","Tunisia. Il grande gioco del Mediterraneo","post",1427298032,[60,61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/hansar-al-sharia/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http://radioblackout.org/tag/lotta-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/museo-bardo/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/","http://radioblackout.org/tag/venti-di-guerra/",[30,18,20,28,22,15,26],{"post_content":69,"tags":75},{"matched_tokens":70,"snippet":73,"value":74},[71,72],"Museo","Bardo","L'attentato al \u003Cmark>Museo\u003C/mark> del \u003Cmark>Bardo\u003C/mark> a Tunisi è stato probabilmente","L'attentato al \u003Cmark>Museo\u003C/mark> del \u003Cmark>Bardo\u003C/mark> a Tunisi è stato probabilmente un'azione riferibile a uno dei gruppi jihadisti locali formatisi nel corso della dittatura di Ben Ali. L'interpretazione vigente in Italia secondo la quale l'attentato sarebbe stato opera di una branca locale del Daesh (o Isis secondo l'acronimo inglese) ha corso solamente in Italia. Molto probabilmente tale interpretazione è funzionale alla preparazione dell'opinione pubblica italiana al sempre più probabile intervento del nostro paese nello scenario libico. La vicinanza della Tunisia alla Libia e il calcolato terrore portato da una presunta progressiva diffusione di questa organizzazione all'interno dei paesi del sud del Mediterraneo è funzionale ad una campagna il cui fine ultimo è la difesa armata degli interessi dell'industria energetica di stato italiana in Libia e alla sua espansione in Tunisia.\r\n\r\nAldi fuori dell'Italia, e in particolare in Tunisia, nessuno dubita che l'attentato sia stato messo in opera da parte di esponenti dei gruppi salafiti locali stanziati nelle montagne del sud ovest del paese al confine con l'Algeria. Tali gruppi avrebbero goduto di una forte libertà di azione dopo l'insurrezione del 2011 che pose fine alla dittatura di Ben Ali e durante il governo del partito islamico Ennhada.\r\n\r\nAll'epoca infatti venne permesso loro di recarsi a combattere in Siria contro la dittatura laica del paese mediorientale con l'evidente complicità anche degli USA e dei paesi occidentali interessati agli sviluppi nel paese. Gli avvenimenti successivi con la fine del governo Ennhada in Tunisia e, soprattutto con il mutamento di alleanze americane nell'area, ha nuovamente confinato i gruppi salafiti del paese africano nell'esilio delle montagne del sud ovest. In qualche misura si può sostenere che l'attentato del \u003Cmark>Bardo\u003C/mark> sia stato una sorta di vendetta jihadista contro un ribaltamento di alleanze vissuto come un “tradimento”. Dobbiamo, infatti, ricordare che Ennhada, pur diventato minoritario nel Parlamento tunisino, è ancora presente all'interno della compagine governativa a Tunisi. Vista in questa prospettiva acquisterebbe senso anche l'ipotesi che,in realtà, l'attacco al \u003Cmark>Bardo\u003C/mark> sia stato un diversivo per il gruppo di fuoco, a seguito del fallimento dell'attacco contro il Parlamento della nazione mediterranea. Parlamento tunisino e \u003Cmark>museo\u003C/mark> del \u003Cmark>Bardo\u003C/mark> fanno infatti parte dello stesso complesso monumentale della capitale.\r\nDi tutto questo abbiamo parlato con Karim Metref, blogger, insegnante torinese di origine kabila, attento osservatore delle vicende che stanno squotendo il nordafrica.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nUnknown",[76,78,80,82,84,89,91],{"matched_tokens":77,"snippet":30},[],{"matched_tokens":79,"snippet":18},[],{"matched_tokens":81,"snippet":20},[],{"matched_tokens":83,"snippet":28},[],{"matched_tokens":85,"snippet":88},[86,87],"museo","bardo","\u003Cmark>museo\u003C/mark> \u003Cmark>bardo\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":15},[],{"matched_tokens":92,"snippet":26},[],[94,100],{"field":35,"indices":95,"matched_tokens":97,"snippets":99},[96],4,[98],[86,87],[88],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":73,"value":74},"post_content",[71,72],1157451471441625000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":107,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":109,"highlight":126,"highlights":131,"text_match":134,"text_match_info":135},{"cat_link":110,"category":111,"comment_count":46,"id":112,"is_sticky":46,"permalink":113,"post_author":49,"post_content":114,"post_date":115,"post_excerpt":52,"post_id":112,"post_modified":116,"post_thumbnail":117,"post_thumbnail_html":118,"post_title":119,"post_type":57,"sort_by_date":120,"tag_links":121,"tags":125},[43],[45],"29015","http://radioblackout.org/2015/04/tunisi-laltro-forum/","Dal 27 al 29 marzo si è tenuto a Tunisi l'Incontro Anarchico Mediterraneo organizzato dall'Internazionale delle Federazioni Anarchiche, dalla Federazione Anarchica francofona e dal collettivo tunisino “Le Commun Libertaire”. All'incontro hanno partecipato anche organizzazioni e singoli compagni e compagne della sponda europea del Mediterraneo ed il Kurdistan Anarchist Forum, oltre ovviamente agli anarchici e libertari del Nord Africa, soprattutto tunisini. I compagni del Movimento Socialista Libertario egiziano hanno purtroppo potuto inviare solo un comunicato di saluti e sostegno solidale all'Incontro, perché la situazione repressiva imposta dalla dittatura militare in Egitto ha di fatto reso impossibile la loro partecipazione.\r\n\r\nIn quella stessa settimana si è svolto proprio a Tunisi il Forum Sociale Mondiale, che ha avuto una grande copertura mediatica ed una vasta partecipazione. L'Incontro Anarchico Mediterraneo è stato invece la prima tappa di un percorso concreto di confronto e relazione finalizzato a sviluppare delle pratiche reali di solidarietà internazionalista nel Mediterraneo. Quindi l'incontro che ha cercato di riunire in uno spazio di confronto i libertari e gli anarchici dell'area mediterranea, si è tenuto in parallelo e di fatto ha costituito un'alternativa ad un Forum Sociale Mondiale legato ormai a dinamiche istituzionali e che, in questa edizione tunisina, vedeva la presenza più o meno diretta tra gli organizzatori anche di quei partiti che hanno di fatto recuperato politicamente la spinta rivoluzionaria in Tunisia, cercando di ricondurla entro il recinto della politica parlamentare e delle sue dinamiche di potere.\r\n\r\nL'Incontro è stato un'opportunità per confrontarsi direttamente con compagni e compagne che in Tunisia sono attivi sul territorio. Si è parlato della gravissima situazione sociale, soprattutto nelle regioni interne della Tunisia, là dove nel dicembre 2010 esplose da Sidi Bou Zid la rivolta che poi portò alla cacciata di Ben Ali. In queste zone quasi niente sembra essere cambiato: la disoccupazione, la repressione della polizia, la mancanza di strutture sanitarie, la condizione delle donne che lavorano nei campi dalle 8 alle 12 ore al giorno per 4 euro e devono al medesimo tempo lavorare a casa. Queste aree dimenticate dopo la rivolta dalle burocrazie di partiti e sindacati sono diventate terreno fertile per la propaganda di gruppi religiosi salafiti, che approfittano della delusione e delle condizioni di miseria dei giovani per fare proseliti. Ma in queste zone continuano ancora le lotte dei giovani disoccupati, dei lavoratori, delle donne e di coloro che per la loro attività contro il regime di Ben Ali ancora sono esclusi da certi lavori, perché sono ancora in vigore, dopo quasi 5 anni, le “liste nere” delle dittatura.\r\n\r\nPer questo i compagni affermano che in Tunisia la rivoluzione è ancora da fare e stanno cercando di favorire processi organizzativi più stabili sia tra gli anarchici e i libertari, sia nei movimenti sociali tunisini. Questo anche perché non escludono che nel futuro in Tunisia si possa avere un ritorno ad una forma di dittatura o comunque una restrizione delle libertà.\r\n\r\nProprio mentre l'Incontro Anarchico Mediterraneo si avviava a concludersi, domenica 29 marzo si è tenuta a Tunisi una manifestazione contro il terrorismo in risposta alla strage al museo del Bardo che ha visto marciare in prima fila, oltre ai governanti tunisini, anche Renzi, il presidente francese Hollande, ed altri esponenti di paesi europei ed africani. Una replica coloniale della marcia di Parigi dopo i fatti di Charlie Hebdo del gennaio scorso. Una marcia che potrebbe legittimare una stretta autoritaria in Tunisia e nuove guerre nel Mediterraneo.\r\n\r\nPer questo, allo scopo di porre una prima base per lo sviluppo di una solidarietà internazionalista concreta contro le guerre nel mediterraneo e contro la repressione dei governi, è uscito dall'incontro un breve comunicato contro la violenza delle religioni, degli Stati e della polizia e altresì contro ogni possibile strumentalizzazione politica della strage al Bardo che porti a nuove leggi liberticide, che servano a giustificare la criminalizzazione dei movimenti sociali e sindacali.\r\n\r\nAscolta l'intervista con Dario:\r\n\r\nDario_Tunisia_RiunioneLibertaria","8 Aprile 2015","2015-04-09 14:02:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/tunisia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"237\" height=\"205\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/tunisia.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Tunisi. 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Ma una volta stabilito il principio si offre subito dopo una scappatoia, la classica riorganizzazione aziendale nell'appalto potrà dimostrare e giustificare il ribasso complessivo dei costi e quindi alla fine determinare anche la riduzione del costo di manodopera che poi si tradurrà in tagli di ore contrattuali e di contributi previdenziali.\r\nDa un lato si stabilisce il principio guida secondo il quale i costi del lavoro nei cambi di appalti non dovrebbero essere soggetti a ribasso ma dall'altra ci si accorge che un intervento troppo invasivo del legislatore aprirebbe la strada a innumerevoli problemi e contraddizioni. Da qui scaturiscono varie interpretazioni della norma che probabilmente è stata scritta in modo tale da poter essere in parte raggirata in nome di una migliore ed efficiente organizzazione aziendale e da qui la possibilità che il concorrente attui e giustifichi il ribasso complessivo sulla offerta complessiva includendo quindi anche il costo della manodopera.\r\nFacciamo alcuni esempi nella consapevolezza di potere essere in parte smentiti da ulteriori interpretazioni.\r\nSe in un museo introduco delle app sarà possibile risparmiare sulle guida, basta scaricarsi dal proprio smartphone una applicazione per ricevere il supporto audio nella visita, se al posto delle biglietterie introduco una macchinetta per erogare i biglietti anche in questo caso potrò riorganizzare il servizio vantando efficienza ed innovazione.\r\nSe in una ditta di pulizie inserisco sui telefonini una app che permetta di individuare le tempistiche del servizio svolto quotidianamente al contempo potrò evitare di ricorrere a una figura aziendale predisposta al controllo dei servizi e al contempo svolgere una invasiva azione di controllo sulla forza lavoro.\r\nSono solo esempi pratici di come la tecnologia al servizio dei padroni possa sancire la sostituzione di personale riducendo al contempo il costo complessivo dell'appalto e della stessa manodopera.\r\nMa torniamo alle varie interpretazioni della norma, il primo ragionamento dovrebbe riguardare proprio l'intento del legislatore che sapendo quanto sia soggetto al ribasso il costo del lavoro negli appalti avrebbe dovuto prevedere un testo blindato e non interpretabile proprio per scongiurare tagli di ore e di personale e al contempo trovare un equo equilibrio tra tecnologia e lavoro vivo.\r\nSe invece si lascia spazio al concorrente di potere dimostrare che il ribasso dell'appalto derivi da una più efficiente organizzazione aziendale , la forza lavoro non sarà tutelata e complessivamente le stazioni appaltanti, pubbliche e private, ne ricaveranno costi minori.\r\nE' un po' quello che accade con il salario minimo, la sua introduzione viene osteggiata non solo dal Governo e dal Cnel ma anche da quello che andrebbe definito il partito unico e trasversale delle privatizzazioni. 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E ben conosciamo quanto basso sia il costo del lavoro in alcuni CCNL applicati dal mondo cooperativo.\r\nPoi ci sono anche altre considerazioni giuslavoriste, una tra tutte merita la nostra attenzione ove si pensa che eventuali limiti imposti al costo del lavoro negli appalti determinerebbero significative limitazioni della libertà imprenditoriali e della libera concorrenza in aperto contrasto con i dettami costituzionali.\r\nDiventa quindi determinante l'operato della stazione appaltante nel determinare i costi della manodopera e nella scrittura del bando salvo poi eventuali contestazioni con il ricorso al Tar.\r\nCi sembra del tutto evidente che una normativa poco chiara porti solo al ribasso del costo della manodopera e alla libertà dell'appaltatore di applicare i contratti a lui più favorevoli oltre a dotarsi di modelli organizzativi che potrà presentare come migliori ed efficienti rispetto a quelli adottati nel passato.\r\nAmmesso ma non concesso che la volontà del legislatore sia stata quella di prevedere una tutela rafforzata per i lavoratori, la riduzione del costo della manodopera è sempre in agguato specie se si applicano contratti previsti nella contrattazione collettiva. E qui subentrano altre considerazioni, la prima tra tutte quella di un sistema della rappresentanza e della contrattazione costruita su misura per giustificare i processi di privatizzazione e il crollo del costo del lavoro e delle retribuzioni\r\nLe scelte autonome sull’organizzazione aziendale potranno a loro volta contrarre il costo del lavoro riducendo salari già da fame negli appalti.\r\nDa una parte si dice di volere sottrarre i costi della manodopera al ribasso ma dall'altra si offrono tutte le vie di uscita necessarie per interpretare la norma a uso e consumo delle aziende e cooperative ma anche delle stazioni appaltanti che alla occorrenza beneficeranno del minor costo investendo il risparmio in altre opere utili magari in chiave elettorale.\r\nSignificativa ma non esaustiva la pronuncia del Consiglio di Stato, Sez. 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In tale caso sarà sufficiente salvaguardare i cosiddetti trattamenti salari minimi anche se alla fine a perderci saranno sempre e solo le lavoratrici e i lavoratori degli appalti.\r\n\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/F_m_24_10_Federico-Blogger-Pisa-su-nuova-legge-appalti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n ","27 Ottobre 2023","2023-10-27 10:46:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/391678374_714896684002126_3026103693787780650_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 24/10/2023","podcast",1698403576,[],[],{"post_content":175},{"matched_tokens":176,"snippet":177,"value":178},[86],"ulteriori interpretazioni.\r\nSe in un \u003Cmark>museo\u003C/mark> introduco delle app sarà possibile"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Roberta sul MEETING DELLA PIATTAFORMA TSS che si terrà A BOLOGNA, 27-29 OTTOBRE 2023\r\n\r\nAbbiamo chiesto alla nostra ospite:\r\n- Il transnational social strike quando nasce e quali sono i suoi obbiettivi e sopratutto si può partecipare/aderire\r\n- il collegamento con i lavoratori di Amazon (ed altri lavoratori) e l'internazionalismo delle lotte\r\n- il programma del MEETING annuale DELLA PIATTAFORMA TSS A BOLOGNA, 27-29 OTTOBRE 2023.\r\n- Quali azioni porta avanti il transnational social strike\r\n\r\nSe volete informazioni sulla manifestazione, trovate tutti i materiali necessari qui.\r\n\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/F_m_24_10_Roberta-presenta-TSS-e-il-relativo-meeting-a-Bologna.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Federico, curatore del BLOG delegati e lavoratori indipendenti Pisa, su un articolo pubblicato sul Quotidiano Enti locali de Il Sole 24 Ore: parliamo di un testo che analizza le nuove disposizioni del Dlgs 36/2023 (nuovo codice degli appalti) relative ai costi della manodopera negli appalti.\r\nIn particolare si fa riferimento all’articolo 41, comma 14 per il quale tanto i costi della manodopera quanto quelli per la sicurezza dovrebbero essere esclusi dall’importo assoggettato a ribasso. 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Da qui scaturiscono varie interpretazioni della norma che probabilmente è stata scritta in modo tale da poter essere in parte raggirata in nome di una migliore ed efficiente organizzazione aziendale e da qui la possibilità che il concorrente attui e giustifichi il ribasso complessivo sulla offerta complessiva includendo quindi anche il costo della manodopera.\r\nFacciamo alcuni esempi nella consapevolezza di potere essere in parte smentiti da ulteriori interpretazioni.\r\nSe in un \u003Cmark>museo\u003C/mark> introduco delle app sarà possibile risparmiare sulle guida, basta scaricarsi dal proprio smartphone una applicazione per ricevere il supporto audio nella visita, se al posto delle biglietterie introduco una macchinetta per erogare i biglietti anche in questo caso potrò riorganizzare il servizio vantando efficienza ed innovazione.\r\nSe in una ditta di pulizie inserisco sui telefonini una app che permetta di individuare le tempistiche del servizio svolto quotidianamente al contempo potrò evitare di ricorrere a una figura aziendale predisposta al controllo dei servizi e al contempo svolgere una invasiva azione di controllo sulla forza lavoro.\r\nSono solo esempi pratici di come la tecnologia al servizio dei padroni possa sancire la sostituzione di personale riducendo al contempo il costo complessivo dell'appalto e della stessa manodopera.\r\nMa torniamo alle varie interpretazioni della norma, il primo ragionamento dovrebbe riguardare proprio l'intento del legislatore che sapendo quanto sia soggetto al ribasso il costo del lavoro negli appalti avrebbe dovuto prevedere un testo blindato e non interpretabile proprio per scongiurare tagli di ore e di personale e al contempo trovare un equo equilibrio tra tecnologia e lavoro vivo.\r\nSe invece si lascia spazio al concorrente di potere dimostrare che il ribasso dell'appalto derivi da una più efficiente organizzazione aziendale , la forza lavoro non sarà tutelata e complessivamente le stazioni appaltanti, pubbliche e private, ne ricaveranno costi minori.\r\nE' un po' quello che accade con il salario minimo, la sua introduzione viene osteggiata non solo dal Governo e dal Cnel ma anche da quello che andrebbe definito il partito unico e trasversale delle privatizzazioni. La Pa nel suo complesso vede la introduzione del salario minimo come una minaccia per i conti pubblici e per la tenuta stessa del sistema degli appalti pubblici.\r\nLa salvaguardia della efficienza dell’organizzazione aziendale secondo i dettami padronali potrebbe allora giustificare il ribasso finendo con includere nella riduzione di spesa anche i costi della manodopera.\r\nQuesta lettura secondo alcuni sarebbe invece in palese contrasto con la nozione dei costi fissi e invariabili rappresentanti dal costo della manodopera ma in questo caso anche un semplice cambio del contratto nazionale applicato nell'appalto sarebbe nefasto per determinare il costo del lavoro e in Italia non esiste una norma che vincoli l'appaltatore ad applicare un determinato CCNL. Accade in molte situazioni soprattutto se nella determinazione del costo della manodopera la stazione appaltante prende in esame un CCNL meno favorevole e alla fine a vincere la gara sarà una cooperativa e magari non una azienda. E ben conosciamo quanto basso sia il costo del lavoro in alcuni CCNL applicati dal mondo cooperativo.\r\nPoi ci sono anche altre considerazioni giuslavoriste, una tra tutte merita la nostra attenzione ove si pensa che eventuali limiti imposti al costo del lavoro negli appalti determinerebbero significative limitazioni della libertà imprenditoriali e della libera concorrenza in aperto contrasto con i dettami costituzionali.\r\nDiventa quindi determinante l'operato della stazione appaltante nel determinare i costi della manodopera e nella scrittura del \u003Cmark>bando\u003C/mark> salvo poi eventuali contestazioni con il ricorso al Tar.\r\nCi sembra del tutto evidente che una normativa poco chiara porti solo al ribasso del costo della manodopera e alla libertà dell'appaltatore di applicare i contratti a lui più favorevoli oltre a dotarsi di modelli organizzativi che potrà presentare come migliori ed efficienti rispetto a quelli adottati nel passato.\r\nAmmesso ma non concesso che la volontà del legislatore sia stata quella di prevedere una tutela rafforzata per i lavoratori, la riduzione del costo della manodopera è sempre in agguato specie se si applicano contratti previsti nella contrattazione collettiva. E qui subentrano altre considerazioni, la prima tra tutte quella di un sistema della rappresentanza e della contrattazione costruita su misura per giustificare i processi di privatizzazione e il crollo del costo del lavoro e delle retribuzioni\r\nLe scelte autonome sull’organizzazione aziendale potranno a loro volta contrarre il costo del lavoro riducendo salari già da fame negli appalti.\r\nDa una parte si dice di volere sottrarre i costi della manodopera al ribasso ma dall'altra si offrono tutte le vie di uscita necessarie per interpretare la norma a uso e consumo delle aziende e cooperative ma anche delle stazioni appaltanti che alla occorrenza beneficeranno del minor costo investendo il risparmio in altre opere utili magari in chiave elettorale.\r\nSignificativa ma non esaustiva la pronuncia del Consiglio di Stato, Sez. V, 9 giugno 2023, n. 5665 che tuttavia arriva prima della riscrittura del codice degli appalti.\r\nE' significativo Il Pronunciamento del Consiglio di Stato intervenuto per non assoggettare al ribasso i costi della forza lavoro ma al contempo, soprattutto con la riscrittura delle norme, esistono troppe interpretazioni e scappatoie che lasciano campo libero a stazioni appaltanti, pubbliche e private, e agli aggiudicatari.\r\nAd esempio il concorrente potrà sempre dimostrare come la riorganizzazione aziendale rappresenti un miglioramento e da qui procedere con la contrazione del costo del lavoro presentando una offerta al ribasso tale da includere gli stessi costi di manodopera. In tale caso sarà sufficiente salvaguardare i cosiddetti trattamenti salari minimi anche se alla fine a perderci saranno sempre e solo le lavoratrici e i lavoratori degli appalti.\r\n\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/F_m_24_10_Federico-Blogger-Pisa-su-nuova-legge-appalti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[180],{"field":101,"matched_tokens":181,"snippet":177,"value":178},[86],1155199603042156500,{"best_field_score":184,"best_field_weight":137,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":46,"score":185,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":14},"1112352751616","1155199603042156657",{"document":187,"highlight":201,"highlights":206,"text_match":209,"text_match_info":210},{"comment_count":46,"id":188,"is_sticky":46,"permalink":189,"podcastfilter":190,"post_author":191,"post_content":192,"post_date":193,"post_excerpt":52,"post_id":188,"post_modified":194,"post_thumbnail":195,"post_title":196,"post_type":170,"sort_by_date":197,"tag_links":198,"tags":200},"46175","http://radioblackout.org/podcast/primo-podcast-di-dicembre-a-scuppuluni-7dicembre2017/",[148],"outsidermusic"," Una bella scuppulunata di Dicembre.\r\nAssaggio di quel che sarà, al più presto, lo scuppuluni-cinematografico! In questa puntata si parla di un enorme film: The Act of Killing, documentario del 2012 di Joshua Oppenheimer in co-direzione con un Anonimo.\r\nUna lunga immersione nel folk psichedelico, nel rock e nel soul indonesiano di metà anni 60, mescolati ad espressioni di musica contemporanea. Grazie alle tracce selezionate dagli archivi vinilici del museo Musik Malang per la produzione del mixtape Stage Boundary Songs: a mixtape inspired by The Act of Killing, a cura di DJ Rupture, la cantante indonesiana Nova Ruth e Filastine.\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/02/Primo-podcast-di-Dicembre-a-Scuppuluni-7Dicembre2017.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\nScaletta a scuppuluni, la prima di dicembre |7Dicembre2017|\r\n \r\n|SIGLA| SPLACK PACK, 04 Shake That Ass Bitch, compilation “Booty Bass”, Pandisc, 1994\r\nErrol Morris talk about The Act of Killing\r\nDJ RAPTURE, FILASTINE & NOVA RUTH feat. 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