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In questo caso, con il consenso unanime di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, si consegna ad un alto ufficiale la governance dell’intero sistema di “risposta” al coronavirus, tamponi e vaccini in primis, come è stato enfatizzato dall’esecutivo Draghi e dallo stesso neo-commissario straordinario.\r\nAssistiamo ad un progressivo rafforzamento dei dispositivi di controllo e repressione di ogni forma di dissenso. Si profila per l’Italia una politica militar-shock.\r\nÉ paradossale l’enfasi riservata ai corpi militari e di sicurezza, la narrazione di “efficienza”, “prontezza” e “capacità” che distinguerebbe questi apparati e la loro inequivocabile superiorità rispetto altri settori statali, sanità e istruzione in primis. Siamo di fronte ad una gigantesca mistificazione, quasi un processo di cancellazione della memoria e di occultamento degli innumerevoli fallimenti registrati da queste istituzioni, specie proprio nel campo degli interventi di “protezione” e “difesa” civile. Pensiamo ad esempio alla cosiddetta “sanità militare”: come abbiamo fatto a dimenticare cosa erano realmente e come operavano sino a qualche anno fa ospedali e presidi medici e quanta malasanità, inefficienza vi era? Nonostante le ammissioni di insostenibili deficienze all’interno della sanità militare da parte degli stessi vertici delle forze armate, oggi si punta ad affidare ad essa perfino il coordinamento della campagna di vaccinazione di massa dei cittadini italiani. L’emergenza permanente e lo stato di “guerra” al virus hanno prodotto già le prime vittime: libertà individuali e collettive, buon senso e memoria storica.\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista e blogger\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-09-figliolo-mazzeo.mp3\"][/audio]","9 Marzo 2021","2021-03-09 15:19:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Vaccini-militari-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"171\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Vaccini-militari-300x171.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Vaccini-militari-300x171.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Vaccini-militari.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il generale va alla guerra… al Covid",1615303153,[106,107,108],"http://radioblackout.org/tag/commissario-allemergenza-covid/","http://radioblackout.org/tag/generale-figliuolo/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione-della-pandemia/",[33,23,31],{"post_content":111},{"matched_tokens":112,"snippet":113,"value":114},[76],"di fronte ad una gigantesca \u003Cmark>mistificazione\u003C/mark>, quasi un processo di cancellazione","La nomina del generale di corpo d’armata ed ex comandante delle forze NATO in Afganistan e Kosovo, Francesco Paolo Figliuolo, rappresenta l’ultimo atto del processo di militarizzazione di innumerevoli aspetti della società italiana che l’emergenza pandemia ha contribuito ad accelerare. 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Qui però ad essere incarnato non è il mito della lotta tra il bene e il male. Più realisticamente il racconto configura una lotta tra il male e il \"diversamente bene\". Tra il male assoluto e il male relativo. Il narcotraffico da una parte e chi lo combatte mutuandone suo malgrado i modi \"sbrigativi\" dall'altra. Questo può accadere perché il linguaggio cinematografico di intrattenimento ha ormai superato un certo manicheismo per approdare a una mistificazione più sottile che sembra avvicinarci a una verità superiore quando invece ce ne allontana subdolamente, allo stesso modo in cui ha più capacità di irretirti un moderno e democratico quotidiano rispetto a una \"Pravda\" sulla cui impostazione redazionale non potevano sussistere dubbi (nomen omen). Fatta questa pedante premessa, la serie non è affatto male. Posto che non sono all'altezza di darne una valutazione estetica, fuorché apprezzare l'evidenza di una splendida fotografia, ritengo che \"Narcos\" sia una serie che tiene botta per tutte le puntate, che è pensata per proseguire, che si presta senza difficoltà al cosiddetto binge watching - visione continuativa. Per contro ho trovato spesso ridondante se non disturbante la scelta del voice over che è quasi un narratore onnisciente incarnato da un parzialissimo poliziotto della DEA. E qui entriamo nel vivo della critica.\r\n\r\nTrattandosi di una serie che è stata addirittura criticata perché concederebbe troppo al linguaggio del docu-film e che utilizza in alcuni punti materiali di archivio siamo senza dubbio di fronte a una scelta di campo: narrare dal punto di vista di un poliziotto della DEA. Non del potere, non degli Usa e nemmeno delle classi dirigenti colombiane (trattate in verità con una certa indulgenza) ma della DEA. Addirittura in qualche modo contrapponendola alla CIA, che in maniera più diretta incarnerebbe i mali e il doppiogiochismo della politica. La DEA è il \"diversamente bene\". Gioca duro, gioca sporco ma è come noi bravi cittadini. Vuole il bene. Si contrappone alla politica. Siamo di fronte a una lettura paradigmatica. Una mistificazione che caratterizza un'epoca, tanto più in quei paesi (l'Italia è uno di quelli) dove la magistratura e le forze di polizia hanno, tra le altre cose, condotto una dura lotta contro le mafie o le narcomafie. La politica è zozza e lo stato è debole. Non se ne può più della litania dello stato debole di fronte alla criminalità! Ragionamenti simili farebbero rizzare i capelli in testa a grandi studiosi del fenomeno mafioso: Anton Block, Henner Hess... Studiosi cui si rimproverano in genere alcune cose ma che avevano compreso che le mafie venivano consolidandosi contestualmente alla crescita dell'impresa capitalistica e dello Stato.\r\n\r\nPablo Escobar non viene detronizzato in nome della legalità ma per fare posto al cartello di Cali, storicamente legato al grande latifondo colombiano e all'establishment politico conservatore. I corleonesi in Italia vengono distrutti per frammentarne il potere in più centri: più deboli, più controllabili. La cosiddetta war on drugs è una tecnica di governo tra le altre. In taluni casi la più efficace. La storia di Escobar è quella di un bandito sociale - nell'accezione di Hobsbawm - che vendeva droga, aveva organizzato una banda di paramilitari (il MAS) e che voleva fare il presidente della repubblica. La sconfitta di Escobar apre la strada a un ventennio in cui militari e paramilitari sono indistinguibili, la cocaina è la maggiore fonte di reddito del paese e viene commerciata fin dall'ultimo dei funzionari, il potere politico è essenzialmente il prodotto di ingerenze nordamericane, narcotraffico, sfruttamento capitalistico del territorio. Che ci importa sapere quanto la DEA sia stata usata e quanto invece abbia usato quei processi per rafforzarsi? Conta la razionalità politica che presiedeva a determinate scelte e gli obiettivi che perseguiva. La storia è qui impietosa. Escobar avrebbe potuto restare al suo posto se avesse ceduto qualcosa al cambiamento ma fa l'errore di sfidare il potere perché pensa ancora di essere il potere e non vuole vivere all'ombra del potere altrui.\r\n\r\nLa mistificazione può celare in taluni casi un meccanismo mimetico. Occorrono allora molte semplificazioni e un capro espiatorio. Le semplificazioni in \"Narcos\" sono molte quando non sono vere e proprie falsificazioni. Per esempio per l'omicidio di Galan, il campione di una modernità liberale che non arriverà mai a quelle latitudini, è attualmente in galera il diretto antagonista politico di Galan ovvero Santofimio Botero, all'epoca leader di Alternativa Liberal. Sono stati inquisiti i più alti dirigenti di polizia e dell'esercito. Escobar era sicuramente interessato a togliere di mezzo uno che tirava dritto. Ma anche più interessato era quel coacervo di potere e corruttela incarnato dalla tradizionale classe dirigente colombiana: militari, narcotrafficanti, dirigenti politici, latifondisti. In quegli stessi anni, tanto per dire, furono assassinati altri due candidati alla presidenza per la Unión Patriótica: Jaime Pardo Leal nel 1987, e Bernardo Jaramillo nel 1990. La Colombia era scossa da attentati che avevano l'obiettivo di costringere il Parlamento al respingimento della legge sull'estradizione ma anche dai massacri dei guerriglieri, degli indios, dei sindacalisti, di un intero partito politico. Che Escobar fosse il mandante dell'assalto al Palazzo di Giustizia, poi, è una cosa quasi inaudita. Che possa aver finanziato per interessi contingenti l'M19 è cosa da dimostrare ma sarebbe comunque un fatto di tutt'altro ordine. Tra l'altro non ne conseguirebbe in alcun modo la descrizione caricaturale che nella serie viene data di una formazione armata non marxista che aveva strategia e obiettivi politici precisi. Come dicevamo, di semplificazione in semplificazione e di falsificazione in falsificazione si arriva al capro espiatorio: Pablo Escobar, immolato sull'altare di una ricostruzione storica che assolva i vivi e lasci in pace i morti, purché siano usciti vittoriosi dal tritacarne della storia. Siamo di fronte a una narrazione che snobba la carne e il sangue delle vittime del processo storico che griderebbero troppo forte per non complicare il quadro. Così, si può tranquillamente dire che gli Usa abbiano giocato sporco in Colombia; meno agevole è raccontarne i risvolti materiali: i desplazados, le torture, gli omicidi efferati, le fosse comuni. Si può dire che non attenessero alla narrazione ma anche il contrario. Questione di scelte. 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Il gusto sommo è quello di ribaltare la morale cristiana corrente, colpire la mistificazione mitologico-ecclesiastica più che non la divinità in quanto tale, cui Artaud ha sempre dato una dimensione differente, legata all’eccesso umano e a una sorta di mistica pagana o panteistica.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 16 ore 08,30 – Dai monti del Kurdistan pt.1 29 minuti [Radio Alpi Libere]:\r\n\r\nChiacchierata a più voci in un villaggio in montagna del Kurdistan Turco, realizzata a fine Marzo 2012.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 17 ore 08,30 – Ghigliottina - Estrattivismo subacqueo 25 minuti [Radio Neanderthal]:\r\n\r\nGHIGLIOTTINA: Pesci lanterna, ruspe e trivelle ventimila leghe sotto i mari\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 18 ore 08,30 – Racconti ovali 3 36 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la storia della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. 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Padre Ubu è un personaggio estremo, contraddittorio, assurdo, capace di incanalare lo spirito di un’epoca\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 18 ore 21,00 – Padre Ubu - Ubu incatenato 23minuti [C'hai le storie, Radio Blackout]:\r\n\r\nPadre Ubu è un personaggio estremo, contraddittorio, assurdo, capace di incanalare lo spirito di un’epoca (l’affermazione borghese in francia del XIXsecolo) e, al contempo, di scardinare i pilastri del teatro ottocentesco per dare il via, o quantomeno l’ispirazione, a nuove correnti artistiche come il teatro dell’assurdo e il surrealismo.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 09,30 – Migrazione e intolleranze U.Eco, musicata 60 minuti [Radio Blackout, Penny-Kella]: Una lettura musicata di una piccola raccolta di scritti e interventi di umberto eco. alcuni risalgono a piu’ di vent’anni fa ma ci invitano a riflettere su temi ancora piu’ che mai attuali al giorno d’oggi\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 20,00 – Droga e guerra 51 minuti [Radio blackout, Bello come una prigione che brucia]:\r\n\r\nQuesto lungo approfondimento vuole proporre un riflessione sul ruolo che le sostanze psicotrope – che come elemento di interferenza con lo stato di coscienza hanno sempre accompagnato l’umanità – hanno assunto una volta inserite nel contesto tecnico-bellico.\r\n\r\nProviamo a suddividere la relazione tra sostanze psicoattive e guerra in due grandi categorie: sostanze somministrate durante l’esperienza delle atrocità, sostanze somministrate successivamente all’esperienza delle atrocità.\r\n\r\nTralasciando le “autoterapie” e i fenomeni di tossicodipendenza endemici tra i veterani di guerra, cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla dimensione istituzionalizzata delle somministrazioni: dal Pervitin del Terzo Reich, al Captagon dell’ISIS, al Modafinil attualmente fornito all’esercito statunitense.\r\n\r\nMa la normalizzazione della guerra, che si declina anche attraverso l’arruolamento della popolazione nel suo insieme, deve tenere conto degli strascichi psichici di chi è entrato in contatto con gli eventi atroci e traumatizzanti che la caratterizzano; qui entrano in gioco le sperimentazioni di MDMA in Israele e di Ibogaina in Ucraina.\r\n\r\nSi osserva quindi una parabola della relazione tra umanità e sostanze psico-alteranti: dall’espansione della coscienza al sostegno neurochimico di ciò che è insostenibile.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 21,30 – Urban jungle - Dj Subumano mix 61 minuti [Dj Subumano]:\r\n\r\nDa un antro della giungla urbana ritorna il DJ subumano: senza peli sulla lingua ma coi peli sul petto: back to the monkey age: juke tribale, breakbeat tossico e dubstep pitecantropico: ATTENZIONE: il mix è pieno di edit a cura del vostro primate. Non avere paura, anche tu discendi da una scimmia.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 20 ore 10,00 – Trash Panda QC - A mix benefit Radio Blackout 62 minuti [Trash Panda QC, Radio Blackout]: Trash Panda QC è un produttore, dj e performer americano che prima pubblicava con il suo vero nome Peter Seligman e talvolta come metà del duo noise enn {kdog. 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I testi “preparatori”, scritti, si presume, di getto e con rabbia iconoclasta, non divennero mai un testo definitivo e compiuto. L’apparente delirio cui si abbandona Artaud non è solo frutto di una volontà rivoltosa contro tutte le tradizioni e le condizioni che viveva nel suo presente, ma anche il prodotto di una lucida ambizione di rovesciare, in termini sbeffeggianti, alcuni elementi \u003Cmark>storico\u003C/mark>-semantici. È noto che “cristo” dal greco Χριστός, significa “unto”. Secondo la tradizione gli eletti venivano definiti “unti”. Artaud rovescia questa interpretazione pseudostoriografica e semantica. La beffa giunge al massimo quando Artaud parla della più “untuosa \u003Cmark>storia\u003C/mark> di culattone”: il senso di “unto” viene stravolto, rovesciato. Ma non si pensi a un qualche atteggiamento moralistico di Artaud verso la sodomia o la coprofilia. Non è certo nel suo stile né nel suo pensiero. Il gusto sommo è quello di ribaltare la morale cristiana corrente, colpire la \u003Cmark>mistificazione\u003C/mark> mitologico-ecclesiastica più che non la divinità in quanto tale, cui Artaud ha sempre dato una dimensione differente, legata all’eccesso umano e a una sorta di mistica pagana o panteistica.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 16 ore 08,30 – Dai monti del Kurdistan pt.1 29 minuti [Radio Alpi Libere]:\r\n\r\nChiacchierata a più voci in un villaggio in montagna del Kurdistan Turco, realizzata a fine Marzo 2012.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 17 ore 08,30 – Ghigliottina - Estrattivismo subacqueo 25 minuti [Radio Neanderthal]:\r\n\r\nGHIGLIOTTINA: Pesci lanterna, ruspe e trivelle ventimila leghe sotto i mari\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 18 ore 08,30 – Racconti ovali 3 36 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la \u003Cmark>storia\u003C/mark> della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. Dal vivaio della quale emerge Ivan Francescato, uno dei più grandi giocatori italiani di sempre.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 18 ore 20,00 – Padre Ubu - Intervista ad Antonio Castronuovo 16 minuti [C'hai le storie, Radio Blackout]: Intervista a cura di \"C'hai le storie\" ad Antonio Castronuovo, traduttore e curatore di libri di Alfred Jerry. Padre Ubu è un personaggio estremo, contraddittorio, assurdo, capace di incanalare lo spirito di un’epoca\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 18 ore 21,00 – Padre Ubu - Ubu incatenato 23minuti [C'hai le storie, Radio Blackout]:\r\n\r\nPadre Ubu è un personaggio estremo, contraddittorio, assurdo, capace di incanalare lo spirito di un’epoca (l’affermazione borghese in francia del XIXsecolo) e, al contempo, di scardinare i pilastri del teatro ottocentesco per dare il via, o quantomeno l’ispirazione, a nuove correnti artistiche come il teatro dell’assurdo e il surrealismo.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 09,30 – Migrazione e intolleranze U.Eco, musicata 60 minuti [Radio Blackout, Penny-Kella]: Una lettura musicata di una piccola raccolta di scritti e interventi di umberto eco. alcuni risalgono a piu’ di vent’anni fa ma ci invitano a riflettere su temi ancora piu’ che mai attuali al giorno d’oggi\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 20,00 – Droga e guerra 51 minuti [Radio blackout, Bello come una prigione che brucia]:\r\n\r\nQuesto lungo approfondimento vuole proporre un riflessione sul ruolo che le sostanze psicotrope – che come elemento di interferenza con lo stato di coscienza hanno sempre accompagnato l’umanità – hanno assunto una volta inserite nel contesto tecnico-bellico.\r\n\r\nProviamo a suddividere la relazione tra sostanze psicoattive e guerra in due grandi categorie: sostanze somministrate durante l’esperienza delle atrocità, sostanze somministrate successivamente all’esperienza delle atrocità.\r\n\r\nTralasciando le “autoterapie” e i fenomeni di tossicodipendenza endemici tra i veterani di guerra, cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla dimensione istituzionalizzata delle somministrazioni: dal Pervitin del Terzo Reich, al Captagon dell’ISIS, al Modafinil attualmente fornito all’esercito statunitense.\r\n\r\nMa la normalizzazione della guerra, che si declina anche attraverso l’arruolamento della popolazione nel suo insieme, deve tenere conto degli strascichi psichici di chi è entrato in contatto con gli eventi atroci e traumatizzanti che la caratterizzano; qui entrano in gioco le sperimentazioni di MDMA in Israele e di Ibogaina in Ucraina.\r\n\r\nSi osserva quindi una parabola della relazione tra umanità e sostanze psico-alteranti: dall’espansione della coscienza al sostegno neurochimico di ciò che è insostenibile.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 19 ore 21,30 – Urban jungle - Dj Subumano mix 61 minuti [Dj Subumano]:\r\n\r\nDa un antro della giungla urbana ritorna il DJ subumano: senza peli sulla lingua ma coi peli sul petto: back to the monkey age: juke tribale, breakbeat tossico e dubstep pitecantropico: ATTENZIONE: il mix è pieno di edit a cura del vostro primate. Non avere paura, anche tu discendi da una scimmia.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 20 ore 10,00 – Trash Panda QC - A mix benefit Radio Blackout 62 minuti [Trash Panda QC, Radio Blackout]: Trash Panda QC è un produttore, dj e performer americano che prima pubblicava con il suo vero nome Peter Seligman e talvolta come metà del duo noise enn {kdog. 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Queste riflessioni nascono dall'esperienza personale all'interno del movimento animalista, e tentano di ricostruire lo strappo tra due modalità differenti d'azione: quella più recente di fotoreportage, volta a una sensibilizzazione su larga scala, e quella “anonima” di apertura delle gabbie.\r\n\r\nUna foto, come dice Roland Barthes, ha sempre un rapporto intrinseco con la morte, perché rappresenta qualcosa che non c'è più. E la consapevolezza che ciò che stiamo guardando attraverso una immagine non esiste più, ci turba, ci lascia un senso di vuoto. Ma per gli animali da allevamento è diverso, perché nell'ottica comune essi fanno parte di una macro-categoria, il loro processo produttivo è cosi rapido che si pensano interscambiabili, e non si è portati a riflettere sul dolore individuale dell'animale, ma alla sorte comune che loro toccherà. Le campagne di sensibilizzazione animale puntano proprio sullo scandalo e sulla rappresentazione della crudeltà, ma la liberazione animale dovrebbe andare oltre all'abuso, per colpire l'intero sistema, che controlla e opprime la vita dell'individuo nella sua totalità, prima della nascita e dopo la morte.\r\n\r\nNell'era dei social networks e dell'iper-saturazione di immagini, occorre saper offrire una narrazione alla fotografia per garantirne un corretto approccio, per far conoscere la reale storia dell'animale immortalato senza scadere nella pornografia della violenza, che spesso non è altro che una strumentalizzazione, o meglio una mistificazione, della sofferenza animale.\r\n\r\nLa fotografie presenti nel libro suscitano principalmente i sentimenti d'impotenza e d'insostenibilità, due stati d'animo dovuti alla nostra prospettiva, quella della libertà, che alla vista di tali atrocità si piega sotto al peso dell'impossibilità di agire.\r\n\r\nL'animale è stato la prima “macchina” per l'industria, ma oggi è l'industrializzazione a rendere tutto una macchina, poiché l'industria odierna punta alla serializzazione dei suoi fattori produttivi: macchinari, animali o operai devono essere standard e intercambiabili. 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Queste riflessioni nascono dall'esperienza personale all'interno del movimento animalista, e tentano di ricostruire lo strappo tra due modalità differenti d'azione: quella più recente di fotoreportage, volta a una sensibilizzazione su larga scala, e quella “anonima” di apertura delle gabbie.\r\n\r\nUna foto, come dice Roland Barthes, ha sempre un rapporto intrinseco con la morte, perché rappresenta qualcosa che non c'è più. E la consapevolezza che ciò che stiamo guardando attraverso una immagine non esiste più, ci turba, ci lascia un senso di vuoto. Ma per gli animali da allevamento è diverso, perché nell'ottica comune essi fanno parte di una macro-categoria, il loro processo produttivo è cosi rapido che si pensano interscambiabili, e non si è portati a riflettere sul dolore individuale dell'animale, ma alla sorte comune che loro toccherà. Le campagne di sensibilizzazione animale puntano proprio sullo scandalo e sulla rappresentazione della crudeltà, ma la liberazione animale dovrebbe andare oltre all'abuso, per colpire l'intero sistema, che controlla e opprime la vita dell'individuo nella sua totalità, prima della nascita e dopo la morte.\r\n\r\nNell'era dei social networks e dell'iper-saturazione di immagini, occorre saper offrire una narrazione alla fotografia per garantirne un corretto approccio, per far conoscere la reale \u003Cmark>storia\u003C/mark> dell'animale immortalato senza scadere nella pornografia della violenza, che spesso non è altro che una strumentalizzazione, o meglio una \u003Cmark>mistificazione\u003C/mark>, della sofferenza animale.\r\n\r\nLa fotografie presenti nel libro suscitano principalmente i sentimenti d'impotenza e d'insostenibilità, due stati d'animo dovuti alla nostra prospettiva, quella della libertà, che alla vista di tali atrocità si piega sotto al peso dell'impossibilità di agire.\r\n\r\nL'animale è stato la prima “macchina” per l'industria, ma oggi è l'industrializzazione a rendere tutto una macchina, poiché l'industria odierna punta alla serializzazione dei suoi fattori produttivi: macchinari, animali o operai devono essere standard e intercambiabili. Ma all'interno del processo di produzione oggi l'animale non è altro che materia prima, ed il suo corpo si è adeguato ai macchinari e ai ritmi che gli vengono imposti.\r\n\r\nNaturalmente da questa logica non sono esenti gli allevamenti a terra o biologici, perchè rimangono comunque allevamenti intensivi, come dimostrato dalle foto presenti nel libro scattate all'interno di allevamenti “green”.\r\n\r\nMentre non si possono interpretare correttamente i sentimenti animali per via dello spiccato antropomorfismo della nostra società, si può invece uscire dalla visione piatta e vittimistica che si ha degli animali in gabbia, restituire loro rabbia e dignità, e riconoscerne la capacità di resistenza al sistema industriale che li opprime, così da far passare il problema dello sfruttamento animale da questione etica a questione politica, che è proprio la grande sfida del movimento di liberazione animale.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/uim.mp3\"][/audio]",[404],{"field":117,"matched_tokens":405,"snippet":401,"value":402},[369],{"best_field_score":377,"best_field_weight":122,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":378,"tokens_matched":91,"typo_prefix_score":91},6637,{"collection_name":205,"first_q":27,"per_page":158,"q":27},4,["Reactive",411],{},["Set"],["ShallowReactive",414],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fxV26k_CZ95LmBEtA2Ohu26hI4DmiP-6sJzdRD5jATX0":-1},true,"/search?query=mistificazione+storica"]