","La memoria tradita","post",1422470369,[53,54,55,56,57,58,59],"http://radioblackout.org/tag/27-gennaio/","http://radioblackout.org/tag/auschwitz/","http://radioblackout.org/tag/dachau/","http://radioblackout.org/tag/giornata-della-memoria/","http://radioblackout.org/tag/memoria-tradita/","http://radioblackout.org/tag/ravensbruck/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[21,19,17,27,25,23,15],{"post_content":62,"post_title":68,"tags":71},{"matched_tokens":63,"snippet":66,"value":67},[64,65],"memoria","tradita","estintore, ci racconta come la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> di Auschwitz, Dachau, Ravensbruck sia stata \u003Cmark>tradita\u003C/mark> sin dal primo giorno, sin","Ricordare è un modo per non tradire un passato che non vorremmo che torni? Basta la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> degli orrori a impedirne la ripetizione?\r\nDifficile da credere di fronte alla lunga teoria di massacri del secolo breve. Massacri etnici, politici, sociali. Massacri programmati e realizzati con metodo e macellerie brutali ma senza un luogo, uno spazio.\r\nI lager nazisti stupiscono per la loro fisicità. I muri, le baracche, i trasporti, i mucchi di denti, capelli, scarpe, abiti, le divise di stracci. Umano, sin troppo umano, il sistematico ridurre a cosa uomini, donne, bambini.\r\nLa giornata della \u003Cmark>memoria\u003C/mark>, che cristallizza in un momento la storia dei lager nazisti, è davvero un viatico per il ricordo o è già, essa stessa, tradimento?\r\nIl 27 gennaio è il giorno in cui l’armata rossa entrò ad Auschwitz e mostrò al mondo l’orrore dei campi? Fu davvero una “scoperta”? Oggi sappiamo che tanti sapevano ma non dissero né fecero nulla.\r\nA Churchill venne chiesto di bombardare Auschwitz ma non lo fece.\r\nTante testimonianze dai campi prima di quel 27 gennaio restarono inascoltate. Il 27 gennaio non segna l’inizio della \u003Cmark>memoria\u003C/mark> ma il primo giorno del suo tradimento. Le immagini di Auschwitz diventano la prova vivente della cattiveria del “nemico”. Il nazista cristallizzato da tanta filmografia dei vincitori, che quasi subito lo distinguono dal popolo tedesco, che non sapeva, dagli alleati che non potevano immaginare quanto feroce, disumano fosse il mostro che combattevano.\r\nUn mondo dipinto in bianco e nero diventa il fondale perfetto per il quadro del male assoluto, il male che come un cancro si annida in un corpo sano, che lo amputa e se ne libera per sempre.\r\nOttima propaganda, pessimo esercizio di \u003Cmark>memoria\u003C/mark>.\r\nNon per caso restano sullo sfondo le vicende dei tantissimi che non passarono subito per il camino, quelli che vennero sterminati con il lavoro forzato in fabbriche i cui nomi conosciamo bene: Siemens, Krupp, Bayer. Il sogno capitalista del lavoro che non costa nulla, nemmeno il mantenimento dello schiavo, usato sino alla distruzione, poi gettato via e sostituito con uno nuovo.\r\nI sette operai che a Torino sono bruciati vivi alla Thyssenkrupp, l’acciaieria destinata a chiudere senza sicurezza, perché la vita di sette lavoratori vale meno di un estintore, ci racconta come la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> di Auschwitz, Dachau, Ravensbruck sia stata \u003Cmark>tradita\u003C/mark> sin dal primo giorno, sin da quel 27 gennaio del 1944.\r\nI campi rom che bruciano nelle periferie del nostro paese ci narrano di una \u003Cmark>memoria\u003C/mark> che non c’è. Ci raccontano della lunga notte di oblio che ha avvolto il porrajmos, lo sterminio di 500.000 rom e sinti europei. Ci raccontano una banalità.\r\nLa \u003Cmark>memoria\u003C/mark> viva, la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> che fa argine all’orrore, è quella di chi si batte per estirpare le radici del razzismo, della discriminazione, del fascismo, della logica feroce del profitto.\r\nNella consapevolezza che quello che è successo torna e torna ancora in altre forme e altre latitudini.\r\nOccorre vedere il nostro presente per non tradire la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> del passato.\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi, che da anni si occupa del Porrajmos, lo sterminio “dimenticato di rom e sinti:\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nfinzi_memoria",{"matched_tokens":69,"snippet":70,"value":70},[64,65],"La \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>tradita\u003C/mark>",[72,74,76,78,81,84,86],{"matched_tokens":73,"snippet":21},[],{"matched_tokens":75,"snippet":19},[],{"matched_tokens":77,"snippet":17},[],{"matched_tokens":79,"snippet":80},[64],"giornata della \u003Cmark>memoria\u003C/mark>",{"matched_tokens":82,"snippet":83},[64,65],"\u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>tradita\u003C/mark>",{"matched_tokens":85,"snippet":23},[],{"matched_tokens":87,"snippet":15},[],[89,97,100],{"field":28,"indices":90,"matched_tokens":93,"snippets":96},[91,92],4,3,[94,95],[64,65],[64],[83,80],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":70,"value":70},"post_title",[64,65],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":66,"value":67},"post_content",[64,65],1157451471441625000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":92,"num_tokens_dropped":39,"score":107,"tokens_matched":108,"typo_prefix_score":39},"2211897868544",13,"1157451471441625195",2,6646,{"collection_name":50,"first_q":25,"per_page":111,"q":25},6,{"facet_counts":113,"found":92,"hits":141,"out_of":238,"page":14,"request_params":239,"search_cutoff":29,"search_time_ms":240},[114,120],{"counts":115,"field_name":118,"sampled":29,"stats":119},[116],{"count":92,"highlighted":117,"value":117},"anarres","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":121,"field_name":28,"sampled":29,"stats":139},[122,124,125,127,129,131,133,135,137],{"count":14,"highlighted":123,"value":123},"no tav",{"count":14,"highlighted":117,"value":117},{"count":14,"highlighted":126,"value":126},"repressione",{"count":14,"highlighted":128,"value":128},"genova 2001",{"count":14,"highlighted":130,"value":130},"19 luglio 1936",{"count":14,"highlighted":132,"value":132},"guerra nel mediterraneo",{"count":14,"highlighted":134,"value":134},"generazione identitaria",{"count":14,"highlighted":136,"value":136},"diritto penale del nemico",{"count":14,"highlighted":138,"value":138},"donne nella rivoluzione spgnola",{"total_values":140},9,[142,174,202],{"document":143,"highlight":156,"highlights":164,"text_match":169,"text_match_info":170},{"comment_count":39,"id":144,"is_sticky":39,"permalink":145,"podcastfilter":146,"post_author":117,"post_content":147,"post_date":148,"post_excerpt":45,"post_id":144,"post_modified":149,"post_thumbnail":150,"post_title":151,"post_type":152,"sort_by_date":153,"tag_links":154,"tags":155},"79859","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-gennaio-litalia-va-alla-guerra-cospito-sullorlo-del-baratro-alpini-la-memoria-tradita-progetto-diana-il-tuscania-in-prima-linea/",[117],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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La richiesta al ministro perché venisse trasferito in una prigione con un centro sanitario è rimasta senza risposta.\r\nIn compenso il DAP - dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - alle dirette dipendenze del ministero di giustizia, è stata l’intimidazione alla dottoressa di Cospito, affinché non divulgasse ai media le informazioni sullo stato di salute del suo assistito.\r\nCospito, pur nel frattempo trasferito ad Opera, rischia ormai di morire con la benedizione del ministro della giustizia Nordio. \r\n\r\nDiana. Ad aprile i primi bandi\r\nAprile 2023. 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È stata istituita nel maggio del 2022 “in ricordo dell’eroismo dimostrato dal corpo d’armata nella battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943”, durante la seconda guerra mondiale. L’intenzione sin troppo esplicita è celebrare l’avventura dell’ARMIR, il corpo di spedizione italiano inviato in Russia da Mussolini per sostenere l’aggressione della Germania nazista contro l’Unione sovietica.\r\nIl 26 gennaio, un giorno prima della giornata della memoria, in cui si ricorda lo sterminio di ebrei e rom europei nei campi nazisti e le leggi razziali in Italia durante la dittatura, si è celebrata la guerra voluta dal governo fascista e i valori patriottici che la giustificarono.\r\nUn vero revisionismo di Stato. \r\n\r\nIl Tuscania e la guerra\r\nIn meno di un anno è aumentato di cinque volte il numero dei militari italiani schierati in Europa orientale alle frontiere con Ucraina, Russia e Bielorussia. 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Il suo nome è l’ottavo di una lista di persone uccise dalle frontiere chiuse negli ultimi tre anni al Monginevro.\r\nLa scorsa domenica una carovana di auto ha percorso la valle di Susa sino alla frontiera in solidarietà ad Emilio Scalzo, rinchiuso in carcere preventivo con l’accusa di essersi difeso da un poliziotto che lo stava attaccando con un manganello.\r\nIn realtà colpevole, come tanti altri, di non aver chiuso gli occhi di fronte alle migliaia di persone che, tra mille difficoltà, hanno provato a bucare il confine italo francese.\r\nLa carovana, partita dal presidio No Tav di San Didero, dopo numerose tappe per informare, appendere striscioni, è arrivata a Claviere. L’ingresso del paese era chiuso dalle camionette di polizia e carabinieri. Imboccato il tunnel dopo pochi metri, in territorio francese, era schierata la gendarmerie. La frontiera è rimesta chiusa per un paio d’ore. Due giorni dopo è arrivata la notizia che anche l’ultima richiesta di domiciliari era stata respinta dal giudice francese.\r\nLa lotta continua\r\n\r\nLa memoria tradita\r\nRicordare è un modo per non tradire un passato che non vorremmo che torni? Basta la memoria degli orrori a impedirne la ripetizione?\r\nDifficile da credere di fronte alla lunga teoria di massacri del secolo breve. Massacri etnici, politici, sociali. Massacri programmati e realizzati con metodo e macellerie brutali ma senza un luogo, uno spazio.\r\n\r\nLo sterminio delle donne non conformi\r\nNel lager di Ravensbruck, ottanta chilometri oltre Berlino, sono state rinchiuse 132.000 donne: novantaduemila non hanno mai fatto ritorno.\r\nErano donne con disabilità fisiche e mentali, oppositrici politiche, omosessuali, mendicanti, Rom, testimoni di Geova, prostitute, solo il 10% di origine ebraica.\r\nTutte loro quando sono tornate alle loro case hanno subito l’onta della negazione, del silenzio, del mancato riconoscimento della loro identità.\r\nIl loro essere donne le inseriva, automaticamente, nella categoria delle prostitute, che avevano collaborato con i nemici. \r\nLa loro memoria è stata a lungo sepolta. Solo dopo la fine della guerra fredda si è cominciato a parlarne. Solo dopo decenni alcune sopravvissute hanno deciso che era tempo di prendere parola, di raccontare quello che nessuno voleva sentire, di rivendicare la loro lotta dentro e fuori dal lager. Vi proponiamo un articolo di Stefania Delendati\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 12 febbraio ore 10\r\npresidio al mercato di piazza Foroni\r\ncontro l’aumento delle bollette, contro sfratti e sgomberi, per l’aumento dei salari \r\n\r\n\r\nMartedì 15 febbraio ore 16,30\r\nVia i militari da Barriera!\r\ngiornata di informazione e lotta ai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","7 Febbraio 2022","2022-02-07 19:49:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/morti-sul-lavoro-manifestazione-ansa-2-200x110.jpg","Anarres del 28 gennaio. Morire a scuola. Memoria tradita. Lo sterminio delle donne non conformi. La frontiera uccide…",1644263346,[],[],{"post_content":188,"post_title":192},{"matched_tokens":189,"snippet":190,"value":191},[64,65],"francese.\r\nLa lotta continua\r\n\r\nLa \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>tradita\u003C/mark>\r\nRicordare è un modo per","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/2022-01-28-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nMorire a scuola\r\nAmmassati in classi pollaio a scuola, sbattuti in alternanza fuori dalla scuola. Consegnati allo sfruttamento, addestrati alla precarietà, scaraventati spesso dall'alternanza scuola lavoro nelle medesime situazioni lavorative in cui ogni giorno muoiono 4 lavoratori. Per Lorenzo Parelli, 18 anni, studente di un corso di formazione professionale, è stato così.\r\nLa storia dell'alternanza conta una lunga serie di “incidenti”: studenti che precipitano da cestelli elevatori, travolti da strutture di ferro, che riportano amputazioni e lesioni per crolli o cedimenti di strutture meccaniche. Una sequenza di incidenti non casuali, dovuti alla mancanza di sicurezza dettata dalla ricerca del profitto che non risparmia nessuno, nemmeno uno studente che in quel momento dovrebbe stare da tutt'altra parte, non certo a lavorare gratis in situazione di estremo\r\nsfruttamento e di pericolo.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nLa frontiera uccide\r\nIl 2 gennaio il corpo di Fathallah Belafhail è stato trovato nei pressi della diga del Freney. Aveva provato ad attraversare la frontiera alla fine dell’anno. Non ce l’ha fatta. Il suo nome è l’ottavo di una lista di persone uccise dalle frontiere chiuse negli ultimi tre anni al Monginevro.\r\nLa scorsa domenica una carovana di auto ha percorso la valle di Susa sino alla frontiera in solidarietà ad Emilio Scalzo, rinchiuso in carcere preventivo con l’accusa di essersi difeso da un poliziotto che lo stava attaccando con un manganello.\r\nIn realtà colpevole, come tanti altri, di non aver chiuso gli occhi di fronte alle migliaia di persone che, tra mille difficoltà, hanno provato a bucare il confine italo francese.\r\nLa carovana, partita dal presidio No Tav di San Didero, dopo numerose tappe per informare, appendere striscioni, è arrivata a Claviere. L’ingresso del paese era chiuso dalle camionette di polizia e carabinieri. Imboccato il tunnel dopo pochi metri, in territorio francese, era schierata la gendarmerie. La frontiera è rimesta chiusa per un paio d’ore. Due giorni dopo è arrivata la notizia che anche l’ultima richiesta di domiciliari era stata respinta dal giudice francese.\r\nLa lotta continua\r\n\r\nLa \u003Cmark>memoria\u003C/mark> \u003Cmark>tradita\u003C/mark>\r\nRicordare è un modo per non tradire un passato che non vorremmo che torni? Basta la \u003Cmark>memoria\u003C/mark> degli orrori a impedirne la ripetizione?\r\nDifficile da credere di fronte alla lunga teoria di massacri del secolo breve. Massacri etnici, politici, sociali. Massacri programmati e realizzati con metodo e macellerie brutali ma senza un luogo, uno spazio.\r\n\r\nLo sterminio delle donne non conformi\r\nNel lager di Ravensbruck, ottanta chilometri oltre Berlino, sono state rinchiuse 132.000 donne: novantaduemila non hanno mai fatto ritorno.\r\nErano donne con disabilità fisiche e mentali, oppositrici politiche, omosessuali, mendicanti, Rom, testimoni di Geova, prostitute, solo il 10% di origine ebraica.\r\nTutte loro quando sono tornate alle loro case hanno subito l’onta della negazione, del silenzio, del mancato riconoscimento della loro identità.\r\nIl loro essere donne le inseriva, automaticamente, nella categoria delle prostitute, che avevano collaborato con i nemici. \r\nLa loro \u003Cmark>memoria\u003C/mark> è stata a lungo sepolta. Solo dopo la fine della guerra fredda si è cominciato a parlarne. Solo dopo decenni alcune sopravvissute hanno deciso che era tempo di prendere parola, di raccontare quello che nessuno voleva sentire, di rivendicare la loro lotta dentro e fuori dal lager. Vi proponiamo un articolo di Stefania Delendati\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 12 febbraio ore 10\r\npresidio al mercato di piazza Foroni\r\ncontro l’aumento delle bollette, contro sfratti e sgomberi, per l’aumento dei salari \r\n\r\n\r\nMartedì 15 febbraio ore 16,30\r\nVia i militari da Barriera!\r\ngiornata di informazione e lotta ai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. 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La nostra astronave ritornerà in orbita venerdì 28 luglio\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2017 07 14 anarres1\r\n2017 07 14 anarres2\r\n2017 07 14 anarres3\r\n2017 07 14 anarres4\r\n\r\n\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nGenova 2001. La memoria tradita di quei giorni di lotta, sciopero, rivolta e sangue\r\n\r\nNe abbiamo chiacchierato con Federico Denitto di Anarchici contro il G8\r\n\r\n\r\nDa Genova ad Amburgo. I controvertici, la repressione politica e sociale. Il progressivo affermarsi del diritto penale del nemico. Da annientare, con ogni mezzo necessario.\r\n\r\n\r\nLuglio 1936. Le donne nella rivoluzione spagnola.\r\n\r\nCe ne ha parlato Claudio Venza, docente di storia contemporanea all'Università di Trieste\r\n\r\n\r\nGuerra nel Mediterraneo. In sostegno a Minniti scende in mare la barca dei fascisti di Generazione Identitaria. In Francia da mesi infuria la polemica sui media main stream, in Italia si preferiscono le baruffe chioggiotte sulla spiaggia.\r\n\r\n\r\nNo Tav. Da Venaus alla Clarea per la libertà di movimento\r\n\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\n\r\nLunedì 24 luglio\r\n\r\nore 21\r\n\r\nVerso il G7 lavoro di settembre\r\n\r\nassemblea a radio Blackout\r\nvia Cecchi 21a\r\n\r\nMartedì 25 luglio\r\n\r\nore 21\r\n\r\nassemblea antimilitarista\r\n\r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\n\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21 \r\n\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","14 Luglio 2017","2018-10-17 22:58:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/07/15-2017-07-08-no-tav-marcia-200x110.jpg","Anarres del 14 luglio. 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