono programmati in\r\nmodo tale da accettare volontariamente la loro programmazione. Il funzionario è un uomo\r\nprogrammato non solo per funzionare, ma anche per accettare il proprio funzionamento.\r\nNaturalmente, una tale società postindustriale non ha ancora raggiunto il suo stadio di perfetta\r\nrealizzazione. Ma abbiamo già i suoi modelli: Eichmann come modello \u003Cmark>del\u003C/mark> funzionario, Kissinger\r\ncome modello di programmatore”.\r\nQuanto a pessimismo, Flusser non ha nulla da invidiare ai suoi contemporanei della teoria\r\ncritica post-marxista, Adorno, Debord o Cesarano. Il passo ulteriore di Flusser deriva dal fatto\r\nche egli non crede più nemmeno all'utilità della critica: si accontenta di descrivere e di giocare.\r\nIn questo è forse più vicino a Borges, alla sua invenzione di labirinti di cui si è persa la chiave, di\r\nsistemi le cui istruzioni per l'uso non sono ancora state inventate, di copie che hanno\r\nrimpiazzato i propri modelli. Flusser descrive la società cibernetica governata dai dispositivi\r\ncome l'avanzare \u003Cmark>del\u003C/mark> caso nel vuoto: un programmatore programma un dispositivo, poi un altro\r\ndispositivo per aiutarlo a programmare quel dispositivo e molto rapidamente i dispositivi iniziano\r\nautomaticamente a programmarne altri, si servono dell’umano come fondo che alimenta il\r\nfeedback di cui hanno bisogno per funzionare, ed ecco che nessuno ha più la presa. Una\r\nburocrazia comincia ad operare in isolamento, per alimentare i dispositivi e cibare le statistiche.\r\nNello stesso periodo, Duras aveva intuizioni molto simili: \"La robotica, la telematica,\r\nl’informatica, questi sono progressi che, ad ogni livello, si fanno una volta per tutte. Per effetto di\r\nciò che avrà fatto un solo uomo, tutti gli altri uomini saranno privati dal poter inventare».\r\nL'intellettuale critico non è mai altro che un funzionario come un altro, previsto dal programma:\r\negli è questo margine che si crede resistente al sistema ma viene da esso incluso suo\r\nmalgrado, perché produce un feedback più qualitativo che porta il sistema ad affinarsi, i\r\ndispositivi ad essere meno grossolani, meno leggibili, più sottili. \"Se per eresia si contesta il\r\nprogramma \u003Cmark>del\u003C/mark> dispositivo, subito cresce, all'interno \u003Cmark>del\u003C/mark> dispositivo, un ministero della\r\ncontestazione. In fin dei conti, è sempre il dispositivo che soddisfa i capricci di qualsiasi eresia\r\nattraverso l'uniforme che gli dispensa. Il totalitarismo della standardizzazione multiforme opera\r\nautomaticamente ovunque. Democrazia liberale.” Per Flusser, la società cibernetica è per\r\nessenza apolitica: la funzione ha sostituito l'azione, una serie di input e output individuali e\r\naccoppiati ha preso il posto delle persone, la politica è stata ridotta a un programma che\r\nmanipola l'opinione sondandola costantemente. L'unico atto politico che Flusser contempla\r\nancora - con l'ironia \u003Cmark>del\u003C/mark> catastrofista - è la diserzione. All’epoca non si parlava ancora di bug.\r\n3.\r\nDi fronte al movimento di protesta contro il lasciapassare sanitario, la stampa liberale e più in\r\ngenerale il campo progressista fingono di non capire l'oggetto della protesta. Dietro i no-pass si\r\nnasconderebbero solo dei no-vax un po’ fuori di testa. Il movimento sarebbe viziato dalla\r\ncospirazione, dalle fake news, da un odio per la scienza e da un conservatorismo proto-fascista.\r\nE’ che è molto facile non vedere che dietro la trama c'è il programma. Che dietro le derive e gli\r\neccessi, c'è una giusta intuizione. Cos'è questa intuizione? Che una tecnocrazia\r\ngovernamentale al servizio esclusivo della tecno-scienza-economia applichi un programma\r\ndigitale di controllo come fanno tutte le democrazie liberali, decennio dopo decennio, senza\r\ntregua; che tecnologia, polizia e profitto avanzino di pari passo, senza che alcun potere cambi il\r\ngioco, nè ambisca a farlo; che il lasciapassare sanitario segua la stessa logica della\r\ngeneralizzazione della videosorveglianza, dell'introduzione \u003Cmark>del\u003C/mark> passaporto biometrico e \u003Cmark>del\u003C/mark>\r\nbraccialetto elettronico, quella di una digitalizzazione dello spazio pubblico volta ad aumentare\r\nla sorveglianza delle persone e l'amministrazione della vita; che esso segni l’iscrizione a lungo\r\ntermine di tutte le misure eccezionali adottate nell'ultimo anno e mezzo, l'entrata dello stato di\r\nemergenza sanitaria nella legge.\r\nLa genialità di Heidegger è stata quella di dimostrare che tecnica e ontologia sono indiscernibili:\r\nche non c'è prima la scienza della natura che comincia a trasformare gli oggetti in superficie di\r\ncalcolo, poi la tecnica che sfrutta questi progressi scientifici applicandoli, infine un mondo che si\r\ntrova cambiato. No, c’è prima l’incorniciamento \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo come nuovo modo di rapportarsi\r\nall'essere, e questo incorniciamento irriga la scienza e la tecnica nello stesso movimento.\r\nBisogna prima cominciare ad avere l’intuizione dello spazio esteso, della natura come risorsa\r\nillimitata, per avere l'idea di misurare delle quantità o di sfruttare delle superfici. La genialità di\r\nFlusser è stata quella di spingere questa intuizione fino alla nuova svolta ontologica \u003Cmark>del\u003C/mark> secolo\r\nscorso: fino all’incornciamento dell'umano. Entrambi dicono quanto gli anti-tecnologie si\r\nsbaglino tanto quanto i tecnofili più zelanti: non c'è tecnica da negare come un dominio di cui\r\npotremmo fare a meno, che potremmo respingere, e tutto sarebbe risolto. Qualsiasi critica alla\r\ntecnologia non può prescindere dal regime di razionalità che ha dato vita a queste tecnologie: è\r\nqui che nasce la difficoltà. L’incorniciamento dell’umano mediante quantificazione\r\ncomputerizzata è mostruoso, ma non è delirante: è anzi l'unico regime di razionalità che\r\nconosciamo, che abbiamo mai conosciuto, noi che siamo nati nel secolo scorso. Il processo\r\nsull'irrazionalismo condotto dai media contro i manifestanti è superficiale: si ferma a raccogliere\r\nle parole di pochi imbecilli per alimentare la propaganda liberale. Eppure è qui che il terreno ci\r\nscivola sotto i piedi: quando diciamo che la strumentalizzazione della tecnologia a fini politici ci\r\nspaventa, diciamo una verità che è anche un impensabile. Non sapremmo dire cosa\r\nesisterebbe al posto di questa tecnologia, né cosa ne potremmo pensare se non esistessimo in\r\nquesta ontologia programmatica. Questo impensabile è vertiginoso quanto questo pensiero\r\ndell'esistenza di programmi automatizzati - un altro impensabile che mette a rischio il pensiero e\r\nche inevitabilmente conduce alcuni a cercare chi c'è dietro i programmi. In questa vertigine, in\r\nquesta mancanza della ragione, il movimento sarà sempre colto in difetto: è così che il\r\nprogramma, che è pura razionalità, si difenderà a tutti i costi. È così che il sistema\r\ncontrattaccherà, attraverso i suoi funzionari più zelanti, i verificatori di fatti per i quali la verità è\r\nuna somma di verità verificabili presso i ministeri che rilasciano le informazioni vere.\r\nIl Grand Reset non è, però, una fantasia o un complotto: è il nome di una proposta di\r\naggiornamento \u003Cmark>del\u003C/mark> programma emanata dal Forum Economico Mondiale, uno dei più importanti\r\npoli di programmazione planetaria al mondo, con il pretesto della pandemia e della crisi politica,\r\neconomica e sociale che ne è seguita. L'andamento \u003Cmark>del\u003C/mark> programma non è lineare: procede\r\ntramite crisi e balzi. La crisi \u003Cmark>del\u003C/mark> covid è un'incredibile opportunità per la tecnocrazia liberale di\r\naccelerare il programma - aggiornarlo. Ma è anche un'incredibile occasione, per noi, di portarlo\r\nalla luce. Quando la folla sfila per dire che è necessario rallentare l'accelerazione dell’attuazione\r\n\u003Cmark>del\u003C/mark> programma, bisogna essere molto testardi per pensare che non sia qui che ciò si gioca,\r\nmolto faziosi per sentire solo le falsità. Perché una verità mai detta, difficilmente dicibile, eppure\r\nin agguato nell'ombra di ogni corpo, di ogni cervello ancora un po' umano, trova finalmente\r\nmodo di esprimersi. I Gilet Gialli erano stati l'occasione, rischiosa, come ogni occasione, di\r\nvedere la politica diventare affare di tutti, lontano da partiti, sindacati, avanguardie \u003Cmark>del\u003C/mark>\r\nproletariato, l'occasione data a ciascuno che non ci si ritrovasse, che non ci si ritrovasse più, di\r\nsperimentare l'occupazione e la difesa di un \u003Cmark>territorio\u003C/mark>, non fosse altro che una rotonda, una\r\nstrada borghese dietro una barricata, un parcheggio di un supermercato. Non dobbiamo\r\nperdere questa nuova occasione, quella di giletjaunizzare il movimento no-pass, e di fare\r\ndell'opposizione alla digitalizzazione \u003Cmark>del\u003C/mark> controllo della vita la possibilità di un bug, per quanto\r\npiccolo, nel programma.",[402],{"field":98,"matched_tokens":403,"snippet":399,"value":400},[71,72],1733921019300675600,{"best_field_score":406,"best_field_weight":141,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":407,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":47},"2216192573440","1733921019300675697",{"document":409,"highlight":423,"highlights":428,"text_match":431,"text_match_info":432},{"comment_count":47,"id":410,"is_sticky":47,"permalink":411,"podcastfilter":412,"post_author":414,"post_content":415,"post_date":416,"post_excerpt":53,"post_id":410,"post_modified":417,"post_thumbnail":418,"post_title":419,"post_type":332,"sort_by_date":420,"tag_links":421,"tags":422},"65795","http://radioblackout.org/podcast/deposito-nazionale-di-scorie-nucleari-pubblicata-la-carta-delle-aree-potenzialmente-idonee/",[413],"liberation front","liberationfront","Da pochi giorni è stata ufficialmente pubblicata la Cnapi, ovvero la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il futuro deposito di scorie nucleari nazionale in Italia. Si tratta di un evento lungamente atteso, che ci svela quali sono le zone selezionate dalla Sogin (società di gestione degli impianti nucleari) per costruire l’enorme sarcofago di 150 ettari che conterrà i 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità, dei quali 50mila provenienti dallo smantellamento dei vecchi impianti nucleari e 28mila dai campi della ricerca, della medicina nucleare e dell’industria, che costantemente, ancora oggi, utilizzano materiale radioattivo per diverse finalità. A tale quantità di materiale si dovranno aggiungere 17mila metri cubi di scorie ad alta attività, che verranno stoccate temporaneamente all’interno del deposito in attesa di trovare (chissà quando) un sito dove sotterrarle in collaborazione con gli altri paesi europei.\r\n\r\nAttualmente la Carta presenta 67 luoghi potenzialmente idonei, ma per sapere quale sarà il prescelto è necessario attendere un iter di diversi mesi (o più) in cui la Sogin ed i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo metteranno in moto con ogni mezzo necessario un piano di convincimento adeguato che faccia passare la minaccia ed il rischio di un deposito nucleare come un’innocua necessità, o ancora meglio una vera e propria “occasione di crescita economica e di benessere” (sic!) per i territori. \r\n\r\nIn questa direzione punta anche la costruzione, annessa al deposito, di un centro di ricerca altamente tecnologico, dedicato allo studio della gestione del materiale radioattivo, e venduto come innovativo, green ed indispensabile per arricchire il territorio che ospiterà tale nocività.\r\n\r\nLa minaccia del nucleare, lo sappiamo bene, non è mai scomparsa dal territorio italiano in seguito alla chiusura degli impianti di produzione energetica, ma continua a farsi sentire sotto altre forme. La costruzione di un deposito nazionale non è e non può essere una soluzione di fronte alla quantità di scorie che continuano ad essere prodotte ogni giorno e che sono la dimostrazione dell’irresponsabilità di chi le produce e le gestisce, creando un pericolo serio per la salute nostra e del mondo che ci circonda.\r\n\r\nSe le catastrofi nucleari di oggi e di ieri ci hanno insegnato qualcosa, ciò dev’essere la necessità di ostacolare progetti di questo tipo, affinché di 67 siti potenzialmente idonei, non ve ne rimanga nemmeno uno.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/nuke.mp3\"][/audio]","7 Gennaio 2021","2021-01-07 14:12:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/scorie_nucleari-200x110.jpeg","Deposito nazionale di scorie nucleari: pubblicata la Carta delle Aree Potenzialmente Idonee",1610028750,[],[],{"post_content":424},{"matched_tokens":425,"snippet":426,"value":427},[73,72],"ed indispensabile per arricchire il \u003Cmark>territorio\u003C/mark> che ospiterà tale nocività.\r\n\r\nLa minaccia \u003Cmark>del\u003C/mark> nucleare, lo sappiamo bene, non","Da pochi giorni è stata ufficialmente pubblicata la Cnapi, ovvero la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il futuro deposito di scorie nucleari nazionale in Italia. Si tratta di un evento lungamente atteso, che ci svela quali sono le zone selezionate dalla Sogin (società di gestione degli impianti nucleari) per costruire l’enorme sarcofago di 150 ettari che conterrà i 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità, dei quali 50mila provenienti dallo smantellamento dei vecchi impianti nucleari e 28mila dai campi della ricerca, della \u003Cmark>medicina\u003C/mark> nucleare e dell’industria, che costantemente, ancora oggi, utilizzano materiale radioattivo per diverse finalità. 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Se sarebbe eccessivo cogliere un elemento di causalità in questo strano rapporto, neanche la casualità assoluta può rappresentare un metro di lettura soddisfacente. Mentre le morti sfiorano di nuovo quota 1000 (sorpassando il picco della prima ondata) i colossi della logistica basata su piattaforme come Amazon registrano nel semestre marzo-aprile un incremento di oltre il 140 % di utili.\r\n\r\nSi disegna un mondo presente-futuro di consumo casalingo e addomesticato distruttivo del pianeta e ben poco sostenibile (monostante l'assegno di 10 milioni di euro firmato da Jeff Bezos lo scorso febbraio per \"salvare il pianeta!\") fatto di furgoni che attraversano il territorio della più sperduta provincia come predoni del deserto mentre il resto dell'umanità resta confinata in casa.\r\n\r\nNella prima parte della trasmissione un anonimo lavoratore di Amazon racconta alcuni aspetti del lavoro di corriere per il colosso logistico, mentre nella seconda Ernesto Burgio, pediatra, esperto di epigenetica e biologia molecolare nonché presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale, fa i conti amari di questa seconda ondata.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/Voci_II_5.mp3\"][/audio]","16 Dicembre 2020","2020-12-16 19:30:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/130716676_3270860356357114_12696375209005896_o-200x110.jpg","Black Week – VOCI DALL’ANTROPOCENE (ANNO II #5) 7/12/20",1608145667,[367],[301],{"post_content":449},{"matched_tokens":450,"snippet":451,"value":452},[73,72],"di furgoni che attraversano il \u003Cmark>territorio\u003C/mark> della più sperduta provincia come predoni \u003Cmark>del\u003C/mark> deserto mentre il resto dell'umanità","La settimana \u003Cmark>del\u003C/mark> Black Friday corrisponde anche alla settimana nera \u003Cmark>del\u003C/mark> picco di morti italiane per l'epidemia di Covid-19. 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I fautori del libero mercato costi-quel-che-costi premono per far ripartire un'economia già moribonda, messa a dura prova dall'irrompere del cigno nero Coronavirus. Le speranze in una qualche forma di ripensamento su un modello di sviluppo catastrofico, responsabile del disastro in cui è oggi costretta la popolazione del pianeta, si scontra con la dura realtà del Money First.\r\n\r\nIL DISASTRO PIEMONTESE - Con Chiara Rivetti dell'Anaao-Assomed, principale sindacato dei medici ospedalieri italiani commentiamo i preoccupanti sviluppi della situazione sul nostro territorio a partire dalla dura presa di posizione del sindacato di categoria (FASE due: siamo sicuri?)\r\n\r\nBACK IN THE USA! - Con l'americanista Bruno Cartosio, torniamo negli stati uniti di Trump e delle manifestazioni contro il lockdown e per la riapertura delle attività economiche, mentre il tasso di mortalità della città di New York gareggia con la Lombardia per il titolo di territorio a più alta mortalità per Covid-19. Tra darwinismo sociale e un negazionismo aggiornato ai tempi del Covid, l'Alt Right prepara la sua campagna elettorale, non disdegnando di sputare su quegli operatori sanitari che una società ferita celebra come moderni eroi.\r\n\r\nSARS-COV-2 E PARTICOLATO ATMOSFERICO - Due diversi studi, uno della Sima (Società Italiana per la Medicina Ambientale) in collaborazione con le Università di Bari, Bologna e Trieste e uno della Harvard University, mettono in relazione l'alta mortalità e morbilità del Corona virus con i territori ad alta densità di Particolato atmosferico, in particolare le PM2.5 ( le polveri di dimensione inferiore a 2.5 µm). Proponiamo un estratto di un audio intervista a Alessandro Miani, presidente della Sima e la lettura di alcuni passaggi dell'intervista realizzata dal Manifesto con Francesca Dominici, che dell’Harvard Data Science è co-direttrice, condite da alcune nostre considerazioni.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/voci_21a.mp3\"][/audio]","28 Aprile 2020","2020-04-28 20:01:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/http___com.ft_.imagepublish.upp-prod-eu.s3.amazonaws-200x110.jpg","Verso nuovi disastri – VOCI DALL’ANTROPOCENE #21 – 27/04/20",1588104115,[367],[301],{"post_content":471},{"matched_tokens":472,"snippet":473,"value":474},[73,72],"sviluppi della situazione sul nostro \u003Cmark>territorio\u003C/mark> a partire dalla dura presa di posizione \u003Cmark>del\u003C/mark> sindacato di categoria (FASE due:","L'agognata ripartenza è alle porte. 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