","Fantasie di complotto sul clima. Una intervista con WuMing1","post",1703271838,[57,58,59],"http://radioblackout.org/tag/ambiente/","http://radioblackout.org/tag/complottismo/","http://radioblackout.org/tag/wuming/",[61,62,63],"Ambiente","complottismo","wuming",{"post_content":65},{"matched_tokens":66,"snippet":68,"value":69},[67],"modificazioni","le alluvioni siano provocate da \u003Cmark>modificazioni\u003C/mark> esterne da parte di qualcheduno.\r","Molte persone vicine a noi pensano che gli squilibri e i disastri ambientali che avvengono con sempre più frequenza e spesso con conseguenze tragiche, come per esempio l'alluvione in Emilia-Romagna nel Maggio 2023, possano essere indotti indirettamente da mani invisibili, volontà occulte e misteriose, accordi più o meno segreti dal mondo dei potenti e della società \"alta\", senza invece vedere come il disastro ambientale in cui viviamo è frutto diretto del cambiamento climatico indotto dalle politiche e dello sfruttamento capitalista. Un passaggio logico che spesso diamo per assodato, ma che non è affatto scontato nè facile.\r\n\r\nSpesso, le fantasie di complotto sul clima, si muovono partendo da una sorgente di pensiero sensata, cioè quella che effettivamente c'è un cambiamento nel clima e nei processi ambientali attorno a noi, ma puntano il dito verso dettagli e soggetti sbagliati. Per esempio, è un dato di fatto che ci sono sempre più nubifragi e periodi di siccità estremi, ed è vero che in passato e nel presente le autorità e le forze militari hanno, e tentano ancora oggi in giro per il mondo, di controllare il clima a scala locale, per indurre precipitazioni, per esempio. Ma questo non vuol dire che le alluvioni siano provocate da \u003Cmark>modificazioni\u003C/mark> esterne da parte di qualcheduno.\r\n\r\nSe ci poniamo in ascolto, troviamo spesso dei nuclei di verità nelle fantasie di complotto. E, le fantasie di complotto sul clima di seconda generazione, anche se nel loro modo distorto, ci parlano dei rischi di un ambiente ancora più controllato dalla mano dell'uomo. Ecco perchè, secondo WuMing 1, bisogna saperle leggere e ascoltare.\r\n\r\nA partire da una inchiesta dello scrittore bolognese su questi temi, e pubblicata su Internazionale, ragioniamo assieme sulle fantasie di complotto ambientale e sul perchè sia necessario starci dentro ed affrontarle. Ascolta la diretta ai microfoni di Radio Blackout:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/wuming_complotto.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrima parte dell'inchiesta:\r\n\r\nhttps://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2023/12/13/fantasie-complotto-clima\r\n\r\nSeconda parte dell'inchiesta:\r\n\r\nhttps://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2023/12/21/fantasie-complotto-clima-seconda-parte",[71],{"field":72,"matched_tokens":73,"snippet":68,"value":69},"post_content",[67],578730123365187700,{"best_field_score":76,"best_field_weight":77,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":78,"score":79,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},"1108091338752",14,2,"578730123365187697",{"document":81,"highlight":116,"highlights":121,"text_match":74,"text_match_info":124},{"cat_link":82,"category":83,"comment_count":43,"id":84,"is_sticky":43,"permalink":85,"post_author":46,"post_content":86,"post_date":87,"post_excerpt":49,"post_id":84,"post_modified":88,"post_thumbnail":89,"post_thumbnail_html":90,"post_title":91,"post_type":54,"sort_by_date":92,"tag_links":93,"tags":106},[40],[42],"55961","http://radioblackout.org/2019/10/il-governo-rinnovera-gli-accordi-con-la-libia-per-la-gestione-dei-flussi-migratori/","Commentiamo la notizia del rinnovo, ormai certo, previsto per il 2 novembre senza sostanziali modifiche, dell'accordo tra governo italiano e controparte libica per la gestione dei flussi migratori. Un grande risultato di Luigi Di Maio ora ministro degli esteri, che apre a timide e ormai irrealizzabili modificazioni. L'accordo era stato sottoscritto nel 2017 dal governo Gentiloni.\r\n\r\nNe parliamo con Annalisa Camilli, redattrice di Internazionale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/Annalisa-Camilli.mp3\"][/audio]","31 Ottobre 2019","2019-10-31 11:23:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-300x180.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-300x180.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-768x461.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-1024x615.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3.png 2000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il governo rinnoverà gli accordi con la Libia per la gestione dei flussi migratori",1572520992,[94,95,96,97,98,99,100,101,102,103,104,105],"http://radioblackout.org/tag/accordo/","http://radioblackout.org/tag/annalisa-camilli/","http://radioblackout.org/tag/bijia/","http://radioblackout.org/tag/campi/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/di-maio/","http://radioblackout.org/tag/gentiloni/","http://radioblackout.org/tag/internazionale/","http://radioblackout.org/tag/lager/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/minniti/","http://radioblackout.org/tag/ong/",[107,30,14,108,109,110,111,28,112,113,114,115],"accordo","campi","cpr","di maio","gentiloni","lager","libia","minniti","ong",{"post_content":117},{"matched_tokens":118,"snippet":119,"value":120},[67],"a timide e ormai irrealizzabili \u003Cmark>modificazioni\u003C/mark>. 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Ma essa non è affatto rappresentata solo dagli strumenti che produce, ma è piuttosto una forma mentis, un modo di intendere il mondo e di trasformare il vivente in modo artificiale piuttosto che naturale o non trasformarlo per nulla. Allora potrebbe essere che la genetica clinica, la medicina e farmacologia molecolare, la soluzione tecnologica alle questioni di genere, il veganesimo, la lotta alla vecchiaia, gli OGM, non siano altro che prodromi di modificazioni e trasformazioni ben più radicali per i viventi. »\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Matteo di Nautilus, cercando di problematizzare tanto alcuni assunti del testo, quanto il contestabile invito a \"L'urlo della terra\" a partecipare alla presentazione del libro, senza dimenticare le gravi e scomposte accuse scatenatesi sui social in questi giorni.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio wav=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/Podcast1005_transumanesimo_Traccia-1_Traccia-1.wav\"][/audio]\r\n\r\n ","10 Maggio 2019","2019-05-10 18:54:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/AAVV-critica-al-transumanesimo-226x350-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"194\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/AAVV-critica-al-transumanesimo-226x350-194x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/AAVV-critica-al-transumanesimo-226x350-194x300.jpg 194w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/AAVV-critica-al-transumanesimo-226x350.jpg 226w\" sizes=\"auto, (max-width: 194px) 100vw, 194px\" />","Sulle polemiche intorno alla presentazione di \"Critica al transumanesimo\"",1557513926,[139,140,141,142,143,144],"http://radioblackout.org/tag/critica/","http://radioblackout.org/tag/librincontro/","http://radioblackout.org/tag/omofobia/","http://radioblackout.org/tag/sessismo/","http://radioblackout.org/tag/transfobia/","http://radioblackout.org/tag/transumanesimo/",[16,24,146,18,147,26],"omofobia","transfobia",{"post_content":149},{"matched_tokens":150,"snippet":151,"value":152},[67],"siano altro che prodromi di \u003Cmark>modificazioni\u003C/mark> e trasformazioni ben più radicali","Sabato 11 maggio si terrà a Librincontro la presentazione della recente pubblicazione \"Critica al transumanesimo\" (Edizioni Nautilus), che viene lanciata con queste righe tratte dall'introduzione del libro stesso:\r\n\r\n« 'La tecnologia non è in sé né buona né cattiva ma dipende dall’uso che se ne fa\"; una falsità questa che vorrebbe legittimare gli esiti positivi o giustificare quelli negativi. 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La pulzella del geneticamente modificato insisteva in modo populistico da un lato sul fatto che si importano già molti mangimi ogm, mentre qui si continua a piantare semi (da lei supposti) deboli, dall'altro insufflando l'ipotesi che si possano evitare agrofarmaci sostituiti da \"sofisticati innesti\", che nominati in questo modo appaiono innocui, anzi esaltatori di tipicità, secondo l'uso delle parole d'ordine ‘disseminate’ ad arte nell'intero articolo. La ricercatrice della Statale di Milano, e senatrice rappresentante di quegli interessi in parlamento, lamentava che il ministero bloccasse ancora la sperimentazione sul campo e perciò abbiamo parlato con Luca, che sui campi ci lavora, aggiungendo altri due tasselli: il primo è che al cop21 le associazioni civiche raggruppate sotto il logo Oca (Organica Consumer Association) hanno deciso di processare Monsanto (un po’ come il tribunale dei popoli contro il tav tenutosi in corso Trapani): il processo dovrebbe emettere la sentenza il 16 ottobre e ora va montando l'istruttoria (http://www.greenstyle.it/pesticidi-ogm-monsanto-processo-ecocidio-179892.html); l'altro tassello del mosaico è la notizia che da Bruxelles si stanno bloccando nuove autorizzazioni a operare con ogm, una buona notizia che potrebbe nascondere una trappola, preludendo a una revisione dell'intero processo di autorizzazione, preludio a un sistema più lasco di rilascio di autorizzazioni.\r\n\r\nCome una trappola è stata quella ordita da UE, governo italiano e lobbies delle modificazioni genetiche nel caso degli ulivi estirpati per legge nelle campagne leccesi, decisione affrettata, inutile, spropositata e... riconducibile alla sperimentazione (illecita quando è stata effettuata), di cui la Cattaneo richiede a gran voce il riconoscimento legale, visto quanto sta emergendo adesso riguardo alla vicenda salentina da fonti non sospette: la magistratura arriva buona ultima a ricostruire quanto documentato da una diretta su radio blackout già del maggio scorso (http://radioblackout.org/2015/05/salento-ulivi-e-quello-che-non-si-dice/). I test di fitofarmaci non autorizzati per combattere la lebbra dell’olivo e per diserbare i terreni sono i principali indiziati del disseccamento che ha colpito le piante. Tra il 2010 e il 2012, sono stati avviati dei campi sperimentali appositi nelle campagne intorno a Gallipoli, cuore del primo focolaio dell’infezione. In particolare, in quel periodo è stato concesso per due volte l’utilizzo in deroga di un fitofarmaco di nome Insigna della Basf, distribuito in grossi quantitativi dai consorzi agrari ai coltivatori. «Risulta possibile – scrivono i pm – che questo secondo impiego del prodotto per un periodo così lungo e senza limitazioni di trattamenti abbia scatenato l’esplosione della sintomatologia che ha poi portato alla ricerca di altri patogeni. Altamente probabile è dunque l’ipotesi che prodotti impiegati, unitamente ad altri fattori antropici e ambientali, abbiano causato un drastico abbassamento delle difese immunitarie degli alberi di olivo, favorendo la virulenza dell’azione dei funghi e batteri, tra i quali Xylella fastidiosa». A questi si sono aggiunti i test del Roundup Platinum di Monsanto. «Quel che è dato acquisito – è riportato nel decreto – è che le due società interessate alle sperimentazioni in campo nel Salento sono collegate tra loro da investimenti comuni, avendo la Monsanto acquisito sin dal 2008 la società Allelyx (curiosamente palindromo di xylellA…) dalla società brasiliana Canavialis e avendo la Basf a sua volta investito 13,5 milioni di dollari in Allelyx nel marzo 2012».\r\n\r\nCon Luca quindi si è ricollocata la Monsanto al suo posto, mentre la Cattaneo fingeva nel suo articolo di non ricordare che proprio la multinazionale – che ora esprime anche il nuovo ministro dell'agricoltura argentino – produce quegli antiparassitari e invece la senatrice si proponeva come paladina del rifiuto dell'invasione delle multinazionali nel nome della ricerca italiana (vorrebbe semplicemente sostituire gli ogm di importazione con ogm patriotticamente italici); evidentemente la Cattaneo cerca una nuova veste per ammantare i margini di profitto e di guadagno nascosti sotto gli impresentabili ogm, a cui si può contrapporre invece un sano e responsabile percorso di vera salubrità, esaltando quello che si può attingere dalla natura in modo consapevole, gestendola in maniera diversa da quella che è l'agro-industria.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\ndue appuntamenti nel primo mese del 2016:\r\n\r\na. Da tutte queste argomentazioni in occasione di quella riunione in radio di fine novembre è sorta l'idea di una settimana di mobilitazione contro le bionanotecnologie e le scienze convergenti nel loro insieme, settimana da collegare con una delle prossime udienze del processo contro Billy, Silvia e Costa (13 gennaio) e dove ogni situazione potrà organizzare iniziative sul proprio territorio, a cominciare dall'incontro il 9 gennaio alle 10 a El Paso, via Passo Buole, 47 (dove il giorno precedente alle 20 sarà presentato il giornale ecologista “L'urlo della terra”)\r\n\r\nb. 31 gennaio, ‘Una babele di semi’, iniziativa alla cascina Roccafranca a Torino: scambio di semi e di saperi a favore della biodiversità e documentazione dei percorsi differenti. Ci saranno due laboratori tecnico-pratici e culinari, dove si discuterà di soia non ogm e si presenteranno alcuni tipi di soia di quel tipo a disposizione dell'agricoltura non industriale per alimentazione di allevamenti e anche per chi ha bisogno di prodotti di origine non animale","20 Dicembre 2015","2015-12-23 11:36:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/2015_12_18-ogm-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"250\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/2015_12_18-ogm.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","In ogm veritas: un brindisi transgenico per la ricerca",1450612901,[171,172],"http://radioblackout.org/tag/cattaneo/","http://radioblackout.org/tag/ogm/",[20,12],{"post_content":175},{"matched_tokens":176,"snippet":177,"value":178},[67],"governo italiano e lobbies delle \u003Cmark>modificazioni\u003C/mark> genetiche nel caso degli ulivi","In radio si è tenuto il 29 novembre un incontro solidale con Billy Silvia e Costa, che saranno nuovamente processati dalla solita procura torinese il 13 gennaio e ne è scaturita una consapevolezza dell'urgenza (o meglio del ritardo con cui ci si muove) nell'opporsi al totalitarismo creato dalle tecnoscienze, che creano ulteriori nocività, ancora più intollerabili, perché sono espressione del dominio dei poteri forti; proprio gli ogm sono stati individuati come potenziale obiettivo su cui molte contrapposizioni potrebbero convergere con qualche possibilità di successo, per estendere la mobilitazione alla lotta a tutte le tecnoscienze (http://www.informa-azione.info/appello_per_una_settimana_di_mobilitazione_contro_le_nanobiotecnologie).\r\n\r\nPer questo ci siamo rivolti a una delle realtà già attive in quella direzione: la situazione agricola.\r\n\r\nLo spunto per la diretta con Luca è nato dalla lettura di un articolo scritto su \"la Repubblica\" di domenica 13 dicembre, dove la senatrice a vita Cattaneo, non nuova a uscite di questo tipo, probabilmente dovute a interessi personali per ottenere fondi per la sua ricerca (ma anche per legami con poteri forti e multinazionali), insisteva a sublimare le progressive frontiere dell'applicazione degli ogm nella viticoltura, portando come fulgido esempio l'iniziativa di un improvvido agricoltore di Barbaresco, che vorrebbe utilizzare tecniche ogm. 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La ricercatrice della Statale di Milano, e senatrice rappresentante di quegli interessi in parlamento, lamentava che il ministero bloccasse ancora la sperimentazione sul campo e perciò abbiamo parlato con Luca, che sui campi ci lavora, aggiungendo altri due tasselli: il primo è che al cop21 le associazioni civiche raggruppate sotto il logo Oca (Organica Consumer Association) hanno deciso di processare Monsanto (un po’ come il tribunale dei popoli contro il tav tenutosi in corso Trapani): il processo dovrebbe emettere la sentenza il 16 ottobre e ora va montando l'istruttoria (http://www.greenstyle.it/pesticidi-ogm-monsanto-processo-ecocidio-179892.html); l'altro tassello del mosaico è la notizia che da Bruxelles si stanno bloccando nuove autorizzazioni a operare con ogm, una buona notizia che potrebbe nascondere una trappola, preludendo a una revisione dell'intero processo di autorizzazione, preludio a un sistema più lasco di rilascio di autorizzazioni.\r\n\r\nCome una trappola è stata quella ordita da UE, governo italiano e lobbies delle \u003Cmark>modificazioni\u003C/mark> genetiche nel caso degli ulivi estirpati per legge nelle campagne leccesi, decisione affrettata, inutile, spropositata e... riconducibile alla sperimentazione (illecita quando è stata effettuata), di cui la Cattaneo richiede a gran voce il riconoscimento legale, visto quanto sta emergendo adesso riguardo alla vicenda salentina da fonti non sospette: la magistratura arriva buona ultima a ricostruire quanto documentato da una diretta su radio blackout già del maggio scorso (http://radioblackout.org/2015/05/salento-ulivi-e-quello-che-non-si-dice/). 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A questi si sono aggiunti i test del Roundup Platinum di Monsanto. «Quel che è dato acquisito – è riportato nel decreto – è che le due società interessate alle sperimentazioni in campo nel Salento sono collegate tra loro da investimenti comuni, avendo la Monsanto acquisito sin dal 2008 la società Allelyx (curiosamente palindromo di xylellA…) dalla società brasiliana Canavialis e avendo la Basf a sua volta investito 13,5 milioni di dollari in Allelyx nel marzo 2012».\r\n\r\nCon Luca quindi si è ricollocata la Monsanto al suo posto, mentre la Cattaneo fingeva nel suo articolo di non ricordare che proprio la multinazionale – che ora esprime anche il nuovo ministro dell'agricoltura argentino – produce quegli antiparassitari e invece la senatrice si proponeva come paladina del rifiuto dell'invasione delle multinazionali nel nome della ricerca italiana (vorrebbe semplicemente sostituire gli ogm di importazione con ogm patriotticamente italici); evidentemente la Cattaneo cerca una nuova veste per ammantare i margini di profitto e di guadagno nascosti sotto gli impresentabili ogm, a cui si può contrapporre invece un sano e responsabile percorso di vera salubrità, esaltando quello che si può attingere dalla natura in modo consapevole, gestendola in maniera diversa da quella che è l'agro-industria.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\ndue appuntamenti nel primo mese del 2016:\r\n\r\na. Da tutte queste argomentazioni in occasione di quella riunione in radio di fine novembre è sorta l'idea di una settimana di mobilitazione contro le bionanotecnologie e le scienze convergenti nel loro insieme, settimana da collegare con una delle prossime udienze del processo contro Billy, Silvia e Costa (13 gennaio) e dove ogni situazione potrà organizzare iniziative sul proprio territorio, a cominciare dall'incontro il 9 gennaio alle 10 a El Paso, via Passo Buole, 47 (dove il giorno precedente alle 20 sarà presentato il giornale ecologista “L'urlo della terra”)\r\n\r\nb. 31 gennaio, ‘Una babele di semi’, iniziativa alla cascina Roccafranca a Torino: scambio di semi e di saperi a favore della biodiversità e documentazione dei percorsi differenti. Ci saranno due laboratori tecnico-pratici e culinari, dove si discuterà di soia non ogm e si presenteranno alcuni tipi di soia di quel tipo a disposizione dell'agricoltura non industriale per alimentazione di allevamenti e anche per chi ha bisogno di prodotti di origine non animale",[180],{"field":72,"matched_tokens":181,"snippet":177,"value":178},[67],{"best_field_score":76,"best_field_weight":77,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":78,"score":79,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},{"document":184,"highlight":207,"highlights":212,"text_match":74,"text_match_info":215},{"cat_link":185,"category":186,"comment_count":43,"id":187,"is_sticky":43,"permalink":188,"post_author":46,"post_content":189,"post_date":190,"post_excerpt":49,"post_id":187,"post_modified":191,"post_thumbnail":192,"post_thumbnail_html":193,"post_title":194,"post_type":54,"sort_by_date":195,"tag_links":196,"tags":202},[40],[42],"31415","http://radioblackout.org/2015/09/construir-autonomia-da-el-alto-alla-val-di-susa/","– Intervista con Raul Zibechi – \r\nDa molti anni Raul Zibechi, giornalista militante e studioso dei movimenti sociali, porta avanti un coerente lavoro di vera e propria conricerca con e sui movimenti dell'America Latina. L'attenzione alla composizione sociale e di classe dei movimenti, alle modificazioni della soggettivita, l'assidua frequentazione delle realtà in lotta, il confronto sitematico con la letteratura accademica e i saperi prodotti dai movimenti sociali definiscono uno stile e un metodo di penetrazione analitica tanto rari quanto preziosi. Zibechi è certamente un punto di riferimento imprescindibile per capire cosa sta succedendo in America Latina. Lontano dalle fascinazioni esotico-populiste per i governi di sinistra, ma al contempo indisponibile a una liquidazione di queste esperienze (di cui riconosce invece tutta l'importanza storico-politica), le sottopone da tempo a una critica serrata, individuando nell'ambiguità del rapporto tra movimenti e istituzioni il punto dolente: troppo grande la capacità di cattura, controllo e sradicamento che queste operano su quelli. Obiettivo permanente della sua critica è il legame nefasto prodottosi in questi anni tra l'imposizione unilaterale di un modello economico basato sull'estrattivismo e l'implementazione di politiche di re-distribuzione della ricchezza che non mettono in discussione le forme della proprietà, rendendo permanente (naturalizzando) la povertà come rapporto di dipendenza assistita da uno stato che persegue altri fini.\r\nCentrale, nel lavoro di Zibechi, è il concetto di autonomia, processo sempre in divenire di costruzione collettiva di contro-poteri locali atti a disperdere il potere centrale dello stato e ogni altra forma di cristallizzazione locale del comando e della decisione. L'antidoto a un processo degenarativo sempre potenzialmente intrinseco viene rinvenuto nella proliferazione di micro-poteri locali, forme di vita legate alla consuetudine popolare indigena, legami parentali e di vicinato, severe norme che impongono un'alternanza del potere e della rappresentatività degli interessi comunitari. Ma Zibechi si tiene comunque saldamente al di qua dalle tentazioni democraticiste che infestano la declinante Europa con l'auto-imposizione, che anche molti movimenti si danno alle nostre latitudini, di norme procedurali paralizzanti l'efficacia e la dinamicità. Analizzando i movimenti de abajo osserva che «non siamo pertanto di fronte a una forma democratica ma a quello che Patzi definisce “un autoritarismo basato sul consenso”». Un discrimine grosso è individuato nella differenza qualitativa che separa la forma individualizzata della politica per come essa è praticata in Occidente e dalle élite latino-americane (che all'impostazione eurocentrica sono subalterne, anche nelle esperienze rivoluzionarie) da quella collettiva, comunitaria, familiare, dei barrios latinoamericani, dove a venir meno è la separazione netta tra momento produttivo e riproduttivo (economia informale), assemblea e convivialità, lotta e festa.\r\nIl libro che ha fatto conoscere Raul nel nostro paese è “Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano” (Carta Intra Moenia, 2007), una riflessione a caldo su due delle battaglie che più hanno segnato e trasformato le lotte degli ultimi anni: le guerre contro la privatizzazione dell'acqua e del gas in Bolivia. È a partire da questa esperienza fondamentale, nella ricchezza di relazioni e legami endogeni prodotti dalla comunità aymara - auto-ri-costruitasi sulle colline di El Alto dopo i desplazamientos forzati che hanno fatto seguito alla chiusura delle miniere imposte dalla lunga stagione neoliberale - che Zibechi individua la potencia di movimenti e soggetti che 500 anni di dominio coloniale non sono riusciti a distruggere. Bisogna qui fare una precisazione importante: se storia, legami, esperienze e organizzazioni precedenti sono il terreno su cui la comunità in lotta si costituisce, è sempre il divenire nel conflitto che la produce. Alcune righe di questo testo fondamentale fanno tornare alla mente a molti di noi, da questo piccolo (ma importantissimo nella sua anomalia) angolo prospettico che è stata la lotta No Tav in Val Susa, i momenti epici e fondanti culminati nella riconquista di Venaus del 2005 e nella esperienza mai dimenticata della Libera Repubblica della Maddalena:\r\n“Nel corso dei movimenti insurrezionali, la mobilitazione dissolve le istituzioni, tanto quelle statali quanto quelle dei movimenti sociali. […] L'insurrezione è un momento di rottura i cui i soggetti dispiegano le proprie capacità, i poteri intesi come capacità di fare. […] Nel corso delle insurrezioni, vediamo come il corpo sociale, le comunità rurali e urbane, sono esse stesse poteri senza organi specializzati, poteri in movimento senza essere poteri-sopra la collettività. […] a partire dalla loro vita quotidiana, centinaia di migliaia, milioni di persone diventano capaci di compiere azioni che fino a qualche tempo prima sembravano impossibili”.\r\nSeguendo lo sviluppo del suo percorso politico-intellettuale si osserva un progressivo evolvere dell'attenzione, dalle comunità indigeno-rurali come quelle zapatiste (che rimangono per il nostro un punto di riferimento e confronto costante) verso forme di lotta-radicamento-alterità che si sviluppano nelle periferie urbane delle grandi metropoli del continente latino-americano, oggetto di studio di “Territori in Resistenza” (Nuova Delphi, 2012). La tesi di fondo che attraversa il libro, una sorta di messa a verifica sul terreno più propiamente metropolitano delle riflessioni già esposte in Disperdere il potere, è che questi territori abbiano sviluppato nel loro lungo costituirsi forme di vita e riproduzione sostanzialmente sganciate dal controllo/integrazione capitalistici. Una tesi forte e discutibile ma suffragata da una mole vasta e inter-disciplinare di studi, osservazioni dirette, sapere militante e raccolta di testimonianze in loco. La messa a critica dei governi progressisti si fa qui più profonda: il problema non è solo la distanza tra promesse e loro mantenimento, interessi divergenti tra los de abajo e los de arriba ma, inversamente, la capacità che questi nuovi governi hanno sviluppato di far mobiliatre chi sta in basso per legittimare processi istituzionali che di fatto gli sottraggono autonomia e potenza. Grazie alla capillarità di una presenza statale promossa sul territorio attraverso l'integrazione istituzionale dei quadri di movimento, i nuovi governi hanno saputo controllare i movimenti mobilitandoli. (Le recenti vicende greche sono a questo proposito illuminanti).\r\nDi recente, i tipi delle edizioni Hermatena hanno pubblicato una versione italiana parziale del suo ultimo lavoro, “Alba di mondi altri. I nuovi movimenti dal basso in America Latina” (2015). Si tratta di un'opera composita ed eterogenea in cui Zibechi riannoda i fili molteplici della sua decennale riflessione sui movimenti del continente. La critica dell'eredità novecentesca europea e della pretesa di applicarla a una realtà tanto differente ed eterogenea quale è quella latinoamericana viene approfondita attraverso una ripresa del lavoro di Frantz Fanon e dell'antropologo portoricano Ramon Grosfoguel con la dicotomia tra “zona dell'essere” (coordinate di esistenza dell'Europeo bianco) e “zona del non essere” (spazio-tempo del/la colonizzato/a). In particolare l'introduzione al libro affonda il coltello sui pesanti residui eurocentrici che zavorrano lo stesso pensiero critico latinoamericano, reinterrogando-decolonizzando gli stessi concetti di autonomia, riproduzione, identità, avanguardia... Emergono qui alcuni spunti interessanti: la critica della famiglia, uno dei punti fondanti della storia politica della sinistra occidentale nel suo accesso alla modernità, è problematico in una contesto sociale in cui i fili della riproduzione collettiva si tengono insieme in una continuità tra spazio domestico e spazio di vicinato, dove l'economia informale è il principale canale di reddito e le relazioni familiari sono state la pietra angolare dell'insurrezioni comunitarie boliviane dei primi anni 2000; discorso simile per quel che riguarda la critica dell'identità: atto salutare nei centri del potere coloniale, problematici «dove le identità sono negate, inferiorizzate o svalutate dalla colonialità del potere», qui «“l'anti-essenzialismo” si trasforma in un elemento del fatto coloniale». Ricche di spunti anche la lunga intervista di Michael Hardt e Alvaro Reyes e l'analisi del Movimiento Passe Livre brasiliano.\r\nTra fine agosto e inizio settembre Raul ha fatto un intenso giro di presentazioni di questo libro, incontrando soprattutto realtà di lotta e situazioni territoriali che già masticano questo lessico e si pongono queste domande. Sono stati incontri partecipati e ricchi. Resta però il rischio di accontentarsi dei propri circuiti e milieux, dei compagni-amici con cui “costruire la comunità ora”, dimenticando che qui le cose sono politicamente più complesse e difficili del laboratorio latino-americano. Se le lotte per la case e i movimenti a difesa del territorio sono stati e continuano a essere embrioni di mondi altri e relazioni differenti, la totalità dell'esperienza metropolitana, del suo attraversamento e vissuto quotidiano resta massimamente impermeabile, indifferente e lontana da queste pratiche e immaginari. Bisogna allora raccogliere la lezione di Zibechi, interrogandola al contrario perché come dice lo stesso Raul nell'intervista «un 'esperianza di lotta non si può trapiantare». 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È a partire da questa esperienza fondamentale, nella ricchezza di relazioni e legami endogeni prodotti dalla comunità aymara - auto-ri-costruitasi sulle colline di El Alto dopo i desplazamientos forzati che hanno fatto seguito alla chiusura delle miniere imposte dalla lunga stagione neoliberale - che Zibechi individua la potencia di movimenti e soggetti che 500 anni di dominio coloniale non sono riusciti a distruggere. Bisogna qui fare una precisazione importante: se storia, legami, esperienze e organizzazioni precedenti sono il terreno su cui la comunità in lotta si costituisce, è sempre il divenire nel conflitto che la produce. 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L'attenzione si è concentrata soprattutto su Torino e sulle mobilitazioni che si sono date nella nostra città rispetto alla questione dell'aborto, della violenza sessuale, degli anticoncezionali e non solo.Il Coordinamento dei consultori autogestiti e dei collettivi femministi è stato sicuramente tra i protagonisti principali della lotta e ha tenuto insieme una rete molto capillare sui territori, in particolare nei quartieri operai e popolari. Attivo dal 1974 al 1978, successivamente il coordinamento ha dato al vita al Movimento per la salute della Donna e si è fuso con la cosiddetta \"Intercategoriale Donne\", composta dalle attiviste e/o delegate di Cgil-Cisl-Uil, organizzando corsi per le 150 ore.\r\n\r\nMolto attive anche le donne dei gruppi del movimento e della sinistra extraparlamentare, da Lotta Continua ad Autonomia Operaia, gruppi che non avevano però colto la portata rivoluzionaria della parola d’ordine dell’autogestione nel dibattito intorno alla legge sull’aborto, limitandosi a sostenerla e non cogliendone i limiti rispetto alle aspirazioni di autodeterminazione delle donne. La rivendicazione di libertà di scelta e di critica nel partito/gruppo, d’altronde, era un tutt’uno con quella che le femministe come movimento collettivo portavano avanti nella lotta sia contro lo stato e le istituzioni che volevano arrogarsi il diritto di scegliere per conto delle donne, sia contro le condizioni in cui veniva praticato l’aborto clandestino.\r\nPer loro, la battaglia per la libera interruzione di gravidanza era una parte, molto importante, ma solo una parte, della rivendicazione di essere soggetto sociale e politico in quanto donne e dell’autogestione dei propri corpi. Ma per essere soggetti in questa società non si poteva scollegare queste rivendicazioni dalla lotta contro quel modello di società , attraverso spazi e strumenti politici “pubblici” collettivi delle donne stesse.\r\nCaricata di contenuti, valori ed obiettivi che per certi versi trascendevano la specificità del suo oggetto, la battaglia sulla legge sull’aborto, per il diritto di “proprietà” delle donne sulla propria vita e contro quello patriarcale sui figli e sulla moglie, diventava la battaglia contro tutti i partiti parlamentari, esclusi per certi versi Democrazia Proletaria e forse il Partito Radicale. I progetti di legge erano otto: comunista, socialista, radicale, repubblicano, liberale, socialdemocratico, della sinistra indipendente ed infine quello firmato da DP, ma formulato da alcuni collettivi femministi e sostenuto anche dalle redattrici di Lotta Continua.\r\nSul banco degli accusati, quindi, anche il PCI. Se il movimento femminista e la nuova sinistra puntavano quasi esclusivamente alla depenalizzazione dell’aborto e alla legalizzazione degli anticoncezionali, quella che diventò poi la legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza era figlia del compromesso storico DC-PCI, fortemente voluto da Berlinguer, preoccupato, come in occasione della legge sul divorzio, di non andare allo scontro col partito cattolico.\r\nCompromesso storico che lavorò anche per introdurre l’obiezione di coscienza e ad eliminare il “pericolo” dei consultori autogestiti con il pretesto che essi non avrebbero dato alcuna “garanzia” sul terreno sanitario. Nei discorsi di Berlinguer non c'è traccia della parola aborto, si parla soltanto di maggior protagonismo della giovane madre...per il PCI le masse non sono ancora mature per affrontare simili questioni...Meglio stare in attesa e costruire un terreno d‘intesa con la Dc su altri temi, in modo da favorire l‘accordo anche sull‘aborto ma solo quando sarà il momento. Un attendismo e un'ambiguità che traspare chiaramente nelle posizioni di tutta la sinistra.\r\n\r\nConcluso l'approfondimento, abbiamo intervistato Federica Ruggiero, l'autrice del libro che presenteremo venerdì 23 maggio in radio, intitolato \"Modificazioni genitali femminili: una questione postcoloniale, il nostro sguardo sulla nostra alterità\". Testo che riflette su alcuni concetti chiave che coinvolgono tutte le donne: integrità del corpo, autodeterminazione, salute, controllo della sessualità e del piacere femminile. Le MGF, e soprattutto le ragioni che le sottendono, ci riguardano direttamente come donne più di quanto immaginiamo. Da donne occidentali ci illudiamo di essere libere ed emancipate, arrogandoci il diritto di relazionarci a donne di altre culture come sorelle maggiori, dimenticando di appartenere invece ad un mondo che, come gli altri, controlla i nostri corpi e ci discrimina come donne.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata, qui la prima parte\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_secondaparte","21 Maggio 2014","2018-10-24 17:36:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: decima puntata (19maggio2014)","podcast",1400668577,[267,268,269,270,271,272,273,274,275,276,277],"http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/aborto-clandestino/","http://radioblackout.org/tag/anticoncezionali/","http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/corpo-delle-donne/","http://radioblackout.org/tag/ivg/","http://radioblackout.org/tag/mgf/","http://radioblackout.org/tag/modificazioni-genitali-femminili/","http://radioblackout.org/tag/mutilazioni-genitali-femminili/","http://radioblackout.org/tag/pci/","http://radioblackout.org/tag/salute-delle-donne/",[279,246,238,244,240,234,232,218,248,236,242],"aborto",{"post_content":281,"tags":288},{"matched_tokens":282,"snippet":286,"value":287},[283,284,285],"Modificazioni","genitali","femminili","23 maggio in radio, intitolato \"\u003Cmark>Modificazioni\u003C/mark> \u003Cmark>genitali\u003C/mark> \u003Cmark>femminili\u003C/mark>: una questione postcoloniale, il nostro","Seconda parte dell'approfondimento sull'aborto clandestino iniziato nella puntata precedente. L'attenzione si è concentrata soprattutto su Torino e sulle mobilitazioni che si sono date nella nostra città rispetto alla questione dell'aborto, della violenza sessuale, degli anticoncezionali e non solo.Il Coordinamento dei consultori autogestiti e dei collettivi femministi è stato sicuramente tra i protagonisti principali della lotta e ha tenuto insieme una rete molto capillare sui territori, in particolare nei quartieri operai e popolari. Attivo dal 1974 al 1978, successivamente il coordinamento ha dato al vita al Movimento per la salute della Donna e si è fuso con la cosiddetta \"Intercategoriale Donne\", composta dalle attiviste e/o delegate di Cgil-Cisl-Uil, organizzando corsi per le 150 ore.\r\n\r\nMolto attive anche le donne dei gruppi del movimento e della sinistra extraparlamentare, da Lotta Continua ad Autonomia Operaia, gruppi che non avevano però colto la portata rivoluzionaria della parola d’ordine dell’autogestione nel dibattito intorno alla legge sull’aborto, limitandosi a sostenerla e non cogliendone i limiti rispetto alle aspirazioni di autodeterminazione delle donne. La rivendicazione di libertà di scelta e di critica nel partito/gruppo, d’altronde, era un tutt’uno con quella che le femministe come movimento collettivo portavano avanti nella lotta sia contro lo stato e le istituzioni che volevano arrogarsi il diritto di scegliere per conto delle donne, sia contro le condizioni in cui veniva praticato l’aborto clandestino.\r\nPer loro, la battaglia per la libera interruzione di gravidanza era una parte, molto importante, ma solo una parte, della rivendicazione di essere soggetto sociale e politico in quanto donne e dell’autogestione dei propri corpi. Ma per essere soggetti in questa società non si poteva scollegare queste rivendicazioni dalla lotta contro quel modello di società , attraverso spazi e strumenti politici “pubblici” collettivi delle donne stesse.\r\nCaricata di contenuti, valori ed obiettivi che per certi versi trascendevano la specificità del suo oggetto, la battaglia sulla legge sull’aborto, per il diritto di “proprietà” delle donne sulla propria vita e contro quello patriarcale sui figli e sulla moglie, diventava la battaglia contro tutti i partiti parlamentari, esclusi per certi versi Democrazia Proletaria e forse il Partito Radicale. I progetti di legge erano otto: comunista, socialista, radicale, repubblicano, liberale, socialdemocratico, della sinistra indipendente ed infine quello firmato da DP, ma formulato da alcuni collettivi femministi e sostenuto anche dalle redattrici di Lotta Continua.\r\nSul banco degli accusati, quindi, anche il PCI. Se il movimento femminista e la nuova sinistra puntavano quasi esclusivamente alla depenalizzazione dell’aborto e alla legalizzazione degli anticoncezionali, quella che diventò poi la legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza era figlia del compromesso storico DC-PCI, fortemente voluto da Berlinguer, preoccupato, come in occasione della legge sul divorzio, di non andare allo scontro col partito cattolico.\r\nCompromesso storico che lavorò anche per introdurre l’obiezione di coscienza e ad eliminare il “pericolo” dei consultori autogestiti con il pretesto che essi non avrebbero dato alcuna “garanzia” sul terreno sanitario. Nei discorsi di Berlinguer non c'è traccia della parola aborto, si parla soltanto di maggior protagonismo della giovane madre...per il PCI le masse non sono ancora mature per affrontare simili questioni...Meglio stare in attesa e costruire un terreno d‘intesa con la Dc su altri temi, in modo da favorire l‘accordo anche sull‘aborto ma solo quando sarà il momento. Un attendismo e un'ambiguità che traspare chiaramente nelle posizioni di tutta la sinistra.\r\n\r\nConcluso l'approfondimento, abbiamo intervistato Federica Ruggiero, l'autrice del libro che presenteremo venerdì 23 maggio in radio, intitolato \"\u003Cmark>Modificazioni\u003C/mark> \u003Cmark>genitali\u003C/mark> \u003Cmark>femminili\u003C/mark>: una questione postcoloniale, il nostro sguardo sulla nostra alterità\". Testo che riflette su alcuni concetti chiave che coinvolgono tutte le donne: integrità del corpo, autodeterminazione, salute, controllo della sessualità e del piacere femminile. Le MGF, e soprattutto le ragioni che le sottendono, ci riguardano direttamente come donne più di quanto immaginiamo. Da donne occidentali ci illudiamo di essere libere ed emancipate, arrogandoci il diritto di relazionarci a donne di altre culture come sorelle maggiori, dimenticando di appartenere invece ad un mondo che, come gli altri, controlla i nostri corpi e ci discrimina come donne.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata, qui la prima parte\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda\r\n\r\nil colpo della strega_19maggio2014_secondaparte",[289,291,293,295,297,299,301,303,306,309,311],{"matched_tokens":290,"snippet":279,"value":279},[],{"matched_tokens":292,"snippet":246,"value":246},[],{"matched_tokens":294,"snippet":238,"value":238},[],{"matched_tokens":296,"snippet":244,"value":244},[],{"matched_tokens":298,"snippet":240,"value":240},[],{"matched_tokens":300,"snippet":234,"value":234},[],{"matched_tokens":302,"snippet":232,"value":232},[],{"matched_tokens":304,"snippet":305,"value":305},[67,284,285],"\u003Cmark>modificazioni\u003C/mark> \u003Cmark>genitali\u003C/mark> \u003Cmark>femminili\u003C/mark>",{"matched_tokens":307,"snippet":308,"value":308},[284,285],"mutilazioni \u003Cmark>genitali\u003C/mark> \u003Cmark>femminili\u003C/mark>",{"matched_tokens":310,"snippet":236,"value":236},[],{"matched_tokens":312,"snippet":242,"value":242},[],[314,323],{"field":31,"indices":315,"matched_tokens":318,"snippets":321,"values":322},[316,317],7,8,[319,320],[67,284,285],[284,285],[305,308],[305,308],{"field":72,"matched_tokens":324,"snippet":286,"value":287},[283,284,285],1736172819517538300,{"best_field_score":327,"best_field_weight":328,"fields_matched":78,"num_tokens_dropped":43,"score":329,"tokens_matched":330,"typo_prefix_score":43},"3315704398080",13,"1736172819517538410",3,6693,{"collection_name":264,"first_q":218,"per_page":219,"q":218},{"title":334,"slug":335,"exerpt":336,"link":337,"featured_media":338,"slot":339},"Matinée XXL","matinee-xxl"," Matinée XXL va in onda ogni lunedì dalle 7 alle 9. 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