","Guerra e neuroscienze","post",1328703036,[42,43,44],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/neuroscienze/","http://radioblackout.org/tag/sperimentazione/",[12,14,16],{"post_content":47,"post_title":51,"tags":54},{"matched_tokens":48,"snippet":49,"value":50},[14],"Il rapporto tra guerra e \u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark> ripropone il tema dei legami tra","Un articolo apparso su La Stampa di ieri (qui il link) dipinge scenari fantascientifici sulle guerre di domani: soldati sottoposti a stimolazioni elettromagnetiche cerebrali diventerebbero perfette macchine da guerra in grado di individuare cecchini, mine antiuomo, bombe e obiettivi strategici con una rapidità doppia rispetto a soldati non neurologicamente trattati.\r\n\r\nIl rapporto tra guerra e \u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark> ripropone il tema dei legami tra ricerca scientifica e guerra, tra sperimentazione ed etica, tra controllo statale e controllo dal basso.\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Iervese, esperto di \u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark>.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/paolo_neuroscienze.mp3\"]\r\n\r\nScarica il podcast",{"matched_tokens":52,"snippet":53,"value":53},[14],"Guerra e \u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark>",[55,57,60],{"matched_tokens":56,"snippet":12},[],{"matched_tokens":58,"snippet":59},[14],"\u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark>",{"matched_tokens":61,"snippet":16},[],[63,68,71],{"field":17,"indices":64,"matched_tokens":65,"snippets":67},[11],[66],[14],[59],{"field":69,"matched_tokens":70,"snippet":53,"value":53},"post_title",[14],{"field":72,"matched_tokens":73,"snippet":49,"value":50},"post_content",[14],578730123365712000,{"best_field_score":76,"best_field_weight":77,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":28,"score":78,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":28},"1108091339008",13,"578730123365711979",6659,{"collection_name":39,"first_q":14,"per_page":81,"q":14},6,{"facet_counts":83,"found":124,"hits":125,"out_of":349,"page":11,"request_params":350,"search_cutoff":18,"search_time_ms":124},[84,101],{"counts":85,"field_name":99,"sampled":18,"stats":100},[86,89,91,93,95,97],{"count":87,"highlighted":88,"value":88},2,"Macerie su macerie",{"count":11,"highlighted":90,"value":90},"congiunzioni",{"count":11,"highlighted":92,"value":92},"La Terra Trama",{"count":11,"highlighted":94,"value":94},"liberation front",{"count":11,"highlighted":96,"value":96},"Il giornale malandrino",{"count":11,"highlighted":98,"value":98},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":81},{"counts":102,"field_name":17,"sampled":18,"stats":122},[103,104,106,108,110,112,114,116,118,120],{"count":87,"highlighted":14,"value":14},{"count":11,"highlighted":105,"value":105},"parigi",{"count":11,"highlighted":107,"value":107},"non-fides",{"count":11,"highlighted":109,"value":109},"La Discordia",{"count":11,"highlighted":111,"value":111},"sociobiologia",{"count":11,"highlighted":113,"value":113},"necrotecnologie",{"count":11,"highlighted":115,"value":115},"dominio sociale",{"count":11,"highlighted":117,"value":117},"addomesticamento",{"count":11,"highlighted":119,"value":119},"critica alla scienza",{"count":11,"highlighted":121,"value":121},"biblioteca anarchica",{"total_values":123},18,7,[126,182,250,276,301,327],{"document":127,"highlight":152,"highlights":170,"text_match":74,"text_match_info":180},{"comment_count":28,"id":128,"is_sticky":28,"permalink":129,"podcastfilter":130,"post_author":131,"post_content":132,"post_date":133,"post_excerpt":134,"post_id":128,"post_modified":135,"post_thumbnail":136,"post_title":137,"post_type":138,"sort_by_date":139,"tag_links":140,"tags":146},"57198","http://radioblackout.org/podcast/sorveglianza-in-eu-horizon-2020-esperimenti-su-detenuti-amazon-vende-paura/",[98],"bellocome","Bello Come Una Prigione Che Brucia >>> Estratti dalle puntate del 20 e 27 gennaio 2020\r\n\r\nHorizon 2020, il grande programma di finanziamenti dell’Unione Europea per il settore “Ricerca e Sviluppo” dedica milioni di euro a progetti di sorveglianza di massa. Andiamo ad approfondirne alcuni, che spaziano dall’utilizzo dell’IoT (Internet delle Cose) come superificie sorvegliante, all’interfaccia tra riconoscimento vocale e riconoscimento facciale, agli sciami di robot per il monitoraggio delle frontiere, all’analisi dei contenuti online per il disincentivo dei flussi migratori (contrasto al “pull factor”).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/BCUPCB-27-EU-horizon2020.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nI detenuti del carcere di Chieti sono stati candidati a essere cavie in un esperimento a cavallo tra neuroscienze e (bio)criminologia. L’intervento del Garante Nazionale dei Detenuti ha però posto un argine a questa sperimentazione voluta dal suo collega della regione Abruzzo. Al di là delle riflessioni sul concetto di “volontarietà” in carcere, al netto di questo primo stop, resta l’indelebile osservazione di come – in ambito accademico – prenda campo il paradigma secondo cui un individuo detenuto va analizzato nelle sue funzioni biologiche e neurofisiologiche in quanto diverso da un suo simile “libero”, riconducendo quindi l’insorgere di condotte anti-sociali e fuorilegge alla natura organica della persona e assolvendo implicitamente i fattori ambientali, economici, sociali, culturali.\r\n\r\nDalla puntata del 27 gennaio 2020 - Breve aggiornamento e riflessioni sulla sospensione dell'esperimento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/BCUPCB-27-experiment2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDalla puntata del 20 gennaio 2020 - Descrizione dell’esperimento e del ruolo del Dott. 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Semplicemente perché ciò non ci interessa; la nostra intenzione è quella di liberarci dagli impedimenti di questo mondo di merda, compresi quelli che ci sono imposti dalla scienza. A questo proposito, vorremmo discutere di sociobiologia, che si potrebbe descrivere come un modo di spiegare i nostri rapporti sociali, le nostre emozioni ed i nostri comportamenti attraverso dei fattori biologici. Le tesi sostenute dagli ideologi di tali discorsi scientifici – dai ricercatori ai giornalisti – riguardano spesso un gene particolare o il funzionamento di certe zone del cervello (neuroscienze) o certi ormoni, che si presume identifichino una causa materiale precisa quale origine di fenomeni che li superano di gran lunga. Si cercherà quindi, per esempio, il gene del delinquente, l’ormone della fedeltà oppure il feromone dell’istinto materno e una volta “identificata” questa causa, si proporrà di palliarvi, dato che essa è problematica, attraverso mezzi anch’essi biologici, per esempio attraverso prodotti proposti dai laboratori che finanziano queste stesse ricerche. \r\nIl testo “L’obscurantisme triomphant des neurosciences” descrive un buon esempio di questo tipo di discorsi scientifici. Tratta di una conferenza di Larry Y. Joung, a Ginevra nel 2014, nell’ambito della “Settimana del cervello”, che aveva come tema l’amore e la fedeltà. Topi e arvicole sottoposti agli effetti di certi ormoni vengono divisi fra fedeli e “leggeri”, secondo il tipo dei prodotti utilizzati su di loro, e servono come esempio al conferenziere per parlare di quegli stessi comportamenti da parte di esseri umani. La causa, alfine trovata, dell’adulterio si ridurrà così ad una produzione eccessiva o ad una mancanza di un certo ormone e Young proporrà dei prodotti commerciali come lo spray nasale all’ossitocina per “guarirne”, garantendo gli stessi effetti che la morale coniugale, ma senza le costrizioni che le sono associate. Precisiamo che per noi alle norme sociali umane, fra cui quelle che hanno a che fare con il desiderio, la fedeltà, l’amore o la sessualità, cioè le vere cause del problema, non si possono opporre delle critiche valide se non cerchiamo di comprenderle nel loro contesto banale, quello di individui appartenenti alla specie umana, con tutte le loro specificità (storiche, culturali). Non, al contrario, attraverso paragoni possibili fra la produzione di un certo ormone e i comportamenti che vi sono associati presso altri animali, semplicemente perché questi ormoni non hanno la stessa incidenza né gli stessi significati per le diverse specie. Agendo in questo modo, la sociobiologia serve a dare delle risposte a tutta una massa di persone ingenue che contano sul verdetto degli “esperti” del comportamento per prendere le proprie decisioni e regolare i propri problemi emotivi o affettivi per mezzo di terapie e di prescrizioni mediche, esattamente come i credenti che contano sulle prediche dei preti, la cui comprensione del divino permetterebbe di meglio capire le specificità dell’animo umano. Verranno perciò utilizzate le stesse immagini da favola; quando tutti vivranno nel favoloso reame dello stato psichico perfetto, potremo trovare principi e principesse anch’essi emotivamente regolati, con i quali essere fecondi e moltiplicarci. \r\nRicordiamo anche che, in sovrappiù del suo ruolo di autorità morale, la sociobiologia fornisce delle armi al controllo sociale moderno. Possiamo prendere come esempio, certo un po’ facile, poiché tutto ciò è spesso fatto in maniera più sottile, l’idea del gene del delinquente oppure quella dei segnali biologici (come la produzione di testosterone) che permetterebbero di operare il più presto possibile una selezione ed un controllo dei potenziali sobillatori. A proposito di tali predisposizioni, possiamo pensare ad una dottrina ridicola come la frenologia del XIX secolo, che voleva identificare tipi precisi di criminali a seconda della forma del loro cranio, mettendo semplicemente da parte le condizioni di vita delle persone e la loro storia personale. Per riassumere, la principale arma della scienza è, come sempre, la strumentalizzazione dell’ignoranza e se si vuole provare che un tal gene è all’origine di comportamenti aggressivi, al comitato di esperti o di politici basterà trovare l’articolo scientifico giusto, che mostra il risultato che interessa loro su cavie o umani da laboratorio, per poi estendere la portata di questo “studio” ad una spiegazione universale e conseguentemente incriticabile di comportamenti giudicati devianti. \r\nNon dimentichiamo che a voler sempre trovare une radice del male (l’anima malvagia, l’umore bilioso, l’eccesso di un certo ormone, il gene del delinquente) si cade facilmente in un moralismo quasi religioso che serve a giustificare la rassegnazione: “Volevo ribellarmi, ma mi hanno detto che il problema sono io, il mio comportamento, il mio gene sbagliato e non la società, che funziona perfettamente” oppure al contrario, la mia mancanza di autocontrollo : “Ho un problema insormontabile, sono violento, non posso farci nulla a parte curarmi”. L’eugenismo, che opera una separazione degli individui a seconda della “qualità” del loro materiale genetico, non è altro che la continuazione di questa concezione di correzione dei corpi attraverso mezzi esterni. Per evitare i possibili problemi derivanti da “geni sbagliati”, che si tratti della salute, il carattere o le capacità delle persone, tanto vale selezionarle prima, in modo da evitare ogni problema, cosa che giustifica tutte le scuse per rimandare le possibilità di una vita migliore ad un avvenire ipotetico: “Aspettiamo ancora qualche decennio, che la ricerca avanzi, e non ci saranno altro che esseri umani sani, vicini alla perfezione”. \r\nLa sociobiologia, in particolare quando si appoggia sulla genetica, può sempre essere utilizzata per sostenere qualunque discorso che pretende di presentarsi come la verità, come il razzismo o il razzialismo1 (ricordiamo che Watson, che con Crick ha proposto il modello di molecola di DNA a doppia elica, l’ha fatto per dimostrare la superiorità della razza bianca). Essa può servire anche a visioni ben chiuse quanto ai generi, come quelle dei neoevoluzionisti, per i quali le divergenze fra uomini e donne dipenderebbero da una mitologia antropologica di uomini-cacciatori e donne-casalinghe. Per farla breve, quello che si può vedere è che se ci si rifà a “verità scientifiche” è facile ricalcare sull’insieme della vita umana dei modelli completamente costruiti, osservati velocemente e che non contengono nient’altro che un vecchio moralismo da bar, e prendere poi gli effetti che i nostri corpi subiscono nel rapporto con questa società di merda come le cause dei nostri problemi. \r\nPer finire sotto forma di domanda, e poi lasciare la parola a chi vuole prenderla, il problema sarebbe: come attaccare il mondo scientifico in maniera concreta, ma senza presentarsi come portatore di verità? \r\n\r\n\r\n1racialisme : una forma si riappropriazione del razzismo da parte delle persone che lo subiscono, che ne accettano la tesi di fondo, la divisione dell’umanità in razze, ma ne rovesciano la gerarchia di valore, utilizzando la propria appartenenza “razziale” come identità e motivo di orgoglio, a volte riproducendo forme di razzismo verso altri; NdT.\r\n\r\n\r\n———————————————————————————————————————————-\r\n\r\nSociobiologie : quand la science justifie la domination sociale\r\n\r\nMercredi 28 octobre 2015 – 19h\r\nLa sociobiologie est la science qui prétend expliquer nos rapports sociaux, nos émotions et nos comportements par des facteurs biologiques, même si elle fait mine aujourd’hui de tenir compte du social. Ses discours portent souvent sur des gènes particuliers, des hormones particulières ou encore, liés aux premiers, sur le fonctionnement de certaines zones du cerveau, qui sont censés expliquer l’existence de nos prétendus « instincts naturels ». Ainsi, les sociobiologistes affirment avoir déterminé quel gène « déclenche » la production de l’hormone qui, à son tour, « stimule » entre autres choses le développement de « l’instinct maternel ». Par suite, ils proposent de palier à la faiblesse, voire à l’absence de tels « instincts » par des kits de survie biologiques, ou même psychologiques. En naturalisant ainsi ce qui relève du social et de l’histoire, la sociobiologie apparaît comme l’un des moyens privilégiés pour domestiquer les individus, sous prétexte de les aider à surmonter les souffrances qui les tourmentent. Elle les empêche de remettre en cause le carcan des rôles qui les écrasent et donc participe au maintien de la domination sociale et étatique.\r\nQuelques suggestions de lecture (d’autres à venir prochainement) :\r\n\r\n\r\n\tBref recueil de citations sur les apologistes de l’instinctivisme (Konrad Lorenz en tête) et du comportementalisme, et leurs critiques (ici en la personne d’Erich Fromm).\r\n\tNotes sur le darwinisme, l’une des principales bases de la sociobiologie.","3 Novembre 2015","2018-11-01 22:01:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/octobre1-200x110.png","La sociobiologia come scienza che giustifica il dominio sociale",1446572742,[195,196,197,198,199,200,201,202,43,203,204,205],"http://radioblackout.org/tag/addomesticamento/","http://radioblackout.org/tag/biblioteca-anarchica/","http://radioblackout.org/tag/critica-alla-scienza/","http://radioblackout.org/tag/dominio-sociale/","http://radioblackout.org/tag/la-discordia/","http://radioblackout.org/tag/la-terra-trama/","http://radioblackout.org/tag/liberazione/","http://radioblackout.org/tag/necrotecnologie/","http://radioblackout.org/tag/non-fides/","http://radioblackout.org/tag/parigi/","http://radioblackout.org/tag/sociobiologia/",[117,121,119,115,109,207,208,113,14,107,105,111],"La terra trama..","liberazione",{"post_content":210,"tags":214},{"matched_tokens":211,"snippet":212,"value":213},[14],"di certe zone del cervello (\u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark>) o certi ormoni, che si","Domenica 1 novembre 2015 due compagni della biblioteca anarchica parigina La Discordia sono intervenuti in diretta all’interno della trasmissione “La terra trama..” su Radio Blackout per parlare dei contenuti dell’iniziativa che si era tenuta il mercoledì precedente a proposito della sociobiologia, nella critica particolare dell’essere una delle scienze che vengono utilizzate dal dominio per giustificare ed attuare l’addomesticamento del vivente.\r\nNella presentazione iniziale, ci raccontano la nascita della biblioteca e del recente ritrovamento di telecamere volte a sorvegliare le attività del posto e dei suoi frequentatori/trici.\r\nQui le due parti dell’intervento, segue l’introduzione dell’iniziativa tradotta in italiano e poi in francese, con suggerimenti di letture.\r\n\r\n \r\n\r\nLaDiscordia_sociobiologia1\r\n\r\n \r\n\r\n \r\nLaDiscordia_sociobiologia2\r\n\r\nIntroduzione ad un dibattito sulla sociobiologia\r\n\r\n\r\nPrecisiamo innanzitutto che non siamo degli esperti in merito e che non tratteremo problemi di ordine tecnico. 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La causa, alfine trovata, dell’adulterio si ridurrà così ad una produzione eccessiva o ad una mancanza di un certo ormone e Young proporrà dei prodotti commerciali come lo spray nasale all’ossitocina per “guarirne”, garantendo gli stessi effetti che la morale coniugale, ma senza le costrizioni che le sono associate. Precisiamo che per noi alle norme sociali umane, fra cui quelle che hanno a che fare con il desiderio, la fedeltà, l’amore o la sessualità, cioè le vere cause del problema, non si possono opporre delle critiche valide se non cerchiamo di comprenderle nel loro contesto banale, quello di individui appartenenti alla specie umana, con tutte le loro specificità (storiche, culturali). Non, al contrario, attraverso paragoni possibili fra la produzione di un certo ormone e i comportamenti che vi sono associati presso altri animali, semplicemente perché questi ormoni non hanno la stessa incidenza né gli stessi significati per le diverse specie. 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Possiamo prendere come esempio, certo un po’ facile, poiché tutto ciò è spesso fatto in maniera più sottile, l’idea del gene del delinquente oppure quella dei segnali biologici (come la produzione di testosterone) che permetterebbero di operare il più presto possibile una selezione ed un controllo dei potenziali sobillatori. A proposito di tali predisposizioni, possiamo pensare ad una dottrina ridicola come la frenologia del XIX secolo, che voleva identificare tipi precisi di criminali a seconda della forma del loro cranio, mettendo semplicemente da parte le condizioni di vita delle persone e la loro storia personale. Per riassumere, la principale arma della scienza è, come sempre, la strumentalizzazione dell’ignoranza e se si vuole provare che un tal gene è all’origine di comportamenti aggressivi, al comitato di esperti o di politici basterà trovare l’articolo scientifico giusto, che mostra il risultato che interessa loro su cavie o umani da laboratorio, per poi estendere la portata di questo “studio” ad una spiegazione universale e conseguentemente incriticabile di comportamenti giudicati devianti. \r\nNon dimentichiamo che a voler sempre trovare une radice del male (l’anima malvagia, l’umore bilioso, l’eccesso di un certo ormone, il gene del delinquente) si cade facilmente in un moralismo quasi religioso che serve a giustificare la rassegnazione: “Volevo ribellarmi, ma mi hanno detto che il problema sono io, il mio comportamento, il mio gene sbagliato e non la società, che funziona perfettamente” oppure al contrario, la mia mancanza di autocontrollo : “Ho un problema insormontabile, sono violento, non posso farci nulla a parte curarmi”. L’eugenismo, che opera una separazione degli individui a seconda della “qualità” del loro materiale genetico, non è altro che la continuazione di questa concezione di correzione dei corpi attraverso mezzi esterni. Per evitare i possibili problemi derivanti da “geni sbagliati”, che si tratti della salute, il carattere o le capacità delle persone, tanto vale selezionarle prima, in modo da evitare ogni problema, cosa che giustifica tutte le scuse per rimandare le possibilità di una vita migliore ad un avvenire ipotetico: “Aspettiamo ancora qualche decennio, che la ricerca avanzi, e non ci saranno altro che esseri umani sani, vicini alla perfezione”. \r\nLa sociobiologia, in particolare quando si appoggia sulla genetica, può sempre essere utilizzata per sostenere qualunque discorso che pretende di presentarsi come la verità, come il razzismo o il razzialismo1 (ricordiamo che Watson, che con Crick ha proposto il modello di molecola di DNA a doppia elica, l’ha fatto per dimostrare la superiorità della razza bianca). Essa può servire anche a visioni ben chiuse quanto ai generi, come quelle dei neoevoluzionisti, per i quali le divergenze fra uomini e donne dipenderebbero da una mitologia antropologica di uomini-cacciatori e donne-casalinghe. Per farla breve, quello che si può vedere è che se ci si rifà a “verità scientifiche” è facile ricalcare sull’insieme della vita umana dei modelli completamente costruiti, osservati velocemente e che non contengono nient’altro che un vecchio moralismo da bar, e prendere poi gli effetti che i nostri corpi subiscono nel rapporto con questa società di merda come le cause dei nostri problemi. \r\nPer finire sotto forma di domanda, e poi lasciare la parola a chi vuole prenderla, il problema sarebbe: come attaccare il mondo scientifico in maniera concreta, ma senza presentarsi come portatore di verità? \r\n\r\n\r\n1racialisme : una forma si riappropriazione del razzismo da parte delle persone che lo subiscono, che ne accettano la tesi di fondo, la divisione dell’umanità in razze, ma ne rovesciano la gerarchia di valore, utilizzando la propria appartenenza “razziale” come identità e motivo di orgoglio, a volte riproducendo forme di razzismo verso altri; NdT.\r\n\r\n\r\n———————————————————————————————————————————-\r\n\r\nSociobiologie : quand la science justifie la domination sociale\r\n\r\nMercredi 28 octobre 2015 – 19h\r\nLa sociobiologie est la science qui prétend expliquer nos rapports sociaux, nos émotions et nos comportements par des facteurs biologiques, même si elle fait mine aujourd’hui de tenir compte du social. Ses discours portent souvent sur des gènes particuliers, des hormones particulières ou encore, liés aux premiers, sur le fonctionnement de certaines zones du cerveau, qui sont censés expliquer l’existence de nos prétendus « instincts naturels ». Ainsi, les sociobiologistes affirment avoir déterminé quel gène « déclenche » la production de l’hormone qui, à son tour, « stimule » entre autres choses le développement de « l’instinct maternel ». Par suite, ils proposent de palier à la faiblesse, voire à l’absence de tels « instincts » par des kits de survie biologiques, ou même psychologiques. En naturalisant ainsi ce qui relève du social et de l’histoire, la sociobiologie apparaît comme l’un des moyens privilégiés pour domestiquer les individus, sous prétexte de les aider à surmonter les souffrances qui les tourmentent. Elle les empêche de remettre en cause le carcan des rôles qui les écrasent et donc participe au maintien de la domination sociale et étatique.\r\nQuelques suggestions de lecture (d’autres à venir prochainement) :\r\n\r\n\r\n\tBref recueil de citations sur les apologistes de l’instinctivisme (Konrad Lorenz en tête) et du comportementalisme, et leurs critiques (ici en la personne d’Erich Fromm).\r\n\tNotes sur le darwinisme, l’une des principales bases de la sociobiologie.",[215,217,219,221,223,225,227,229,231,233,235,237],{"matched_tokens":216,"snippet":117,"value":117},[],{"matched_tokens":218,"snippet":121,"value":121},[],{"matched_tokens":220,"snippet":119,"value":119},[],{"matched_tokens":222,"snippet":115,"value":115},[],{"matched_tokens":224,"snippet":109,"value":109},[],{"matched_tokens":226,"snippet":207,"value":207},[],{"matched_tokens":228,"snippet":208,"value":208},[],{"matched_tokens":230,"snippet":113,"value":113},[],{"matched_tokens":232,"snippet":59,"value":59},[14],{"matched_tokens":234,"snippet":107,"value":107},[],{"matched_tokens":236,"snippet":105,"value":105},[],{"matched_tokens":238,"snippet":111,"value":111},[],[240,247],{"field":17,"indices":241,"matched_tokens":243,"snippets":245,"values":246},[242],8,[244],[14],[59],[59],{"field":72,"matched_tokens":248,"snippet":212,"value":213},[14],{"best_field_score":76,"best_field_weight":77,"fields_matched":87,"num_tokens_dropped":28,"score":181,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":28},{"document":251,"highlight":264,"highlights":268,"text_match":271,"text_match_info":272},{"comment_count":28,"id":252,"is_sticky":28,"permalink":253,"podcastfilter":254,"post_author":255,"post_content":256,"post_date":257,"post_excerpt":134,"post_id":252,"post_modified":258,"post_thumbnail":259,"post_title":260,"post_type":138,"sort_by_date":261,"tag_links":262,"tags":263},"54140","http://radioblackout.org/podcast/la-vivisezione-allorigine-delle-neuroscienze/",[94],"liberationfront","Mentre il mondo accademico e industriale celebre le mirabolanti scoperte in ambito neuroscientifico, nei laboratori di sperimentazione continua la mattanza di migliaia di animali, ad ognuno di questi tocca una tortura diversa e una fine certa: la morte. I corpi degli animali vengono trasformati geneticamente o inculcandogli malattie e deformazioni per testare quelli che saranno i frutti del progresso da rivendere sul mercato.\r\n\r\nDietro questi laboratori mortiferi si sfregano le mani le industrie farmaceutiche, gli allevatori di animali con tutto l'indotto di chi produce mangimi e gabbie, ma anche tutto il mondo universitario e coloro che investono su queste ricerche che sono alla base delle innovazioni tecnologiche. Un altro aspetto, quello della vivisezioni, che ci porta ancora una volta a riflettere su come viene prodotta la tecnologia: sfruttamento, estrattivismo, controllo dei dati e morte.\r\nLo Stato protegge questo modello di ricerca creando leggi e regolamenti che di fatto impossibilitano la creazione di forme alternative di ricerche e continua a nascondere dietro qualche pittata etica la violenza sterilizzata della sperimentazione animale.\r\n\r\nPrendiamo spunto per queste riflessioni da Quaglia #3 (bollettino per la liberazione animale) che potete scaricare qui:\r\nhttps://quaglia.noblogs.org/\r\n\r\nqui per ascoltare il podcast della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/vivisezione.mp3\"][/audio]","18 Maggio 2019","2019-05-18 16:13:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/scimmie-1-200x110.jpg","la vivisezione all'origine delle neuroscienze",1558196031,[],[],{"post_title":265},{"matched_tokens":266,"snippet":267,"value":267},[14],"la vivisezione all'origine delle \u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark>",[269],{"field":69,"matched_tokens":270,"snippet":267,"value":267},[14],578730123365187700,{"best_field_score":273,"best_field_weight":274,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":28,"score":275,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":28},"1108091338752",15,"578730123365187705",{"document":277,"highlight":290,"highlights":295,"text_match":271,"text_match_info":298},{"comment_count":28,"id":278,"is_sticky":28,"permalink":279,"podcastfilter":280,"post_author":281,"post_content":282,"post_date":283,"post_excerpt":134,"post_id":278,"post_modified":284,"post_thumbnail":285,"post_title":286,"post_type":138,"sort_by_date":287,"tag_links":288,"tags":289},"87731","http://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-podcast-4-3-24-discorso-tecnologico-e-ia-ne-intelligente-ne-artificiale/",[88],"macerie su macerie","L'innovazione tecnologica è diventata un mantra dell'agenda politica globale.\r\nIl discorso che la sostiene, cioè l'insieme degli enunciati e dei modelli epistemologici prodotti, è uno dei punti fondamentali attraverso cui siamo governati. Che le nuove tecnologie siano o no in grado di fare quello che la retorica di Google, ChatGPT, Apple e co. dicono, è talvolta poco importante; a esserlo è il grado di pervasività in tutte le sfere della vita che l'ordine del discorso da loro fabbricato ha. Costoro dicono che la tecnologia attuale sia in grado, dalle neuroscienze fino all'ultimo e ludico dispositivo audio, di conoscere, predire, guardare l'umano con una precisione tale da capire tutto di lui, di tramutarlo in funzionamenti conoscibili a livello micro, trasponibili poi in modelli e pattern da buttare in pasto ai cervelli sintetici, di conseguenza capaci non solo emularlo, ma essere meglio dell'uomo stesso.\r\nSoprattutto a partire dalla gestione pandemica è emerso che quest'ordine del discorso si presenta come una Verità che trascende qualunque altra prova fattuale o idea di vita: l'imposizione di un paradigma antropologico e di uno specifico registro di verità viene mistificata e quello che conta, e che costituisce l'intelaiatura del loro dominio, è la pretesa di questo Dio materiale che si fa governo del tutto, che non ci possano essere altre lenti per guardare ai fenomeni contemporanei. Chiunque ponga delle reticenze, ancor prima che resistenze, viene tacciato di opporsi alla scienza, all'estremamente vero, a ciò che è dimostrabile anche quando non hanno nessuna dimostrazione valida che non sia contraddetta da un'altra nel giro di qualche secondo, la velocità stessa che attribuiscono al machine learning. In questi anni è però emerso che non solo vi è chi non crede a questa novella divinità che tutto sa, che nel mondo ci sono prove non solo della fallacia di questi modelli, ma di come siano vettori di una menzogna interpretativa e di tutta la sua ferocia impositiva. Il caso del 7 ottobre, che non sia stato visto adeguatamente da uno dei paesi più tecnologici del mondo, con più aziende del settore legate proprio alla difesa, è un'evidente dimostrazione di questo inganno.\r\nL'uomo è una variante imprevista in tutto questo e nessuna lente di intellegibilità che lo compari a un mero calcolo computazionale può capire cosa lo costituisca nel profondo.\r\nQuest'anno In italia ci sarà il G7, quello su Industria, Tecnologia e Digitale si svolgerà a Verona e Trento il 14 e il 15 marzo 2024. Le due giornate saranno presiedute rispettivamente dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all'innovazione tecnologica Alessio Butti.\r\n\r\nDiscuteranno di come opprimere ancor di più le vite di buona parte di popolazione globale attraverso le strutture e le armi digitali, irrigimentarle secondo gli stessi paradigmi, modelli e strumenti della guerra che ora si sta consumando sulla pelle dei gazawi. Perché è un'unica guerra questa.\r\nPer parlare di tecnologia oggi è dunque necessario soprattutto reclamare a testa alta la sua impossibilità di una reale comprensione umana e quanto le strutture che costruisce siano lontane dall'essere automatiche e piuttosto sono rette dalla sofferenza e dallo sterminio, e negli ambiti lavorativi, e in quelli dell'atroce guerra che ne deriva.\r\nChi sostiene l'avanzamento del discorso tecnologico ravvisa come unico problema la disoccupazione crescente che una tale intelligenza superiore creerà. Sappiamo già bene quanto questo sia falso. Più che disoccupazione tutto ciò crea un lavoro che si livella alla schiavitù e che necessità di sempre più umani piegati in batterie zootecniche, che sono i nuovi modelli produttivi, e come cavie dell'atrocità poi prodotte nei contesti di guerra guerreggiata.\r\nPer smarcarsi dalle finzioni in cui siamo immersi, a Macerie su Macerie la lettura di qualche stralcio dell'introduzione del libro di Né intelligente né artificiale. Il lato oscuro dell'IA di Kate Crawford, che racconta quanto poco ci sia di immateriale in questi modelli, e quanto di estremamente materico e sanguinario: lavoro, guerra, deumanizzazione, controllo si vanno a sommare a elementi di nuova rapina delle terre e delle risorse, a nuovi modi di colonizzare questo globo e reiscriverne le coordinate politiche e sociali:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/macerie4marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","5 Marzo 2024","2024-03-05 12:01:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/lebbeus-200x110.jpg","Macerie su Macerie - PODCAST 4/3/24 - Discorso tecnologico e IA: né intelligente, né artificiale",1709640061,[],[],{"post_content":291},{"matched_tokens":292,"snippet":293,"value":294},[14],"attuale sia in grado, dalle \u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark> fino all'ultimo e ludico dispositivo","L'innovazione tecnologica è diventata un mantra dell'agenda politica globale.\r\nIl discorso che la sostiene, cioè l'insieme degli enunciati e dei modelli epistemologici prodotti, è uno dei punti fondamentali attraverso cui siamo governati. 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La situazione si sta aggravando, e finora le misure adottate si sono dimostrate inefficaci nel contrastare l'epidemia.”\r\n\r\n\r\n\r\nComincia così l’intervista al professor Andrea Mazzatenta, esperto in neurofisiologia presso il Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche dell'Università \"G. d'Annunzio\" di Chieti-Pescara e docente di Psicobiologia e Psicologia Animale presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo, è uno dei pochi specialisti in Italia a sostenere che l'approccio basato sull'abbattimento dei cinghiali e sull'uso di reti per limitarne la corsa durante le battute di caccia sia una strategia inefficace nel contrastare l'epidemia di peste suina.\r\n\r\nLe reti utilizzate in Liguria all'inizio dell'anno scorso per isolare le aree infette non hanno dato i risultati sperati. Inoltre, affidarsi al volontariato dei cacciatori per individuare e recuperare i cadaveri dei cinghiali morti si è rivelato un approccio poco strategico. Quanto alle battute di caccia, esse non hanno contribuito in modo significativo a ridurre il numero complessivo di cinghiali sul territorio, nonostante l'aumento delle catture negli ultimi anni.\r\n\r\nSecondo il Professor Mazzatenta, il cinghiale è un animale territorialmente stabile e poco prolifico. I branchi sono costituiti da pochi esemplari che tendono a rimanere nelle loro zone. La riproduzione avviene principalmente tra la femmina più anziana (la matrona) e il maschio dominante, entrambi poco fertili. Questo sistema di riproduzione limita l'espansione della popolazione. Tuttavia, durante le campagne di caccia per combattere la peste suina, si crea caos. Molti cinghiali vengono uccisi, ma quelli che sfuggono alla cattura formano nuovi gruppi, spesso senza maschio alfa e matrona, e ciò porta a una proliferazione incontrollata. Questi gruppi si spostano verso le zone abitate, alla ricerca di cibo nei cassonetti dei rifiuti e nelle discariche, poiché non hanno imparato a procurarsi il cibo nei boschi.\r\n\r\nIl Professor Mazzatenta sostiene che la strategia di abbattere le matrone e i maschi per aumentare il numero complessivo di cinghiali è controproducente. La caccia avviata un anno fa per debellare l'epidemia di peste suina è fallita, espandendo solo l'area colpita e aumentando il numero di carcasse di animali trovate nei boschi.\r\n\r\nQuindi, qual è la soluzione? Secondo il Professor Mazzatenta, in Italia, la soluzione è quella di non cacciare i cinghiali e attendere che l'epidemia segua il suo corso, poiché spesso, ma non sempre, i cinghiali muoiono entro circa 15 giorni dal contagio. Lasciandoli in pace, i cinghiali diventano stanziali e l'invecchiamento della popolazione contribuisce a ridurre la loro prolificità e, di conseguenza, il loro numero complessivo. La caccia indiscriminata tramite battute non è efficace, a meno che non si riesca a eliminare tutti i cinghiali, il che è praticamente impossibile sul nostro territorio.\r\n\r\n \r\n\r\nLa trasmissione continua sullo stesso argomento con una diretta telefonica con Angela del santuario Grugno clandestino, attivista che ha vissuto in prima persona le vicende legate a un altro santuario, Progetto Cuori Liberi, e la dura repressione subita dagli animali umani e non umani che vivono questo luogo.\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano gli appuntamenti con Mario Beiletti e i suoi racconti sulla resistenza, in particolare del capo partigiano Piero Piero in val Chiusella e e chiudiamo la trasmissione con ulteriori notizie dal mondo squatter e la resistenza del Prinz al tentativo di sgombero del giardino boscoso.\r\n\r\n \r\n\r\nSelezione musicale a cura di Miss Fra e Mr. Kang, riascoltabile qui\r\n\r\n \r\n\r\nTutto squat, il giornale malandrino del 22 settembre 2023\r\n\r\n ","22 Settembre 2023","2024-11-22 00:45:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/immagine_2023-10-22_121209660-200x110.png","Caccia grossa, piccolo bottino - TuttoSquat 22.09.2023",1695410419,[314],"http://radioblackout.org/tag/tutto-squat-il-giornale-malandrino/",[316],"Tutto squat - Il giornale malandrino",{"post_content":318},{"matched_tokens":319,"snippet":321,"value":322},[320],"Neuroscienze","neurofisiologia presso il Dipartimento di \u003Cmark>Neuroscienze\u003C/mark>, Imaging e Scienze Cliniche dell'Università"," \r\n\r\n“Il numero di cinghiali morti nei territori del Piemonte e della Liguria continua a crescere in modo allarmante. 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Inoltre, affidarsi al volontariato dei cacciatori per individuare e recuperare i cadaveri dei cinghiali morti si è rivelato un approccio poco strategico. Quanto alle battute di caccia, esse non hanno contribuito in modo significativo a ridurre il numero complessivo di cinghiali sul territorio, nonostante l'aumento delle catture negli ultimi anni.\r\n\r\nSecondo il Professor Mazzatenta, il cinghiale è un animale territorialmente stabile e poco prolifico. I branchi sono costituiti da pochi esemplari che tendono a rimanere nelle loro zone. La riproduzione avviene principalmente tra la femmina più anziana (la matrona) e il maschio dominante, entrambi poco fertili. Questo sistema di riproduzione limita l'espansione della popolazione. Tuttavia, durante le campagne di caccia per combattere la peste suina, si crea caos. Molti cinghiali vengono uccisi, ma quelli che sfuggono alla cattura formano nuovi gruppi, spesso senza maschio alfa e matrona, e ciò porta a una proliferazione incontrollata. 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La caccia indiscriminata tramite battute non è efficace, a meno che non si riesca a eliminare tutti i cinghiali, il che è praticamente impossibile sul nostro territorio.\r\n\r\n \r\n\r\nLa trasmissione continua sullo stesso argomento con una diretta telefonica con Angela del santuario Grugno clandestino, attivista che ha vissuto in prima persona le vicende legate a un altro santuario, Progetto Cuori Liberi, e la dura repressione subita dagli animali umani e non umani che vivono questo luogo.\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano gli appuntamenti con Mario Beiletti e i suoi racconti sulla resistenza, in particolare del capo partigiano Piero Piero in val Chiusella e e chiudiamo la trasmissione con ulteriori notizie dal mondo squatter e la resistenza del Prinz al tentativo di sgombero del giardino boscoso.\r\n\r\n \r\n\r\nSelezione musicale a cura di Miss Fra e Mr. Kang, riascoltabile qui\r\n\r\n \r\n\r\nTutto squat, il giornale malandrino del 22 settembre 2023\r\n\r\n ",[324],{"field":72,"matched_tokens":325,"snippet":321,"value":322},[320],{"best_field_score":273,"best_field_weight":299,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":28,"score":300,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":28},{"document":328,"highlight":340,"highlights":345,"text_match":271,"text_match_info":348},{"comment_count":28,"id":329,"is_sticky":28,"permalink":330,"podcastfilter":331,"post_author":281,"post_content":332,"post_date":333,"post_excerpt":134,"post_id":329,"post_modified":334,"post_thumbnail":335,"post_title":336,"post_type":138,"sort_by_date":337,"tag_links":338,"tags":339},"74326","http://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-21-03-22-intorno-alla-questione-tecnologica-in-cina/",[88],"La guerra in Ucraina ha levato un velo di occutamento: si stanno modificando una serie di assetti geopolitici, di differenziazione rispetto all'omogenea globalizzazione produttiva e di immaginario che gli Stati Uniti hanno imposto, col guanto o col ferro, negli ultimi trent'anni. Il conflitto ucraino pone così lo sguardo anche dei notoriamente meno arguti commentatori nostrani sui nuovi tentativi di egemonia o multipolarizzazione, che vedono Russia e Cina protagoniste. Se anche gli intellettuali del bel paese sono passati dal dissertare su quanto sia essenziale per l'umanità l'implementazione del biologico nella filiera della chianina a parlare di una fine epocale significa proprio che l'impero romano d'occidente è bello che collassato e nicchiare in uno spettacolo andato ben oltre il palcoscenico e la chiusura delle quinte non era più possibile.\r\n\r\nCon collasso non si intende certo la fine del potere di Stati Uniti e dei paesi sotto la loro influenza in una visione prosaicamente geopolitica - pronostico lontano peraltro dal vero, ma è qualcosa di assai più profondo e radicato, da sempre presente come monito in molte teorie rivoluzionarie: è lo stadio finale e marcescente della spinta propulsiva del capitalismo occidentale, impossibilitato per sua natura a riconoscere la catastrofe non solo sociale, ma anche cognitiva e spirituale che gli è consustanziale.\r\n\r\nL'eterno presente, la fine della storia, il mondo ridotto a essere fisicamente il pianeta terra, le persone divenute soggetti e poi corpi, il consumo come unico orizzonte di crescita personale (quantitativa - va da sé) e come riproduzione sociale, la fine dei riti e dei momenti di festa collettiva realmente sentita, non sono solo spunti che raccontano quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ma segni chiari di una crisi di civilizzazione, di un declino che l'occidente trascina e che ormai non si può nascondere.\r\n\r\nE poi ancora: l'egoismo assoluto come paradigma psicologico, l'analfabetismo funzionale, l'incapacità di concepire una dimensione collettiva e ampia del vivere, non sono bias cognitivi come vuole la deprecabile diagnosi delle neuroscienze, ma i figli legittimi di un \"mondo\" i cui gli unici punti di riferimento solidi non sono che la competizione e la merce, figuriamoci una verità condivisa.\r\n\r\nNegli ultimi anni mentre a queste latitudini nei centri di fabbricazione del sapere venivano assemblati concetti indegni come bias, resilienza e altre linguistiche di giustificazione del piccolo esistente circostante, altrove non solo veniva cambiata la preferenza delle mappe del mondo in pacific centered map, indicazione plastica di dove debba stare l'Europa, ma ci si poneva il problema fondamentale di come non cadere nell'impasse di civilizzazione occidentale, del suo nichilismo, nella sua concezione della tecnologia in chiave evoluzionistica e senza scampo (dall'ominazione data per certa col primo utensile al metaverso).\r\n\r\nPer costruire un dominio che funzioni e che non sia la continua governance dell'entropia, in altre parti del mondo guardano proprio all'Occidente come esempio negativo, cercando di emarciparsi e non cadere negli stessi errori.\r\n\r\nIl caso più fulgido e allo stesso tempo terrificante è quello della Cina in cui esistono influenti studiosi come Yuk Hui, ingegnere e filosofo, che passano al vaglio tutta la storia del pensiero occidentale, ne studiano attentamente gli autori e cercano di capire come far funzionare una società altamente tecnologizzata in maniera da dare una prospettiva appagante ai propri concittadini, non nella visione banalizzante di una crescita economica, ma nella consapevolezza che l'essere umano non può essere ridotto alla sola dimensione materiale e che il dominio per funzionare deve essere in grado di offrire una cosmologia che sia allo stesso tempo attuale e spirituale, che concepisca le questioni più profonde dell'umanità e la tecnica del XXI secolo:\r\n\r\n \r\n\r\n«Lasciatemi innanzitutto dare una definizione preliminare di ciò che chiamo cosmotecnica: l'unificazione dell'ordine cosmico e dell'ordine morale attraverso attività tecniche. Uso questo concetto per riaprire la questione della tecnica, e volevo mostrare che la technē greca è solo un tipo di cosmotecnica - ce ne sono molte. Se oggi in Occidente non esiste più il concetto di cosmotecnica è perché non esiste più la cosmologia ma solo l'astrofisica.\r\n[...] Fino agli anni '90, discipline come gli studi scientifici e tecnologici e la filosofia della tecnologia non esistevano in Cina, erano tutte inserite in una \"dialettica della natura\", che è il titolo di un manoscritto di Engels. Tuttavia, questa lettura antropo-logica della tecnologia che si può trovare nel capitolo \"La parte giocata dal lavoro nella transizione dalla scimmia all'uomo\" impedisce un'ulteriore riflessione poiché presuppone un concetto universale di tecnologia. Marx stesso avrebbe potuto ammettere che la sua teoria è molto europea, che è il prodotto storico della tradizione giudeocristiana, ma i marxiani tendono a cercare nel suo pensiero una soluzione universale alla realizzazione della storia mondiale. C'è un'enorme differenza tra applicare il pensiero di Marx a una cultura non europea e considerare il pensiero di Marx come una tappa del Geist.\r\n[...] L'analisi di Heidegger sulla tecnologia è allo stesso tempo fondamentale e polemica. È fondamentale perché Heidegger ha potuto analizzare la relazione tra la tecnologia moderna e la storia della metafisica occidentale. Questo eleva la questione della tecnologia da un livello sociale ed economico a un livello metafisico. È poetico perché il concetto di tecnica è limitato alla nozione greca di technē (poiesis, hervorbringen) e perché la tecnica è uscita dalla modernità europea, la cui essenza non è più technē ma Gestell. Il quadro che Heidegger ha costruito prepara i futuri dialoghi con altri sistemi filosofici.\r\n\r\n[...] Liberare la filosofia orientale significa riattivarla, darle le ali affinché possa superare l'emarginazione della tecnologia (metafisica) occidentale e comprendere quest'ultima da un nuovo punto di vista. Penso che solo così si possa sviluppare una \"teoria critica\" o \"filosofia critica\" orientale. Riaprire la questione della tecnologia è una tale liberazione e reinvenzione.\r\n\r\n[...]La ricerca di modernità in Asia in nome della decolonizzazione risulta essere una sorta di neocolonizzazione di se stessa. Rifiuto quindi il concetto di una modernità non europea per ripensare la questione della storia che non risiede più sullo stesso asse temporale definito da pre-moderno, moderno, post-moderno. La modernità in Europa ha avuto origine da una trasformazione epistemologica e metodologica in tutti i campi della vita culturale e intellettuale, che ha presentato una rottura o una rottura con l'epoca precedente.\r\n\r\n[...]Come possono le culture senza una \"modernità\" occidentale affrontare l'Antropocene? Dovrebbero tornare alla loro tradizione o adottare di nuovo il disordine occidentale? Il dilemma qui: tornare indietro è una trappola, il semplice adattamento è l'oblio. [...] La domanda decisiva è: sarà possibile desostanzializzare la tradizione per liberarla dal nazionalismo e dal consumismo, in modo che possa ritrovare la sua forza per impegnarsi con la tecnologia, l'urbanistica e l'immaginazione sociale in modo nuovo? »1\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nA Macerie su Macerie la lettura di alcune parti dell'introduzione francese di \"Cosmotecnica, la questione della tecnologia in Cina\" di Yuk Hui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/maceriecosmotecnica21.3.22.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","22 Marzo 2022","2022-03-22 23:53:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/6a00d83452a98069e200e54f2a9b5c8834-640wi-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 21.03.22, Intorno alla questione \"tecnologica\" in Cina",1647974921,[],[],{"post_content":341},{"matched_tokens":342,"snippet":343,"value":344},[14],"vuole la deprecabile diagnosi delle \u003Cmark>neuroscienze\u003C/mark>, ma i figli legittimi di","La guerra in Ucraina ha levato un velo di occutamento: si stanno modificando una serie di assetti geopolitici, di differenziazione rispetto all'omogenea globalizzazione produttiva e di immaginario che gli Stati Uniti hanno imposto, col guanto o col ferro, negli ultimi trent'anni. 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Marx stesso avrebbe potuto ammettere che la sua teoria è molto europea, che è il prodotto storico della tradizione giudeocristiana, ma i marxiani tendono a cercare nel suo pensiero una soluzione universale alla realizzazione della storia mondiale. C'è un'enorme differenza tra applicare il pensiero di Marx a una cultura non europea e considerare il pensiero di Marx come una tappa del Geist.\r\n[...] L'analisi di Heidegger sulla tecnologia è allo stesso tempo fondamentale e polemica. È fondamentale perché Heidegger ha potuto analizzare la relazione tra la tecnologia moderna e la storia della metafisica occidentale. Questo eleva la questione della tecnologia da un livello sociale ed economico a un livello metafisico. È poetico perché il concetto di tecnica è limitato alla nozione greca di technē (poiesis, hervorbringen) e perché la tecnica è uscita dalla modernità europea, la cui essenza non è più technē ma Gestell. Il quadro che Heidegger ha costruito prepara i futuri dialoghi con altri sistemi filosofici.\r\n\r\n[...] Liberare la filosofia orientale significa riattivarla, darle le ali affinché possa superare l'emarginazione della tecnologia (metafisica) occidentale e comprendere quest'ultima da un nuovo punto di vista. Penso che solo così si possa sviluppare una \"teoria critica\" o \"filosofia critica\" orientale. Riaprire la questione della tecnologia è una tale liberazione e reinvenzione.\r\n\r\n[...]La ricerca di modernità in Asia in nome della decolonizzazione risulta essere una sorta di neocolonizzazione di se stessa. Rifiuto quindi il concetto di una modernità non europea per ripensare la questione della storia che non risiede più sullo stesso asse temporale definito da pre-moderno, moderno, post-moderno. La modernità in Europa ha avuto origine da una trasformazione epistemologica e metodologica in tutti i campi della vita culturale e intellettuale, che ha presentato una rottura o una rottura con l'epoca precedente.\r\n\r\n[...]Come possono le culture senza una \"modernità\" occidentale affrontare l'Antropocene? Dovrebbero tornare alla loro tradizione o adottare di nuovo il disordine occidentale? Il dilemma qui: tornare indietro è una trappola, il semplice adattamento è l'oblio. 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