","Colombia, lo strapotere di militari e paramilitari","post",1602070488,[62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/colombia/","http://radioblackout.org/tag/milizie/","http://radioblackout.org/tag/paramilitari/",[15,66,20],"milizie",{"post_content":68,"post_title":72,"tags":75},{"matched_tokens":69,"snippet":70,"value":71},[20],"cruenta presenza di militari e \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> sul territorio. Ascolta la puntata:\r","Quarta puntata di approfondimento con Maria, compagna colombiana, che oggi ci racconta il filo rosso che lega gli anni '80 al presente, ovvero la massiccia e cruenta presenza di militari e \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> sul territorio. Ascolta la puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/colombia-4.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":73,"snippet":74,"value":74},[20],"Colombia, lo strapotere di militari e \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark>",[76,78,80],{"matched_tokens":77,"snippet":15},[],{"matched_tokens":79,"snippet":66},[],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[20],"\u003Cmark>paramilitari\u003C/mark>",[84,89,92],{"field":37,"indices":85,"matched_tokens":86,"snippets":88},[25],[87],[20],[82],{"field":90,"matched_tokens":91,"snippet":74,"value":74},"post_title",[20],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":70,"value":71},"post_content",[20],578730123365712000,{"best_field_score":97,"best_field_weight":98,"fields_matched":99,"num_tokens_dropped":49,"score":100,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",1,{"document":103,"highlight":131,"highlights":155,"text_match":95,"text_match_info":163},{"cat_link":104,"category":105,"comment_count":49,"id":106,"is_sticky":49,"permalink":107,"post_author":28,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":54,"post_id":106,"post_modified":110,"post_thumbnail":111,"post_thumbnail_html":112,"post_title":113,"post_type":59,"sort_by_date":114,"tag_links":115,"tags":123},[46],[48],"59554","http://radioblackout.org/2020/04/interessi-usa-nella-colombia-alla-fame-fracking-e-fumigazioni/","[caption id=\"attachment_59584\" align=\"alignleft\" width=\"1024\"] SONY DSC[/caption]\r\n\r\nUn articolo comparso su \"La Bottega del Barbieri\" a firma di David Lifodi ha avuto il merito di risvegliarci l'interesse per gli eventi colombiani che avevamo trascurato negli ultimi tempi di pandemia, perché il paese è scomparso dall'attenzione internazionale. Ci ha incuriosito già la sintesi dell'articolo che comprendeva sia la ripresa delle fumigazioni di glifosato (prodotto della statunitense Monsanto) – con l'apporto fondamentale dei paramilitari, il cui rapporto con le imprese colombiane veniva evidenziato nell'incipit dell'articolo –, sia l'importanza della presenza delle squadracce assassine per \"ripulire\" intere zone destinate all'estrazione attraverso fracking sotto la lente della Ecopetrol, organica al Bloque Catatumbo, che opera nella zona a ridosso di quella frontiera con il Venezuela che in questo periodo migliaia di emigrati venezuelani riattraversano, perché non sono in condizione di resistere per strada all'epidemia da covid19, giunta anche a queste latitudini.\r\n\r\nOltre agli omicidi di militanti che ormai perdurano da quando i trattati con le Farc sono stati stracciati dal governo di Duque e persino sbandierati dai media collusi con i paramilitari al soldo del capitale internazionale, risultava interessante il fatto che organizzazioni statunitensi operassero per far entrare armi da destinare proprio a quei paramilitari direttamente utilizzati dalle imprese di estrazione petrolifera e quindi il legame tra le due operazioni nocive sia all'ambiente che alle casse dello stato che alla tenuta della società, diventa palese nell'analisi che ci ha regalato Cristina Vargas, riconducendo la situazione attuale all'incancrenimento di trascorsi e interessi che hanno fatto la storia della Colombia, tornata a un malessere dilagante espresso da cacerolazos improvvisati da intere comunità ridotte alla fame e ora alla mercé dell'epidemia, in un arealtà dove molte persone vivono al dìa, cioè che ottengono la sussistenza con il lavoro giornaliero: se non escono non possono sopravvivere, non possono mangiare, irretiti in sistemi di corruzione e mafia che si sono subito create a fronte della crisi...\r\n\r\nEcco, molti temi sono collegati: attività imprenditoriale, e rete internazionale, che va fatto risalire al conflitto trentennale che finanziava con la droga e il petrolio le milizie paramilitari – dunque una questione non recente, che va tenuta presente anche perché queste milizie in qualche modo dovranno venire alimentate (di qui un primo intreccio con il fracking); l'impatto ambientale è stato ben documentato dalle Università coinvolte in ricerche, e infatti su questo si innesta il problema delle risorse idriche, che coinvolge varie comunità indigene, che abitano il territorio interessato dal fracking – la decisione sul proseguimento del sistema di frantumazione doveva essere presa il 22 aprile, ma il covid ha fatto rinviare ogni sentenza. Collegato a questo discorso troviamo quello che coinvolge la War on Drugs, e anche in questo caso sono disattesi gli accordi con le Farc, che prevedevano la riconversione delle coltivazioni e l'espiantazione e non la fumigazione – che era iniziata prima dell'era Trump; la quarantena ha congelato anche gli interventi sulle coltivazioni, ma quella che non è stato congelata è la repressione militare, con gli omicidi mirati di ex appartenenti alle Farc e di militanti delle resistenze locali e comunitarie con lo scopo di agevolare gli interessi economici neoliberali, che amplifica la vulnerabilità sociale delle comunità più deboli e dei cocaleros.\r\n\r\nChe impatto avrà tutto questo su quello che potrà succedere nel paese, dove le mobilitazioni sono diffuse dalla disperazione derivante dalla fame, dalla mancanza di acqua e non solo dalla diffusione del virus?\r\n\r\nEcco cosa ci ha raccontato in proposito Cristina Vargas, antropologa dell'Università di Torino:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020_04_16_Vargas_Fracking-fumigazioni.mp3\"][/audio]","18 Aprile 2020","2020-04-18 23:05:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fumigazioni-colombiane-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fumigazioni-colombiane-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fumigazioni-colombiane-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fumigazioni-colombiane.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Interessi Usa nella Colombia alla fame: fracking e fumigazioni",1587247289,[116,62,117,118,119,120,121,64,122],"http://radioblackout.org/tag/cocaleros/","http://radioblackout.org/tag/fracking/","http://radioblackout.org/tag/fumigazioni/","http://radioblackout.org/tag/glifosato/","http://radioblackout.org/tag/ivan-duque/","http://radioblackout.org/tag/narcos/","http://radioblackout.org/tag/war-on-drugs/",[124,15,125,126,127,128,129,20,130],"cocaleros","fracking","fumigazioni","glifosato","Iván Duque","narcos","war on drugs",{"post_content":132,"tags":136},{"matched_tokens":133,"snippet":134,"value":135},[20],"Monsanto) – con l'apporto fondamentale dei \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark>, il cui rapporto con le","[caption id=\"attachment_59584\" align=\"alignleft\" width=\"1024\"] SONY DSC[/caption]\r\n\r\nUn articolo comparso su \"La Bottega del Barbieri\" a firma di David Lifodi ha avuto il merito di risvegliarci l'interesse per gli eventi colombiani che avevamo trascurato negli ultimi tempi di pandemia, perché il paese è scomparso dall'attenzione internazionale. 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Abbiamo sentito di come venga manipolata la stampa, al di là dell'incredibile quantità di morti tra le fila di giornalisti impegnati (metà dei giornalisti uccisi al mondo nel 2016 erano messicani).\r\n\r\nDal 2006 Calderon aveva scatenato ufficialmente la Guerra messicana della Droga e il risultato sono stati massacri (quello di Ayotzinapa è solo uno dei più efferati e che hanno colpito l'opinione pubblica interna alla nazione e dove lo stato ha partecipato al massacro coprendo la desapareción forzada) di civili e pretesto per una ancora maggiore repressione; creazione di alleanze e divisioni all'interno dei cartelli, ma anche nascita di milizie popolari, resistenze della società civile, arresti eccellenti... Fino agli intrecci tra cartelli e istituzioni, tra politici e criminali e quanto le due figure si distinguono e quanto i paramilitari si spartiscono il territorio per agire la repressione.\r\n\r\nAbbiamo sentito una attivista del Nodo solidale chiapaneco per ottenere un quadro degli eventi e dell'attualità a proposito di periodistas asesinados e cartelli del narcotraffico nelle varie realtà della Unione di stati messicana, dal Michioacan al Guerrero, dal Chiapas al Sinaloa, da Veracruz a Chiuhahua.\r\n\r\nnarcos e giornalisti uccisi\r\n\r\nUn bell'aggiornamento di David Lifoti sul comune di Cheràn, di cui ci ha parlato la nostra corrispondente dal Chiapas al termine del podcast, può essere letto a questo indirizzo:\r\n\r\nhttp://www.labottegadelbarbieri.org/messico-lautogoverno-della-comune-di-cheran/","29 Aprile 2017","2017-05-03 12:07:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/no_mas.jpg-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"184\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/no_mas.jpg-300x184.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/no_mas.jpg-300x184.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/no_mas.jpg-768x470.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/no_mas.jpg.jpg 770w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Mexico: dove i giornalisti scomodi muoiono, ammazzati dai narcos",1493455900,[179,180,181,182,183,64,184],"http://radioblackout.org/tag/cartelli-narcos/","http://radioblackout.org/tag/desaparecion-forzada/","http://radioblackout.org/tag/giornalisti-ammazzati/","http://radioblackout.org/tag/mexico/","http://radioblackout.org/tag/milizie-popolari/","http://radioblackout.org/tag/periodistas/",[186,187,188,189,190,20,191],"cartelli narcos","desaparecion forzada","giornalisti ammazzati","mexico","milizie popolari","periodistas",{"post_content":193,"tags":197},{"matched_tokens":194,"snippet":195,"value":196},[20],"si distinguono e quanto i \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> si spartiscono il territorio per","In coda alla vicenda di Gabriele Del Grande siamo andati a vedere cosa capita ai giornalisti nel mondo, scoprendo che la metà di quelli assassinati nell'orbe terraqueo si trovano in Mexico a scoperchiare le soperchierie dei politici e amministratori intrallazzati con i narcos, e se si toccano gli interessi del narcotraffico, se si mette becco nell'idra dalle molte teste che si contendono il mercato della droga che transita in un senso della frontiera e le armi nell'altro senso, è molto probabile che il corpo martoriato verrà ritrovato nei pressi di un narco-mensaje a monito della cittadinanza. 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Quali le reali prospettive rispetto all'insediamento di un nuovo governo ad interim sulla styabilità del paese?\r\n\r\nNe parliamo ai microfoni con Roberto Codazzi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/HaitiCodazzi.mp3\"][/audio]","15 Marzo 2024","2024-03-17 16:06:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Haiti-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Haiti-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Haiti-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Haiti-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Haiti-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Haiti.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Haiti contesa",1710515098,[235,236,64,237],"http://radioblackout.org/tag/decolonizzazione/","http://radioblackout.org/tag/kenya/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[239,240,20,241],"decolonizzazione","Kenya","Stati Uniti",{"tags":243},[244,246,248,250],{"matched_tokens":245,"snippet":239},[],{"matched_tokens":247,"snippet":240},[],{"matched_tokens":249,"snippet":82},[20],{"matched_tokens":251,"snippet":241},[],[253],{"field":37,"indices":254,"matched_tokens":255,"snippets":257},[25],[256],[20],[82],{"best_field_score":97,"best_field_weight":98,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":49,"score":259,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":49},"578730123365711977",{"document":261,"highlight":285,"highlights":299,"text_match":95,"text_match_info":305},{"cat_link":262,"category":263,"comment_count":49,"id":264,"is_sticky":49,"permalink":265,"post_author":28,"post_content":266,"post_date":267,"post_excerpt":54,"post_id":264,"post_modified":268,"post_thumbnail":269,"post_thumbnail_html":270,"post_title":271,"post_type":59,"sort_by_date":272,"tag_links":273,"tags":279},[46],[48],"36513","http://radioblackout.org/2016/06/in-guatemala-il-vecchio-potere-paramilitare-si-reincarna-nei-megaprogetti/","Da una decina di anni, il comune di San Juan Cotzal - dipartimento settentrionale del Quiché in Guatemala - ha un nuovo vicino di casa. Non ci sarebbe niente di straordinario, se non per le particolari caratteristiche del nuovo arrivato, dal momento che non tutti hanno 240 milioni di dollari in tasca, sono interessati a progetti energetici e sono originari dell'Italia. Nelle sue parole, il nuovo arrivato si definisce come \"un vicino di casa che contribuisce allo sviluppo ed al benessere delle persone\". Anche i comuni di Santa María Nebaj e Chajul registrano l'arrivo di un simile abitante, con almeno 227 milioni di dollari a disposizione. I tre comuni sopra citati costituiscono l'area abitata dal popolo Ixil: uno dei 22 popoli maya che vivono nel territorio del Guatemala. L'area è stata denominata \"Triangolo Ixil\" dai militari guatemaltechi negli anni Ottanta, quando l'esercito ha portato avanti le campagne Victoria 82 e Firmeza 83. Circa 30 anni dopo la sanguinosa repressione militare, una congiuntura tesa mantiene alta l'attenzione mediatica sulla zona Ixil.\r\n\r\nNei primi mesi del 2013, la zona Ixil e la repressione militare si sono imposte sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, quando i generali deposti Jose Efrain Rios Montt e Jose Mauricio Rodriguez Sanchez sono stati oggetto di un processo per crimini di genocidio e crimini contro l'umanità commessi nei confronti del popolo Maya Ixil. Rios Montt, ex capo de facto dello Stato guatemalteco nel corso del 1982 e del 1983, è stato condannato a 80 anni di carcere. Pochi giorni dopo, la Corte Costituzionale ha annullato il verdetto per un vizio di forma, senza però smentire il tema centrale del dibattito legale: \"la popolazione civile del gruppo Ixil, residente nei villaggi e frazioni di Santa María Nebaj, San Juan Cotzal e San Gaspar Chajul, è stata sottoposta a uccisioni in massa, massacri, torture, stupri di massa, deportazioni, trasferimento dei bambini da un gruppo ad un altro\", come si legge nella sentenza. La Corte ha argomentato nella sentenza che è pienamente convinta dell'intenzione dei generali di causare la distruzione fisica del gruppo Ixil.\r\n\r\nIn questo contesto, nella regione si materializza il progetto di costruzione di due dighe idroelettriche: Palo Viejo e Xacbal.\r\n\r\nChi sono dunque questi nuovi vicini? Da un lato, Enel Green Power, società controllata da Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (Enel) in Italia, che possiede la centrale idroelettrica di Palo Viejo in San Juan Cotzal. Dall'altro, la Terra Group honduregna, che gestisce la centrale idroelettrica Xacbal, a nord della città di Chajul, attraverso la società Generación Limpia de Guatemala Per dimostrare il suo potere, il 26 febbraio 2014 Enel Green Power ha ospitato la visita del presidente guatemalteco Otto Pérez Molina sostenendo l'importanza di armonizzare \"la volontà delle imprese e l'accompagnamento di Stato che hanno interessi comuni con la popolazione locale, cioè la cura per l'ambiente naturale, l'acqua, le foreste \", come ha dichiarato il presidente della società. Con queste affermazioni, Maurizio Bezzeccheri, presidente di Enel Green Power, intenzionalmente non ha riconosciuto una lunga storia di conflitto, espropriazioni, morti e deportazioni nella regione; oltre ad aver occultato le sue alleanze con le strutture di potere parallele dello Stato.\r\n\r\nQuesto stralcio estratto da un articolo comparso su \"Prensa Comunitaria\" ci permette di cogliere il continuum di violenza che si è dispiegato in Guatemala attraverso le strutture di genocidio e di espropriazione di risorse negli ultimi quarant'anni ed oltre. Oggi gli interessi economici predatori delle multinazionali appoggiate dalle oligarchie locali si manifestano attraverso la costruzione di megaprogetti, in particolare idroelettriche e miniere, mentre lo Stato mette in atto forme sempre più pervasive di repressione e distruzione fisica delle popolazioni locali ribelli e resistenti.\r\n\r\nQuesta mattina abbiamo approfondito la genealogia della violenza che lo Stato ed il Capitale perpetrano nei confronti della popolazione Maya Ixil, ai fini di estrarre risorse e sfruttare manodopera, con Manuela, che si trova nei territori settentrionali del Quiché, uno dei principali teatri del processo di colonizzazione interna:\r\n\r\nGuatemala\r\n\r\n ","17 Giugno 2016","2016-06-20 12:06:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/1017-guatemala-invasic3b3n-de-hidromineras-y-despojo-expulsic3b3n-de-pueblos-indc3adgenas-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/1017-guatemala-invasic3b3n-de-hidromineras-y-despojo-expulsic3b3n-de-pueblos-indc3adgenas-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/1017-guatemala-invasic3b3n-de-hidromineras-y-despojo-expulsic3b3n-de-pueblos-indc3adgenas-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/1017-guatemala-invasic3b3n-de-hidromineras-y-despojo-expulsic3b3n-de-pueblos-indc3adgenas-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/1017-guatemala-invasic3b3n-de-hidromineras-y-despojo-expulsic3b3n-de-pueblos-indc3adgenas-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/1017-guatemala-invasic3b3n-de-hidromineras-y-despojo-expulsic3b3n-de-pueblos-indc3adgenas.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","In Guatemala il vecchio potere paramilitare si reincarna nei megaprogetti",1466165847,[274,275,276,277,64,278],"http://radioblackout.org/tag/genocidio/","http://radioblackout.org/tag/guatemala/","http://radioblackout.org/tag/maya-ixil/","http://radioblackout.org/tag/multinazionali/","http://radioblackout.org/tag/risorse/",[280,281,282,283,20,284],"genocidio","guatemala","maya ixil","multinazionali","risorse",{"tags":286},[287,289,291,293,295,297],{"matched_tokens":288,"snippet":280},[],{"matched_tokens":290,"snippet":281},[],{"matched_tokens":292,"snippet":282},[],{"matched_tokens":294,"snippet":283},[],{"matched_tokens":296,"snippet":82},[20],{"matched_tokens":298,"snippet":284},[],[300],{"field":37,"indices":301,"matched_tokens":302,"snippets":304},[22],[303],[20],[82],{"best_field_score":97,"best_field_weight":98,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":49,"score":259,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":49},{"document":307,"highlight":327,"highlights":332,"text_match":335,"text_match_info":336},{"cat_link":308,"category":310,"comment_count":49,"id":312,"is_sticky":49,"permalink":313,"post_author":28,"post_content":314,"post_date":315,"post_excerpt":54,"post_id":312,"post_modified":316,"post_thumbnail":317,"post_thumbnail_html":318,"post_title":319,"post_type":59,"sort_by_date":320,"tag_links":321,"tags":325},[309,46],"http://radioblackout.org/category/altavisibilita/",[311,48],"altavisibilita","93361","http://radioblackout.org/2024/11/una-transformacion-fatta-di-violenza-sulla-guerra-contro-le-comunita-resistenti-in-chiapas/","Una transformación fatta di violenza. Sulla guerra contro le comunità resistenti in Chiapas, Messico\r\n\r\nRadio Blackout torna a parlare di Chiapas e di Messico, in un podcast con la preziosa collaborazione dell compagn@ del Nodo Solidale, un collettivo di solidarietà, controinformazione, resistenza e lotta tra Italia e Messico.\r\n\r\nLa crescente spirale di violenza nel sud del Messico, in Chiapas, tocca anche i quartieri della città San Cristóbal de las Casas. Il 20 Ottobre la cittadina chiapaneca, meta di turismo internazionale da tutto il mondo, si riempie di rabbia e dolore: nel quartiere Cuxtitali Fra Marcelo Pérez Pérez, parroco ribelle indigeno della chiesa Nuestra Senora de Guadalupe a San Cristóbal, viene freddato da due persone in moto appena finita la messa. Una vita passata a denunciare gli interessi del narcotraffico e le ambiguità del potere governativo locale, sempre in prima linea per i diritti e a sostegno le lotte delle comunità indigene in Chiapas e in tutto il mondo. Un compagno di lotta, figura centrale nel sostenere i molteplici fronti di resistenza dal basso in Chiapas.\r\nL'assassinio di Fra Marcelo non è un segno isolato, ma si inserisce in un inasprimento sempre più crescente della violenza contro le comunità indigene resistenti, in particolare zapatiste, nell'area Chiapaneca. Di qualche settimana fa l'attacco da parte di gruppi militari nei confronti della comunità zapatista 6 de Octubre. Una guerra di frammentazione, un progetto di controllo del territorio disegnato dal narcotraffico, in alleanza con gruppi paramilitari e con il tacito silenzio del governo locale, lungo tutta la frontera sur, con il duplice obiettivo di indebolire le esperienze comunitarie zapatiste e di rafforzare le direttrici logistiche per il traffico di droga e per lo sfruttamento dei flussi migratori in entrata in Messico. Una situazione di estrema urgenza che vede il rischio di forte isolamento di tutte quelle realtà resistenti ed indigene, da San Cristóbal de las Casas fin dentro la Selva, che lottano, e continueranno a lottare, ogni giorno per un futuro più giusto ed autonomo. Esperienze che hanno bisogno di tutta la nostra solidarietà, che gridano con tutta la forza Basta a alla violenza e alla guerra contro le comunità zapatiste!, in un periodo estremamente delicato a livello politico federale con l'insediamento della nuova presidenta Claudia Sheinbaum e la continuazione del progetto governativo populista della cuarta transformación del partito Morena e del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador.\r\n\r\nAscolta il podcast su qui, su www.radioblackout.org.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/INTERVISTA_NODO_FINALE_OK.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ulteriori aggiornamenti in lingua italiana, visita la pagina Nodo Solidale\r\n\r\n ","10 Novembre 2024","2024-12-09 19:36:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/DD168718-E89E-4556-A81A-E0536C77A5A5-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"251\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/DD168718-E89E-4556-A81A-E0536C77A5A5-300x251.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/DD168718-E89E-4556-A81A-E0536C77A5A5-300x251.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/DD168718-E89E-4556-A81A-E0536C77A5A5-768x644.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/DD168718-E89E-4556-A81A-E0536C77A5A5.png 940w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Una transformación fatta di violenza. 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Nell'ultimo anno si sono moltiplicate le proteste dei lavoratori del trasporto pubblico, dei senza tetto e dei senza terra. Anche nella giornata inaugurale della coppa, nonostante la presidente Dilma Roussef abbia promesso soldi ai lavoratori della metropolitana e case ai senza tetto, ci sono state proteste represse con durezza dalla polizia.\r\nAnarres ha fatto una lunga chicchierata con Carlo Romani, docente di storia contemporanea all'Università di Rio3, aderente alla Liga anarchica di Rio de Janeiro.\r\nUn'occasione per approfondire la conoscenza di un paese grande come un continente, dove la cesura di classe è tra le più profonde del pianeta. Tra il Brasile della crescita impetuosa, i contadini senza terra del nordest, i baraccati delle favelas di Rio, gli africani dei quilombo, i giovani dei movimenti libertari che usano la rete e si scontrano nelle piazze, c'é un'enorme distanza fisica, culturale, simbolica.\r\nL'intreccio tra potere statale e organizzazioni criminali è strettissimo e indistricabile, così come la commistione tra il socialdemocratico PT, al potere da quasi tre lustri, e le formazioni della destra profonda del Brasile rurale e latifondista, indispensabili alla formazione dei governi di alcune province.\r\nLa lotta ai narcotrafficanti cela un processo di gentrification delle favelas più centrali ed appetibili per il ceto medio, del tutto simile a quello di Istanbul, Torino, Amburgo. I narcotrafficanti obbligati dalla \"polizia pacificatrice\" a lasciare le favelas più centrali, si limitano a spostare in aree più periferiche le loro attività.\r\nIl narcotraffico è solo la parte più visibile delle aree grigie in cui potere legale e organizzazioni criminali si mescolano, stringendo alleanze sulla base di interessi comuni. 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Civili imprigionati, basi militari trasformate in prigioni per detenzioni arbitrarie. L'inchiesta è stata pubblicata da organi francofoni e questo dimostra il nervo scoperto per la grandeur dell'Esagono dopo la sua estromissione dal territorio e dallo sfruttamento delle sue risorse, ma anche la volontà di sottolineare come siano pretestuose le allusioni alla complicità francese con i gruppi armati cosiddetti jihadisti. Il problema è molto più complesso e affonda conflitti in rivalità secolari tra ceppi e gruppi economici. Divisioni che permangono in tutt'e tre i paesi di cui ci siamo occupati, aggiungendo anche l'immobilismo del nuovo Senegal del Pastef a dispetto delle grandi aspettative. L'intera regione è alle prese con una riunificazione post-postcoloniale raffazzonata, un contrasto allo jihadismo che maschera intromissioni e regolamenti di conti; svolte autoritarie delle giunte militar-nazionaliste, mordacchia all'informazione anche interna... ma con grandi differenze tra le manifestazioni e gli intenti dei personaggi protagonisti.\r\n\r\n\r\n\r\nAlessio Iocchi si è prestato per questa lunga chiacchierata per andare a scovare quali temi stiano realmente alla base dei rivolgimenti geostrategici nel Sahel e in particolare nei tre neoalleati che ultimamente hanno visto nascere regimi simili di matrice militare. E nemmeno quella sorta di unione in realtà si è verificata, sicuramente né economicamente, né nelle infrastrutture si è assistito a una forma di unificazione.\r\nSankarismo da operetta a Ouaga, e contrasto a stragi jihadiste con sfondo etnico contro i nomadi peul e tuareg; autoritarsismo tradizionale a Niamey, dove il contrasto alle milizie è gestito ambiguamente con russi e italiani soffiando sul fuoco del razzismo verso migranti e lavoratori cinesi, senza recidere del tutto i legami con il vecchio colonialismo europeo; partiti al bando e media imbavagliati a Bamako, dove i paramilitari russi torturano i civili nella lotta al terrorismo di marca ucraina (secondo la giunta).\r\n\r\nTraoré, buffo vestito da militare al Cremlino, dopo l’attentato vive in una bolla di propaganda distaccato dalla realtà, che è fatta di soldatini e cadetti inviati a farsi ammazzare con scarse munizioni dai gruppi terroristici del deserto e compratori di oro sotto varie bandiere di racket, che trasferiscono il raccolto nel paradiso fiscale di Dubai (la vera capitale del Sahel): le miniere più o meno legali monopolizzano l’attenzione sulla zona e la manipolazione dei vari regimi, compreso quello ciadiano, gestito dall’esercito in combutta con i Janjaweed (il che getta un ponte sul vero conflitto sanguinoso del pianeta che si sta combattendo in Sudan, sempre con i soldi del Golfo e gli interessi di Mosca).\r\nIl caso del Niger di Tchiani è forse il più complicato dei tre stati che hanno dato luogo alla rivolta dei quadri militari contro l’ingerenza francese, che stanno da due anni tenendo in ostaggio un presidente eletto: a Niamey si direbbe che ci siano fazioni contrapposte che mirano a eliminare presenze straniere contrapposte a quelle che le singole fazioni prediligono a livello di intelligence, ma in particolare il nucleo golpista si è liberato dei generali tuareg e arabi del Nord, istituendo il più classico governo militare nazionalista ispirato a Kountché e Tandja (presidenti fino al 2010); questo non significa dividere in razze guerriere e razze commercianti, che sono categorie coloniali e neocoloniali. Poi ci sono i molteplici affari, che vanno dal petrolio e uranio al comparto migranti con fulcro ad Agadez, allo sfruttamento in miniera, oltre alla manipolazione dei gruppi terroristici, sia in senso attivo che passivo. Una colossale confusione, volutamente rinfocolata. Forse per nascondere il nulla che viene fatto, persino nel Senegal che doveva fare le vere riforme di Sonko, che non sta facendo; nemmeno nella diplomazia tra Cedeao e Aes.\r\nL’Africom si sta concentrando altrove e viene ridotta anche e soprattutto operativamente: il controllo si affievolisce e nel Nord del Niger in particolare aumenta il controllo di gruppi di predoni, reti di bande che si sostituiscono nello stesso tipo di pratiche ai gruppi “terroristici” degli altri paesi. Comunque sempre tutto riconducibile alle consuete prassi tradizionali, come se le forme di controllo del territorio risorgessero dalle proprie ceneri, come fenici del Sahel.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/priorita-intensita-traguardi-diversi-nei-paesi-della-russiafrique-con-capitale-dubai--66583778\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/OneSudaneseAlwaysInSahelBusiness.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGli altri podcast di argomento africano si trovano qui\r\n\r\n ","18 Giugno 2025","2025-06-18 17:00:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 12/06/2025 - LA PIEGA ETEROGENEAMENTE AUTORITARIA DEL BLOCCO AES NEL SAHEL TRA RUSSIAFRIQUE E PROFITTO A DUBAI",1750266039,[458],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[372],{"post_content":461},{"matched_tokens":462,"snippet":463,"value":464},[20],"imbavagliati a Bamako, dove i \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> russi torturano i civili nella","In un momento di distrazione generale da quanto avviene nel Sahel ci siamo tornati con Alessio Iocchi, docente ed esperto Ispi per la regione, nel momento in cui un’inchiesta internazionale svela torture e detenzioni da parte di Africa Korps (l'erede della Wagner) in Mali. Civili imprigionati, basi militari trasformate in prigioni per detenzioni arbitrarie. L'inchiesta è stata pubblicata da organi francofoni e questo dimostra il nervo scoperto per la grandeur dell'Esagono dopo la sua estromissione dal territorio e dallo sfruttamento delle sue risorse, ma anche la volontà di sottolineare come siano pretestuose le allusioni alla complicità francese con i gruppi armati cosiddetti jihadisti. Il problema è molto più complesso e affonda conflitti in rivalità secolari tra ceppi e gruppi economici. Divisioni che permangono in tutt'e tre i paesi di cui ci siamo occupati, aggiungendo anche l'immobilismo del nuovo Senegal del Pastef a dispetto delle grandi aspettative. L'intera regione è alle prese con una riunificazione post-postcoloniale raffazzonata, un contrasto allo jihadismo che maschera intromissioni e regolamenti di conti; svolte autoritarie delle giunte militar-nazionaliste, mordacchia all'informazione anche interna... ma con grandi differenze tra le manifestazioni e gli intenti dei personaggi protagonisti.\r\n\r\n\r\n\r\nAlessio Iocchi si è prestato per questa lunga chiacchierata per andare a scovare quali temi stiano realmente alla base dei rivolgimenti geostrategici nel Sahel e in particolare nei tre neoalleati che ultimamente hanno visto nascere regimi simili di matrice militare. E nemmeno quella sorta di unione in realtà si è verificata, sicuramente né economicamente, né nelle infrastrutture si è assistito a una forma di unificazione.\r\nSankarismo da operetta a Ouaga, e contrasto a stragi jihadiste con sfondo etnico contro i nomadi peul e tuareg; autoritarsismo tradizionale a Niamey, dove il contrasto alle milizie è gestito ambiguamente con russi e italiani soffiando sul fuoco del razzismo verso migranti e lavoratori cinesi, senza recidere del tutto i legami con il vecchio colonialismo europeo; partiti al bando e media imbavagliati a Bamako, dove i \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> russi torturano i civili nella lotta al terrorismo di marca ucraina (secondo la giunta).\r\n\r\nTraoré, buffo vestito da militare al Cremlino, dopo l’attentato vive in una bolla di propaganda distaccato dalla realtà, che è fatta di soldatini e cadetti inviati a farsi ammazzare con scarse munizioni dai gruppi terroristici del deserto e compratori di oro sotto varie bandiere di racket, che trasferiscono il raccolto nel paradiso fiscale di Dubai (la vera capitale del Sahel): le miniere più o meno legali monopolizzano l’attenzione sulla zona e la manipolazione dei vari regimi, compreso quello ciadiano, gestito dall’esercito in combutta con i Janjaweed (il che getta un ponte sul vero conflitto sanguinoso del pianeta che si sta combattendo in Sudan, sempre con i soldi del Golfo e gli interessi di Mosca).\r\nIl caso del Niger di Tchiani è forse il più complicato dei tre stati che hanno dato luogo alla rivolta dei quadri militari contro l’ingerenza francese, che stanno da due anni tenendo in ostaggio un presidente eletto: a Niamey si direbbe che ci siano fazioni contrapposte che mirano a eliminare presenze straniere contrapposte a quelle che le singole fazioni prediligono a livello di intelligence, ma in particolare il nucleo golpista si è liberato dei generali tuareg e arabi del Nord, istituendo il più classico governo militare nazionalista ispirato a Kountché e Tandja (presidenti fino al 2010); questo non significa dividere in razze guerriere e razze commercianti, che sono categorie coloniali e neocoloniali. Poi ci sono i molteplici affari, che vanno dal petrolio e uranio al comparto migranti con fulcro ad Agadez, allo sfruttamento in miniera, oltre alla manipolazione dei gruppi terroristici, sia in senso attivo che passivo. Una colossale confusione, volutamente rinfocolata. Forse per nascondere il nulla che viene fatto, persino nel Senegal che doveva fare le vere riforme di Sonko, che non sta facendo; nemmeno nella diplomazia tra Cedeao e Aes.\r\nL’Africom si sta concentrando altrove e viene ridotta anche e soprattutto operativamente: il controllo si affievolisce e nel Nord del Niger in particolare aumenta il controllo di gruppi di predoni, reti di bande che si sostituiscono nello stesso tipo di pratiche ai gruppi “terroristici” degli altri paesi. Comunque sempre tutto riconducibile alle consuete prassi tradizionali, come se le forme di controllo del territorio risorgessero dalle proprie ceneri, come fenici del Sahel.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/priorita-intensita-traguardi-diversi-nei-paesi-della-russiafrique-con-capitale-dubai--66583778\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/OneSudaneseAlwaysInSahelBusiness.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGli altri podcast di argomento africano si trovano qui\r\n\r\n ",[466],{"field":93,"matched_tokens":467,"snippet":463,"value":464},[20],{"best_field_score":337,"best_field_weight":338,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":49,"score":339,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":49},{"document":470,"highlight":481,"highlights":486,"text_match":335,"text_match_info":489},{"comment_count":49,"id":471,"is_sticky":49,"permalink":472,"podcastfilter":473,"post_author":28,"post_content":474,"post_date":475,"post_excerpt":54,"post_id":471,"post_modified":476,"post_thumbnail":454,"post_title":477,"post_type":404,"sort_by_date":478,"tag_links":479,"tags":480},"98318","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-29-05-2025-i-veri-uomini-mangiano-empanadas-novi-sad-pedala-a-strasburgo-ma-lue-era-fuori-trumponomics-vale-un-taco/",[348],"L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-08 08:54:32","BASTIONI DI ORIONE 29/05/2025 - GLI ANARCOCAPITALISTI MANGIANO EMPANADAS; NOVI SAD PEDALA A STRASBURGO, MA L’UE ERA FUORI; TRUMPONOMICS VALE UN TACO?",1748911188,[458],[372],{"post_content":482},{"matched_tokens":483,"snippet":484,"value":485},[20],"elezioni venezuelane e sulle presenze \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> nel Mexico in cui i","L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. 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Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> assoldati dai terratenientes. 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E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ",[487],{"field":93,"matched_tokens":488,"snippet":484,"value":485},[20],{"best_field_score":337,"best_field_weight":338,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":49,"score":339,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":49},{"document":491,"highlight":504,"highlights":509,"text_match":335,"text_match_info":512},{"comment_count":49,"id":492,"is_sticky":49,"permalink":493,"podcastfilter":494,"post_author":495,"post_content":496,"post_date":497,"post_excerpt":54,"post_id":492,"post_modified":498,"post_thumbnail":499,"post_title":500,"post_type":404,"sort_by_date":501,"tag_links":502,"tags":503},"95297","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-30-01-2025-colombia-nel-catatumbo-si-arena-il-processo-di-pace-e-la-presidenza-petro-sudan-guerra-senza-fine-i-territori-doltremare-francesi-spingono-per-la-decolonizzazione/",[348],"radiokalakuta","Bastioni di Orione in questa puntata insieme a Cristina Vargas, antropologa colombiana , racconta della situazione del Catatumbo ,regione della Colombia al confine con il Venezuela . Una regione ricca di materie prime ma occupata dalla coltivazione della coca e da laboratori per la produzione ,dove lo stato colombiano è totalmente assente e il territorio è attraversato da guerriglie in complicità con i trafficanti ,cartelli della droga messicani e paramilitari. Qui si stanno scontrando da diversi giorni le forze dell'ELN (gruppo guerrigliero attivo dal 1964) e i dissidenti del 33° fronte delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) per il controllo del territorio .Questi scontri hanno fatto ripiombare la regione nell'incubo della guerra provocando circa 40000 profughi costretti ad abbandonare le proprie abitazioni e fuggire anche verso il confine venezuelano . Il presidente Petro ha inviato l'esercito e dichiarato lo stato d'emergenza , il processo di pace che era stato implementato con le guerriglie si è arenato forse definitivamente ,anche perchè ormai i capi dell'ELN sono ricercati e l'organizzazione considerata alla stregua di un gruppo criminale di narcotrafficanti . La risposta militare e lo stato di guerra impedisce una mobilitazione sociale dal basso ,le condizioni strutturali di arretratezza della regione che costringono i contadini a dedicarsi alla coltivazione della coca ,non trovano risoluzione anche per l'incapacità dello stato colombiano di reperire le risorse per un cambiamento di rotta dell'economia del Catatumbo dipendente dalla produzione e dal traffico della coca. A Bogotà il governo Petro è in difficoltà ,non ha una maggioranza in parlamento , la crisi economica e la disillusione rispetto alle aspettative della sua presidenza stanno allontanando alcuni settori sociali che lo avevavo sostenuto. Tuttavia la crisi dei migranti rimpatriati \"manu militari\" dall'amministrazione Trump e la minaccia dei dazi ,è stata raccontata dai media colombiani come un braccio di ferro vincente con l'ingombrante vicino yanqui ,giocato dalla presidenza Petro sul principio del rispetto della dignità umana dei rimpatriati che ha raccolto un vasto consenso nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-30012025-CRISTINA-VARGAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Ali, cittadino italo sudanese residente aTorino , parliamo della guerra in Sudan ,con uno sguardo dall'interno che ci restituisce una prospettiva di drammatica divisione della società sudanese. Emerge il dato della presenza nell'esercito e anche nelle Forze di Supporto Rapido di elementi legati al vecchio regime di Al Bashir ,alcuni di questi personaggi come Ahmad Harun ,ex ministro degli interni del governo islamista, ricercati dalla giustizia internazionale. Alcuni di questi islamisti radicali provengono anche da altri paesi mentre altri costituiscono pezzi dello stato profondo del regime di Al Bashir. Alcune milizie combattenti sono state formate dai servizi segreti del precedente governo e si sono rese protagoniste delle brutalità commesse contro la popolazione civile ,mentre sul terreno nonostante l'avanzata dell'esercito di Al Bhuran con la conquista del capoluogo della fertile regione di El Gezira ,le RSF di Hemmeti controllano importanti porzioni di territorio tra cui il Kordofan e il Darfur. Constatiamo la mancanza di volontà di dialogo tra le parti ,la violenza crescente contro la popolazione civile ,le dimensioni della catastrofe umanitaria ,la divisione della società sudanese ,la debolezza delle forze politiche eredi della rivoluzione civile che defenestro' Al Bashir ,la pervasività della fallace percezione del ruolo stabilizzatore dell'esercito anche all'interno della diaspora sudanese .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-30012025-ALI-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Adriano Favole ,antropologo e conoscitore della Nuova Caledonia, parliamo della nascita del \" Front international de decolonisation\" che unisce i movimenti indipendentisti di Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Polinesia e Corsica nella cui dichiarazione finale si afferma che \" l' obiettivo fondamentale è unire le nostre forze per liberare definitivamente i nostri paesi e il pianeta da ogni presenza coloniale. Affermiamo che nel contesto del crollo di un ordine mondiale caratterizzato dallo sfruttamento dei più fragili e dal dominio di una parte significativa del mondo da parte di poche potenze predatorie, è giunto il momento di unirci per guidare le nostre nazioni alla loro piena sovranità e partecipare così alla costruzione di un mondo migliore, rispettoso della dignità delle donne e degli uomini \". Si esprime una forte richiesta anche del riconoscimento della cultura dei popoli nativi che viene totalmente ignorata nel sistema scolastico dove nello specifico della Nuova Caledonia,nei programmi scolastici non vengono menzionati i legami con le altre isole del Pacifico. Il colonialismo francese si estrinseca nell'asse privilegiato con la metropoli a discapito dei paesi limitrofi ,costringendo ad importare merci costose dalla \"madrepatria\" ,impedendo le relazioni commerciali con altre isole con cui le popolazioni della Nuova Caledonia hanno sempre avuto relazioni di scambio ,costituendo un sistema insostenibile e costoso per la popolazione locale . La Francia che sta perdendo ormai pezzi del suo ex impero in Africa ,persiste a sostenere la sua presenza nel Pacifico per ragioni geo strategiche ,per lo sfruttamento delle risorse marine e anche se in misura minore per lo sfruttamento del nichel. \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-FAVOLE-NUOVA-Caledonia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Febbraio 2025","2025-02-01 19:53:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 30/01/2025-COLOMBIA, NEL CATATUMBO SI ARENA IL PROCESSO DI PACE E LA PRESIDENZA PETRO-SUDAN GUERRA SENZA FINE-I TERRITORI D'OLTREMARE FRANCESI SPINGONO PER LA DECOLONIZZAZIONE.",1738439628,[458],[372],{"post_content":505},{"matched_tokens":506,"snippet":507,"value":508},[20],"cartelli della droga messicani e \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark>. 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Tuttavia la crisi dei migranti rimpatriati \"manu militari\" dall'amministrazione Trump e la minaccia dei dazi ,è stata raccontata dai media colombiani come un braccio di ferro vincente con l'ingombrante vicino yanqui ,giocato dalla presidenza Petro sul principio del rispetto della dignità umana dei rimpatriati che ha raccolto un vasto consenso nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-30012025-CRISTINA-VARGAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Ali, cittadino italo sudanese residente aTorino , parliamo della guerra in Sudan ,con uno sguardo dall'interno che ci restituisce una prospettiva di drammatica divisione della società sudanese. 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Constatiamo la mancanza di volontà di dialogo tra le parti ,la violenza crescente contro la popolazione civile ,le dimensioni della catastrofe umanitaria ,la divisione della società sudanese ,la debolezza delle forze politiche eredi della rivoluzione civile che defenestro' Al Bashir ,la pervasività della fallace percezione del ruolo stabilizzatore dell'esercito anche all'interno della diaspora sudanese .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-30012025-ALI-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Adriano Favole ,antropologo e conoscitore della Nuova Caledonia, parliamo della nascita del \" Front international de decolonisation\" che unisce i movimenti indipendentisti di Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Polinesia e Corsica nella cui dichiarazione finale si afferma che \" l' obiettivo fondamentale è unire le nostre forze per liberare definitivamente i nostri paesi e il pianeta da ogni presenza coloniale. Affermiamo che nel contesto del crollo di un ordine mondiale caratterizzato dallo sfruttamento dei più fragili e dal dominio di una parte significativa del mondo da parte di poche potenze predatorie, è giunto il momento di unirci per guidare le nostre nazioni alla loro piena sovranità e partecipare così alla costruzione di un mondo migliore, rispettoso della dignità delle donne e degli uomini \". Si esprime una forte richiesta anche del riconoscimento della cultura dei popoli nativi che viene totalmente ignorata nel sistema scolastico dove nello specifico della Nuova Caledonia,nei programmi scolastici non vengono menzionati i legami con le altre isole del Pacifico. Il colonialismo francese si estrinseca nell'asse privilegiato con la metropoli a discapito dei paesi limitrofi ,costringendo ad importare merci costose dalla \"madrepatria\" ,impedendo le relazioni commerciali con altre isole con cui le popolazioni della Nuova Caledonia hanno sempre avuto relazioni di scambio ,costituendo un sistema insostenibile e costoso per la popolazione locale . 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L'Iran evidentemente non ha usato il meglio del suo arsenale ma ha dimostrato di poter portare un attacco coordinato dal proprio territorio su bersagli ben protetti, mentre Israele ha messo alla prova il suo sistema di difesa integrato che, sollecitato, ha avuto bisogno di un intervento esterno di cui non conosciamo l'entità. Rimane aperta la questione della reale efficacia dell'attacco che viene descritto da fonti occidentali come una coreografia concordata anche con gli U.S.A ,ma se così fosse non giustificherebbe la necessità di una risposta ulteriore da parte di Israele.\r\n\r\nParliamo anche della guerra in Ucraina ,del cambio di strategia russo e delle difficoltà ucraine rilevando una palese sottovalutazione della capacità militare russa che ha portato ad una situazione di logoramento dell'esercito di Kiev .Ci troviamo di fronte ad una volontà di ricreare una situazione di confronto tra due blocchi contrapposti che alimenta una logica di deterrenza al fine di alimentare il complesso militare industriale ,con conseguente militarizzazione della società per giustificare i tagli alle spese sociali per sostenere il riarmo infinito.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-180424-DALLAGLIO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Laura Fano Morrissey antropologa sociale e ricercatrice indipendente ,esperta di femminismi latinoamericani che si trova a Bogotà, parliamo della situazione della Colombia . Continuano le uccisioni dei leader comunitari che guidano le lotte sociali da parte dei paramilitari, come è avvenuto a San Josè de Apartadò comunità dichiaratasi neutrale vicina a Panama ,dove sono stati uccisi una donna e un ragazzo moglie e fratello di un leader comunitario. Ormai il paramilitarismo è organico al narcotraffico e al soldo dei latifondisti ,sempre più pervasivo e difficilmente riconoscibile . Le promesse di Petro si sono infrante di fronte alla resilienza dello stato profondo colombiano anche grazie all'incompetenza e inesperienza del governo ( sono stati cambiati in un anno e mezzo 38 ministri), generando uno stato di profonda disillusione trai suoi sostenitori. Il governo ha svuotato i movimenti sociali dei suoi leader cooptandoli nella compagine governativa senza affrontare i temi fondamentali della riforma agraria,la distribuzione della terra,l'estrattivismo selvaggio,la marginalizzazione delle comunità afrodiscendenti ,la pervasività del narcotraffico ,la corruzione e il trasferimento forzato delle popolazioni native. Nonostante ciò i movimenti sociali di base resistono rimanendo l'unica alternativa credibile per un cambiamento radicale delle condizioni di vita del popolo colombiano.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-180424-COLOMBIA.mp3\"][/audio]","21 Aprile 2024","2024-04-21 00:27:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/04/2024-IRAN ISRAELE,COREOGRAFIA O PREMESSA PER LA GUERRA TOTALE ?- COLOMBIA TRA DISILLUSIONE E RESISTENZA .",1713659225,[458],[372],{"post_content":527},{"matched_tokens":528,"snippet":529,"value":530},[20],"lotte sociali da parte dei \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark>, come è avvenuto a San","Bastioni di Orione incontra Francesco Dall'Aglio esperto di est Europa e di questioni strategico militari,con cui parliamo della risposta iraniana all'attacco israeliano del 1 aprile contro l'ambasciata iraniana a Damasco e degli aspetti strategico militari che ne conseguono .\r\n\r\nNon si conosce il numero esatto dei droni e dei missili lanciati dall'Iran se non attraverso le fonti occidentali ,di sicuro sono stati colpiti due aereoporti e una base militare da cui sarebbero partiti gli aerei che hanno bombardato l'ambasciata iraniana a Damasco. L'Iran evidentemente non ha usato il meglio del suo arsenale ma ha dimostrato di poter portare un attacco coordinato dal proprio territorio su bersagli ben protetti, mentre Israele ha messo alla prova il suo sistema di difesa integrato che, sollecitato, ha avuto bisogno di un intervento esterno di cui non conosciamo l'entità. Rimane aperta la questione della reale efficacia dell'attacco che viene descritto da fonti occidentali come una coreografia concordata anche con gli U.S.A ,ma se così fosse non giustificherebbe la necessità di una risposta ulteriore da parte di Israele.\r\n\r\nParliamo anche della guerra in Ucraina ,del cambio di strategia russo e delle difficoltà ucraine rilevando una palese sottovalutazione della capacità militare russa che ha portato ad una situazione di logoramento dell'esercito di Kiev .Ci troviamo di fronte ad una volontà di ricreare una situazione di confronto tra due blocchi contrapposti che alimenta una logica di deterrenza al fine di alimentare il complesso militare industriale ,con conseguente militarizzazione della società per giustificare i tagli alle spese sociali per sostenere il riarmo infinito.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-180424-DALLAGLIO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Laura Fano Morrissey antropologa sociale e ricercatrice indipendente ,esperta di femminismi latinoamericani che si trova a Bogotà, parliamo della situazione della Colombia . 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Si fa riferimento alle due visioni contrapposte di società che si stanno confrontando dopo la vittoria elettorale della coalizione di Tusk ad ottobre ,ancora resistono le incrostazioni del potere del PIS che ha occupato i gangli sensibili dello stato dalla corte costituzionale alla televisione pubblica. Il presidente Duda resiste alle riforme sostenute dalla coalizione \"riformatrice\" ,mentre aumenta il peso specifico della Polonia nei piani di riarmo della Nato e il ruolo nella guerra per procura contro la Russia. A rischio anche i diritti delle donne riguardo all'aborto e quello dei migranti non ucraini che rischiano una stretta repressiva che sembra perseguire anche il nuovo governo di Tusk.\r\n\r\nIl film di Agnieszka Holland ,Green border racconta la situazione dei migranti al confine della Bielorussia e anche le manifestazioni di solidarietà da parte della popolazione polacca nonostante la propaganda xenofoba.\r\n\r\nhttps://youtu.be/j_rEEm_UWGk\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BASTIONI-220224-AJRES.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Manuele Giordana guardiamo da Timor Est alla situazione in Indonesia dopo le elezioni in cui ha prevalso Prabowo Subianto ex generale ,uomo del dittatore Suharto di cui ha sposato la figlia e che si è macchiato di crimini a Timor est durante l'occupazione indonesiana e nella repressione dell'opposizione. Il presidente uscente Widodo ha fatto un accordo facendo in modo che il figlio maggiore, Gibran Rakabuming Raka, si potesse candidare alla vicepresidenza in ticket con Prabowo figura appunto molto controversa , nazionalista e di destra. La sua scelta è andata contro la linea del proprio partito, il Partito democratico indonesiano di lotta, liberaldemocratico, ed è stata molto criticata.\r\nPrabowo si era già candidato alla presidenza nel 2014 e poi nel 2019, perdendo entrambe le volte contro Widodo, che per il suo secondo mandato l’aveva scelto come proprio ministro della Difesa. Alle prossime presidenziali, in caso di vittoria di Prabowo, il figlio maggiore di Widodo diventerebbe vicepresidente, ma il meccanismo con cui questo è stato reso possibile ha creato molte preoccupazioni sulla salute della democrazia del paese. Lo scorso ottobre, infatti, il più alto tribunale dell’Indonesia presieduto dal cognato di Widodo aveva modificato le regole di ammissibilità alla vicepresidenza adattandole al figlio del presidente, che senza questi cambiamenti non avrebbe potuto candidarsi perché troppo giovane. Si pone la questione della memoria collettiva del paese dove la maggioranza della popolazione non ha conosciuto la ditattura e il candidato Prabowo si è potuto presentare dissimulando il suo ingombrante passato con un abile manipolazione dei social.\r\nL'atto di uccidere (The Act of Killing) è un film documentario del 2012 diretto da Joshua Oppenheimer, da Christine Cynn e da un co-regista indonesiano anonimo. Il film descrive la purga anticomunista avvenuta in Indonesia tra il 1965 e il 1966 che portò alla morte di un milione di persone, raccontata dal punto di vista di due diretti responsabili dell'uccisione di centinaia di uomini ed oggi rispettabili membri di organizzazioni paramilitari indonesiane\r\nhttps://youtu.be/6GiqYLrJBG0\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BASTIONI-220224-INDONESIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","23 Febbraio 2024","2024-02-23 19:03:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 22/02/2024-POLONIA DUE MODELLI DI SOCIETA' A CONFRONTO-INDONESIA ELEZIONI,VINCE PRABOWO MA WIDODO NON ESCE DAL GIOCO.",1708714984,[458],[372],{"post_content":549},{"matched_tokens":550,"snippet":551,"value":552},[20],"oggi rispettabili membri di organizzazioni \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> indonesiane\r\nhttps://youtu.be/6GiqYLrJBG0\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio","In questa puntata Bastioni di Orione torna a guardare alla Polonia con Alessandro Ajres professore di lingua e cultura polacca all'Università di Torino e studioso della storia del paese. Si fa riferimento alle due visioni contrapposte di società che si stanno confrontando dopo la vittoria elettorale della coalizione di Tusk ad ottobre ,ancora resistono le incrostazioni del potere del PIS che ha occupato i gangli sensibili dello stato dalla corte costituzionale alla televisione pubblica. Il presidente Duda resiste alle riforme sostenute dalla coalizione \"riformatrice\" ,mentre aumenta il peso specifico della Polonia nei piani di riarmo della Nato e il ruolo nella guerra per procura contro la Russia. A rischio anche i diritti delle donne riguardo all'aborto e quello dei migranti non ucraini che rischiano una stretta repressiva che sembra perseguire anche il nuovo governo di Tusk.\r\n\r\nIl film di Agnieszka Holland ,Green border racconta la situazione dei migranti al confine della Bielorussia e anche le manifestazioni di solidarietà da parte della popolazione polacca nonostante la propaganda xenofoba.\r\n\r\nhttps://youtu.be/j_rEEm_UWGk\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BASTIONI-220224-AJRES.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Manuele Giordana guardiamo da Timor Est alla situazione in Indonesia dopo le elezioni in cui ha prevalso Prabowo Subianto ex generale ,uomo del dittatore Suharto di cui ha sposato la figlia e che si è macchiato di crimini a Timor est durante l'occupazione indonesiana e nella repressione dell'opposizione. Il presidente uscente Widodo ha fatto un accordo facendo in modo che il figlio maggiore, Gibran Rakabuming Raka, si potesse candidare alla vicepresidenza in ticket con Prabowo figura appunto molto controversa , nazionalista e di destra. La sua scelta è andata contro la linea del proprio partito, il Partito democratico indonesiano di lotta, liberaldemocratico, ed è stata molto criticata.\r\nPrabowo si era già candidato alla presidenza nel 2014 e poi nel 2019, perdendo entrambe le volte contro Widodo, che per il suo secondo mandato l’aveva scelto come proprio ministro della Difesa. Alle prossime presidenziali, in caso di vittoria di Prabowo, il figlio maggiore di Widodo diventerebbe vicepresidente, ma il meccanismo con cui questo è stato reso possibile ha creato molte preoccupazioni sulla salute della democrazia del paese. Lo scorso ottobre, infatti, il più alto tribunale dell’Indonesia presieduto dal cognato di Widodo aveva modificato le regole di ammissibilità alla vicepresidenza adattandole al figlio del presidente, che senza questi cambiamenti non avrebbe potuto candidarsi perché troppo giovane. Si pone la questione della memoria collettiva del paese dove la maggioranza della popolazione non ha conosciuto la ditattura e il candidato Prabowo si è potuto presentare dissimulando il suo ingombrante passato con un abile manipolazione dei social.\r\nL'atto di uccidere (The Act of Killing) è un film documentario del 2012 diretto da Joshua Oppenheimer, da Christine Cynn e da un co-regista indonesiano anonimo. Il film descrive la purga anticomunista avvenuta in Indonesia tra il 1965 e il 1966 che portò alla morte di un milione di persone, raccontata dal punto di vista di due diretti responsabili dell'uccisione di centinaia di uomini ed oggi rispettabili membri di organizzazioni \u003Cmark>paramilitari\u003C/mark> indonesiane\r\nhttps://youtu.be/6GiqYLrJBG0\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BASTIONI-220224-INDONESIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[554],{"field":93,"matched_tokens":555,"snippet":551,"value":552},[20],{"best_field_score":337,"best_field_weight":338,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":49,"score":339,"tokens_matched":101,"typo_prefix_score":49},6637,{"collection_name":404,"first_q":20,"per_page":342,"q":20},["Reactive",560],{},["Set"],["ShallowReactive",563],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fV1NS3GAAOlyxNtuUdmghIfGiv3DbCgNHX-5fkQTYqe8":-1},true,"/search?query=paramilitari"]