","Aggiornamenti dal campo di Moria, Grecia","post",1570015493,[64,65,66,67,68,69,70,71,72],"http://radioblackout.org/tag/documenti/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/fortezza/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/lesbo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/moria/","http://radioblackout.org/tag/roghi/","http://radioblackout.org/tag/violenza-poliziesca/",[74,75,76,34,15,22,20,77,78],"documenti","europa","fortezza","roghi","violenza poliziesca",{"post_content":80,"post_title":85,"tags":88},{"matched_tokens":81,"snippet":83,"value":84},[82],"Moria","testimonianze dal campo profughi di \u003Cmark>Moria\u003C/mark> in Grecia, dove pochi giorni","Continua la raccolta di testimonianze dal campo profughi di \u003Cmark>Moria\u003C/mark> in Grecia, dove pochi giorni fa è divampato un grave incendio nel quale hanno perso la vita una donna e un bambino. All'interno del campo vivono forzatamente e in condizioni disumane più di tredicimila persone. Raggiungiamo al telefono Sara, al momento sull'isola di Lesbo, che ci racconta la situazione del campo, la vita di ogni giorno al suo interno. Reportage da un luogo che elimina il concetto stesso di umanità.\r\n\r\nLesbo rappresenta il confine più estremo della fortezza Europa, dove le politiche frontaliere assumono caratteri esplicitamente violenti. Per chi vive nel campo però si tratta solo della prima delle frontiere interne al continente che dovranno affrontare. Al sistema dei campi si accompagna infatti un rigido sistema giuridico, capace di tenere sotto ricatto decine di migliaia di persone con la forza dei documenti. Documenti e frontiere rappresentano per migliaia di persone un ostacolo irremovibile sulla strada verso la realizzazione dei propri desideri e di una vita dignitosa, una forma di oppressione mirata e razzializzante, totalizzante nella misura in cui si espande ad ogni sfera della propria vita, dal lavoro alla casa, alla possibilità di poter vivere al fianco di chi si ama. Per decine di migliaia di persone resistere a tali dispositivi è il presupposto alla base delle proprie vite, per milioni di altri una minaccia perenne, una condanna a vita al lavoro nella speranza del rinnovo del permesso di soggiorno. La lotta per i documenti e la lotta alle frontiere continua in tutta Europa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/Moria.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":86,"snippet":87,"value":87},[82],"Aggiornamenti dal campo di \u003Cmark>Moria\u003C/mark>, Grecia",[89,91,93,95,97,99,101,104,106],{"matched_tokens":90,"snippet":74},[],{"matched_tokens":92,"snippet":75},[],{"matched_tokens":94,"snippet":76},[],{"matched_tokens":96,"snippet":34},[],{"matched_tokens":98,"snippet":15},[],{"matched_tokens":100,"snippet":22},[],{"matched_tokens":102,"snippet":103},[20],"\u003Cmark>moria\u003C/mark>",{"matched_tokens":105,"snippet":77},[],{"matched_tokens":107,"snippet":78},[],[109,114,117],{"field":38,"indices":110,"matched_tokens":111,"snippets":113},[14],[112],[20],[103],{"field":115,"matched_tokens":116,"snippet":87,"value":87},"post_title",[82],{"field":118,"matched_tokens":119,"snippet":83,"value":84},"post_content",[82],578730123365712000,{"best_field_score":122,"best_field_weight":123,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":50,"score":124,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},"1108091339008",13,"578730123365711979",{"document":126,"highlight":141,"highlights":151,"text_match":120,"text_match_info":159},{"cat_link":127,"category":128,"comment_count":50,"id":129,"is_sticky":50,"permalink":130,"post_author":53,"post_content":131,"post_date":132,"post_excerpt":56,"post_id":129,"post_modified":133,"post_thumbnail":134,"post_thumbnail_html":135,"post_title":136,"post_type":61,"sort_by_date":137,"tag_links":138,"tags":140},[47],[49],"63428","http://radioblackout.org/2020/09/immigrazione-violenza-di-stato-in-grecia/","L’incendio che ha distrutto il centro di Moria sull’isola di Lesvos è la conseguenza di politiche che rendevano quest’esito del tutto prevedibile.\r\nLa pandemia ha fatto deflagrare una situazione già esplosiva. Gli attacchi dei fascisti, cui il governo ha lasciato il compito di fare il lavoro sporco, la militarizzazione dell’isola, e la crescente insofferenza degli abitanti, il cui reddito dipende dal turismo, messo in crisi dal Covid e dalla propaganda sui profughi-untori danno la cornice che ha portato all’accelerazione dell’ultimo mese.\r\n\r\nI migranti sono stati rinchiusi in centri lager sovraffollati in un susseguirsi ininterrotto di quarantene. Solo ad un esponente per famiglia era consentito di uscire dalla struttura per richiedenti asilo. Inevitabile che scoppiasse la rivolta e che qualcuno decidesse di dar fuoco alle mura della propria prigione.\r\nÉ di questi giorno la notizia che per l’incendio del centro di Moria sono state accusate e arrestate otto persone.\r\nkaratepe\r\n\r\nIl nuovo campo-tende militarizzato è stato allestito nella località di Karatepe. Oggi vi sono rinchiusi circa mille profughi. Altre migliaia sono accampate senza acqua né cibo lungo la strada, altre vivono tra le rovine del campo di Moria.\r\nLo scopo del governo è trasformare le strutture di “accoglienza” per i profughi in vere prigioni, da dove non sia possibile uscire. Il progetto è un nuovo centro completamente chiuso tra mura e filo spinato.\r\nPer fare in fretta, senza incontrare ostacoli, a Lesvos stanno facendo terra bruciata: i due altri centri dell’isola stanno chiudendo. Il centro gestito dalla municipalità e quello autogestito da compagni, che garantivano accoglienza alle persone più deboli, fisicamente o socialmente, saranno cancellati. Poco importa dei bambini, degli anziani, dei malati, delle persone lgbtq+ per le quali i grandi centri rappresentano un pericolo per la salute e per la stessa incolumità personale.\r\nDopo l’apertura di Karatepe è stato il ministero dell’interno cha diffuso un comunicato in cui si invitava i profughi a diffidare delle strutture autogestite e delle ONG. Un mondo distopico, dove la solidarietà è una colpa e solo lo Stato è investito di autorità morale.\r\nA Lesbo ci sono associazioni diverse tra loro (diversi obiettivi) dalle associaz grandi ong grandi e tantissime piccole associazioni gruppi di compagni Lesbos Solidarity che gestiva il centro autogestito.\r\nÈ di ieri la notizia che 35 persone sono state inquisite e verranno processate per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e associazione sovversiva.\r\n\r\nDa giugno qualcuno è stato deportato ad Atene, senza piani predisporre alcun piano di accoglienza: la gran parte vive in strada. Molti si sono concentrati in piazza Vittoria, dove i compagni hanno portato tende, sacchi a pelo e quanto serviva a rendere meno pesante la loro condizione. Da qualche tempo ogni settimana si susseguono gli sgomberi della tendopoli di piazza Vittoria.\r\n\r\nNumerose e diverse per metodi e finalità le associazioni che si occupano di migranti sono tutte sotto attacco.\r\nUn gruppo interessante di Lesvos è “no borders kitchen” che aveva base in uno squat poi sgomberato\r\n\r\nIl Governo greco sta facendo deportazioni illegali in Afganistan, Turchia, Siria….\r\nIl neeìtwork “Borders violing” ha raccolto testimonianze di deportazioni di massa sia via mare che via terra. La guardia costiera greca attua respingimenti, sparando alle barche in arrivo. È stata ipotizzata una sorta di barriera galleggiante in mezzo al mare: una sorta di muro dove l’acqua sostituisce i mattoni.\r\n\r\nIn futuro sarà sempre più difficile avere contatti diretti con i profughi, isolati in campi e strutture militarizzati. I movimenti provano a spezzare l’isolamento, per dare voce a chi non ne ha e per organizzarsi insieme nelle lotte d’autunno. La strada è in salita.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Giulio, un compagno che vive in Grecia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/2020-09-29-grecia-giulio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 09 29 grecia giulio","29 Settembre 2020","2020-09-29 17:26:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/refugees-1152x768-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/refugees-1152x768-1-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/refugees-1152x768-1-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/refugees-1152x768-1-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/refugees-1152x768-1-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/refugees-1152x768-1.jpg 1152w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Immigrazione. 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Non hanno cibo né acqua, né possibilità di procurarseli. Chi ha qualche soldo viene respinto dai negozianti, terrorizzati dal rischio di contagio.\r\nNel centro di Moria erano stati riscontrati alcuni casi di infezione da Covid 19, ma, anziché separare le persone positive dalle altre, il governo aveva deciso di mettere tutti in quarantena. Non è quindi da escludere l’ipotesi ventilata da alcuni che l’incendio che ha distrutto il campo, alimentato dai forti venti che spirano nell’isola d’estate, sia stato un atto di protesta contro le scelte del governo di Atene di non trasferire i profughi nella Grecia continentale, alleggerendo una struttura che non avrebbe potuto ospitare più di 3.000 persone, ma era arrivata a superare le 13.000.\r\nLa pandemia ha reso la situazione esplosiva. Già ci sono cenni di rivolta sia tra i prigionieri della tendopoli, sia tra chi è alla fame lungo la strada. Pochi si sono dispersi tra le montagne.\r\nLa popolazione locale un tempo ospitale e solidale oggi ha chiuso le porte ai migranti e chiede che vengano trasferiti altrove. La fama di isola-prigione ha messo in fuga i turisti stranieri, dando un colpo durissimo alla principale fonte di reddito per gli abitanti. Non si può escludere che l’acuirsi della paura, innescata dalla criminale gestione governativa, possa portare ad un’insorgenza popolare contro i profughi e contro il governo di Nea Democratia.\r\nL’estrema destra soffia sul fuoco ed ha più volte attaccato a sassate i profughi, che sono riusciti a difendersi e a contrattaccare.\r\nIl governo ha deciso di allestire a tempo di record una tendopoli militarizzata.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Caridi, giornalista e corrispondente di varie testate, che si trova da alcuni giorni a Lesbo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/2020-09-15-lesbo-caridi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 09 15 lesbo caridi\r\n\r\n ","16 Settembre 2020","2020-09-16 15:37:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/lesbo-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/lesbo-300x169.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/lesbo-300x169.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/lesbo-768x432.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/09/lesbo.jpeg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lesbo. 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Della situazione sull'isola abbiamo parlato insieme a Nicola, attivista della campagna Lesvos Calling.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/Lesbo.mp3\"][/audio]","20 Marzo 2020","2020-03-20 11:55:34","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stefanostranges-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"142\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stefanostranges-300x142.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stefanostranges-300x142.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stefanostranges-768x362.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/stefanostranges.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Aggiornamenti dall'isola di Lesbo",1584705334,[224,225,226,227,67,139,68,228,69,70,229],"http://radioblackout.org/tag/albadorata/","http://radioblackout.org/tag/antifa/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/lesvos/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[231,232,233,234,34,17,15,25,22,20,27],"albadorata","antifa","confini","Erdogan",{"post_content":236,"tags":240},{"matched_tokens":237,"snippet":238,"value":239},[82],"e il campo profughi di \u003Cmark>Moria\u003C/mark>, dove migliaia di persone vivono","La Turchia di Erdogan usa i flussi migratori come arma per ricattare l'Unione Europea. 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Della situazione sull'isola abbiamo parlato insieme a Nicola, attivista della campagna Lesvos Calling.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/Lesbo.mp3\"][/audio]",[241,243,245,247,249,251,253,255,257,259,261],{"matched_tokens":242,"snippet":231},[],{"matched_tokens":244,"snippet":232},[],{"matched_tokens":246,"snippet":233},[],{"matched_tokens":248,"snippet":234},[],{"matched_tokens":250,"snippet":34},[],{"matched_tokens":252,"snippet":17},[],{"matched_tokens":254,"snippet":15},[],{"matched_tokens":256,"snippet":25},[],{"matched_tokens":258,"snippet":22},[],{"matched_tokens":260,"snippet":103},[20],{"matched_tokens":262,"snippet":27},[],[264,270],{"field":38,"indices":265,"matched_tokens":267,"snippets":269},[266],9,[268],[20],[103],{"field":118,"matched_tokens":271,"snippet":238,"value":239},[82],{"best_field_score":122,"best_field_weight":123,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":50,"score":160,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},{"document":274,"highlight":294,"highlights":316,"text_match":326,"text_match_info":327},{"cat_link":275,"category":276,"comment_count":50,"id":277,"is_sticky":50,"permalink":278,"post_author":53,"post_content":279,"post_date":280,"post_excerpt":56,"post_id":277,"post_modified":281,"post_thumbnail":282,"post_thumbnail_html":283,"post_title":284,"post_type":61,"sort_by_date":285,"tag_links":286,"tags":290},[47],[49],"69851","http://radioblackout.org/2021/06/grecia-cronache-dai-campi-di-moria-e-malakata/","La scorsa settimana è stato divulgato il rapporto di Medici Senza Frontiere sulla situazione delle persone costrette a vivere negli hotspot in attesa di risposte alle domande di asilo.\r\nIl quadro che ne emerge è terribile. In due anni delle 180 persone che hanno tentato il suicidio o si sono procurate ferite, più di due terzi erano bambini.\r\n“Per più di cinque anni, la politica dell’UE di contenere le persone e trattare le loro domande di asilo negli hotspot sulle isole greche ha creato una crisi senza precedenti e un’enorme sofferenza umana. Queste non sono conseguenze involontarie. Il modello degli hotspot voluto dall’UE è progettato non solo per elaborare le domande di asilo dei migranti, ma anche per scoraggiare altri a cercare sicurezza in Europa”.\r\nCiliegina sulla torta: l’9 giugno il ministero degli affari esteri greco ha dichiarato che la Turchia è un paese sicuro per richiedenti asilo provenienti da Afganistan, Siria, Somalia, Pakistan e Bangladesh.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno che è appena tornato dalla Grecia. 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Omar Khorshid – Ana Lak Ala Toul\r\nBandcamp: https://rendeece.bandcamp.com\r\nSoundcloud: https://soundcloud.com/chico79er\r\nFidjeri- songs of the bahrain pearl divers\u2028\r\n\r\nAl Doum & the Faryds - lava/thirst\r\n\u2028Daniel Carter, Tobias Wilner, Djibril Toure, federico ughi- canal street\u2028Boden - Jerusalem\r\n\r\n\u2028New Jooklo Age - evocation of the winds\u2028\r\n\r\nLa Piramide di Sangue - baciati dall’acido/ jetem\u2028\r\n\r\nSylvia moore for studioG mood music library - west and central Africa\r\n\r\n\u2028Kelan Phil Cohran and legacy - white 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among the ruins\r\nGhedalia tazartes - rien qu’au soleil\r\n/ mourir un peu\r\nBrigitte fontaine, areski, art ensemble of Chicago- monsieur lo chef de gare\r\nKohier- second blood\r\nSandro mussida - ventuno costellazioni invisibili\r\nGrowing- fogged/ disembark\r\nVadin - merging\r\nKoray kantarcioglu- organ extract kp 001 / percussions a - 1100\r\nPsychic tv - unclean\r\nExploded view- summer came early darksecene\r\nJoanna brouk- atavesta\r\nTim hecker- dropped frames\r\nTanz mein herz- 96","10 Marzo 2021","2021-10-22 11:38:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/throbbing-gristle-rip-Genesis-P-Orridge-200x110.jpg","Quel che resta della notte 07/03/21",1615363228,[],[],{"post_content":469},{"matched_tokens":470,"snippet":471,"value":472},[20],"Headwar - live at quincaillerie\r\nRendeece- \u003Cmark>moria\u003C/mark> burning part 2 / 1\r\nGavilan","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021_03_07_qcrdn.mp3\"][/audio]\r\n\r\n 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contro migranti senzatetto\r\nSeconda parte:\r\nSpagna: Rivolta nel CIE di Barcellona e nuova fuga dal CIE di Sangonera\r\nMessico, Celaya: Cittadini contro la presenza dell'esercito nelle scuole\r\nTerza parte:\r\nMessico, La Merced: Dia de los Muertos\r\nBulgaria: Stanziati soldi per un muro al confine\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.02-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nTrasmissione del 9 Novembre\r\nPrima parte:\r\nRoma: diretta con una compagna sulle cariche al corteo antifascista alla Magliana\r\nGermania: Azione diretta in solidarietà con gli anarchici arrestati ad Aquisgrana\r\nMonaco: Azione diretta in solidarietà con i compagni accusati di rapina\r\nGenova: Azione diretta in solidarietà con gli/le arrestati/e di Scripta Manent\r\nAggiornamenti sulla situazione giudiziaria di Tepepa\r\nSeconda parte:\r\nBarcellona: Inchiesta su chi tentò la fuga dal Cie di Aluche il 2 Novembre\r\nCheuta: ingressi di massa nella fortezza Europa e trasferimenti nei Centri\r\nRoma: Comunicato sul presidio al Cie di Ponte Galeria\r\nComunicato in soliarietà con i reclusi in lotta nelle prigioni americane\r\nTerza parte:\r\nAssoluzione per il compagno greco accusato di incendio\r\nLettura di un volantino di critica sull'accoglienza e chiacchiere sugli ultimi avvenimenti al riguardo\r\nQuarta parte:\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.09-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.09-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio 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parte:\r\nMarocco: Arresti di massa a Tangeri\r\nCeuta: 230 persone attraversano la frontiera in massa\r\nRoma: comunicato sul corte di sabato 12\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.16-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\n\r\nTrasmissione del 23 Novembre\r\n\r\nPrima parte:\r\nErcolano: Aggiornamenti sulla situazione\r\nGrecia: Attacco di fascisti al campo di Chios e situazione negli Hotspot\r\nTurchia: Rivolta nel Centro di detenzione di Istanbul\r\nSeconda parte:\r\nMarocco: Sgombero del campo dei migranti \"La Foresta\"\r\nBelgio: Fuga dal Centro di detenzione di Brouges\r\nRegno Unito: Incendiato un veicolo comunale\r\nGermania, Monaco: Vandalizzata la sede di Google\r\nTerza parte:\r\nAggiornamenti sull'Operazione Scripta Manent - Indirizzi dei compagni e delle compagne colpite dalla repressione\r\nPerugia: Vandalizzata la villa di Emanuele Filiberto di Savoia\r\nTorino: Sul presidio di domenica 20 davanti al Cie di C.so Brunelleschi\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.23-acab-rbo-105.250-part3.mp3\"][/audio]\r\nTrasmissione del 30 Novembre\r\nPrima parte:\r\nTorino: Diretta con un compagno sugli arresti per violenza privata ad uno sfratto\r\nLecce: Sullo scontro con i fascisti e la delazione\r\nSeconda parte:\r\nRoma: Bruciata una scuola che avrebbe dovuto ospitare 80 migranti\r\nRoma: Sul saluto al Cie di Ponte Galeria di Sabato\r\nRovereto: Incendiate 7 macchine di poste italiane\r\nTorino: Ordigno artigianale inesploso davanti una filiale di poste italiane\r\nBologna: Attacco incendiario ad una stazione dei carabinieri\r\nComunicato in solidarietà con i reclusi e le recluse, umane e animali, contro le biotecnologie\r\nMilano: Intralciati gli accessi della logic (azienda di biotech)\r\nGrecia: due morti in un incendio nel campo rifugiati di Moria\r\nBulgaria: Protesta nel campo rifugiati dopo 2 giorni di quarantena\r\nMadrid: fuga dal Cie di Aluche\r\nTerza parte:\r\nUngheria: Sul processo delle 11 persone che sono accusati di aver partecipato alla rivolta di massa al confine tra Serbia e Ungheria\r\nGermania: Aggiornamenti sulla situazione della compagna accusata di Rapina ad Aquisgrana\r\nMontreal: Sabotato concerto di un gruppo neonazista\r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2016.11.30-acab-rbo-105.250-part1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio 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Como.\r\nSeconda parte:\r\nContributi sull'operazione \"Scripta Manent\".\r\nSulle misure ai compagni e alle compagne sui fatti della Turkish airline.\r\nTerza parte:\r\nContributo audio di un ex recluso del Cie di Torino.\r\nAggiornamenti sul Cie di Brindisi Restinco e sul Cie di Ponte Galeria.\r\nQuarta parte:\r\nAggiornamenti dalle carceri.\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte4.mp3\"][/audio]\r\nTrasmissione del 14 Settembre 2016\r\nPrima parte:\r\nComunicato sulla protesta dei detenuti in america\r\nSulla costruzione di un Hotspot mobile a Brindisi\r\nAggiornamenti sull'Hotspot di Taranto\r\nSeconda parte:\r\nScritto in solidarietà agli arrestati e alle arrestate durante l'operazione \"Scripta manent\"\r\nTerza parte:\r\nAggiornamenti dalle carceri.\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.14-acab-rbo-105.250-parte1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.14-acab-rbo-105.250-parte2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.14-acab-rbo-105.250-parte3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nTrasmissione del 21 Settembre\r\nPrima parte:\r\nComunicato di Daniele dal carcere di Regina Coeli\r\nFuga di massa dall'Hotspot di Moria (Grecia)\r\nTolosa: Sabatoggio di veicoli in solidarietà con \"Scripta Manent\"\r\nGermania: Sabotaggio di veicoli della polizia e della deutsch bank\r\nSeconda parte:\r\nAggiornamenti sull'occupazione di Borgo Dora\r\nLettura articoli su: HUB di Bologna, Brescia finto pacco bomba, Modena agente della digos ferito, Milano sexworker picchia un poliziotto, Napoli aggressione a poliziotti\r\nTerza parte:\r\nAggiornamento dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.21-acab-rbo-105.250-parte1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.21-acab-rbo-105.250-parte2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.21-acab-rbo-105.250-parte3.mp3\"][/audio]\r\n \r\n\r\nTrasmissione del 28 Settembre\r\n\r\nPrima parte:\r\nIntervista sull'opuscolo\r\nTorino, attacco all'agenzia 747\r\nValsavignone, rivendicazione sabotaggio del 10 Settembre\r\nAustralia, morto detenuto in un centro correzionale\r\nSantiago del chile, rivendicazione attacco in solidarietà a FAI/FRI\r\nSeconda parte:\r\nParigi, rivolta nel carcere di Valence\r\nMigranti, trasferimenti da Ventimiglia a Taranto\r\nRoma, richieste del SIAP/SAP su equipaggiamento polizia\r\nNapoli, furto delle offerte per S. Gennaro\r\nTerza parte:\r\nComunicato \"Terremoti, tendopoli e aguzzini\"\r\nDiretta con una compagna riguardo l'appello (ed i fatti) “Sullo stupro non contate sul nostro silenzio!” \r\nAggiornamenti dalle carceri\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.28-acab-rbo-105.250-parte1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.28-acab-rbo-105.250-parte2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.28-acab-rbo-105.250-parte3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","27 Ottobre 2016","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/A.C.A.B.-105.250fm-200x110.jpg","[ACAB] Podcast di Settembre 2016",1477584629,[490],[402],{"post_content":514},{"matched_tokens":515,"snippet":516,"value":517},[82],"Fuga di massa dall'Hotspot di \u003Cmark>Moria\u003C/mark> (Grecia)\r\nTolosa: Sabatoggio di veicoli","Trasmissione del 7 Settembre 2016\r\n\r\nPrima parte:\r\nAggiornamenti dalla frontiera di Como.\r\nSeconda parte:\r\nContributi sull'operazione \"Scripta Manent\".\r\nSulle misure ai compagni e alle compagne sui fatti della Turkish airline.\r\nTerza parte:\r\nContributo audio di un ex recluso del Cie di Torino.\r\nAggiornamenti sul Cie di Brindisi Restinco e sul Cie di Ponte Galeria.\r\nQuarta parte:\r\nAggiornamenti dalle carceri.\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.07-acab-rbo-105.250-parte4.mp3\"][/audio]\r\nTrasmissione del 14 Settembre 2016\r\nPrima parte:\r\nComunicato sulla protesta dei detenuti in america\r\nSulla costruzione di un Hotspot mobile a Brindisi\r\nAggiornamenti sull'Hotspot di Taranto\r\nSeconda parte:\r\nScritto in solidarietà agli arrestati e alle arrestate durante l'operazione \"Scripta manent\"\r\nTerza parte:\r\nAggiornamenti dalle carceri.\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.14-acab-rbo-105.250-parte1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.14-acab-rbo-105.250-parte2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.14-acab-rbo-105.250-parte3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nTrasmissione del 21 Settembre\r\nPrima parte:\r\nComunicato di Daniele dal carcere di Regina Coeli\r\nFuga di massa dall'Hotspot di \u003Cmark>Moria\u003C/mark> (Grecia)\r\nTolosa: Sabatoggio di veicoli in solidarietà con \"Scripta Manent\"\r\nGermania: Sabotaggio di veicoli della polizia e della deutsch bank\r\nSeconda parte:\r\nAggiornamenti sull'occupazione di Borgo Dora\r\nLettura articoli su: HUB di Bologna, Brescia finto pacco bomba, Modena agente della digos ferito, Milano sexworker picchia un poliziotto, Napoli aggressione a poliziotti\r\nTerza parte:\r\nAggiornamento dalle carceri\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.21-acab-rbo-105.250-parte1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.21-acab-rbo-105.250-parte2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/2016.09.21-acab-rbo-105.250-parte3.mp3\"][/audio]\r\n \r\n\r\nTrasmissione del 28 Settembre\r\n\r\nPrima parte:\r\nIntervista sull'opuscolo\r\nTorino, attacco all'agenzia 747\r\nValsavignone, rivendicazione sabotaggio del 10 Settembre\r\nAustralia, morto detenuto in un centro correzionale\r\nSantiago del chile, rivendicazione attacco in solidarietà a FAI/FRI\r\nSeconda parte:\r\nParigi, rivolta nel carcere di Valence\r\nMigranti, trasferimenti da Ventimiglia a Taranto\r\nRoma, richieste del SIAP/SAP su equipaggiamento polizia\r\nNapoli, furto delle offerte per S. 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Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su una strage contro la quale si battevano da anni ambientalisti e antimilitaristi.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00\r\n· distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte.\r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono.\r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato.","27 Marzo 2012","L’inchiesta sulla strage che da molti anni colpisce le popolazioni che vivono nella zona del Poligono di Quirra è giunta ad una prima conclusione. Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato dal procuratore Domenico Fiordalisi di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta. E proprio per questo la Procura della Repubblica di Lanusei ha deciso di approfondire ulteriormente l’inchiesta sui veleni della base militare del Salto di Quirra.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona, secondo la tesi della procura, dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di tanti militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su uno strano fenomeno di cui si parlava da molti anni. E anche per questo, nell’elenco degli indagati, ci sono professori e altri specialisti che avrebbero volutamente negato gli effetti della contaminazione.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato. \r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano nel poligono, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino. \r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: \r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento. \r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ \r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n• sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n• cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00 \r\n• distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n• inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte. \r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione. \r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n• fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n• penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n• sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n• fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta. \r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi. \r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici. \r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono. \r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali. \r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono. \r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono. \r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme. \r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività. \r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito». \r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari. \r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato. \r\n","2018-10-17 22:11:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/1a_quirra_001-200x110.jpg","Poligono di Quirra. 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Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su una strage contro la quale si battevano da anni ambientalisti e antimilitaristi.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00\r\n· distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte.\r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: \u003Cmark>morìa\u003C/mark> ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono.\r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato.",[550],{"field":118,"matched_tokens":551,"snippet":547,"value":548},[546],{"best_field_score":328,"best_field_weight":453,"fields_matched":36,"num_tokens_dropped":50,"score":454,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},{"document":554,"highlight":566,"highlights":571,"text_match":574,"text_match_info":575},{"comment_count":50,"id":555,"is_sticky":50,"permalink":556,"podcastfilter":557,"post_author":396,"post_content":558,"post_date":559,"post_excerpt":56,"post_id":555,"post_modified":560,"post_thumbnail":561,"post_title":562,"post_type":435,"sort_by_date":563,"tag_links":564,"tags":565},"58570","http://radioblackout.org/podcast/lepisodio-di-backwards-del-28-3-2020/",[396]," \r\n\r\nLa puntata di Backwards di sabato 28 marzo 2020, con questa scaletta:\r\n\r\n \tPalodine \"Empty Well\"\r\n \tMoriah Woods \"I Want To Live\"\r\n \tMoriah Woods \"Of Fate\"\r\n \tAntic Clay \"The Table Of Souls\"\r\n \tAnohni \"I Don't Love You Anymore\"\r\n \tClock DVA \"Buried Dreams\"\r\n \tSignal Aout 42 \"You Hate Me\"\r\n \tThe Sisters Of Mercy \"Amphetamine Logic\"\r\n \tShe Past Away \"Durdu Dünya\"\r\n \tShe Past Away \"Katarsis\"\r\n \tHuman Tetris \"Long Flight\"\r\n \tPink Turns Blue \"Walk Away\"\r\n \tLes Discrets \"Song For Mountains\"\r\n \tOpeth \"To Bid You Farewell\"\r\n \tNovembre \"Stripped\" (cover dei Depeche Mode)\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/Backwards_podcast_2020_03_28.mp3\"][/audio]","31 Marzo 2020","2020-12-07 02:13:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/podcast_107_520x245-200x110.jpg","L'episodio di Backwards del 28/3/2020",1585667719,[],[],{"post_content":567},{"matched_tokens":568,"snippet":569,"value":570},[82],"questa scaletta:\r\n\r\n \tPalodine \"Empty Well\"\r\n \t\u003Cmark>Moria\u003C/mark>h Woods \"I Want To Live\"\r"," \r\n\r\nLa puntata di Backwards di sabato 28 marzo 2020, con questa scaletta:\r\n\r\n \tPalodine \"Empty Well\"\r\n \t\u003Cmark>Moria\u003C/mark>h Woods \"I Want To Live\"\r\n \t\u003Cmark>Moria\u003C/mark>h Woods \"Of Fate\"\r\n \tAntic Clay \"The Table Of Souls\"\r\n \tAnohni \"I Don't Love You Anymore\"\r\n \tClock DVA \"Buried Dreams\"\r\n \tSignal Aout 42 \"You Hate Me\"\r\n \tThe Sisters Of Mercy \"Amphetamine Logic\"\r\n \tShe Past Away \"Durdu Dünya\"\r\n \tShe Past Away \"Katarsis\"\r\n \tHuman Tetris \"Long Flight\"\r\n \tPink Turns Blue \"Walk Away\"\r\n \tLes Discrets \"Song For Mountains\"\r\n \tOpeth \"To Bid You Farewell\"\r\n \tNovembre \"Stripped\" (cover dei Depeche Mode)\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/Backwards_podcast_2020_03_28.mp3\"][/audio]",[572],{"field":118,"matched_tokens":573,"snippet":569,"value":570},[82],578730089005449300,{"best_field_score":576,"best_field_weight":453,"fields_matched":36,"num_tokens_dropped":50,"score":577,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":36},"1108074561536","578730089005449329",6637,{"collection_name":435,"first_q":20,"per_page":14,"q":20},["Reactive",581],{},["Set"],["ShallowReactive",584],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$famdypyhJiGuRpGLfDYJ4qAswDY9vry-8ev0etByp8yQ":-1},true,"/search?query=moria"]