","Memoria di Stato. Foibe e revisionismi","post",1612889388,[63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/10-febbraio/","http://radioblackout.org/tag/foibe/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/giorno-del-ricordo/","http://radioblackout.org/tag/memoria-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismo/",[70,15,71,72,73,74],"10 febbraio","frontiere","giorno del ricordo","memoria di stato","nazionalismo",{"post_content":76,"post_title":82,"tags":87},{"matched_tokens":77,"snippet":80,"value":81},[78,32,78,79],"di","stato","che impone una sorta \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark>, che diviene segno culturale condiviso.","[caption id=\"attachment_66619\" align=\"alignleft\" width=\"300\"] Bambini nel campo \u003Cmark>di\u003C/mark> concentramento italiano sull'isola \u003Cmark>di\u003C/mark> Rab, in Jugoslavia[/caption]\r\n\r\nL’Italia non ha mai fatto i conti con la propria storia coloniale, con il fascismo, con la guerra in Jugoslavia, in Grecia, in Africa. Il mito degli “italiani brava gente”, assunto in modo trasversale a destra come a sinistra, fonda il nazionalismo italiano, un nazionalismo che si nutre \u003Cmark>di\u003C/mark> un’aura \u003Cmark>di\u003C/mark> innocenza e bonarietà “naturali”.\r\nIn Italia la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> è la prima vittima del nazionalismo, che impone una sorta \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark>, che diviene segno culturale condiviso. Una sorta \u003Cmark>di\u003C/mark> marchio \u003Cmark>di\u003C/mark> fabbrica. Si sacrificano le virtù eroiche ma si eleva l’antieroismo dei buoni a cifra \u003Cmark>di\u003C/mark> un’identità collettiva.\r\nPeccato che sia tutto falso. Falso come i fondali \u003Cmark>di\u003C/mark> cartone dei film \u003Cmark>di\u003C/mark> qualche anno fa. Eppure, nonostante le ricerche storiche abbiamo mostrato la ferocia della trama sottesa al mito, questo sopravvive e si riproduce negli anni.\r\nLa gestione delle giornate della “\u003Cmark>memoria”\u003C/mark> e del “ricordo” assunte in modo bipartisan dalle varie forze politiche ha contribuito ad alimentare questa favola rassicurante, impedendo una riflessione collettiva che individuasse nei nazionalismi la radice culturale del male.\r\nSiamo \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte ad una “\u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato”\u003C/mark>. Una \u003Cmark>Memoria\u003C/mark> che unifica il ricordo del genocidio \u003Cmark>di\u003C/mark> milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> ebrei nei lager nazisti con quello \u003Cmark>di\u003C/mark> una violenza molto più circoscritta e \u003Cmark>di\u003C/mark> significato profondamente diverso.\r\nI vertici dello \u003Cmark>Stato\u003C/mark> cercano \u003Cmark>di\u003C/mark> istituire una assonanza tra due eventi incomparabili per un fine ben preciso: sacralizzare l’identità nazionale.\r\nIl 10 febbraio è \u003Cmark>stato\u003C/mark> scelto come rievocazione del Trattato \u003Cmark>di\u003C/mark> pace del 1947, quello che ha sancito per l’Italia sconfitta la perdita \u003Cmark>di\u003C/mark> qualche fetta \u003Cmark>di\u003C/mark> territorio al confine orientale. A questa data sono collegate le uccisioni \u003Cmark>di\u003C/mark> un paio \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> abitanti, prevalentemente italiani, delle zone istriane e l’emigrazione forzata dei giuliano-dalmati che sono stimati attorno alle 250.000 unità (dal 1944 alla fine degli anni Cinquanta). Ma soprattutto nell’immaginario collettivo sono ormai entrate, come un incubo, le voragini carsiche delle foibe in cui una parte dei morti vennero gettati. Qui vi è un evidente elemento \u003Cmark>di\u003C/mark> psicologia sociale inconscia: queste fosse comuni improvvisate, dove erano stati già gettati cadaveri \u003Cmark>di\u003C/mark> soldati tedeschi e animali, rappresentano agli occhi \u003Cmark>di\u003C/mark> molti italiani \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi una cavità infernale e un’ulteriore motivo \u003Cmark>di\u003C/mark> rivendicazione nazionalista.\r\nAttorno alle foibe ruotava per decenni la propaganda nazionalista e neofascista a Trieste e dintorni, esagerando a dismisura il numero degli uccisi e degli esuli e presentando l’evento come un atto \u003Cmark>di\u003C/mark> “barbarie slavo-comunista”. Ora i termini sono meno esplicitamente razzisti, ma in compenso il tema è \u003Cmark>stato\u003C/mark> assunto come proprio da quasi tutte le forze politiche. Anzi buona parte dei politici \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra, a cominciare dai vertici istituzionali, recita l’autocritica per la “cecità ideologica” che avrebbe fatto dimenticare questi italiani, e quindi fratelli, povere vittime innocenti. Sempre più spesso si ignorano volutamente le pesanti responsabilità dell’esercito italiano che occupò la regione \u003Cmark>di\u003C/mark> Lubiana e che non fu meno feroce dei nazisti. Incendi, impiccagioni, fucilazioni, deportazioni e torture furono praticate su larga scala per domare la resistenza partigiana. Tutto ciò si sommò alla valanga \u003Cmark>di\u003C/mark> misure repressive, linguistiche e penali, che aveva caratterizzato, per un ventennio, il dominio dei fascisti italiani sulle popolazioni slave.\r\nOgni storico con un minimo \u003Cmark>di\u003C/mark> dignità sa che le violenze rivolte agli italiani sconfitti \u003Cmark>di\u003C/mark> queste zone vanno inquadrate nel contesto bellico e postbellico e che si spiegano, in buona parte, come risposta all’oppressione nazionale precedente. Per motivi \u003Cmark>di\u003C/mark> opportunismo politico e \u003Cmark>di\u003C/mark> consenso elettorale, molti politici confermano però l’immagine degli “italiani brava gente” ingiustamente colpiti solo per motivi \u003Cmark>di\u003C/mark> odio e malvagità nazionale. Questo odio certamente esisteva, e procurò anche delle ingiustizie individuali, ma aveva forti radici e ragioni nell’esperienza patita collettivamente da chi, con un enorme costo umano, aveva sostenuto la lotta degli antifascisti.\r\nLa comoda etichetta dell’italiano, militare o civile, buono e umanitario (molto migliore del tedesco cattivo e feroce) si basa sull’esaltazione \u003Cmark>di\u003C/mark> pochi casi isolati \u003Cmark>di\u003C/mark> non collaborazione con i piani della repressione sanguinaria. Lo scopo inconfessabile \u003Cmark>di\u003C/mark> tale propaganda è \u003Cmark>di\u003C/mark> oscurare il collaborazionismo \u003Cmark>di\u003C/mark> massa con la politica della terra bruciata che, anche in Jugoslavia, fu condotta senza incertezze né pietà dall’esercito italiano \u003Cmark>di\u003C/mark> occupazione.\r\nIl diffuso vittimismo nazionale nell’Italia \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi vuole nascondere la verità storica proprio mentre i politici gareggiano nel pentimento per la propria amnesia del passato sul tema delle foibe. Il Ricordo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark> deve essere unilaterale, aumentare le dimensioni, condire la rievocazione con particolari raccapriccianti e spesso non dimostrati. Gli infoibati sarebbero stati delle persone senza alcun coinvolgimento nell’occupazione fascista, scelti solo come italiani, colpiti in quanto non si piegavano al vincitore slavo e alla dittatura comunista. Anche se è ben vero che il nuovo potere jugoslavo era il risultato \u003Cmark>di\u003C/mark> un totalitarismo politico fuso con un esercito particolarmente gerarchico nato in durissimi scontri armati, non va dimenticato quanto gli italiani, quasi tutti, \u003Cmark>di\u003C/mark> queste regioni giuliano-dalmate si fossero identificati nel regime fascista che li favoriva in tutti i modi.\r\nPer dovere storico, non va cancellato il fatto che i responsabili italiani, militari e funzionari \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia, \u003Cmark>di\u003C/mark> molti crimini \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra in Jugoslavia furono protetti dai regimi democratici italiani e che “per carità \u003Cmark>di\u003C/mark> patria” i processi a tali imputati non furono mai svolti. L’Italia democratica e formalmente antifascista del 1946, anche con il sostanziale accordo delle sinistre, dapprima promise \u003Cmark>di\u003C/mark> consegnare i criminali \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra italiani agli stati che li richiedevano, poi dichiarò \u003Cmark>di\u003C/mark> processarli in patria, infine favorì la loro fuga all’estero. Vi furono anche casi \u003Cmark>di\u003C/mark> reintegro nell’apparato statale e \u003Cmark>di\u003C/mark> folgorante carriera, fino alla carica \u003Cmark>di\u003C/mark> prefetto. È l’ennesima prova della permanenza nelle istituzioni post 1945 \u003Cmark>di\u003C/mark> un’intera generazione \u003Cmark>di\u003C/mark> funzionari fascisti in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> difendere il loro passato \u003Cmark>di\u003C/mark> “servitori dello \u003Cmark>stato”\u003C/mark>.\r\nSe le vicende drammatiche delle foibe e le volontà \u003Cmark>di\u003C/mark> non dimenticare non fossero un alibi per rimuovere i lati oscuri dell’Italia fascista e postfascista, tutti gli “armadi della vergogna” delle violenze belliche \u003Cmark>di\u003C/mark> parte italiana dovrebbero essere aperti. Essi offrirebbero le informazioni documentate per una vera e non vittimistica storia del ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> molti italiani durante e dopo il tragico regime la cui responsabilità non fu certamente solo \u003Cmark>di\u003C/mark> un tale nato a Predappio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio Venza, storico triestino\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-foibe-venza.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":83,"snippet":86,"value":86},[84,78,85],"Memoria","Stato","\u003Cmark>Memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>. 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Con gli stessi occhi, ci sembra, questa famiglia coraggiosa ha imparato a guardare alla propria tragedia come a tutte le altre mai dissimili, consci che quella che si affronta è una battaglia durissima e che lo stato i processi preferisce farli agli altri, tanto che Ilaria, Stefano, i suoi genitori, son sembrati a più riprese gli imputati piuttosto che gli accusatori.\r\n\r\nDall'altra parte della barricata restano l'arroganza dei sindacati di categoria (Sappe, Sap), la tracotanza di chi non solo si sente intoccabile ma si permette anche di offendere la memoria di chi è stato brutalmente assassinato, il dolore di chi ha patito una perdita irreparabile, l'ignavia di giudici che forse non avranno le armi affilatissime ma sono largamente abituati a voli logici anche pindarici quando l'urgenza sociale e politica della condanna si fa pressante.\r\n\r\nAbbiamo ospitato ai nostri microfoni Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.\r\n\r\nIlaria","4 Novembre 2014","2014-11-08 14:42:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/index-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"261\" height=\"193\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/index.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","L'ennesimo schiaffo della giustizia alla famiglia Cucchi",1415129194,[224,225,226,227],"http://radioblackout.org/tag/cucchi/","http://radioblackout.org/tag/omicidi-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-stato/",[229,230,231,232],"cucchi","omicidi di stato","repressione","violenza di stato",{"post_content":234,"tags":238},{"matched_tokens":235,"snippet":236,"value":237},[78,32,78,79,78],"permette anche \u003Cmark>di\u003C/mark> offendere la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> chi è \u003Cmark>stato\u003C/mark> brutalmente assassinato, il dolore \u003Cmark>di\u003C/mark>","La giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> ieri si è conclusa ancora con l'indignazione \u003Cmark>di\u003C/mark> Ilaria \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alle dichiarazioni del procuratore capo \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma, che poche ore dopo aver garantito che si sarebbero svolte nuove indagini per fare luce sulle responsabilità non indagate, ha voluto ringraziare i pm titolari dell'inchiesta per l'ottimo lavoro svolto, quando invece la famiglia ha sempre ritenuto loro i primi responsabili \u003Cmark>di\u003C/mark> una situazione compromessa fin dalle prime battute delle indagini.\r\n\r\nOra non resta che la cassazione o la corte europea dei diritti ma siamo sicuri che né Ilaria, né i suoi, né il combattivo avvocato Anselmo hanno la minima intenzione \u003Cmark>di\u003C/mark> arrendersi.\r\n\r\nIntanto sul web fioccano le prese \u003Cmark>di\u003C/mark> posizione dei più o meno famosi ma soprattutto una campagna virale via social \u003Cmark>di\u003C/mark> foto come quella che abbiamo riportato in alto, una presa \u003Cmark>di\u003C/mark> posizione virtuale ma significativa \u003Cmark>di\u003C/mark> quale sia la percezione delle tante, troppe morti, che ancora in questo paese possono avvenire quando si è indifesi, socialmente deboli e in balia dello \u003Cmark>stato\u003C/mark>.\r\n\r\nNon ci indignano noi \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte a queste ingiustizie tremende, perché abbiamo imparato a guardarle con gli occhi \u003Cmark>di\u003C/mark> chi guarda un meccanismo ben congegnato, certo maneggiato da uomini in carne e ossa, ma ampiamente intercambiabili e quasi mai indispensabili al funzionamento complessivo. 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Gli inquirenti parlano di sei attacchi alla linea dell'alta velocità tra Firenze e Bologna. Non sappiamo chi abbia compiuto questi attacchi, ma non fatichiamo a immaginare quali siano le motivazioni che potrebbero aver spinto qualcuno ad agire. Chiunque abiti o conosca il Mugello sa di cosa parliamo. In realtà basta fare una ricerca di due minuti su internet per capire cosa rappresenta il Tav per il Mugello. I giornali evocano la strategia della tensione, confidando nella scarsa memoria di questo paese. Come se l'odio dello stato e dei fascisti verso il movimento di allora e il disprezzo che mostrarono per la vita umana possano essere associati all'amore per un territorio e per quella vita che proprio il Tav ha distrutto e continua a distruggere. Era il 2012, dopo solo tre anni dal primo treno partito, e già erano stati calcolati 57 km di corsi d'acqua persi. 57. kilometri. Una tragedia annunciata sin dal progetto iniziale. 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Il punto della questione è sempre più evidente: quando si parla di pene non è importante cosa hai fatto, è importante chi sei, quali sono le tue idee e quanto si teme che possano diffondersi.\r\n\r\nSempre questa settimana ad altri tre compagni di Corsica sono stati notificati altrettanti avviamenti di indagini per associazione sovversiva con finalità di terrorismo per aver partecipato ad un imbrattamento al comando militare della Sardegna in cui una torcia è stata lanciata su della vernice prendendo inavvertitamente fuoco. Totale dei danni dell'azione: tre nanosecondi di fiamme accidentali e una macchia nera su una parete. Questa è la realtà in cui ci troviamo ad agire: la cosiddetta giustizia distorce come sempre se stessa quando si tratta di colpire chi lotta. A Tonio va tutta la nostra solidarietà. Tonio libero. Tutti/e liberi/e.\r\nPer scrivergli e mostrargli affetto (consigliamo con telegramma e posta 1) :\r\n\r\nAntonio Recati\r\nCarcere circondariale di sollicciano\r\nVia Minervini 2r,\r\n50142, Firenze\r\n\r\nAscolta e scarica la diretta con un compagno di Corsica:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/tonionotav.mp3\"][/audio]","30 Gennaio 2023","2023-01-30 14:47:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/barricatemontuose-e1675086351175-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"217\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/barricatemontuose-e1675086351175-300x217.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/barricatemontuose-e1675086351175-300x217.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/barricatemontuose-e1675086351175.png 598w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Arresto No Tav a Firenze",1675069271,[308,309,310],"http://radioblackout.org/tag/arresti/","http://radioblackout.org/tag/firenze/","http://radioblackout.org/tag/notav/",[312,313,314],"arresti","firenze","notav",{"post_content":316},{"matched_tokens":317,"snippet":318,"value":319},[32,78,79],"della tensione, confidando nella scarsa \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> questo paese. 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Tutti/e liberi/e.\r\nPer scrivergli e mostrargli affetto (consigliamo con telegramma e posta 1) :\r\n\r\nAntonio Recati\r\nCarcere circondariale \u003Cmark>di\u003C/mark> sollicciano\r\nVia Minervini 2r,\r\n50142, Firenze\r\n\r\nAscolta e scarica la diretta con un compagno \u003Cmark>di\u003C/mark> Corsica:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/tonionotav.mp3\"][/audio]",[321],{"field":112,"matched_tokens":322,"snippet":318,"value":319},[32,78,79],1736172818711707600,{"best_field_score":325,"best_field_weight":262,"fields_matched":254,"num_tokens_dropped":49,"score":326,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":49},"3315704004608","1736172818711707761",6646,{"collection_name":60,"first_q":73,"per_page":19,"q":73},16,{"facet_counts":331,"found":385,"hits":386,"out_of":637,"page":254,"request_params":638,"search_cutoff":38,"search_time_ms":262},[332,359],{"counts":333,"field_name":356,"sampled":38,"stats":357},[334,337,340,342,344,346,348,350,352,354],{"count":335,"highlighted":336,"value":336},43,"anarres",{"count":338,"highlighted":339,"value":339},9,"I Bastioni di Orione",{"count":19,"highlighted":341,"value":341},"frittura mista",{"count":24,"highlighted":343,"value":343},"black holes",{"count":104,"highlighted":345,"value":345},"Bello come una prigione che brucia",{"count":153,"highlighted":347,"value":347},"19e59",{"count":153,"highlighted":349,"value":349},"OverJoy",{"count":153,"highlighted":351,"value":351},"RADIO KALAKUTA",{"count":153,"highlighted":353,"value":353},"la perla di labuan",{"count":153,"highlighted":355,"value":355},"Macerie su macerie","podcastfilter",{"total_values":358},27,{"counts":360,"field_name":37,"sampled":38,"stats":383},[361,364,366,368,370,372,375,377,379,381],{"count":362,"highlighted":363,"value":363},11,"storia",{"count":362,"highlighted":365,"value":365},"musica",{"count":367,"highlighted":17,"value":17},10,{"count":338,"highlighted":369,"value":369},"Radio Blackout",{"count":338,"highlighted":371,"value":371},"Bastioni di Orione",{"count":373,"highlighted":374,"value":374},8,"lavoro",{"count":373,"highlighted":376,"value":376},"cinema",{"count":373,"highlighted":378,"value":378},"radio cane",{"count":373,"highlighted":380,"value":380},"lotta armata",{"count":373,"highlighted":382,"value":382},"serie podcast",{"total_values":384},888,96,[387,411,444,509,537,614],{"document":388,"highlight":401,"highlights":406,"text_match":205,"text_match_info":409},{"comment_count":49,"id":389,"is_sticky":49,"permalink":390,"podcastfilter":391,"post_author":336,"post_content":392,"post_date":393,"post_excerpt":55,"post_id":389,"post_modified":394,"post_thumbnail":395,"post_title":396,"post_type":397,"sort_by_date":398,"tag_links":399,"tags":400},"73779","http://radioblackout.org/podcast/anarres-dell11-febbraio-apartheid-in-palestina-decostruire-la-naturalita-degli-stati-una-barriera-contro-militari-e-padroni-polonia-lotta-contro-le-frontiere-foibe-e-n/",[336],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-02-11-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nApartheid in Palestina\r\nI palestinesi sono intrappolati in un circolo vizioso. Israele richiede loro di ottenere un permesso per costruire o anche solo di erigere una struttura come una tenda, ma – a differenza delle e dei richiedenti ebrei israeliani – raramente rilascia loro un permesso.\r\n\r\nMolti palestinesi sono costretti a costruire senza permesso. Israele poi demolisce le case palestinesi perché sarebbero state costruite “illegalmente”. Israele usa queste politiche discriminatorie di pianificazione e suddivisione in zone per creare condizioni di vita insopportabili per costringere le e i palestinesi a lasciare le loro case per permettere l’espansione degli insediamenti ebraici.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nNaturalizzare lo stato\r\nLe frontiere sono linee di nulla su una mappa, che diventano vere solo grazie alla presenza di uomini in armi.\r\nO, meglio, appena c’è una mappa con delle linee di separazione, ci sono le condizioni per un controllo militare del territorio.\r\nLa naturalizzazione di queste linee, che trasformano montagne, fiumi, laghi e mari in limiti, limes, confini mira a costruire lo spazio politico, quindi squisitamente culturale, dove ila frontiera definisce un ambito di potere esclusivo, il luogo della sovranità.\r\nL’approccio dei geografi anarchici e della geografia critica decostruiscono i processi di naturalizzazione dei confini, dove affondano la retorica delle nazioni, del suolo e del sangue, dell’esclusione e della guerra.\r\nCe ne ha parlato Federico Ferretti, geografo, docente all’università di Bologna\r\n\r\nUna Barriera contro militari e padroni\r\nNei quartieri poveri il controllo militare imposto durante il lockdown è diventato normale. 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Continuità e rotture”; Daniele Ratti “L’ENI Armata”; inizio discussione/pausa pranzo\r\nore 14,30\r\ninterventi di: Antonio Mazzeo “Le avventure neocoloniali dell'Italia dal Sahel al Mozambico”; Andrea Turco “La colonizzazione mentale, il caso ENI a Gela”; Massimo Varengo “Uno sguardo antimperialista sulla guerra in Ucraina” Interventi aperti\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","2 Marzo 2022","2022-03-02 13:28:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/migranti-polonia-1-690x362-1-200x110.jpg","Anarres dell’11 febbraio. Apartheid in Palestina. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-26-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\n\r\nLegittima difesa e monopolio statale dell’uso delle armi, il far west in salsa leghista e la violenza di stato.\r\nNe parliamo con Lorenzo Coniglione, autore di Difensori della Sacra Proprietà e Hoplofobici – Il noioso teatrino della legittima difesa\r\n\r\n25 aprile. Le piazze di Milano e l’uso strumentale della memoria. Ne parliamo con Massimo Varengo della Federazione Anarchica Milanese\r\nLa cassetta degli attrezzi per l’analisi e la lotta contro l’autoritarismo odierno nel confronto con il fascismo e il nazismo storici. Ne parliamo con Francesco Codello che su questo argomento ha scritto un pezzo per il dossier antifa di Arivista\r\n25 aprile a Torino. La memoria di ieri vive nelle lotte di oggi\r\nAppuntamenti:\r\nLunedì 29 aprile\r\nore 11\r\nal mercato di via Porpora\r\npunto info\r\nsu pacchetto sicurezza e leggi truffa “quota 100 e reddito di cittadinanza”\r\n\r\n1 maggio. Spezzone anarchico al corteo contro stato, confini e padroni\r\nOre 8,30 piazza Vittorio Veneto\r\nOre 13 pranzo per la liberazione dai padroni – benefit lotte sociali – alla FAT, in corso Palermo 46\r\npranzo veg-vegan - prenotazioni: fai_torino@autistici.org\r\n\r\n\r\nSabato 11 maggio\r\nore 16 piazza Carlo Felice\r\nLa violenza sulle donne è un fatto politico. Portiamo in piazza una libertà che non chiede tutele, ma si arma della forza del mutuo appoggio e dell’azione diretta\r\npunto info, giochi antisessisti, mostra e tanto altro…\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. 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Torino: aria d’aprile in Barriera...",1556456956,[423],"http://radioblackout.org/tag/25-aprile/",[425],"25 aprile",{"post_content":427,"post_title":431},{"matched_tokens":428,"snippet":429,"value":430},[78,79],"salsa leghista e la violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stato\u003C/mark>.\r\nNe parliamo con Lorenzo Coniglione,","Come ogni venerdì abbiamo fatto fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. 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Ne parliamo con Francesco Codello che su questo argomento ha scritto un pezzo per il dossier antifa \u003Cmark>di\u003C/mark> Arivista\r\n25 aprile a Torino. La \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> ieri vive nelle lotte \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi\r\nAppuntamenti:\r\nLunedì 29 aprile\r\nore 11\r\nal mercato \u003Cmark>di\u003C/mark> via Porpora\r\npunto info\r\nsu pacchetto sicurezza e leggi truffa “quota 100 e reddito \u003Cmark>di\u003C/mark> cittadinanza”\r\n\r\n1 maggio. Spezzone anarchico al corteo contro \u003Cmark>stato\u003C/mark>, confini e padroni\r\nOre 8,30 piazza Vittorio Veneto\r\nOre 13 pranzo per la liberazione dai padroni – benefit lotte sociali – alla FAT, in corso Palermo 46\r\npranzo veg-vegan - prenotazioni: fai_torino@autistici.org\r\n\r\n\r\nSabato 11 maggio\r\nore 16 piazza Carlo Felice\r\nLa violenza sulle donne è un fatto politico. Portiamo in piazza una libertà che non chiede tutele, ma si arma della forza del mutuo appoggio e dell’azione diretta\r\npunto info, giochi antisessisti, mostra e tanto altro…\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto \u003Cmark>di\u003C/mark> tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.\r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze \u003Cmark>di\u003C/mark> autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere.\r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici.\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":432,"snippet":433,"value":434},[78,85,32],"Far west leghista e violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>. 25 aprile, la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> spezzata. Fascismo ieri e oggi:","Anarres del 26 aprile. Far west leghista e violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>. 25 aprile, la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> spezzata. Fascismo ieri e oggi: la cassetta degli attrezzi per capirlo e combatterlo. 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La volontà di lottare per una società di liberi e di eguali lo univa ai compagni ed a tanti altri giovani proletari, in una fase di grande fermento sociale; era sicuramente una pagina nuova della sua giovane e difficilissima vita, che aveva conosciuto l'abbandono, l'orfanotrofio e la durezza delle istituzioni.\r\nL'impegno di Franco si dispiegava nelle iniziative sociali di quegli anni, come l'esperienza del “mercato rosso” nel quartiere popolare del CEP, ma anche, in senso specificamente politico, nella campagna contro la strage di Stato, per la difesa della memoria di Pinelli, per la scarcerazione di Valpreda e di altri compagni. Dopo le grandi lotte del '68 e del '69, padroni e fascisti cercavano di rialzare la testa rispondendo con la strategia della tensione e sferrando una feroce campagna antianarchica.\r\n\r\nIl 5 maggio del 1972 Franco partecipa ad una presidio contro il comizio del fascista Niccolai\r\nIl presidio viene duramente attaccato dalla polizia. Franco viene circondato sul Lungarno Gambacorti da un gruppo di poliziotti del I Raggruppamento celere di Roma, e pestato a sangue. Portato nel carcere Don Bosco, Franco sta male, ma le sue condizioni vengono ignorate, nonostante si aggravino rapidamente. Dopo due giorni di agonia e coma, Franco muore. E' il 7 maggio 1972.\r\n\r\nI suoi funerali vedono una grande partecipazione popolare.\r\n\r\nAnno dopo anno, si susseguono le manifestazioni di piazza in sua memoria. Inoltre, a Torino gli viene dedicata una scuola, a Pisa una lapide viene collocata all'ingresso di palazzo Thouar, dove Franco visse nell'ultimo periodo della sua vita. Negli anni nascerà in città la biblioteca a lui intitolata, e nella piazza S. Silvestro, nota a tutti come piazza Serantini, verrà posto un monumento dedicato a Franco, dono dei cavatori di Carrara.\r\n\r\nIn una situazione sociale e politica come quella che stiamo attraversando, in cui aumenta la stretta della repressione, in cui si giunge persino a parlare di leggi speciali contro gli anarchici, sentiamo la necessità di unirci in un momento di lotta comune.\r\nPer questo gli Anarchici Toscani invitano tutti i compagni a partecipare a livello nazionale alla manifestazione del 12 maggio.\r\nUna manifestazione che porterà in piazza non solo una parte della storia del Movimento Anarchico, ma anche un aspetto importante della memoria della città di Pisa.\r\n\r\nA 40 anni di distanza da quei fatti siamo nuovamente di fronte ad un attacco feroce da parte dello Stato e dei suoi apparati repressivi contro ogni manifestazione di dissenso.\r\nDai recenti arresti ai danni dei compagni e delle compagne del movimento NO TAV che da venti anni si oppone alla costruzione dell'alta velocità in val di Susa, passando per gli innumerevoli episodi di repressione e costante minaccia che gli apparati repressivi operano, ormai quotidianamente, nei diversi contesti di lotta. E accanto alla repressione attuata con manganelli e lacrimogeni, quella pervasiva e diffusa del controllo sociale contro tutti coloro che muovono una critica radicale al paradigma dominante e desiderano sperimentare la praticabilità di un metodo e di un agire basati sulla libertà, sulla giustizia sociale, sull'eguaglianza reale e soprattutto sulla solidarietà.\r\nPerché tutto questo è pratica rivoluzionaria.\r\nLa repressione ed il controllo sociale si realizzano massimamente nelle istituzioni totali e nelle strutture detentive. Ecco dunque le politiche razziste e la reclusione e deportazione dei migranti in istituzioni repressive come i CIE; ecco la recrudescenza neofascista, alimentata dalle istituzioni, dalla chiesa, dai padroni. Una violenza che si scatena, come nei casi di Torino e di Firenze, ora contro i rom, ora contro lavoratori senegalesi, ora contro qualsiasi settore sociale marginale.\r\n\r\nSi cerca di dividere il fronte degli sfruttati, sempre più esteso a causa degli attacchi alle generali condizioni di vita, alimentando l'odio dello straniero e la rottura di meccanismi di solidarietà.\r\nIn questo contesto, per i governi risulta fondamentale rafforzare il razzismo e il fascismo.\r\n\r\nSi rende quindi necessario oggi come 40 anni fa combattere con la solidarietà ogni forma di fascismo, razzismo ed esclusione. Per una società che spezzi le catene dei confini fisici e mentali che attualmente ci vengono imposti ed entro i quali ci vogliono costringere.\r\n\r\nFacciamo appello a tutti coloro che vorranno scendere in piazza per ricordare Franco Serantini, anarchico, rivoluzionario.\r\nFacciamo appello a tutti coloro che vorranno scendere in piazza contro la repressione, contro il razzismo, contro ogni fascismo.\r\nPer una società di liberi e di eguali.\r\n\r\n Anarchici Toscani\r\nper contatti e adesioni: anarchicitoscani@autistiche.org","23 Aprile 2012","A quarant'anni dalla morte di Franco Serantini l'assemblea degli Anarchici Toscani ha deciso di organizzare a Pisa, per il 12 maggio, una manifestazione nazionale anarchica.\r\nOggi più che mai è doveroso riprendersi le piazze e le strade della città con un corteo, forti anche delle ragioni e delle idee per cui Franco lottava.\r\n\r\nQuello del 12 maggio non è solo un corteo per tenere viva la memoria della criminalità dello Stato ma per ribadire che pestaggi, torture, uccisioni sono ancora pratica diffusa contro oppositori politici, movimenti sociali e, soprattutto, immigrati, poveri, senzacasa, tossicodipendenti… Nelle strade, nelle carceri, nei CIE\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Robertino Barbieri di Pisa: \r\n\r\nScarica l’audio\r\n\r\nDi seguito l’appello per il corteo\r\n\r\nSABATO 12 MAGGIO\r\nPisa – Piazza Sant'antonio – ore 15\r\n\r\nFranco Serantini faceva parte del gruppo anarchico Pinelli di Pisa, che aveva sede in via San Martino. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/2024-01-12-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa strage nel Mediterraneo continua\r\nLe cifre emerse dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni disegnano un quadro di crescente violenza che investe i migranti in viaggio nel Mediterraneo. Il numero dei morti e dei dispersi è aumentato del 60% nel 2023.\r\nNel 2023 sono morte 974 persone, 1372 quelle disperse: nel 2022 le vittime erano state 529, 848 i dispersi, 662 e 891 nel 2021. L’OIM sottolinea inoltre che sono stati 17.025 i migranti intercettati nel 2023 dalla Guardia costiera libica e riportati nei lager del Paese nordafricano.\r\nSiamo di fronte ad una strage continua, pianificata con cura, dai governi europei, in primis quello italiano.\r\nUna strage frutto delle leggi che rendono illegale emigrare, una strage che cresce quando i migranti non vengono volutamente soccorsi come a Cutro, quando le navi delle ONG sono ostacolate in ogni modo dai divieti folli imposti dal governo.\r\nMa il mare non è l’unica frontiera. Si muore in montagna, nel deserto, nei cantieri dove la vita di un clandestino non vale nulla.\r\nCe ne ha parlato Raffaele\r\n\r\nStato di polizia. Le leggi speciali dei fascisti del terzo millennio\r\nLe misure contro la socialità non mercificata, quelle contro profughi e migranti, l’affondo verso i giovani, il duro colpo ai movimenti di lotta sono le architravi del progetto repressivo del governo.\r\nI decreti rave, Cutro, Caivano e il pacchetto sicurezza rendono sempre più forti i poteri di polizia, riducendo le pur esili tutele alla libertà di espressione, movimento, opposizione sociale.\r\nIl forte aumento delle pene, la meticolosa scelta dei soggetti da colpire e di quelli da tutelare ne sono il segno distintivo.\r\nPiù galera per molti, ma non per tutti, perché la trama dei vari provvedimenti di Meloni è esplicitamente di classe. Non solo. Molte misure, pur essendo capaci di reggere al vaglio della legittimità formale, sono ritagliate su misura su soggetti specifici.\r\nIl governo mette in campo dispositivi che emulano le dinamiche del diritto penale del nemico, pur in un quadro di apparente universalismo. Il che, ancora una volta, interroga i sostenitori della democrazia sul fatto che l’idea stessa di una legge giusta sia un ossimoro in un contesto di ingiustizia sociale e di crescente violenza verso le classi pericolose e i movimenti di opposizione sociale.\r\nSmontare la trama sottesa ai provvedimenti governativi è un tassello importante di un percorso di lotta che sappiamo non facile, ma necessario, perché chi governa intende colpire ogni tentativo di rendere concreta la possibilità di una radicale trasformazione sociale.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nConflitto nel Mediterraneo orientale\r\nLa nuova guerra partita il 7 ottobre scorso con l’attacco di Hamas a villaggi e kibbutz nel sud di Israele, continua con un crescente bilancio di morti, feriti, sfollati nella striscia di Gaza.\r\nDopo tre mesi non si intravvedono spiragli di uscita da una crisi che ha già provocato un’immane tragedia umanitaria a Gaza. \r\nLe recenti uccisioni con attacchi mirati di capi di Hamas ed Hezbollah nel sud del Libano potrebbero condurre ad un’escalation anche in quell’area, dove, è già in corso un conflitto a bassa intensità.\r\nNel frattempo si è scaldato il clima in Yemen con l’attacco angloamericano a città e porti del paese controllato dagli Houti, sciiti e filoiraniani.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 19 gennaio\r\nStato di polizia\r\nLe leggi speciali dei fascisti del terzo millennio\r\nore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nIntrodurrà la serata l’avvocato Gianluca Vitale\r\n\r\nVenerdì 2 febbraio\r\nPer l' anarchia. La forza e l'attualità del pensiero di Malatesta.\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nIntrodurrà l’incontro Davide Turcato, curatore delle opere complete di Errico Malatesta\r\n\r\nVenerdì 16 febbraio\r\nore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nSpaccare l’atomo in quattro. 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A quel dannato 15 dicembre del 1969, il giorno che Giuseppe Pinelli venne ammazzato nella questura di Milano, nella stanza del commissario della “squadra politica” Luigi Calabresi.\r\nTre giorni prima una bomba di Stato aveva fatto strage di 17 persone nella banca dell’agricoltura di piazza Fontana. Immediatamente era scattata la caccia all’anarchico: decine e decine di compagni erano stati fermati e portati in questura e sottoposti a martellanti interrogatori. Giuseppe Pinelli, partigiano, ferroviere, sindacalista libertario, attivo nella lotta alla repressione, era uno dei tanti.\r\nUno dei tanti che in quegli anni riempivano le piazze per farla finita con lo sfruttamento e l’oppressione.\r\n\r\nIl copione venne preparato con cura ed eseguito a puntino. Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\nLa strage di piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio di Giuseppe Pinelli furono la risposta dello Stato al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\nSolo la forza di quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle di Grecia, Argentina, Cile. Basta con la favola dei “servizi segreti deviati”! Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello Stato.\r\n\r\nDopo 40 anni lo Stato cerca di assolvere definitivamente se stesso, mettendo sullo stesso piano i carnefici e le vittime. Non è un caso che il protagonista sia Giorgio Napolitano. Napolitano, come il suo collega Violante, che equiparò i partigiani ai fascisti di Salò, riscrive la storia.\r\nNel 2009 cercò di mettere una pietra tombale sulle vicende di quegli anni invitando alla stessa cerimonia la vedova di Pino e quella del suo assassino.\r\nPoi è arrivato Cucchiarelli con il suo libro di fantasie spacciate per verità. Da quel libro, Giordana, anche lui arruolato nel partito del Presidente, ha tratto un film che non è che un romanzaccio.\r\nAl centro la tesi folle che nello stesso giorno nella medesima banca qualcuno avesse piazzato due bombe, una più debole, fatta mettere da settori dello Stato che volevano un irrigidimento della morsa disciplinare sui movimenti, l’altra, cattiva ed assassina, fatta sistemare dalla NATO per provocare il golpe in Italia. Prove? Nessuna! Lo scopo? Chiarissimo! Inventarsi la tesi degli opposti stragismi, uno anarchico, l’altro fascista, entrambi burattini manovrati nel buio di trame oscure.\r\nNel romanzo di Giordana ci sono due santi e martiri, che ci lasceranno la pelle ma salveranno lo Stato. Nell’improbabile ruolo, il commissario Luigi Calabresi e l’allora ministro degli esteri Aldo Moro.\r\nAldo Moro, tra i protagonisti dell’attacco ai movimenti sociali, che stavano mettendo in seria discussione un assetto sociale fondato sullo sfruttamento, l’autoritarismo, la violenza di Stato, si trasforma in un mistico con la premonizione del martirio, antesignano di quel compromesso storico tra democrazia cristiana e partito comunista, dove oggi il PD, riconosce le proprie radici. Peccato che del suo ruolo di salvatore della democrazia non vi sia alcuna traccia né nei documenti né nelle testimonianze. Una delle tante libertà letterarie di Giordana.\r\nCalabresi era un noto persecutore di anarchici: fu lui a puntare il dito contro gli anarchici milanesi, sin dai tempi delle bombe del 25 aprile alla Fiera Campionaria di Milano.\r\nGiuseppe Pinelli, interrogato per tre giorni e tre notti, quando i termini legali del fermo erano ormai scaduti, venne gettato dalla finestra della stanza di Calabresi. Forse era già morto per le botte ricevute, forse morì dopo. Calabresi, Guida, il questore di Milano già a capo del confino di Ventotene, e gli altri poliziotti e carabinieri sostennero che si era ammazzato.\r\nLo fecero tanto male, che Gerardo D’ambrosio, allora giovane PM, oggi senatore PD, chiuderà l’inchiesta sostenendo che Pinelli era morto per “un malore attivo”. Tesi edulcorata e ridicola che Giordana riprende nel suo film.\r\nI giudici “perbene” sono i comprimari nella classifica dei buoni. Peccato che dopo 43 anni dalle aule di tribunale non sia uscito nulla. E nulla poteva uscire, perché lo Stato non condanna se stesso.\r\n\r\nQuesto film è uno dei tanti tasselli di un revisionismo di “sinistra” che ha tentato di riscrivere quegli anni all’insegna di una pacificazione impossibile, vergognosa, inaccettabile.\r\nUno dei tanti modi di liquidare un’intera epoca di lotte e passioni civili, trasformando gli anarchici in macchiette, un po’ sciocchi, utili idioti magari un po’ criminali.\r\nIl grande essente, volutamente rimosso, cancellato, nascosto è il 1969.\r\nIl grande freddo del mese della strage, seguiva l’autunno caldissimo di quell’anno. Di quell’autunno di lotte operaie oggi resta ben poco. L’articolo 18 è l’ultimo frammento rimasto: PD e PDL, uniti contro chi vive di lavoro, lo stanno cancellando.\r\nNoi, tenaci, ricordiamo: se in Italia non ci fu il golpe, se il disegno dei Calabresi, Guida, Rumor non funzionò fu grazie ad un paese, dove le menzogne di Stato avevano le gambe corte, fu grazie ai movimenti sociali che riempirono le piazze per gridare una verità, allora evidente a tutti.\r\n“La strage è di Stato, Valpreda è innocente. Pinelli è stato assassinato e Calabresi è uno dei suoi assassini.”\r\nIl destino dei vinti non è solo la sconfitta ma anche l’oblio. Quell’oblio al quale Giordana, Cucchiarelli e il partito del Presidente Napolitano vogliono consegnare quegli anni.\r\nQuella di Giordana è una vera strage della memoria.\r\nA noi tutti il compito di mantenerla viva. Finché gli sfruttati e gli oppressi di questo paese sapranno ricordare la loro Storia, non saranno ancora sconfitti. Finché gli sfruttati e gli oppressi sapranno alzare la testa, lottare per una società di liberi ed eguali, senza Stati, giudici, poliziotti, la strada sarà ancora aperta.\r\nOgni anno, ogni giorno, ogni momento può essere una nuova stagione delle ciliegie. Cogliamole e facciamone dono a chi verrà dopo.","17 Aprile 2012","Nel dicembre del 1969 Paolo aveva appena compiuto diciottanni. \r\nDopo la strage alla banca dell’Agricoltura – 17 morti e 88 feriti - fu tra le centinaia di anarchici condotti in questura per l’interrogatorio.\r\nLui tornò alla sua casa, Pino Pinelli no.\r\n\r\nVenerdì 20 aprile ore 21\r\nnella sede della federazione anarchica torinese\r\nin corso Palermo 46\r\nIncontro con Paolo Finzi\r\n\r\nPrima dell’incontro verrà proiettato il breve film di Elio Petri \r\n“Tre ipotesi sulla morte di Pinelli” \r\ncon Gian Maria Volonté, Giancarlo Dettori, Renzo Montagnani.\r\n\r\nTestimone e protagonista di quegli anni, Paolo ci racconterà una storia che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita. \r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Paolo a radio Blackout ","2018-10-17 22:11:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/pinelli_anarchiac-200x110.jpg","La strage della memoria. 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A quel dannato 15 dicembre del 1969, il giorno che Giuseppe Pinelli venne ammazzato nella questura \u003Cmark>di\u003C/mark> Milano, nella stanza del commissario della “squadra politica” Luigi Calabresi.\r\nTre giorni prima una bomba \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark> aveva fatto strage \u003Cmark>di\u003C/mark> 17 persone nella banca dell’agricoltura \u003Cmark>di\u003C/mark> piazza Fontana. Immediatamente era scattata la caccia all’anarchico: decine e decine \u003Cmark>di\u003C/mark> compagni erano stati fermati e portati in questura e sottoposti a martellanti interrogatori. Giuseppe Pinelli, partigiano, ferroviere, sindacalista libertario, attivo nella lotta alla repressione, era uno dei tanti.\r\nUno dei tanti che in quegli anni riempivano le piazze per farla finita con lo sfruttamento e l’oppressione.\r\n\r\nIl copione venne preparato con cura ed eseguito a puntino. Un sistema politico e sociale che aveva imbalsamato la Resistenza, represso la protesta operaia e contadina, stava traballando sotto la pressione delle lotte a scuola e in fabbrica.\r\nLa strage \u003Cmark>di\u003C/mark> piazza Fontana, la criminalizzazione degli anarchici, l’assassinio \u003Cmark>di\u003C/mark> Giuseppe Pinelli furono la risposta dello \u003Cmark>Stato\u003C/mark> al movimento del Sessantotto e del Sessantanove.\r\nSolo la forza \u003Cmark>di\u003C/mark> quel movimento impedì che il cerchio si chiudesse, che gli anarchici venissero condannati per quella strage, la prima delle tante che insanguinarono l’Italia.\r\nQuelle stragi, maturate nel cuore stesso delle istituzioni “democratiche”, miravano ad imporre una svolta autoritaria, a dittature feroci come quelle \u003Cmark>di\u003C/mark> Grecia, Argentina, Cile. Basta con la favola dei “servizi segreti deviati”! Gli stragisti sedevano sui banchi del governo. Uomini dei servizi e poliziotti come Calabresi obbedivano fedelmente alle direttive dello \u003Cmark>Stato\u003C/mark>.\r\n\r\nDopo 40 anni lo \u003Cmark>Stato\u003C/mark> cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> assolvere definitivamente se stesso, mettendo sullo stesso piano i carnefici e le vittime. Non è un caso che il protagonista sia Giorgio Napolitano. Napolitano, come il suo collega Violante, che equiparò i partigiani ai fascisti \u003Cmark>di\u003C/mark> Salò, riscrive la storia.\r\nNel 2009 cercò \u003Cmark>di\u003C/mark> mettere una pietra tombale sulle vicende \u003Cmark>di\u003C/mark> quegli anni invitando alla stessa cerimonia la vedova \u003Cmark>di\u003C/mark> Pino e quella del suo assassino.\r\nPoi è arrivato Cucchiarelli con il suo libro \u003Cmark>di\u003C/mark> fantasie spacciate per verità. Da quel libro, Giordana, anche lui arruolato nel partito del Presidente, ha tratto un film che non è che un romanzaccio.\r\nAl centro la tesi folle che nello stesso giorno nella medesima banca qualcuno avesse piazzato due bombe, una più debole, fatta mettere da settori dello \u003Cmark>Stato\u003C/mark> che volevano un irrigidimento della morsa disciplinare sui movimenti, l’altra, cattiva ed assassina, fatta sistemare dalla NATO per provocare il golpe in Italia. Prove? Nessuna! Lo scopo? Chiarissimo! Inventarsi la tesi degli opposti stragismi, uno anarchico, l’altro fascista, entrambi burattini manovrati nel buio \u003Cmark>di\u003C/mark> trame oscure.\r\nNel romanzo \u003Cmark>di\u003C/mark> Giordana ci sono due santi e martiri, che ci lasceranno la pelle ma salveranno lo \u003Cmark>Stato\u003C/mark>. Nell’improbabile ruolo, il commissario Luigi Calabresi e l’allora ministro degli esteri Aldo Moro.\r\nAldo Moro, tra i protagonisti dell’attacco ai movimenti sociali, che stavano mettendo in seria discussione un assetto sociale fondato sullo sfruttamento, l’autoritarismo, la violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>, si trasforma in un mistico con la premonizione del martirio, antesignano \u003Cmark>di\u003C/mark> quel compromesso storico tra democrazia cristiana e partito comunista, dove oggi il PD, riconosce le proprie radici. Peccato che del suo ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> salvatore della democrazia non vi sia alcuna traccia né nei documenti né nelle testimonianze. Una delle tante libertà letterarie \u003Cmark>di\u003C/mark> Giordana.\r\nCalabresi era un noto persecutore \u003Cmark>di\u003C/mark> anarchici: fu lui a puntare il dito contro gli anarchici milanesi, sin dai tempi delle bombe del 25 aprile alla Fiera Campionaria \u003Cmark>di\u003C/mark> Milano.\r\nGiuseppe Pinelli, interrogato per tre giorni e tre notti, quando i termini legali del fermo erano ormai scaduti, venne gettato dalla finestra della stanza \u003Cmark>di\u003C/mark> Calabresi. Forse era già morto per le botte ricevute, forse morì dopo. Calabresi, Guida, il questore \u003Cmark>di\u003C/mark> Milano già a capo del confino \u003Cmark>di\u003C/mark> Ventotene, e gli altri poliziotti e carabinieri sostennero che si era ammazzato.\r\nLo fecero tanto male, che Gerardo D’ambrosio, allora giovane PM, oggi senatore PD, chiuderà l’inchiesta sostenendo che Pinelli era morto per “un malore attivo”. Tesi edulcorata e ridicola che Giordana riprende nel suo film.\r\nI giudici “perbene” sono i comprimari nella classifica dei buoni. Peccato che dopo 43 anni dalle aule \u003Cmark>di\u003C/mark> tribunale non sia uscito nulla. E nulla poteva uscire, perché lo \u003Cmark>Stato\u003C/mark> non condanna se stesso.\r\n\r\nQuesto film è uno dei tanti tasselli \u003Cmark>di\u003C/mark> un revisionismo \u003Cmark>di\u003C/mark> “sinistra” che ha tentato \u003Cmark>di\u003C/mark> riscrivere quegli anni all’insegna \u003Cmark>di\u003C/mark> una pacificazione impossibile, vergognosa, inaccettabile.\r\nUno dei tanti modi \u003Cmark>di\u003C/mark> liquidare un’intera epoca \u003Cmark>di\u003C/mark> lotte e passioni civili, trasformando gli anarchici in macchiette, un po’ sciocchi, utili idioti magari un po’ criminali.\r\nIl grande essente, volutamente rimosso, cancellato, nascosto è il 1969.\r\nIl grande freddo del mese della strage, seguiva l’autunno caldissimo \u003Cmark>di\u003C/mark> quell’anno. \u003Cmark>Di\u003C/mark> quell’autunno \u003Cmark>di\u003C/mark> lotte operaie oggi resta ben poco. L’articolo 18 è l’ultimo frammento rimasto: PD e PDL, uniti contro chi vive \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, lo stanno cancellando.\r\nNoi, tenaci, ricordiamo: se in Italia non ci fu il golpe, se il disegno dei Calabresi, Guida, Rumor non funzionò fu grazie ad un paese, dove le menzogne \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark> avevano le gambe corte, fu grazie ai movimenti sociali che riempirono le piazze per gridare una verità, allora evidente a tutti.\r\n“La strage è \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>, Valpreda è innocente. Pinelli è \u003Cmark>stato\u003C/mark> assassinato e Calabresi è uno dei suoi assassini.”\r\nIl destino dei vinti non è solo la sconfitta ma anche l’oblio. Quell’oblio al quale Giordana, Cucchiarelli e il partito del Presidente Napolitano vogliono consegnare quegli anni.\r\nQuella \u003Cmark>di\u003C/mark> Giordana è una vera strage della \u003Cmark>memoria\u003C/mark>.\r\nA noi tutti il compito \u003Cmark>di\u003C/mark> mantenerla viva. Finché gli sfruttati e gli oppressi \u003Cmark>di\u003C/mark> questo paese sapranno ricordare la loro Storia, non saranno ancora sconfitti. Finché gli sfruttati e gli oppressi sapranno alzare la testa, lottare per una società \u003Cmark>di\u003C/mark> liberi ed eguali, senza Stati, giudici, poliziotti, la strada sarà ancora aperta.\r\nOgni anno, ogni giorno, ogni momento può essere una nuova stagione delle ciliegie. Cogliamole e facciamone dono a chi verrà dopo.",{"matched_tokens":575,"snippet":576,"value":576},[32,78,78,85,78],"La strage della \u003Cmark>memoria\u003C/mark>. 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-06-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nFranco Serantini. Esattamente 50 anni fa moriva in una cella del carcere di Pisa un anarchico di 20 anni. Tre giorni prima un corteo antifascista si era mosso per la città per impedire il comizio del fascista Niccolai. Il corteo venne duramente caricato in Lungarno Gambacorti, Franco venne assalito da un nugolo di poliziotti che lo pestarono a lungo con calci, pugni e i micidiali calci dei fucili.\r\nGettato su una camionetta pesto e sanguinante venne condotto in carcere, dove il responsabile modico, il dottor Mammoli, lo dichiarò sano e lo fece trasferire in cella. Lì agonizzò sino all’alba del 7 maggio, il giorno delle elezioni. Inutile dire che i responsabili vennero tutti assolti.\r\nMa la verità su quella vicenda emerse comunque.\r\nA 50 anni dall’omicidio di Franco fascisti di ogni risma sono e continuano ad essere al governo, l’Italia è in guerra su più fronti, la vita di chi deve lavorare per vivere sempre più precaria, pericolosa, difficile.\r\nPer ricordare e lottare è stato indetto un corteo il 7 maggio.\r\nLa memoria di ieri si fa viva nelle lotte di oggi.\r\nPer questa ragione il corteo del 7 maggio, oltre a mantenere forte il ricordo della ferocia del potere, avrà come obiettivo il contrasto al fascismo e alla guerra. \r\nAppuntamento alle ore 15 in piazza XX settembre a Pisa.\r\nNe abbiamo parlato con Peppe del circolo anarchico di vicolo del Tidi a Pisa \r\n\r\nPrimo Maggio a Torino. Le due piazze\r\nCronaca di una giornata di lotta tra ritualità e violenza poliziesca. \r\n\r\nLe università armate. Il movimento No Muos ha realizzato un dossier “Università e Guerra” sulle sempre più forti intersezioni tra gli istituti universitari e l’industria bellica.\r\nI finanziamenti pubblici per gli Atenei negli anni si sono mantenuti al minimo.\r\nIn questa situazione di forti difficoltà, si sono inseriti Stati Stranieri e Forze Armate di paesi più o meno alleati, uniti ai settori dell’industria bellica nazionale, che hanno messo a disposizione finanziamenti in cambio dell’applicazione di determinati settori dell’università in progetti apertamente militari, oppure di tipo civile, ma con facile riconversione al militare. In pratica le nostre Università si sono messe a progettare per la guerra.\r\n“le Università italiane sono coinvolte come capofila in 67 progetti di ricerca e/o formazione finanziati o organizzati in partnership con aziende che fanno parte dell’industria della guerra e/o istituzioni militari di difesa”. La parte del leone la fa naturalmente Leonardo-Finmeccanica (15%), seguita da Ansaldo (8%), ecc.\r\nCon appositi grafici viene resa evidente una situazione che vede protagonisti attori come l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Esercito Italiano, la Marina Militare, le Accademie Militari, gli Alpini, il Dipartimento della Difesa degli USA, la NASA, la US Navy, ed anche l’ONU e la NATO.\r\nCe ne ha parlato Pippo Guerrieri del movimento No Muos\r\n\r\nProspettive antimilitariste verso i prossimi appuntamenti dell’Assemblea antimilitarista, in particolare quella svoltasi a Livorno l’8 maggio, un’occasione per fare un bilancio delle iniziative e promuoverne di nuove.\r\nCe ne ha parlato Federico\r\n\r\nUna Barriera contro il fascismo\r\nEra prevedibile. Dopo mesi di campagna mediatica martellante, culminata in alcuni articoli che descrivevano una rissa a ponte Mosca come un duello medievale, non potevano mancare i fascisti di Fratelli d’Italia pronti a giocare ancora una volta la carta securitaria. Una carta che prefettura e Comune stanno giocando da mesi puntando in modo specifico sia su Ponte Mosca sia sull’area di giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia, dove è diretto il corteo indetto per questa sera dai fascisti.\r\nNella perenne campagna elettorale di Torino Fratelli d’Italia gioca contro il PD le sue stesse carte.\r\nSullo sfondo, ma ancora ben visibile, un pezzo di città sempre più povero, militarizzato, razzializzato, sospinto ai margini. \r\n\r\nSmash the vision! Mostr* in marcia contro la città vetrina\r\nDal 10 al 14 maggio a Torino c'è l'Eurovision, giunto alla sua 66esima edizione. L'evento è un Sanremo arcobaleno che manda in visibilio la comunità LGBT, grazie all'impegno dell'organizzazione per ingraziarsi il bacino d'utenza gaio.\r\n\r\nNoi, però, questa \"vision\" la vogliamo smascherare: la “vision” dietro l'Eurovision è un brodo di queerwashing, speculazione, gentrificazione, retoriche del decoro, sfruttamento di chi lavora, pacifismo selettivo, svendita dello spazio pubblico, turistificazione. Il festival è l'esposizione eccellente del demone dell'inclusività, dà visibilità ad artistə LGBTQIA+ a patto che la loro identità non dia mai davvero fastidio, che la queerness sia spendibile via schermo e che si renda innocua, collaborativa, collaborazionista. Questa vision è tutto ciò che vogliamo demolire, è un mostro a cui resistono lə mostrə, le nostre corpe dissidenti, che mai saranno assimibilabili nel grande spettacolo del capitalismo queer.\r\n\r\nContro il progetto di una Torino falsamente pride, falsamente attenta allǝ ultimǝ del mondo, una Torino che si mette in mostra per l’ennesimo grande evento, noi mostrǝ frocie difformi galassie sconfinate vogliamo scendere in strada con una street parade antiautoritaria, antipatriarcale, rumorosa, riot-tosa ma soprattutto ricca di contenuti e di danze!\r\n\r\nNon vogliamo scegliere tra la turistificazione e lo sfruttamento mascherati da intrattenimento gaio e la cis-etero-norma che pervade anche la lotta di classe.\r\n\r\nContro tutti i padri, le patrie e i padroni, vogliamo il pane ma anche le paillettes!\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 maggio\r\nSmash the vision!\r\nMostr* in marcia contro la città vetrina\r\nAppuntamento alle 15 al parco Ruffini, viale Bistolfi\r\n\r\nGiovedì 19 maggio\r\nNazionalismo e guerra tra nazisti “buoni” e nazisti “cattivi”\r\nOre 18 alla tettoria dei contadini a Porta Palazzo\r\nI paradossi nella narrazione della guerra in Ucraina tra propaganda patriottica, militarismo e la messa in scena di uno scontro di civiltà tra est e ovest\r\nProveremo a decostruire la narrazione di una guerra che, nei fatti, si colloca nello snodo cruciale di un conflitto interimperialistico multipolare. \r\nFaremo il punto sulle lotte contro la guerra, la Cittadella dell’aerospazio e la NATO a Torino e per lanciare lo sciopero generale del 20 maggio\r\nInterventi introduttivi di Stefano Capello e di un’esponente dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nVenerdì 20 maggio \r\nsciopero generale contro la guerra!\r\nNo all'economia di guerra e alle spese militari! Case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\nContro tutte le patrie, contro tutti gli eserciti, per un mondo senza frontiere\r\nOre 10 presidio alla fabbrica d’armi Collins aerospace di piazza Graf a Torino\r\nOre 18 piazza Castello manifestazione\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","14 Maggio 2022","2022-05-14 12:58:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-12-manif-sciopero-guerra-col-200x110.jpg","Anarres del 6 maggio. Smash the vision! Primo Maggio: le due piazze. Le università armate. Franco Serantini...",1652533125,[],[],{"post_content":628},{"matched_tokens":629,"snippet":630,"value":631},[79,32,78],"Per ricordare e lottare è \u003Cmark>stato\u003C/mark> indetto un corteo il 7 maggio.\r\nLa \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> ieri si fa viva nelle","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-06-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nFranco Serantini. Esattamente 50 anni fa moriva in una cella del carcere \u003Cmark>di\u003C/mark> Pisa un anarchico \u003Cmark>di\u003C/mark> 20 anni. Tre giorni prima un corteo antifascista si era mosso per la città per impedire il comizio del fascista Niccolai. Il corteo venne duramente caricato in Lungarno Gambacorti, Franco venne assalito da un nugolo \u003Cmark>di\u003C/mark> poliziotti che lo pestarono a lungo con calci, pugni e i micidiali calci dei fucili.\r\nGettato su una camionetta pesto e sanguinante venne condotto in carcere, dove il responsabile modico, il dottor Mammoli, lo dichiarò sano e lo fece trasferire in cella. Lì agonizzò sino all’alba del 7 maggio, il giorno delle elezioni. Inutile dire che i responsabili vennero tutti assolti.\r\nMa la verità su quella vicenda emerse comunque.\r\nA 50 anni dall’omicidio \u003Cmark>di\u003C/mark> Franco fascisti \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni risma sono e continuano ad essere al governo, l’Italia è in guerra su più fronti, la vita \u003Cmark>di\u003C/mark> chi deve lavorare per vivere sempre più precaria, pericolosa, difficile.\r\nPer ricordare e lottare è \u003Cmark>stato\u003C/mark> indetto un corteo il 7 maggio.\r\nLa \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> ieri si fa viva nelle lotte \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi.\r\nPer questa ragione il corteo del 7 maggio, oltre a mantenere forte il ricordo della ferocia del potere, avrà come obiettivo il contrasto al fascismo e alla guerra. \r\nAppuntamento alle ore 15 in piazza XX settembre a Pisa.\r\nNe abbiamo parlato con Peppe del circolo anarchico \u003Cmark>di\u003C/mark> vicolo del Tidi a Pisa \r\n\r\nPrimo Maggio a Torino. Le due piazze\r\nCronaca \u003Cmark>di\u003C/mark> una giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta tra ritualità e violenza poliziesca. \r\n\r\nLe università armate. Il movimento No Muos ha realizzato un dossier “Università e Guerra” sulle sempre più forti intersezioni tra gli istituti universitari e l’industria bellica.\r\nI finanziamenti pubblici per gli Atenei negli anni si sono mantenuti al minimo.\r\nIn questa situazione \u003Cmark>di\u003C/mark> forti difficoltà, si sono inseriti Stati Stranieri e Forze Armate \u003Cmark>di\u003C/mark> paesi più o meno alleati, uniti ai settori dell’industria bellica nazionale, che hanno messo a disposizione finanziamenti in cambio dell’applicazione \u003Cmark>di\u003C/mark> determinati settori dell’università in progetti apertamente militari, oppure \u003Cmark>di\u003C/mark> tipo civile, ma con facile riconversione al militare. In pratica le nostre Università si sono messe a progettare per la guerra.\r\n“le Università italiane sono coinvolte come capofila in 67 progetti \u003Cmark>di\u003C/mark> ricerca e/o formazione finanziati o organizzati in partnership con aziende che fanno parte dell’industria della guerra e/o istituzioni militari \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa”. La parte del leone la fa naturalmente Leonardo-Finmeccanica (15%), seguita da Ansaldo (8%), ecc.\r\nCon appositi grafici viene resa evidente una situazione che vede protagonisti attori come l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Esercito Italiano, la Marina Militare, le Accademie Militari, gli Alpini, il Dipartimento della Difesa degli USA, la NASA, la US Navy, ed anche l’ONU e la NATO.\r\nCe ne ha parlato Pippo Guerrieri del movimento No Muos\r\n\r\nProspettive antimilitariste verso i prossimi appuntamenti dell’Assemblea antimilitarista, in particolare quella svoltasi a Livorno l’8 maggio, un’occasione per fare un bilancio delle iniziative e promuoverne \u003Cmark>di\u003C/mark> nuove.\r\nCe ne ha parlato Federico\r\n\r\nUna Barriera contro il fascismo\r\nEra prevedibile. Dopo mesi \u003Cmark>di\u003C/mark> campagna mediatica martellante, culminata in alcuni articoli che descrivevano una rissa a ponte Mosca come un duello medievale, non potevano mancare i fascisti \u003Cmark>di\u003C/mark> Fratelli d’Italia pronti a giocare ancora una volta la carta securitaria. Una carta che prefettura e Comune stanno giocando da mesi puntando in modo specifico sia su Ponte Mosca sia sull’area \u003Cmark>di\u003C/mark> giardinetti \u003Cmark>di\u003C/mark> corso Palermo angolo via Sesia, dove è diretto il corteo indetto per questa sera dai fascisti.\r\nNella perenne campagna elettorale \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino Fratelli d’Italia gioca contro il PD le sue stesse carte.\r\nSullo sfondo, ma ancora ben visibile, un pezzo \u003Cmark>di\u003C/mark> città sempre più povero, militarizzato, razzializzato, sospinto ai margini. \r\n\r\nSmash the vision! Mostr* in marcia contro la città vetrina\r\nDal 10 al 14 maggio a Torino c'è l'Eurovision, giunto alla sua 66esima edizione. L'evento è un Sanremo arcobaleno che manda in visibilio la comunità LGBT, grazie all'impegno dell'organizzazione per ingraziarsi il bacino d'utenza gaio.\r\n\r\nNoi, però, questa \"vision\" la vogliamo smascherare: la “vision” dietro l'Eurovision è un brodo \u003Cmark>di\u003C/mark> queerwashing, speculazione, gentrificazione, retoriche del decoro, sfruttamento \u003Cmark>di\u003C/mark> chi lavora, pacifismo selettivo, svendita dello spazio pubblico, turistificazione. Il festival è l'esposizione eccellente del demone dell'inclusività, dà visibilità ad artistə LGBTQIA+ a patto che la loro identità non dia mai davvero fastidio, che la queerness sia spendibile via schermo e che si renda innocua, collaborativa, collaborazionista. Questa vision è tutto ciò che vogliamo demolire, è un mostro a cui resistono lə mostrə, le nostre corpe dissidenti, che mai saranno assimibilabili nel grande spettacolo del capitalismo queer.\r\n\r\nContro il progetto \u003Cmark>di\u003C/mark> una Torino falsamente pride, falsamente attenta allǝ ultimǝ del mondo, una Torino che si mette in mostra per l’ennesimo grande evento, noi mostrǝ frocie difformi galassie sconfinate vogliamo scendere in strada con una street parade antiautoritaria, antipatriarcale, rumorosa, riot-tosa ma soprattutto ricca \u003Cmark>di\u003C/mark> contenuti e \u003Cmark>di\u003C/mark> danze!\r\n\r\nNon vogliamo scegliere tra la turistificazione e lo sfruttamento mascherati da intrattenimento gaio e la cis-etero-norma che pervade anche la lotta \u003Cmark>di\u003C/mark> classe.\r\n\r\nContro tutti i padri, le patrie e i padroni, vogliamo il pane ma anche le paillettes!\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 maggio\r\nSmash the vision!\r\nMostr* in marcia contro la città vetrina\r\nAppuntamento alle 15 al parco Ruffini, viale Bistolfi\r\n\r\nGiovedì 19 maggio\r\nNazionalismo e guerra tra nazisti “buoni” e nazisti “cattivi”\r\nOre 18 alla tettoria dei contadini a Porta Palazzo\r\nI paradossi nella narrazione della guerra in Ucraina tra propaganda patriottica, militarismo e la messa in scena \u003Cmark>di\u003C/mark> uno scontro \u003Cmark>di\u003C/mark> civiltà tra est e ovest\r\nProveremo a decostruire la narrazione \u003Cmark>di\u003C/mark> una guerra che, nei fatti, si colloca nello snodo cruciale \u003Cmark>di\u003C/mark> un conflitto interimperialistico multipolare. \r\nFaremo il punto sulle lotte contro la guerra, la Cittadella dell’aerospazio e la NATO a Torino e per lanciare lo sciopero generale del 20 maggio\r\nInterventi introduttivi \u003Cmark>di\u003C/mark> Stefano Capello e \u003Cmark>di\u003C/mark> un’esponente dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nVenerdì 20 maggio \r\nsciopero generale contro la guerra!\r\nNo all'economia \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra e alle spese militari! Case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\nContro tutte le patrie, contro tutti gli eserciti, per un mondo senza frontiere\r\nOre 10 presidio alla fabbrica d’armi Collins aerospace \u003Cmark>di\u003C/mark> piazza Graf a Torino\r\nOre 18 piazza Castello manifestazione\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[633],{"field":112,"matched_tokens":634,"snippet":630,"value":631},[79,32,78],{"best_field_score":612,"best_field_weight":262,"fields_matched":254,"num_tokens_dropped":49,"score":636,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":49},"1736172818577490033",6637,{"collection_name":397,"first_q":73,"per_page":19,"q":73},["Reactive",640],{},["Set"],["ShallowReactive",643],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fHjVH_7IUwkwuVJPEr7jLN55XtIBm4A2SnWzPgpS5FA0":-1},true,"/search?query=memoria+di+stato"]