","Egidio. Morto in carcere a 82 anni per “solidarietà”","post",1568130026,[62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/egidio-tiraborrelli/","http://radioblackout.org/tag/favoreggiamento-dellimmigrazione-clandestina/","http://radioblackout.org/tag/morire-in-carcere/","http://radioblackout.org/tag/parma/",[20,68,69,33,70],"egidio tiraborrelli","favoreggiamento dell'immigrazione clandestina","Parma",{"post_content":72,"post_title":77,"tags":80},{"matched_tokens":73,"snippet":75,"value":76},[74,20],"in","18 dicembre è stato rinchiuso \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> nonostante l’età e il tumore","Egidio aveva 82 anni. É morto lo scorso 6 settembre. É stato trasportato \u003Cmark>in\u003C/mark> terapia intensiva quando ormai era allo stremo. Lo scorso 18 dicembre è stato rinchiuso \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> nonostante l’età e il tumore ai polmoni.\r\n\u003Cmark>In\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> le sue condizioni sono peggiorate \u003Cmark>in\u003C/mark> fretta. \u003Cmark>In\u003C/mark> infermeria c’era una sola bombola ad ossigeno: i pazienti dovevano dividersela.\r\nNon sapremo mai se Egidio fosse al corrente di commettere un reato. Aiutare una persona ad entrare \u003Cmark>in\u003C/mark> Italia, per lui, emigrato \u003Cmark>in\u003C/mark> Argentina a 17 anni e operaio \u003Cmark>in\u003C/mark> giro per il mondo per decenni, doveva essere una cosa normale.\r\nEgidio aveva alle spalle una vita di duro lavoro \u003Cmark>in\u003C/mark> giro per i deserti a saldare tubi per la Snam e per la Saipem. Rimasto senza casa viveva \u003Cmark>in\u003C/mark> una roulotte nel giardino di una casa occupata a Parma, legando benissimo con gli altri abitanti e con il vicinato, al quale offriva i prodotti dell’orto e del giardino che curava come fossero figli.\r\nAveva appena ottenuto una casa popolare quando è stato arrestato e condotto \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> per una condanna divenuta definitiva senza che lui neppure sapesse del procedimento a suo carico. L’avvocato di ufficio non aveva fatto ricorso né aveva cercato di rintracciarlo. La parcella gliela pagava lo stato e tanto gli bastava.\r\nIl favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è considerato un reato grave, ostativo a misure alternative al \u003Cmark>carcere\u003C/mark>. Hanno rinchiuso e privato della pensione, un uomo colpevole di solidarietà.\r\nPer lo stato che lo ha condannato una nullità, che si poteva sacrificare senza battere ciglio.\r\nPurtroppo l’accoglimento della richiesta di domiciliari, ottenuta grazie ad un avvocat* di movimento è arrivata tardi.\r\n\r\nLa sua storia non resterà nell’oblio, che avvolge le vite degli anziani poveri, perché Egidio aveva compagni che lo hanno sostenuto e ne hanno narrato la storia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Katia, attivista di Diritti \u003Cmark>in\u003C/mark> casa, attiva da molti anni nel movimento delle occupazioni a Parma.\r\n\r\nAscolta la sua testimonianza:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/2019-10-09-morte-carcere-katia.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":78,"snippet":79,"value":79},[74,20],"Egidio. 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Era stato arrestato mentre partecipava a una manifestazione antifascista nel corso della quale si erano verificati scontri tra chi protestava e le forze dell’ordine.\r\n\r\nFranco aveva poco più di 20 anni, faceva parte del Gruppo Anarchico “Giuseppe Pinelli” di Pisa e partecipava insieme a tanti compagne e compagni alle numerose iniziative che si svolgevano a Pisa in quegli anni di grande attivismo politico che aveva coinvolto un' intera generazione di giovani. Franco lottava contro gli esecutori fascisti e i mandanti governativi della Strage di Stato (Piazza Fontana, 1969), l'assassinio di Giuseppe Pinelli e l'ingiusta detenzione di Pietro Valpreda e compagni, accusati della strage da una macchinazione poliziesca.\r\n\r\nDella morte di Franco Serantini non è certo responsabile un triste destino personale, come banalmente troppe volte si è detto, ma la violenza e la repressione di governo e polizia. I governi dell'epoca prima vollero fermare le lotte operaie con la strategia della tensione e con la strage di Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre del 1969, poi vollero mettere a tacere le proteste per l'assassinio di Pinelli e l'ingiusta detenzione degli anarchici impedendo manifestazioni di piazza nell'anniversario della strage, nel 1970 (assassinio di Saverio Saltarelli) e nel 1971.\r\n\r\nIn quegli anni il fascismo era dilagante: la Spagna era sotto il tallone di Franco dal 1939, in Grecia un colpo di Stato favorito dalla NATO aveva portato al governo la sanguinaria giunta dei colonnelli, mentre un'altra dittatura militare appoggiata sempre dalla NATO opprimeva la Turchia. Anche in Francia il gollismo era ancora al potere, conquistato con un colpo di Stato nel 1958. In Italia il presidente della Repubblica era stato eletto col voto dei fascisti.\r\n\r\nL'11 marzo del 1972, in occasione di una manifestazione della cosiddetta \"Maggioranza Silenziosa\", organizzata da caporioni fascisti implicati nelle trame nere, molte forze politiche che avevano dato vita alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato decise di riprendersi la piazza a Milano ad ogni costo. La concentrazione antifascista sarà ripetutamente aggredita dalla polizia e dai carabinieri, ma difenderà fino a sera il proprio diritto di manifestare. Quella giornata spinse alcuni gruppi extraparlamentari e alcuni gruppi e individualità del movimento anarchico ad approfittare della campagna elettorale in corso per contestare i comizi fascisti e denunciare le connivenze tra fascisti ed apparato statale. I Gruppi Anarchici Toscani, struttura unitaria costituitasi nell'autunno del 1971, decisero di partecipare a queste manifestazioni, per dare uno sbocco operativo alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato, per trasformare la lotta antifascista in lotta insurrezionale. Franco Serantini e il Gruppo \"Pinelli\" di Pisa avevano partecipato all'elaborazione di quella linea e alla sua applicazione pratica.\r\n\r\nFu così che a Viareggio, a Livorno, a Firenze, a Pistoia, in ogni località della Toscana e in tutta Italia, i comizi fascisti venivano accolti da manifestazioni di protesta, spesso duramente represse da polizia e carabinieri. La risposta dello Stato alle proteste si fece sempre più violenta, fino a culminare il 5 maggio nelle violenze poliziesche che porteranno all'assinio di Franco Serantini.\r\n\r\nLe elezioni del 1972 videro un aumento dei voti fascisti e in generale uno spostamento a destra del Parlamento. 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L’assassinio di Franco Serantini ha avuto a che vedere con la violenza che lo Stato esercita attraverso i suoi apparati e i suoi servi, una violenza iniziata ben prima del maggio del 1972 e che ancora non è finita.\r\n\r\nSono passati 50 anni, la situazione politica e sociale è diversa, ma Franco Serantini non è stato dimenticato.Il suo impegno ci ha accompagnato in tutti questi anni in tante lotte. Perché nel 2022, come nel 1972, Franco è ancora con noi.","10 Maggio 2022","2022-05-10 14:44:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"141\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-300x141.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-300x141.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-1024x481.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-768x361.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-1536x722.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Serantini. 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Chi esce in qualche modo da un CPR, dal carcere, o scappa da una delle tante comunità o appartamenti delle cooperative, spesso ha bruciori di stomaco lancinanti provocati dalle dosi massicce di antidepressivi che si porta dietro. Alle volte capita che a qualcuno venga un attacco epilettico mentre attraversa la frontiera. Sono gli effetti collaterali di una brusca interruzione del rivotril, ansiolitico antiepilettico anche detto “eroina dei poveri”[1], somministrato in dosi massicce in tutti i luoghi di reclusione, e spacciato fuori vicino alle stazioni. Ieri 11 Gennaio 2023 al carcere minorile Casal del Marmo di Roma è scoppiata una rivolta e sono andati a fuoco alcuni materassi perché non arrivavano gli ansiolitici della sera[2]. Non ce la facevano più e sono scoppiati, dei ragazzini di 15 anni. Come si dice quando una persona spacca tutto perché non trova una sostanza? Dipendenza, tossicità. Ma tossico è soprattutto lo stato che sceglie di creare decine di migliaia di ragazzi e ragazze dipendenti, che crea marginalità come aveva fatto con l’eroina di stato negli anni 70. Le carceri statali sono una “fabbirca di tossicodipendenza”[3]. Gli stessi medici che lavorano in carcere testimoniano la “responsabilità epidemiologica e la problematica restituzione alla società, a fine pena, di centinaia di soggetti in difficoltà nella gestione di forme di dipendenza problematiche”[4]. Allargando lo sguardo, negli ultimi anni in gran parte degli stati industrializzati, la percentuale delle persone con una diagnosi psichiatrica in cura a carico dei sistemi sanitari è sempre più risicata, mentre sale invece la percentuale di problematiche psichiatriche in persone rinchiuse in carcere. Questo può voler dire più cose: l’inefficacia dei sistemi di cura pubblici e privati da una parte, la rinnovata tensione a custodire e reprimere la follia e la sragione, il cambiamento della popolazione carceraria e delle storie personali che attraversano il carcere, l’utilizzo di diagnosi e contenzione chimica sempre più frequente e massiccio nelle galere.\r\n\r\nIl 43% dei detenuti assume sedativi o ipnotici, mentre il 20% risulta assumere regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Le percentuali schizzano nei cpr[5] dove per contenere il rischio suicidario dei tranquillanti minori si prescrivono insieme gli antidepressivi. Poi c’è il metadone e il subutex per chi una dipendenza già ce l’aveva quando è entrato/a. I farmaci a volte possono salvarti la pelle ma sono sempre e solo l’inizio di un percorso, nelle carceri davanti non hai niente verso cui andare, nel tempo e nello spazio. Nessun futuro in un non-luogo di una soggettività negata. La farmacologia diventa in questo contesto culturale e di rapporti di forza camicia di forza chimica e i manicomi si ricreano in carcere, un po’ come una volta le carceri si ricreavano in manicomio con gli ergastoli bianchi e le sbarre. Non è un caso dunque se i movimenti antipsichiatrici si occupano sempre più spesso di carcere[6][7], che comunque è un esperienza che accomuna gran parte della popolazione psichiatrica in carico ad altri istituti non penali: SPDC, SERT e carcere hanno le porte scorrevoli tra loro. È importante che lo facciano, che i compagni parlino di psichiatria in carcere, perché altrimenti la retorica “neomanicomiale” e la cosiddetta “emergenza psichiatrica” vengono utilizzate dai sindacati di polizia e dal DAP per ottenere trasferimenti dei detenuti, più potere nel governo delle carceri e nuove risorse per la repressione della vita privata della libertà.\r\n\r\nDa ieri, dopo questo fortuito sabotaggio dovuto a un ritardo nella consegna dei farmaci, è palese ed autoevidente a cosa serve la psichiatria in carcere: a sedare le rivolte, perchè senza pasticche o gocce le gabbie non sarebbero sostenibili per una popolazione carceraria che è cambiata, che “il carcere non lo sa fare”, che fuori non ha nessuno che aspetta, che chiede con disperazione e insistenza talvolta violenta di chiudere gli occhi almeno di notte, che senza non si dorme, di morire almeno per un attimo, il tempo che dura l’effetto dello xanax. Il dolore vivo che celano le carceri nelle loro varie forme va anestetizzato, legato, ucciso. Nessuna cura è possibile in un luogo nato per provocare dolore. Sedare, reprimere, addormentare e fare in modo che i prigionieri e le prigioniere non si suicidino. Quest’ultimo è il mandato che riesce meno e che ha sulla coscienza ha 83 suicidi nel 2022, a cui andrebbero aggiunti tutti quei decessi causati dagli effetti collaterali degli psicofarmaci, come è successo a Isabella, morta a Pozzuoli in seguito alle crisi respiratorie causate dagli psicofarmaci[8]. In breve la psichiatria serve a gestire, con gravi danni di salute, tutte quelle situazioni che sfuggono al auto-controllo e all’amministrazione della premialità e della pena individualizzata[9]. Chi non accetta il bastone e la carota non può che essere matto infondo.\r\n\r\n[1] https://www.psicoattivo.com/rivotril-nuova-sostanza-dabuso-vecchio-ansiolitico-e-antiepilettico/\r\n\r\n[2] https://ilmanifesto.it/carceri-minorili-la-rivolta-dei-farmaci\r\n\r\n[3] http://www.ristretti.it/areestudio/salute/mentale/bartolini/capitolo8.htm\r\n\r\n[4] https://www.rapportoantigone.it/diciassettesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/la-manica-stretta-ipotesi-di-regolazione-della-somministrazione-di-psicofarmaci-in-carcere/\r\n\r\n[5] https://radioblackout.org/podcast/nessuna-cura-del-18-01-22/\r\n\r\n[6] https://radioblackout.org/podcast/carceri-invisibili-del-20-09-22/\r\n\r\n[7] https://www.osservatoriorepressione.info/carcere-psichiatria-strumenti-controllo/\r\n\r\n[8] https://internapoli.it/isabella-morta-carcere-pozzuoli/\r\n\r\n[9] https://tamulibri.com/negozio/il-carcere-invisibile-etnografia-dei-saperi-medici-e-psichiatrici-nell-arcipelago-carcerario","12 Gennaio 2023","2023-01-12 14:44:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-300x192.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-300x192.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270.jpeg 656w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Chimica e rivolta al Casal del Marmo di Roma",1673534581,[173,174,175,176,177],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/carcere-minorile/","http://radioblackout.org/tag/casal-del-marmo/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/psicofarmaci/",[179,180,181,182,183],"antipsichiatria","carcere minorile","Casal del Marmo","psichiatria","psicofarmaci",{"post_content":185,"tags":189},{"matched_tokens":186,"snippet":187,"value":188},[74,20],"Gli stessi medici che lavorano \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> testimoniano la “responsabilità epidemiologica e","I sentieri per la francia sono pieni di scarti di buste di gaviscon. Chi esce \u003Cmark>in\u003C/mark> qualche modo da un CPR, dal \u003Cmark>carcere\u003C/mark>, o scappa da una delle tante comunità o appartamenti delle cooperative, spesso ha bruciori di stomaco lancinanti provocati dalle dosi massicce di antidepressivi che si porta dietro. Alle volte capita che a qualcuno venga un attacco epilettico mentre attraversa la frontiera. Sono gli effetti collaterali di una brusca interruzione del rivotril, ansiolitico antiepilettico anche detto “eroina dei poveri”[1], somministrato \u003Cmark>in\u003C/mark> dosi massicce \u003Cmark>in\u003C/mark> tutti i luoghi di reclusione, e spacciato fuori vicino alle stazioni. Ieri 11 Gennaio 2023 al \u003Cmark>carcere\u003C/mark> minorile Casal del Marmo di Roma è scoppiata una rivolta e sono andati a fuoco alcuni materassi perché non arrivavano gli ansiolitici della sera[2]. Non ce la facevano più e sono scoppiati, dei ragazzini di 15 anni. Come si dice quando una persona spacca tutto perché non trova una sostanza? Dipendenza, tossicità. Ma tossico è soprattutto lo stato che sceglie di creare decine di migliaia di ragazzi e ragazze dipendenti, che crea marginalità come aveva fatto con l’eroina di stato negli anni 70. Le carceri statali sono una “fabbirca di tossicodipendenza”[3]. Gli stessi medici che lavorano \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> testimoniano la “responsabilità epidemiologica e la problematica restituzione alla società, a fine pena, di centinaia di soggetti \u003Cmark>in\u003C/mark> difficoltà nella gestione di forme di dipendenza problematiche”[4]. Allargando lo sguardo, negli ultimi anni \u003Cmark>in\u003C/mark> gran parte degli stati industrializzati, la percentuale delle persone con una diagnosi psichiatrica \u003Cmark>in\u003C/mark> cura a carico dei sistemi sanitari è sempre più risicata, mentre sale invece la percentuale di problematiche psichiatriche \u003Cmark>in\u003C/mark> persone rinchiuse \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark>. Questo può voler dire più cose: l’inefficacia dei sistemi di cura pubblici e privati da una parte, la rinnovata tensione a custodire e reprimere la follia e la sragione, il cambiamento della popolazione carceraria e delle storie personali che attraversano il \u003Cmark>carcere\u003C/mark>, l’utilizzo di diagnosi e contenzione chimica sempre più frequente e massiccio nelle galere.\r\n\r\nIl 43% dei detenuti assume sedativi o ipnotici, mentre il 20% risulta assumere regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Le percentuali schizzano nei cpr[5] dove per contenere il rischio suicidario dei tranquillanti minori si prescrivono insieme gli antidepressivi. Poi c’è il metadone e il subutex per chi una dipendenza già ce l’aveva quando è entrato/a. I farmaci a volte possono salvarti la pelle ma sono sempre e solo l’inizio di un percorso, nelle carceri davanti non hai niente verso cui andare, nel tempo e nello spazio. Nessun futuro \u003Cmark>in\u003C/mark> un non-luogo di una soggettività negata. La farmacologia diventa \u003Cmark>in\u003C/mark> questo contesto culturale e di rapporti di forza camicia di forza chimica e i manicomi si ricreano \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark>, un po’ come una volta le carceri si ricreavano \u003Cmark>in\u003C/mark> manicomio con gli ergastoli bianchi e le sbarre. Non è un caso dunque se i movimenti antipsichiatrici si occupano sempre più spesso di \u003Cmark>carcere\u003C/mark>[6][7], che comunque è un esperienza che accomuna gran parte della popolazione psichiatrica \u003Cmark>in\u003C/mark> carico ad altri istituti non penali: SPDC, SERT e \u003Cmark>carcere\u003C/mark> hanno le porte scorrevoli tra loro. È importante che lo facciano, che i compagni parlino di psichiatria \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark>, perché altrimenti la retorica “neomanicomiale” e la cosiddetta “emergenza psichiatrica” vengono utilizzate dai sindacati di polizia e dal DAP per ottenere trasferimenti dei detenuti, più potere nel governo delle carceri e nuove risorse per la repressione della vita privata della libertà.\r\n\r\nDa ieri, dopo questo fortuito sabotaggio dovuto a un ritardo nella consegna dei farmaci, è palese ed autoevidente a cosa serve la psichiatria \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark>: a sedare le rivolte, perchè senza pasticche o gocce le gabbie non sarebbero sostenibili per una popolazione carceraria che è cambiata, che “il \u003Cmark>carcere\u003C/mark> non lo sa fare”, che fuori non ha nessuno che aspetta, che chiede con disperazione e insistenza talvolta violenta di chiudere gli occhi almeno di notte, che senza non si dorme, di \u003Cmark>morire\u003C/mark> almeno per un attimo, il tempo che dura l’effetto dello xanax. Il dolore vivo che celano le carceri nelle loro varie forme va anestetizzato, legato, ucciso. Nessuna cura è possibile \u003Cmark>in\u003C/mark> un luogo nato per provocare dolore. Sedare, reprimere, addormentare e fare \u003Cmark>in\u003C/mark> modo che i prigionieri e le prigioniere non si suicidino. Quest’ultimo è il mandato che riesce meno e che ha sulla coscienza ha 83 suicidi nel 2022, a cui andrebbero aggiunti tutti quei decessi causati dagli effetti collaterali degli psicofarmaci, come è successo a Isabella, morta a Pozzuoli \u003Cmark>in\u003C/mark> seguito alle crisi respiratorie causate dagli psicofarmaci[8]. \u003Cmark>In\u003C/mark> breve la psichiatria serve a gestire, con gravi danni di salute, tutte quelle situazioni che sfuggono al auto-controllo e all’amministrazione della premialità e della pena individualizzata[9]. 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Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni?\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa, autore di un articolo uscito sul settimanale Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-iron-war-on-drugs.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nLeggi l’articolo:\r\n\r\n“Prima dell’arrivo del Covid 19 sul nostro pianeta, la cosiddetta “epidemia degli oppioidi” negli Stati Uniti era considerata una delle più gravi crisi sanitarie della nostra epoca. Nel 2017 un report del National Safety Council relativo ai rischi di morte prevenibili per la popolazione statunitense aveva messo il rischio di morire per overdose accidentale da oppioidi al quinto posto nella classifica delle morti prevenibili (guidata da malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche), superando per la prima volta quello di rimanere vittima di un incidente automobilistico: 1 possibilità su 96 contro 1 su 103. La crisi era dovuta, secondo una nota diffusa dallo stesso Nsc, soprattutto all’uso illegale del fentanyl, un analgesico molto potente, di cui anche solo 20 milligrammi rappresentano una dose potenzialmente letale. Il fentanyl non è, però, una droga illegale ma un farmaco da prescrizione. Sono farmaci da prescrizione anche le altre sostanze (morfina, codeina, ossicodone, metadone e tramadolo) che, insieme al fentanyl, provocano la quasi totalità delle morti per overdose negli USA che in totale dal 1999 al 2017 sono state quasi 400 mila, mentre gli ultimi dati dei “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) riferiscono di 81mila vittime nei dodici mesi che vanno dal giugno 2019 al maggio 2020.\r\n\r\nI Cdc americani identificano l’inizio della “epidemia” nell’aumento della prescrizione degli oppioidi negli anni Novanta. Allora, rassicurati dalla aziende farmaceutiche che escludevano rischi di dipendenza dagli oppioidi, i medici cominciarono a prescriverne in grandi quantità. Prima nella farmacologia gli oppioidi erano utilizzati per la gestione del dolore severo – per esempio in seguito ad interventi chirurgici o in caso di tumori o altri gravi patologie. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta vennero utilizzati anche per patologie meno gravi, inizialmente per il trattamento di dolori come quelli associati all’osteoartrite, poi per tutti i dolori alla schiena, ai muscoli ed alle ossa, poi per i dolori in genere (compresi mal di testa e mal di denti). In pochi anni gli oppioidi si diffusero come alternativa agli antidolorifici più diffusi (tipo aspirina ed aulin e quelli che continuiamo ad usare qui in Europa), rispetto ai quali erano più veloci a fermare il dolore, avevano meno effetti collaterali e davano anche una certa euforia.\r\n\r\nIn un paese in cui mettersi in malattia significa non prendere lo stipendio, per molti utilizzare oppioidi per ogni tipo di dolore diventò una pratica quotidiana. A differenza, però, dei loro concorrenti gli oppioidi non hanno anche effetti antinfiammatori: le cause del dolore rimangono e per lenirlo bisogna continuare ad utilizzare i farmaci. Come sanno bene tutti gli eroinomani, però, l’uso degli oppioidi (di tutti, compresi quelli da prescrizione) può indurre la tolleranza ai medicinali ed aumentare la sensibilità al dolore, con l’effetto che per avere lo stesso sollievo dal dolore servono più quantità del farmaco. Tutto questo, unitamente al fatto che gli oppioidi non solo alleviano il dolore, ma inducono anche euforia, aumenta chiaramente il rischio di dipendenza, con usi prolungati. Ad alti dosaggi gli oppioidi causano problemi respiratori e possono portare a morte e il rischio aumenta se nel mix finiscono anche alcolici e sedativi.\r\n\r\nNegli Stati Uniti, però, nella cultura dominante la performance lavorativa e non solo è considerata il primo sacro dovere di ogni essere umano, al punto che è considerato normale che in molti posti di lavoro tra i fattori che favoriscono la carriera ci sia il fatto di andarsi a fare una corsetta prima di arrivare puntualissimi in ufficio, tenendo fede a “work hard – play hard” (cioè “lavora duro – fai sport duro”), il motto stakanovista di Wall Street che da noi si vede sulle magliette dei runner più tristi. In pochi anni l’uso prolungato di oppioidi si è fatto sempre più frequente e diffuso, al punto che già all’inizio dei Duemila è arrivata quella che i Cdc hanno definito “la prima ondata di morti per overdose da oppioidi”, quasi interamente causata dall’utilizzo di farmaci legali.\r\n\r\nDi fronte a questa prima ondata di morti, il governo federale e i vari governi statali non hanno saputo far di meglio che aumentare i prezzi dei farmaci e varare misure per limitare la prescrizione di oppioidi da parte dei medici, con cose tipo il divieto di prescrivere oppioidi negli ospedali e nelle cliniche free-care (“gratuite”). Queste misure non hanno certo impedito a chi se lo poteva permettere di continuare ad utilizzare oppioidi con ricetta a pagamento ed hanno creato così un mercato parallelo illegale per chi come molti lavoratori manuali dei settori della logistica e della ristorazione non poteva permettersi di perdere lo stipendio mettendosi in malattia e neanche però di aggiungere il prezzo della ricetta a quello del farmaco. È così che, secondo i Cdc, l’eroina prima e la diffusione di oppioidi sintetici poi, in particolare il fentanyl illegale, avrebbero invece caratterizzato rispettivamente la “seconda” e la “terza” ondata dell’epidemia, che continua ad infuriare negli USA.\r\nDai primi anni Duemila, negli Stati Uniti tutti gli enti “ufficiali” (da quelli sanitari a quelli governativi) non hanno mancato di lanciare allarmi sulla “epidemia di oppioidi”, “uno dei più gravi problemi di salute pubblica dei nostri tempi” come l’ex presidente Trump l’ha definita, promettendo a più riprese crociate che non si sono mai viste. L’epidemia, quindi, continua ad infuriare, da un lato perché non è semplice bloccare la produzione di farmaci legali e nemmeno controllarla e dall’altro, è soprattutto perché l’utilizzo di farmaci veloci ed efficaci per fermare il dolore è quel che serve in un mondo in cui dappertutto le condizioni di lavoro sono peggiorate per tutte e tutti (negli USA come in Europa) e sono aumentate la fatica, lo stress e, invece, non bisogna mai fermarsi in quella corsa dei topi, la “rat-race” in cui il neoliberismo ha trasformato la nostra vita.\r\n\r\nL’“epidemia da oppiodi” è chiaramente la più grande dimostrazione del fallimento della War On Drugs chiamata da Nixon e poi lanciata da Reagan. Da quarant’anni esatti, ormai, infuria negli Usa la Guerra Alla Droga (che Reagan evocò dal giorno del suo insediamento, nel gennaio 1981), milioni di persone sono state licenziate per essere state trovate positive ai test antidroga, la popolazione carceraria è quintuplicata (alla fine del 1979 c’erano nelle carceri USA meno di 400mila detenuti, alla fine degli anni Ottanta erano già più di due milioni), sono state lanciate vere e proprie campagne militari (come la famigerata CAMP, la Campaign Against Marijuana Plantantions che per le piantagioni di ganja illegale prevedeva il lancio dagli elicotteri del napalm che negli anni nel Nord della California ha provocato migliaia di nascite di bambini malformati). Nel frattempo, però, la più grande crisi sanitaria legata alle “droghe” è stata provocate da sostanze legali, diffuse da cause farmaceutiche che ad un certo punto avevano deciso che per aumentare i loro profitti nelle vendite e in borsa avrebbero puntato sulla diffusione degli oppioidi come antidolorifici “comuni” ed hanno poi sguinzagliato migliaia di informatori negli studi medici di tutto il paese a offrire depliant con articoli scientifici selezionati, corsi d’aggiornamento gratuiti etc.\r\n\r\nNegli ultimi dieci anni negli Stati Uniti la War On Drugs sta finendo: attualmente sono 33 gli stati che consentono almeno l’utilizzo e la vendita di cannabis medica e 15 (Arizona, Montana, Mississippi, New Jersey, South Dakota ed Oregon si sono aggiunte alla lista durante l’ultimo Election Day del 4 novembre) che consentono l’uso e la vendita di quella “ricreativa”. Secondo la Gallup, l’istituto di ricerca statistica che da anni registra un consenso crescente nell’opinione pubblica statunitense alla legalizzazione della marijuana (arrivato nel 2020 al record di 65% di favorevoli), la diffusione dell’epidemia d’oppioidi è stato uno dei fattori che hanno fatto crescere il sostegno alle tesi antiproibizioniste.\r\n\r\nIntanto, perché è diffusa la convinzione che la cannabis possa essere un’efficace sostituto per gli oppiodi, convinzione che, peraltro, sembrerebbe confermata da uno studio pubblicato il 27 gennaio sul British Medical Journal. Secondo la ricerca, l”accesso ai negozi legali di cannabis è associato a una riduzione delle morti legate agli oppioidi negli Stati Uniti, in particolare quelle legate agli oppioidi sintetici come il fentanyl. Confrontando i dati provenienti da 812 contee sulla presenza di punti vendita di marijuana legale e l’evoluzione dei tassi di overdose a casa di oppioidi, i ricercatori hanno verificato che le contee con un maggior numero di dispensari di cannabis attivi sono associate a tassi ridotti di mortalità legata ad overdose: la presenza di due dispensari, a scopi medici o ricreativi, è accompagnata dalla diminuzione del tasso di vittime degli oppiacei del 17%, mentre nelle contee dove sono presenti tre dispensari il tasso diminuisce di un ulteriore 9%.\r\n\r\nCertamente, però, anche perché proprio l’epidemia d’oppioidi è la dimostrazione del fallimento della War On Drugs che lo storico Howard Zinn ha definito a suo tempo “la causa delle più gravi, le più diffuse e le più sistematiche violazioni dei diritti umani della storia degli Stati Uniti”. Non per niente, la fine della War On Drugs è stata una delle richieste più condivise nei movimenti contro la polizia e contro Trump che dalla fine di maggio, dopo la morte di George Flloyd, hanno occupato (e continuano ad occupare anche dopo l’elezione di Biden perché anche chi l’ha votato contro Trump sa che non ci sono governanti amici, ma al massimo nemici meno nemici) le strade e le piazze della citta USA.\r\n\r\nLa War On Drugs non sta finendo solo negli USA. L’assemblea delle 53 nazioni rappresentate nella mattinata del 2 dicembre alla riconvocazione della 63ma CND “Conferenza Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite” a Vienna ha votato la riclassificazione della cannabis come richiesto da un comitato di esperti nominato dall’Organizzazione mondiale della Sanità e la cannabis è stata tolta dalla Tabella IV – quella delle sostanze “a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica” – e messa nella Tabella I, quella delle “sostanze pericolose” che comprende i farmaci legali ottenuti senza prescrizione. Questo di fatto rende non più valida la Convenzione di Vienna che dagli anni Sessanta ha messo fuorilegge la cannabis in tutto il mondo (anche se negli ultimi anni è stata legalizzata in Canada e in Uruguay, è in libera vendita da mezzo secolo nei coffee shop olandesi e da un po’ di tempo anche nei cannabis club spagnoli).\r\n\r\nIn Messico, in Svizzera, in Lussemburgo e in Macedonia del Nord sono stati già approvati dei progetti di legalizzazione di cui sono ancora stati definiti i tempi ma che si concretizzeranno nei prossimi anni.\r\n\r\nIn Italia, invece, siamo ancora ai tempi in cui basta un docufilm su Netflix su Muccioli “San Patrignano – luci e ombre”, che pur mostrando più luci che ombre non può tacere sull’omicidio di Roberto Maranzano, i suicidi nascosti le centinaia di denunce di violenze etc. e la reazione non è chiedersi come sia possibile che un tale lager degli orrori non sia ancora stato chiuso ma le urla e gli strepiti di fascisti e leghisti che, dello stupratore e torturatore Vincenzo Muccioli, ne fanno un emblema e che sono pronti a lanciarsi in una nuova e più feroce stagione della Guerra Alla Droga all’Italiana. La Lega ha dichiarato che i soldi del Recovery Fund dovrebbero essere impiegati “per la lotta alla droga (…) per costruire nuove carceri e per finanziare le comunità terapeutiche” e per quando tornerà al governo ha già presentato una proposta di legge a prima firma Molinari composta da due soli articoli che prevedono: 1. l’immediato arresto di chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito o consegna per qualunque scopo cannabis. Ad esempio, se un ragazzo dopo aver “fatto un tiro” passa alla propria ragazza o al proprio ragazzo una canna ci dovrebbe essere l’arresto immediato; 2. dopo l’arresto, l’incarcerazione.\r\n\r\nSecondo la proposta della Lega la pena dovrebbe andare dai 3 ai 6 anni di carcere con una sanzione dai 5mila ai 20mila euro e questo in modo tassativo perché la proposta chiede di eliminare le pene alternative al carcere, come i lavori di pubblica utilità. Se invece la persona coltiva o detiene cannabis ed il giudice non riscontra la “lieve entità”, la pena dovrebbe salire dai 6 ai 20 anni di carcere e dai 26mila ai 260mila euro (tanto per intenderci, per l’omicidio, così come da articolo 575 del codice penale, è prevista una pena dai 21 anni di carcere). Nel novero della cannabis, peraltro, rientra secondo la Lega anche la cannabis light (quella con basso contenuto di Thc che secondo un recente pronunciamento della Commissione Europea dovrebbe essere commercializzabile in tutta la UE), che viene venduta in centinaia di hemp shops di tutta Italia e che è proprio la marijuana che “non fa niente – speriamo che non si annoi” (come diceva una vignetta di Matteo Guarrnaccia ripresa anche da Gaber), visto che ha solo proprietà rilassanti senza avere effetti psichedelici.\r\n\r\nAd accompagnare il ritorno della crociata proibizionista anche un articolo sul settimanale berlusconiano Panorama che ha pubblicato un editoriale del direttore dal titolo: “Perché il consumo di droga va punito” (con a fianco, peraltro, una pubblicità, a tutta pagina, di una marca di grappa “da condividere e gustare in ogni occasione”), come se non fosse già punito abbastanza in quest’Italia più di un milione e 200mila persone sono state segnalate e sanzionate solo in quanto consumatori di sostanze proibite. Da parte loro, Pd e M5S che sono al governo (e probabilmente ci resteranno) non riescono neanche a trovare un cavillo per regolamentare in qualche modo la cannabis light e continuano solo a proseguire la Guerra alla Droga all’italiana. Senza farsi mancare neanche di fare un accordo antidroga con l’Iran (dove secondo Iran Human Rights, il governo nel 2019 ha giustiziato almeno 30 persone accusate di reati di droga), come rivelato dal Tehran Times che ha riferito che: “Dopo un incontro con l’ufficiale di collegamento della polizia antidroga italiana Salvatore Labarbera, il capo della polizia antidroga iraniana Majid Karimi ha annunciato che il livello di cooperazione tra i due Paesi sarà rafforzato e incrementato per la necessità di combattere gli stupefacenti anche a livello internazionale”, anche se fornire assistenza diretta contro il narcotraffico alle operazioni antidroga iraniane, comporterà inevitabilmente condanne a morte per presunti autori di reati di droga (e proprio per questo motivo hanno rifiutato di fornire assistenza alle operazioni antidroga iraniane Germania, Austria, Danimarca, Irlanda e Norvegia).\r\n\r\nIn questo contesto si comprende il silenzio su uno degli episodi più gravi avvenuti negli ultimi anni in Italia, la morte di 13 detenuti dopo le rivolte in carcere nel marzo dell’anno scorso. Anche se non si sa ancora di cosa sono morti (visto che scandalosamente non sono stati ancora rivelati i risultati delle autopsie mentre iniziano ad uscire testimonianze sull’ultraviolenza delle forze di polizie intervenute), erano tutti dentro “per droga” e sicuramente sono vittime di questa Guerra Alla Droga che è prima di tutto una guerra contro le persone che provoca soltanto sofferenza e dolore.”","9 Febbraio 2021","2021-02-09 17:26:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-1024x575.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs-768x431.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/war-on-drugs.jpg 1296w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La war on drugs sta finendo. 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Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni?\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa, autore di un articolo uscito sul settimanale Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-iron-war-on-drugs.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nLeggi l’articolo:\r\n\r\n“Prima dell’arrivo del Covid 19 sul nostro pianeta, la cosiddetta “epidemia degli oppioidi” negli Stati Uniti era considerata una delle più gravi crisi sanitarie della nostra epoca. Nel 2017 un report del National Safety Council relativo ai rischi di morte prevenibili per la popolazione statunitense aveva messo il rischio di \u003Cmark>morire\u003C/mark> per overdose accidentale da oppioidi al quinto posto nella classifica delle morti prevenibili (guidata da malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche), superando per la prima volta quello di rimanere vittima di un incidente automobilistico: 1 possibilità su 96 contro 1 su 103. La crisi era dovuta, secondo una nota diffusa dallo stesso Nsc, soprattutto all’uso illegale del fentanyl, un analgesico molto potente, di cui anche solo 20 milligrammi rappresentano una dose potenzialmente letale. Il fentanyl non è, però, una droga illegale ma un farmaco da prescrizione. Sono farmaci da prescrizione anche le altre sostanze (morfina, codeina, ossicodone, metadone e tramadolo) che, insieme al fentanyl, provocano la quasi totalità delle morti per overdose negli USA che \u003Cmark>in\u003C/mark> totale dal 1999 al 2017 sono state quasi 400 mila, mentre gli ultimi dati dei “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) riferiscono di 81mila vittime nei dodici mesi che vanno dal giugno 2019 al maggio 2020.\r\n\r\nI Cdc americani identificano l’inizio della “epidemia” nell’aumento della prescrizione degli oppioidi negli anni Novanta. Allora, rassicurati dalla aziende farmaceutiche che escludevano rischi di dipendenza dagli oppioidi, i medici cominciarono a prescriverne \u003Cmark>in\u003C/mark> grandi quantità. Prima nella farmacologia gli oppioidi erano utilizzati per la gestione del dolore severo – per esempio \u003Cmark>in\u003C/mark> seguito ad interventi chirurgici o \u003Cmark>in\u003C/mark> caso di tumori o altri gravi patologie. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta vennero utilizzati anche per patologie meno gravi, inizialmente per il trattamento di dolori come quelli associati all’osteoartrite, poi per tutti i dolori alla schiena, ai muscoli ed alle ossa, poi per i dolori \u003Cmark>in\u003C/mark> genere (compresi mal di testa e mal di denti). \u003Cmark>In\u003C/mark> pochi anni gli oppioidi si diffusero come alternativa agli antidolorifici più diffusi (tipo aspirina ed aulin e quelli che continuiamo ad usare qui \u003Cmark>in\u003C/mark> Europa), rispetto ai quali erano più veloci a fermare il dolore, avevano meno effetti collaterali e davano anche una certa euforia.\r\n\r\n\u003Cmark>In\u003C/mark> un paese \u003Cmark>in\u003C/mark> cui mettersi \u003Cmark>in\u003C/mark> malattia significa non prendere lo stipendio, per molti utilizzare oppioidi per ogni tipo di dolore diventò una pratica quotidiana. A differenza, però, dei loro concorrenti gli oppioidi non hanno anche effetti antinfiammatori: le cause del dolore rimangono e per lenirlo bisogna continuare ad utilizzare i farmaci. Come sanno bene tutti gli eroinomani, però, l’uso degli oppioidi (di tutti, compresi quelli da prescrizione) può indurre la tolleranza ai medicinali ed aumentare la sensibilità al dolore, con l’effetto che per avere lo stesso sollievo dal dolore servono più quantità del farmaco. Tutto questo, unitamente al fatto che gli oppioidi non solo alleviano il dolore, ma inducono anche euforia, aumenta chiaramente il rischio di dipendenza, con usi prolungati. Ad alti dosaggi gli oppioidi causano problemi respiratori e possono portare a morte e il rischio aumenta se nel mix finiscono anche alcolici e sedativi.\r\n\r\nNegli Stati Uniti, però, nella cultura dominante la performance lavorativa e non solo è considerata il primo sacro dovere di ogni essere umano, al punto che è considerato normale che \u003Cmark>in\u003C/mark> molti posti di lavoro tra i fattori che favoriscono la carriera ci sia il fatto di andarsi a fare una corsetta prima di arrivare puntualissimi \u003Cmark>in\u003C/mark> ufficio, tenendo fede a “work hard – play hard” (cioè “lavora duro – fai sport duro”), il motto stakanovista di Wall Street che da noi si vede sulle magliette dei runner più tristi. \u003Cmark>In\u003C/mark> pochi anni l’uso prolungato di oppioidi si è fatto sempre più frequente e diffuso, al punto che già all’inizio dei Duemila è arrivata quella che i Cdc hanno definito “la prima ondata di morti per overdose da oppioidi”, quasi interamente causata dall’utilizzo di farmaci legali.\r\n\r\nDi fronte a questa prima ondata di morti, il governo federale e i vari governi statali non hanno saputo far di meglio che aumentare i prezzi dei farmaci e varare misure per limitare la prescrizione di oppioidi da parte dei medici, con cose tipo il divieto di prescrivere oppioidi negli ospedali e nelle cliniche free-care (“gratuite”). Queste misure non hanno certo impedito a chi se lo poteva permettere di continuare ad utilizzare oppioidi con ricetta a pagamento ed hanno creato così un mercato parallelo illegale per chi come molti lavoratori manuali dei settori della logistica e della ristorazione non poteva permettersi di perdere lo stipendio mettendosi \u003Cmark>in\u003C/mark> malattia e neanche però di aggiungere il prezzo della ricetta a quello del farmaco. È così che, secondo i Cdc, l’eroina prima e la diffusione di oppioidi sintetici poi, \u003Cmark>in\u003C/mark> particolare il fentanyl illegale, avrebbero invece caratterizzato rispettivamente la “seconda” e la “terza” ondata dell’epidemia, che continua ad infuriare negli USA.\r\nDai primi anni Duemila, negli Stati Uniti tutti gli enti “ufficiali” (da quelli sanitari a quelli governativi) non hanno mancato di lanciare allarmi sulla “epidemia di oppioidi”, “uno dei più gravi problemi di salute pubblica dei nostri tempi” come l’ex presidente Trump l’ha definita, promettendo a più riprese crociate che non si sono mai viste. L’epidemia, quindi, continua ad infuriare, da un lato perché non è semplice bloccare la produzione di farmaci legali e nemmeno controllarla e dall’altro, è soprattutto perché l’utilizzo di farmaci veloci ed efficaci per fermare il dolore è quel che serve \u003Cmark>in\u003C/mark> un mondo \u003Cmark>in\u003C/mark> cui dappertutto le condizioni di lavoro sono peggiorate per tutte e tutti (negli USA come \u003Cmark>in\u003C/mark> Europa) e sono aumentate la fatica, lo stress e, invece, non bisogna mai fermarsi \u003Cmark>in\u003C/mark> quella corsa dei topi, la “rat-race” \u003Cmark>in\u003C/mark> cui il neoliberismo ha trasformato la nostra vita.\r\n\r\nL’“epidemia da oppiodi” è chiaramente la più grande dimostrazione del fallimento della War On Drugs chiamata da Nixon e poi lanciata da Reagan. Da quarant’anni esatti, ormai, infuria negli Usa la Guerra Alla Droga (che Reagan evocò dal giorno del suo insediamento, nel gennaio 1981), milioni di persone sono state licenziate per essere state trovate positive ai test antidroga, la popolazione carceraria è quintuplicata (alla fine del 1979 c’erano nelle carceri USA meno di 400mila detenuti, alla fine degli anni Ottanta erano già più di due milioni), sono state lanciate vere e proprie campagne militari (come la famigerata CAMP, la Campaign Against Marijuana Plantantions che per le piantagioni di ganja illegale prevedeva il lancio dagli elicotteri del napalm che negli anni nel Nord della California ha provocato migliaia di nascite di bambini malformati). Nel frattempo, però, la più grande crisi sanitaria legata alle “droghe” è stata provocate da sostanze legali, diffuse da cause farmaceutiche che ad un certo punto avevano deciso che per aumentare i loro profitti nelle vendite e \u003Cmark>in\u003C/mark> borsa avrebbero puntato sulla diffusione degli oppioidi come antidolorifici “comuni” ed hanno poi sguinzagliato migliaia di informatori negli studi medici di tutto il paese a offrire depliant con articoli scientifici selezionati, corsi d’aggiornamento gratuiti etc.\r\n\r\nNegli ultimi dieci anni negli Stati Uniti la War On Drugs sta finendo: attualmente sono 33 gli stati che consentono almeno l’utilizzo e la vendita di cannabis medica e 15 (Arizona, Montana, Mississippi, New Jersey, South Dakota ed Oregon si sono aggiunte alla lista durante l’ultimo Election Day del 4 novembre) che consentono l’uso e la vendita di quella “ricreativa”. Secondo la Gallup, l’istituto di ricerca statistica che da anni registra un consenso crescente nell’opinione pubblica statunitense alla legalizzazione della marijuana (arrivato nel 2020 al record di 65% di favorevoli), la diffusione dell’epidemia d’oppioidi è stato uno dei fattori che hanno fatto crescere il sostegno alle tesi antiproibizioniste.\r\n\r\nIntanto, perché è diffusa la convinzione che la cannabis possa essere un’efficace sostituto per gli oppiodi, convinzione che, peraltro, sembrerebbe confermata da uno studio pubblicato il 27 gennaio sul British Medical Journal. Secondo la ricerca, l”accesso ai negozi legali di cannabis è associato a una riduzione delle morti legate agli oppioidi negli Stati Uniti, \u003Cmark>in\u003C/mark> particolare quelle legate agli oppioidi sintetici come il fentanyl. Confrontando i dati provenienti da 812 contee sulla presenza di punti vendita di marijuana legale e l’evoluzione dei tassi di overdose a casa di oppioidi, i ricercatori hanno verificato che le contee con un maggior numero di dispensari di cannabis attivi sono associate a tassi ridotti di mortalità legata ad overdose: la presenza di due dispensari, a scopi medici o ricreativi, è accompagnata dalla diminuzione del tasso di vittime degli oppiacei del 17%, mentre nelle contee dove sono presenti tre dispensari il tasso diminuisce di un ulteriore 9%.\r\n\r\nCertamente, però, anche perché proprio l’epidemia d’oppioidi è la dimostrazione del fallimento della War On Drugs che lo storico Howard Zinn ha definito a suo tempo “la causa delle più gravi, le più diffuse e le più sistematiche violazioni dei diritti umani della storia degli Stati Uniti”. Non per niente, la fine della War On Drugs è stata una delle richieste più condivise nei movimenti contro la polizia e contro Trump che dalla fine di maggio, dopo la morte di George Flloyd, hanno occupato (e continuano ad occupare anche dopo l’elezione di Biden perché anche chi l’ha votato contro Trump sa che non ci sono governanti amici, ma al massimo nemici meno nemici) le strade e le piazze della citta USA.\r\n\r\nLa War On Drugs non sta finendo solo negli USA. L’assemblea delle 53 nazioni rappresentate nella mattinata del 2 dicembre alla riconvocazione della 63ma CND “Conferenza Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite” a Vienna ha votato la riclassificazione della cannabis come richiesto da un comitato di esperti nominato dall’Organizzazione mondiale della Sanità e la cannabis è stata tolta dalla Tabella IV – quella delle sostanze “a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica” – e messa nella Tabella I, quella delle “sostanze pericolose” che comprende i farmaci legali ottenuti senza prescrizione. Questo di fatto rende non più valida la Convenzione di Vienna che dagli anni Sessanta ha messo fuorilegge la cannabis \u003Cmark>in\u003C/mark> tutto il mondo (anche se negli ultimi anni è stata legalizzata \u003Cmark>in\u003C/mark> Canada e \u003Cmark>in\u003C/mark> Uruguay, è \u003Cmark>in\u003C/mark> libera vendita da mezzo secolo nei coffee shop olandesi e da un po’ di tempo anche nei cannabis club spagnoli).\r\n\r\n\u003Cmark>In\u003C/mark> Messico, \u003Cmark>in\u003C/mark> Svizzera, \u003Cmark>in\u003C/mark> Lussemburgo e \u003Cmark>in\u003C/mark> Macedonia del Nord sono stati già approvati dei progetti di legalizzazione di cui sono ancora stati definiti i tempi ma che si concretizzeranno nei prossimi anni.\r\n\r\n\u003Cmark>In\u003C/mark> Italia, invece, siamo ancora ai tempi \u003Cmark>in\u003C/mark> cui basta un docufilm su Netflix su Muccioli “San Patrignano – luci e ombre”, che pur mostrando più luci che ombre non può tacere sull’omicidio di Roberto Maranzano, i suicidi nascosti le centinaia di denunce di violenze etc. e la reazione non è chiedersi come sia possibile che un tale lager degli orrori non sia ancora stato chiuso ma le urla e gli strepiti di fascisti e leghisti che, dello stupratore e torturatore Vincenzo Muccioli, ne fanno un emblema e che sono pronti a lanciarsi \u003Cmark>in\u003C/mark> una nuova e più feroce stagione della Guerra Alla Droga all’Italiana. La Lega ha dichiarato che i soldi del Recovery Fund dovrebbero essere impiegati “per la lotta alla droga (…) per costruire nuove carceri e per finanziare le comunità terapeutiche” e per quando tornerà al governo ha già presentato una proposta di legge a prima firma Molinari composta da due soli articoli che prevedono: 1. l’immediato arresto di chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette \u003Cmark>in\u003C/mark> vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce \u003Cmark>in\u003C/mark> transito o consegna per qualunque scopo cannabis. Ad esempio, se un ragazzo dopo aver “fatto un tiro” passa alla propria ragazza o al proprio ragazzo una canna ci dovrebbe essere l’arresto immediato; 2. dopo l’arresto, l’incarcerazione.\r\n\r\nSecondo la proposta della Lega la pena dovrebbe andare dai 3 ai 6 anni di \u003Cmark>carcere\u003C/mark> con una sanzione dai 5mila ai 20mila euro e questo \u003Cmark>in\u003C/mark> modo tassativo perché la proposta chiede di eliminare le pene alternative al \u003Cmark>carcere\u003C/mark>, come i lavori di pubblica utilità. Se invece la persona coltiva o detiene cannabis ed il giudice non riscontra la “lieve entità”, la pena dovrebbe salire dai 6 ai 20 anni di \u003Cmark>carcere\u003C/mark> e dai 26mila ai 260mila euro (tanto per intenderci, per l’omicidio, così come da articolo 575 del codice penale, è prevista una pena dai 21 anni di \u003Cmark>carcere\u003C/mark>). Nel novero della cannabis, peraltro, rientra secondo la Lega anche la cannabis light (quella con basso contenuto di Thc che secondo un recente pronunciamento della Commissione Europea dovrebbe essere commercializzabile \u003Cmark>in\u003C/mark> tutta la UE), che viene venduta \u003Cmark>in\u003C/mark> centinaia di hemp shops di tutta Italia e che è proprio la marijuana che “non fa niente – speriamo che non si annoi” (come diceva una vignetta di Matteo Guarrnaccia ripresa anche da Gaber), visto che ha solo proprietà rilassanti senza avere effetti psichedelici.\r\n\r\nAd accompagnare il ritorno della crociata proibizionista anche un articolo sul settimanale berlusconiano Panorama che ha pubblicato un editoriale del direttore dal titolo: “Perché il consumo di droga va punito” (con a fianco, peraltro, una pubblicità, a tutta pagina, di una marca di grappa “da condividere e gustare \u003Cmark>in\u003C/mark> ogni occasione”), come se non fosse già punito abbastanza \u003Cmark>in\u003C/mark> quest’Italia più di un milione e 200mila persone sono state segnalate e sanzionate solo \u003Cmark>in\u003C/mark> quanto consumatori di sostanze proibite. Da parte loro, Pd e M5S che sono al governo (e probabilmente ci resteranno) non riescono neanche a trovare un cavillo per regolamentare \u003Cmark>in\u003C/mark> qualche modo la cannabis light e continuano solo a proseguire la Guerra alla Droga all’italiana. Senza farsi mancare neanche di fare un accordo antidroga con l’Iran (dove secondo Iran Human Rights, il governo nel 2019 ha giustiziato almeno 30 persone accusate di reati di droga), come rivelato dal Tehran Times che ha riferito che: “Dopo un incontro con l’ufficiale di collegamento della polizia antidroga italiana Salvatore Labarbera, il capo della polizia antidroga iraniana Majid Karimi ha annunciato che il livello di cooperazione tra i due Paesi sarà rafforzato e incrementato per la necessità di combattere gli stupefacenti anche a livello internazionale”, anche se fornire assistenza diretta contro il narcotraffico alle operazioni antidroga iraniane, comporterà inevitabilmente condanne a morte per presunti autori di reati di droga (e proprio per questo motivo hanno rifiutato di fornire assistenza alle operazioni antidroga iraniane Germania, Austria, Danimarca, Irlanda e Norvegia).\r\n\r\n\u003Cmark>In\u003C/mark> questo contesto si comprende il silenzio su uno degli episodi più gravi avvenuti negli ultimi anni \u003Cmark>in\u003C/mark> Italia, la morte di 13 detenuti dopo le rivolte \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> nel marzo dell’anno scorso. 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Probabilmente, l'ultimo capitolo (di natura giuridica) si chiude e si profila un prima e un dopo in questa infame e tragica questione. La vendetta dello Stato, nella sua forma più violenta e subdola, è servita. Più di 130 giorni di sciopero della fame da parte di Alfredo Cospito, che con generosità e dignità ha messo in gioco tutto se stesso per contrapporsi ad un abominio repressivo come il 41bis e l'ergastolo ostativo. Una lotta che parte dal suo corpo ma si estende a tutto il contesto repressivo italiano, la punta di un iceberg che è diventato troppo grande, fatto di operazioni repressive, sgomberi, richieste di sorveglianze speciali, stragi in carcere e nei cpr. Un attacco frontale e ormai di lunga durata portata avanti dallo Stato e dai suoi apparati non solo contro la conflittualità anarchica, ma nei confronti di qualsiasi soggettività critica verso lo stato vigente delle cose e verso la società capitalistica basata su sfruttamento e repressione. Una dichiarazione di guerra, senza se e senza ma.\r\n\r\nMa se lo Stato muove una guerra, alle nostre spalle e di fronte a noi abbiamo tanto: una mobilitazione unica, lunga mesi, capace di rimettere al centro del dibattito pubblico mediatico l'assoluta urgenza di una critica verso il 41bis e l'ergastolo ostativo. Una campagna che ha oltrepassato i limiti sia del movimento anarchico che del movimento antagonista più generale, che ha saputo intersecare soggettività e pratiche polithce diverse di questo paese, e che ci lascia in eredità un patrimonio da portare avanti con radicalità ed intelligenza. Per la prima volta da decenni si parla in modo sostanziale, o almeno si è tentato di farlo, di 41bis, della sua totale disumanità e irragionevolezza, e dell'arbitrarieità della strategia repressiva dello Stato attraverso il suo diritto penale. L'eredità di questa lotta dipende da noi, dalla nostra capacità di spezzare questa spirale repressiva e di cogliere le opportunità di conflitto, di sollevamento e di lotta a partire dallo sciopero della fame di Alfredo.\r\n\r\nPer questo, bisogna esserci, tutte e tutti, nessun* esclus*, alla manifestazione nazionale di Sabato 4 Marzo a Torino. La lotta non finisce qui. Per Alfredo, per tutt* noi.\r\n\r\nDell'importanza assoluta di questo corteo, ne parliamo con un compagno che ha seguito la mobilitazione in questi mesi ai nostri microfoni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/manifestazione.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Marzo 2023","2023-03-01 14:21:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/photo_2023-03-01_09-27-43-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/photo_2023-03-01_09-27-43-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/photo_2023-03-01_09-27-43-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/photo_2023-03-01_09-27-43-723x1024.jpg 723w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/photo_2023-03-01_09-27-43-768x1087.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/photo_2023-03-01_09-27-43.jpg 904w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","La lotta non finisce. Corteo Nazionale a Torino a fianco di Alfredo e di chi lotta",1677678077,[270,271,272],"http://radioblackout.org/tag/41bis/","http://radioblackout.org/tag/alfredo-cospito/","http://radioblackout.org/tag/corteo-torino/",[15,17,274],"corteo torino",{"post_content":276},{"matched_tokens":277,"snippet":278,"value":279},[74,20],"richieste di sorveglianze speciali, stragi \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> e nei cpr. Un attacco","SABATO 4 MARZO CORTEO NAZIONALE TORINO: al fianco di Alfredo, al fianco di chi lotta.\r\n\r\nOre 16.30 Piazza Solferino, Torino.\r\n\r\n\r\nLa sentenza emessa dalla Corte di Cassazione venerdì scorso è una condanna a morte: Alfredo Cospito deve stare al 41bis e lì deve \u003Cmark>morire\u003C/mark>. Probabilmente, l'ultimo capitolo (di natura giuridica) si chiude e si profila un prima e un dopo \u003Cmark>in\u003C/mark> questa infame e tragica questione. La vendetta dello Stato, nella sua forma più violenta e subdola, è servita. Più di 130 giorni di sciopero della fame da parte di Alfredo Cospito, che con generosità e dignità ha messo \u003Cmark>in\u003C/mark> gioco tutto se stesso per contrapporsi ad un abominio repressivo come il 41bis e l'ergastolo ostativo. Una lotta che parte dal suo corpo ma si estende a tutto il contesto repressivo italiano, la punta di un iceberg che è diventato troppo grande, fatto di operazioni repressive, sgomberi, richieste di sorveglianze speciali, stragi \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> e nei cpr. Un attacco frontale e ormai di lunga durata portata avanti dallo Stato e dai suoi apparati non solo contro la conflittualità anarchica, ma nei confronti di qualsiasi soggettività critica verso lo stato vigente delle cose e verso la società capitalistica basata su sfruttamento e repressione. Una dichiarazione di guerra, senza se e senza ma.\r\n\r\nMa se lo Stato muove una guerra, alle nostre spalle e di fronte a noi abbiamo tanto: una mobilitazione unica, lunga mesi, capace di rimettere al centro del dibattito pubblico mediatico l'assoluta urgenza di una critica verso il 41bis e l'ergastolo ostativo. Una campagna che ha oltrepassato i limiti sia del movimento anarchico che del movimento antagonista più generale, che ha saputo intersecare soggettività e pratiche polithce diverse di questo paese, e che ci lascia \u003Cmark>in\u003C/mark> eredità un patrimonio da portare avanti con radicalità ed intelligenza. Per la prima volta da decenni si parla \u003Cmark>in\u003C/mark> modo sostanziale, o almeno si è tentato di farlo, di 41bis, della sua totale disumanità e irragionevolezza, e dell'arbitrarieità della strategia repressiva dello Stato attraverso il suo diritto penale. L'eredità di questa lotta dipende da noi, dalla nostra capacità di spezzare questa spirale repressiva e di cogliere le opportunità di conflitto, di sollevamento e di lotta a partire dallo sciopero della fame di Alfredo.\r\n\r\nPer questo, bisogna esserci, tutte e tutti, nessun* esclus*, alla manifestazione nazionale di Sabato 4 Marzo a Torino. La lotta non finisce qui. Per Alfredo, per tutt* noi.\r\n\r\nDell'importanza assoluta di questo corteo, ne parliamo con un compagno che ha seguito la mobilitazione \u003Cmark>in\u003C/mark> questi mesi ai nostri microfoni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/manifestazione.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n ",[281],{"field":105,"matched_tokens":282,"snippet":278,"value":279},[74,20],{"best_field_score":211,"best_field_weight":154,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":284,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},"1733921019837546609",{"document":286,"highlight":308,"highlights":313,"text_match":209,"text_match_info":316},{"cat_link":287,"category":288,"comment_count":48,"id":289,"is_sticky":48,"permalink":290,"post_author":51,"post_content":291,"post_date":292,"post_excerpt":54,"post_id":289,"post_modified":293,"post_thumbnail":294,"post_thumbnail_html":295,"post_title":296,"post_type":59,"sort_by_date":297,"tag_links":298,"tags":304},[45],[47],"79602","http://radioblackout.org/2023/01/cospito-vietato-diffondere-notizie-sulle-sue-condizioni-di-salute/","Dal 22 ottobre Alfredo Cospito è in sciopero della fame contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. Da allora la dottoressa Milia, su richiesta dell’avvocato di Cospito è stata autorizzata a periodiche visite in carcere per monitorare le condizioni di salute del prigioniero. In seguito alle sue visite aveva rilasciato interviste al Radio Onda D’Urto per rendere pubblica la situazione sanitaria di Cospito. Nell’ultima diretta ha descritto una situazione ormai preoccupante con serio rischio per la vita del suo assistito. Il 23 gennaio il DAP, l’amministrazione penitenziaria, le ha intimato di non rilasciare altre interviste, altrimenti le sarebbe stato impedito di visitare Cospito il 26 gennaio.\r\nLa motivazione? Le sue informazioni violerebbero il 41 bis!\r\nEvidente la volontà di far calare il silenzio sulla tomba per vivi nella quale Cospito rischia ormai di morire con la benedizione del ministro della giustizia Nordio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Caterina Calia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/2023-01-24-calia-censura-cospito.mp3\"][/audio]","25 Gennaio 2023","2023-01-25 01:52:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/spinato-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/spinato-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/spinato-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/spinato-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/spinato-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/spinato.jpg 500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cospito. 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La censura di questa notizia da parte dei media di regime è accompagnata da un imbarazzante rimpallo di responsabilità tra direzione del carcere, garanti delle persone detenute, sindacati dei secondini... mentre DAP e ministero tacciono.\r\n\r\nMentre 70 persone sono state denunciate per la solidarietà espressa nei confronti del prigioniero anarchico Alfredo Cospito quando si trovava in sciopero della fame nel carcere di Bancali, a uccidere questi due uomini detenuti nel carcere di Augusta è stata proprio l’assenza di una rete di attenzione e visibilizzazione della loro estrema protesta.\r\n\r\nSempre dal carcere di Augusta apprendiamo di un’altra situazione che ci ricorda l’importanza della solidarietà: il pestaggio di un ragazzo afghano psichiatrizzato, la reazione dei compagni di detenzione, la visibilità rapidamente assunta dalla situazione che ha frenato un potenziale massacro.\r\n\r\nPartendo dalla terribile morte di due persone detenute in sciopero della fame concludiamo con un contributo dalla Sardegna, ricordando come altri prigionieri rischino la stessa sorte:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_augusta-morti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","17 Maggio 2023","2023-05-17 10:10:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/bcupcb_sciopero-fame-augusta-200x110.jpg","CARCERE: MORIRE DI SCIOPERO DELLA FAME IN ITALIA",1684318200,[418,62],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/",[341,20],{"post_content":421,"post_title":427,"tags":431},{"matched_tokens":422,"snippet":425,"value":426},[423,424],"MORIRE","IN","Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nAUGUSTA: \u003Cmark>MORIRE\u003C/mark> \u003Cmark>IN\u003C/mark> SCIOPERO DELLA FAME… NEL SILENZIO","Estratto dalla puntata del 15 maggio 2023 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nAUGUSTA: \u003Cmark>MORIRE\u003C/mark> \u003Cmark>IN\u003C/mark> SCIOPERO DELLA FAME… NEL SILENZIO PIÙ TOTALE\r\n\r\nSi tratta di una delle più gravi vicende che abbiano riguardato le carceri italiane negli ultimi anni: la morte \u003Cmark>in\u003C/mark> sciopero della fame di due uomini detenuti nello stesso \u003Cmark>carcere\u003C/mark> a poche settimane di distanza. 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pochi giorni fa si è tenuto un “question time” al Senato, nel corso del quale – per la prima volta - il ministro della giustizia Carlo Nordio ha commentato quanto accaduto.\r\n\r\nAscoltiamo e analizziamo le dichiarazioni del ministro:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_nordio-augusta.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n[dalla puntata precedente]\r\nAnalisi del resoconto dell’ispezione di Santi Consolo (garante nazionale delle persone detenute) nel carcere di Augusta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_visita-garante-augusta.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nVITERBO E COPAGANDA\r\n\r\n\r\nUn procuratore e una magistrata a processo per non aver raccolto le segnalazioni dei pestaggi e della violenza sistemica nel carcere Mammagialla di Viterbo: un clima di terrore che portò alla morte di Hassan Sharaf, un giovane detenuto di soli 21 anni.\r\n\r\nL’invisibilizzazione mediatica di questa notizia apre a una rapida riflessione sul concetto di Copaganda:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_viterbo-magistrati.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nLA MACELLERIA DI SANTA MARIA CAPUA VETERE A PROCESSO\r\n[dalla puntata precedente]\r\n\r\nBreve resoconto di quanto sta emergendo dalle udienze riguardanti il massacro del 6 aprile 2020, tra la complicità di tutto il personale del carcere e la sparizione dei referti delle persone massacrate dai secondini:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_processoSMCVreferti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nRIVOLTA NEL CARCERE DI AVELLINO?\r\n[dalla puntata precedente]\r\n\r\nI sindacati di polizia penitenziaria definiscono “rivolta” i recenti episodi avvenuti nel carcere di Avellino: detenuti asserragliati, olio bollente pronto a essere scagliato sugli agenti… La versione raccolta da chi ha visitato il carcere – lo stesso pomeriggio - è molto diversa, ma in ogni caso è stato attivato il “Protocollo Gabrielli”: militarizzazione interforze di tutta l’area limitrofa il carcere.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_avellino-bootcamps.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n/ / in coda un piccolo approfondimento:\r\n\r\nPartendo dalla riproduzione di una cella al Salone del Libro di Torino a fini esperienziali, passiamo a qualche accenno sui programmi statunitensi per “raddrizzare i giovani con la paura”: Scared Straight Programs, Boot Camps et similia.","30 Maggio 2023","2024-05-23 11:34:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/bcupcb_nordio-time-200x110.jpg","MORIRE IN SCIOPERO DELLA FAME: NORDIO RISPONDE - COPERTURA DELLE VIOLENZE IN CARCERE - RIVOLTA AVELLINO?",1685448139,[62,464,303],"http://radioblackout.org/tag/santa-maria-capua-vetere/",[20,466,24],"santa maria capua vetere",{"post_content":468,"post_title":472,"tags":475},{"matched_tokens":469,"snippet":470,"value":471},[423,424,429],"Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>MORIRE\u003C/mark> \u003Cmark>IN\u003C/mark> SCIOPERO DELLA FAME NEL \u003Cmark>CARCERE\u003C/mark> DI AUGUSTA - LA RISPOSTA DEL","Dalla puntata del 29 maggio 2023 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>MORIRE\u003C/mark> \u003Cmark>IN\u003C/mark> SCIOPERO DELLA FAME NEL \u003Cmark>CARCERE\u003C/mark> DI AUGUSTA - LA RISPOSTA DEL MINISTRO NORDIO\r\n\r\n\r\nContinuiamo a parlare della morte di due uomini \u003Cmark>in\u003C/mark> sciopero della fame nel \u003Cmark>carcere\u003C/mark> di Augusta; 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La War on Terror innescata dagli Stati Uniti, oltre ad aver gettato le basi della società della sorveglianza e delle guerre come “azioni di polizia globale”, ha sdoganato i black sites e la tortura; non solo ne ha dichiarato l’esistenza, ma le ha legittimate come pratiche giustificabili per un fine superiore. Come diceva Dick Cheney, vicepresidente del governo di G. W. Bush, bisognava operare nel “lato oscuro”.\r\n\r\nIl dibattito partitico attorno alla lotta innescata dal prigioniero anarchico Alfredo Cospito contro il 41bis oscilla tra l’omissione della dimensione di tortura incarnata da questo regime e la sua giustificazione.\r\n\r\nIn questa prima parte dell’approfondimento sul “Paradigma Guantanamo” verranno brevemente riprese le occasioni in cui sentenze internazionali hanno condannato il regime del 41bis, la sua funzione di quarantena relazionale / tortura estorsiva / patibolo nazional-popolare, qualche cenno alla relazione sinergica tra mafia e repressione nelle lotte contadine tra fine ‘800 e secondo dopoguerra:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/BCUPCB_41bisAttanasio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNella seconda parte ci si concentrerà maggiormente sulla giustificazione della tortura a scopo estorsivo su “prigionieri ad alto valore di intelligence” per passare al racconto di un detenuto lasciato morire in 41bis, proprio nella sezione del carcere di Opera dove Alfredo è stato recentemente trasferito:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/BCUPCB_41bis_guantanamo.mp3\"][/audio]","7 Febbraio 2023","2023-02-07 19:24:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/bcupcb_41bis-guantanamo-200x110.jpg","41bis: il paradigma Guantanamo",1675797893,[418],[341],{"post_content":509},{"matched_tokens":510,"snippet":511,"value":512},[90,74,20],"racconto di un detenuto lasciato \u003Cmark>morire\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> 41bis, proprio nella sezione del \u003Cmark>carcere\u003C/mark> di Opera dove Alfredo è","Estratti dalla puntata del 6 febbraio 2023 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nLa dialettica di guerra propone una gamma di opzioni molto ridotta: “o sei con noi, o sei contro di noi”. La War on Terror innescata dagli Stati Uniti, oltre ad aver gettato le basi della società della sorveglianza e delle guerre come “azioni di polizia globale”, ha sdoganato i black sites e la tortura; non solo ne ha dichiarato l’esistenza, ma le ha legittimate come pratiche giustificabili per un fine superiore. Come diceva Dick Cheney, vicepresidente del governo di G. W. Bush, bisognava operare nel “lato oscuro”.\r\n\r\nIl dibattito partitico attorno alla lotta innescata dal prigioniero anarchico Alfredo Cospito contro il 41bis oscilla tra l’omissione della dimensione di tortura incarnata da questo regime e la sua giustificazione.\r\n\r\n\u003Cmark>In\u003C/mark> questa prima parte dell’approfondimento sul “Paradigma Guantanamo” verranno brevemente riprese le occasioni \u003Cmark>in\u003C/mark> cui sentenze internazionali hanno condannato il regime del 41bis, la sua funzione di quarantena relazionale / tortura estorsiva / patibolo nazional-popolare, qualche cenno alla relazione sinergica tra mafia e repressione nelle lotte contadine tra fine ‘800 e secondo dopoguerra:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/BCUPCB_41bisAttanasio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNella seconda parte ci si concentrerà maggiormente sulla giustificazione della tortura a scopo estorsivo su “prigionieri ad alto valore di intelligence” per passare al racconto di un detenuto lasciato \u003Cmark>morire\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> 41bis, proprio nella sezione del \u003Cmark>carcere\u003C/mark> di Opera dove Alfredo è stato recentemente trasferito:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/BCUPCB_41bis_guantanamo.mp3\"][/audio]",[514],{"field":105,"matched_tokens":515,"snippet":511,"value":512},[90,74,20],{"best_field_score":153,"best_field_weight":154,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":155,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},{"document":518,"highlight":547,"highlights":579,"text_match":209,"text_match_info":592},{"comment_count":48,"id":519,"is_sticky":48,"permalink":520,"podcastfilter":521,"post_author":410,"post_content":522,"post_date":523,"post_excerpt":54,"post_id":519,"post_modified":524,"post_thumbnail":525,"post_title":526,"post_type":368,"sort_by_date":527,"tag_links":528,"tags":539},"91253","http://radioblackout.org/podcast/carcere-suicidi-boia-e-privatizzazioni-sardegna-la-rivolta-degli-ulivi-helsing-ai-e-armi-autonome-in-ucraina/",[325],"Estratti dalla puntata del 29 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nIN CARCERE IL 46,5% DELLE MORTI SONO SUICIDI\r\n\r\nAd oggi, 29 luglio 2024, nelle galere italiane 60 persone si sono date le morte e 69 sono state lasciate morire (principalmente per abbandono sanitario); numeri depersonalizzanti, ma utili per rappresentare la nitidezza della letalità del carcere.\r\n\r\n/ / Mentre pubblichiamo il podcast viene diffusa la notizia di un altro ragazzo suicidato dal carcere a Regina Coeli.\r\n\r\nIl governo, evidentemente comodo nella sua uniforme da boia, continua ad appiattire le cause di questa mattanza al sovraffollamento e cerca di capitalizzare il fenomeno per promuovere politiche xenofobe (deportiamo tutte le persone detenute straniere) e neoliberiste (esternalizziamo a comunità private significativi segmenti di apparato detentivo).\r\n\r\nCome ci ricorda un’affermazione del feticista del carcere afflittivo Nicola Gratteri, probabile ispiratore di alcune di queste proposte: “un detenuto in carcere costa 180 euro al giorno, in una comunità 60 euro al giorno”. Lo stesso modello di pensiero che ha generato la carcerazione privata di massa, a partire dagli USA.\r\n\r\nCerchiamo di riflettere sull’ipertrofia del programma sociale carcerario, sui fenomeni che la alimentano, su clandestinizzazione, criminalità ed economia della repressione:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_60suicidi-neolib.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLA RIVOLTA DEGLI ULIVI\r\n\r\nLa Sardegna è un territorio predato da pratiche coloniali intra-nazionali e inter-nazionali.\r\n\r\nUna delle ultime traiettorie intraprese da queste politiche di sfruttamento riguarda l’estrattivismo “green”: le mega centrali eoliche e l’infrastrutturazione che le accompagna.\r\n\r\nCi colleghiamo con un compagno per approfondire queste dinamiche: come la repressione stia intervenendo con espropri e intimidazioni, come si organizzi la resistenza e quali interessi economici, geopolitici e militari incarnino questi mega-progetti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_rivolta-ulivi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUCRAINA E SISTEMI D’ARMA AUTONOMI\r\n\r\nLa dimensione vetrina, da subito sovrapposta dalle industrie belliche mondiali e dalle politiche ministeriali ucraine al conflitto in corso, sta coagulando enormi investimenti attorno alle tecnologie considerate essenziali per gli arsenali contemporanei e futuri: l’intelligenza artificiale e i sistemi d’arma autonomi.\r\n\r\nBrave1 è il programma governativo ucraino per facilitare l’integrazione di tecnologie civili in ambito militare, la sua direttrice operativa - Nataliia Kushnerska – ha recentemente dichiarato: “Se le aziende vogliono fare qualcosa nel campo delle innovazioni della difesa, devono essere in Ucraina”.\r\n\r\nDroni civili a basso costo convertibili per scopi letali, sistemi di riconoscimento autonomo dei bersagli realizzabili a partire da codici open-source: la potenzialità di proliferazione fuori controllo di killer robots inizia a preoccupare anche alcuni funzionari statunitensi che di colpo diventano \"preoccupati che le stesse capacità possano presto essere utilizzate per compiere attacchi terroristici\".\r\n\r\nMa la spinta competitiva e la corsa al primato militare in questo settore stanno producendo altri mostri come Anduril Systems e la tedesca Helsing AI (il cui motto è \"L’intelligenza artificiale a servizio delle nostre democrazie\").\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_helsingAI.mp3\"][/audio]","30 Luglio 2024","2024-07-30 15:06:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/bcupcb-ulivi-200x110.jpg","CARCERE: SUICIDI, BOIA E PRIVATIZZAZIONI - SARDEGNA: LA RIVOLTA DEGLI ULIVI - HELSING AI e ARMI AUTONOME IN UCRAINA",1722351976,[62,529,530,531,532,533,534,535,536,537,538],"http://radioblackout.org/tag/carceri-private/","http://radioblackout.org/tag/energia/","http://radioblackout.org/tag/eolico/","http://radioblackout.org/tag/estrattivismo/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/killer-robots/","http://radioblackout.org/tag/sardegna/","http://radioblackout.org/tag/suicidi-in-carcere/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[20,540,541,542,543,544,347,349,545,338,546],"carceri private","energia","eolico","estrattivismo","guerra","sardegna","Ucraina",{"post_content":548,"post_title":552,"tags":555},{"matched_tokens":549,"snippet":550,"value":551},[424,429],"Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>IN\u003C/mark> \u003Cmark>CARCERE\u003C/mark> IL 46,5% DELLE MORTI SONO","Estratti dalla puntata del 29 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>IN\u003C/mark> \u003Cmark>CARCERE\u003C/mark> IL 46,5% DELLE MORTI SONO SUICIDI\r\n\r\nAd oggi, 29 luglio 2024, nelle galere italiane 60 persone si sono date le morte e 69 sono state lasciate \u003Cmark>morire\u003C/mark> (principalmente per abbandono sanitario); numeri depersonalizzanti, ma utili per rappresentare la nitidezza della letalità del \u003Cmark>carcere\u003C/mark>.\r\n\r\n/ / Mentre pubblichiamo il podcast viene diffusa la notizia di un altro ragazzo suicidato dal \u003Cmark>carcere\u003C/mark> a Regina Coeli.\r\n\r\nIl governo, evidentemente comodo nella sua uniforme da boia, continua ad appiattire le cause di questa mattanza al sovraffollamento e cerca di capitalizzare il fenomeno per promuovere politiche xenofobe (deportiamo tutte le persone detenute straniere) e neoliberiste (esternalizziamo a comunità private significativi segmenti di apparato detentivo).\r\n\r\nCome ci ricorda un’affermazione del feticista del \u003Cmark>carcere\u003C/mark> afflittivo Nicola Gratteri, probabile ispiratore di alcune di queste proposte: “un detenuto \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>carcere\u003C/mark> costa 180 euro al giorno, \u003Cmark>in\u003C/mark> una comunità 60 euro al giorno”. 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