","Contro le Morti sul lavoro. Pratiche e prospettive di lotta nel food delievery","post",1646828002,[46,47,48],"http://radioblackout.org/tag/food-delievery/","http://radioblackout.org/tag/pedalata/","http://radioblackout.org/tag/rider/",[19,17,15],{"post_content":51,"tags":56},{"matched_tokens":52,"snippet":54,"value":55},[53],"Pedalata","a Torino ci sarà una \u003Cmark>Pedalata\u003C/mark> in città contro le morti","Il lavoro, in Italia uccide, al ritmo di tre persone al giorno: nel 2021, 1404 le persone morte.\r\n\r\nIl mondo del food delivery è parte di questo meccanismo di morte. Marco e Michele, due giovani rider genovesi, sono morti per ciò che da media e aziende viene definito come “incidente”. Le cause di queste morti sono sistemiche, e derivano dai rischi che le aziende calcolano in nome del loro profitto. Sicurezza zero, tempi più veloci, consegne più rapide. E poi punteggi, cottimo, bonus e controlli. Un meccanismo che porta le lavoratrici e i lavoratori rider a correre sempre di più, sotto livelli di stress molto alti.\r\n\r\n“Non si può morire per portare da mangiare e per non fare più la fame!”\r\nPer queste motivazioni, Sabato 12 alle ore 18.30 in Piazza Castello a Torino ci sarà una \u003Cmark>Pedalata\u003C/mark> in città contro le morti di lavoro.\r\n\r\nInoltre, Domenica 13 a partire dalle ore 11 al Csoa Gabrio in Via Millio 42 ci sarà una intera giornata di riflessioni e confronto su come il settore del food delievery si stia evolvendo non solo in Italia ma anche all'estero e quali nuove forme di organizzazione e lotta si aprono. Un confronto con compagn* e colleg* da Atene e da Berlino.\r\nDi tutto ciò ne parliamo con un rider di Torino:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/riderz.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[57,59,62],{"matched_tokens":58,"snippet":19},[],{"matched_tokens":60,"snippet":61},[17],"\u003Cmark>pedalata\u003C/mark>",{"matched_tokens":63,"snippet":15},[],[65,70],{"field":20,"indices":66,"matched_tokens":67,"snippets":69},[14],[68],[17],[61],{"field":71,"matched_tokens":72,"snippet":54,"value":55},"post_content",[53],578730123365712000,{"best_field_score":75,"best_field_weight":76,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":32,"score":77,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":32},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":79,"highlight":93,"highlights":98,"text_match":101,"text_match_info":102},{"cat_link":80,"category":81,"comment_count":32,"id":82,"is_sticky":32,"permalink":83,"post_author":35,"post_content":84,"post_date":85,"post_excerpt":38,"post_id":82,"post_modified":86,"post_thumbnail":87,"post_thumbnail_html":88,"post_title":89,"post_type":43,"sort_by_date":90,"tag_links":91,"tags":92},[29],[31],"60003","http://radioblackout.org/2020/05/primo-maggio-riderz/","Un primo maggio di lotta per i lavoratori del food delivery che chiamano lo sciopero contro le infime condizioni di lavoro a cui erano sottoposti e che, come già abbiamo avuto modo di raccontare ai microfoni di Radio BlackOut, dall'avvento del coronavirus sono riuscite contro ogni previsione a peggiorare ulteriormente.\r\n \r\n\r\nPer prepararsi a a questo sciopero sono state pubblicate sulla pagina facebook Deliverance Project, e che riproponiamo dopo il podcast, una serie di analisi e riflessioni sulle principali caratteristiche della gig economy in tempi di pandemia, ma non solo, e quelle che potrebbero essere delle richieste base da pretendere dalle aziende.\r\n\r\nCon una compagna dell'Assemblea Riders di Torino proviamo a ricostruire le varie mobilitazioni susseguitesi proprio a partire dal primo maggio dell'anno scorso, in cui proprio i fattorini si erano resi protagonisti mentre in via Po sfilava il solito carrozzone di partiti e sindacati confederali difesi dall'immancabile schieramento di celere e DiMaio sedeva ancora al ministero del lavoro da cui elargiva promesse a destra e manca.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/PrimoMaggioRiderz.mp3\"][/audio]\r\nPrimoMaggioRiderz\r\n \r\n\r\nVERSO IL PRIMO MAGGIO\r\n\r\nNei prossimi giorni proveremo ad analizzare in maniera più approfondita e specifica alcuni aspetti del nostro lavoro. Questa può essere una buona occasione per chi non conosce bene il nostro mondo di famigliarizzare con alcuni aspetti di esso, ma può rappresentare anche l'inizio della costruzione di una piattaforma rivendicativa dove indichiamo chiaramente le storture e i piccoli soprusi che siamo costretti a subire e quali sono le nostre idee per cambiare in meglio. Da sempre, ma in maniera sempre crescente per il nuovo modello della \"gig economy\", il conflitto tra lavoratori e sfruttatori non si articola semplicemente attorno al salario ma anche a tutta una serie di meccanismi disciplinanti che ci ruotano attorno. Comprenderne il funzionamento per contro-utilizzarli può essere un modo per riprendere l'offensiva.\r\n\r\n #1 L'ATTESA\r\n\r\nL'attesa è la parte più frustrante del lavoro del rider. Il tempo morto tra una consegna e l'altra, così come quello davanti al ristorante attendendo la preparazione dell'ordine, è tutto tempo di lavoro non pagato. Le aziende si garantiscono così la possibilità di avere rider nei vari punti strategici della città sempre disponibili, così come la certezza che l'ordine sarà ritirato appena sfornato dal rider pronto ad aspettarlo. La politica più diffusa delle varie piattaforme è infatti quella di tenere a giro molti più rider di quelli di cui effettivamente avrebbero bisogno per coprire tutte le consegne in maniera efficiente. L'efficienza però è un parametro che per le aziende conta poco, visto che gli attuali contratti di lavoro non prevedono nessun costo di assunzione né un effettivo costo del lavoro per queste grosse multinazionali. La paga a cottimo che remunera il rider solo per l'effettiva distanza pedalata rappresenta di fatto lo scarico di un'elevatissima quantità di rischi di cui dovrebbe farsi carico il datore di lavoro sulle spalle del lavoratore: il rischio di una bassa domanda diventa rischio di stare a giro senza lavorare, il rischio di un sovraccarico degli ordini su un ristorante diventa rischio di fare meno ordini e abbassare il salario giornaliero. A questo meccanismo ci si riferisce spesso come cottimo, ma è una forma di cottimo particolare che risponde più alle esigenze del \"just in time\" che a quelle di aumentare la produttività. Infatti, il rider stesso non ha modo di controllare l'effettivo afflusso della produzione e potrebbe ritrovarsi a correre molto per finire un ordine solo per poi ritrovarsi di fatto fermo nel tempo successivo. Lo scarico di responsabilità sulle spalle del rider non obbliga neanche a studiare un modo di allocazione degli ordini efficiente nel tempo e nello spazio, tutti questi problemi sono risolti con la sovrabbondanza di forza-lavoro a disposizione. Viene così a configurarsi un modello di sfruttamento dove di fatto tutta\r\nuna serie di problemi di efficienza rimangono superflui poiché risolvibili con l'abbondanza di tempo gratuito che i rider sono disponibili a fornire, disponibilità che posa però su tutta una serie di fattori sociali in forme economiche che ricordano molto da vicino l'economia schiavistica.\r\n\r\nDal punto di vista rider la soluzione di questo specifico problema è molto semplice. Basterebbe sganciare la produttività dal salario, con buona pace di quel pugno di rider macchinizzati che grazie all'accesso ad una tecnologia superiore riescono a sfruttare i glitch di un sistema designato di fatto per lo sfruttamento di massa. Con una paga oraria nessun rider sarebbe obbligato a prendersi rischi sulla strada, pedalando a una velocità consona ai suoi parametri di forma e di salute. Il tempo di attesa ai ristoranti o tra gli ordini diventerebbe retribuito, essendo di fatto tempo di lavoro.\r\nNell'immediato sarebbe comunque possibile distribuire meglio gli ordini in base al rispettivo tempo di preparazione. Si riuscirebbe così a diminuire il tempo di attesa davanti ai ristoranti e di conseguenza il relativo assembramento di persone. Tuttavia le aziende preferiscono tutelare il flusso dei loro profitti piuttosto che la salute dei lavoratori.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n#2 IL RANKING\r\n\r\nMeccanismo disciplinante per eccellenza, nonché elemento cardine dell'organizzazione di ogni ambito produttivo, nato nelle fabbriche ed esportato nella società, il ranking è ciò che incatena un rider al suo lavoro, il naso lungo che smentisce ogni bugia di divertimento e flessibilità. La narrazione che avvolge ogni forma di \"lavoretto\" volendo relegarlo nei tempi morti tra lo studio o altri tipi di lavoro, si scioglie come neve al sole quando si inizia ad analizzare questo dispositivo. I sistemi di assegnazione turni delle aziende prevedono che sia dato più spazio a chi lavora di più in alcuni momenti della settimana, di solito coincidenti col weekend in cui la domanda di ordini è più elevata. Il \"lavora quando ti pare\" si traduce così in \"lavora quando te lo diciamo noi oppure non lavorare più\". La disponibilità di un numero spropositato di rider di riserva obbliga chi vive degli introiti di questo lavoro a non poter mai mancare sessioni chiave per restare alto nelle classifiche, anche a costo di lavorare quando non si sta bene o si è infortunati. Non poter mai contare su delle ore settimanali minime rende spasmodica la ricerca dei turni; ore intere sono passate ad aggiornare la finestra delle prenotazioni sperando che un posto si liberi. Alcune applicazioni come Glovo uniscono a questo un sistema valutativo del cliente, basta una recensione negativa per vedere il proprio punteggio abbassarsi drasticamente e con esso la propria possibilità di lavorare. Conseguenza di questo è una spinta decisa verso il servilismo, quale rider rifiuterebbe di salire quattro piani di scale o rallenterebbe la sua pedalata perché stanco quando da una valutazione possono dipendere parte consistente dei guadagni del mese?\r\nOltre la parte visibile di tutto ciò esistono inoltre ranking nascosti. Le aziende sono comprensibilmente reticenti nel dichiarare quali dati raccolgono dalle prestazioni dei rider e come li usano. Alcune applicazioni come Just Eat assegnano turni in automatico senza dichiarare le metodologie utilizzate, portando così ad un disciplinamento del lavoratore basato sulla premialità. Quali che siano le metodologie o come vengano usate, la logica sottesa è la medesima: affermare il controllo indiretto dell'azienda sul lavoratore senza dover investire in controllo diretto. Il food delivery pretende rider disciplinati e obbedienti, anche se racconta di lasciare libertà assoluta sulla gestione del proprio lavoro.\r\n\r\nLa perversione di questo meccanismo mette d'accordo tutti i rider. Il sistema del ranking non è riformabile e va semplicemente abolito. Va stabilito un minimo di ore settimanali a cui ogni rider ha diritto in base al contratto di lavoro (a tempo pieno o a tempo parziale) e va disincentivata nella maniera più assoluta la tendenza a premiare l'autosfruttamento del lavoratore.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n #3 I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE\r\n\r\nLa sicurezza del rider è un tema complesso, che interseca alcuni degli argomenti che abbiamo trattato in precedenza ed altri che tratteremo in futuro. Ad essa concorrono alcuni fattori indiretti come la presenza del cottimo, che spinge a prendersi rischi sulla strada come controsensi o semafori rossi, e alcuni fattori diretti come la mancanza dei dispositivi di protezione. Ai classici caschi, campanelli, luci di segnalazione, vengono ad aggiungersi negli ultimi tempi le mascherine, i guanti, il disinfettante.\r\nSe per i primi solo alcune aziende provvedono in parte, per i secondi recenti sentenze di tribunale hanno obbligato a prendere provvedimenti, che tuttavia sono stati tardivi e inefficaci. Le prime mascherine sono arrivate ormai dopo un mese dall'inizio della pandemia. Altre aziende hanno fornito un semplice rimborso lasciando al rider l'onere di procurarsi in prima persona il materiale. In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine di persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità di sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI DI LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. I numerosi interventi necessari periodicamente non sono coperti in nessun modo dall'azienda andando a rappresentare un'ulteriore tassa indiretta sul salario.\r\nIn quanto strumento di lavoro la manutenzione della bici, così come quella del telefono, dovrebbe essere a carico dell'azienda.\r\nAi tempi Foodora aveva delle convenzioni con alcune ciclofficine, così che almeno la spesa totale delle riparazione non pesasse completamente sui rider. Da lì si è andati peggiorando: aziende come Glovo addirittura forniscono il materiale sottraendo 65 euro dalle prime fatture. Anche il ricambio del materiale di lavoro non è concesso: tutte le aziende ti obbligano a riacquistarlo, nonostante sia usurato dall'uso lavorativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n #5 LE TUTELE\r\n\r\nLe tutele sono per il rider un concetto utopico ed evanescente. I contratti di collaborazione occasionale non ne prevedono infatti nessuna. Il rider viene trattato alla stregua di un autonomo anche se non è lui che decide come e quanto lavorare, ma l'applicazione. Su questo fronte sono stati fatti addirittura passi indietro rispetto al passato, quando i contratti cococo garantivano almeno delle tutele minime come malattia e disoccupazione.\r\nLa copertura Inail per gli infortuni è obbligatoria e a carico dell'azienda solo da febbraio di quest'anno. Non ha carattere retroattivo, chi ha avuto gravi incidenti prima di quella data -vedi il caso Zohaib di cui abbiamo più volte parlato- è escluso da qualsiasi tipo di copertura. L'Inail inoltre copre solo dal quarto giorno di infortunio, i giorni precedenti dovrebbero spettare all'azienda che però fa sempre orecchie da mercante.\r\nUn altro limite gigantesco di questa forma contrattuale è l'impossibilità di guadagnare più di 5000 euro lordi l'anno senza aprire una partita IVA. La partita IVA è molto rischiosa perché comporta alti costi ed è sfornita ugualmente di tutela. Se il rider dovesse smettere di lavorare per infortunio o non dovesse più riuscire a trovare ore dovrebbe lo stesso continuare a sostenerne i costi. Per molti il rischio non vale la candela e cercano di aggirare questo limite con qualche trucchetto come lavorare per aziende diverse. Anche qua il vantaggio è solo dalla parte dell'azienda che per consentire ai lavoratori di guadagnare di più dovrebbe iscrivergli alla gestione separata e pagarci sopra le tasse.\r\nAltro aspetto non secondario è l'impossibilità per i molti rider non comunitari di rinnovare il permesso di soggiorno poiché la tipologia di contratto non lo consente. Così pur lavorando legalmente in Italia tante persone si trovano costrette in condizione di illegalità.\r\n\r\n\r\nSu questo punto crediamo che ai rider spettino tutte le tutele del lavoro subordinato: infortunio, malattia (specialmente in questo periodo), ferie, maternità, disoccupazione, possibilità di rinnovare i documenti. Questo indirizzo è stato sancito dal tribunale di Torino come esito di un processo conclusosi lo scorso anno a carico di Foodora, e confermato quest'anno in cassazione. Se i tribunali ci danno ragione, lo Stato ha recepito solo in parte queste indicazioni facendo una legge che non risolve i problemi qui indicati e di fatto aiutando le aziende a ridimensionare un'importante vittoria dei rider.","1 Maggio 2020","2020-05-01 08:54:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Rider1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Rider1-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Rider1-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Rider1-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Rider1.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Primo Maggio RiderZ",1588323279,[],[],{"post_content":94},{"matched_tokens":95,"snippet":96,"value":97},[17],"rider solo per l'effettiva distanza \u003Cmark>pedalata\u003C/mark> rappresenta di fatto lo scarico","Un primo maggio di lotta per i lavoratori del food delivery che chiamano lo sciopero contro le infime condizioni di lavoro a cui erano sottoposti e che, come già abbiamo avuto modo di raccontare ai microfoni di Radio BlackOut, dall'avvento del coronavirus sono riuscite contro ogni previsione a peggiorare ulteriormente.\r\n \r\n\r\nPer prepararsi a a questo sciopero sono state pubblicate sulla pagina facebook Deliverance Project, e che riproponiamo dopo il podcast, una serie di analisi e riflessioni sulle principali caratteristiche della gig economy in tempi di pandemia, ma non solo, e quelle che potrebbero essere delle richieste base da pretendere dalle aziende.\r\n\r\nCon una compagna dell'Assemblea Riders di Torino proviamo a ricostruire le varie mobilitazioni susseguitesi proprio a partire dal primo maggio dell'anno scorso, in cui proprio i fattorini si erano resi protagonisti mentre in via Po sfilava il solito carrozzone di partiti e sindacati confederali difesi dall'immancabile schieramento di celere e DiMaio sedeva ancora al ministero del lavoro da cui elargiva promesse a destra e manca.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/PrimoMaggioRiderz.mp3\"][/audio]\r\nPrimoMaggioRiderz\r\n \r\n\r\nVERSO IL PRIMO MAGGIO\r\n\r\nNei prossimi giorni proveremo ad analizzare in maniera più approfondita e specifica alcuni aspetti del nostro lavoro. Questa può essere una buona occasione per chi non conosce bene il nostro mondo di famigliarizzare con alcuni aspetti di esso, ma può rappresentare anche l'inizio della costruzione di una piattaforma rivendicativa dove indichiamo chiaramente le storture e i piccoli soprusi che siamo costretti a subire e quali sono le nostre idee per cambiare in meglio. Da sempre, ma in maniera sempre crescente per il nuovo modello della \"gig economy\", il conflitto tra lavoratori e sfruttatori non si articola semplicemente attorno al salario ma anche a tutta una serie di meccanismi disciplinanti che ci ruotano attorno. Comprenderne il funzionamento per contro-utilizzarli può essere un modo per riprendere l'offensiva.\r\n\r\n #1 L'ATTESA\r\n\r\nL'attesa è la parte più frustrante del lavoro del rider. Il tempo morto tra una consegna e l'altra, così come quello davanti al ristorante attendendo la preparazione dell'ordine, è tutto tempo di lavoro non pagato. Le aziende si garantiscono così la possibilità di avere rider nei vari punti strategici della città sempre disponibili, così come la certezza che l'ordine sarà ritirato appena sfornato dal rider pronto ad aspettarlo. La politica più diffusa delle varie piattaforme è infatti quella di tenere a giro molti più rider di quelli di cui effettivamente avrebbero bisogno per coprire tutte le consegne in maniera efficiente. L'efficienza però è un parametro che per le aziende conta poco, visto che gli attuali contratti di lavoro non prevedono nessun costo di assunzione né un effettivo costo del lavoro per queste grosse multinazionali. La paga a cottimo che remunera il rider solo per l'effettiva distanza \u003Cmark>pedalata\u003C/mark> rappresenta di fatto lo scarico di un'elevatissima quantità di rischi di cui dovrebbe farsi carico il datore di lavoro sulle spalle del lavoratore: il rischio di una bassa domanda diventa rischio di stare a giro senza lavorare, il rischio di un sovraccarico degli ordini su un ristorante diventa rischio di fare meno ordini e abbassare il salario giornaliero. A questo meccanismo ci si riferisce spesso come cottimo, ma è una forma di cottimo particolare che risponde più alle esigenze del \"just in time\" che a quelle di aumentare la produttività. Infatti, il rider stesso non ha modo di controllare l'effettivo afflusso della produzione e potrebbe ritrovarsi a correre molto per finire un ordine solo per poi ritrovarsi di fatto fermo nel tempo successivo. Lo scarico di responsabilità sulle spalle del rider non obbliga neanche a studiare un modo di allocazione degli ordini efficiente nel tempo e nello spazio, tutti questi problemi sono risolti con la sovrabbondanza di forza-lavoro a disposizione. Viene così a configurarsi un modello di sfruttamento dove di fatto tutta\r\nuna serie di problemi di efficienza rimangono superflui poiché risolvibili con l'abbondanza di tempo gratuito che i rider sono disponibili a fornire, disponibilità che posa però su tutta una serie di fattori sociali in forme economiche che ricordano molto da vicino l'economia schiavistica.\r\n\r\nDal punto di vista rider la soluzione di questo specifico problema è molto semplice. Basterebbe sganciare la produttività dal salario, con buona pace di quel pugno di rider macchinizzati che grazie all'accesso ad una tecnologia superiore riescono a sfruttare i glitch di un sistema designato di fatto per lo sfruttamento di massa. Con una paga oraria nessun rider sarebbe obbligato a prendersi rischi sulla strada, pedalando a una velocità consona ai suoi parametri di forma e di salute. Il tempo di attesa ai ristoranti o tra gli ordini diventerebbe retribuito, essendo di fatto tempo di lavoro.\r\nNell'immediato sarebbe comunque possibile distribuire meglio gli ordini in base al rispettivo tempo di preparazione. Si riuscirebbe così a diminuire il tempo di attesa davanti ai ristoranti e di conseguenza il relativo assembramento di persone. Tuttavia le aziende preferiscono tutelare il flusso dei loro profitti piuttosto che la salute dei lavoratori.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n#2 IL RANKING\r\n\r\nMeccanismo disciplinante per eccellenza, nonché elemento cardine dell'organizzazione di ogni ambito produttivo, nato nelle fabbriche ed esportato nella società, il ranking è ciò che incatena un rider al suo lavoro, il naso lungo che smentisce ogni bugia di divertimento e flessibilità. La narrazione che avvolge ogni forma di \"lavoretto\" volendo relegarlo nei tempi morti tra lo studio o altri tipi di lavoro, si scioglie come neve al sole quando si inizia ad analizzare questo dispositivo. I sistemi di assegnazione turni delle aziende prevedono che sia dato più spazio a chi lavora di più in alcuni momenti della settimana, di solito coincidenti col weekend in cui la domanda di ordini è più elevata. Il \"lavora quando ti pare\" si traduce così in \"lavora quando te lo diciamo noi oppure non lavorare più\". La disponibilità di un numero spropositato di rider di riserva obbliga chi vive degli introiti di questo lavoro a non poter mai mancare sessioni chiave per restare alto nelle classifiche, anche a costo di lavorare quando non si sta bene o si è infortunati. Non poter mai contare su delle ore settimanali minime rende spasmodica la ricerca dei turni; ore intere sono passate ad aggiornare la finestra delle prenotazioni sperando che un posto si liberi. Alcune applicazioni come Glovo uniscono a questo un sistema valutativo del cliente, basta una recensione negativa per vedere il proprio punteggio abbassarsi drasticamente e con esso la propria possibilità di lavorare. Conseguenza di questo è una spinta decisa verso il servilismo, quale rider rifiuterebbe di salire quattro piani di scale o rallenterebbe la sua \u003Cmark>pedalata\u003C/mark> perché stanco quando da una valutazione possono dipendere parte consistente dei guadagni del mese?\r\nOltre la parte visibile di tutto ciò esistono inoltre ranking nascosti. Le aziende sono comprensibilmente reticenti nel dichiarare quali dati raccolgono dalle prestazioni dei rider e come li usano. Alcune applicazioni come Just Eat assegnano turni in automatico senza dichiarare le metodologie utilizzate, portando così ad un disciplinamento del lavoratore basato sulla premialità. Quali che siano le metodologie o come vengano usate, la logica sottesa è la medesima: affermare il controllo indiretto dell'azienda sul lavoratore senza dover investire in controllo diretto. Il food delivery pretende rider disciplinati e obbedienti, anche se racconta di lasciare libertà assoluta sulla gestione del proprio lavoro.\r\n\r\nLa perversione di questo meccanismo mette d'accordo tutti i rider. Il sistema del ranking non è riformabile e va semplicemente abolito. Va stabilito un minimo di ore settimanali a cui ogni rider ha diritto in base al contratto di lavoro (a tempo pieno o a tempo parziale) e va disincentivata nella maniera più assoluta la tendenza a premiare l'autosfruttamento del lavoratore.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n #3 I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE\r\n\r\nLa sicurezza del rider è un tema complesso, che interseca alcuni degli argomenti che abbiamo trattato in precedenza ed altri che tratteremo in futuro. Ad essa concorrono alcuni fattori indiretti come la presenza del cottimo, che spinge a prendersi rischi sulla strada come controsensi o semafori rossi, e alcuni fattori diretti come la mancanza dei dispositivi di protezione. Ai classici caschi, campanelli, luci di segnalazione, vengono ad aggiungersi negli ultimi tempi le mascherine, i guanti, il disinfettante.\r\nSe per i primi solo alcune aziende provvedono in parte, per i secondi recenti sentenze di tribunale hanno obbligato a prendere provvedimenti, che tuttavia sono stati tardivi e inefficaci. Le prime mascherine sono arrivate ormai dopo un mese dall'inizio della pandemia. Altre aziende hanno fornito un semplice rimborso lasciando al rider l'onere di procurarsi in prima persona il materiale. In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine di persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità di sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI DI LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. I numerosi interventi necessari periodicamente non sono coperti in nessun modo dall'azienda andando a rappresentare un'ulteriore tassa indiretta sul salario.\r\nIn quanto strumento di lavoro la manutenzione della bici, così come quella del telefono, dovrebbe essere a carico dell'azienda.\r\nAi tempi Foodora aveva delle convenzioni con alcune ciclofficine, così che almeno la spesa totale delle riparazione non pesasse completamente sui rider. Da lì si è andati peggiorando: aziende come Glovo addirittura forniscono il materiale sottraendo 65 euro dalle prime fatture. Anche il ricambio del materiale di lavoro non è concesso: tutte le aziende ti obbligano a riacquistarlo, nonostante sia usurato dall'uso lavorativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n #5 LE TUTELE\r\n\r\nLe tutele sono per il rider un concetto utopico ed evanescente. I contratti di collaborazione occasionale non ne prevedono infatti nessuna. Il rider viene trattato alla stregua di un autonomo anche se non è lui che decide come e quanto lavorare, ma l'applicazione. Su questo fronte sono stati fatti addirittura passi indietro rispetto al passato, quando i contratti cococo garantivano almeno delle tutele minime come malattia e disoccupazione.\r\nLa copertura Inail per gli infortuni è obbligatoria e a carico dell'azienda solo da febbraio di quest'anno. Non ha carattere retroattivo, chi ha avuto gravi incidenti prima di quella data -vedi il caso Zohaib di cui abbiamo più volte parlato- è escluso da qualsiasi tipo di copertura. L'Inail inoltre copre solo dal quarto giorno di infortunio, i giorni precedenti dovrebbero spettare all'azienda che però fa sempre orecchie da mercante.\r\nUn altro limite gigantesco di questa forma contrattuale è l'impossibilità di guadagnare più di 5000 euro lordi l'anno senza aprire una partita IVA. La partita IVA è molto rischiosa perché comporta alti costi ed è sfornita ugualmente di tutela. Se il rider dovesse smettere di lavorare per infortunio o non dovesse più riuscire a trovare ore dovrebbe lo stesso continuare a sostenerne i costi. Per molti il rischio non vale la candela e cercano di aggirare questo limite con qualche trucchetto come lavorare per aziende diverse. Anche qua il vantaggio è solo dalla parte dell'azienda che per consentire ai lavoratori di guadagnare di più dovrebbe iscrivergli alla gestione separata e pagarci sopra le tasse.\r\nAltro aspetto non secondario è l'impossibilità per i molti rider non comunitari di rinnovare il permesso di soggiorno poiché la tipologia di contratto non lo consente. Così pur lavorando legalmente in Italia tante persone si trovano costrette in condizione di illegalità.\r\n\r\n\r\nSu questo punto crediamo che ai rider spettino tutte le tutele del lavoro subordinato: infortunio, malattia (specialmente in questo periodo), ferie, maternità, disoccupazione, possibilità di rinnovare i documenti. Questo indirizzo è stato sancito dal tribunale di Torino come esito di un processo conclusosi lo scorso anno a carico di Foodora, e confermato quest'anno in cassazione. Se i tribunali ci danno ragione, lo Stato ha recepito solo in parte queste indicazioni facendo una legge che non risolve i problemi qui indicati e di fatto aiutando le aziende a ridimensionare un'importante vittoria dei rider.",[99],{"field":71,"matched_tokens":100,"snippet":96,"value":97},[17],578730123365187700,{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":32,"score":105,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":32},"1108091338752",14,"578730123365187697",6646,{"collection_name":43,"first_q":17,"per_page":108,"q":17},6,5,{"facet_counts":111,"found":14,"hits":123,"out_of":151,"page":14,"request_params":152,"search_cutoff":21,"search_time_ms":14},[112,118],{"counts":113,"field_name":116,"sampled":21,"stats":117},[114],{"count":14,"highlighted":115,"value":115},"Il giornale malandrino","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":119,"field_name":20,"sampled":21,"stats":122},[120],{"count":14,"highlighted":121,"value":121},"Tutto squat - Il giornale malandrino",{"total_values":14},[124],{"document":125,"highlight":140,"highlights":144,"text_match":101,"text_match_info":148},{"comment_count":32,"id":126,"is_sticky":32,"permalink":127,"podcastfilter":128,"post_author":129,"post_content":130,"post_date":131,"post_excerpt":38,"post_id":126,"post_modified":132,"post_thumbnail":133,"post_title":134,"post_type":135,"sort_by_date":136,"tag_links":137,"tags":139},"91579","http://radioblackout.org/podcast/una-pedalata-con-stirner-21-06-2024/",[115],"giornalemalandrino"," \r\n\r\nA tre settimane di distanza del riuscitissimo evento \"Ciemmona\", la Critical Mass nazionale svoltasi a Bologna, intervistiamo Sole, organizzatrice e partecipante. Ci racconta le motivazioni che spingono centinaia di biciclette e altri mezzi di trasporto senza motore a invadere le strade delle nostre città, con i retroscena e contesti politici.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nLa rubrica schegge oggi ricorda Joe e la Giornata della Musica\r\n\r\n \r\n\r\nSeconda puntata del ciclo di riflessioni sul libro di Raúl Zecca Castel L’unico in Rivolta - Vita e pensiero di Max Stirner. Lo facciamo nuovamente col filosofo Nevio Gallina in diretta telefonica.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSelezione musicale a cura di Mr. Kang & Miss Fra riascoltabile qui\r\n\r\n \r\n\r\nTutto Squat, il giornale malandrino del 21 giugno 2024","21 Giugno 2024","2024-11-22 00:44:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Ciemmona-200x110.png","Una pedalata con Stirner - TuttoSquat 21.06.2024","podcast",1718996847,[138],"http://radioblackout.org/tag/tutto-squat-il-giornale-malandrino/",[121],{"post_title":141},{"matched_tokens":142,"snippet":143,"value":143},[17],"Una \u003Cmark>pedalata\u003C/mark> con Stirner - TuttoSquat 21.06.2024",[145],{"field":146,"matched_tokens":147,"snippet":143,"value":143},"post_title",[17],{"best_field_score":103,"best_field_weight":149,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":32,"score":150,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":32},15,"578730123365187705",6637,{"collection_name":135,"first_q":17,"per_page":108,"q":17},["Reactive",154],{},["Set"],["ShallowReactive",157],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fG342LWUeHNIEuQvTWivVlIV6VhuxtjVhc22gEj4xZrk":-1},true,"/search?query=pedalata"]