","Dalla Clarea a San Didero: il punto su lavori ed appalti","post",1614092549,[60,61,62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/a32/","http://radioblackout.org/tag/autoporto/","http://radioblackout.org/tag/cantiere-di-chiomonte/","http://radioblackout.org/tag/clarea/","http://radioblackout.org/tag/nicchie/","http://radioblackout.org/tag/san-didero/","http://radioblackout.org/tag/sitaf/","http://radioblackout.org/tag/svincolo-autostradale-di-chiomonte/","http://radioblackout.org/tag/tav/",[70,71,27,72,17,23,15,33,73],"a32","autoporto","clarea","tav",{"post_content":75,"tags":79},{"matched_tokens":76,"snippet":77,"value":78},[17],"audio. Il primo è sulle \u003Cmark>nicchie\u003C/mark> in costruzione nella galleria \"geognostica\"","Vi proponiamo un veloce approfondimento tecnico sullo stato dei lavori e degli appalti nel tre zone calde per la realizzazione della nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon.\r\nIeri sono cominciate le procedure di esproprio degli oltre mille comproprietari No Tav di alcuni appezzamenti nell'area destinata a cantiere a Chiomonte.\r\nSimone Franchino, tecnico No Tav, ci ha inviato tre audio. Il primo è sulle \u003Cmark>nicchie\u003C/mark> in costruzione nella galleria \"geognostica\" di Chiomonte, necessarie per far muovere i mezzi che, dal cuore della montagna cominceranno a portare lo smarino degli scavi.\r\nIl secondo è sullo svincolo autostradale che la Sitaf, la società che gestisce l'autostrada a 32 e il tunnel del Brennero sta preparandosi a costruire per il movimento e l'ingresso dei mezzi pesanti.\r\nIl terzo ed ultimo audio è dedicato all'area di San Didero, dove dovrebbero partire i lavori per la costruzione del nuovo autoporto, che sostituirà quello di Susa, che verrà demolito per consentire i lavori per il Tav.\r\nAscolta i tre audio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-22-franchino-nicchie-01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-22-franchino-svincolo-02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-22-sandidero-franchino-03.mp3\"][/audio]",[80,82,84,86,88,91,93,95,97],{"matched_tokens":81,"snippet":70},[],{"matched_tokens":83,"snippet":71},[],{"matched_tokens":85,"snippet":27},[],{"matched_tokens":87,"snippet":72},[],{"matched_tokens":89,"snippet":90},[17],"\u003Cmark>nicchie\u003C/mark>",{"matched_tokens":92,"snippet":23},[],{"matched_tokens":94,"snippet":15},[],{"matched_tokens":96,"snippet":33},[],{"matched_tokens":98,"snippet":73},[],[100,106],{"field":34,"indices":101,"matched_tokens":103,"snippets":105},[102],4,[104],[17],[90],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":77,"value":78},"post_content",[17],578730123365712000,{"best_field_score":111,"best_field_weight":112,"fields_matched":38,"num_tokens_dropped":46,"score":113,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":115,"highlight":140,"highlights":145,"text_match":148,"text_match_info":149},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":46,"id":118,"is_sticky":46,"permalink":119,"post_author":49,"post_content":120,"post_date":121,"post_excerpt":52,"post_id":118,"post_modified":122,"post_thumbnail":123,"post_thumbnail_html":124,"post_title":125,"post_type":57,"sort_by_date":126,"tag_links":127,"tags":136},[43],[45],"33944","http://radioblackout.org/2016/02/lucento-vallette-antifasciste-ripartire-dalle-periferie/","Domenica 7 febbraio, nonostante una pioggia battente oltre duecento antifascisti hanno risposto all'appello dei ragazzi del quartiere per un corteo di comunicazione e lotta nel giorno scelto dai fascisti di Casa Pound per la fiaccolata nel villaggio Santa Caterina, il gruppo di case popolari che, dagli anni Cinquanta ospita profughi istriani e dalmati, approdati nella nostra città dopo la guerra.\r\nUn imponente schieramento di polizia ha serrato in una morsa di luci blu l'area, nonostante i fascisti, che pure avevano fatto appello ai camerati da Aosta a Milano, pare non fossero più di 50.\r\nGli antifascisti hanno fatto un lungo giro per il quartiere con frequenti soste per interventi e slogan, ascoltati dalla gente che spesso si è affacciata dai balconi.\r\nNe abbiamo parlato con Fabrizio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-02-09-fabrizio-valletteantifa\r\nDi seguito il volantino distribuito dagli organizzatori.\r\nContro il fascismo per un quartiere popolare e antirazzista\r\nDa ormai diversi anni, in occasione del Giorno del Ricordo, il quartiere Lucento-Vallette deve subire la parata di CasaPound, partito dichiaratamente neofascista, in onore ai “martiri delle foibe”. Questo perché nel quartiere si trova il villaggio Santa Caterina, gruppo di case popolari dove furono ospitati dagli anni 50 le vittime dell’esodo istriano-giuliano-dalmata, oltre a famiglie di diverse provenienze. Questa tematica continua ad essere usata strumentalmente da chi, come CasaPound, costruisce sulla retorica nazionalista la propria identità politica.\r\nAl termine della I guerra mondiale le zone dell’Istria, Dalmazia ed i cosiddetti territori orientali, sotto il controllo del regime fascista, subirono una forzata e violenta opera di italianizzazione linguistica, culturale e politica. Questo significò concretamente repressioni, torture, deportazioni in campi di prigionia, a danno di una popolazione slava considerata inferiore, \"da educare non con lo zuccherino ma con il bastone\". Una vera e propria bonifica etnica. La propaganda fascista costruì il mito di una terra da sempre italiana, sebbene quei territori fossero linguisticamente e culturalmente eterogenei. È dopo la caduta del regime fascista, sull'onda di un sentimento di vendetta nei confronti dell'occupante italiano, che si collocano le ondate di violenza di massa, spesso indiscriminate e sommarie, genericamente indicate come “foibe”.\r\nIgnorando in modo subdolo le responsabilità del fascismo, CasaPound con la sua fiaccolata in quartiere tenta di ripresentare le stesse tematiche nazionaliste già causa delle vicende storiche che portarono alla guerra e all'esodo dai territori orientali. I fascisti ed il loro operato vengono presentati strumentalmente come vittime, anziché origine delle violenze avvenute.\r\nPresentandosi al mercato di Corso Cincinnato e tra le case di Santa Caterina, i fascisti di oggi cercano di aprirsi uno spazio politico a Lucento-Vallette: non è una novità per loro utilizzare temi sentiti e problematici nel tentativo di cercare consensi e visibilità. Questioni quali sicurezza, immigrazione, microcriminalità, emergenza abitativa e lavoro diventano il pretesto per presentarsi con soluzioni facili e retoriche agli occhi degli abitanti, spesso ignari della vera natura di CasaPound e affini. Nascono così fittizi comitati di quartiere che utilizzando il diffuso malcontento, finiscono per fare propaganda a favore dei loro ideali esclusivi, razzisti e nazionalisti.\r\nIdeali che si manifestano troppo spesso in pratiche di violenza squadrista: solo pochi giorni fa a Napoli i fascisti di Blocco Studentesco - appendice di CasaPound - hanno aggredito con bastoni e martelli degli studenti all'uscita della scuola superiore. Ed è solo l’ultimo di una lunga lista di assassinii e aggressioni da parte di camerati fascisti vari, dall’italiano Dax ucciso a Milano nel 2003 ai due ragazzi senegalesi Diop Mor e Samb Modou assassinati nel 2011 a Firenze. Il volto dei “fascisti del terzo millennio” è questo: da una parte politiche di disuguaglianza sociale portate avanti ogni qual volta viene lasciato loro spazio di agibilità politica, su una delle tante poltrone che inseguono con insistenza (presentandosi alle elezioni a braccetto con la Lega), dall’altra violenze e intimidazioni nelle strade.\r\nIn un quartiere come questo, nato con l’immigrazione e dall’intreccio di donne e uomini di origini diverse, è a maggior ragione inaccettabile l’azione e la retorica di CasaPound, basata sulla discriminazione, la violenza, sull’esclusione dell’ultimo, del diverso, del più povero.\r\nMa CasaPound non è nient’altro che la peggiore costola di una società già in forte frammentazione, in cui i quartieri popolari subiscono facilmente il mito della sicurezza, della paura nei confronti del diverso. Luoghi poveri di orizzonti genuini di socialità e legami solidaristici, ma “ricchi” delle peggiori rappresentazioni dell’oggi: dai centri commerciali alle immense aree industriali dismesse, ai complessi di case popolari adibiti a dormitori; dal luogo simbolo della privazione della libertà come il carcere, alle improbabili varianti urbanistiche e “riqualificazioni”, che tentano di includere le stesse periferie in logiche di profitto tutte nuove, nel solco della “città ad evento continuo” e “multicentrica”, che arricchisce i soliti speculatori e allontana le povertà, escluse dai processi di cambiamento, verso altre “periferie”, altre nicchie, purché queste siano invisibili e non rovinino il nuovo volto luccicante della città.\r\nIn queste fratture, evidenti e in espansione, trovano luogo fenomeni di disgregazione sociale, che spesso si esprimono in xenofobia e razzismo, sottile od eclatante che sia. In quest’ottica si inserisce il “pogrom” della Continassa del dicembre 2011 proprio alle Vallette e i numerosi eventi di discriminazione razziale avvenuti in molte periferie torinesi negli ultimi anni, da Mirafiori a Barriera di Milano, fino ad arrivare alle recenti ronde antidegrado a San Salvario capitanate dal pub “Asso di Bastoni”, covo di fascisti.\r\nMa queste fratture rappresentano anche il potenziale momento in cui costruire percorsi radicalmente diversi, in cui ognuno trovi il proprio spazio e le proprie modalità di espressione, capaci di immaginare comunità e quartieri sorretti da relazioni di solidarietà, antirazzisti e antifascisti. Percorsi sicuramente in salita e non scontati, che portano necessariamente a pensare la periferia come punto di partenza e soggetto di un possibile cambiamento.\r\nEd è anche di fronte a queste prospettive che oggi camminiamo per le strade del nostro quartiere, per affermare e ribadire che qualsiasi fascismo, vecchio e nuovo, non passerà, soprattutto qui nei quartieri popolari.\r\n7 Febbraio 2016\r\nLucento Vallette Antifasciste","9 Febbraio 2016","2016-02-11 14:19:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/02/cancro-popoli.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Lucento Vallette antifasciste. 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C. Platone scrisse l’opera “I dialoghi” in cui immagina che nel 421 a. C. Solone avesse compiuto un viaggio in Egitto. I sacerdoti egizi gli raccontarono che 9000 anni prima esisteva al di là delle colonne d’Ercole una grande isola chiamata Atlantide con uno splendido e potente regno che fu inghiottito dall’oceano in uno solo giorno e una sola notte. Da allora furono scritte milioni di pagine per dimostrare che Atlantide esistette davvero e altrettante per dimostrare che era solo un mito. I fautori della reale esistenza a loro volta si dividono sull’esatta collocazione, dall’oceano Atlantico (in linea con Platone) a Creta, la Sardegna, il mar Baltico, il Sahara e tante altre. Poi arrivarono le opere di fantasia, e Atlantide fece la sua apparizione in romanzi, film e fumetti. Nel 1919 lo scrittore francese Pierre Benoit scrive “L’Atlantide” che diventa un best-seller. Il tenente André de Saint-Avit racconta in prima persona il suo viaggio insieme al capitano François Morhange nella ragione desertica dell’Hoggar. Qui trova una città antichissima dove tre uomini passano indolentemente il tempo discutendo di politica e filosofia, giocando a carte e ubriacandosi. Sono il professor Le Mesge, il reverendo Spardek e il conte Bielowsky. In una sala di marmo rosso ci sono delle nicchie che ospitano statue di in oricalco, ognuna con un nome, una data di nascita e una di morte. Le Mesge spiega all’inorridito Saint-Avit che si tratta di uomini di diverse nazioni che sono arrivati in quel luogo, si sono innamorati di Antinea, ultima regina di Atlantide, che dopo pochi mesi si è stancata ed essi si sono suicidati perché “chi la in incontra dimentica tutto, famiglia patria, onore”. Lo stesso Le Mesge racconta che Atlantide si trovava al centro del Sahara che allora era un mare, ma un giorno le acque si ritirarono e la splendida città si trovò circondata dalla sabbia come si trova ora. Finalmente Saint-Avit incontra la misteriosa regina, affiancata dalle sue quattro ancelle con il suo ghepardo. Antinea vuole vendicare le antiche regine e principesse come Cleopatra, Didone, Medea e Arianna, che furono tradite e deluse dagli altezzosi uomini giunti dall’Europa. Antinea vuole Morhange che, primo tra tutti, la respinge, e allora lei induce Saint-Avit a ucciderlo. Dopo l’omicidio Saint-Avit riesce a fuggire aiutato dall’ancella Tanit-Zerga, che muore durante la traversata del deserto, e a raggiungere Tombouctou. L’inchiesta sulla morte di Morhange non conclude nulla e il tenente riprende servizio. Qui finisce il suo racconto. Ma da allora (come aveva detto Le Mesge) non è più riuscito dimenticare Antinea, e un giorno decide di ripartire per tornare da lei pur sapendo che il suo destino è la nicchia nella sala di marmo rosso. Antinea apparve nel cinema otto volte, di cui una in parodia con “Totò sceicco” del 1950. L’antica e misteriosa regina era un tema ricorrente della narrativa avventurosa dell’epoca, tra le tante c’è La, regina e sacerdotessa del regno di Opar, nascosto nel folto della jungla africana, che apparve in cinque romanzi di Tarzan tra il 1913 e il 1936. Tra i fumetti su/con Atlantide (senza Antinea) il migliore resta “L’enigma di Atlantide” realizzato nel 1955 dal belga Edgar Jacobs i cui protagonisti, il colonnello Francis Blake e il professor Angus Mortimer, ritrovano Atlantide sopravvissuta fino ai nostri giorni all’insaputa del mondo. 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Qui trova una città antichissima dove tre uomini passano indolentemente il tempo discutendo di politica e filosofia, giocando a carte e ubriacandosi. Sono il professor Le Mesge, il reverendo Spardek e il conte Bielowsky. In una sala di marmo rosso ci sono delle \u003Cmark>nicchie\u003C/mark> che ospitano statue di in oricalco, ognuna con un nome, una data di nascita e una di morte. Le Mesge spiega all’inorridito Saint-Avit che si tratta di uomini di diverse nazioni che sono arrivati in quel luogo, si sono innamorati di Antinea, ultima regina di Atlantide, che dopo pochi mesi si è stancata ed essi si sono suicidati perché “chi la in incontra dimentica tutto, famiglia patria, onore”. Lo stesso Le Mesge racconta che Atlantide si trovava al centro del Sahara che allora era un mare, ma un giorno le acque si ritirarono e la splendida città si trovò circondata dalla sabbia come si trova ora. Finalmente Saint-Avit incontra la misteriosa regina, affiancata dalle sue quattro ancelle con il suo ghepardo. Antinea vuole vendicare le antiche regine e principesse come Cleopatra, Didone, Medea e Arianna, che furono tradite e deluse dagli altezzosi uomini giunti dall’Europa. Antinea vuole Morhange che, primo tra tutti, la respinge, e allora lei induce Saint-Avit a ucciderlo. Dopo l’omicidio Saint-Avit riesce a fuggire aiutato dall’ancella Tanit-Zerga, che muore durante la traversata del deserto, e a raggiungere Tombouctou. L’inchiesta sulla morte di Morhange non conclude nulla e il tenente riprende servizio. Qui finisce il suo racconto. Ma da allora (come aveva detto Le Mesge) non è più riuscito dimenticare Antinea, e un giorno decide di ripartire per tornare da lei pur sapendo che il suo destino è la nicchia nella sala di marmo rosso. Antinea apparve nel cinema otto volte, di cui una in parodia con “Totò sceicco” del 1950. L’antica e misteriosa regina era un tema ricorrente della narrativa avventurosa dell’epoca, tra le tante c’è La, regina e sacerdotessa del regno di Opar, nascosto nel folto della jungla africana, che apparve in cinque romanzi di Tarzan tra il 1913 e il 1936. Tra i fumetti su/con Atlantide (senza Antinea) il migliore resta “L’enigma di Atlantide” realizzato nel 1955 dal belga Edgar Jacobs i cui protagonisti, il colonnello Francis Blake e il professor Angus Mortimer, ritrovano Atlantide sopravvissuta fino ai nostri giorni all’insaputa del mondo. 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Questa è la prima volta che si ha un’epidemia in larga scala. Il 20 aprile 2014 si contavano 242 pazienti infettati da Ebola tra Guinea e Liberia, di questi 147 sono già morti. Da marzo 2014 ad oggi circa 2000 sono i casi diagnosticati con piu di 600 morti: l’epidemia più severa finora registrata.\r\nIl ceppo virale responsabile è il ceppo Zaire Ebola. Il virus ha raggiunto in maggio le capitali dei due paesi con alta concentrazione umana rispettivamente Conakry e Monrovia dove il contagio è più rapido e l'epidemia potrebbe subire una accelerazione. Casi sospetti sono stati descritti in Mali e Sierra Leone. Il virus appartiene alla famiglia dei Filoviridae (ordine dei Mononegavirales). Alla stessa famiglia appartiene il virus di Marburg altro patogeno letale (porta il nome dello scienziato che lo scopri e ne rimase infettato letalmente). Il terzo membro della famiglia dei filovirus è il Cuevavirus che non è stato dimostrato infettare gli uomini. I tre virus sono dei virus propri di alcune specie di pipistrelli.\r\nI virus della famiglia Filovirus sono parassiti abituali di tre tipi di pipistrelli che popolano le foreste pluviali dell Africa occidentale e trovano rifugio nelle caverne e miniere: Hypsignathus monstrosus (pipistrello a testa di martello), Epomops fraqueti, Myonecteris Torquata. Queste specie si nutrono esclusivamente di frutta e sono il supporto proteico principale per le popolazioni dell Africa Occidentale, la loro caccia, macellazione e vendita in appositi mercati settimanali (luma) ha rappresentato la condizione ideale per il passaggio di Ebola dal pipistrello all'uomo.\r\n\r\nLa percentuale di decesso da Ebola è altissima: il 60-90% degli infettati muore dopo poche settimane. L’Ebola data la sua altissima letalità è stato classificato nella Categoria A come agente per bioterrorismo dal Center for Disease Control and Prevention di Atlanta US 2014. 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Nei paesi più ricchi si ha un sistema sanitario molto più efficiente, presidi per il trattamento delle malattie infettive specializzati, condizioni igieniche migliori, possibilità di effettuare una quarantena degli infetti efficace, inoltre è possibile tracciare i contatti interpersonali per monitorare le possibili catene umane dell'infezione per interromperle.\r\n\r\nQuindi una pandemia che coinvolga Europa e Stati Uniti è poco probabile. Tuttavia, anche se poco probabile una pandemia resta possibile.\r\nInfatti vanno considerate alcune caratteristiche dell’epidemia di ebola di quest’anno. 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Mentre per malattie orfane sono ad esempio la Malaria, Virus enterici della dissenteria infantile e la stragrande maggioranza delle nuove malattie infettive colpiscono le regioni più povere del pianeta. Sono dette orfane perché poco studiate e perché non hanno trovato ancora una soluzione terapeutica poiché non esistono programmi di finanziamento pubblici o privati a sostegno della ricerca su queste patologie.\r\nE’ interessante notare che la prima descrizione dell’infezione da Ebola risale al 1976 a Yambuku, nello Zaire regione mineraria nota per i giacimenti di oro. E proprio nelle miniere che i pipistrelli infetti hanno passato il virus ai lavoratori impiegati nelle estrazioni minerarie. Questo è un esempio paradigmatico del meccanismo che porta da un lato all’insorgenza delle zoonosi e dall’altro all’emergere di nuove patologie infettive. Infatti la presenza dell’uomo in nicchie ecologiche precedentemente non popolate porta gli animali ed i loro parassiti a contatto con la nostra specie. Lo sfruttamento selvaggio del pianeta non curandosi dell’impatto ambientale ha anche questo tipo di effetti collaterali.\r\n\r\nI rimedi a breve e lunga scadenza\r\nIl controllo dell’epidemia tramite la quarantena ed il controllo dei flussi migratori ci riporta alle pratiche mediche del 1500-1600 AD. Durante le epidemie di peste e colera i malati venivano concentrati nei lazzaretti funzionavano come incubatori delle malattie ma anche per confinare gli infetti e impedire che gli untori diffondessero il morbo. Questa pratica oggi potrebbe innescare tensioni sociali violente e dubbia efficacia. Oggi in Liberia, Sierra Leone, Guinea già si registrano resistenze da parte delle popolazioni infettate ad entrare in luoghi dove il contagio è praticamente certo, inoltre per non essere emarginati socialmente si tengono nascosti in famiglia gli infettati. La quarantena di massa non è in grado di bloccare la pandemia vista la velocità di diffusione, la difficoltà di diagnosi differenziale con altre malattie infettive. La quarantena per gli immigrati non serve quando cittadini USA, spagnoli, inglesi ed italiani probabilmente hanno già contratto l’ infezione.\r\n\r\nL’ unica soluzione per bloccare una pandemia è il vaccino come dimostrato dal successo ottenuto contro il vaiolo, la poliomelite. 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Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione dei danni dei nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura di anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione dei pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette di concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% di guarigioni spontanee per questa infezione. Inoltre sono a disposizione solo quantità limitate di questo farmaco non ancora prodotto da nessuna big pharma e che non sembra essere di interesse commerciale.\r\nE’ da notare che il trattamento di uomini con queste molecole non segue la procedura standard che prevede trials clinici di 1, 2 e 3 fase per accertarne gli eventuali effetti tossici o collaterali. Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. 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Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)",[248],{"field":107,"matched_tokens":249,"snippet":245,"value":246},[17],{"best_field_score":150,"best_field_weight":151,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":152,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":199,"first_q":17,"per_page":155,"q":17},5,["Reactive",255],{},["Set"],["ShallowReactive",258],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fwBotW-O9H4Eba01k6eTFjm2e2-HdnF45cVVZDA6LhQE":-1},true,"/search?query=nicchie"]