","Maschere Bianche contro il padrone di merda","post",1590148317,[67,68,69,70,71,72,73,74],"http://radioblackout.org/tag/blackout/","http://radioblackout.org/tag/bologna/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/maschere-bianche/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/padrone-di-merda/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/",[76,77,56,78,79,80,81,82],"blackout","Bologna","maschere bianche","news","padrone di merda","repressione","solidarietà",{"post_content":84,"post_title":89,"tags":93},{"matched_tokens":85,"snippet":87,"value":88},[86],"Merda","dito contro i Padroni di \u003Cmark>Merda\u003C/mark> che non pagano i dipendenti,","La procura di Bologna ha disposto 5 divieti di dimora e 1 obbligo di allontanamento per le Maschere Bianche, collettivo che ha deciso di puntare il dito contro i Padroni di \u003Cmark>Merda\u003C/mark> che non pagano i dipendenti, sfruttando la loro condizione precaria. Una lavoratrice non può più avvicinarsi a negozio dove lavorava, e dove abitano i suoi padroni che da tempo non la pagavano. I divieti di dimora ricadono sui solidali che hanno deciso di non lasciarla sola. L'accusa di estorsione, per il fatto di esigere il dovuto pagamento. Questo episodio, gravissimo, indica chiaramente qual è e sarà la linea di politica economica: la crisi la dovranno pagare gli sfruttati. Ieri, giovedì 21 maggio, c'è stata una giornata di solidarietà con una forte risposta in tutta Italia, in più di 20 città. Contemporaneamente, il crowdfunding per sostenere le spese legali sta andando molto bene. 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Ma comunque sta scontando una condanna anche lui, perché a esplicita richiesta dalla piazza, se non volesse dimettersi, la risposta è stata che non ha questa facoltà perché solo il Presidente può licenziarlo. Prigioniero di un autocrate, come tutto il paese.\r\n\r\nSi è scatenato lo stesso sistema di controinformazione, i consueti insulti del Presidente che ha come sempre dato dei terroristi ai ragazzi, ma soprattutto un fantasma si aggira per Istanbul: la paura di Erdogan è che ritorni la stagione di Taksim.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021-01-07_Bogazici.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGli armeni hanno sospeso ogni import/express con la Turchia: un embargo di sei mesi sarà rinnovato su più di duemila prodotti. Ma quello che è più interessante di questa situazione è il riavvicinamento con Tehran, che già si era cominciato a vedere durante il periodo di guerra guerreggiata, laddove l’Iran si era ritrovato con i suoi peggiori nemici schierati con Baku e si era innervosito quando le truppe azere si avvicinarono troppo al fiume che segna i confini. 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su:\r\nhttps://genuinoclandestinofirenze.noblogs.org/gc-intergalattico-22-23-24-settembre-2023/\r\n\r\n \r\n\r\nQui l'intervista:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/TAZ_genuino_220923.mp3\"][/audio]","22 Settembre 2023","2023-09-22 11:58:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/111GenuinoClandestinoInfo-e1694787690471-768x527-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"206\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/111GenuinoClandestinoInfo-e1694787690471-768x527-1-300x206.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/111GenuinoClandestinoInfo-e1694787690471-768x527-1-300x206.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/111GenuinoClandestinoInfo-e1694787690471-768x527-1.jpg 768w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Genuino Clandestino: tre giorni di TAZ a 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Ed è per questo che noi le odiamo.\r\n\r\nSono le associazioni lgbtq mainstream che credono di combattere la violenza patriarcale e sessista con il super potere delle legge Zan, a rendere ancora più lontano il giorno in cui saremo davvero tutt* liber*, come se la violenza del carcere fosse l'unico strumento utile a cambiare il sistema in cui viviamo.\r\n\r\nL'unico modo che troviamo per affrontare tutta la rabbia, lo schifo e la tristezza che proviamo oggi è stringerci alle comunità resistenti, che riempiono le nostre vite, in cui ci amiamo, ci diamo forza e sostegno.\r\n\r\nEd è con loro che camminiamo a testa alta ogni giorno, è che con loro che affrontiamo e rispondiamo alla violenza di questo sistema di merda! 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A differenza delle giornate passate però oggi il clima sembra essere più temperato poiché sembra che finalmente si stiano riaprendo i tavoli di discussione con le aziende dopo i blocchi e gli scontri dell'ultima settimana.\r\n\r\nSoltanto ieri infatti era stata bloccata da oltre un centinaio di operai la provinciale, con la polizia a \"protezione\" dello stabilimento che ha cercato a più riprese di sgomberare i manifestanti, per nulla intimoriti da freddo e neve.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl tono degli scontri si è acceso nel corso della mattinata, diverse cariche di alleggerimento, con ogni camion che veniva letteralmente scortato da un plotone di poliziotti dei reparti mobili.\r\n\r\nI manifestanti riferiscono anche di un ferito e di tre persone fermate e accompagnate in Questura, poi rilasciate con una denuncia per \"blocco stradale\", provvedimento probabilmente suggerito dal decreto sicurezza di Salvini.\r\n\r\nAnche la giornata di mercoledì era balzata agli onori della cronaca\r\nNella mattinata \"Durante le cariche contro i lavoratori – racconta il sindacato SiCobas fornendo anche un video che riprende l'accaduto – le forze di polizia sono state coadiuvate dal servizio d'ordine di Italpizza, che ha perfino partecipato all'arresto di una lavoratrice e di suo marito, malmenati e portati poi in questura in stato di fermo\".\r\nI due sono poi stati rilasciati e hanno ripreso il picchetto, dopo che gli stessi manifestanti si erano spostati da strada Gherbella fin sotto la Questura.\r\n\r\n\r\n\r\nNel pomeriggio ha poi avuto luogo una contro-manifestazione, con un centinaio di lavoratori che sono usciti nel cortile per protestare contro i picchetti che stanno causando il fermo della produzione dalle 17 di lunedì, scandendo a loro volta slogan contro i Si Cobas. Un gesto che ha ricevuto il plauso della direzione aziendale e, viceversa, che è stato stigmatizzato dagli autonomi come una \"messinscena a beneficio della stampa fosse organizzata dall'azienda insieme alla Uil, sotto la minaccia di essere lasciati a casa\".\r\n\r\nIl racconto della lotta dei lavoratori dell'Italpizza dalla voce di una diretta interessata.\r\n\r\nitalpizza gennaio\r\n\r\nGli accordi sopracitati prevedevano il reintegro di alcuni lavoratori allontanati dall'azienda una volta appreso della loro adesione al sindacato SiCobas, e la promessa di un contratto coerente con le proprie mansioni.\r\n\r\nGià a dicembre avevamo raccontato l'inizio di questa lotta, che sembrava aver strappato all'azienda quanto richiesto, e invece il 20 gennaio, data ultima per tener fede agli impegni presi, è arrivato e dei cambiamenti concordati ancora non c'è traccia.\r\n\r\nitalpizza gennaio\r\n\r\n \r\n\r\nLe lavoratrici e i lavoratori ingiustamente licenziati, in effetti, sono stati richiamati a lavorare il 14 gennaio, dopo un silenzio di quasi un mese da parte dell’azienda, ma “non al nostro posto di lavoro - racconta una delle lavoratrici in presidio - ci hanno messo a pulire, cioè in punizione. Ci hanno messo a pulire, noi tutti quanti a pulire sul tetto che è alto 20 metri senza protezioni senza delle cinture senza niente, senza sicurezza, ci hanno messo a pulire anche un vetro davanti all’Italpizza senza scale senza niente, ci hanno dato solo degli stracci con i manici allungabili. Ci hanno messo a pulire, scusate, della merda, che non è stata mai pulita, è da anni che lavoro qua e non ho mai visto nessuno pulire lì. Ci siamo rifiutati di pulire i cessi e loro hanno detto che manderanno delle lettere di richiamo. Noi gli accordi li abbiamo rispettati. Fino al 20 abbiamo fatto tutto. 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A differenza delle giornate passate però oggi il clima sembra essere più temperato poiché sembra che finalmente si stiano riaprendo i tavoli di discussione con le aziende dopo i blocchi e gli scontri dell'ultima settimana.\r\n\r\nSoltanto ieri infatti era stata bloccata da oltre un centinaio di operai la provinciale, con la polizia a \"protezione\" dello stabilimento che ha cercato a più riprese di sgomberare i manifestanti, per nulla intimoriti da freddo e neve.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl tono degli scontri si è acceso nel corso della mattinata, diverse cariche di alleggerimento, con ogni camion che veniva letteralmente scortato da un plotone di poliziotti dei reparti mobili.\r\n\r\nI manifestanti riferiscono anche di un ferito e di tre persone fermate e accompagnate in Questura, poi rilasciate con una denuncia per \"blocco stradale\", provvedimento probabilmente suggerito dal decreto sicurezza di Salvini.\r\n\r\nAnche la giornata di mercoledì era balzata agli onori della cronaca\r\nNella mattinata \"Durante le cariche contro i lavoratori – racconta il sindacato SiCobas fornendo anche un video che riprende l'accaduto – le forze di polizia sono state coadiuvate dal servizio d'ordine di Italpizza, che ha perfino partecipato all'arresto di una lavoratrice e di suo marito, malmenati e portati poi in questura in stato di fermo\".\r\nI due sono poi stati rilasciati e hanno ripreso il picchetto, dopo che gli stessi manifestanti si erano spostati da strada Gherbella fin sotto la Questura.\r\n\r\n\r\n\r\nNel pomeriggio ha poi avuto luogo una contro-manifestazione, con un centinaio di lavoratori che sono usciti nel cortile per protestare contro i picchetti che stanno causando il fermo della produzione dalle 17 di lunedì, scandendo a loro volta slogan contro i Si Cobas. Un gesto che ha ricevuto il plauso della direzione aziendale e, viceversa, che è stato stigmatizzato dagli autonomi come una \"messinscena a beneficio della stampa fosse organizzata dall'azienda insieme alla Uil, sotto la minaccia di essere lasciati a casa\".\r\n\r\nIl racconto della lotta dei lavoratori dell'Italpizza dalla voce di una diretta interessata.\r\n\r\nitalpizza gennaio\r\n\r\nGli accordi sopracitati prevedevano il reintegro di alcuni lavoratori allontanati dall'azienda una volta appreso della loro adesione al sindacato SiCobas, e la promessa di un contratto coerente con le proprie mansioni.\r\n\r\nGià a dicembre avevamo raccontato l'inizio di questa lotta, che sembrava aver strappato all'azienda quanto richiesto, e invece il 20 gennaio, data ultima per tener fede agli impegni presi, è arrivato e dei cambiamenti concordati ancora non c'è traccia.\r\n\r\nitalpizza gennaio\r\n\r\n \r\n\r\nLe lavoratrici e i lavoratori ingiustamente licenziati, in effetti, sono stati richiamati a lavorare il 14 gennaio, dopo un silenzio di quasi un mese da parte dell’azienda, ma “non al nostro posto di lavoro - racconta una delle lavoratrici in presidio - ci hanno messo a pulire, cioè in punizione. 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A fine anno il ministro dell’Interno ha dichiarato di voler riaprire i CIE chiusi da tempo ed di volerne uno per ogni regione.\r\n\r\nLe realtà antirazziste della regione hanno lanciato un primo segnale di lotta. contro questa ipotesi. L’iniziativa è stata caratterizzata da numerosi interventi che hanno illustrato le ragioni della totale opposizione a queste prigioni amministrative per senza documenti.\r\nIn quell'occasione sono stati raccontate diverse storie di violenza da parte delle forze del disordine nel CIE di Gradisca. Questo Centro, per tutti gli anni in cui è stato aperto, è stato uno dei più caldi, sia per le rivolte e proteste interne che per le numerose fughe.\r\n\r\nSono stati proprio i reclusi a chiudere il centro distruggendolo e dandolo alle fiamme più volte. Intenso è stato anche il fronte di informazione e lotta delle realtà antirazziste regionali prima e dopo l’apertura l'apertura del lager. Quelle lotte sono costate anche denunce e botte.\r\n\r\nL'ultima denuncia è stata annunciata mezzo stampa all'indomani del presidio del 7 gennaio. Sara, una compagna del Germinal di Trieste, è stata denunciata per calunnia e minacce dal sindacato di polizia SAP. Sara, durante il presidio ha letto una lettera dei reclusi di Gradisca, che raccontavano le ragioni di un lungo sciopero della fame nel 2010. In questa lettera venivano anche denunciati i pestaggi della polizia all'interno del centro.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Sara, che ha detto in modo chiaro, che le denunce della polizia non solo non fermano le lotte, ma anzi sono uno sprone ad intensificare le iniziative, per impedire la riapertura del CIE di Gradisca.\r\n\r\nAscolta la diretta con Sara:\r\n\r\n2017 01 31 info\r\n\r\nLeggi la lettera dei prigionieri di Gradisca:\r\n\r\n“Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire.\r\nCi sono tre minorenni qui dentro, sono tunisini e hanno sedici anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni?\r\nIl cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti. Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane.\r\nLa polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.\r\nCi trattano come delle bestie.\r\nAlcuni operatori [della cooperativa Connecting People che gestisce il Centro, n.d.r.] usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.\r\nC’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.\r\nIl direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente.\r\nDa due giorni siamo in sciopero della fame e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.\r\nContinueremo a scioperare finché non cambieranno le cose, perché sei mesi sono troppi e le condizioni troppo disumane.\r\nQuesto non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. 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Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane.\r\nLa polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.\r\nCi trattano come delle bestie.\r\nAlcuni operatori [della cooperativa Connecting People che gestisce il Centro, n.d.r.] usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.\r\nC’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.\r\nIl direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente.\r\nDa due giorni siamo in sciopero della fame e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.\r\nContinueremo a scioperare finché non cambieranno le cose, perché sei mesi sono troppi e le condizioni troppo disumane.\r\nQuesto non è un posto ma un incubo, perché siamo nella \u003Cmark>merda\u003C/mark>, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. 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Nous ne sommes pas ici pour représenter. Nous sommes ici pour intervenir.\r\n\r\nÀ l'intérieur:\r\n→ Bruit neuronal à densité critique\r\n→ Fréquences changeantes de la réalité niée\r\n→ Basses brutes du système sonore\r\n→ Mémoire non filtrée de l'inconscient capitaliste\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/ARSIDER-SPECIALE-LA-MEANDRE-feat-live-act-C_C-JEAN-BENDER-AMèDèE-DE-MURCIA_corretto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nLogbook – Arsider x Distomobile @ La Mêandre, Chalon-sur-Saône\r\n\r\nDate: 11/13 april 2025\r\nLocation: La Mêandre, Chalon-sur-Saône\r\nAllies: Distomobile Soundsystem\r\nOccasion: En soutien de La Mêandre\r\n\r\nArsider rolled into Chalon loaded, wired, and ready. Distomobile already on-site—stacked to the sky and humming low like a threat. We linked fast, no formalities, just hands on gear and eyes on the clock. Soundcheck was seismic. Locals knew. The river knew. 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