","Le manifestazioni \"bianche\" di Tel Aviv non riguardano i palestinesi","post",1680299276,[65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/palestinesi/","http://radioblackout.org/tag/riforma-giustizia/","http://radioblackout.org/tag/tel-aviv/",[18,70,71,72],"palestinesi","riforma giustizia","tel aviv",{"post_content":74,"post_title":78,"tags":81},{"matched_tokens":75,"snippet":76,"value":77},[70],"loro, e non solo i \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>. Il premier israeliano intanto ha","In israele continuano le manifestazioni contro la riforma della giustizia voluta dal governo di Netanyahu, in particolare dopo che il ministro della Difesa Yoav Gallant è stato licenziato per essersi esposto pubblicamente chiedendo di fermare questa legislazione. Nel dodicesimo weekend consecutivo di proteste sono scesi in piazza seicentomila israeliani, i quali si sentono minacciati dalle politiche governative che, per la prima volta, prendono di mira anche loro, e non solo i \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>. Il premier israeliano intanto ha posticipato la revisione della riforma alla fine delle pasqua ebraica, nel tentativo di trovare un'intesa.\r\n\r\n \r\n\r\nLe manifestazioni chiedono di rispettare la democrazia, secondo lo slogan di Israele “uno stato ebraico e democratico”, ma nelle richieste non vi è nessun riferimento alla questione palestinese. Sono infatti mobilitazioni \"bianche\", nel senso che il segno distintivo è la bandiera israeliana, per l'appunto bianca, portata in piazza come simbolo di democrazia, e sono rari e mal tollerati i casi di spezzoni pro-palestina all'interno di queste manifestazioni. Eppure i \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> sono il venti per cento della popolazione d'Israele, ma rimangono fuori dalle proteste perchè, di fatto, non li riguardano né si sentono rappresentati. Non sono, nella realtà di un contesto particolare come quello israeliano, manifestazioni per la democrazia, perché questa non riguarderà tutta la popolazione. I \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>, e gli arabi residenti in Israele, rimangono gli eterni esclusi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con due compagne di FreeJerusalem in quest'intervista trilingue:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/israele.31032023.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":79,"snippet":80,"value":80},[70],"Le manifestazioni \"bianche\" di Tel Aviv non riguardano i \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>",[82,84,87,89],{"matched_tokens":83,"snippet":18},[],{"matched_tokens":85,"snippet":86},[70],"\u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>",{"matched_tokens":88,"snippet":71},[],{"matched_tokens":90,"snippet":72},[],[92,98,101],{"field":40,"indices":93,"matched_tokens":95,"snippets":97},[94],1,[96],[70],[86],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":80,"value":80},"post_title",[70],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":76,"value":77},"post_content",[70],578730123365712000,{"best_field_score":106,"best_field_weight":29,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":52,"score":108,"tokens_matched":94,"typo_prefix_score":52},"1108091339008",3,"578730123365711979",{"document":110,"highlight":132,"highlights":151,"text_match":104,"text_match_info":161},{"cat_link":111,"category":112,"comment_count":52,"id":113,"is_sticky":52,"permalink":114,"post_author":33,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":57,"post_id":113,"post_modified":117,"post_thumbnail":118,"post_thumbnail_html":119,"post_title":120,"post_type":62,"sort_by_date":121,"tag_links":122,"tags":127},[49],[51],"66357","http://radioblackout.org/2021/01/popoli-resistenti-saharawi-curdi-palestinesi/","A partire dall'intervento di Trump che riconosce la sovranità marocchina sul territorio delimitato dal suo stesso muro, costruito da Israele, a cui si aggiunge il dato che vede rapporti commerciali e militari tra il regno alawida e lo stato di apartheid di Tel Aviv, si è ragionato con Tullio Togni riguardo a potenziali comunanze – evidenziando anche le eventuali differenze – tra lotte di autonomia e indipendenza che combattono da più di 40 anni per raggiungere affrancamento da colonialismo e occupazione: saharawi, curdi e palestinesi hanno molti tratti che assimilano le loro vicende.\r\n\r\nEmergono innanzitutto le modalità di percezione dei territori occupati (Sahara occidentale, Palestina, territori curdi) da parte delle grandi potenze, nel momento in cui li usano per fare operazioni diplomatiche, agendo sullo scacchiere mediorientale per sostituire equilibri precari, sbilanciando a favore di fazioni determinate il diritto internazionale. Le rivendicazioni sono in parte diverse, ma si riscontrano costanti, come la resistenza, la laicità – almeno in partenza – e il progressismo; il loro problema nasce da frontiere imposte dal colonialismo che divide territori senza considerare le istanze di chi li abita; in tutt'e tre i casi le loro disgrazie discendono da trattati disattesi. Vulnus del diritto internazionale, che ha prodotto campi profughi per intere esistenze. Questo produce uno stato-nazione alla radice dei loro problemi, e infatti i curdi del Rojava hanno cominciato a immaginare una comunità alternativa... mentre i loro oppressori a loro volta sono accomunati da sistemi repressivi e valutabili come fascisti.\r\n\r\nQui potete seguire i ragionamenti fatti da Tullio Togni, ipotizzando comunanze e differenze tra i tre popoli resistenti e potenziali nuovi modelli di comunità liberate da gioghi coloniali e afflati nazionalisti\r\n\r\n\"Comunanza dei destini curdi, saharawi, palestinesi\".","29 Gennaio 2021","2021-01-29 22:48:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/popoli-resistenti-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"131\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/popoli-resistenti-300x131.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/popoli-resistenti-300x131.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/popoli-resistenti-768x335.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/popoli-resistenti-690x302.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/popoli-resistenti-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/popoli-resistenti.jpg 882w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Popoli resistenti: saharawi, curdi, palestinesi",1611921611,[123,124,125,66,126],"http://radioblackout.org/tag/autonomia-e-indipendenza/","http://radioblackout.org/tag/curdi/","http://radioblackout.org/tag/laicita-e-progressismo/","http://radioblackout.org/tag/saharawi/",[128,129,130,70,131],"autonomia e indipendenza","curdi","laicità e progressismo","saharawi",{"post_content":133,"post_title":137,"tags":140},{"matched_tokens":134,"snippet":135,"value":136},[70],"e occupazione: saharawi, curdi e \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> hanno molti tratti che assimilano","A partire dall'intervento di Trump che riconosce la sovranità marocchina sul territorio delimitato dal suo stesso muro, costruito da Israele, a cui si aggiunge il dato che vede rapporti commerciali e militari tra il regno alawida e lo stato di apartheid di Tel Aviv, si è ragionato con Tullio Togni riguardo a potenziali comunanze – evidenziando anche le eventuali differenze – tra lotte di autonomia e indipendenza che combattono da più di 40 anni per raggiungere affrancamento da colonialismo e occupazione: saharawi, curdi e \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> hanno molti tratti che assimilano le loro vicende.\r\n\r\nEmergono innanzitutto le modalità di percezione dei territori occupati (Sahara occidentale, Palestina, territori curdi) da parte delle grandi potenze, nel momento in cui li usano per fare operazioni diplomatiche, agendo sullo scacchiere mediorientale per sostituire equilibri precari, sbilanciando a favore di fazioni determinate il diritto internazionale. 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Quello che forse può apparire innovativo è il fatto che in quest'ultimo teatrino gli Usa hanno gettato la maschera, dimostrando di non essere (mai?) super partes, ma megafono delle posizioni sioniste, come ora è palese, visto che una delle due parti non è stata nemmeno consultata. E nonostante questo gli ultraortodossi rifiutano il regalo di Kushner e Mbs, un finanziatore di coloni e un rampollo saudita assassino di giornalisti, neanche quel bantustan a macchia di leopardo disegnato con improbabili tunnel dalla striscia di Gaza è tollerabile per i coloni; e anche per la minoranza – ma non troppo – russa (e infatti anche da Putin non vengono reazioni negative). Anche se già solo un accordo del genere sarebbe la fine di ogni speranza di affrancamento della nazione palestinese.\r\n\r\nCiò che è più grave è che in questo modo si crea il precedente che vede sancire un'occupazione militare, riconoscendo lo status quo e avvallando il diritto del più forte. Non è un caso quel diritto era stato bandito dal consesso internazionale dalla fine di una guerra che aveva visto soccombere sovranisti, nazionalisti, fascisti... quel pensiero ora al potere un po' dovunque nel mondo. E proprio su questa complessità geopolitica e sull'assenza di leadership palestinese gioca l'amministrazione Trump, forse ancora di più che sulla tradizionale divisione del mondo arabo, e sull'isolamento dell'Iran. Anche se l'assenza di diplomazia nelle mosse americane mettono in difficoltà i maggiori alleati degli Usa in Medio Oriente. Senza considerare quanto le considerazioni su Gerusalemme risultano produzione di ignoranti o banditi.\r\n\r\nAndando a sgattare in fondo si finisce con sancire ancora una volta che tutto è regolato da rapporti economici, sudditanze, alleanze che esulano dalla materia in sé e producono complicità devianti, pastette immorali, dimostrazioni di gratitudine reciproca sulla pelle dei soliti palestinesi... e con lucidità e conoscenza Amedeo Rossi ci aiuta a scoperchiare ogni truffa nascosta in questi punti dell'accordo proposto:\r\n\r\nLa lucidità per cogliere la prepotente sicumera con cui si affronta la questione israelo-palestinese\r\n\r\n ","30 Gennaio 2020","2020-01-30 23:54:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/deal-one-century-long-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"146\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/deal-one-century-long-300x146.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/deal-one-century-long-300x146.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/deal-one-century-long-768x372.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/deal-one-century-long.png 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Trump completa il piano Balfour dopo un secolo di sionismo",1580428462,[176,65,177,66,178,179,180,181],"http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/netanyahu/","http://radioblackout.org/tag/sionisti/","http://radioblackout.org/tag/territori-occupati/","http://radioblackout.org/tag/trump/","http://radioblackout.org/tag/ultraortodossi/",[21,18,183,70,184,39,185,186],"netanyahu","sionisti","Trump","ultraortodossi",{"post_content":188,"tags":192},{"matched_tokens":189,"snippet":190,"value":191},[70],"reciproca sulla pelle dei soliti \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>... e con lucidità e conoscenza","«The Deal of the Century», la prosopopea smargiassa di Trump si permette enormità che anche solo pochi anni fa sarebbero state considerate ridicolaggini, o proposte innominabili... così lascerebbe trasparire il \"Washington Post\" nel suo editoriale odierno, anche se poi, andando a vedere nelle pieghe della storia insieme a Amedeo Rossi, alcune perle si possono far risalire anche a presidenti considerati progressisti. 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cresciuto fino a diventare un vero e proprio sobborgo cittadino, fino a pochi anni fa era abitato da circa 150.000 persone.\r\nDalla primavera 2011, cioè da quando è iniziato il tentativo di rovesciamento del governo di Assad da parte delle fazioni islamiche appoggiate dall'Occidente, Yarmouk è stata teatro di ripetuti scontri tra opposti schieramenti, e in seguito alla fuga dei civili il numero degli abitanti si è ridotto a meno di 20.000, mentre cibo, acqua ed elettricità scarseggiano.\r\nNegli ultimi giorni gli scontri si sono inaspriti perchè milizie affiliate all'ISIS hanno attaccato Aknaf Beit al-Maqdis, la fazione di Hamas presente nel campo, a quanto pare per sabotare l'accordo di riconciliazione in corso tra quest'ultima e altre fazioni, tra cui quelle della sinistra palestinese che hanno sempre appoggiato il governo di Assad.\r\nNelle ultime ore a Damasco una delegazione palestinese dell'OLP e il governo siriano avrebbero raggiunto un accordo per un'azione militare volta a scacciare l'ISIS dalla parte di Yarmouk che ha occupato.\r\nSpettatore interessato della situazione è il vicino stato sionista di Israele, il quale non può che giovarsi dei combattimenti in quella che si può considerare una fucina della Resistenza palestinese, mentre tutta l'area mediorientale, dallo Yemen alla Tunisia, rimane debole e divisa dalla guerra.\r\nDi certo non giova alla lotta contro l'occupazione israeliana il fatto che decine di migliaia di palestinesi della diaspora abbiano dovuto lasciare una zona nella quale comunque godevano di una certa prosperità, e molti di essi si stiano trasferendo altrove, anche in Europa.\r\n\r\nAscolta l'intervista di stamattina con Kutaiba:\r\nUnknown","9 Aprile 2015","2015-04-14 10:48:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/siege-of-yarmouk-palestinian-refugee-camp-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"193\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/siege-of-yarmouk-palestinian-refugee-camp-300x193.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/siege-of-yarmouk-palestinian-refugee-camp-300x193.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/siege-of-yarmouk-palestinian-refugee-camp-768x494.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/siege-of-yarmouk-palestinian-refugee-camp-1024x658.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gli scontri a Yarmouk e la Resistenza palestinese",1428595708,[234,235,66,236],"http://radioblackout.org/tag/daesh/","http://radioblackout.org/tag/fplp/","http://radioblackout.org/tag/yarmouk/",[238,239,70,240],"Daesh","Fplp","Yarmouk",{"post_content":242,"tags":246},{"matched_tokens":243,"snippet":244,"value":245},[70],"dal 1957 per accogliere i \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> in fuga dall'occupazione israeliana; 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La prigione israeliana non è solo un'istituzione di repressione, ma è anche un luogo in cui Israele testa tecniche di gestione per controllare varie forme di rivolta, che rivende ai paesi occidentali. Le ragioni per cui i palestinesi e le palestinesi sono arrestati/e sono molto varie: dalla resistenza fisica, all'attivismo politico o sui social. Nelle carceri ci sono membri dei vari partiti, insieme a molte studentesse legate, per esempio, alle attività nei sindacati studenteschi.\r\n\r\nIsraele ha creato una rete carcerale (definizione di una ricercatrice francese, Stéphanie Latte Abdallah) che permette di arrestare tutti i palestinesi dai 12 anni in su per ragioni molto varie, e che utilizza la legge della detenzione amministrativa, che permette di arrestare qualcuno senza nessuna accusa, di tenerlo in prigione per sei mesi rinnovabili, senza che nessuno, ne avvocati, né medici, né famigliari, sappiano perché sia in carcere.\r\n\r\nIn questo quadro, le donne palestinesi, come nel resto del mondo, sono meno incarcerate rispetto agli uomini e, certamente, questo ha avuto un impatto sulle loro forme di autorganizzazione. La prigione israeliana, a partire dagli anni 70, è stata trasformata dalle donne e dagli uomini palestinesi in un laboratorio intellettuale e politico. Le donne, che fanno parte del movimento di liberazione palestinese, ma hanno delle specificità legate alle loro condizioni particolari. Una delle prime rivendicazioni delle donne palestinesi è stato il fatto di vedersi riconosciuto uno status di prigioniere politiche, rispetto alle altre detenute israeliane. Il movimento delle donne palestinesi ha attraversato diverse tappe nella storia, dalla rivendicazione di migliori condizioni materiali (materassi e condizioni delle celle), alla strutturazione di corsi di educazione in carcere per la produzione culturale delle prigioniere e dei prigionieri. Le lotte si strutturano in comitati di gestione, che erano incaricati di gestire, ad esempio, la biblioteca, i corsi clandestini che le donne faranno in prigione, il tribunale interno che ha l'obbiettivo di non fare mai riferimento all'amministrazione penitenziaria israeliana, e forme di elezione delle rappresentanti delle donne. Nel 94-96, durante gli accordi di Oslo, accordi che hanno aiutato l'ampliamento della colonizzazione israeliana in Palestina, nell'ambito della liberazione di alcuni prigionieri/e era stato imposto a cinque donne, che avevano ucciso soldati israeliani, di rimanere in carcere. Le donne allora, si riunirono e rifiutarono di uscire e lasciare in carcere delle compagne, perché la lotta era (ed è) collettiva e la liberazione deve essere collettiva: per sedici mesi hanno fatto molti scioperi, si sono chiuse in due celle in 30 donne, si sono riunite e hanno preso decisioni solo orizzontalmente, rifiutando le imposizioni degli israeliani e anche dell'autorità palestinese, che avrebbe voluto governarle. Dopo sedici mesi di lotta dura, le donne palestinesi hanno ottenuto la liberazione di tutte le donne. Se questo modello fosse stato trasmesso agli uomini e se fosse stato tramandato nella storia, forse, si sarebbe potuta ottenere la liberazione di altri prigionieri.\r\n\r\nIn seguito al 7 ottobre 2024, i prigionieri palestinesi sono raddoppiati (da 4000 a 9000, di cui donne 80-90) nelle carceri di Gerusalemme e della Cisgiordania, mentre tutte e tutti gli uomini prigionieri di Gaza sono in dei campi di detenzione spesso nel deserto in condizioni inumane. Anche nelle prigioni per le donne, ci sono state forme di repressione molto più forti, intensificate in maniera esponenziale dal 7 ottobre in poi. C'è una situazione di sovraffollamento nelle prigioni (12 persone dove ce ne starebbero 5); non hanno più diritto all'ora d'aria; hanno solo ora in cui possono uscire dalle celle, tempo nel quale devono anche usare il bagno.\r\n\r\nIl movimento delle donne prigioniere e degli uomini palestinesi sta vivendo una condizione estrema, ma trova sempre dei nuovi modi inventivi e creativi di resistenza, fino a che tutti e tutte saranno libere.\r\n\r\nAbbia intervistato Asia, ricercatrice indipendente che svolge una ricerca sulla condizione e sulle lotte delle donne nelle carceri israeliane:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/ASIA-PALESTINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa radio come strumento di connessione fra chi è fuori dalle carceri israeliane e i/le detenuti/e palestinesi. 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L’operazione «Muro di ferro» è iniziata ormai 81 giorni fa e ha portato allo svuotamento di intere comunità, dai campi di Jenin e Tulkarem a quelli di Nablus e Tubas. Solo a Jenin sono 600 le case distrutte, 3.200 quelle danneggiate. Prosegue l’operazione anche a Tulkarem: i soldati israeliani hanno fatto irruzione in diverse abitazioni e cacciato gli abitanti (gli è stata «concessa» al massimo un’ora per raccogliere qualche effetto personale), mentre i bulldozer militari procedevano con altre demolizioni di negozi e strade. Aumentano le violenze dei coloni nei confronti dei palestinesi in tutta la Cisgiordania , in sole due settimane l'esercito israeliano ha ucciso nove palestinesi , tra cui due bambini, e ferito almeno 130 persone. Sono state distrutte centinaia di abitazioni e strutture a causa della mancanza dei permessi edilizi emessi da Israele,che sono quasi impossibili da ottenere. Questa situazione ha provocato lo spostamento forzato di migliaia di persone e le violenze contro i palestinesi condotte dai coloni in coordinamento con l'esercito si stanno estendendo in gran parte del territorio della Cisgiordania. Lo scopo ormai apertamente dichiarato è di creare le premesse per un annessione ,obiettivo perseguito da sempre dai sionisti messianici che ora hanno il pieno sostegno dell'amministrazione americana ,il nuovo ambasciatore statunitense in Israele ,Mike Huckabee è un fervente sostenitore del presunto diritto di Israele ad annettersi la Cisgiordania .\r\n\r\n\r\nNe parliamo con una attivista italiana che si trova nella zona di Masafer Yatta ,a sud di Hebron che ci descrive la situazione .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA.mp3\"][/audio]","14 Aprile 2025","Cisgiordania aggiornamenti da Masafer Yatta","2025-04-14 20:05:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/INFO-14042025-CISGIORDANIA.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","CISGIORDANIA CONTINUANO LE DEMOLIZIONI E IL FURTO DI TERRITORI PALESTINESI .",1744661130,[330,331,332,333,334,280],"http://radioblackout.org/tag/cisgiordania/","http://radioblackout.org/tag/coloni/","http://radioblackout.org/tag/demolizioni/","http://radioblackout.org/tag/insediamenti/","http://radioblackout.org/tag/masafer-yatta/",[27,35,336,337,338,15],"demolizioni","INSEDIAMENTI","Masafer Yatta",{"post_content":340,"post_title":344},{"matched_tokens":341,"snippet":342,"value":343},[70],"continuano le demolizioni delle abitazioni \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> e il furto dei terreni","In Cisgiordania continuano le demolizioni delle abitazioni \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> e il furto dei terreni . 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L'accordo è sulla transizione moderata (transitioning away) piuttosto che sull'uscita dal fossile (phase out), con una entusiasta conferma della riproposizione del Nucleare.\r\n\r\n***\r\n\r\nIl cuore della trasmissione resta però ancora, necessariamente, la guerra in corso contro la popolazione civile palestinese segregata nella Striscia di Gaza, con una ripresa ancora più forsennata di bombardamenti e distruzione dopo la rottura della tregua per lo scambio dei prigionieri, nonostante una votazione all'Onu che conferma in modo sempre più plastico la siderale distanza politica che separa l'Occidente dal sud globale.\r\n\r\nSu questi temi abbiamo raggiunto al telefono Michele Giorgio, corrispondente del Manifesto dalla Palestina e redattore di Pagine Esteri.\r\n\r\nIl cuore dell'analisi che proponiamo in questa puntata proviene però da un lungo articolo apparso sulla prestigiosa rivista statunitense The Nation, dove i due autori, Tony Karon e Daniel Levy (il primo una lunga carriera da giornalista dal Time ad Al Jazeera nonché attivista anti-apartheid di lungo corso in Sud Africa; il secondo negoziatore con i palestinesi per Barak e Rabin, oggi presidente dell'U.S./Middle East Project) pongono senza mezzi termini la fatidica domanda (in realtà un'affermazione) se Israele - al netto dei massacri che sta compiendo - non stia in realtà perdendo questa guerra, paragonando gli effetti del 7 ottobre all'offensiva vietnamita del Tet, dove la sconfitta militare dei vietcong causò la sconfitta politica internazionale degli Stati Uniti d'America.\r\n\r\nA contraltare di questa lettura segnaliamo però l'altrettanto puntuale quanto macabra possibilità che sottolinea Gilbert Achcar, secondo il quale la prospettiva di una espulsione di massa della popolazione civile dalla striscia di Gaza resta un'opzione più che concreta con l'attuale governo in carica, raccogliendo il consenso di buona parte della popolazione israeliana.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/la-fine-14-12.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nTony Karon e Daniel Levy (THE NATION) - Israel Is Losing This War (traduzione italiana qui)\r\n\r\nGilbert Achcar - Lo spettro dell'espulsione\" (Le Monde Diplomatique, dicembre 2023) - versione francese (versione italiana in edicola)\r\n\r\nMenachem Klein: “Oggi In Israele sia il governo che lo stato non esistono più”\r\n\r\nAlberto Negri - Il finto “strappo” di Joe Biden\r\n\r\nFrancesca Mannocchi intervista Yonatan Shay - Tra i sionisti di Hebron: “Questa terra è nostra da 3000 anni, a Gaza muoiono solo dei terroristi”\r\n\r\n***\r\n\r\nLorenzo Tecleme - L'«accordo storico» di Cop28: il petrolio ha i decenni contati\r\n\r\nLorenzo Tecleme - «I soldi erano la chiave della trattativa ma il Nord globale ha frenato ancora»","15 Dicembre 2023","2023-12-15 18:40:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/1702643340761-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #12 - Israele sta perdendo la guerra ?","podcast",1702663115,[424,425,426,176,427,428,280,66,429],"http://radioblackout.org/tag/7ottobre/","http://radioblackout.org/tag/cop28/","http://radioblackout.org/tag/fossile/","http://radioblackout.org/tag/nakhba/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/striscia/",[431,432,433,21,434,435,15,70,436],"7ottobre","cop28","fossile","nakhba","nucleare","Striscia",{"post_content":438,"tags":442},{"matched_tokens":439,"snippet":440,"value":441},[70],"il secondo negoziatore con i \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> per Barak e Rabin, oggi","Iniziamo la puntata con un collegamento da Dubai, con Lorenzo Tecleme, corrispondente per Il Manifesto dagli Emirati Arabi per questa 28esima edizione della Conferenza delle Parti sul Clima. 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Fu la legge di emergenza, che il mandato britannico impose nel ‘45, a porla in essere, per poi traslarla nel contesto legislativo coloniale e utilizzarla in maniera esponenziale dal ‘47 ad oggi, momento in cui, dopo il 7 ottobre, sono detenute oltre 3300 persone palestinesi a fronte di oltre 10.000 prigionieri politici richiusi fra galere amministrative e penali.\r\n\r\nLa regola dell’eccezione si affianca ad un altro elemento fondamentale di questa forma di dominazione sui corpi, quello dell’evidenza segreta. Attraverso la categorizzazione che, in questo caso, la colonialità sionista impone, i sequestri di persona in vista di detenzione amministrativa, proprio in quanto fondati sull’assenza totale di qualsivoglia “evidenza” di reato, vengono messi in campo dal governo per il solo ,e palese, fatto di essere palestinesi e quindi intrinsecamente ostili e potenzialmente combattivi contro un regime di oppressione totale sul proprio popolo. 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da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; RIVOLTE E INTRIGHI NELLA CONTORTA ESTATE IN SUDEST ASIATICO; IL GERD ETIOPE, ALLEANZE IN CORNO D'AFRICA E L'ASSEDIO MEDIEVALE SUDANESE; WAR ON DRUGS CONTRO CARACAS, CARIBE E MEXICO",1758374559,[516,517],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[392,519],"BastioniOrione",{"post_content":521},{"matched_tokens":522,"snippet":523,"value":524},[70],"coinvolgerà solo i milioni di \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>, ma i miliardi di musulmani.","Nel 43esimo anniversario di Sabra e Chatila iniziamo la trasmissione con Laura Silvia Battaglia per analizzare quali strade si aprono al mondo arabo e in particolare ai paesi del Golfo dopo il proditorio attacco del fascistissimo governo israeliano contro la delegazione di Hamas chiamata a Doha a valutare le proposte di tregua; da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark>, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]",[526],{"field":102,"matched_tokens":527,"snippet":523,"value":524},[70],{"best_field_score":312,"best_field_weight":529,"fields_matched":94,"num_tokens_dropped":52,"score":530,"tokens_matched":94,"typo_prefix_score":52},14,"578730123365187697",{"document":532,"highlight":552,"highlights":558,"text_match":310,"text_match_info":561},{"comment_count":52,"id":533,"is_sticky":52,"permalink":534,"podcastfilter":535,"post_author":476,"post_content":536,"post_date":537,"post_excerpt":57,"post_id":533,"post_modified":538,"post_thumbnail":539,"post_title":540,"post_type":421,"sort_by_date":541,"tag_links":542,"tags":547},"99797","http://radioblackout.org/podcast/solidarieta-e-lotte-in-quartiere-a-roma-18-settembre-sciopero-per-la-palestina-a-torpignattara-pigneto-e-quadraro/",[379],"In questa puntata di Harraga, in onda su Radio Blackout ogni venerdì alle 15, portiamo il contributo di una compagna che ci parla dello sciopero di quartiere per la Palestina, chiamato per il 18 settembre nei quartieri romani di Torpignattara, Pigneto e Quadraro. Zone della città in cui, da anni, si muovono percorsi di solidarietà e lotta che si intrecciano: dalla lotta per difendere e reclamare spazi di autorganizzazione, alla lotta contro il razzismo nelle sue varie forme; contro la repressione, contro carcere e CPR, contro le deportazioni e per documenti per tutt, e in solidarietà a chi si ribella e resiste.\r\nDall'inizio del genocidio in corso a Gaza sono state numerose le passeggiate in quartiere, le iniziative in strada e le contestazioni ai complici di Israele presenti con le loro sedi, quali Carrefour e McDonalds. Da qui nasce la chiamata allo sciopero del prossimo 18 settembre, che coinvolgerà le scuole, i locali e gli esercizi commerciali, i luoghi di preghiera, e le numerose e diverse realtà che animano i quartieri.\r\n\r\nUno stimolo ad unire sempre di più le lotte partendo dai luoghi che attraversiamo nella quotidianità, seguendo l'esempio che ancora una volta ci arriva dalla resistenza delle e dei Palestinesi.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/harraga-12.9.25.mp3\"][/audio]","12 Settembre 2025","2025-09-12 19:24:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/photo_2025-09-12_18-09-00-200x110.jpg","Solidarietà e lotte in quartiere a Roma: 18 settembre sciopero per la Palestina a Torpignattara, Pigneto e Quadraro",1757703998,[543,544,280,545,546],"http://radioblackout.org/tag/antirazzismo/","http://radioblackout.org/tag/bds/","http://radioblackout.org/tag/roma/","http://radioblackout.org/tag/torpignattara/",[548,549,15,550,551],"antirazzismo","BDS","Roma","Torpignattara",{"post_content":553},{"matched_tokens":554,"snippet":556,"value":557},[555],"Palestinesi","dalla resistenza delle e dei \u003Cmark>Palestinesi\u003C/mark>.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/harraga-12.9.25.mp3\"][/audio]","In questa puntata di Harraga, in onda su Radio Blackout ogni venerdì alle 15, portiamo il contributo di una compagna che ci parla dello sciopero di quartiere per la Palestina, chiamato per il 18 settembre nei quartieri romani di Torpignattara, Pigneto e Quadraro. Zone della città in cui, da anni, si muovono percorsi di solidarietà e lotta che si intrecciano: dalla lotta per difendere e reclamare spazi di autorganizzazione, alla lotta contro il razzismo nelle sue varie forme; contro la repressione, contro carcere e CPR, contro le deportazioni e per documenti per tutt, e in solidarietà a chi si ribella e resiste.\r\nDall'inizio del genocidio in corso a Gaza sono state numerose le passeggiate in quartiere, le iniziative in strada e le contestazioni ai complici di Israele presenti con le loro sedi, quali Carrefour e McDonalds. Da qui nasce la chiamata allo sciopero del prossimo 18 settembre, che coinvolgerà le scuole, i locali e gli esercizi commerciali, i luoghi di preghiera, e le numerose e diverse realtà che animano i quartieri.\r\n\r\nUno stimolo ad unire sempre di più le lotte partendo dai luoghi che attraversiamo nella quotidianità, seguendo l'esempio che ancora una volta ci arriva dalla resistenza delle e dei \u003Cmark>Palestinesi\u003C/mark>.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/harraga-12.9.25.mp3\"][/audio]",[559],{"field":102,"matched_tokens":560,"snippet":556,"value":557},[555],{"best_field_score":312,"best_field_weight":529,"fields_matched":94,"num_tokens_dropped":52,"score":530,"tokens_matched":94,"typo_prefix_score":52},{"document":563,"highlight":585,"highlights":590,"text_match":310,"text_match_info":593},{"comment_count":52,"id":564,"is_sticky":52,"permalink":565,"podcastfilter":566,"post_author":567,"post_content":568,"post_date":569,"post_excerpt":57,"post_id":564,"post_modified":570,"post_thumbnail":571,"post_title":572,"post_type":421,"sort_by_date":573,"tag_links":574,"tags":580},"98682","http://radioblackout.org/podcast/anan-ali-mansour-e-la-lunga-mano-repressiva-di-israele-avv-rossi-albertini-umanita-proibita-in-41bis/",[376],"bellocome","Estratti dalla puntata del 23 giugno 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia \r\n\r\n \r\n\r\nSOLIDARIETA’ CON ANAN, ALI E MANSOUR\r\n\r\nMentre accelerano le udienze del processo contro Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, si organizza anche la solidarietà nei confronti di questi militanti palestinesi imprigionati nelle carceri italiane.\r\n\r\nDall’uso coloniale della categoria di “terrorismo” per definire qualunque forma di resistenza armata venga portata avanti nei territori occupati, all’utilizzo di materiale probatorio estorto con la tortura nei centri detentivi sionisti, grazie al contributo di un compagno affrontiamo la dimensione politica di questa inchiesta - partita su impulso dell’apparato repressivo israeliano - e rilanciamo le giornate di mobilitazione organizzate a L’Aquila:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_solidarieta-anan.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUMANITA’ PROIBITA IN 41BIS\r\n\r\nIl 41bis deve essere un dispositivo deumanizzante e i gesti di affetto di un avvocato non possono interferire con l’amputazione totale dell’affettività a cui sono costrette le persone sepolte in quel regime; questo ciò che implicitamente vuole riaffermare la “segnalazione” da parte del direttore del carcere di Bancali nei confronti dell’avvocato Flavio Rossi Albertini, il quale si era congedato dal prigioniero anarchico Alfredo Cospito salutandolo con una stretta di mano e due baci sulle guance.\r\n\r\nRaccogliamo un suo commento sulla vicenda, insieme ad alcuni aggiornamenti sulla situazione di Alfredo:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_rossi-albertini-bacini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n/ / / / /\r\n\r\nProgramma iniziative solidali a L'Aquila:","23 Giugno 2025","2025-06-23 18:37:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/bcupcb_anan-41bis-200x110.jpg","ANAN, ALI, MANSOUR E LA LUNGA MANO REPRESSIVA DI ISRAELE - AVV. ROSSI ALBERTINI: UMANITA' PROIBITA IN 41BIS",1750703851,[575,576,577,65,578,280,579],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/","http://radioblackout.org/tag/anan-yaeesh/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/lotta-armata-palestinese/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[581,582,397,18,583,15,584],"41 bis","Anan Yaeesh","lotta armata palestinese","repressione",{"post_content":586},{"matched_tokens":587,"snippet":588,"value":589},[70],"nei confronti di questi militanti \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> imprigionati nelle carceri italiane.\r\n\r\nDall’uso","Estratti dalla puntata del 23 giugno 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia \r\n\r\n \r\n\r\nSOLIDARIETA’ CON ANAN, ALI E MANSOUR\r\n\r\nMentre accelerano le udienze del processo contro Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, si organizza anche la solidarietà nei confronti di questi militanti \u003Cmark>palestinesi\u003C/mark> imprigionati nelle carceri italiane.\r\n\r\nDall’uso coloniale della categoria di “terrorismo” per definire qualunque forma di resistenza armata venga portata avanti nei territori occupati, all’utilizzo di materiale probatorio estorto con la tortura nei centri detentivi sionisti, grazie al contributo di un compagno affrontiamo la dimensione politica di questa inchiesta - 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L’OMICIDIO DI STATO DI HAMID BADOUI\r\n\r\nLunedì 19 maggio 2025 il cadavere Hamid Badoui è stato trovato in una cella del carcere di Torino.\r\n\r\nIl tutto è stato classificato come suicidio, ma la sua morte è il prodotto di una concatenazione di violenze: la reclusione in carcere e CPR, la deportazione nel centro di Gjader in Albania, la psico-farmacolizzazione coercitiva di questi spazi concentrazionari, il pestaggio brutale nel quartiere di Barriera di Milano.\r\n\r\nLa morte di Hamid è un omicidio di Stato diluito.\r\n\r\nGrazie al contributo di una compagna presente - e denunciata per non essere rimasta inerte di fronte alla violenza scatenata dagli agenti contro Hamid – cerchiamo di ripercorrere gli eventi che hanno portato alla morte di questo giovane uomo, dalla ferocia delle forze dell’ordine esibita come monito nei quartieri popolari, agli effetti della Guerra alle Persone Migranti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_la-morte-di-Hamid.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCAGLIARI - SCIOPERO DELLA FAME A STAFFETTA NEL CARCERE DI UTA\r\n\r\nNel carcere cagliaritano i prigionieri stanno portando avanti dal 25 aprile uno sciopero della fame a staffetta contro le condizioni detentive:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_sciopero-Uta.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCAGLIARI – JOINT STARS: UN PETARDO E MILLE BOMBE\r\n\r\nIl 10 Maggio 2025 si è tenuta a Cagliari una manifestazione contro l'operazione militare Joint Stars: un’esercitazione interforze che rappresenta in modo esemplare gli scenari operativi della guerra contemporanea, tra cyber-warfare, gestione dell’ordine pubblico e arruolamento dell’apparato accademico e mediatico.\r\n\r\nIn quella giornata è stato lanciato un petardo, azione che ha portato alla denuncia di un compagno e alla perquisizione della sua abitazione e dell’Officina Autogestita Kasteddu:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_joint-stars-kasteddu.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCOOPERAZIONE MILITARE (E REPRESSIVA) TRA ITALIA E ISRAELE\r\n\r\nL’8 giugno 2025 verrà rinnovato automaticamente un accordo quadro di cooperazione Italia-Israele.\r\n\r\nNei giorni scorsi un gruppo di 10 giuristi si è espresso “tecnicamente” contro il protrarsi di questa relazione, ma oltre alle implicazioni militari possiamo osservare diversi piani di stretta collaborazione: dall’utilizzo di spyware israeliani contro ONG e giornalisti ai magistrati italiani (pilotati a distanza come droni) per colpire attivisti palestinesi:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_memorandum-ITA-ISRAELE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDRONI CINESI TRA GUERRA E QUOTIDIANITA’\r\n\r\nPartiamo dalla notizia di un nuovo drone sottomarino cinese, guidato da intelligenza artificiale, in grado di stazionare per oltre un mese a 60 metri di profondità e lanciare “missili per la ricerca”… qualcosa che ricorda molto i programmi di ricerca “civile” europea che coinvolgono le industrie militari israeliane.\r\n\r\nPassiamo alla diffusione di droni cinesi della DJI nei cieli statunitensi e di come possa risultare complesso implementare la loro messa al bando visto il livello di integrazione di queste tecnologie nella quotidianità della società americana (così come nel conflitto russo-ucraino).\r\n\r\nInfine andiamo a osservare il processo di militarizzazione delle forze dell’ordine incarnato dalla scelta della polizia australiana di dotarsi del sistema Drone Shield.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_DJI-droni-cinesi-aukus.mp3\"][/audio]","26 Maggio 2025","2025-05-26 20:22:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/bcupcb-brutal-200x110.jpg","TORINO: LA MORTE DI HAMID - 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