","Fiat e sindacati di Stato: dalla concertazione alla complicità","post",1323908272,[61,62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/complicita/","http://radioblackout.org/tag/concertazione/","http://radioblackout.org/tag/fiat/","http://radioblackout.org/tag/fiom/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/","http://radioblackout.org/tag/mutua/","http://radioblackout.org/tag/sindacati-di-stato/",[69,30,70,71,72,18,73],"complicità","fiat","fiom","lavoro","sindacati di stato",{"tags":75},[76,78,80,82,84,86,89],{"matched_tokens":77,"snippet":69},[],{"matched_tokens":79,"snippet":30},[],{"matched_tokens":81,"snippet":70},[],{"matched_tokens":83,"snippet":71},[],{"matched_tokens":85,"snippet":72},[],{"matched_tokens":87,"snippet":88},[18],"\u003Cmark>mutua\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":73},[],[92],{"field":35,"indices":93,"matched_tokens":95,"snippets":97},[94],5,[96],[18],[88],578730123365712000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":102,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":104,"highlight":119,"highlights":127,"text_match":134,"text_match_info":135},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":47,"id":107,"is_sticky":47,"permalink":108,"post_author":50,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":111,"post_id":107,"post_modified":112,"post_thumbnail":113,"post_thumbnail_html":114,"post_title":115,"post_type":58,"sort_by_date":116,"tag_links":117,"tags":118},[44],[46],"9613","http://radioblackout.org/2012/07/asti-lex-mutua-occupata-sotto-sgombero/","Ci sono voci di sgombero intorno alla ex mutua occupata di via Orfanotrofio di Asti, struttura sita nel quartiere popolare di Praia, di proprietà dell'ASL, dove vivono 7 famiglie con numerosi bambini e che negli ultimi mesi è stata adibita anche a spazio sociale teatro di diverse iniziative.Si tratta di una delle tre occupazioni abitative della città curate dai compagni del coordinamento Asti Est.\r\n\r\nIn attesa di eventuali ordinanze di sgombero gli occupanti si stanno mobilitando per coinvolgere la cittadinanza intorno a un problema quello del diritto all'abitare, che è sentito da sempre più persone.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta l'intervista con Luca del Coordinamento Asti Est\r\n\r\noccupazioniastiest","19 Luglio 2012","","2012-08-05 12:12:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/07/occupazione-3-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/07/occupazione-3-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/07/occupazione-3-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/07/occupazione-3-768x511.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/07/occupazione-3.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Asti, l'ex mutua occupata sotto sgombero?",1342704408,[],[],{"post_content":120,"post_title":124},{"matched_tokens":121,"snippet":122,"value":123},[18],"di sgombero intorno alla ex \u003Cmark>mutua\u003C/mark> occupata di via Orfanotrofio di","Ci sono voci di sgombero intorno alla ex \u003Cmark>mutua\u003C/mark> occupata di via Orfanotrofio di Asti, struttura sita nel quartiere popolare di Praia, di proprietà dell'ASL, dove vivono 7 famiglie con numerosi bambini e che negli ultimi mesi è stata adibita anche a spazio sociale teatro di diverse iniziative.Si tratta di una delle tre occupazioni abitative della città curate dai compagni del coordinamento Asti Est.\r\n\r\nIn attesa di eventuali ordinanze di sgombero gli occupanti si stanno mobilitando per coinvolgere la cittadinanza intorno a un problema quello del diritto all'abitare, che è sentito da sempre più persone.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta l'intervista con Luca del Coordinamento Asti Est\r\n\r\noccupazioniastiest",{"matched_tokens":125,"snippet":126,"value":126},[18],"Asti, l'ex \u003Cmark>mutua\u003C/mark> occupata sotto sgombero?",[128,131],{"field":129,"matched_tokens":130,"snippet":126,"value":126},"post_title",[18],{"field":132,"matched_tokens":133,"snippet":122,"value":123},"post_content",[18],578730123365187700,{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":138,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1108091338752",15,"578730123365187706",{"document":140,"highlight":160,"highlights":165,"text_match":134,"text_match_info":168},{"cat_link":141,"category":142,"comment_count":47,"id":143,"is_sticky":47,"permalink":144,"post_author":50,"post_content":145,"post_date":146,"post_excerpt":111,"post_id":143,"post_modified":147,"post_thumbnail":148,"post_thumbnail_html":149,"post_title":150,"post_type":58,"sort_by_date":151,"tag_links":152,"tags":156},[44],[46],"94445","http://radioblackout.org/2024/12/gli-operai-di-forli-occupano-la-fabbrica-e-vincono-la-vertenza/","Lavoravano per 12 ore al giorno percependo uno stipendio adeguato a otto ore lavorative, privati di qualsiasi livello di sicurezza e l’alloggio previsto in realtà coincide con lo stesso capannone senza riscaldamento con i materassi buttati a terra. Gli operai hanno bloccato lo stabilimento di mobili e allestito un presidio davanti all’azienda.\r\n\r\nLa vertenza che vede protagonisti gli operai pakistani reclutati a Prato da una ditta, la Sofalegname, che produce mobili imbottiti a Forlì è stata seguita dal sindacato sociale Sudd Cobas, di seguito un commento del compagno che abbiamo intervistato:\r\n\r\n\"Questi lavoratori già li conoscevamo in parte. Sono condizioni simili a quelle che troviamo spesso nel settore tessile. Le premesse sono le medesime: i migranti che hanno bisogno di lavorare sono più ricattabili soprattutto se sono senza permesso di soggiorno. Si sono poi rivolti al sindacato per rivendicare condizioni adeguate sia sul piano del salario sia per le ore di lavoro ma anche per la sistemazione.\"\r\n\r\nSi è trattato della prima esperienza di lotta del sindacato fuori dalla regione e quello che nasce da questa esperienza è un seme che si spera possa germogliare anche sul territorio di Forlì perché ogni sciopero può e deve influenzare un altro sciopero, propagando la pratica di lotta. In questo momento i profitti si alzano ma non esiste alcun adeguamento dei salari mentre il costo della vita aumenta, la vertenza però è stata vinta e gli operai hanno ottenuto di lavorare meno e guadagnare di più, gli è stata riconosciuta la 13esima, la mutua e le ferie. Lo slogan 8x5 non è solo uno slogan ma un obiettivo da praticare!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/SUDD-Cobas-forli-2024_12_19_2024.12.19-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","19 Dicembre 2024","2024-12-19 14:12:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/03790008.MP4.19_40_43_05.Immagine001-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/03790008.MP4.19_40_43_05.Immagine001-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/03790008.MP4.19_40_43_05.Immagine001-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/03790008.MP4.19_40_43_05.Immagine001-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/03790008.MP4.19_40_43_05.Immagine001-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/03790008.MP4.19_40_43_05.Immagine001-1536x864.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/03790008.MP4.19_40_43_05.Immagine001.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gli operai di Forlì occupano la fabbrica e vincono la vertenza",1734617534,[153,154,155],"http://radioblackout.org/tag/8x5/","http://radioblackout.org/tag/forli/","http://radioblackout.org/tag/sudd-cobas/",[157,158,159],"8x5","forlì","sudd cobas",{"post_content":161},{"matched_tokens":162,"snippet":163,"value":164},[18],"stata riconosciuta la 13esima, la \u003Cmark>mutua\u003C/mark> e le ferie. Lo slogan","Lavoravano per 12 ore al giorno percependo uno stipendio adeguato a otto ore lavorative, privati di qualsiasi livello di sicurezza e l’alloggio previsto in realtà coincide con lo stesso capannone senza riscaldamento con i materassi buttati a terra. Gli operai hanno bloccato lo stabilimento di mobili e allestito un presidio davanti all’azienda.\r\n\r\nLa vertenza che vede protagonisti gli operai pakistani reclutati a Prato da una ditta, la Sofalegname, che produce mobili imbottiti a Forlì è stata seguita dal sindacato sociale Sudd Cobas, di seguito un commento del compagno che abbiamo intervistato:\r\n\r\n\"Questi lavoratori già li conoscevamo in parte. Sono condizioni simili a quelle che troviamo spesso nel settore tessile. Le premesse sono le medesime: i migranti che hanno bisogno di lavorare sono più ricattabili soprattutto se sono senza permesso di soggiorno. Si sono poi rivolti al sindacato per rivendicare condizioni adeguate sia sul piano del salario sia per le ore di lavoro ma anche per la sistemazione.\"\r\n\r\nSi è trattato della prima esperienza di lotta del sindacato fuori dalla regione e quello che nasce da questa esperienza è un seme che si spera possa germogliare anche sul territorio di Forlì perché ogni sciopero può e deve influenzare un altro sciopero, propagando la pratica di lotta. In questo momento i profitti si alzano ma non esiste alcun adeguamento dei salari mentre il costo della vita aumenta, la vertenza però è stata vinta e gli operai hanno ottenuto di lavorare meno e guadagnare di più, gli è stata riconosciuta la 13esima, la \u003Cmark>mutua\u003C/mark> e le ferie. Lo slogan 8x5 non è solo uno slogan ma un obiettivo da praticare!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/SUDD-Cobas-forli-2024_12_19_2024.12.19-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[166],{"field":132,"matched_tokens":167,"snippet":163,"value":164},[18],{"best_field_score":136,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":170,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},14,"578730123365187697",{"document":172,"highlight":202,"highlights":207,"text_match":134,"text_match_info":210},{"cat_link":173,"category":174,"comment_count":47,"id":175,"is_sticky":47,"permalink":176,"post_author":50,"post_content":177,"post_date":178,"post_excerpt":111,"post_id":175,"post_modified":179,"post_thumbnail":180,"post_thumbnail_html":181,"post_title":182,"post_type":58,"sort_by_date":183,"tag_links":184,"tags":193},[44],[46],"47078","http://radioblackout.org/2018/04/occupazione-sgombero-e-manganellate-i-rider-torinesi-di-deliveroo-in-trasferta-a-milano/","Deliveroo è una multinazionale delle consegne rapide. Si avvale della “collaborazione” di lavoratori non dipendenti, liberi professionisti, che non hanno diritto all’indennità da infortunio, alle ferie, alla mutua, alla previdenza. Nessuna copertura. La compensazione di tale vuoto di tutele sarebbe la libertà di lavorare quanto e quando si vuole.\r\nO no? Sino a poco tempo fa i fattorini dichiaravano la propria disponibilità a lavorare per la settimana, la app che ne governa l’attività confermava o meno i turni richiesti. C’era una paga oraria minima e poi un tot a consegna. Per guadagnare qualcosa era necessario essere molto disponibili per molte ore.\r\nOra Deliveroo alza il tiro, mira a tenere al guinzaglio i fattorini, lasciando a terra i meno disponibili e flessibili.\r\nLa nuova app, già introdotta in vari altri paesi europei, prevede una selezione dei fattorini in base alla loro disponibilità a lavorare, specie nei fine settimana, quando le richieste di consegna aumentano.\r\nNon solo. Deliveroo mira ad introdurre il cottimo. Se non pedali, anche se hai passato ore ad aspettare, non guadagni nulla. Se non pedali in fretta il tuo guadagno sarà risibile.\r\nNon c’è bisogno della frusta: o ti disciplini da solo o non guadagni niente.\r\nVi ricordate “Samarcanda”? La ballata di Vecchioni dove il protagonista lancia il suo cavallo in una corsa folle, per scoprire che la morte da cui fuggiva lo aspettava all’arrivo?\r\nLavorare a cottimo è una corsa folle verso Samarcanda.\r\nSecondo una recente indagine Istat la produttività del lavoro e la redditività del capitale hanno avuto una significativa crescita nel 2017.\r\nQueste cifre, tradotte dai numeri ai fatti, ci descrivono la crescita dello sfruttamento dei lavoratori, che lavorano sempre più per sempre meno.\r\nNulla di nuovo sotto il sole. L’unica novità è la spersonalizzazione del rapporto padrone/lavoratore favorita dalla tecnologia utilizzata. Gli algoritmi che governano le vite dei fattorini sono pensati per rispondere alle esigenze di chi si arricchisce sul lavoro altrui.\r\nIl 20 marzo i rider torinesi hanno deciso di scioperare. Ritrovo nella Casa dei Rider in attesa degli ordini di consegna. Man mano che gli ordini arrivano vengono rifiutati, sino alla paralisi del servizio. Da tempo è stata abolita la possibilità di darsi disponibili anche fuori turno, che consentiva chi non era in servizio di unirsi allo sciopero.\r\n\r\nIl giorno dopo i rider si danno appuntamento allo sportello rider: unico momento in cui i fattorini possono incontrare fisicamente responsabili dell'azienda, ormai organizzata in modo totalmente virtuale: firma dei contratti, organizzazione del lavoro e ogni altra comunicazione avvengono on line.\r\nLa responsabile rifiuta l’incontro, poi promette di telefonare ai capi a Milano. Poi chiama un taxi e, con gli altri due impiegati si dilegua, chiudendo lo sportello per l’intera giornata.\r\n\r\nDi qui la decisione di andare a stanarli nella loro sede centrale a Milano, che sabato scorso è stata occupata e poi sgomberata con la forza.\r\n\r\nNel pomeriggio di venerdì 13 aprile, in occasione dello sportello riders milanese, una ventina tra ciclofattorini e solidali hanno occupato gli uffici di Deliveroo Italia per pretendere delle risposte alle proprie richieste.\r\nI lavoratori si sono presentati con una lettera di rivendicazioni. Matteo Sarzana, il general manager della multinazionale, arriva protetto dalle guardie private. Sarzana, visibilmente nervoso, si attacca alla retorica della precarietà della sua posizione. Siamo tutti sulla stessa barca: chi al timone, chi a remare, chi a sparare su chi non va lesto, chi a contare i soldi guadagnati.\r\nÉ subito chiaro che Sarzana non molla un centimetro. Chi non china il capo e pedala in silenzio per pochi soldi, è libero di licenziarsi. O, meglio, di rescindere il contratto di collaborazione.\r\nLe chiacchiere di Sarzana servono solo a prendere tempo, il tempo necessario all’arrivo della polizia, che lo “scorta” fuori dall’edificio. La Digos entra e cerca di identificare i lavoratori, che stavano provando ad aprire un tavolo di trattativa.\r\nDi fronte al rifiuto, la polizia politica minaccia di far arrivare l’antisommossa, che poco dopo arriva e si schiera all’esterno, dove accorrono anche alcuni solidali.\r\nIn questo caos, i dispatcher, che sovrintendono gli ordini dei fattorini, continuano a pigiare i tasti del loro PC come se nulla fosse.\r\nI guardioni spingono, fanno battute sessiste, provocano. La tensione si alza sia dentro che fuori: guardie private e poliziotti picchiano e manganellano rider e solidali\r\nUn ragazzo viene lievemente ferito alla testa durante gli scontri.\r\nPoi parte per un breve corteino in zona.\r\nIl giorno dopo la dirigenza della multinazionale emette un comunicato volto ad isolare e criminalizzare i lavoratori in lotta, additati come rivoluzionari di professione, pochi arruffapopoli invisi agli altri lavoratori fidelizzati. Le lotte di questi mesi, gli scioperi con blocco totale delle consegne, dimostrano che Deliveroo gioca la carta della delegittimazione dei lavoratori più attivi nelle lotte, nella speranza di riuscire a spezzare il fronte dei ciclofattorini.\r\nLa lotta continua.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano, uno dei rider in lotta.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 stefano riders","17 Aprile 2018","2018-04-21 23:13:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/deliiveroo2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/deliiveroo2-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/deliiveroo2-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/deliiveroo2-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/deliiveroo2-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/deliiveroo2.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Occupazione, sgombero e manganellate. I rider torinesi di Deliveroo in trasferta a Milano",1523989106,[185,186,187,188,189,190,191,192],"http://radioblackout.org/tag/app/","http://radioblackout.org/tag/cottimo/","http://radioblackout.org/tag/deliveroo/","http://radioblackout.org/tag/fattorini/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-deliveroo/","http://radioblackout.org/tag/rider/","http://radioblackout.org/tag/sciopero/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamemento/",[194,195,196,197,198,199,200,201],"app","cottimo","deliveroo","fattorini","occupazione deliveroo","rider","sciopero","sfruttamemento",{"post_content":203},{"matched_tokens":204,"snippet":205,"value":206},[18],"da infortunio, alle ferie, alla \u003Cmark>mutua\u003C/mark>, alla previdenza. Nessuna copertura. La","Deliveroo è una multinazionale delle consegne rapide. Si avvale della “collaborazione” di lavoratori non dipendenti, liberi professionisti, che non hanno diritto all’indennità da infortunio, alle ferie, alla \u003Cmark>mutua\u003C/mark>, alla previdenza. Nessuna copertura. La compensazione di tale vuoto di tutele sarebbe la libertà di lavorare quanto e quando si vuole.\r\nO no? Sino a poco tempo fa i fattorini dichiaravano la propria disponibilità a lavorare per la settimana, la app che ne governa l’attività confermava o meno i turni richiesti. C’era una paga oraria minima e poi un tot a consegna. Per guadagnare qualcosa era necessario essere molto disponibili per molte ore.\r\nOra Deliveroo alza il tiro, mira a tenere al guinzaglio i fattorini, lasciando a terra i meno disponibili e flessibili.\r\nLa nuova app, già introdotta in vari altri paesi europei, prevede una selezione dei fattorini in base alla loro disponibilità a lavorare, specie nei fine settimana, quando le richieste di consegna aumentano.\r\nNon solo. Deliveroo mira ad introdurre il cottimo. Se non pedali, anche se hai passato ore ad aspettare, non guadagni nulla. Se non pedali in fretta il tuo guadagno sarà risibile.\r\nNon c’è bisogno della frusta: o ti disciplini da solo o non guadagni niente.\r\nVi ricordate “Samarcanda”? La ballata di Vecchioni dove il protagonista lancia il suo cavallo in una corsa folle, per scoprire che la morte da cui fuggiva lo aspettava all’arrivo?\r\nLavorare a cottimo è una corsa folle verso Samarcanda.\r\nSecondo una recente indagine Istat la produttività del lavoro e la redditività del capitale hanno avuto una significativa crescita nel 2017.\r\nQueste cifre, tradotte dai numeri ai fatti, ci descrivono la crescita dello sfruttamento dei lavoratori, che lavorano sempre più per sempre meno.\r\nNulla di nuovo sotto il sole. L’unica novità è la spersonalizzazione del rapporto padrone/lavoratore favorita dalla tecnologia utilizzata. Gli algoritmi che governano le vite dei fattorini sono pensati per rispondere alle esigenze di chi si arricchisce sul lavoro altrui.\r\nIl 20 marzo i rider torinesi hanno deciso di scioperare. Ritrovo nella Casa dei Rider in attesa degli ordini di consegna. Man mano che gli ordini arrivano vengono rifiutati, sino alla paralisi del servizio. Da tempo è stata abolita la possibilità di darsi disponibili anche fuori turno, che consentiva chi non era in servizio di unirsi allo sciopero.\r\n\r\nIl giorno dopo i rider si danno appuntamento allo sportello rider: unico momento in cui i fattorini possono incontrare fisicamente responsabili dell'azienda, ormai organizzata in modo totalmente virtuale: firma dei contratti, organizzazione del lavoro e ogni altra comunicazione avvengono on line.\r\nLa responsabile rifiuta l’incontro, poi promette di telefonare ai capi a Milano. Poi chiama un taxi e, con gli altri due impiegati si dilegua, chiudendo lo sportello per l’intera giornata.\r\n\r\nDi qui la decisione di andare a stanarli nella loro sede centrale a Milano, che sabato scorso è stata occupata e poi sgomberata con la forza.\r\n\r\nNel pomeriggio di venerdì 13 aprile, in occasione dello sportello riders milanese, una ventina tra ciclofattorini e solidali hanno occupato gli uffici di Deliveroo Italia per pretendere delle risposte alle proprie richieste.\r\nI lavoratori si sono presentati con una lettera di rivendicazioni. Matteo Sarzana, il general manager della multinazionale, arriva protetto dalle guardie private. Sarzana, visibilmente nervoso, si attacca alla retorica della precarietà della sua posizione. Siamo tutti sulla stessa barca: chi al timone, chi a remare, chi a sparare su chi non va lesto, chi a contare i soldi guadagnati.\r\nÉ subito chiaro che Sarzana non molla un centimetro. Chi non china il capo e pedala in silenzio per pochi soldi, è libero di licenziarsi. O, meglio, di rescindere il contratto di collaborazione.\r\nLe chiacchiere di Sarzana servono solo a prendere tempo, il tempo necessario all’arrivo della polizia, che lo “scorta” fuori dall’edificio. La Digos entra e cerca di identificare i lavoratori, che stavano provando ad aprire un tavolo di trattativa.\r\nDi fronte al rifiuto, la polizia politica minaccia di far arrivare l’antisommossa, che poco dopo arriva e si schiera all’esterno, dove accorrono anche alcuni solidali.\r\nIn questo caos, i dispatcher, che sovrintendono gli ordini dei fattorini, continuano a pigiare i tasti del loro PC come se nulla fosse.\r\nI guardioni spingono, fanno battute sessiste, provocano. La tensione si alza sia dentro che fuori: guardie private e poliziotti picchiano e manganellano rider e solidali\r\nUn ragazzo viene lievemente ferito alla testa durante gli scontri.\r\nPoi parte per un breve corteino in zona.\r\nIl giorno dopo la dirigenza della multinazionale emette un comunicato volto ad isolare e criminalizzare i lavoratori in lotta, additati come rivoluzionari di professione, pochi arruffapopoli invisi agli altri lavoratori fidelizzati. Le lotte di questi mesi, gli scioperi con blocco totale delle consegne, dimostrano che Deliveroo gioca la carta della delegittimazione dei lavoratori più attivi nelle lotte, nella speranza di riuscire a spezzare il fronte dei ciclofattorini.\r\nLa lotta continua.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano, uno dei rider in lotta.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 stefano riders",[208],{"field":132,"matched_tokens":209,"snippet":205,"value":206},[18],{"best_field_score":136,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":170,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":212,"highlight":230,"highlights":235,"text_match":134,"text_match_info":238},{"cat_link":213,"category":214,"comment_count":47,"id":215,"is_sticky":47,"permalink":216,"post_author":50,"post_content":217,"post_date":218,"post_excerpt":111,"post_id":215,"post_modified":219,"post_thumbnail":111,"post_thumbnail_html":111,"post_title":220,"post_type":58,"sort_by_date":221,"tag_links":222,"tags":227},[44],[46],"25371","http://radioblackout.org/2014/10/jobs-act-vogliono-la-testa-dei-lavoratori/","La discussione in corso sia nelle aule parlamentari che nel paese sull’art. 18 non coglie la vera portata dello stravolgimento in atto in materia di (de)regolazione del mercato del lavoro. E a dire il vero suona già un po' vecchia, non solo perché una larga fetta della forza-lavoro non gode già da tempo delle ultime vestigia di protezione conquistate dai precedenti cicli di lotta di classe. È il frenetico attivismo del premier e del suo Ministro del Lavoro Poletti a spostare continuamente il fulcro dell'attenzione, passando dall'attacco a quello che viene rappresentatao come \"un toitem\" alla nuova proposta del Tfr in busta paga. tutti capitoli di un più generale attacco alle condizioni di vita del mondo del Lavoro (e del non-lavoro).\r\nLa posta in gioco, senza mezzi termini, è la definitiva resa di ogni capacità di resistenza e mutua solidarietà per una forza-lavoro che deve essere ridotta alla pura dimensione di merce, acquistabile al più basso prezzo di mercato dal capitalista collettivo. Una sfida cui il sindacato, anche volendo (e spesso non vuole), non è più in grado di fare alcunché, dopo anni di concertazione programmatica e sostanziale complicità nell'applicazione di riforme sempre più aggressive e precarizzanti la maggioranza della forza-lavoro. Processi aggravati dall'accettazione politica di rappresentare e tutelare una parte, e quella soltanto, della forza-lavoro complessiva. Non può quindi stupirsi che il governo delle larghe intese gli rinfacci anni di complicità... apprestandosi ad assestargli il colpo finale.\r\nGianni Giovannelli, nell'intervista che segue - a partire da un suo articolo uscito sul sito dei Quaderni di San Precario/Effimera - ci offre una lucidissima analisi di ciò che è in discussione: il decollamento dell’intero corpo sociale.\r\nAscolta l'intervista con Gianni Giovannelli, giuslavorista e redattore dei Quaderni di San Precario\r\n\r\ngiovannelli_jobsact\r\n\r\n \r\nQui l'articolo cui si fa riferimento: Jobs Act. Ed ora si sente suonare El Deguello - di Gianni Giovannelli","7 Ottobre 2014","2014-11-03 22:44:54","Jobs Act: vogliono la testa dei lavoratori",1412685727,[223,224,225,226],"http://radioblackout.org/tag/articolo-18/","http://radioblackout.org/tag/jobsact/","http://radioblackout.org/tag/renzi/","http://radioblackout.org/tag/sindacato/",[28,20,228,229],"renzi","sindacato",{"post_content":231},{"matched_tokens":232,"snippet":233,"value":234},[18],"ogni capacità di resistenza e \u003Cmark>mutua\u003C/mark> solidarietà per una forza-lavoro che","La discussione in corso sia nelle aule parlamentari che nel paese sull’art. 18 non coglie la vera portata dello stravolgimento in atto in materia di (de)regolazione del mercato del lavoro. E a dire il vero suona già un po' vecchia, non solo perché una larga fetta della forza-lavoro non gode già da tempo delle ultime vestigia di protezione conquistate dai precedenti cicli di lotta di classe. È il frenetico attivismo del premier e del suo Ministro del Lavoro Poletti a spostare continuamente il fulcro dell'attenzione, passando dall'attacco a quello che viene rappresentatao come \"un toitem\" alla nuova proposta del Tfr in busta paga. tutti capitoli di un più generale attacco alle condizioni di vita del mondo del Lavoro (e del non-lavoro).\r\nLa posta in gioco, senza mezzi termini, è la definitiva resa di ogni capacità di resistenza e \u003Cmark>mutua\u003C/mark> solidarietà per una forza-lavoro che deve essere ridotta alla pura dimensione di merce, acquistabile al più basso prezzo di mercato dal capitalista collettivo. Una sfida cui il sindacato, anche volendo (e spesso non vuole), non è più in grado di fare alcunché, dopo anni di concertazione programmatica e sostanziale complicità nell'applicazione di riforme sempre più aggressive e precarizzanti la maggioranza della forza-lavoro. Processi aggravati dall'accettazione politica di rappresentare e tutelare una parte, e quella soltanto, della forza-lavoro complessiva. Non può quindi stupirsi che il governo delle larghe intese gli rinfacci anni di complicità... apprestandosi ad assestargli il colpo finale.\r\nGianni Giovannelli, nell'intervista che segue - a partire da un suo articolo uscito sul sito dei Quaderni di San Precario/Effimera - ci offre una lucidissima analisi di ciò che è in discussione: il decollamento dell’intero corpo sociale.\r\nAscolta l'intervista con Gianni Giovannelli, giuslavorista e redattore dei Quaderni di San Precario\r\n\r\ngiovannelli_jobsact\r\n\r\n \r\nQui l'articolo cui si fa riferimento: Jobs Act. Ed ora si sente suonare El Deguello - di Gianni Giovannelli",[236],{"field":132,"matched_tokens":237,"snippet":233,"value":234},[18],{"best_field_score":136,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":170,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":240,"highlight":262,"highlights":267,"text_match":270,"text_match_info":271},{"cat_link":241,"category":242,"comment_count":47,"id":243,"is_sticky":47,"permalink":244,"post_author":50,"post_content":245,"post_date":246,"post_excerpt":111,"post_id":243,"post_modified":247,"post_thumbnail":248,"post_thumbnail_html":249,"post_title":250,"post_type":58,"sort_by_date":251,"tag_links":252,"tags":257},[44],[46],"98522","http://radioblackout.org/2025/06/manifestazione-no-ogm-a-parma-di-cambiare-il-campo/","Riportiamo il comunicato verso la manifestazione di questo sabato e ai nostri microfoni Luca dell'\r\n\r\nAssociazione Solidarietà Campagna Italiana. \r\n\r\nCambiare il Campo è un gruppo di attiviste e attivisti, contadine e contadini, di diverse zone d’Italia, provenienti da diverse realtà, gruppi, collettivi e associazioni, rurali e cittadine che lavorano per unire le forze e per difendere e sviluppare i sistemi agroecologici di produzione, distribuzione e consumo del cibo.\r\n\r\nCi rivolgiamo a contadine e contadini, consumatrici e consumatori, associazioni, gruppi d’acquisto, comunità di supporto dell’agricoltura, empori solidali, aziende e cooperative, tecnici agricoli, ricercatrici e ricercatori responsabili, per costruire un’opposizione comune contro l’avanzare dei nuovi OGM (TEA, NBT, NGT).\r\n\r\nDiciamo SÌ all’agricoltura contadina agroecologica, diffusa sui territori, di prossimità e svincolata dal capitale finanziario, che produce un cibo sano, non inquina e non distrugge l’ambiente.\r\n\r\nDiciamo SÌ al favorire la rigenerazione naturale della biodiversità, alla conservazione del suolo e dell’acqua, vere ricchezze delle comunità ed efficaci difese dalle avversità.\r\n\r\nSÌ al fondamentale diritto dei contadini e delle contadine di conservare, riprodurre, selezionare partecipativamente e scambiare liberamente le proprie sementi.\r\n\r\nDiciamo SÌ all’autodeterminazione alimentare, alla costruzione di reti di piccola scala basate su relazioni di solidarietà e mutualismo, a sostegno dell’agricoltura contadina, col lavoro della terra in autogestione collettiva, non schiava delle leggi di mercato.\r\n\r\nSosteniamo le realtà contadine, preservandole dalla scomparsa ed incentivando il ritorno alla terra per l’agroecologia in contrapposizione alle multinazionali dell’agricoltura e dell’alimentazione industriale.\r\n\r\nDiciamo NO all’agricoltura 4.0 e alle altre soluzioni tecnoindustriali per la sperimentazione, la coltivazione e la deregolamentazione degli organismi geneticamente modificati: TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), NBT (New Breeding Techniques) o NGT (New Genetic Techniques), tutti nuovi nomi per nascondere quel che già ci fu propinato e contro i quali lottammo con successo 30 anni fa, i vecchi OGM.\r\n\r\nDiciamo NO al cibo prodotto in laboratorio, non vogliamo essere le cavie di questa deriva scientista!\r\n\r\nDiciamo NO al saccheggio e alla distruzione dei beni ambientali, alla “digitalizzazione” dell’attività agricola, sempre più dispendiosa, inquinante ed energivora.\r\n\r\nNon possiamo rimanere indifferenti al perpetrarsi dell’ennesima soluzione tecnologica per risolvere problemi provocati proprio da tecnologie e metodi chimico-industriali.\r\n\r\nForti interessi lobbistici condizionano la politica, l’informazione e i grandi sindacati agricoli, le molteplici agenzie per la sicurezza alimentare, ambientale e per lo sviluppo agricolo, nonché gran parte della ricerca pubblica e privata.\r\n\r\nLa violenza operata dai sistemi di potere e la loro indifferenza per la salute pubblica è sempre più evidente e opprimente sulle nostre vite.\r\n\r\nCi ritroveremo a Parma, dove ha sede l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che sta giocando un ruolo importante nei processi di deregolamentazione dei nuovi OGM e di manipolazione genetica di piante e animali.\r\n\r\nA Parma dove ha sede l’azienda biologica Podere Stuard, attualmente al centro dell’allarmante situazione che la vede protagonista della sperimentazione in campo di pomodori geneticamente modificati.\r\n\r\nVi invitiamo ad una partecipazione popolare: fermare l’avanzata dei nuovi OGM che minacciano ambiente, sistemi alimentari e salute pubblica è cosa urgente !\r\n\r\nSABATO 14 GIUGNO 2025, VIENI A PARMA!\r\n\r\nFaremo un corteo e ci sarà cibo, musica, teatro e performaces.\r\n\r\nRitrovo alle ore 15:30 davanti alla Stazione FS, piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, per muoversi attraverso la città fino al Parco Ex Eridania.\r\n\r\nCAMBIARE IL CAMPO!\r\n\r\nPer la Convergenza Agroecologica e Sociale\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/No-ogm-parma-2025_06_12_2025.06.12-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","12 Giugno 2025","2025-06-12 17:08:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Corte-Stop-OGM-per-lagroecologia-Parma-14-giugno-2025-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"213\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Corte-Stop-OGM-per-lagroecologia-Parma-14-giugno-2025-213x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Corte-Stop-OGM-per-lagroecologia-Parma-14-giugno-2025-213x300.jpg 213w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Corte-Stop-OGM-per-lagroecologia-Parma-14-giugno-2025-727x1024.jpg 727w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Corte-Stop-OGM-per-lagroecologia-Parma-14-giugno-2025-768x1081.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Corte-Stop-OGM-per-lagroecologia-Parma-14-giugno-2025.jpg 846w\" sizes=\"auto, (max-width: 213px) 100vw, 213px\" />","Manifestazione No OGM a Parma di \"Cambiare il Campo\"",1749748123,[253,254,255,256],"http://radioblackout.org/tag/agroecologia/","http://radioblackout.org/tag/cambiare-il-campo/","http://radioblackout.org/tag/corteo-stop-ogm/","http://radioblackout.org/tag/parma/",[258,259,260,261],"agroecologia","cambiare il campo","corteo stop ogm","Parma",{"post_content":263},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[18],"su relazioni di solidarietà e \u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo, a sostegno dell’agricoltura contadina, col","Riportiamo il comunicato verso la manifestazione di questo sabato e ai nostri microfoni Luca dell'\r\n\r\nAssociazione Solidarietà Campagna Italiana. \r\n\r\nCambiare il Campo è un gruppo di attiviste e attivisti, contadine e contadini, di diverse zone d’Italia, provenienti da diverse realtà, gruppi, collettivi e associazioni, rurali e cittadine che lavorano per unire le forze e per difendere e sviluppare i sistemi agroecologici di produzione, distribuzione e consumo del cibo.\r\n\r\nCi rivolgiamo a contadine e contadini, consumatrici e consumatori, associazioni, gruppi d’acquisto, comunità di supporto dell’agricoltura, empori solidali, aziende e cooperative, tecnici agricoli, ricercatrici e ricercatori responsabili, per costruire un’opposizione comune contro l’avanzare dei nuovi OGM (TEA, NBT, NGT).\r\n\r\nDiciamo SÌ all’agricoltura contadina agroecologica, diffusa sui territori, di prossimità e svincolata dal capitale finanziario, che produce un cibo sano, non inquina e non distrugge l’ambiente.\r\n\r\nDiciamo SÌ al favorire la rigenerazione naturale della biodiversità, alla conservazione del suolo e dell’acqua, vere ricchezze delle comunità ed efficaci difese dalle avversità.\r\n\r\nSÌ al fondamentale diritto dei contadini e delle contadine di conservare, riprodurre, selezionare partecipativamente e scambiare liberamente le proprie sementi.\r\n\r\nDiciamo SÌ all’autodeterminazione alimentare, alla costruzione di reti di piccola scala basate su relazioni di solidarietà e \u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo, a sostegno dell’agricoltura contadina, col lavoro della terra in autogestione collettiva, non schiava delle leggi di mercato.\r\n\r\nSosteniamo le realtà contadine, preservandole dalla scomparsa ed incentivando il ritorno alla terra per l’agroecologia in contrapposizione alle multinazionali dell’agricoltura e dell’alimentazione industriale.\r\n\r\nDiciamo NO all’agricoltura 4.0 e alle altre soluzioni tecnoindustriali per la sperimentazione, la coltivazione e la deregolamentazione degli organismi geneticamente modificati: TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), NBT (New Breeding Techniques) o NGT (New Genetic Techniques), tutti nuovi nomi per nascondere quel che già ci fu propinato e contro i quali lottammo con successo 30 anni fa, i vecchi OGM.\r\n\r\nDiciamo NO al cibo prodotto in laboratorio, non vogliamo essere le cavie di questa deriva scientista!\r\n\r\nDiciamo NO al saccheggio e alla distruzione dei beni ambientali, alla “digitalizzazione” dell’attività agricola, sempre più dispendiosa, inquinante ed energivora.\r\n\r\nNon possiamo rimanere indifferenti al perpetrarsi dell’ennesima soluzione tecnologica per risolvere problemi provocati proprio da tecnologie e metodi chimico-industriali.\r\n\r\nForti interessi lobbistici condizionano la politica, l’informazione e i grandi sindacati agricoli, le molteplici agenzie per la sicurezza alimentare, ambientale e per lo sviluppo agricolo, nonché gran parte della ricerca pubblica e privata.\r\n\r\nLa violenza operata dai sistemi di potere e la loro indifferenza per la salute pubblica è sempre più evidente e opprimente sulle nostre vite.\r\n\r\nCi ritroveremo a Parma, dove ha sede l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che sta giocando un ruolo importante nei processi di deregolamentazione dei nuovi OGM e di manipolazione genetica di piante e animali.\r\n\r\nA Parma dove ha sede l’azienda biologica Podere Stuard, attualmente al centro dell’allarmante situazione che la vede protagonista della sperimentazione in campo di pomodori geneticamente modificati.\r\n\r\nVi invitiamo ad una partecipazione popolare: fermare l’avanzata dei nuovi OGM che minacciano ambiente, sistemi alimentari e salute pubblica è cosa urgente !\r\n\r\nSABATO 14 GIUGNO 2025, VIENI A PARMA!\r\n\r\nFaremo un corteo e ci sarà cibo, musica, teatro e performaces.\r\n\r\nRitrovo alle ore 15:30 davanti alla Stazione FS, piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, per muoversi attraverso la città fino al Parco Ex Eridania.\r\n\r\nCAMBIARE IL CAMPO!\r\n\r\nPer la Convergenza Agroecologica e Sociale\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/No-ogm-parma-2025_06_12_2025.06.12-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[268],{"field":132,"matched_tokens":269,"snippet":265,"value":266},[18],578730089005449300,{"best_field_score":272,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":273,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":17},"1108074561536","578730089005449329",6646,{"collection_name":58,"first_q":18,"per_page":276,"q":18},6,4,{"facet_counts":279,"found":328,"hits":329,"out_of":475,"page":17,"request_params":476,"search_cutoff":36,"search_time_ms":477},[280,305],{"counts":281,"field_name":302,"sampled":36,"stats":303},[282,284,286,288,290,292,294,296,298,300],{"count":94,"highlighted":283,"value":283},"anarres",{"count":14,"highlighted":285,"value":285},"malormone",{"count":14,"highlighted":287,"value":287},"stakka stakka",{"count":14,"highlighted":289,"value":289},"frittura mista",{"count":14,"highlighted":291,"value":291},"liberation front",{"count":14,"highlighted":293,"value":293},"Healing frequencies",{"count":17,"highlighted":295,"value":295},"guerra",{"count":17,"highlighted":297,"value":297},"ucraina",{"count":17,"highlighted":299,"value":299},"teste-di-minchia-scio",{"count":17,"highlighted":301,"value":301},"vocidallucrainavocidallarussia","podcastfilter",{"total_values":304},12,{"counts":306,"field_name":35,"sampled":36,"stats":326},[307,309,311,312,314,316,318,320,322,324],{"count":94,"highlighted":308,"value":308},"Ucraina",{"count":277,"highlighted":310,"value":310},"russia",{"count":14,"highlighted":295,"value":295},{"count":14,"highlighted":313,"value":313},"Carovana",{"count":17,"highlighted":315,"value":315},"tdm-scio",{"count":17,"highlighted":317,"value":317},"solidarietà",{"count":17,"highlighted":319,"value":319},"podcast resetclub",{"count":17,"highlighted":321,"value":321},"internazionalismo",{"count":17,"highlighted":323,"value":323},"jaguar e rivoluzione",{"count":17,"highlighted":325,"value":325},"viagra e cocaina mutuabili",{"total_values":327},11,24,[330,354,377,405,430,453],{"document":331,"highlight":345,"highlights":350,"text_match":134,"text_match_info":353},{"comment_count":47,"id":332,"is_sticky":47,"permalink":333,"podcastfilter":334,"post_author":335,"post_content":336,"post_date":337,"post_excerpt":111,"post_id":332,"post_modified":338,"post_thumbnail":339,"post_title":340,"post_type":341,"sort_by_date":342,"tag_links":343,"tags":344},"77706","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-19-ottobre-2022-dove-stiamo-andando-la-fisicita-di-internet-parte-2/",[287],"sowdust"," \r\n\r\nCosa facciamo, che dobbiamo dire, ma soprattutto: dove vogliamo andare a parare?\r\n\r\nDomande che da sempre attanagliano l'animo umano risuonano nei profondi abissi oceanici, fanno vibrare concrete fibre di chilometrici cavi sottomarini, per infine scontrarsi dritte contro l'assurdo silenzio di intelligenze artificiali e artificiose - contro agglomerati di pochi nanometri di silicio, che liberi vorrebbero migrare verso Oriente e si trovano invece arginati dai timori impiegatizi di un baracchino chiamato Bureau of Industry and Security.\r\n\r\nE quando gli assi cartesiani cedono, ecco un diluvio di amenità che, goccia a goccia, allaga una calda mattina di un mercoledì di ottobre altrimenti trascorso à la Elon (guerre profitti tweet e cartoni - non necessariamente in quest'ordine).\r\n\r\nSpeculazione mistica e perigliosa, spicca un ambizioso volo verso le sublimi vette della qualità, per poi precipitare inevitabilmente nei complessi abissi di stakkastakka.\r\nMa niente paura, giovedì c'è il dottor Carella e l'esame per la tiroide forse lo passa la mutua.\r\n\r\nRingraziamo per l'attenzione.\r\n\r\nDomande?\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nPer approfondire il ruolo e le misure intraprese dal Bureau of Industry and Security:\r\n - https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-10-07/taiwan-tensions-spark-new-round-of-us-war-gaming-on-risk-to-tsmc\r\n - https://www.nytimes.com/2021/03/26/business/economy/commerce-department-technology-china.html\r\n - https://www.wired.com/story/us-chip-sanctions-kneecap-chinas-tech-industry/\r\n - https://www.limesonline.com/rubrica/cina-xi-jinping-congresso-usa-microchip-taiwan\r\n - https://www.wsj.com/articles/u-s-suppliers-halt-operations-at-top-chinese-memory-chip-maker-11665573761\r\n\r\n\r\n\r\nAlcune mappe delle reti sottomarine\r\n - https://personalpages.manchester.ac.uk/staff/m.dodge/cybergeography/atlas/atlas.html\r\n - https://www.telecomramblings.com/network-maps/europe/\r\n\r\nThe landlords of the Internet (preprint)\r\n - http://dmgreene.net/wp-content/uploads/2021/03/Landlords-of-the-Internet-Preprint.pdf\r\n\r\nMusica\r\n\r\nBrooklin Funk Essentials & Everton Sylvester - I got cash\r\nMarnero - Il dilemma dei due guardiani\r\ndEUS - Supermarketsong\r\nMorphine - French fries w/ pepper\r\n\r\n\r\n[ Scarica il podcast ]","21 Ottobre 2022","2022-10-21 18:22:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/DALL·E-2022-10-20-05.38.50-microphone-and-fist-under-the-ocean-200x110.png","stakkastakka 19 ottobre 2022 - dove stiamo andando? la fisicità di Internet parte 2","podcast",1666371901,[],[],{"post_content":346},{"matched_tokens":347,"snippet":348,"value":349},[18],"tiroide forse lo passa la \u003Cmark>mutua\u003C/mark>.\r\n\r\nRingraziamo per l'attenzione.\r\n\r\nDomande?\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nPer"," \r\n\r\nCosa facciamo, che dobbiamo dire, ma soprattutto: dove vogliamo andare a parare?\r\n\r\nDomande che da sempre attanagliano l'animo umano risuonano nei profondi abissi oceanici, fanno vibrare concrete fibre di chilometrici cavi sottomarini, per infine scontrarsi dritte contro l'assurdo silenzio di intelligenze artificiali e artificiose - contro agglomerati di pochi nanometri di silicio, che liberi vorrebbero migrare verso Oriente e si trovano invece arginati dai timori impiegatizi di un baracchino chiamato Bureau of Industry and Security.\r\n\r\nE quando gli assi cartesiani cedono, ecco un diluvio di amenità che, goccia a goccia, allaga una calda mattina di un mercoledì di ottobre altrimenti trascorso à la Elon (guerre profitti tweet e cartoni - non necessariamente in quest'ordine).\r\n\r\nSpeculazione mistica e perigliosa, spicca un ambizioso volo verso le sublimi vette della qualità, per poi precipitare inevitabilmente nei complessi abissi di stakkastakka.\r\nMa niente paura, giovedì c'è il dottor Carella e l'esame per la tiroide forse lo passa la \u003Cmark>mutua\u003C/mark>.\r\n\r\nRingraziamo per l'attenzione.\r\n\r\nDomande?\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nPer approfondire il ruolo e le misure intraprese dal Bureau of Industry and Security:\r\n - https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-10-07/taiwan-tensions-spark-new-round-of-us-war-gaming-on-risk-to-tsmc\r\n - https://www.nytimes.com/2021/03/26/business/economy/commerce-department-technology-china.html\r\n - https://www.wired.com/story/us-chip-sanctions-kneecap-chinas-tech-industry/\r\n - https://www.limesonline.com/rubrica/cina-xi-jinping-congresso-usa-microchip-taiwan\r\n - https://www.wsj.com/articles/u-s-suppliers-halt-operations-at-top-chinese-memory-chip-maker-11665573761\r\n\r\n\r\n\r\nAlcune mappe delle reti sottomarine\r\n - https://personalpages.manchester.ac.uk/staff/m.dodge/cybergeography/atlas/atlas.html\r\n - https://www.telecomramblings.com/network-maps/europe/\r\n\r\nThe landlords of the Internet (preprint)\r\n - http://dmgreene.net/wp-content/uploads/2021/03/Landlords-of-the-Internet-Preprint.pdf\r\n\r\nMusica\r\n\r\nBrooklin Funk Essentials & Everton Sylvester - I got cash\r\nMarnero - Il dilemma dei due guardiani\r\ndEUS - Supermarketsong\r\nMorphine - French fries w/ pepper\r\n\r\n\r\n[ Scarica il podcast ]",[351],{"field":132,"matched_tokens":352,"snippet":348,"value":349},[18],{"best_field_score":136,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":170,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":355,"highlight":368,"highlights":373,"text_match":134,"text_match_info":376},{"comment_count":47,"id":356,"is_sticky":47,"permalink":357,"podcastfilter":358,"post_author":359,"post_content":360,"post_date":361,"post_excerpt":111,"post_id":356,"post_modified":362,"post_thumbnail":363,"post_title":364,"post_type":341,"sort_by_date":365,"tag_links":366,"tags":367},"51635","http://radioblackout.org/podcast/riot-dog-la-valle-dei-cani-ribelli/",[291],"liberationfront"," \r\n\r\nNella prima puntata del 2019 di Liberation Front abbiamo approfondito il progetto di Riot Dog, la valle dei cani ribelli: un rifugio non convenzionale, che mira a superare le gabbie e le visioni antropocentriche del rapporto uomo-cane, per farci riscoprire un altro possibile modo di convivenza tra queste due specie.\r\n\r\nPur essendo spesso presenti nelle nostre vite quotidiane e considerati pure “animali da affezione”, i cani vengono spesso sottoposti a dei traumi molto forti, sia per l'atteggiamento di possesso dei loro “padroni” (che di conseguenza li obbligano a vivere in luoghi o ad assumere atteggiamenti a loro non graditi) che per l'esperienza violenta del canile. Tolti dalle strade e dal loro contesto abituale, il cane randiago viene spesso rinchiuso in delle gabbie che lo segnano profondamente e, se avrà fortuna, verrà poi adottato da qualche umano impietosito. Riot Dog cerca di andare oltre a queste dinamiche, di instaurare con i cani che vivono in questa zona delle colline bolognesi un rapporto diverso, fatto di mutua comprensione, di non possessività, di rispetto delle caratteristiche del singolo e del riconoscimento del valore dell'altro. La finalità è sempre quella dell'adozione, ma condotta con estremo giudizio, in modo tale che chi sceglie di adottare uno di questi cani possa veramente instaurare una relazione intensa ed equilibrata con il cane in questione.\r\n\r\nSorpassando i confini dell'antispecismo, le analogie tra i cani considerati problematici e le persone costrette nelle tenaglie della psichiatria si fanno vedere chiaramente: in entrambi i casi i soggetti vengono allontanati dal contesto sociale, ingabbiati, sottoposti a farmaci e considerati da curare, senza considerare dove risieda la possibile causa dei problemi che essi possano avere, e soprattutto come eliminarla alla radice.\r\n\r\nPer info: riotdog.noblogs.org\r\n\r\nPer ascoltare l'audio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/riotdog.mp3\"][/audio]","4 Gennaio 2019","2019-01-31 12:35:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/IMG-20171202-WA0014-768x532-200x110.jpg","Riot Dog, la valle dei cani ribelli",1546627640,[],[],{"post_content":369},{"matched_tokens":370,"snippet":371,"value":372},[18],"un rapporto diverso, fatto di \u003Cmark>mutua\u003C/mark> comprensione, di non possessività, di"," \r\n\r\nNella prima puntata del 2019 di Liberation Front abbiamo approfondito il progetto di Riot Dog, la valle dei cani ribelli: un rifugio non convenzionale, che mira a superare le gabbie e le visioni antropocentriche del rapporto uomo-cane, per farci riscoprire un altro possibile modo di convivenza tra queste due specie.\r\n\r\nPur essendo spesso presenti nelle nostre vite quotidiane e considerati pure “animali da affezione”, i cani vengono spesso sottoposti a dei traumi molto forti, sia per l'atteggiamento di possesso dei loro “padroni” (che di conseguenza li obbligano a vivere in luoghi o ad assumere atteggiamenti a loro non graditi) che per l'esperienza violenta del canile. Tolti dalle strade e dal loro contesto abituale, il cane randiago viene spesso rinchiuso in delle gabbie che lo segnano profondamente e, se avrà fortuna, verrà poi adottato da qualche umano impietosito. Riot Dog cerca di andare oltre a queste dinamiche, di instaurare con i cani che vivono in questa zona delle colline bolognesi un rapporto diverso, fatto di \u003Cmark>mutua\u003C/mark> comprensione, di non possessività, di rispetto delle caratteristiche del singolo e del riconoscimento del valore dell'altro. La finalità è sempre quella dell'adozione, ma condotta con estremo giudizio, in modo tale che chi sceglie di adottare uno di questi cani possa veramente instaurare una relazione intensa ed equilibrata con il cane in questione.\r\n\r\nSorpassando i confini dell'antispecismo, le analogie tra i cani considerati problematici e le persone costrette nelle tenaglie della psichiatria si fanno vedere chiaramente: in entrambi i casi i soggetti vengono allontanati dal contesto sociale, ingabbiati, sottoposti a farmaci e considerati da curare, senza considerare dove risieda la possibile causa dei problemi che essi possano avere, e soprattutto come eliminarla alla radice.\r\n\r\nPer info: riotdog.noblogs.org\r\n\r\nPer ascoltare l'audio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/riotdog.mp3\"][/audio]",[374],{"field":132,"matched_tokens":375,"snippet":371,"value":372},[18],{"best_field_score":136,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":170,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},{"document":378,"highlight":390,"highlights":398,"text_match":270,"text_match_info":403},{"comment_count":47,"id":379,"is_sticky":47,"permalink":380,"podcastfilter":381,"post_author":285,"post_content":382,"post_date":383,"post_excerpt":111,"post_id":379,"post_modified":384,"post_thumbnail":385,"post_title":386,"post_type":341,"sort_by_date":387,"tag_links":388,"tags":389},"61134","http://radioblackout.org/podcast/malormone-extended-25-maggio-mutualismo-froci-dal-b-side-pride-violenza-su-persone-nonbinarie-i-tre-miti-della-virilita-trashcore-mix/",[285]," \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\necco il porkast di malormone extended del 30 maggio! in questa puntata:\r\n\r\nmutualismo froci@ da dal b-side pride, il culetto del pride di bologna, con tomma. visita https://bsidepride.noblogs.org/\r\n\r\nviolenza medica sulle persone nonbinarie, da genderlens\r\n\r\ni tre miti della virilità performativa maschile: erezione, penetrazione, eiaculazione\r\n\r\nintroducing el fenouillo\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/malor30m1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nwild mixing trashcore e molto umore\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/malor30m2.mp3\"][/audio]","1 Giugno 2020","2020-06-01 21:54:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/montreal-queer-solidarity-smashes-borders-200x110.jpg","malormone extended 25 maggio: mutualismo froci@ dal b-side pride, violenza su persone nonbinarie, i tre miti della virilità, trashcore mix",1591048423,[],[],{"post_content":391,"post_title":395},{"matched_tokens":392,"snippet":393,"value":394},[18],"30 maggio! in questa puntata:\r\n\r\n\u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo froci@ da dal b-side pride,"," \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\necco il porkast di malormone extended del 30 maggio! in questa puntata:\r\n\r\n\u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo froci@ da dal b-side pride, il culetto del pride di bologna, con tomma. visita https://bsidepride.noblogs.org/\r\n\r\nviolenza medica sulle persone nonbinarie, da genderlens\r\n\r\ni tre miti della virilità performativa maschile: erezione, penetrazione, eiaculazione\r\n\r\nintroducing el fenouillo\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/malor30m1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nwild mixing trashcore e molto umore\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/malor30m2.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":396,"snippet":397,"value":397},[18],"malormone extended 25 maggio: \u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo froci@ dal b-side pride, violenza su persone nonbinarie, i tre miti della virilità, trashcore mix",[399,401],{"field":129,"matched_tokens":400,"snippet":397,"value":397},[18],{"field":132,"matched_tokens":402,"snippet":393,"value":394},[18],{"best_field_score":272,"best_field_weight":137,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":404,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":17},"578730089005449338",{"document":406,"highlight":421,"highlights":426,"text_match":270,"text_match_info":429},{"comment_count":47,"id":407,"is_sticky":47,"permalink":408,"podcastfilter":409,"post_author":410,"post_content":411,"post_date":412,"post_excerpt":111,"post_id":407,"post_modified":413,"post_thumbnail":414,"post_title":415,"post_type":341,"sort_by_date":416,"tag_links":417,"tags":419},"96397","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-11-03-2025/",[289],"fritturamista","Il primo argomento trattato in questa puntata è stato il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale Lavoratori del pubblico impiego, lo abbiamo fatto in compagnia telefonica di Alessandro Giannelli dell' esecutivo USB nazionale pubblico impiego.\r\n\r\nCol nostro ospite abbiamo illustrato la situazione generale in cui verte la contrattazione nazionale anche in altri settori, importante per inquadrare quella trattata in esame, che colloca circa 190mila persone in Italia tra dipendenti diretti di uffici ministeriali, INPS e altri istituti para-statali. Si ripete la solita solfa: un contratto firmato sulla testa di lavoratori contrari a quanto già si prefigurava, giudizio negativo espresso in maniera esplicita dal 98% sul totale,risultato del referendum proposto da USB per indagare le opinioni dei propri iscritti nel comparto. Ma in questa intervista ci vengono raccontate anche altre peculiarità che riguardano questa contrattazione e le sigle firmatarie. Abbiamo ampliato infine lo sguardo sul contesto di economia di guerra imperante, ricordando le piazze nazionali lanciate da USB anche su questo argomento.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/F_m_11_03_Alessandro-Giannelli-USB-funzione-pubblica-su-rinnovo-CCNL-di-categoria-e-prossime-mobilitazioni-nazionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di\r\n\r\nAlessandro Tapinassi operaio ex GKN sul corteo di Sabato 5 aprile, h 18.00\r\n\r\ndalla fabbrica al centro di Campi Bisenzio per pretendere \"pubblica\r\n\r\nutilità\". Il corteo si farà durante il festival di letteratura Working\r\n\r\nclass alla sua terza edizione ( qui trovi il programma\r\n\r\nhttps://edizionialegre.it/notizie/festival-di-letteratura-working-class-2025-il-programma/)\r\n\r\ned è rivolto a tutte le realtà. In un comunicato del collettivo di fabbrica si legge: \" *A tutte le realtà solidali e sorelle* , alle lotte\r\ndi convergenza, intersezionali, *a tutto il movimento sindacale* , al\r\nmovimento studentesco, all’associazionismo progressista, a chiunque ci\r\nsia stato in questi tre anni di lotta, al movimento climatico, al\r\ncicloattivismo solidale, a chi lotta per comunità energetiche, ad ogni\r\nspazio sociale, a chi lotta contro la repressione, alle povere e ai poveri\r\ndi questo nostro mondo, subumanizzati e invisibilizzati, a chi pratica mutualismo, *ai quartieri della periferia che sono il centro di ogni\r\nribellione futura*, a chi crede che sia necessario cooperare e non\r\ncompetere, a chi è stanco di avere ragione e ora vuole avere la forza,\r\ncome lotta ex Gkn, siamo di nuovo di fronte a un bivio. E siamo stati così\r\ntante volte a un bivio in questa lotta, che ormai facciamo fatica anche\r\nsolo a trasmettervelo e a raccontarvelo.\r\n(…) Se pensiamo anche all'ultimo dibattito sul riarmo nell'Ue, è\r\nevidente che il piano irresponsabile e criminale di coloro “che stanno in alto” nella società è guidare un processo di reindustrializzazione\r\nattraverso l’industria bellica. Questo piano è economicamente sbagliato\r\ne umanamente atroce. Oggi più che mai la reindustrializzazione dal basso\r\ndella ex Gkn è un esempio contagioso di alternativa al ritorno del\r\nmilitarismo.\"\r\nAlessandro sottolinea infine che scopriremo insieme dove ci troverà la\r\nprimavera: con la *fabbrica socialmente integrata* o con la fabbrica\r\ndiventata pura speculazione immobiliare?\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto con Carlo Minoli dell'associazione Volere La Luna, per descrivere ed invitare all'iniziativa \"Risaie e mondine: Realtà e rappresentazione \" che si svolgerà nei locali della sede dell'associazione dal 18 marzo al 2 aprile.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/F_m_11_03_Carlo-Minoli-di-Volere-La-Luna-introduce-evento-risaie-e-mondine.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","12 Marzo 2025","2025-03-12 10:43:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/bottone-mondine-1030x407-1-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 11/03/2025",1741776239,[418],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[420],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":422},{"matched_tokens":423,"snippet":424,"value":425},[18],"e invisibilizzati, a chi pratica \u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo, *ai quartieri della periferia che","Il primo argomento trattato in questa puntata è stato il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale Lavoratori del pubblico impiego, lo abbiamo fatto in compagnia telefonica di Alessandro Giannelli dell' esecutivo USB nazionale pubblico impiego.\r\n\r\nCol nostro ospite abbiamo illustrato la situazione generale in cui verte la contrattazione nazionale anche in altri settori, importante per inquadrare quella trattata in esame, che colloca circa 190mila persone in Italia tra dipendenti diretti di uffici ministeriali, INPS e altri istituti para-statali. Si ripete la solita solfa: un contratto firmato sulla testa di lavoratori contrari a quanto già si prefigurava, giudizio negativo espresso in maniera esplicita dal 98% sul totale,risultato del referendum proposto da USB per indagare le opinioni dei propri iscritti nel comparto. Ma in questa intervista ci vengono raccontate anche altre peculiarità che riguardano questa contrattazione e le sigle firmatarie. Abbiamo ampliato infine lo sguardo sul contesto di economia di guerra imperante, ricordando le piazze nazionali lanciate da USB anche su questo argomento.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/F_m_11_03_Alessandro-Giannelli-USB-funzione-pubblica-su-rinnovo-CCNL-di-categoria-e-prossime-mobilitazioni-nazionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di\r\n\r\nAlessandro Tapinassi operaio ex GKN sul corteo di Sabato 5 aprile, h 18.00\r\n\r\ndalla fabbrica al centro di Campi Bisenzio per pretendere \"pubblica\r\n\r\nutilità\". Il corteo si farà durante il festival di letteratura Working\r\n\r\nclass alla sua terza edizione ( qui trovi il programma\r\n\r\nhttps://edizionialegre.it/notizie/festival-di-letteratura-working-class-2025-il-programma/)\r\n\r\ned è rivolto a tutte le realtà. In un comunicato del collettivo di fabbrica si legge: \" *A tutte le realtà solidali e sorelle* , alle lotte\r\ndi convergenza, intersezionali, *a tutto il movimento sindacale* , al\r\nmovimento studentesco, all’associazionismo progressista, a chiunque ci\r\nsia stato in questi tre anni di lotta, al movimento climatico, al\r\ncicloattivismo solidale, a chi lotta per comunità energetiche, ad ogni\r\nspazio sociale, a chi lotta contro la repressione, alle povere e ai poveri\r\ndi questo nostro mondo, subumanizzati e invisibilizzati, a chi pratica \u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo, *ai quartieri della periferia che sono il centro di ogni\r\nribellione futura*, a chi crede che sia necessario cooperare e non\r\ncompetere, a chi è stanco di avere ragione e ora vuole avere la forza,\r\ncome lotta ex Gkn, siamo di nuovo di fronte a un bivio. E siamo stati così\r\ntante volte a un bivio in questa lotta, che ormai facciamo fatica anche\r\nsolo a trasmettervelo e a raccontarvelo.\r\n(…) Se pensiamo anche all'ultimo dibattito sul riarmo nell'Ue, è\r\nevidente che il piano irresponsabile e criminale di coloro “che stanno in alto” nella società è guidare un processo di reindustrializzazione\r\nattraverso l’industria bellica. Questo piano è economicamente sbagliato\r\ne umanamente atroce. Oggi più che mai la reindustrializzazione dal basso\r\ndella ex Gkn è un esempio contagioso di alternativa al ritorno del\r\nmilitarismo.\"\r\nAlessandro sottolinea infine che scopriremo insieme dove ci troverà la\r\nprimavera: con la *fabbrica socialmente integrata* o con la fabbrica\r\ndiventata pura speculazione immobiliare?\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto con Carlo Minoli dell'associazione Volere La Luna, per descrivere ed invitare all'iniziativa \"Risaie e mondine: Realtà e rappresentazione \" che si svolgerà nei locali della sede dell'associazione dal 18 marzo al 2 aprile.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/F_m_11_03_Carlo-Minoli-di-Volere-La-Luna-introduce-evento-risaie-e-mondine.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[427],{"field":132,"matched_tokens":428,"snippet":424,"value":425},[18],{"best_field_score":272,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":273,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":17},{"document":431,"highlight":444,"highlights":449,"text_match":270,"text_match_info":452},{"comment_count":47,"id":432,"is_sticky":47,"permalink":433,"podcastfilter":434,"post_author":435,"post_content":436,"post_date":437,"post_excerpt":111,"post_id":432,"post_modified":438,"post_thumbnail":439,"post_title":440,"post_type":341,"sort_by_date":441,"tag_links":442,"tags":443},"90853","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-3-luglio-2024-intervista-antonio-casilli/",[287],"underscore","Puntata completa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-231.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIntervista Antonio Casilli\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-casilli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCollegato con noi c'è Antonio Casilli, professore dell'Istituto Politecnico di Parigi e autore di diversi lavori, tra cui un libro pubblicato in Italia nel 2021, Schiavi del Click. Fa parte del gruppo di ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al di là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità di parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando di diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia di internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni di ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti di lavoro è un pretesto.\r\nI posti di lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno di tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere di definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è stato dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia di persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora di più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni di lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo di vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via di sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi di distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi di povertà, forti percentuali di persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi di andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione di prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo di ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento di propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza di questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che di solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti di diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare di great replacement, di grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa di immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo di ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo di discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla di possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi di grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo di discorso. E lo stesso tipo di discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta di una scelta di investitori e di grandi capitalisti di far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici di lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia di tutta l'automazione, dall'automazione meccanica di diversi secoli fa all'automazione detta intelligente di oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea di principio, a più esseri umani di accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso di dati, le tecnologie di machine learning, ovverosia di apprendimento automatico, hanno bisogno di tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace di generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P di GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un data scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo di animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza di esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla di sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà di un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo di piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori di iscriversi e quindi di accettare, di realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende di reclutare a volte centinaia, di migliaia, a volte addirittura milioni di persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga di andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso di entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso di darci magari un po' conto di come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella di sorveglianza, sia quella di organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo di una ventina di persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio di ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina di inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici di questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze di migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto di vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando di persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello di specializzazioni di educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto di vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti di lavoro e quindi devono accettare delle forme di lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, di solito un vecchio computer distribuito dallo Stato una decina di anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi di fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo di dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano di realizzare dei task, ottengono dei pagamenti di qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione di immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia di persone che fanno dei turni di giorno e di notte e che fanno lavori di diverso tipo. Di solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello di segreto industriale. Possono essere dei ministeri di governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta di grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno di dati di qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è stato certamente il più forte a livello di risultati. Stiamo parlando di un paio di anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso di questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica di click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica di dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione di dati o della notazione di dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello di una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo di situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro di identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro di adattazione, di adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma di quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune di queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero di persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, di cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage di questa casa di cui parlavo prima, facevano finta di essere una camera di videosorveglianza intelligente di quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera di videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza di questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta di un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi di grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale di Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva di andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione di una delle più grandi fonti di ricchezza e di profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo di commentare su questi microfoni , che uno è quello di Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino di 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso di Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi di automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi di appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro di artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione di costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio di questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione di pagare i cassieri, ma cosa questo caso di off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo di circa 25 miliardi di euro. C'è un costo di circa 25 miliardi di euro di reddito basso che per gli stati di paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini di introiti fiscali, in termini di contributi, in termini di tutta una serie di altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono di natura fiscale, contributiva, di previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo stato sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro di chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere di sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione di chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo di parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, di come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche di raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio di come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano di ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz di CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso di outsourcing di diverse centinaia di persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta di essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti di lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano di essere reintegrati o che cercano di essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse di altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda di cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale di fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi di gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando di più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi di lavoro. Che tipo di lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard di lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università di Oxford. Altre volte si tratta di applicare sostanzialmente le regole di gli standard internazionali di difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi di far applicare la legge, in altri casi si tratta di aiutare lo sviluppo di soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è stato al centro di una serie di rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti di lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi di lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia di iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria di quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno di questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore di nicchia, visto il numero di persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali di costruzione di coscienza di classe, se vogliamo, o di costruzione di movimenti multitudinari nei quali questi laboratori di dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso di Solow su come sia stato misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto di vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci di investimentoda parte di grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima di natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso di crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono di natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità di infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto di vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini di profitto, in termini di rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno di avere un prodotto che funziona e nemmeno di venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea di, a grosso modo, di soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte di stati e a volte di grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni di centinaia di miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso di Uber, questo profitto non arriva mai.\r\nUber è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo di profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. Uber in realtà spende molto di più a convincerti a usare Uber che non quello che guadagna facendoti usare Uber.\r\nSono riusciti a fare un minimo di profitto perché hanno fatto un'acquisizione di un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori di continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso di venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando di persone del calibro di Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone di estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato di quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi di investimento che sono pericolosi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico e aggiungerei anche, anche se poi di questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in data center, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso di energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso di tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente di vendersi come green AI, quindi di fare un pochettino di ripulitura e di riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare di vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori di ChatGPT, stiamo parlando di un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse di ricette, magari la ricetta di una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto di Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i data center negli Stati Uniti consumeranno il 10% di tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci di questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è stato un tentativo a più riprese di creare punti di convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto di vista anche un po' più avanzato dal punto di vista anche dello stato di salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti di ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio mutuati da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti di convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto di vista spesso e volentieri abbiamo cercato di portare questi discorsi all'interno anche di iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale di ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti di convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano di due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera di considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al di là di queste diciamo di questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno di avere una specie di cartografia di che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni di vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte di noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi di sale come è il caso di Bolivia e di Uyuni che è il più grande giacimento di litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie di tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa di immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità di svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei data center i data center non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i data center sono dei paesi nei quali l'infrastruttura di produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza di questi data center in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione di nuovi data center in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più di questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti di critica tecnologica e movimenti di rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione di una mia carissima collega e amica e anche lei membra di DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori di cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni di lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni di lavoro.Ed è una maniera di effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto di vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio di questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze di persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono di grandissima qualità. Quindi vi consiglio di cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e di connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.","11 Luglio 2024","2024-07-11 12:19:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/rick-rothenberg-kroIft6D9wk-unsplash-scaled-1-200x110.jpg","StakkaStakka 3 Luglio 2024 – Intervista Antonio Casilli",1720700396,[],[],{"post_content":445},{"matched_tokens":446,"snippet":447,"value":448},[18],"e altri sono stati proprio \u003Cmark>mutua\u003C/mark>ti da una parte all'altra, presi","Puntata completa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-231.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIntervista Antonio Casilli\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-casilli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCollegato con noi c'è Antonio Casilli, professore dell'Istituto Politecnico di Parigi e autore di diversi lavori, tra cui un libro pubblicato in Italia nel 2021, Schiavi del Click. Fa parte del gruppo di ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al di là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità di parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando di diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia di internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni di ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti di lavoro è un pretesto.\r\nI posti di lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno di tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere di definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è stato dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia di persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora di più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni di lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo di vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via di sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi di distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi di povertà, forti percentuali di persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi di andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione di prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo di ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento di propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza di questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che di solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti di diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare di great replacement, di grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa di immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo di ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo di discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla di possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi di grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo di discorso. E lo stesso tipo di discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta di una scelta di investitori e di grandi capitalisti di far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici di lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia di tutta l'automazione, dall'automazione meccanica di diversi secoli fa all'automazione detta intelligente di oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea di principio, a più esseri umani di accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso di dati, le tecnologie di machine learning, ovverosia di apprendimento automatico, hanno bisogno di tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace di generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P di GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un data scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo di animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza di esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla di sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà di un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo di piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori di iscriversi e quindi di accettare, di realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende di reclutare a volte centinaia, di migliaia, a volte addirittura milioni di persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga di andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso di entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso di darci magari un po' conto di come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella di sorveglianza, sia quella di organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo di una ventina di persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio di ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina di inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici di questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze di migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto di vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando di persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello di specializzazioni di educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto di vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti di lavoro e quindi devono accettare delle forme di lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, di solito un vecchio computer distribuito dallo Stato una decina di anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi di fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo di dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano di realizzare dei task, ottengono dei pagamenti di qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione di immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia di persone che fanno dei turni di giorno e di notte e che fanno lavori di diverso tipo. Di solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello di segreto industriale. Possono essere dei ministeri di governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta di grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno di dati di qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è stato certamente il più forte a livello di risultati. Stiamo parlando di un paio di anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso di questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica di click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica di dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione di dati o della notazione di dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello di una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo di situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro di identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro di adattazione, di adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma di quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune di queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero di persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, di cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage di questa casa di cui parlavo prima, facevano finta di essere una camera di videosorveglianza intelligente di quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera di videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza di questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta di un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi di grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale di Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva di andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione di una delle più grandi fonti di ricchezza e di profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo di commentare su questi microfoni , che uno è quello di Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino di 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso di Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi di automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi di appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro di artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione di costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio di questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione di pagare i cassieri, ma cosa questo caso di off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo di circa 25 miliardi di euro. C'è un costo di circa 25 miliardi di euro di reddito basso che per gli stati di paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini di introiti fiscali, in termini di contributi, in termini di tutta una serie di altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono di natura fiscale, contributiva, di previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo stato sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro di chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere di sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione di chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo di parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, di come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche di raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio di come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano di ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz di CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso di outsourcing di diverse centinaia di persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta di essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti di lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano di essere reintegrati o che cercano di essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse di altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda di cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale di fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi di gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando di più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi di lavoro. Che tipo di lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard di lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università di Oxford. Altre volte si tratta di applicare sostanzialmente le regole di gli standard internazionali di difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi di far applicare la legge, in altri casi si tratta di aiutare lo sviluppo di soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è stato al centro di una serie di rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti di lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi di lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia di iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria di quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno di questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore di nicchia, visto il numero di persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali di costruzione di coscienza di classe, se vogliamo, o di costruzione di movimenti multitudinari nei quali questi laboratori di dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso di Solow su come sia stato misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto di vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci di investimentoda parte di grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima di natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso di crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono di natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità di infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto di vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini di profitto, in termini di rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno di avere un prodotto che funziona e nemmeno di venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea di, a grosso modo, di soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte di stati e a volte di grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni di centinaia di miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso di Uber, questo profitto non arriva mai.\r\nUber è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo di profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. Uber in realtà spende molto di più a convincerti a usare Uber che non quello che guadagna facendoti usare Uber.\r\nSono riusciti a fare un minimo di profitto perché hanno fatto un'acquisizione di un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori di continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso di venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando di persone del calibro di Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone di estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato di quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi di investimento che sono pericolosi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico e aggiungerei anche, anche se poi di questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in data center, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso di energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso di tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente di vendersi come green AI, quindi di fare un pochettino di ripulitura e di riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare di vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori di ChatGPT, stiamo parlando di un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse di ricette, magari la ricetta di una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto di Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i data center negli Stati Uniti consumeranno il 10% di tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci di questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è stato un tentativo a più riprese di creare punti di convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto di vista anche un po' più avanzato dal punto di vista anche dello stato di salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti di ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio \u003Cmark>mutua\u003C/mark>ti da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti di convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto di vista spesso e volentieri abbiamo cercato di portare questi discorsi all'interno anche di iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale di ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti di convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano di due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera di considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al di là di queste diciamo di questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno di avere una specie di cartografia di che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni di vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte di noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi di sale come è il caso di Bolivia e di Uyuni che è il più grande giacimento di litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie di tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa di immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità di svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei data center i data center non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i data center sono dei paesi nei quali l'infrastruttura di produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza di questi data center in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione di nuovi data center in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più di questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti di critica tecnologica e movimenti di rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione di una mia carissima collega e amica e anche lei membra di DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori di cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni di lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni di lavoro.Ed è una maniera di effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto di vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio di questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze di persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono di grandissima qualità. Quindi vi consiglio di cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e di connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.",[450],{"field":132,"matched_tokens":451,"snippet":447,"value":448},[18],{"best_field_score":272,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":273,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":17},{"document":454,"highlight":466,"highlights":471,"text_match":270,"text_match_info":474},{"comment_count":47,"id":455,"is_sticky":47,"permalink":456,"podcastfilter":457,"post_author":410,"post_content":458,"post_date":459,"post_excerpt":111,"post_id":455,"post_modified":460,"post_thumbnail":461,"post_title":462,"post_type":341,"sort_by_date":463,"tag_links":464,"tags":465},"85335","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-21-11-2023/",[289]," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Beppe Dalessio del sicobas Salerno sullo sciopero nazionale contro il genocidio in Palestina:\r\ni coordinamenti provinciali del SI Cobas della Campania hanno indetto assieme alle reti territoriali di solidarietà col popolo palestinese e in continuità con la mobilitazione della scorsa settimana a Genova, un presidio al Porto di Salerno venerdì 17 Novembre per denunciare la presenza su uno dei terminal salernitani della compagnia israeliana ZIM, attiva nel trasporto di armi e materiale bellico diretto a Israele finalizzato allo sterminio del popolo palestinese a Gaza.\r\n?????? FERMIAMO IL GENOCIDIO!!!\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/F_m_21_11_Beppe-SiCobas-su-iniziative-antimilitariste-in-Campania.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Dario della ex GKN a Campi Bisenzio (Fi) sullo stato della vertenza del collettivo di Fabbrica che si avvicina all'ora x:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nComunicazione 1, importante, a tutta la rete solidale: verso l’ora x\r\n\r\n1. Sono ripartiti i licenziamenti. Il nostro tempo sta scadendo. Qualsiasi attività di solidarietà o di appoggio a Gkn deve ormai fare i conti con questo tempo.\r\n\r\n2. L’ora x ad oggi è il primo gennaio 2024: i licenziamenti saranno definitivi e Gkn sarà trasformata definitivamente in una operazione immobiliare.\r\n\r\n3. Non c’è una terza via: Gkn stabilimento vuoto o fabbrica socialmente integrata. O simbolo del fatto che “loro”, in un modo o nell’altro, prima o poi vincono. O esempio del fatto, qui e ora, “noi possiamo”. Arrivati sull’orlo del baratro, spiccare il volo o cadere.\r\n\r\n4. Noi non abbiamo scelta, questo è il nostro posto di lavoro. Proveremo a resistere. Voi avete scelta: potete prendere atto di come sono andate le cose o giocarvi qua l’esistenza di un esempio concreto, a disposizione di nuovi rapporti di forza per il movimento sindacale, la giustizia sociale e il movimento climatico\r\n\r\n5. Siamo consapevoli del contesto. Siamo di fronte a una escalation bellica mondiale e a una strage a Gaza. Non siamo l’unica crisi aziendale, né l’unica vertenza esemplare. E non sgomitiamo di certo per essere più visibili o più urgenti di tutto il resto. Siamo solo una minuscola parte del tutto. Ma vi segnaliamo che questa minuscola parte è arrivata, qui e ora, all’epilogo. E si decide ora quale sarà questo epilogo. Quanto questo epilogo sia importante per i rapporti di forza complessivi, sta a voi valutarlo e deciderlo.\r\n\r\n6. Comunicare i diversi passaggi della lotta non è semplice. La controparte si è attrezzata con il tempo per inquinare ogni nostra narrazione, confonderla, ingarbugliarla, tecnicizzarla. Vi dobbiamo\r\nchiedere un surplus di attenzione, seguendo i nostri social, segnandovi nei gruppi info gkn su whatsapp (scrivere a 3478646481) o iscrivendovi al nostro canale Telegram\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nhttps://t.me/infocollettivodifabbricagkn [1]\r\n\r\nSu insorgiamo.org [2], trovate:\r\n\r\n- un dossier riassuntivo dei diversi passaggi e della potenziale speculazione immobiliare\r\nhttps://insorgiamo.org/dossier-gkn/ [3]\r\n\r\n- tutte le info sul progetto cargobike\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nhttps://insorgiamo.org/cargo-bike/ [4]\r\n\r\n- tutte le info sull’azionariato popolare\r\nhttps://insorgiamo.org/100x10-000/ [5]\r\n\r\n7. La reindustrializzazione dal basso è uno strumento di lotta e come tale deve dipendere dai tempi della lotta. Fondi per l’azionariato popolare, contributo per le cargobike, competenza per il piano fotovoltaico: tutte le attività legate o accelerano ora o diventano superflue.\r\n\r\n8. Non abbiamo più tempo. Non siamo più in grado di rispondere a singole proposte, singoli inviti, singole attività. Novembre è già quasi finito e dicembre è un mese reso corto dalle festività. Dobbiamo tagliare drasticamente su riunioni, call, iniziative. Lanciamo un Insorgiamo tour mirato all’ora x: Roma, Milano, Padova, Napoli, Torino. E sul piano internazionale: Vienna, Barcellona, forse Berlino, forse Londra. Chiediamo a tutte le realtà di convergere, per insorgere nelle date che verranno indicate.\r\n\r\n9. La road map verso l’ora x sarà caratterizzata da momenti di “alta convergenza crescente”: insorgiamo tour, sciopero generale il 17 novembre a Firenze, ci rimettiamo a testuggine, 2 e 3 dicembre “saremo coro”, 16 o 17 dicembre giornata di lotta. Vi chiediamo di tenervi libere e liberi,di continuare a convergere, per evitare e al contempo provare ad affrontare insieme l’ora x: il 31 dicembre alle h 00.00. Se non riusciamo a impedire l’ora x, il 31 dicembre e il primo gennaio, non prendete impegni. Dobbiamo continuare a stupire\r\n\r\n10. In questi giorni, giustizia climatica, sociale, mutualismo, fabbrica socialmente integrata, cura del territorio e della comunità, necessità della convergenza sembrano essere collassate tutte insieme in poche ore a Campi Bisenzio. Sembra tutto apparentemente casuale. In verità, è segno del fatto che ci preparavamo da tempo a questo tempo che ci viene incontro.\r\nChe abbiamo fatto delle scelte. I rapporti di forza sono schiaccianti, il contesto può sovrastarci, ma hai sempre un margine di scelta. Non puoi scegliere quando piove, ma puoi scegliere che persona sarai sotto la pioggia. Scegliamo insieme di non cadere.\r\n\r\n#insorgiamo [6]\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/F_m_21_11_Dario-exGKN-su-lancio-evento-31-dicembre-e-continuazione-lotta.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","24 Novembre 2023","2023-11-24 17:10:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/402313253_18035050573720913_5342233810330345323_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 21/11/2023",1700845707,[],[],{"post_content":467},{"matched_tokens":468,"snippet":469,"value":470},[18],"questi giorni, giustizia climatica, sociale, \u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo, fabbrica socialmente integrata, cura del"," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Beppe Dalessio del sicobas Salerno sullo sciopero nazionale contro il genocidio in Palestina:\r\ni coordinamenti provinciali del SI Cobas della Campania hanno indetto assieme alle reti territoriali di solidarietà col popolo palestinese e in continuità con la mobilitazione della scorsa settimana a Genova, un presidio al Porto di Salerno venerdì 17 Novembre per denunciare la presenza su uno dei terminal salernitani della compagnia israeliana ZIM, attiva nel trasporto di armi e materiale bellico diretto a Israele finalizzato allo sterminio del popolo palestinese a Gaza.\r\n?????? FERMIAMO IL GENOCIDIO!!!\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/F_m_21_11_Beppe-SiCobas-su-iniziative-antimilitariste-in-Campania.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Dario della ex GKN a Campi Bisenzio (Fi) sullo stato della vertenza del collettivo di Fabbrica che si avvicina all'ora x:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nComunicazione 1, importante, a tutta la rete solidale: verso l’ora x\r\n\r\n1. Sono ripartiti i licenziamenti. Il nostro tempo sta scadendo. Qualsiasi attività di solidarietà o di appoggio a Gkn deve ormai fare i conti con questo tempo.\r\n\r\n2. L’ora x ad oggi è il primo gennaio 2024: i licenziamenti saranno definitivi e Gkn sarà trasformata definitivamente in una operazione immobiliare.\r\n\r\n3. Non c’è una terza via: Gkn stabilimento vuoto o fabbrica socialmente integrata. O simbolo del fatto che “loro”, in un modo o nell’altro, prima o poi vincono. O esempio del fatto, qui e ora, “noi possiamo”. Arrivati sull’orlo del baratro, spiccare il volo o cadere.\r\n\r\n4. Noi non abbiamo scelta, questo è il nostro posto di lavoro. Proveremo a resistere. Voi avete scelta: potete prendere atto di come sono andate le cose o giocarvi qua l’esistenza di un esempio concreto, a disposizione di nuovi rapporti di forza per il movimento sindacale, la giustizia sociale e il movimento climatico\r\n\r\n5. Siamo consapevoli del contesto. Siamo di fronte a una escalation bellica mondiale e a una strage a Gaza. Non siamo l’unica crisi aziendale, né l’unica vertenza esemplare. E non sgomitiamo di certo per essere più visibili o più urgenti di tutto il resto. Siamo solo una minuscola parte del tutto. Ma vi segnaliamo che questa minuscola parte è arrivata, qui e ora, all’epilogo. E si decide ora quale sarà questo epilogo. Quanto questo epilogo sia importante per i rapporti di forza complessivi, sta a voi valutarlo e deciderlo.\r\n\r\n6. Comunicare i diversi passaggi della lotta non è semplice. La controparte si è attrezzata con il tempo per inquinare ogni nostra narrazione, confonderla, ingarbugliarla, tecnicizzarla. Vi dobbiamo\r\nchiedere un surplus di attenzione, seguendo i nostri social, segnandovi nei gruppi info gkn su whatsapp (scrivere a 3478646481) o iscrivendovi al nostro canale Telegram\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nhttps://t.me/infocollettivodifabbricagkn [1]\r\n\r\nSu insorgiamo.org [2], trovate:\r\n\r\n- un dossier riassuntivo dei diversi passaggi e della potenziale speculazione immobiliare\r\nhttps://insorgiamo.org/dossier-gkn/ [3]\r\n\r\n- tutte le info sul progetto cargobike\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nhttps://insorgiamo.org/cargo-bike/ [4]\r\n\r\n- tutte le info sull’azionariato popolare\r\nhttps://insorgiamo.org/100x10-000/ [5]\r\n\r\n7. La reindustrializzazione dal basso è uno strumento di lotta e come tale deve dipendere dai tempi della lotta. Fondi per l’azionariato popolare, contributo per le cargobike, competenza per il piano fotovoltaico: tutte le attività legate o accelerano ora o diventano superflue.\r\n\r\n8. Non abbiamo più tempo. Non siamo più in grado di rispondere a singole proposte, singoli inviti, singole attività. Novembre è già quasi finito e dicembre è un mese reso corto dalle festività. Dobbiamo tagliare drasticamente su riunioni, call, iniziative. Lanciamo un Insorgiamo tour mirato all’ora x: Roma, Milano, Padova, Napoli, Torino. E sul piano internazionale: Vienna, Barcellona, forse Berlino, forse Londra. Chiediamo a tutte le realtà di convergere, per insorgere nelle date che verranno indicate.\r\n\r\n9. La road map verso l’ora x sarà caratterizzata da momenti di “alta convergenza crescente”: insorgiamo tour, sciopero generale il 17 novembre a Firenze, ci rimettiamo a testuggine, 2 e 3 dicembre “saremo coro”, 16 o 17 dicembre giornata di lotta. Vi chiediamo di tenervi libere e liberi,di continuare a convergere, per evitare e al contempo provare ad affrontare insieme l’ora x: il 31 dicembre alle h 00.00. Se non riusciamo a impedire l’ora x, il 31 dicembre e il primo gennaio, non prendete impegni. Dobbiamo continuare a stupire\r\n\r\n10. In questi giorni, giustizia climatica, sociale, \u003Cmark>mutua\u003C/mark>lismo, fabbrica socialmente integrata, cura del territorio e della comunità, necessità della convergenza sembrano essere collassate tutte insieme in poche ore a Campi Bisenzio. Sembra tutto apparentemente casuale. In verità, è segno del fatto che ci preparavamo da tempo a questo tempo che ci viene incontro.\r\nChe abbiamo fatto delle scelte. I rapporti di forza sono schiaccianti, il contesto può sovrastarci, ma hai sempre un margine di scelta. Non puoi scegliere quando piove, ma puoi scegliere che persona sarai sotto la pioggia. Scegliamo insieme di non cadere.\r\n\r\n#insorgiamo [6]\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/F_m_21_11_Dario-exGKN-su-lancio-evento-31-dicembre-e-continuazione-lotta.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[472],{"field":132,"matched_tokens":473,"snippet":469,"value":470},[18],{"best_field_score":272,"best_field_weight":169,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":273,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":17},6637,{"collection_name":341,"first_q":18,"per_page":276,"q":18},8,["Reactive",479],{},["Set"],["ShallowReactive",482],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$frViDmCjW-IBRgYTWRSFIXxKa9emrXlKuhsZ6pSBuo80":-1},true,"/search?query=mutua"]