","L'ACCORDO TRA USA E UCRAINA SUI MINERALI STRATEGICI OPZIONA A FAVORE DEGLI STATI UNITI LA RICOSTRUZIONE POSTBELLICA.","post",1746460586,[60,61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/accordo/","http://radioblackout.org/tag/guerra-russo-ucraina/","http://radioblackout.org/tag/minerali-strategici/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[65,66,67,68],"accordo","GUERRA RUSSO UCRAINA","minerali strategici","Stati Uniti",{"post_content":70,"post_title":75,"tags":80},{"matched_tokens":71,"snippet":73,"value":74},[72],"strategici","risorse minerarie, tra cui materiali \u003Cmark>strategici\u003C/mark> come uranio, litio, elementi delle","Usa e Ucraina hanno firmato a Washington un accordo che consente agli americani di accedere alle riserve minerarie ucraine e che istituisce un fondo di investimento per la ricostruzione del Paese devastato da ormai oltre tre anni di guerra. L’accordo dettaglia un elenco di 57 risorse minerarie, tra cui materiali \u003Cmark>strategici\u003C/mark> come uranio, litio, elementi delle terre rare, oro, platino, petrolio e gas naturale. Qualsiasi futura espansione della lista richiederà il consenso reciproco. Tutte le risorse naturali presenti nel sottosuolo ucraino formalmente restano sotto il controllo di Kiev, che continuerà a detenere la facoltà di decidere dove, cosa e quanto estrarre. In base all’intesa siglata, gli Stati Uniti finanzieranno progetti di estrazione di \u003Cmark>minerali\u003C/mark>, petrolio e gas .Questo fondo sarà finalizzato al finanzaimento della ricostruzione post bellica ,ma anche allo sfruttamento dei \u003Cmark>minerali\u003C/mark> che saranno in futuro oggetto di estrazione . I proventi minerari finanzieranno l’acquisto di armamenti statunitensi da parte ucraina ribaltando completamente la prospettiva delle relazioni bilaterali: da fruitore degli aiuti militari USA, UE e NATO, l’Ucraina diventa così acquirente di prodotti militari statunitensi finanziati attraverso le garanzie offerte dalle risorse minerarie. L’obiettivo della Casa Bianca è recuperare i crediti ed eventualmente acquisire un nuovo cliente per la sua industria della difesa in un’Europa a cui Washington suggerisce con sempre maggiore fermezza di spendere il 5 per cento del PIL per la Difesa. Un fondo d'investimento che maschera una compravendita di armi che sarà pagata probabilmente dagli europei considerando che l'Ucraina è uno stato tecnicamente fallito dal punto di vista finanziario , garantendo così anche lo sganciamento nordamericano dal conflitto.\r\n\r\nNe parliamo con Francesco Dall'Aglio esperto di Europa orientale e questioni strategiche.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/INFO-05052025-DALLAGLIO.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":76,"snippet":79,"value":79},[77,78],"MINERALI","STRATEGICI","L'ACCORDO TRA USA E UCRAINA SUI \u003Cmark>MINERALI\u003C/mark> \u003Cmark>STRATEGICI\u003C/mark> OPZIONA A FAVORE DEGLI STATI UNITI LA RICOSTRUZIONE POSTBELLICA.",[81,83,85,89],{"matched_tokens":82,"snippet":65},[],{"matched_tokens":84,"snippet":66},[],{"matched_tokens":86,"snippet":88},[87,72],"minerali","\u003Cmark>minerali\u003C/mark> \u003Cmark>strategici\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":68},[],[92,98,101],{"field":34,"indices":93,"matched_tokens":95,"snippets":97},[94],2,[96],[87,72],[88],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":79,"value":79},"post_title",[77,78],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":73,"value":74},"post_content",[72],1157451471441625000,{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":108,"num_tokens_dropped":46,"score":109,"tokens_matched":94,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":111,"highlight":135,"highlights":140,"text_match":143,"text_match_info":144},{"cat_link":112,"category":113,"comment_count":46,"id":114,"is_sticky":46,"permalink":115,"post_author":49,"post_content":116,"post_date":51,"post_excerpt":117,"post_id":114,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_thumbnail_html":120,"post_title":121,"post_type":57,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":129},[43],[45],"97589","http://radioblackout.org/2025/05/tra-rdc-e-ruanda-un-compromesso-insufficiente-sponsorizzato-dallamministrazione-trump/","Il 2 maggio a Washington è stato firmato, con la mediazione Usa, un accordo preliminare tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo in vista di un accordo di pace vero e proprio da sottoscrive entro 60 giorni alla Casa Bianca. Il cuore dell’intero pacchetto però sono i negoziati bilaterali paralleli per l’accesso privilegiato degli Usa alle miniere del Kivu. Tuttavia, la \"pax americana\" voluta da Washington - che prevede garanzie di sicurezza in cambio dell’accesso ai minerali strategici - non convince. «La pace è l’unico orizzonte possibile, ma esistono diverse vie per raggiungerla», scrivono in una lettera aperta 43 intellettuali ed esponenti della società civile, tra i quali il Premio Nobel per la pace Denis Mukwege. Un compromesso insufficiente di fronte a un conflitto profondamente radicato, internazionalizzato, segnato da crimini gravi, milioni di vittime e una delle peggiori crisi umanitarie al mondo,emerge inoltre l’assenza quasi totale del protagonismo africano nel processo. Né il processo di Luanda né quello di Nairobi sono riusciti a imporsi, segno delle difficoltà dell’Africa nel risolvere autonomamente i propri conflitti , a dimostrazione della sovradeterminazione degli interessi americani rispetto alle soluzioni proposte dagli africani. I problemi di fondo non vengono affrontati con un approccio multidimensionale, qualsiasi soluzione minima appare precaria e di breve durata. Le questioni che vengono evitate sono: la fine dell'interventismo militare degli stati confinanti, la fine dell'economia rentier e della predazione a vantaggio di un'élite corrotta e delle multinazionali, la ricostruzione dello stato, la riforma del settore della sicurezza, la fine del regno dell'impunità, la considerazione delle legittime richieste della popolazione congolese .\r\n\r\nLe rivendicazioni della popolazione congolese travolta da una guerra trentennale che ha fatto milioni di vittime sono ignorate e vengono espresse dalla società civile che si organizza nonostante la guerra e la repressione congiunta delle milizie e del governo di Kinshasa.\r\n\r\nNe parliamo con Marinella Correggia giornalista ,scrittrice e attivista.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/INFO-05052025-MARINELLA.mp3\"][/audio]","Lo sfruttamento delle risorse minerarie e l'accordo tra Rdc e Ruanda.","2025-05-05 16:18:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"129\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-300x129.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-300x129.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-1024x439.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-768x329.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-1536x658.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-2048x878.jpg 2048w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CONGO-INFO-05052025-1-100x44.jpg 100w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","TRA RDC E RUANDA UN COMPROMESSO INSUFFICIENTE SPONSORIZZATO DALL'AMMINISTRAZIONE TRUMP.",1746461915,[124,125,126,127,128],"http://radioblackout.org/tag/miniere/","http://radioblackout.org/tag/nord-kivu/","http://radioblackout.org/tag/rdc/","http://radioblackout.org/tag/ruanda/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[130,131,132,133,134],"miniere","nord kivu","RDC","Ruanda","Trump",{"post_content":136},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[87,72],"sicurezza in cambio dell’accesso ai \u003Cmark>minerali\u003C/mark> \u003Cmark>strategici\u003C/mark> - non convince. «La pace è","Il 2 maggio a Washington è stato firmato, con la mediazione Usa, un accordo preliminare tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo in vista di un accordo di pace vero e proprio da sottoscrive entro 60 giorni alla Casa Bianca. 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Salvo poi rispondersi da soli con le immagini in diretta da Washington. Ovviamente Sabrina Moles, che ci accompagna in questa panoramica settimanale sui fatti del mondo indo-pacifico non ha aluso la domanda spiegando l’accelerazione della transizione con le necessità dello sviluppo economico vertiginoso. In realtà la domanda reale è quale sia lo stato dell'arte degl accordi economici con l resto del mondo, che in questo periodo vedono giungere a conclusioni trattative. Dopo il Rpec e la concessione di nuove possibilità di investimenti stranieri in Cina sono in dirittura d’arrivo o conclusi accordi con la Comunità europea, il Vietnam, la Turchia e si avvierà il Focac, il Forum sino-africano che si terrà a Dakar.\r\n\r\nL'Africa è per Pechino la nuova piattaforma della cooperazione internazionale; e Sabrina estrae un documento interessante dal cappello dell'attenta sinologa, Noam Chomsky viene evocato per gli investimenti non solo strategici che permangono, ma anche nel mondo dei media per instillare nei paesi toccati dalla cooperazione (e dalla Bri) i punti di vista, i principi, le teorie e le prassi delal cultura cinese. La differenza tra neocolonialismo cinese e quello occidentale – che hanno gli stessi fini predatori – è nella convinzione cinese che la \"collaborazione” predicata dagli occidentali sia più invasiva, mentre quella di Pechino sarebbe (subdolamente?) rispettosa delal sovranità nazionale.\r\n\r\nAltre notizie relative agli eventi interni della Rpc riguardano una piccola rivoluzione dela leadership militare, ancora più addensata nelle mani di Xi. In questo caso ci si è chiesti se non sia un sintomo della percezione di pericolo derivante dal minaccioso riarmo e di accordi tra nazioni in funzione anticinese, per contenere l’espansionismo sul quadrante indo-pacifico.\r\n\r\nSi è poi affrontato l’atteggiamento nei confronti del capitalismo interno al paese, prendendo spunto dalla caduta di Jack Maa (Alibaba) e l’ascesa di Zhong Shan Shan (impero delel acque minerali) e in questo caso si è individuato il nodo nelle leggi contro il monopolio e nelle prassi di accesso alla politica che rimangono inaggirabili: va percorso un cursus politico e non esistono scorciatoie al di fuori del partito.\r\n\r\nE infine riprendiamo il problema degli uyguri, con Erdogan che fa accordi con quella Cina, che opprime i turcofoni del Nordovest della Cina: sarebbe intollerabile nella narrazione identitaria di Erdogan, se la Cina non avesse investito 3 miliardi di dollari in Turchia – per Pechino la porta per l'Europa – negli ultimi anni... e guarda caso sono arrivati in porto accordi di estradizione per i dissidenti dello Xinjiang.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/OrientePress03.mp3\"][/audio]","9 Gennaio 2021","","2021-01-09 13:02:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/53-arrestati-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/53-arrestati-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/53-arrestati-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/53-arrestati-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/53-arrestati-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/53-arrestati.jpg 1152w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","ONDE INDOPACIFICHE #03",1610185793,[163,164,165,166,167,168,169,170],"http://radioblackout.org/tag/chomsky/","http://radioblackout.org/tag/focac/","http://radioblackout.org/tag/hong-kong/","http://radioblackout.org/tag/jack-maa/","http://radioblackout.org/tag/uyguri/","http://radioblackout.org/tag/vietnam/","http://radioblackout.org/tag/xi-jinping/","http://radioblackout.org/tag/xinjiang/",[172,15,27,25,17,21,173,23],"Chomsky","Xi Jinping",{"post_content":175},{"matched_tokens":176,"snippet":177,"value":178},[72],"per gli investimenti non solo \u003Cmark>strategici\u003C/mark> che permangono, ma anche nel","Una puntata tutta sbilanciata sulla Cina, che ha lasciato poco spazio al resto dell’area di interesse della rubrica.\r\n\r\nLa domanda che sinologi e commentatori esperti di Cina si sono sentiti rivolgere più spesso in questi giorni riguarda i 53 arresti di appartenenti ad alto livello dell’opposizione, o comunque maggiormente esposti nelel proteste che da un paio d’anni scuotono l’ex protettorato britannico. 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L’importanza della filiera Africana emerge in modo molto chiaro.\r\n\r\nCi raccontato degli enormi interessi italiani in Africa, della difficoltà di Gentiloni a penetrare nella Francafrique, degli enormi investimenti cinesi nell’area.\r\nUn quadro geopolitico da cui emerge la spietata guerra di interessi intorno all’Africa, terreno di conquista e di rapina, ben dopo la fine dell’era coloniale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 12 negri afritalia\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il pezzo uscito sul Sole:\r\n\r\n“A essere un po’ maliziosi ma anche realisti si potrebbe affermare che il viaggio del primo ministro Paolo Gentiloni in Africa è segnato da una diplomazia “a tutto gas”, in gran parte con il marchio Eni. Non c’è niente di esotico in questa missione.\r\n\r\nIn Tunisia, partner essenziale sulla sponda Sud dei migranti, la presenza dell’Eni risale agli anni Sessanta quando venne scoperto il giacimento di El Borma, uno dei principali del Sahara.\r\n\r\nMa la Tunisia è anche un anello del cordone ombelicale che lega l’Italia al Nordafrica, qui passa infatti il gasdotto Transmed che trasporta il gas dell’Algeria, secondo fornitore italiano dopo la Russia. In Angola, in seguito all’incontro tra Gentiloni e il presidente Joao Lourenco, sono stati annunciati accordi che porteranno l’Eni ad avere quasi il 50% dei diritti su Cabinda North, una sorta di Eldorado energetico angolano.\r\n\r\nAnche le altre tappe del viaggio africano sono all’insegna di gas e petrolio. Eni in Costa d’Avorio ha acquisito il 30% del blocco esplorativo offshore CI-100. Persino il Ghana sotto questo profilo è assai significativo. In anticipo sui tempi previsti, l’Eni qui ha messo in produzione l’Offshore Cape Three Points Block (Octp). In questi progetti, considerati prioritari dalla stessa Banca Mondiale, ci sono giacimenti per 41 miliardi di metri cubi di gas e 500 milioni di barili di petrolio.\r\n\r\nEcco perché Gentiloni è diventato “l’Africano”. Ha quindi snocciolato cifre da record per gli investimenti italiani sul continente: 12 miliardi nel 2016, al primo posto in Europa, al terzo nel mondo. Ovviamente la parte del leone è dell’Eni, presente con i suoi vertici a ogni tappa del viaggio.\r\n\r\nDel resto l’Eni è un attore geopolitico per eccellenza, l’unico che abbiamo di questa portata. «È il motore degli interessi strategici dell’Italia nel mondo», ha detto qualche mese fa Gentiloni, primo capo di un governo italiano a entrare nel quartiere generale di San Donato.\r\n\r\nL’Eni è un protagonista per storia e vocazione del suo fondatore, il comandante partigiano Enrico Mattei: sua la battaglia per non liquidare l’Agip nelle mani degli americani, quella condotta contro le Sette Sorelle per entrare sul mercato iraniano sbarrato dalle multinazionali, sua l’avventura mediterranea, con la decisa apertura ai Paesi africani e del Medio Oriente con i quali solidarizzava per il passato coloniale, al punto da finanziare la guerriglia algerina anti-francese. Senza dimenticare i rapporti con Mosca, quando Mattei, in piena guerra fredda, importava il petrolio russo a prezzi da saldo.\r\n\r\nForse non è un caso che nel 2011, all’inizio delle guerra contro Gheddafi, i terminali dell’Eni fossero inseriti dai nostri alleati Nato tra gli obiettivi da bombardare. Pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti. Ma a sei anni dalla fine del dittatore libico, il maggiore alleato dell’Italia nel Mediterraneo, la cui sconfitta con le sue conseguenze è stata la più devastante débâcle italiana dal dopoguerra, l’Eni rimane l’unica multinazionale attiva sia a Ovest che a Est di una Libia spaccata tra Tripolitania e Cirenaica.\r\n\r\nEcco perché c’è una “filiera africana” essenziale ai nostri rifornimenti ma anche per lo sviluppo dei Paesi africani. Molte volte si banalizza il motto «aiutiamoli a casa loro» quando si tratta di immigrazione, ma se guardiamo alle cifre le speranze africane sono ancora affidate alle risorse energetiche e alle materie prime, viste però con un’ottica diversa da un presente dove portano ricchezza (e corruzione) solo a una cerchia ristretta delle élite africane e alle multinazionali.\r\n\r\nLa fiche che l’Unione europea vorrebbe moltiplicare al tavolo verde degli investimenti si gioca sulle opportunità di attirare capitali privati prima di tutto nelle vene profonde dell’Africa da dove escono gas, petrolio, minerali. La relazione tra l’enorme potenziale in risorse naturali, la crescita del Pil e lo sviluppo sociale non è lineare: anzi in Africa a volte più la nazione è ricca e più i cittadini sono poveri.\r\n\r\nLe materie prime rappresentano il 70% delle esportazioni totali dell’Africa. Ma è solo cambiando registro rispetto al passato che possono diventare il volano dello sviluppo, altrimenti gli africani cercheranno sempre una via di fuga da guerre, despoti e cleptocrazie che costringono la gente a vivere con meno di un dollaro al giorno.\"","12 Dicembre 2017","2023-04-19 15:06:01","L’Eni, Gentiloni, la filiera africana",1513101490,[198,199,200,201,202,203,204,205],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/angola/","http://radioblackout.org/tag/cina/","http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/francafrique/","http://radioblackout.org/tag/interessi-italiani-in-africa/","http://radioblackout.org/tag/investimenti-cinesi-in-africa/",[207,19,208,209,210,29,31,33],"Africa","cina","descalzi","ENI",{"post_content":212},{"matched_tokens":213,"snippet":214,"value":215},[72],"È il motore degli interessi \u003Cmark>strategici\u003C/mark> dell’Italia nel mondo», ha detto","Sul Sole 24 Ore Alberto Negri ha analizzato la trama di interessi targati Eni, sottesa al recente viaggio in Africa del presidente del consiglio dei ministri Gentiloni. L’importanza della filiera Africana emerge in modo molto chiaro.\r\n\r\nCi raccontato degli enormi interessi italiani in Africa, della difficoltà di Gentiloni a penetrare nella Francafrique, degli enormi investimenti cinesi nell’area.\r\nUn quadro geopolitico da cui emerge la spietata guerra di interessi intorno all’Africa, terreno di conquista e di rapina, ben dopo la fine dell’era coloniale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 12 negri afritalia\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il pezzo uscito sul Sole:\r\n\r\n“A essere un po’ maliziosi ma anche realisti si potrebbe affermare che il viaggio del primo ministro Paolo Gentiloni in Africa è segnato da una diplomazia “a tutto gas”, in gran parte con il marchio Eni. Non c’è niente di esotico in questa missione.\r\n\r\nIn Tunisia, partner essenziale sulla sponda Sud dei migranti, la presenza dell’Eni risale agli anni Sessanta quando venne scoperto il giacimento di El Borma, uno dei principali del Sahara.\r\n\r\nMa la Tunisia è anche un anello del cordone ombelicale che lega l’Italia al Nordafrica, qui passa infatti il gasdotto Transmed che trasporta il gas dell’Algeria, secondo fornitore italiano dopo la Russia. In Angola, in seguito all’incontro tra Gentiloni e il presidente Joao Lourenco, sono stati annunciati accordi che porteranno l’Eni ad avere quasi il 50% dei diritti su Cabinda North, una sorta di Eldorado energetico angolano.\r\n\r\nAnche le altre tappe del viaggio africano sono all’insegna di gas e petrolio. Eni in Costa d’Avorio ha acquisito il 30% del blocco esplorativo offshore CI-100. Persino il Ghana sotto questo profilo è assai significativo. In anticipo sui tempi previsti, l’Eni qui ha messo in produzione l’Offshore Cape Three Points Block (Octp). In questi progetti, considerati prioritari dalla stessa Banca Mondiale, ci sono giacimenti per 41 miliardi di metri cubi di gas e 500 milioni di barili di petrolio.\r\n\r\nEcco perché Gentiloni è diventato “l’Africano”. Ha quindi snocciolato cifre da record per gli investimenti italiani sul continente: 12 miliardi nel 2016, al primo posto in Europa, al terzo nel mondo. Ovviamente la parte del leone è dell’Eni, presente con i suoi vertici a ogni tappa del viaggio.\r\n\r\nDel resto l’Eni è un attore geopolitico per eccellenza, l’unico che abbiamo di questa portata. «È il motore degli interessi \u003Cmark>strategici\u003C/mark> dell’Italia nel mondo», ha detto qualche mese fa Gentiloni, primo capo di un governo italiano a entrare nel quartiere generale di San Donato.\r\n\r\nL’Eni è un protagonista per storia e vocazione del suo fondatore, il comandante partigiano Enrico Mattei: sua la battaglia per non liquidare l’Agip nelle mani degli americani, quella condotta contro le Sette Sorelle per entrare sul mercato iraniano sbarrato dalle multinazionali, sua l’avventura mediterranea, con la decisa apertura ai Paesi africani e del Medio Oriente con i quali solidarizzava per il passato coloniale, al punto da finanziare la guerriglia algerina anti-francese. Senza dimenticare i rapporti con Mosca, quando Mattei, in piena guerra fredda, importava il petrolio russo a prezzi da saldo.\r\n\r\nForse non è un caso che nel 2011, all’inizio delle guerra contro Gheddafi, i terminali dell’Eni fossero inseriti dai nostri alleati Nato tra gli obiettivi da bombardare. Pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti. Ma a sei anni dalla fine del dittatore libico, il maggiore alleato dell’Italia nel Mediterraneo, la cui sconfitta con le sue conseguenze è stata la più devastante débâcle italiana dal dopoguerra, l’Eni rimane l’unica multinazionale attiva sia a Ovest che a Est di una Libia spaccata tra Tripolitania e Cirenaica.\r\n\r\nEcco perché c’è una “filiera africana” essenziale ai nostri rifornimenti ma anche per lo sviluppo dei Paesi africani. Molte volte si banalizza il motto «aiutiamoli a casa loro» quando si tratta di immigrazione, ma se guardiamo alle cifre le speranze africane sono ancora affidate alle risorse energetiche e alle materie prime, viste però con un’ottica diversa da un presente dove portano ricchezza (e corruzione) solo a una cerchia ristretta delle élite africane e alle multinazionali.\r\n\r\nLa fiche che l’Unione europea vorrebbe moltiplicare al tavolo verde degli investimenti si gioca sulle opportunità di attirare capitali privati prima di tutto nelle vene profonde dell’Africa da dove escono gas, petrolio, \u003Cmark>minerali\u003C/mark>. La relazione tra l’enorme potenziale in risorse naturali, la crescita del Pil e lo sviluppo sociale non è lineare: anzi in Africa a volte più la nazione è ricca e più i cittadini sono poveri.\r\n\r\nLe materie prime rappresentano il 70% delle esportazioni totali dell’Africa. 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Complici di questa catena sono anche le multinazionali come Apple,Intel,Sony Motorola ,Lockheed Martin che acquistano consapevolmente i minerali riciclati dal Ruanda e provenienti dalle miniere artiginiali congolesi. Si tratta dei minerali 3T ,il tantalio che serve per i microchip e telefonini ,il tungsteno che funge da dissipatore di calore,lo stagno che viene utilizzato come saldatura sui circuiti stampati. Minerali rari e strategici che si trovano nella RDC e per le loro caratteristiche vengono utilizzati per dispositivi medici,produzione di pale di turbine, ugelli di razzi,nasi di aerei supersonici ,dispositivi elettronici dai computer agli smartphone . La catena del contrabbando è gestista dal Ruanda che pur possedendo appena il 7% di queste risorse copre il 15% del commercio mondiale di tantalio ed è il maggior esportatore mondiale di coltan. Il controllo delle miniere è oggetto di contesa fra le 120 milizie che imperversano nellla regione orientale del Kivu , alimentando una guerra ormai trentennale con il corollario di vittime civili,stupri di massa, quasi 7 milioni di profughi,vessazioni e violenze di ogni genere. Il Ruanda (presente sul territorio congolese dal 1994 ) sostiene il movimento M23 che dopo una breve tregua ha ripreso la sua attività conquistando imortanti siti minerari e assediando Goma, il capoluogo del Nord Kivu.\r\n\r\nLa complicità delle grandi aziende tecnologiche nell'alimentare questo sistema fraudolento di commercio illegale delle risorse congolesi emerge dal rapporto anche in relazione al sistema ,totalmente inefficace ,di tracciamento dei minerali gestisto da mediatori e trafficanti occidentali che ha come scopo quello di coprire la catena del valore che si basa sul contrabbando e che penalizza i soggetti più deboli come i piccoli minatori delle miniere artigianali.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/bastioni-e-liberation-congo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://amsterdamandpartners.com/wp-content/uploads/2024/04/2024.04.25-AP-DRC-Blood-Minerals.pdf\r\n\r\n \r\n\r\n ","26 Maggio 2024","2024-05-26 18:12:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 23/05/2024-CONGO: IL SACCHEGGIO DELLE RISORSE CONTINUA,I MINERALI INSAGUINATI E LO SCANDALO GEOLOGICO DI UN PAESE TROPPO RICCO MA SEMPRE PIU'POVERO.","podcast",1716747140,[258,259],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/liberation-front/",[241,239],{"post_content":262,"post_title":266},{"matched_tokens":263,"snippet":264,"value":265},[87,72],"da parte del Ruanda dei \u003Cmark>minerali\u003C/mark> \u003Cmark>strategici\u003C/mark> del Congo. 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.4 e 1.5 (7.04.24 e 14.04.24)\r\n\r\nI minerali critici sono considerati il fondamento dell'economia del XXI secolo, essenziali per le applicazioni militari - e quindi per lo scellerato piano di riarmo europeo \"Rearm Europe\" recentemente approvato dal Parlamento europeo - per le infrastrutture industriali e per l'elettrificazione nel contesto tanto della cd. \"transizione digitale\" quanto di quella \"energetica\".\r\n\r\nDa Malthus al Club di Roma, da Proudhon a Marx, alla teoria della dipendenza, sono numerosi e contrapposti gli autori che hanno sottolineato non solo che il capitalismo si basa su flussi di materia ed energia, ma anche che la sua crescita si accompagna a \"prelievi\" crescenti nella biosfera e oltre. L'estrattivismo inteso come sfruttamento industriale e distruttivo dell'ambiente, in tutte le sue forme, non ha quindi nulla di nuovo, nell'era moderna, se non forse la parola, della cui storia accenneremo in queste puntate. Rigettando le riduzionistiche declinazioni economiciste del concetto, in questo senso l’estrattivismo nomina il sostrato materiale di tutto il sistema capitalista globale e il suo legame strutturale e indissolubile con la crescente vampirizzazione del mondo (non soltanto quello definito come “naturale”), oggettificato in quanto \"risorsa\".\r\n\r\nLa dimensione materiale e distruttiva del capitalismo termoindustriale viene allo stesso tempo costantemente mistificata, tanto da costituirne un rimosso tale da raggiungere esiti estremi. Come nel caso di Kiruna, in Svezia, nella provincia della Lapponia, che si trova a 150 chilometri a nord del circolo polare artico. Dall'inizio di dicembre, per lunghe settimane, la città è avvolta dalla notte polare. In inverno, la temperatura media è di – 14 °C. Per molto tempo, solo i Saamis hanno popolato queste lande. A seguito della scoperta di un giacimento di ferro, nel 1890, vi si stabilì una società mineraria. La città di Kiruna si è sviluppata vicino alla miniera nel 1903 e oggi ospita più di ventimila persone. La ricchezza del suolo è considerata straordinaria. Ancora lontana dall'essere esaurita, la miniera ha già prodotto più di un miliardo di tonnellate di minerale. La vena del giacimento così prolifico, però, penetra nel terreno con un'inclinazione di 60 gradi, il che la conduce direttamente sotto la città, che viene poco a poco inghiottita dalla miniera. Questa esercita una tale presa sugli abitanti di Kiruna che quando la società mineraria statale che la gestisce ha proposto di spostare la città di 3 km, non ha incontrato alcuna resistenza. Gli abitanti sembrano aver normalizzato il fatto che la miniera, come un Moloch moderno, inghiottisce le loro case, le loro strade, i loro spazi di vita.\r\n\r\nE' di questo rimosso, e del suo nesso con il fondamento ed orizzonte bellico del mondo in cui viviamo, che parliamo nelle due puntate di aprile di Happy Hour, insieme ad una compagna del Collettivo Escombrera, autore del libro \"Il rimosso della miniera. 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In inverno, la temperatura media è di – 14 °C. Per molto tempo, solo i Saamis hanno popolato queste lande. A seguito della scoperta di un giacimento di ferro, nel 1890, vi si stabilì una società mineraria. La città di Kiruna si è sviluppata vicino alla miniera nel 1903 e oggi ospita più di ventimila persone. La ricchezza del suolo è considerata straordinaria. Ancora lontana dall'essere esaurita, la miniera ha già prodotto più di un miliardo di tonnellate di minerale. La vena del giacimento così prolifico, però, penetra nel terreno con un'inclinazione di 60 gradi, il che la conduce direttamente sotto la città, che viene poco a poco inghiottita dalla miniera. Questa esercita una tale presa sugli abitanti di Kiruna che quando la società mineraria statale che la gestisce ha proposto di spostare la città di 3 km, non ha incontrato alcuna resistenza. Gli abitanti sembrano aver normalizzato il fatto che la miniera, come un Moloch moderno, inghiottisce le loro case, le loro strade, i loro spazi di vita.\r\n\r\nE' di questo rimosso, e del suo nesso con il fondamento ed orizzonte bellico del mondo in cui viviamo, che parliamo nelle due puntate di aprile di Happy Hour, insieme ad una compagna del Collettivo Escombrera, autore del libro \"Il rimosso della miniera. La nuova febbre dell'oro nell'Europa in guerra\" (OGzero, 2024).\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/HAPPY-HOUR-ESTRATTIVISMOpt1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n_prima puntata_7.04.24_\r\n00:00 - a cosa serve l'Energia?\r\n08:19 - addentrarsi nella \"materia\": materie prime critiche, strategiche, terre rare\r\n14:50 - riconfigurazione delle catene di approvvigionamento nella guerra mondiale \"a pezzi\"\r\n22:00 - utilità della miniera: militare, nucleare, AI, medicina, agroindustria, finanza, automotive, rinnovabili...\r\n27:30 - fronti di guerra: i progetti \u003Cmark>strategici\u003C/mark> europei e italiani del Critical Raw Material Act, l'Ucraina, la Serbia, Panama, l'Artico\r\n57:45- la realtà estrattiva protoindustriale, la produzione della \"natura a buon mercato\"\r\n1:03:30 - Estratti da \"L'invenzione della tradizione del cavar marmi\" nelle Alpi Apuane (Cheddite?, 2021)\r\n1:07:27 - il caso delle Alpi occidentali, le lingere di galleria\r\n1:16:12 - colonialismo interno ed esterno: il Regio Editto Savoia sulla proprietà del sottosuolo del 1840, applicato in Sardegna nel 1848\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/HAPPY-HOUR-ESTRATTIVISMOpt2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n_seconda puntata_14.04.24_\r\n00:00 - il rapporto metabolico tra Capitale e \"natura\" si dà in relazione all'intreccio tra Scienza e Tecnica\r\n7:10 - il ruolo dello Stato e del capitalismo finanziario transnazionale: il caso di ISPRA e Altamin Ldt\r\n19:40 - genealogia del concetto di \"estrattivismo\", lottare contro le forze che rendono sacrificabili alcuni luoghi di vita\r\n27:50 - intrecci: processi di accumulazione originaria in Europa come nel \"Sud globale\"\r\n36:40 - Zonizzazione e militarizzazione: che mondo produce la miniera?\r\n41:20 - Materie prime \"di carta\": il ruolo della finanza\r\n43:45 - \"Ecologia di guerra\", la mitologia green dell'autonomia energetica nello scenario bellico europeo\r\n48:12 - Chi non può essere cooptato, deve essere silenziato: il dispositivo Nimby\r\n\r\n \r\n\r\n_intermezzi musicali_\r\n\r\nTerra, Caetano Veloso\r\n\r\nLa lingera di galleria, canzone dei minatori\r\n\r\nLes mines de charbon, Claude Nougaro\r\n\r\nOcchi di rana, Kina\r\n\r\nIndecifrabile, Arturo\r\n\r\nWorking in the coal mine, Lee Dorsey",[297],{"field":102,"matched_tokens":298,"snippet":294,"value":295},[87],{"best_field_score":184,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":185,"tokens_matched":94,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":255,"first_q":67,"per_page":222,"q":67},["Reactive",303],{},["Set"],["ShallowReactive",306],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fFIQhByW3cdnDgtOltIKmczwU4A4yCt0TLpL6KSSWDVQ":-1},true,"/search?query=minerali+strategici"]