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Si tratta del vice presidente del Consiglio Regionale ed Assessore al Bilancio Aldo Reschigna, dell’assessore Monica Cerutti (in quota Sel) ed altri, tra cui il segretario regionale del Pd Davide Gariglio, capogruppo in Consiglio del partito.\r\n\r\nL'inchiesta aveva già portato alla dimissione della giunta leghista di Roberto Cota, che aveva portato ad elezioni anticipate e all'insediamento della nuova giunta Chiamparino. Proprio sulla mancata coerenza di Chiamparino con le promesse fatte alla vigilia delle elezioni si soffermano oggi le critiche di Forza Italia e Movimento 5 Stelle. «Il rinvio a giudizio di alcuni autorevoli esponenti del centrosinistra merita un approfondimento in Aula. Ora misureremo la coerenza di Chiamparino e del Pd, che hanno utilizzato il tema di Rimborsopoli in campagna elettorale» ha dichiarato Gilberto Pichetto, di Forza Italia. Dello stesso parere anche Giorgio Bertola capogruppo del Movimento 5 stelle in Consiglio regionale del Piemonte: «Chiamparino aveva detto in campagna elettorale che nessun rinviato a giudizio sarebbe stato presente nella sua lista. Ora chiediamo coerenza».\r\n\r\nChiamparino ha infatti confermato la fiducia nei sui collaboratori e rifiutato le dimissioni timidamente avanzate da questi. 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Dai Cpr alle politiche globali è il titolo di una serie di iniziative in Torino tra il 30 maggio e il 6 giugno che uniscono la gestione feroce del fenomeno migratorio e il suo controllo fatto passare come sicurezza, sotto forma di decreto poliziesco. Ci siamo affidati a Giordana perché ci illustrasse gli interventi di Gianluca Vitale e Laura Martinelli al Campus, di Pietro Basso ai giardini Schiapparelli, la biciclettata da piazza Castello al Cie tornato Cpr (ma stavolta Centro di Permanenza e Rimpatrio) di corso Brunelleschi:\r\n\r\nDai Cpr alle politiche globali\r\nLa lotta contro luoghi infami come i Cie/Cpr si lega a filo doppio con il pugno duro adottato contro l'Asilo sgomberato il 7 febbraio. All'innalzamento del livello di repressione nei confronti di alcune realtà riconosciute dal potere come nemico assoluto ci è sembrato opportuno almeno contrapporre un'analisi e un'apertura ai tentativi di resistenza e di rivendicare e ottenere livelli di sopportabile esistenza e comunque pretendendo libertà e di porre un argine all'arbitrio poliziesco. Dopo questi mesi di lotte a seguito dello sgombero dell'Asilo si è giunti a un tale grado di coercizione, di persecuzione, di kafkiane pieghe di sadismo burocratico che Silvia e Anna, recluse al 41 bis senza che nessun giudice gliel'abbia comminato, hanno dovuto contrapporre un gesto estremo e pericoloso nelle sue conseguenze. Lo sciopero della fame.\r\nDapprima Gabrio ci ha aggiornato sulle condizioni delle due compagne sequestrate dallo stato e ristrette a L'Aquila che richiedono di essere declassificate a forme che spetterebbero loro, in base alle accuse e alle norme e in totale assenza di giudizio, e non arbitrii dovuti all'interpretazione personale dei tanti funzionari che si arrogano ciascuno interventi che sembrano fare a gara a inasprire l'accanimento; analizzando infine la situazione e allargando il discorso alle forme di repressione messe in atto negli ultimi mesi contro il Movimento e in prospettiva futura.\r\n\r\nSilvia e Anna: accanimento e abitudine all'inasprimento\r\n\r\nPoi abbiamo avuto la fortuna di interpellare Elton Kalica, che dapprima ha subito il carcere duro per molti anni e poi lo ha iniziato a studiare e a frequentare con interesse scientifico mai scevro di umanità.\r\n\r\nUna vera eminenza per quel che riguarda il sistema penitenziario e l'umanità ivi compressa, Nonostante la giovane età in materia di carcerazione speciale Elton è l'interlocutore giusto in questi giorni di particolare attenzione ai regimi detentivi e di reazioni a questi attraverso a quegli stessi corpi ristretti, che rifiutano il cibo per sottrarsi alla tortura e alla vessazione vendicativa, ci è sembrato corretto rivolgerci a questo giovane che ha esperito il carcere duro come vittima e poi come ricercatore per ottenere una schietta e inattaccabile descrizione dei motivi e delle modalità sottese a ogni regola normativa e individuale arbitrio nascosto tra le pieghe dei regimi restrittivi più feroci e punitivi.\r\n\r\n41 bis e nemico assoluto genera tortura","31 Maggio 2019","2019-06-01 17:26:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/41bis-tortura-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/41bis-tortura-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/41bis-tortura-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/41bis-tortura-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/41bis-tortura.jpg 777w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il carcere duro e lo sciopero di Anna e Silvia. 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Tra Claviere e il Monginevro la stagione sciistica era finita, quella estiva era lontana.\r\nNon si fermava invece il passaggio di migranti decisi a bucare l'ennesima frontiera per raggiungere la meta decisa mesi e persino anni prima nel cuore dell'Africa o dell'Asia. Una buona occasione per chiudere la frontiera italofrancese, lontano dagli occhi dei turisti. Anche i fascisti di Genaration Identitaire ne profittarono per un'azione mediatica al colle della Scala, dove giunsero con motoslitte e un elicottero per piazzare una ridicola recinzione arancione in mezzo alla neve. In quel periodo dell'anno nessun migrante passava dal colle, perché il passaggio era impraticabile per la neve ed il forte rischio di slavine.\r\nQuel sabato l'aria era fredda e il sole alto. Alle spalle del rifugio autogestito Chez Jesus partirono circa duecento persone seguendo la pista che porta al colle del Monginevro, che altri raggiunsero in auto. La polizia francese schierò una sottile fila di gendarmi per fronteggiare i manifestanti. Circolava la notizia che i fascisti avessero posto fine alla loro uscita teatrale al colle della Scala e la Gendarmeria di Briancon era probabilmente convinta che nessuno sarebbe andato oltre.\r\nTroppo tardi si resero conto che l'obiettivo delle persone raggruppate al Monginevro era aprire la frontiera, chiusa da giorni.\r\nI manifestanti aggirarono nella neve i gendarmi lasciandoli con un palmo di naso. Poi la marcia proseguì per 18 chilometri lungo i tornanti che scendono a Briancon. Lì altri gendarmi vennero aggirati e si giunse al rifugio solidale nei pressi della stazione.\r\nUna grande giornata di lotta e solidarietà.\r\nQuella sera stessa, a manifestazione ormai finita, scattò la vendetta dei gendarmi. 9 persone vennero fermate: quattro, tra cui una compagna di Torino, vennero arrestate e condotte in carcere con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in banda. Dopo un periodo di carcere e di soggiorno obbligato saranno liberate in attesa del processo.\r\nNei mesi successivi altri tre attivisti verranno a loro volta rinviati a giudizio con le stesse accuse.\r\n\r\nL'8 novembre è stato lanciato un presidio solidale al tribunale di Gap alle 8,30\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un'attivista contro le frontiere\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-06-gap-cate.mp3\"][/audio]","7 Novembre 2018","2018-11-07 20:03:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/mongenevre-2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"173\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/mongenevre-2-300x173.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/mongenevre-2-300x173.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/mongenevre-2-768x442.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/mongenevre-2-1024x589.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/mongenevre-2.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gap. 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A Borgaro, paese dell'hinterland torinese, c'é la fiera. A questa fiera c'é anche un ragazzo di trentunanni con il suo bambino e un amichetto. Il padre di distrae un attimo. In quell'attimo i due bambini sono spariti tra la folla, inghiottiti. L'uomo li cerca ma non li trova. Ha paura: teme il giudizio della gente, teme di essere accusato di non essere un bravo genitore. Si inventa una bugia, una grossa bugia: sostiene che un uomo aveva tentato di rapire i due piccoli ma lui era arrivato in tempo.\r\nPoteva bastare. Invece no. Per rendere più credibile la propria storia racconta il rapitore è un rom. Non pago di questa menzogna razzista, indica senza timore la foto segnaletica di un uomo nell'album della polizia.\r\nPeccato che quell'uomo fosse in galera. Una \"fortuna\" per lui e per tutti i rom di Torino. Sui social network la canea razzista stava già suonando la grancassa, già si sentiva odore di benzina.\r\nQuesta volta è andata meglio di tre anni fa. Nel dicembre del 2011 una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa.\r\nIn questa bugia è il nocciolo di un male profondo. Una famiglia ossessionata dalla verginità della figlia sedicenne, al punto di sottoporla a continue visite ginecologiche, incarna un retaggio patriarcale che stritola la vita di una ragazza. Lei, per timore dei suoi, indica nel rom, brutto, sporco, puzzolente, con una cicatrice sul viso l’inevitabile colpevole.\r\nL'allora segretaria dei Democratici torinesi, Brangantini, prese le distanze dal corteo indetto per “ripulire” la Continassa, ma quella sera sfilava in prima fila. Con lei c’era tanta “brava gente” accecata dall’odio razzista.\r\nAll’arrivo dei vigili del fuoco la folla inferocita li fermò a lungo. 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Ogni volta che un bimbo o una bimba troppo biondi vengono visti in un campo c'é sempre qualche brava persona che li segnala alla polizia.\r\nMai è successo che gli ossessivi controlli abbiano dato ragione ai pregiudizi infamanti sui rom.\r\nTra i rom è invece diffuso il timore di vedersi sottratti i figli da qualche assistente sociale convinta che i poveri, specie se rom, non possano avere figli. Così lo Stato sottrae i bambini ai genitori e li chiude in istituti.\r\nNel 700' in Austria venne emanata una legge che prescriveva ai cittadini dell'impero di prendere in casa un bambino rom, di imporgli la propria lingua, il proprio stile di vita, per farne un piccolo austriaco.\r\nA proposito di ladri di bambini...\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi della redazione di A, curatore del DVD e libretto “A forza di essere vento” dedicato allo sterminio nazista di rom e sinti.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\npaolo_rom","1 Ottobre 2014","2014-11-03 22:53:54","I ladri di bambini",1412189510,[229,230,231,232,233,109],"http://radioblackout.org/tag/borgaro/","http://radioblackout.org/tag/campi-rom/","http://radioblackout.org/tag/ladri-di-bambini/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/rom/",[18,235,26,236,237,15],"campi rom","razzismo","rom",{"post_content":239},{"matched_tokens":240,"snippet":241,"value":242},[76],"trova. 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Ovviamente tutti si spera che non riapra mai più.\r\n\r\nStefaniaoutlaw","14 Marzo 2013","2013-03-17 18:47:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/mostroseizampe-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"254\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/mostroseizampe-300x254.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/mostroseizampe-300x254.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/mostroseizampe.jpg 473w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bologna, a processo i \"fuorilegge\" del centro di documentazione Fuoriluogo",1363263272,[],[],{"post_content":263},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[75],"che contiene una particolare anomalia: \u003Cmark>nessun\u003C/mark> fatto specifico viene contestato agli"," \r\n\r\nIl 6 aprile 2011 a Bologna con perquisizioni, 5 arresti e varie misure cautelari prende il via l’operazione Outlaw, un’inchiesta giudiziaria contro 27 compagni e compagne del centro di documentazione anarchico Fuoriluogo che viene messo sotto sequestro e in seguito chiuso.\r\nL’accusa formulata è di “associazione a delinquere con finalità eversiva dell'ordine democratico”, un’impalcatura accusatoria creata sulla base delle indagini portate avanti dalla Digos di Bologna ma che contiene una particolare anomalia: \u003Cmark>nessun\u003C/mark> fatto specifico viene contestato agli imputati.\r\nL’operazione repressiva, che parte solo dopo un summit in città tra l’allora ministro degli interni Roberto Maroni, Digos e magistratura, è chiaramente orchestrata da alcuni dei grandi poteri di questo paese.\r\nNon a caso poche settimane dopo, il capo della sicurezza dell'ENI Umberto Saccone in un'intervista sottolineerà come a Bologna e Firenze siano state svolte operazioni di polizia volte a colpire e circoscrivere la presunta area di provenienza di attacchi ad alcune sedi della società.\r\nIn questi ultimi due anni di palese instabilità sociale ed economica, lo Stato ha utilizzato lo strumento dei reati associativi per sferrare numerosi attacchi repressivi, con l’evidente intento di stroncare collettivi e percorsi di lotta, di indebolire la rabbia e le voci del dissenso.\r\n\r\nIl 15 marzo presso il Tribunale di Bologna ci sarà la prima udienza del primo grado di \u003Cmark>giudizio\u003C/mark>, e un presidio di solidarietà nella centralissima piazza Maggiore.\r\n\r\nNell'intervista con Stefania, una delle imputate, facciamo anche qualche considerazione sulla situazione del CIE bolognese, chiuso \"per ristrutturazione\" da alcuni giorni dopo le continue rivolte e per mancanza di fondi. 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Gli/le imputatx del processo in questione saranno Annalisa Spataro, la direttrice del tempo per conto di GEPSA - multinazionale della detenzione che per anni ha lucrato sul centro di Corso Brunelleschi – e il medico Fulvio Pitanti che destinò Moussa al confinamento sanitario.Ma – come sempre succede – lo Stato torturatore e assassino ri-assolve sé stesso e le proprie leggi razziste in un palcoscenico fittizio. Mentre processa due dei tanti tasselli della macchina di morte, riapre proprio quel CPR in cui Moussa fu – come tanti altri – rinchiuso, torturato e sottoposto a ogni sorta di violenza e manipolazione sistemica.\r\nChi sono i colpevoli di tutto questo lo sappiamo già e nessun tribunale lo dovrà scoprire: è la lunga lista di responsabili e complici di un sistematico impianto razzista e classista che sfrutta sul lavoro, tortura nei CPR e deporta coattamente negli aerei di linea e nei charter.Sappiamo anche bene che la Storia ci ha insegnato che solo il fuoco dei ribelli, la rabbia di chi subisce quella violenza, chiude i CPR, da dentro e con la lotta.\r\nNel Febbraio 2023 il fuoco della rivolta ha illuminato le notti fredde di un qualsiasi inverno torinese e - a due anni da quelle settimane di coraggio - la controparte riaffila le sue lame e tenta la riapertura di Corso Brunelleschi, mentre costruisce la pantomima del “giudizio” sui supposti “unici” responsabili di una delle tanti morti di Stato.\r\nTra i vari morti di CPR e di razzismo c’è Ousmane Sylla, morto il 4 Febbraio 2024, pochi giorni dopo che il coraggio dei reclusi aveva distrutto il CPR punitivo di Trapani Milo. Ousamane veniva dallo stesso paese della Guinea di Moussa Balde. A Ponte Galeria – il lager in cui si tolse la vita - arrivò a seguito di un trasferimento dopo le rivolte di uno dei CPR siciliani. Sappiamo bene cosa sono i trasferimenti dopo la lotta: sono la punizione coercitiva, umiliante e violenta, sono la vendetta dello Stato contro chi si ribella.\r\nOusmane e Moussa sono due tra i tanti morti di Stato, silenziati e invisibilizzati. Le loro storie incontrano il dispositivo della frontiera, i fascisti aggressori nelle strade, i reparti antisommossa a sedare le rivolte nei CPR, le leggi clandestinizzanti che impediscono l’accesso al permesso di soggiorno, la retorica razzista diffusa, le prigioni, i lager, gli psicofarmaci coatti e il vuoto umano e politico attorno. 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Ousamane veniva dallo stesso paese della Guinea di Moussa Balde. A Ponte Galeria – il lager in cui si tolse la vita - arrivò a seguito di un trasferimento dopo le rivolte di uno dei CPR siciliani. Sappiamo bene cosa sono i trasferimenti dopo la lotta: sono la punizione coercitiva, umiliante e violenta, sono la vendetta dello Stato contro chi si ribella.\r\nOusmane e Moussa sono due tra i tanti morti di Stato, silenziati e invisibilizzati. Le loro storie incontrano il dispositivo della frontiera, i fascisti aggressori nelle strade, i reparti antisommossa a sedare le rivolte nei CPR, le leggi clandestinizzanti che impediscono l’accesso al permesso di soggiorno, la retorica razzista diffusa, le prigioni, i lager, gli psicofarmaci coatti e il vuoto umano e politico attorno. Le loro storie sono costruite attorno alla violenza sistemica e solo con uno sguardo complessivo possiamo provare a raccontarle; con nel cuore i giorni in cui il CPR di Torino bruciò.\r\nAi microfoni di Radio Blackout durante la trasmissione Harraga - nel tentativo di restituire un pezzo di questo complesso mosaico di razzismo sistemico e slanci di lotta contro esso - una compagna di Ventimiglia ci parla dell’imminente arrivo in Italia delle famiglie di Moussa e Ousmane e dell’importanza della decisione di venire a seguire il processo, esprimersi chiaramente, protestare e prendere posizione rispetto ai dispositivi razzisti che hanno ucciso i loro cari (e tantx altrx). Nonché ci racconta gli ultimi aggiornamenti da una delle frontiere più mediatizzate sulla linea franco-italiana.\r\n\r\n\r\nAscolta qui il podcast: \r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/podcast-ventimiglia-e-processo-balde.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nPer aggiornamenti visitare il sito Parole sul Confine - Testimonianze, storie e resistenze.\r\nPer contribuire al crowfounding: https://www.papayoux-solidarite.com/fr/collecte/contro-il-cpr-per-moussa-balde",[319],{"field":120,"matched_tokens":320,"snippet":316,"value":317},[75],{"best_field_score":174,"best_field_weight":125,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":175,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":323,"highlight":337,"highlights":342,"text_match":172,"text_match_info":345},{"comment_count":47,"id":324,"is_sticky":47,"permalink":325,"podcastfilter":326,"post_author":327,"post_content":328,"post_date":329,"post_excerpt":53,"post_id":324,"post_modified":330,"post_thumbnail":331,"post_title":332,"post_type":309,"sort_by_date":333,"tag_links":334,"tags":336},"77667","http://radioblackout.org/podcast/repressione-anarchici-avvocati-prendono-parola-ep-01/",[283],"bellocome","Estratto dalla puntata del 17 ottobre 2022 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nREPRESSIONE ANTI-ANARCHICA: GLI AVVOCATI PRENDONO PUBBLICAMENTE PAROLA\r\n\r\nOltre venti avvocati/e hanno deciso di esprimersi pubblicamente, attraverso un documento firmato da legali di diverse città, riguardo alle modalità e alle strategie repressive messe in atto – con particolare evidenza negli ultimi mesi – contro la conflittualità anarchica.\r\n\r\nCome viene sottolineato nel comunicato, l’utilizzo del reato di “strage politica” (seppur in contesti dove non vi è stato alcun ferito) consente di condannare all’ergastolo chi è imputato delle azioni portate a giudizio; ma a quanto pare a venire giudicati sembrano, più che i fatti specifici, l’indole e il pensiero politico di compagne e compagni anarchici coinvolti in queste inchieste.\r\n\r\nIn compagnia di Flavio Rossi Albertini, avvocato difensore in molti processi contro la conflittualità anarchica, riflettiamo sulla scelta da parte sua e dei suoi colleghi di prendere pubblicamente parola rispetto all’operato e alle possibili strategie della repressione in Italia, sul progressivo configurarsi del cosiddetto “diritto penale del nemico”, sulla natura profondamente classista dell’apparato sanzionatorio, su come queste mosse si inseriscano nel tentativo di cancellare il conflitto sociale (sindacati di base, occupazioni, centri sociali, migranti).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BCUPCB_flavio-doc-avv01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSegue il documento:\r\n\r\nIl 6 luglio scorso la Corte di Cassazione ha deciso di riqualificare da strage contro la pubblica incolumità (art 422 c.p.) a strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 c.p.) un duplice attentato contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, avvenuto nel giugno 2006 (due esplosioni in orario notturno, che non avevano causato nessun ferito) e attribuito a due imputati anarchici.\r\n\r\nL’originaria qualificazione di strage prevede l’applicazione della pena non inferiore a 15 anni di reclusione, l’attuale, invece, la pena dell’ergastolo. Sembra paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.\r\n\r\nNel mese di aprile 2022 uno dei due imputati era stato inoltre destinatario di un decreto applicativo del cd. carcere duro, ai sensi dell’art. 41 bis comma 2 O.P. (introdotto nel nostro sistema penitenziario per combattere le associazioni mafiose e che presuppone la necessità di impedire collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale all’esterno per fini criminosi), altra vicenda singolare essendo notorio che il movimento anarchico rifugge in radice qualsiasi struttura gerarchica e/o forma organizzata, tanto da far emergere il serio sospetto che con il decreto ministeriale si voglia impedire l’interlocuzione politica di un militante politico con la sua area di appartenenza piuttosto che la relazione di un associato con i sodali in libertà.\r\n\r\nSempre nel mese di luglio u.s. è stata pronunciata una ulteriore aspra condanna in primo grado, a 28 anni di reclusione, contro un altro militante anarchico per un attentato alla sede della Lega Nord, denominata K3, anche per tale episodio nessuno ha riportato conseguenze lesive. Inoltre, nell’estate del 2020 altri cinque militanti anarchici sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di terrorismo, trascorrendo circa un anno in AS2 (Alta Sorveglianza, altro regime carcerario “duro”), nonostante i fatti a loro concretamente attribuiti fossero bagatellari, quali manifestazioni non preavvisate, imbrattamenti, ecc.\r\n\r\nAltri processi contro attivisti anarchici sono intentati per reati di opinione, ad esempio due a Perugia, qualificati come istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo, in quanto i rei avrebbero diffuso slogan violenti anarchici; quegli stessi slogan e idee che soltanto alcuni anni or sono sarebbero stati ricondotti alla fattispecie di cui all’art. 272 cp, propaganda sovversiva, fattispecie abrogata nel 2006, sulla base dell’assunto che la 2 propaganda, anche di ideologie di sovversione violenta, debba essere tollerata da uno Stato che si dica democratico, pena la negazione del suo stesso carattere fondante.\r\n\r\nAltre iniziative giudiziarie per reati associativi sono state intentate a Trento, nuovamente a Torino, a Bologna a Firenze, contro altri militanti anarchici, con diffusa quanto incomprensibile applicazione di misure cautelari in carcere.\r\n\r\nLa narrazione mediatica sempre degli ultimi due anni, costruita sulla scorta di dichiarazioni qualificate del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, vede inoltre gli anarchici responsabili, istigatori, delle rivolte in carcere del mese di marzo 2020, salva recente successiva smentita da parte della commissione ad hoc istituita per stabilire le cause dell’insorgenza dei detenuti.\r\n\r\nPiù in generale, in epoca recente, all’indistinta area anarchica è stata attribuita una enfatica pericolosità sociale da parte delle relazioni semestrali dei servizi segreti.\r\n\r\nE’ lecito domandarsi cosa stia avvenendo in questo paese e se gli anarchici rappresentino effettivamente un pericolo per l’incolumità pubblica meritevole di essere affrontato in termini muscolari e talvolta spregiudicati oppure se, in coerenza con il passato, rappresentino gli apripista per una ristrutturazione e/o un rafforzamento in chiave autoritaria degli spazi di agibilità politica e democratica nel paese.\r\n\r\nChi scrive svolge la professione di avvocato ed è direttamente impegnato nella difesa di numerosi anarchici in altrettante vicende penali ed è così che riscontra la sempre più diffusa e disinvolta sottrazione delle garanzie processuali a questa tipologia di imputati: in primo luogo in tema di valutazione delle prove in ordine alla riconducibilità soggettiva dei fatti contestati; oppure di abbandono del diritto penale del fatto, a vantaggio del diritto penale del tipo d’autore, realizzato attraverso l’esaltazione della pericolosità dell’ideologia a cui il reo appartiene.\r\n\r\nSiamo consapevoli che la genesi di un possibile diritto penale del nemico si radica nella storia recente di questo paese nel contrasto giudiziario alle organizzazioni combattenti, nel corso dei processi degli anni 70/80 del secolo scorso, e che poi le continue emergenze susseguitesi negli anni hanno permesso di condividere ed estendere ad altre categorie di imputati (ad esempio ai migranti, ma non solo) l’atteggiamento giudiziario tenuto ieri nei confronti dei militanti della lotta armata. Atteggiamento che oggi viene riproposto verso gli anarchici, rei soprattutto di manifestare una alterità irriducibile all’ordine costituito.\r\n\r\nDa avvocati e avvocate ci troviamo ad essere spettatori di una deriva giustizialista che rischia di contrapporre ad un modello di legalità penale indirizzato ai cittadini, con le garanzie e i 3 diritti tipici degli stati democratici, uno riservato ai soggetti ritenuti pericolosi, destinatari di provvedimenti e misure rigidissimi, nonché di circuiti di differenziazione penitenziaria.\r\n\r\nTutto ciò ci preoccupa perché comporta un progressivo allontanamento dai principi del garantismo giuridico, da quello di legalità (per cui si punisce per ciò che si è fatto e non per chi si è) a quello di offensività, sino ad un pericoloso slittamento verso funzioni meramente preventive e neutralizzatrici degli strumenti sanzionatori, come gli esempi sopra richiamati dimostrano.\r\n\r\nDa Roma: Avv. Flavio Rossi Albertini, Avv. Caterina Calia, Avv. Simonetta Crisci, Avv. Ludovica Formoso Avv. Ivonne Panfilo; Avv. Marco Grilli; Avv. Pamela Donnarumma; Avv. Gregorio Moneti; Avv. Leonardo Pompili.\r\n\r\nDa Torino: Avv. Gianluca Vitale, Avv. Claudio Novaro, Avv. Gianmario Ramondini.\r\n\r\nDa Bologna: Avv. Ettore Grenci, Avv. Daria Mosini,Avv. Danilo Camplese \r\n\r\nDa Milano: Avv. Margherita Pelazza, Avv. Eugenio Losco, Avv.Benedetto Ciccaroni, Avv.Tania Bassini\r\n\r\n Da Firenze: Avv. Sauro Poli\r\n\r\nDa La Spezia: Avv. Fabio Sommovigo\r\n\r\nDa Napoli: Avv. 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Ma dietro l'apparente \"giustizia\" che non può risarcire i tanti morti e intossicatai dal mostro necrogeno si mantiene attivo lo stabilimento fino all'ultimo grado di giudzizio. La confisca degli impianti è stata infatti chiesta dai pm, ma sarà operativa ed efficace solo dopo il giudizio della Corte di Cassazione. Ma tutta la vicenda dev'essere inquadrata sotto una lente più ampia, come fa Michaele Tortorella, che abbiamo raggiunto ai nostri microfoni per un commento, con questo pezzo: DECOLONIALIZZARE LA CRISI ECOLOGICA A TARANTO: COLONIALITÀ, PATRIARCATO ED ECOLOGIA-MONDO (prima parte) - (seconda parte).\r\n\r\nNella seconda parte abbiamo invece raggiunto Gennaro Avallone, docente di Sociologia all'Università di Salerno e curatore, con Lucia Giulia Faccini e Sirio Paccino, della riedizione (per i tipi di Ombre Corte) del fondamentale \"L'IMBROGLIO ECOLOGICO. L'IDEOLOGIA DELLA NATURA\" di Dario Paccino. Un testo del 1972 invecchiato, a differenza di molti altri, benissimo, capace di individuare con lucidità le aporie e i cul-de-sac in cui rischia di infilarsi il discorso ecologico, oggi come ieri, nuovo supporto del dominio padronale se non si combiana con la dinamica della lotta di classe. Un libro, come scrive l'autore:\r\n\"dedicato a coloro che per guadagnarsi il pane devono vivere in habitat che nessun ecologo accetterebbe per gli orsi del Parco Nazionale d'Abruzzo e gli stambecchi del Parco Nazionale del Gran Paradiso: gli operai delle fabbriche e dei cantieri\".\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/voci_38a.mp3\"][/audio]","1 Giugno 2021","2021-06-01 14:17:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/Schermata-del-2021-06-01-13-08-35-200x110.png","IMBROGLI \"ECOLOGICI\" (con M. TORTORELLA e G. 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