","Operazione \"City\": 19 misure cautelari per il corteo a Torino contro carcere e 41 bis","post",1713873480,[61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/","http://radioblackout.org/tag/contro-il-carcere/","http://radioblackout.org/tag/lotta/","http://radioblackout.org/tag/operazione-city/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[68,30,18,26,15,69],"41 bis","torino",{"post_content":71,"post_title":77,"tags":81},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"City","operazione","in tutta Italia. L'hanno chiamata \"\u003Cmark>City\u003C/mark>\" questa ennesima \u003Cmark>operazione\u003C/mark> repressiva coordinata dalla Procura di","All'alba di Lunedì 22 Aprile la digos ha notificato diciannove misure cautelari a compagnx nell'ambito di una \u003Cmark>operazione\u003C/mark> repressiva relativa al corteo che il 4 marzo 2023 infiammò Torino contro carcere e 41-bis, al fianco del prigioniero anarchico Alfredo Cospito e degli altri. Corteo in cui martelli, arieti improvvisati e sampietrini hanno e colpito e fatto a pezzi alcuni simboli della violenza di Stato e capitale e che finì proprio nel cortile di Radio Blackout assediato dalle forze dell'ordine: per qualche ora fu interrotta l'insipida normalità dell'esistenza in una città sempre più concentrazionaria.\r\n\r\n3 arresti domiciliari tra Torino, Cuneo e Roma, 7 obblighi di dimora con firme quotidiane, 1 divieto di dimora, 8 firme quotidiane, 75 compagnx indagatx in tutta Italia. L'hanno chiamata \"\u003Cmark>City\u003C/mark>\" questa ennesima \u003Cmark>operazione\u003C/mark> repressiva coordinata dalla Procura di Torino (pm Paolo Scavi e Enzo Bucarelli). Le accuse sono di devastazione e saccheggio, violenza, lesioni aggravate a Pubblico Ufficiale. Alfredo all'epoca era in sciopero della fame e come lui altrx detenutx contro il carcere e il regime di tortura del 41 bis, a cui il prigioniero anarchico è tutt'ora sottoposto, nel carcere di Sassari, insieme ad altrx 740 detenutx che lo Stato vuole annientare. L'operazione si inserisce nel filone di tutte le altre che in questi mesi hanno colpito duro decine di compagnx che si sono spesi per un movimento di solidarietà internazionale e una mobilitazione che si è intensificata a partire dal 2022.\r\n\r\nIl 24 aprile prossimo si terrà, alla corte di cassazione di Roma, quella che dovrebbe essere l’ultima scadenza del processo “Scripta Manent”, di cui una delle cui conseguenze è proprio l’internamento di Alfredo nel regime di 41 bis. Ricordiamo la giornata di mobilitazione contro il 41 bis, l'ergastolo ostativo e ogni galera, contro lo Stato di guerra permanente.\r\n\r\nAGGIORNAMENTO AL 23 APRILE\r\n\r\nAnalizziamo assieme ad un compagno le carte dell'operazione \"\u003Cmark>City\u003C/mark>\" e i suoi capi d'accusa per 75 persone indagate in tutta Italia riguardo il corteo del 4 Marzo 2023, tra le quali c'è l'accusa di devastazione e saccheggio, oltre che resistenza, concorso, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, e propaganda ed apologia sovversiva. Una grande attenzione è stata data alla preparazione del corteo e allo svolgimento stesso, con danni per circa 630 mila euro. Ricordiamo inoltre come questa non sia la prima \u003Cmark>operazione\u003C/mark> repressiva per colpire il movimento di solidarietà con Alfredo Cospito, e ricordando l'importanza di non lasciare nessun* indietro. Ascolta la diretta ai nostri microfoni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/repressione.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n22 APRILE\r\n\r\nQui un primo commento dalla mattinata informativa:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/4marzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui un estratto dalla trasmissione \"Bello Come Una Prigione che Brucia\" di questa mattina:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BCUPCB_operaz-41bis-roma.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":80},[79,73],"Operazione","\u003Cmark>Operazione\u003C/mark> \"\u003Cmark>City\u003C/mark>\": 19 misure cautelari per il corteo a Torino contro carcere e 41 bis",[82,84,86,88,92,94],{"matched_tokens":83,"snippet":68},[],{"matched_tokens":85,"snippet":30},[],{"matched_tokens":87,"snippet":18},[],{"matched_tokens":89,"snippet":91},[74,90],"city","\u003Cmark>operazione\u003C/mark> \u003Cmark>city\u003C/mark>",{"matched_tokens":93,"snippet":15},[],{"matched_tokens":95,"snippet":69},[],[97,102,105],{"field":35,"indices":98,"matched_tokens":99,"snippets":101},[39],[100],[74,90],[91],{"field":103,"matched_tokens":104,"snippet":80,"value":80},"post_title",[79,73],{"field":106,"matched_tokens":107,"snippet":75,"value":76},"post_content",[73,74],1157451471441625000,{"best_field_score":110,"best_field_weight":111,"fields_matched":39,"num_tokens_dropped":47,"score":112,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":114,"highlight":130,"highlights":136,"text_match":139,"text_match_info":140},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":47,"id":117,"is_sticky":47,"permalink":118,"post_author":50,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":53,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":58,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":129},[44],[46],"90192","http://radioblackout.org/2024/05/corteo-nazionale-del-2-giugno-a-torino/","Il corteo del 2 Giugno prossimo è una prima risposta all’operazione repressiva denominata “City”, che ha colpito alcunx compagnx per i fatti del 4 Marzo di Torino. Pochi giorni prima di quella data, una sentenza della Corte di Cassazione aveva stabilito la permanenza in 41bis del nostro compagno Alfredo Cospito e pareva sancire la sua condanna a morte, dopo sei mesi di sciopero della fame. In quella giornata le strade della città sono state percorse dalla nostra rabbia e determinazione. Riportiamo il volantino di chiamata del corteo:\r\n\r\n\"Contro la militarizzazione che da decenni procede a piè sospinto nelle strade, nelle scuole, nelle università e lungo le frontiere. Contro la mobilitazione feroce della società tutta verso la guerra. Contro l'intensificarsi della repressione, dove il 41bis e l’ergastolo ostativo sono l’apice che dà forma al sistema carcerario e alla società che lo necessita. Per la creazione di complicità tra chi viene colpito dalla violenza di Stato e Capitale. In risposta al fronte di guerra aperto dallo Stato contro nemici interni e dissidenti, di cui l’ultima operazione torinese “City” (misure cautelari a riguardo al corteo del marzo 2023 in solidarietà ad Alfredo Cospito) è l’ennesimo esempio. Per rivendicare la presenza auto-organizzata in strada, sempre più criminalizzata, e ribadire che la risposta alla repressione è continuare la lotta!\"\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo sentito ai microfoni di radio blackout una compagna per parlare:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-del-due-giugno-a-torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","31 Maggio 2024","2024-05-31 15:51:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/corteo-due-giugno.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Corteo nazionale del 2 giugno a Torino",1717170703,[127,128,65],"http://radioblackout.org/tag/2giugno/","http://radioblackout.org/tag/operazionecity/",[20,28,15],{"post_content":131},{"matched_tokens":132,"snippet":134,"value":135},[74,133],"City”","e dissidenti, di cui l’ultima \u003Cmark>operazione\u003C/mark> torinese “\u003Cmark>City”\u003C/mark> (misure cautelari a riguardo al","Il corteo del 2 Giugno prossimo è una prima risposta all’operazione repressiva denominata “\u003Cmark>City”\u003C/mark>, che ha colpito alcunx compagnx per i fatti del 4 Marzo di Torino. 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L’amministrazione comunale è altresì impegnata nella gestione dell’enorme area industriale dismessa delle ex Officine Reggiane. Gli appetiti sono molti e per i poveri si prepara un destino di ulteriore marginalità.\r\n\r\nIl gruppo degli “architetti indipendenti” ha preso posizione con un documento molto critico sull’intera operazione di cui è protagonista l’amministrazione comunale.\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci:\r\n\r\n“La zona di via Turri – via Paradisi è racchiusa come un bozzolo tra la ferrovia, il sovrappasso di via del Partigiano ed il residuo tessuto di una lontana zona industriale di un tratto di via Emilia. Un quadrilatero di 350 metri di lunghezza e 100 metri di profondità che ha visto la concentrazione su via Turri di innumerevoli progetti voluti dalle amministrazioni comunali avvicendatesi nel corso degli ultimi 20 anni (Reggio Sicura – Parco Paulonie – Piazza D. Secchi – Patto per la convivenza – Piano di riqualificazione zona stazione, mediatore di quartiere, Centro sociale Reggio est, tra gli altri) e l’investimento di molte risorse pubbliche. L’attuale amministrazione, a febbraio 2020 proprio pochi giorni prima del lock down, ha annunciato un nuovo progetto chiamato Area 902_ Abitare Solidale. Un progetto da realizzarsi in sei differenti fasi/stralci e che prevede “un ampio programma di rigenerazione urbana di edifici e aree di interesse pubblico, privilegiando il recupero edilizio e l’incremento della qualità abitativa e delle infrastrutture esistenti sia per la mobilità che per le funzioni di interesse collettivo del quartiere”.\r\n(...)\r\nRiteniamo inaccettabile come siano stati ignorati gli aspetti più elementari del rispetto e della sensibilità degli individui quando, come in questo caso, si è progettato di privare della propria casa una persona, con tutto quel che rappresenta per ciascuno di noi la propria abitazione. Consideriamo una grave violenza il fatto che i residenti siano venuti a conoscenza attraverso i media di un progetto tanto impattante sulle loro esistenze. E ancora più grave l’aver comunicato la possibilità di apporre il vincolo preordinato di esproprio preliminarmente ad ogni fase interlocutoria, collocando i residenti fin da subito con le spalle al muro, con l’angoscia di sedersi ad un tavolo aprendo il confronto con delegati del comune con una tale spada di Damocle sulla testa.\r\n(…)\r\n\r\nLa parola “riqualificazione” è un termine passpartout ormai abusato dalle amministrazioni, come i termini rigenerazione, rivitalizzazione, innovazione. Chi infatti vuole presentarsi contrario a migliorare una situazione? Chi si arrischia ad opporsi ad un cambiamento presentato come virtuoso? Questo progetto, Area 902_ Abitare Solidale, viene calato dall’alto in una realtà considerata scomoda. E come i progetti calati dall’alto risponde a esigenze poste dall’alto.\r\n\r\n(…)\r\n\r\nUna volta allontanate le persone residenti dalle due palazzine, sostituite con nuove figure, in che termini l’amministrazione ritiene che la vita dell’area migliori? Che benefici apporteranno sull’area i nuovi residenti o i city users che per definizione sono Individui che si recano in città transitoriamente per consumare servizi pubblici e privati, non motivati da esigenze lavorative (come i pendolari), ma unicamente ricreative, culturali e commerciali?”\r\n\r\nCe ne ha parlato Simone Ruini di architetti indipendenti.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020-06-30-ruini-gentri-reggio.mp3\"][/audio]","30 Giugno 2020","2020-06-30 13:21:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/gentri-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"152\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/gentri-300x152.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/gentri-300x152.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/gentri.jpg 592w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Reggio Emilia. 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Un’inchiesta della quale iniziamo ad affrontare qualche elemento:\r\n\r\nil fatto che le violenze siano emerse grazie alle segnalazioni e all’operato “fuori dal protocollo” di personale civile, una strana concomitanza tra il ritiro di una denuncia inerente i pestaggi e la conseguente scarcerazione di un giovane massacrato.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BCUPCB_beccaria-short.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTECNO-PRETI E CARCERE IMMATERIALE\r\n\r\nL’arcivescovo Fisichella ha recentemente invocato l’intervento (semidivino) della sorveglianza tecnologica in sostituzione della carcerazione architettonica. Una proposta che legittima il processo – già in atto da decenni – di introduzione del “carcere immateriale”: un dispositivo sorvegliante in grado di essere sovrapposto alla quotidianità, senza produrre rotture troppo evidenti nel flusso degli eventi, in grado di insinuarsi come funzione disciplinante che agisce direttamente sulle condotte.\r\n\r\nCome chiameremmo una pena che non ha una forma? \r\n\r\nPer quanto tempo ci accorgeremmo della sua esistenza prima che si normalizzi come relazione potere-individuo?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BCUPCB_fisichella.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nOPERAZIONE CITY\r\n\r\nTorniamo a parlare dell’operazione repressiva, denominata “City”, che lunedì 22 aprile 2024 si è materializzata in diverse misure cautelari a carico di compagne e compagni accusati – a vario titolo – per i fatti avvenuti durante il corteo del 4 marzo 2023, quando la rabbia per il concreto rischio di morte del prigioniero anarchico Alfredo Cospito, detenuto in 41bis e da oltre 130 giorni in sciopero della fame, attraversò una parte della città di Torino.\r\n\r\nGrazie al contributo di una compagna, cerchiamo di approfondire le forzature interpretative operate dalla Digos, riflettendo sull’accusa di “organizzazione militare” nei confronti del corteo e ricordando – per contrasto - le “vittime collaterali” che le forze dell’ordine hanno scelto di sacrificare nel tentativo di reprimerlo... quando condotto in aree non-borghesi della città.\r\n\r\nUna riflessione sull’autodifesa e sull’autodeterminazione delle manifestazioni in piazza, in un’epoca in cui le giovani teste spaccate nei cortei pro-Palestina diventano il metro simbolico della legalità democratica e dell’ordine pubblico.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BCUPCB_op-city-Lia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","30 Aprile 2024","2024-04-30 12:36:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/bcupcb-city-beccaria-200x110.jpg","OPERAZIONE CITY - CHIESA E TECNOCARCERE - TORTURE BECCARIA","podcast",1714480560,[61,226,227,64,228,65],"http://radioblackout.org/tag/alfredo-cospito/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/reato-tortura/",[68,206,194,26,197,15],{"post_content":231,"post_title":237,"tags":240},{"matched_tokens":232,"snippet":235,"value":236},[233,234],"OPERAZIONE","CITY","relazione potere-individuo?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BCUPCB_fisichella.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>OPERAZIONE\u003C/mark> \u003Cmark>CITY\u003C/mark>\r\n\r\nTorniamo a parlare dell’operazione repressiva,","Estratti dalla puntata del 29 aprile 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nTORTURE AL BECCARIA\r\n\r\nLunedì 22 aprile 2024 sono stati arrestati 13 agenti della Polizia penitenziaria per torture e abusi nei confronti di giovani detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano; altri 8 agenti sono stati sospesi e 4 indagati senza misure. 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e della catena di comando - certificata nel filone dell’inchiesta sulle torture arrivato a sentenza.\r\n\r\nUna lunga chiaccherata per riflettere anche sul ruolo dei Garanti delle persone private della Libertà e sui suicidi del personale di Polizia Penitenziaria.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BCUPCB_vallette-mamme.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPROCESSI PER TORTURA (dalla puntata precedente)\r\n\r\nRestando sul tema delle inchieste sulle torture all’interno dell’apparato detentivo italiano, grazie al contributo dello Sportello di Supporto Psicologico per i familiari delle persone uccise dal carcere, riprendiamo alcune evoluzioni processuali nei casi avvenuti a Reggio Emilia e Ferrara; un’occasione per osservare le relazioni di potere e le dinamiche politiche che accompagnano la precarissima introduzione di questo reato nell’ordinamento italiano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BCUPCB_ferrara-reggio-tortura-PRECED.mp3\"][/audio]","24 Aprile 2024","2024-04-24 10:27:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/bcupcb_city-vallette-tortura-200x110.jpg","REPORT VALLETTE - 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Il consumismo musicale digitale è diventato insopportabile.\r\nUn esercizio può aiutarci a capire: ogni mese outsider music trasmette 4 volte. Ogni volta per preparare una puntata sono davanti ad un bivio esistenziale. Già perchè due ore di ascolti possono far uscire, se sei fortunato, una cassettina, o nella migliore delle ipotesi una vecchia ristampa. Il processo creativo ha subito - diciamo - una forma di sclerotizzazione delle estremità. Le cose buone sono sotterrate e insondabili ma appena più sopra puoi sguazzare nella normalità più assoluta - divertendoci anche, per carità - ma ci vuole ben altro. Come posso abbeverare la mia anima assetata?\r\nIl quarto millennio ha abolito il centro, la prospettiva e le normali tre dimensioni. Sono questioni che possono fare impazzire un appassionato vero di musica. Personalmento mi sento stritolato da questa contro-rivoluzione.\r\nPer non sbollirmi di seghe mentali ho deciso di agire. Il mare è largo ma non ho paura e levo gli ormeggi. L'unico contatto con il reale arriverà dopo mesi di prove digitali.\r\nUn giro rapido, come al solito. Da pistolero, con gesto sicuro apro tre schede (simbolo dell'immaterialità precaria della vita, condizionata da meccanismi digitali che entrano dentro, bucando la pelle, nelle abitudini \"famigliari\") forced exposure, a-musik e waxydermy, ne ho fatto uno zaino e sono partito per il mare.\r\nQuesto è l'antefatto, sotto forma di monologo domestico, prendetelo come uno sfogo, di quelli che Celine faceva al pappagallo che teneva in casa. Forse anche io sto diventando un vecchio reazionario, sempre pronto a puntare il dito, per scovare la carie che corrode da dentro la moralità della musica (che non è evidentemente mai esistita).\r\nMa come sempre turandosi il naso si può immergere il braccio nella massa densa ma senza forma, anche a rischio di farsi azzannare da blog cannibali e trendsetter, o di finire sequestrati in qualche nuovo fenomeno di costume. Correre il rischio, perchè vi amo cari ascoltatori e non vi darei mai la roba tagliata.\r\n\r\nps appena usciti, ristampati e comunque freschissimi\r\nmusiche per una nuova primavera\r\n\r\nMichael Yonkers - Michael Lee Yonkers [Drag City Rist 2014]\r\nL'uomo dietro la recente operazione Plastic Crimewave Sound verso gli anni 70 viveva con una colorata famiglia in una specie di tepore domestico alimentato da un senso perenne di sbronza. A volte gli prendeva bene, come in questo caso, appena ristampato da Drag City (sempre a caccia, eh?), a volte molto male, e si sprofondava in un delirio alcolico con manie depressive e suicide. Qui la storia è diversa. Immaginate la incredible string band regredita all'infanzia in un centro per alcolisti di una sperduta località americana che si dedica a private press all'insegna del country più casalingo e senza orpelli. Ma come sempre tra il letame splendono fiori lucenti, tra risate di bambini, applausi e rime compiaciute davanti al caminetto. Per i fan della outsider music più casereccia e confidenziale e per quelli che credono che non ci si debba necessariamente sempre prendere sul serio questo sarà sicuramente must.\r\n\r\nCarla Bozulich - Boy [Constellation 2014] Sicuramente uno dei best so far. La Bozulich più scheletrica e drogata di sempre rasa via ogni orpello, per una musica che più notturna e lasciva non si può. Ma è anche il disco più soul della acidissima Carla. Soul nero, come i polmoni intossicati della Ruhr, intasato di strumenti che strascicano e graffiano, striscia come un serpente prima di morderti al collo. Con una scrittura potentissima e ritmiche tribali (il nostro Andrea Belfi) la Bozulich è una musa nera, meno strillona di Lydia Lunch, più dark di e wave di Christina Carter. Un'altra spina nel mio cuore.\r\n\r\nCharlemagne Palestine & Z'Ev [Sub Rosa 2013]\r\nE' successo. Provo un amore incondizionato verso Charlemagne Palestine, lo sento uno della famiglia, come se fosse un vecchio zio amante della musica microtonale e del brandy. Fin da giovanissimo Palestine ha studiato il volo degli uccelli, il suono delle campane, la ripetizione casuale dei timbri. L'incontro con il percussionista americano Z'ev è un disco tombale, capace di mettere la parola fine sul nascere a molte esperienze con-simili. La grazia del suono dei bicchieri, i pupazzi sul Bosendorfer Grand piano, l'aria che sembra promanare dalle percussioni di Stefan Weisser: tutto è uno e Charles Martin è una misura del divino, manifestato in forma popolare. Queste musiche hanno il sigillo del sacro. Una esperienza extra-corporale.\r\n\r\nAkira Sakata & Giovanni di Domenico - Iruman [Mbari 2014]\r\nHaiku. Un antro riparato dal caos, due uomini, età diversissime, si incontrano. Uno è giapponese. Si chiama Akira Sakata ed è nato nel 1945 a Hiroshima, sei mesi prima che Little Boy riducesse la città ad un mucchio di ceneri radioattive. Con il suo sax ha squarciato a metà il sipario nel trio di Yosuke Yamashita. L'incontro con questo giovane pianista di origini italiane, l'altro, è un riassunto della lunghissima carriera del primo. Di Domenico si siede al piano e segue fedele le traiettorie del sax di Sakata, tutto qui. Come il maestro zen con il suo allievo, seduti all'ombra della storia, i due guardano passare il film di una vita, narrato attraverso rapidi gesti di pennello, come ideogrammi. Splendido.\r\n\r\nPeter Walker - has Anybody seen our freedoms? [Delmore 2013]\r\nPeter partecipava regolarmente ai test del dott. Timoty Leary. Ma non si trattava di valutare il q.i o di misurare la coda ai pesci. Venivano distribuiti graziosi bicchierini con lo smile che contenevano aranciata e acido lisergico,.\r\nWalker in un angolo, con la sua chitarra improvvisa questi 8 micro-raga di denuncia, aprendo una prima, significativa crepa nell'ottimismo del flower power. E i presupposti c'erano tutti. Tanto per la cronaca le liberta di cui si domanda Walker non le ha più viste nessuno.\r\n\r\nstay free!","13 Marzo 2014","2018-10-17 22:10:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/large_MichaelYonkers_MLY_SM-200x110.jpg","Il braccio nella massa densa",1394715208,[],[],{"post_content":315},{"matched_tokens":316,"snippet":317,"value":318},[73,74],"Yonkers - Michael Lee Yonkers [Drag \u003Cmark>City\u003C/mark> Rist 2014]\r\nL'uomo dietro la recente \u003Cmark>operazione\u003C/mark> Plastic Crimewave Sound verso gli","Saturazione e permeabilità. Il consumismo musicale digitale è diventato insopportabile.\r\nUn esercizio può aiutarci a capire: ogni mese outsider music trasmette 4 volte. Ogni volta per preparare una puntata sono davanti ad un bivio esistenziale. Già perchè due ore di ascolti possono far uscire, se sei fortunato, una cassettina, o nella migliore delle ipotesi una vecchia ristampa. Il processo creativo ha subito - diciamo - una forma di sclerotizzazione delle estremità. Le cose buone sono sotterrate e insondabili ma appena più sopra puoi sguazzare nella normalità più assoluta - divertendoci anche, per carità - ma ci vuole ben altro. Come posso abbeverare la mia anima assetata?\r\nIl quarto millennio ha abolito il centro, la prospettiva e le normali tre dimensioni. Sono questioni che possono fare impazzire un appassionato vero di musica. Personalmento mi sento stritolato da questa contro-rivoluzione.\r\nPer non sbollirmi di seghe mentali ho deciso di agire. Il mare è largo ma non ho paura e levo gli ormeggi. L'unico contatto con il reale arriverà dopo mesi di prove digitali.\r\nUn giro rapido, come al solito. Da pistolero, con gesto sicuro apro tre schede (simbolo dell'immaterialità precaria della vita, condizionata da meccanismi digitali che entrano dentro, bucando la pelle, nelle abitudini \"famigliari\") forced exposure, a-musik e waxydermy, ne ho fatto uno zaino e sono partito per il mare.\r\nQuesto è l'antefatto, sotto forma di monologo domestico, prendetelo come uno sfogo, di quelli che Celine faceva al pappagallo che teneva in casa. Forse anche io sto diventando un vecchio reazionario, sempre pronto a puntare il dito, per scovare la carie che corrode da dentro la moralità della musica (che non è evidentemente mai esistita).\r\nMa come sempre turandosi il naso si può immergere il braccio nella massa densa ma senza forma, anche a rischio di farsi azzannare da blog cannibali e trendsetter, o di finire sequestrati in qualche nuovo fenomeno di costume. Correre il rischio, perchè vi amo cari ascoltatori e non vi darei mai la roba tagliata.\r\n\r\nps appena usciti, ristampati e comunque freschissimi\r\nmusiche per una nuova primavera\r\n\r\nMichael Yonkers - Michael Lee Yonkers [Drag \u003Cmark>City\u003C/mark> Rist 2014]\r\nL'uomo dietro la recente \u003Cmark>operazione\u003C/mark> Plastic Crimewave Sound verso gli anni 70 viveva con una colorata famiglia in una specie di tepore domestico alimentato da un senso perenne di sbronza. A volte gli prendeva bene, come in questo caso, appena ristampato da Drag \u003Cmark>City\u003C/mark> (sempre a caccia, eh?), a volte molto male, e si sprofondava in un delirio alcolico con manie depressive e suicide. Qui la storia è diversa. Immaginate la incredible string band regredita all'infanzia in un centro per alcolisti di una sperduta località americana che si dedica a private press all'insegna del country più casalingo e senza orpelli. Ma come sempre tra il letame splendono fiori lucenti, tra risate di bambini, applausi e rime compiaciute davanti al caminetto. Per i fan della outsider music più casereccia e confidenziale e per quelli che credono che non ci si debba necessariamente sempre prendere sul serio questo sarà sicuramente must.\r\n\r\nCarla Bozulich - Boy [Constellation 2014] Sicuramente uno dei best so far. La Bozulich più scheletrica e drogata di sempre rasa via ogni orpello, per una musica che più notturna e lasciva non si può. Ma è anche il disco più soul della acidissima Carla. Soul nero, come i polmoni intossicati della Ruhr, intasato di strumenti che strascicano e graffiano, striscia come un serpente prima di morderti al collo. Con una scrittura potentissima e ritmiche tribali (il nostro Andrea Belfi) la Bozulich è una musa nera, meno strillona di Lydia Lunch, più dark di e wave di Christina Carter. Un'altra spina nel mio cuore.\r\n\r\nCharlemagne Palestine & Z'Ev [Sub Rosa 2013]\r\nE' successo. Provo un amore incondizionato verso Charlemagne Palestine, lo sento uno della famiglia, come se fosse un vecchio zio amante della musica microtonale e del brandy. Fin da giovanissimo Palestine ha studiato il volo degli uccelli, il suono delle campane, la ripetizione casuale dei timbri. L'incontro con il percussionista americano Z'ev è un disco tombale, capace di mettere la parola fine sul nascere a molte esperienze con-simili. La grazia del suono dei bicchieri, i pupazzi sul Bosendorfer Grand piano, l'aria che sembra promanare dalle percussioni di Stefan Weisser: tutto è uno e Charles Martin è una misura del divino, manifestato in forma popolare. Queste musiche hanno il sigillo del sacro. Una esperienza extra-corporale.\r\n\r\nAkira Sakata & Giovanni di Domenico - Iruman [Mbari 2014]\r\nHaiku. Un antro riparato dal caos, due uomini, età diversissime, si incontrano. Uno è giapponese. Si chiama Akira Sakata ed è nato nel 1945 a Hiroshima, sei mesi prima che Little Boy riducesse la città ad un mucchio di ceneri radioattive. Con il suo sax ha squarciato a metà il sipario nel trio di Yosuke Yamashita. L'incontro con questo giovane pianista di origini italiane, l'altro, è un riassunto della lunghissima carriera del primo. Di Domenico si siede al piano e segue fedele le traiettorie del sax di Sakata, tutto qui. Come il maestro zen con il suo allievo, seduti all'ombra della storia, i due guardano passare il film di una vita, narrato attraverso rapidi gesti di pennello, come ideogrammi. Splendido.\r\n\r\nPeter Walker - has Anybody seen our freedoms? [Delmore 2013]\r\nPeter partecipava regolarmente ai test del dott. Timoty Leary. Ma non si trattava di valutare il q.i o di misurare la coda ai pesci. Venivano distribuiti graziosi bicchierini con lo smile che contenevano aranciata e acido lisergico,.\r\nWalker in un angolo, con la sua chitarra improvvisa questi 8 micro-raga di denuncia, aprendo una prima, significativa crepa nell'ottimismo del flower power. E i presupposti c'erano tutti. Tanto per la cronaca le liberta di cui si domanda Walker non le ha più viste nessuno.\r\n\r\nstay free!",[320],{"field":106,"matched_tokens":321,"snippet":317,"value":318},[73,74],1157451470635794400,{"best_field_score":324,"best_field_weight":142,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":325,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897475072","1157451470635794545",{"document":327,"highlight":349,"highlights":372,"text_match":171,"text_match_info":382},{"comment_count":47,"id":328,"is_sticky":47,"permalink":329,"podcastfilter":330,"post_author":217,"post_content":331,"post_date":332,"post_excerpt":53,"post_id":328,"post_modified":333,"post_thumbnail":334,"post_title":335,"post_type":223,"sort_by_date":336,"tag_links":337,"tags":343},"91208","http://radioblackout.org/podcast/ammutinamenti-nelle-carceri-repressione-a-napoli-argo-reloaded/",[183],"Estratti dalla puntata del 22 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE\r\n\r\nLe carceri italiane hanno raggiunto livelli di invivibilità che sfociano nella letalità.\r\n\r\nIl conteggio dei morti imbarazza alcuni pezzi del mondo politico e ne lascia sostanzialmente indifferenti altri.\r\n\r\nMentre i ragionieri delle pene si ingegnano su come ritoccare qualche elemento affinché questa tecnologia sociale possa proseguire con il suo lavoro, le persone detenute nelle gabbie arroventate dalla crisi climatica si stanno ammutinando.\r\n\r\nRiflettendo sulla situazione delle carceri italiane, raccontando i limiti di accesso ai ventilatori acquistabili al sopravvitto, si può osservare come la dimensione di classe che caratterizza l’apparato sanzionatorio si riscontri anche nei processi di vulnerabilizzazione ambientale-climatica: se sei riccx hai più possibilità di migliorare la tua condizione, se sei poverx puoi anche morire.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_intro-direttaTo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLe rivolte, le proteste, le rotture dell’ordinarietà che normalizza la violenza del carcere, sono gli unici strumenti di autodifesa per chi è imprigionato in condizioni disumane.\r\n\r\nIn questa diretta partiamo dall’osservare la situazione nel carcere di Torino per estendere le riflessioni al quadro nazionale, al ruolo del sovraffollamento, alle trasformazioni normative funzionali a comprimere gli spazi di rivendicazione di una popolazione detenuta che viene costretta – tramite il ricatto disciplinare - a sopportare la tortura in cambio di uno sconto di pena.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_diretta-presd-vallette7-24.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nREPRESSIONE\r\n\r\nMercoledì 17 luglio a Napoli alcuni compagni di Laboratorio Politico Iskra, SiCobas, Movimento Disoccupati 7 Novembre sono stati colpiti da misure cautelari per la loro attività di contrasto alla guerra e al genocidio in corso a Gaza.\r\n\r\nCi colleghiamo con uno di loro per farci raccontare il contesto in cui si è mossa questa operazione repressiva, estendendo lo sguardo ad altre parti di Italia (come le recenti perquisizioni tra Como e Varese) e riflettendo sull’urgenza di organizzarsi per contrastare la macchina bellica:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_eddy-napoli-repr.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSORVEGLIANZA\r\n\r\nArgo Reloaded...\r\n\r\nLe pagine di cronaca locale di Torino ospitano un interessante siparietto sui tentativi di implementazione di un programma di sorveglianza algoritmica di massa.\r\n\r\nNegli ultimi anni sono state gettate le basi ottiche (videocamere) e cognitive (server per la raccolta e l’elaborazione) di un progetto noto come “Argo”; le spinte verso la strutturazione di una smart city panottica, promosse da Comune e Vigili Urbani, continuano a inciampare nelle perplessità del Garante della Privacy.\r\n\r\nIl problema, tuttavia, va ben oltre la protezione dei dati personali: si sta implementando un nuovo modello di relazione tra abitanti e autorità, in un’ottica di guerra di classe (dall’alto verso il basso) ad alto contenuto tecnologico.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_summer-argo.mp3\"][/audio]","25 Luglio 2024","2024-07-25 07:55:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/bcupcb_argo-summer-200x110.jpeg","AMMUTINAMENTI NELLE CARCERI - REPRESSIONE A NAPOLI - ARGO RELOADED",1721894112,[338,227,339,340,65,341,342,280],"http://radioblackout.org/tag/argo/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/smart-city/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/",[344,194,345,346,15,347,348,199],"argo","guerra","intelligenza artificiale","smart city","sorveglianza",{"post_content":350,"tags":354},{"matched_tokens":351,"snippet":352,"value":353},[74],"cui si è mossa questa \u003Cmark>operazione\u003C/mark> repressiva, estendendo lo sguardo ad","Estratti dalla puntata del 22 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE\r\n\r\nLe carceri italiane hanno raggiunto livelli di invivibilità che sfociano nella letalità.\r\n\r\nIl conteggio dei morti imbarazza alcuni pezzi del mondo politico e ne lascia sostanzialmente indifferenti altri.\r\n\r\nMentre i ragionieri delle pene si ingegnano su come ritoccare qualche elemento affinché questa tecnologia sociale possa proseguire con il suo lavoro, le persone detenute nelle gabbie arroventate dalla crisi climatica si stanno ammutinando.\r\n\r\nRiflettendo sulla situazione delle carceri italiane, raccontando i limiti di accesso ai ventilatori acquistabili al sopravvitto, si può osservare come la dimensione di classe che caratterizza l’apparato sanzionatorio si riscontri anche nei processi di vulnerabilizzazione ambientale-climatica: se sei riccx hai più possibilità di migliorare la tua condizione, se sei poverx puoi anche morire.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_intro-direttaTo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLe rivolte, le proteste, le rotture dell’ordinarietà che normalizza la violenza del carcere, sono gli unici strumenti di autodifesa per chi è imprigionato in condizioni disumane.\r\n\r\nIn questa diretta partiamo dall’osservare la situazione nel carcere di Torino per estendere le riflessioni al quadro nazionale, al ruolo del sovraffollamento, alle trasformazioni normative funzionali a comprimere gli spazi di rivendicazione di una popolazione detenuta che viene costretta – tramite il ricatto disciplinare - a sopportare la tortura in cambio di uno sconto di pena.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_diretta-presd-vallette7-24.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nREPRESSIONE\r\n\r\nMercoledì 17 luglio a Napoli alcuni compagni di Laboratorio Politico Iskra, SiCobas, Movimento Disoccupati 7 Novembre sono stati colpiti da misure cautelari per la loro attività di contrasto alla guerra e al genocidio in corso a Gaza.\r\n\r\nCi colleghiamo con uno di loro per farci raccontare il contesto in cui si è mossa questa \u003Cmark>operazione\u003C/mark> repressiva, estendendo lo sguardo ad altre parti di Italia (come le recenti perquisizioni tra Como e Varese) e riflettendo sull’urgenza di organizzarsi per contrastare la macchina bellica:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_eddy-napoli-repr.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSORVEGLIANZA\r\n\r\nArgo Reloaded...\r\n\r\nLe pagine di cronaca locale di Torino ospitano un interessante siparietto sui tentativi di implementazione di un programma di sorveglianza algoritmica di massa.\r\n\r\nNegli ultimi anni sono state gettate le basi ottiche (videocamere) e cognitive (server per la raccolta e l’elaborazione) di un progetto noto come “Argo”; 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La prospettiva di una eventuale frammentazione del paese è vista con preoccupazione anche se il potente vicino cinese è interessato solo al corridoio che gli consente lo sbocco al mare. Approfondiamo anche il sistema delle cosiddette \"scam city\" ,le città del vizio ,agglomerati urbani che sopratutto al confine con il Laos si materializzano grazie agli ingenti flussi di denaro proveniente dagli affari illeciti che variano dal traffico di oppiacei al gioco d'azzardo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/BASTIONI-MYANMAR-SCAN-CITY.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Francesco Martone profondo conoscitore dell'Ecuador che frequenta da piu' di un ventennio ,parliamo della situazione del paese andino dopo la proclamazione dello stato di guerra interno da parte del neo presidente Noboa ,rampollo di una delle famiglie piu' potenti del paese.\r\n\r\nL'individuazione da parte dei cartelli del narcotraffico dell'Ecuador come un hub ideale per il passaggio della merce verso i mercati europei ha fatto innalzare il livello di violenza diffusa ,anche perchè le politiche neoliberali e di privatizzazione selvaggia perseguiti dai governi successivi a quello di Correa hanno contribuito a demolire l'apparato statale ,anche quello della sicurezza e prevenzione, e impoverito la gran massa di popolazione che è divenuta manodopera a basso costo per i narcos locali,Choleros e Lobos alleati con i messicani di Jalisco e nueva generaciòn.\r\n\r\nLa dichiarazione di guerra è nei fatti un colpo mediatico ad effetto per creare le condizioni per un governo “di unità nazionale” e di “guerra”, nel quale si sta delineando una chiara distribuzione dei compiti. Da una parte i militari, che da ora in poi prendono il comando delle operazioni di ordine pubblico, con la polizia a loro servizio (cosa che crea non poche frizioni) e che così possono riaffermare il loro ruolo, e la loro credibilità di fronte al popolo.\r\n\r\nIn gioco ci sono anche gli interessi legati alle politiche estrattiviste nei territori nativi ,la repressione che si giustifica con la lotta al narcotraffico della popolazione razzializata ,la polarizzazione delle oligarchie che hanno compiuto un operazione di passaggio generazionale del potere ,la ripresa del protagonismo americano nel controllo dell'area ,dopo che Correa aveva chiuso la base statunitense di Manta.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/BASTIONI-250124-MARTONE-ECUADOR.mp3\"][/audio]","26 Gennaio 2024","2024-01-26 11:25:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/01/2024- BIRMANIA : LA GIUNTA TRABALLA E LE SCUM CITY SI ESPANDONO -ECUADOR : LA GUERRA INTERNA DELLE OLIGARCHIE CONTRO LE CLASSI POPOLARI .",1706268328,[397],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[399],"Bastioni di Orione",{"post_content":401,"post_title":405},{"matched_tokens":402,"snippet":403,"value":404},[90],"il sistema delle cosiddette \"scam \u003Cmark>city\u003C/mark>\" ,le città del vizio ,agglomerati","Con Massimo Morello ed Emanuele Giordana torniamo a fare il punto sulla situazione in Myanmar dove l'esercito si trova in seria difficoltà e giungono voci insistenti di imminenti cambiamenti al vertice della giunta militare considerato il fallimentare corso della guerra.\r\n\r\nL'alleanza fra le diverse milizie etniche ha consentito ai guerriglieri la conquista di ampi territori anche al confine della Cina che comincia a guardare con preoccupazione il corridoio che le consente l'agevole sbocco al golfo di Bengala .Le prospettive future del Myanmar in caso di sconfitta dei militari , per il momento estremamente remoto in quanto l'esercito ha il controllo dello spazio aereo ,sono incerte in considerazione dei diversi interessi legati al controllo dei traffici illeciti che perseguono i diversi eserciti etnici. La prospettiva di una eventuale frammentazione del paese è vista con preoccupazione anche se il potente vicino cinese è interessato solo al corridoio che gli consente lo sbocco al mare. Approfondiamo anche il sistema delle cosiddette \"scam \u003Cmark>city\u003C/mark>\" ,le città del vizio ,agglomerati urbani che sopratutto al confine con il Laos si materializzano grazie agli ingenti flussi di denaro proveniente dagli affari illeciti che variano dal traffico di oppiacei al gioco d'azzardo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/BASTIONI-MYANMAR-SCAN-CITY.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Francesco Martone profondo conoscitore dell'Ecuador che frequenta da piu' di un ventennio ,parliamo della situazione del paese andino dopo la proclamazione dello stato di guerra interno da parte del neo presidente Noboa ,rampollo di una delle famiglie piu' potenti del paese.\r\n\r\nL'individuazione da parte dei cartelli del narcotraffico dell'Ecuador come un hub ideale per il passaggio della merce verso i mercati europei ha fatto innalzare il livello di violenza diffusa ,anche perchè le politiche neoliberali e di privatizzazione selvaggia perseguiti dai governi successivi a quello di Correa hanno contribuito a demolire l'apparato statale ,anche quello della sicurezza e prevenzione, e impoverito la gran massa di popolazione che è divenuta manodopera a basso costo per i narcos locali,Choleros e Lobos alleati con i messicani di Jalisco e nueva generaciòn.\r\n\r\nLa dichiarazione di guerra è nei fatti un colpo mediatico ad effetto per creare le condizioni per un governo “di unità nazionale” e di “guerra”, nel quale si sta delineando una chiara distribuzione dei compiti. Da una parte i militari, che da ora in poi prendono il comando delle operazioni di ordine pubblico, con la polizia a loro servizio (cosa che crea non poche frizioni) e che così possono riaffermare il loro ruolo, e la loro credibilità di fronte al popolo.\r\n\r\nIn gioco ci sono anche gli interessi legati alle politiche estrattiviste nei territori nativi ,la repressione che si giustifica con la lotta al narcotraffico della popolazione razzializata ,la polarizzazione delle oligarchie che hanno compiuto un \u003Cmark>operazione\u003C/mark> di passaggio generazionale del potere ,la ripresa del protagonismo americano nel controllo dell'area ,dopo che Correa aveva chiuso la base statunitense di Manta.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/BASTIONI-250124-MARTONE-ECUADOR.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":406,"snippet":407,"value":407},[234],"BASTIONI DI ORIONE 25/01/2024- BIRMANIA : LA GIUNTA TRABALLA E LE SCUM \u003Cmark>CITY\u003C/mark> SI ESPANDONO -ECUADOR : LA GUERRA INTERNA DELLE OLIGARCHIE CONTRO LE CLASSI POPOLARI .",[409,411],{"field":106,"matched_tokens":410,"snippet":403,"value":404},[90],{"field":103,"matched_tokens":412,"snippet":407,"value":407},[234],{"best_field_score":173,"best_field_weight":142,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":383,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":415,"highlight":429,"highlights":434,"text_match":171,"text_match_info":437},{"comment_count":47,"id":416,"is_sticky":47,"permalink":417,"podcastfilter":418,"post_author":185,"post_content":419,"post_date":420,"post_excerpt":53,"post_id":416,"post_modified":421,"post_thumbnail":422,"post_title":423,"post_type":223,"sort_by_date":424,"tag_links":425,"tags":427},"37456","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-settembre-megalopoli-gentrification-resistenza-popolare-e-architettura-rojava-retate-al-campo-rom-casa-pound-non-sbarca-in-barriera-bayer-assorbe-monsanto/",[185],"Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38","23 Settembre 2016","2018-10-17 23:05:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/barriera-antifa-07-200x110.jpg","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto",1474643948,[426],"http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/",[428],"macerie-su-macerie",{"post_content":430},{"matched_tokens":431,"snippet":432,"value":433},[74],"invasione di Jarablus, in pratica \u003Cmark>operazione\u003C/mark> di sostegno all'Isis, che per","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\nCasa Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica \u003Cmark>operazione\u003C/mark> di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart \u003Cmark>city’\u003C/mark>, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38",[435],{"field":106,"matched_tokens":436,"snippet":432,"value":433},[74],{"best_field_score":173,"best_field_weight":142,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":174,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":223,"first_q":26,"per_page":177,"q":26},9,["Reactive",442],{},["Set"],["ShallowReactive",445],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fpe7ESfloh-IEuF5sJG8tYaHIhNLaWlGbScCfv4ws_jc":-1},true,"/search?query=operazione+city"]