","12 aprile: basta con le politiche migratorie razziste",1618185374,[],[],{"post_content":102},{"matched_tokens":103,"snippet":104,"value":105},[51,50,52],"misure come la revoca del \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark>, i mancati rinnovi, le espulsioni","Alleghiamo il documento \u003Cmark>di\u003C/mark> indizione del presidio \u003Cmark>di\u003C/mark> lunedì 12 per documentare degnamente questo podcast degli interventi registrati con Erasmo e Bishara:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_08_presidio-12aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQuesto documento è frutto \u003Cmark>di\u003C/mark> una riflessione sull'impianto e gli effetti del sistema regolatorio dell'immigrazione europeo e italiano, ed ha lo scopo \u003Cmark>di\u003C/mark> portare all'attenzione delle istituzioni italiane le rivendicazioni delle persone immigrate a tale riguardo. Da mesi infatti realtà organizzate, comunità o singole persone immigrate hanno avviato un confronto che ha portato oggi alla richiesta urgente \u003Cmark>di\u003C/mark> un incontro con Prefetti e Questori in diverse città, che possano trasmettere le rivendicazioni anche al Ministero dell’Interno, per ottenere risposte su questioni non più rimandabili.\r\n\r\nDa più parti, e con sempre più urgenza, si invoca una riforma del sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> gestione dell'immigrazione. Vi sono proposte \u003Cmark>di\u003C/mark> legge \u003Cmark>di\u003C/mark> iniziativa popolare e richieste \u003Cmark>di\u003C/mark> riforma delle politiche migratorie italiane, come impostate a partire dall’approvazione del Testo Unico sull’immigrazione (D.Lgs. n.286/1998) e via via inasprite, fino ad arrivare ai cosiddetti decreti Salvini, ad oggi solo in minima parte modificati. Inoltre, molti soggetti, anche istituzionali, chiedono un mutamento globale a livello europeo, ad esempio per il superamento dei trattati \u003Cmark>di\u003C/mark> Dublino.\r\n\r\nI dati sulle presenze \u003Cmark>di\u003C/mark> persone irregolari in Italia testimoniano chiaramente come gli ultimi decreti sicurezza abbiano prodotto un’impennata delle situazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> irregolarità e \u003Cmark>di\u003C/mark> blocco nel rilascio dei permessi da parte delle questure, esacerbata dalla pandemia. Al contempo, le cifre riguardo la regolarizzazione promossa dal governo nell’estate 2020, sia rispetto alle istanze presentate che a quelle già processate, dimostrano in maniera lampante quanto questa iniziativa si sia rivelata del tutto inefficace, come ampiamente prevedibile e come denunciato da più parti sin dal suo annuncio. L’impianto della procedura \u003Cmark>di\u003C/mark> emersione, in continuità con quanto avvenuto in occasione delle precedenti sanatorie, ha prodotto meccanismi \u003Cmark>di\u003C/mark> compravendita illecita della documentazione richiesta che strozzano ancor \u003Cmark>di\u003C/mark> più i lavoratori immigrati, su cui i datori \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro hanno sistematicamente scaricato i costi della domanda \u003Cmark>di\u003C/mark> emersione – milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> euro versati nelle casse dello stato a fronte \u003Cmark>di\u003C/mark> un numero irrisorio \u003Cmark>di\u003C/mark> pratiche istruite. Inoltre, nonostante le promesse del precedente governo, in autunno non vi è stata nessuna ulteriore e più generalizzata sanatoria, nonostante la situazione pandemica imponga misure \u003Cmark>di\u003C/mark> tutela della salute \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti e quindi l’accesso ai documenti per l’iscrizione al servizio sanitario.\r\n\r\nInoltre, denunciamo il fatto che misure come la revoca del \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark>, i mancati rinnovi, le espulsioni o la reclusione nei CPR vengano usati sempre più frequentemente per reprimere e punire chi sceglie \u003Cmark>di\u003C/mark> lottare per migliorare le proprie condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita e \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, rendendo sempre più difficile qualsiasi forma \u003Cmark>di\u003C/mark> rivendicazione dei propri diritti e \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta reale contro lo sfruttamento.\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito, nel concreto, le problematiche principali e le rivendicazioni che le persone immigrate in tutta Italia pongono all’attenzione delle istituzioni:\r\n\r\n \r\n\r\n \tRegolarizzazione di chi è sprovvisto \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> valido, indipendentemente dalla posizione lavorativa. La sanatoria del 2020 si è ottenuta grazie alle lotte degli ultimi anni dei lavoratori delle campagne, ma la sua efficacia è risultata quasi nulla soprattutto per questa categoria, oltre al fatto che ha escluso molti altri lavoratori e disoccupati. A maggior ragione, chiediamo anche che ai lavoratori irregolari che vengono sorpresi durante i controlli dell’Ispettorato del Lavoro e delle Forze dell’Ordine nelle aziende venga riconosciuto un \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> per grave sfruttamento, come previsto da una legge assai raramente applicata.\r\n \tVelocizzazione delle pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> rinnovo da parte delle questure, che attualmente subiscono ritardi ancora maggiori che in precedenza, attribuiti con troppa facilità all’emergenza pandemica – motivo per cui molti permessi restano bloccati anche per più \u003Cmark>di\u003C/mark> un anno e vengono quindi consegnati spesso già scaduti.\r\n \tFine degli abusi e delle difformità \u003Cmark>di\u003C/mark> interpretazione della legge da parte delle questure e prefetture, che arbitrariamente impongono requisiti non previsti per il rilascio e il rinnovo dei permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> (ad esempio l’iscrizione anagrafica o i contributi del datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro) e dove si perpetuano scorrettezze in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> bloccare e lasciare in stallo le richieste \u003Cmark>di\u003C/mark> cittadinanza (ad esempio l’attribuzione \u003Cmark>di\u003C/mark> numeri indentificativi diversi sull’estratto \u003Cmark>di\u003C/mark> nascita e sul passaporto della stessa persona)\r\n \tEliminazione del legame tra \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> e contratto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro attualmente in vigore per i permessi legati ai motivi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro subordinato (e in ogni caso revisione dei criteri \u003Cmark>di\u003C/mark> reddito del datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, soprattutto per l’impiego \u003Cmark>di\u003C/mark> collaboratori domestici). Legata a questo è la richiesta \u003Cmark>di\u003C/mark> riconoscimento \u003Cmark>di\u003C/mark> un permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> unico europeo che garantisca anche ai cittadini non comunitari la libera circolazione all’interno dello spazio UE/Schengen e la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> lavorare regolarmente in qualunque paese che vi appartiene.\r\n\r\n\r\n \tEstensione della durata e abolizione dei costi dei permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno. In molti settori lavorativi i contratti sono tendenzialmente molto brevi, \u003Cmark>di\u003C/mark> conseguenza la durata dei permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> per motivi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro è esigua, anche inferiore ad un anno. Lo stesso vale per la durata del \u003Cmark>permesso\u003C/mark> per ricerca lavoro, che deve essere estesa soprattutto in considerazione del momento \u003Cmark>di\u003C/mark> grave crisi occupazionale che coinvolge tutti i settori lavorativi. I costi \u003Cmark>di\u003C/mark> richieste e rinnovi, inoltre, sono estremamente alti, specialmente per i permessi legati ai motivi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, e devono essere abbattuti.\r\n \tCancellazione della residenza anagrafica come requisito obbligatorio per la richiesta della cittadinanza, per il rinnovo del \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> e per la carta \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark>. Si richiede \u003Cmark>di\u003C/mark> sostituire la residenza con il domicilio, in modo da porre fine anche ai meccanismi \u003Cmark>di\u003C/mark> compravendita \u003Cmark>di\u003C/mark> contratti \u003Cmark>di\u003C/mark> locazione ormai diffusi.\r\n \tAccesso alla cittadinanzaper chi è nata/o in Italia da genitori stranieri, senza condizionalità, a prescindere dal reddito dei genitori o dal requisito della permanenza ininterrotta in Italia, impossibile da soddisfare per molti considerando la crisi economica aggravata anche dal Covid e la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> molte famiglie \u003Cmark>di\u003C/mark> tornare per un \u003Cmark>periodo\u003C/mark> nel paese \u003Cmark>di\u003C/mark> origine. Inoltre si richiede la diminuzione dei tempi necessari agli accertamenti per l’ottenimento della cittadinanza e l’abolizione del requisito del certificato \u003Cmark>di\u003C/mark> lingua Italiana livello B1, entrambi introdotti dall’ultimo decreto sicurezza; l’eliminazione dei requisiti dell’estratto \u003Cmark>di\u003C/mark> nascita del paese \u003Cmark>di\u003C/mark> origine e della fedina penale per l’ottenimento della cittadinanza, che richiedono un grande e non necessario dispendio \u003Cmark>di\u003C/mark> denaro, poiché le ambasciate in Italia potrebbero rilasciare documenti attestanti la nascita e in quanto le condanne ricevute nello stato d’origine non hanno valore ostativo all’ottenimento della cittadinanza italiana.\r\n \tRicongiungimento familiare anche nel caso \u003Cmark>di\u003C/mark> bambini adottati e genitori adottivi, o anche nei casi \u003Cmark>di\u003C/mark> poligamia nei paesi \u003Cmark>di\u003C/mark> origine, al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> evitare che genitori e figli vengano costretti a separarsi.\r\n\r\n\r\n \tCambio \u003Cmark>di\u003C/mark> competenza istituzionale per le pratiche legate ai permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno. La gestione dell’intero apparato burocratico legato all’immigrazione è affidata al Ministero dell’Interno e quindi alle questure, con una evidente impronta securitaria e \u003Cmark>di\u003C/mark> criminalizzazione. In Italia, il movimento antirazzista fin dai suoi albori rivendica invece l’affidamento \u003Cmark>di\u003C/mark> queste pratiche ai Comuni.\r\n \tAbolizione \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti i decreti sicurezza (2009, 2017, 2018) in quanto sostanzialmente strumenti repressivi, soprattutto per gli immigrati (una condanna penale può comportare la revoca del \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> o della cittadinanza) ma in generale per chi lotta o viene considerato fonte \u003Cmark>di\u003C/mark> ‘degrado’.\r\n \tAbolizione della detenzione amministrativa, dei respingimenti alle frontiere e del rimpatrio forzato, e apertura \u003Cmark>di\u003C/mark> canali regolari e sicuri \u003Cmark>di\u003C/mark> ingresso nell’UE.\r\n \tAbolizione \u003Cmark>di\u003C/mark> qualsiasi discriminazione nell’accesso alla casa e ai sistemi \u003Cmark>di\u003C/mark> welfare sulla base della cittadinanza. \r\n \tSblocco delle richieste \u003Cmark>di\u003C/mark> sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme; fine dei rigetti delle richieste sulla base del requisito del reddito del datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro; rilascio del codice fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate anche solo con la ricevuta della domanda \u003Cmark>di\u003C/mark> regolarizzazione.\r\n \tRiconoscimento della proroga dei permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> scaduti a causa della situazione pandemica, sia da parte \u003Cmark>di\u003C/mark> enti pubblici che \u003Cmark>di\u003C/mark> privati (ad esempio datori \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro). Molti cittadini stranieri si vedono negata la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> stipulare un contratto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro o \u003Cmark>di\u003C/mark> accedere ai servizi per questo motivo.\r\n \tAbolizione del criterio \u003Cmark>di\u003C/mark> reddito minimo per i permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> per lavoro subordinato e autonomo, per i ricongiungimenti familiari e per le richieste \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>permesso\u003C/mark> per lungo-soggiornanti, anche in virtù dell’attuale situazione \u003Cmark>di\u003C/mark> grave crisi economica.\r\n\r\n \r\n\r\nIN RIFERIMENTO ALLA CITTÀ \u003Cmark>DI\u003C/mark> TORINO\r\n\r\nPer quanto riguarda il contesto torinese sottolineiamo \u003Cmark>di\u003C/mark> seguito quattro punti, rispetto ai quali esigiamo l’immediato impegno delle istituzioni competenti.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Sblocco delle richieste \u003Cmark>di\u003C/mark> sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme.\r\n\r\nStante che nei primi giorni \u003Cmark>di\u003C/mark> marzo 2021 la Prefettura \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino, tramite lo Sportello Unico per l’Immigrazione, ha comunicato che: “Non è possibile in alcun modo prevedere la data \u003Cmark>di\u003C/mark> convocazione visto l’elevato numero \u003Cmark>di\u003C/mark> istanze presentate, considerato altresì il fatto che le convocazioni devono avvenire nel rispetto delle restrizioni imposte dalla normativa in vigore all’accesso dell’utenza agli uffici pubblici”.\r\n\r\nRilevato inoltre che le pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> regolarizzazione risultano praticamente ferme in tutta Italia, al punto che a livello nazionale, al termine del 2020, secondo i dati ottenuti dal ministero dell’interno tramite accesso agli atti, delle 207.000 istanze solo lo 0,7% delle istanze è concretamente giunto a conclusione.[1]\r\n\r\nRilevato infine che anche nel contesto torinese sono poche decine le persone ad avere avuto finora risposta chiediamo\r\n\r\n \tl’immediata velocizzazione delle pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> regolarizzazione;\r\n \tla comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;\r\n \tl’impegno a ripetere tale comunicazione a cadenza settimanale fino alla conclusione delle stesse pratiche.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Velocizzazione delle pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> rinnovoda parte della Questura.\r\n\r\nIl problema del rinnovo dei permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> è particolarmente grave nel caso della Questura \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino, dove il tempo medio impiegato dagli uffici per processare una semplice domanda \u003Cmark>di\u003C/mark> rinnovo può variare, senza apparente ragione, tra i 6 e i 18 mesi, con casi che si spingono oltre i 2 anni e 7 mesi. Tale pratica mantiene migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone in una condizione \u003Cmark>di\u003C/mark> limbo giuridico nel quale la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> ottenere un lavoro regolare, prendere in affitto un’abitazione (a queste possono essere aggiunte infinite altre situazioni) risulta concretamente preclusa. Inoltre, a causa dei suddetti ritardi, il \u003Cmark>permesso\u003C/mark> viene spesso consegnato in prossimità della sua data \u003Cmark>di\u003C/mark> scadenza o perfino già scaduto, facendo della suddetta condizione \u003Cmark>di\u003C/mark> limbo la norma per una percentuale altissima degli stranieri residenti a Torino. Si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> una palese violazione della normativa vigente. Sottolineiamo infatti che secondo quanto stabilito dal d. lgs. 286/98 – Testo Unico sull'immigrazione i tempi per il rilascio, il rinnovo, la conversione del \u003Cmark>permesso\u003C/mark> dalla data \u003Cmark>di\u003C/mark> presentazione della domanda non possono essere superiori ai 20 giorni.\r\n\r\nChiediamo quindi\r\n\r\n \tl’immediata velocizzazione delle pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> rinnovo da parte della Questura \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino e il rispetto dei tempi previsti;\r\n \tla comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche \u003Cmark>di\u003C/mark> regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;\r\n \tche i responsabili \u003Cmark>di\u003C/mark> tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Rispetto del diritto alla salute e accesso alle cure per chi ha il \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> in proroga.\r\n\r\nL’accesso alle cure mediche ed al diritto alla salute per le persone straniere residenti a Torino è, paradossalmente, gravemente inficiato a causa delle misure adottate per contenere la pandemia in corso. Ci si riferisce in particolare alla situazione dell’ASL \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Lungo\u003C/mark> Dora Savona nr° 24 (sebbene non si escluda che ciò possa accadere altrove) dove numerose persone straniere, il cui \u003Cmark>permesso\u003C/mark> è in proroga a causa della parziale chiusura al pubblico degli uffici della Questura, sono state allontanate senza che potessero accedere ai servizi.\r\n\r\nE ciò nonostante il Ministero, con propria circolare del 21 marzo 2020, abbia comunicato che, in ottemperanza del Decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 \"Sospensione dei termini dei procedimenti amministrativi\", tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020, conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020.\r\n\r\nRisulta infatti che il personale del CUP \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Lungo\u003C/mark> Dora Savona, fino al capo responsabile del settore amministrativo, non era informato della suddetta proroga dei \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark>.\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> fatto l’ASL \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino nega il rinnovo della tessera sanitaria agli stranieri \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino e numerosi altri e fondamentali servizi.\r\n\r\nAlla luce \u003Cmark>di\u003C/mark> tale abuso chiediamo:\r\n\r\n \til rispetto del diritto alla salute e l’accesso ai servizi e alle cure per chi ha il \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> in proroga;\r\n \tl’immediata verifica della situazione nelle altre ASL presenti sul territorio;\r\n \tche i responsabili \u003Cmark>di\u003C/mark> tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.\r\n\r\n\r\n \tL’apertura \u003Cmark>di\u003C/mark> un tavolo permanente sul \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark>.\r\n\r\nAlla luce delle numerose problematiche già evidenziate relative ai permessi \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> chiediamo l’apertura \u003Cmark>di\u003C/mark> un tavolo istituzionale al quale evidenziare i casi \u003Cmark>di\u003C/mark> ritardo, abuso etc. Riteniamo infatti che tale situazione debba essere affrontata rapidamente e possa essere affrontata grazie al coinvolgimento dei diretti interessati.\r\n\r\nCoordinamento documenti per tutte e tutti, Patto d’Azione Anticapitalista, Dobbiamo Vivere- Lavoratori disoccupati e precari.\r\n\r\n[1] Le cifre riportate sono presentate nel documento “Regolarizzazione 2020 a rischio fallimento: tempi lunghissimi e ostacoli burocratici. Alcune proposte per “salvare” una misura necessaria”, pubblicata nell’ambito della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa ben”, promossa da: Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, Oxfam Italia, ActionAid Italia, Fcei - Federazione Chiese Evangeliche in Italia, CILD, ACLI, Legambiente Onlus, ASCS - Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI, con il sostegno \u003Cmark>di\u003C/mark> numerosi sindaci e decine \u003Cmark>di\u003C/mark> organizzazioni.",[107],{"field":75,"matched_tokens":108,"snippet":104,"value":105},[51,50,52],3467833264520036400,{"best_field_score":111,"best_field_weight":112,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":31,"score":113,"tokens_matched":85,"typo_prefix_score":31},"4428100927488",14,"3467833264520036465",{"document":115,"highlight":129,"highlights":134,"text_match":109,"text_match_info":137},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":31,"id":118,"is_sticky":31,"permalink":119,"post_author":34,"post_content":120,"post_date":121,"post_excerpt":37,"post_id":118,"post_modified":122,"post_thumbnail":123,"post_thumbnail_html":124,"post_title":125,"post_type":40,"sort_by_date":126,"tag_links":127,"tags":128},[28],[30],"60003","http://radioblackout.org/2020/05/primo-maggio-riderz/","Un primo maggio di lotta per i lavoratori del food delivery che chiamano lo sciopero contro le infime condizioni di lavoro a cui erano sottoposti e che, come già abbiamo avuto modo di raccontare ai microfoni di Radio BlackOut, dall'avvento del coronavirus sono riuscite contro ogni previsione a peggiorare ulteriormente.\r\n \r\n\r\nPer prepararsi a a questo sciopero sono state pubblicate sulla pagina facebook Deliverance Project, e che riproponiamo dopo il podcast, una serie di analisi e riflessioni sulle principali caratteristiche della gig economy in tempi di pandemia, ma non solo, e quelle che potrebbero essere delle richieste base da pretendere dalle aziende.\r\n\r\nCon una compagna dell'Assemblea Riders di Torino proviamo a ricostruire le varie mobilitazioni susseguitesi proprio a partire dal primo maggio dell'anno scorso, in cui proprio i fattorini si erano resi protagonisti mentre in via Po sfilava il solito carrozzone di partiti e sindacati confederali difesi dall'immancabile schieramento di celere e DiMaio sedeva ancora al ministero del lavoro da cui elargiva promesse a destra e manca.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/PrimoMaggioRiderz.mp3\"][/audio]\r\nPrimoMaggioRiderz\r\n \r\n\r\nVERSO IL PRIMO MAGGIO\r\n\r\nNei prossimi giorni proveremo ad analizzare in maniera più approfondita e specifica alcuni aspetti del nostro lavoro. Questa può essere una buona occasione per chi non conosce bene il nostro mondo di famigliarizzare con alcuni aspetti di esso, ma può rappresentare anche l'inizio della costruzione di una piattaforma rivendicativa dove indichiamo chiaramente le storture e i piccoli soprusi che siamo costretti a subire e quali sono le nostre idee per cambiare in meglio. Da sempre, ma in maniera sempre crescente per il nuovo modello della \"gig economy\", il conflitto tra lavoratori e sfruttatori non si articola semplicemente attorno al salario ma anche a tutta una serie di meccanismi disciplinanti che ci ruotano attorno. Comprenderne il funzionamento per contro-utilizzarli può essere un modo per riprendere l'offensiva.\r\n\r\n #1 L'ATTESA\r\n\r\nL'attesa è la parte più frustrante del lavoro del rider. Il tempo morto tra una consegna e l'altra, così come quello davanti al ristorante attendendo la preparazione dell'ordine, è tutto tempo di lavoro non pagato. Le aziende si garantiscono così la possibilità di avere rider nei vari punti strategici della città sempre disponibili, così come la certezza che l'ordine sarà ritirato appena sfornato dal rider pronto ad aspettarlo. La politica più diffusa delle varie piattaforme è infatti quella di tenere a giro molti più rider di quelli di cui effettivamente avrebbero bisogno per coprire tutte le consegne in maniera efficiente. L'efficienza però è un parametro che per le aziende conta poco, visto che gli attuali contratti di lavoro non prevedono nessun costo di assunzione né un effettivo costo del lavoro per queste grosse multinazionali. La paga a cottimo che remunera il rider solo per l'effettiva distanza pedalata rappresenta di fatto lo scarico di un'elevatissima quantità di rischi di cui dovrebbe farsi carico il datore di lavoro sulle spalle del lavoratore: il rischio di una bassa domanda diventa rischio di stare a giro senza lavorare, il rischio di un sovraccarico degli ordini su un ristorante diventa rischio di fare meno ordini e abbassare il salario giornaliero. A questo meccanismo ci si riferisce spesso come cottimo, ma è una forma di cottimo particolare che risponde più alle esigenze del \"just in time\" che a quelle di aumentare la produttività. Infatti, il rider stesso non ha modo di controllare l'effettivo afflusso della produzione e potrebbe ritrovarsi a correre molto per finire un ordine solo per poi ritrovarsi di fatto fermo nel tempo successivo. Lo scarico di responsabilità sulle spalle del rider non obbliga neanche a studiare un modo di allocazione degli ordini efficiente nel tempo e nello spazio, tutti questi problemi sono risolti con la sovrabbondanza di forza-lavoro a disposizione. Viene così a configurarsi un modello di sfruttamento dove di fatto tutta\r\nuna serie di problemi di efficienza rimangono superflui poiché risolvibili con l'abbondanza di tempo gratuito che i rider sono disponibili a fornire, disponibilità che posa però su tutta una serie di fattori sociali in forme economiche che ricordano molto da vicino l'economia schiavistica.\r\n\r\nDal punto di vista rider la soluzione di questo specifico problema è molto semplice. Basterebbe sganciare la produttività dal salario, con buona pace di quel pugno di rider macchinizzati che grazie all'accesso ad una tecnologia superiore riescono a sfruttare i glitch di un sistema designato di fatto per lo sfruttamento di massa. Con una paga oraria nessun rider sarebbe obbligato a prendersi rischi sulla strada, pedalando a una velocità consona ai suoi parametri di forma e di salute. Il tempo di attesa ai ristoranti o tra gli ordini diventerebbe retribuito, essendo di fatto tempo di lavoro.\r\nNell'immediato sarebbe comunque possibile distribuire meglio gli ordini in base al rispettivo tempo di preparazione. Si riuscirebbe così a diminuire il tempo di attesa davanti ai ristoranti e di conseguenza il relativo assembramento di persone. Tuttavia le aziende preferiscono tutelare il flusso dei loro profitti piuttosto che la salute dei lavoratori.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n#2 IL RANKING\r\n\r\nMeccanismo disciplinante per eccellenza, nonché elemento cardine dell'organizzazione di ogni ambito produttivo, nato nelle fabbriche ed esportato nella società, il ranking è ciò che incatena un rider al suo lavoro, il naso lungo che smentisce ogni bugia di divertimento e flessibilità. La narrazione che avvolge ogni forma di \"lavoretto\" volendo relegarlo nei tempi morti tra lo studio o altri tipi di lavoro, si scioglie come neve al sole quando si inizia ad analizzare questo dispositivo. I sistemi di assegnazione turni delle aziende prevedono che sia dato più spazio a chi lavora di più in alcuni momenti della settimana, di solito coincidenti col weekend in cui la domanda di ordini è più elevata. Il \"lavora quando ti pare\" si traduce così in \"lavora quando te lo diciamo noi oppure non lavorare più\". La disponibilità di un numero spropositato di rider di riserva obbliga chi vive degli introiti di questo lavoro a non poter mai mancare sessioni chiave per restare alto nelle classifiche, anche a costo di lavorare quando non si sta bene o si è infortunati. Non poter mai contare su delle ore settimanali minime rende spasmodica la ricerca dei turni; ore intere sono passate ad aggiornare la finestra delle prenotazioni sperando che un posto si liberi. Alcune applicazioni come Glovo uniscono a questo un sistema valutativo del cliente, basta una recensione negativa per vedere il proprio punteggio abbassarsi drasticamente e con esso la propria possibilità di lavorare. Conseguenza di questo è una spinta decisa verso il servilismo, quale rider rifiuterebbe di salire quattro piani di scale o rallenterebbe la sua pedalata perché stanco quando da una valutazione possono dipendere parte consistente dei guadagni del mese?\r\nOltre la parte visibile di tutto ciò esistono inoltre ranking nascosti. Le aziende sono comprensibilmente reticenti nel dichiarare quali dati raccolgono dalle prestazioni dei rider e come li usano. Alcune applicazioni come Just Eat assegnano turni in automatico senza dichiarare le metodologie utilizzate, portando così ad un disciplinamento del lavoratore basato sulla premialità. Quali che siano le metodologie o come vengano usate, la logica sottesa è la medesima: affermare il controllo indiretto dell'azienda sul lavoratore senza dover investire in controllo diretto. Il food delivery pretende rider disciplinati e obbedienti, anche se racconta di lasciare libertà assoluta sulla gestione del proprio lavoro.\r\n\r\nLa perversione di questo meccanismo mette d'accordo tutti i rider. Il sistema del ranking non è riformabile e va semplicemente abolito. Va stabilito un minimo di ore settimanali a cui ogni rider ha diritto in base al contratto di lavoro (a tempo pieno o a tempo parziale) e va disincentivata nella maniera più assoluta la tendenza a premiare l'autosfruttamento del lavoratore.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n #3 I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE\r\n\r\nLa sicurezza del rider è un tema complesso, che interseca alcuni degli argomenti che abbiamo trattato in precedenza ed altri che tratteremo in futuro. Ad essa concorrono alcuni fattori indiretti come la presenza del cottimo, che spinge a prendersi rischi sulla strada come controsensi o semafori rossi, e alcuni fattori diretti come la mancanza dei dispositivi di protezione. Ai classici caschi, campanelli, luci di segnalazione, vengono ad aggiungersi negli ultimi tempi le mascherine, i guanti, il disinfettante.\r\nSe per i primi solo alcune aziende provvedono in parte, per i secondi recenti sentenze di tribunale hanno obbligato a prendere provvedimenti, che tuttavia sono stati tardivi e inefficaci. Le prime mascherine sono arrivate ormai dopo un mese dall'inizio della pandemia. Altre aziende hanno fornito un semplice rimborso lasciando al rider l'onere di procurarsi in prima persona il materiale. In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine di persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità di sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI DI LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. I numerosi interventi necessari periodicamente non sono coperti in nessun modo dall'azienda andando a rappresentare un'ulteriore tassa indiretta sul salario.\r\nIn quanto strumento di lavoro la manutenzione della bici, così come quella del telefono, dovrebbe essere a carico dell'azienda.\r\nAi tempi Foodora aveva delle convenzioni con alcune ciclofficine, così che almeno la spesa totale delle riparazione non pesasse completamente sui rider. Da lì si è andati peggiorando: aziende come Glovo addirittura forniscono il materiale sottraendo 65 euro dalle prime fatture. Anche il ricambio del materiale di lavoro non è concesso: tutte le aziende ti obbligano a riacquistarlo, nonostante sia usurato dall'uso lavorativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n #5 LE TUTELE\r\n\r\nLe tutele sono per il rider un concetto utopico ed evanescente. I contratti di collaborazione occasionale non ne prevedono infatti nessuna. Il rider viene trattato alla stregua di un autonomo anche se non è lui che decide come e quanto lavorare, ma l'applicazione. Su questo fronte sono stati fatti addirittura passi indietro rispetto al passato, quando i contratti cococo garantivano almeno delle tutele minime come malattia e disoccupazione.\r\nLa copertura Inail per gli infortuni è obbligatoria e a carico dell'azienda solo da febbraio di quest'anno. Non ha carattere retroattivo, chi ha avuto gravi incidenti prima di quella data -vedi il caso Zohaib di cui abbiamo più volte parlato- è escluso da qualsiasi tipo di copertura. L'Inail inoltre copre solo dal quarto giorno di infortunio, i giorni precedenti dovrebbero spettare all'azienda che però fa sempre orecchie da mercante.\r\nUn altro limite gigantesco di questa forma contrattuale è l'impossibilità di guadagnare più di 5000 euro lordi l'anno senza aprire una partita IVA. La partita IVA è molto rischiosa perché comporta alti costi ed è sfornita ugualmente di tutela. Se il rider dovesse smettere di lavorare per infortunio o non dovesse più riuscire a trovare ore dovrebbe lo stesso continuare a sostenerne i costi. Per molti il rischio non vale la candela e cercano di aggirare questo limite con qualche trucchetto come lavorare per aziende diverse. Anche qua il vantaggio è solo dalla parte dell'azienda che per consentire ai lavoratori di guadagnare di più dovrebbe iscrivergli alla gestione separata e pagarci sopra le tasse.\r\nAltro aspetto non secondario è l'impossibilità per i molti rider non comunitari di rinnovare il permesso di soggiorno poiché la tipologia di contratto non lo consente. Così pur lavorando legalmente in Italia tante persone si trovano costrette in condizione di illegalità.\r\n\r\n\r\nSu questo punto crediamo che ai rider spettino tutte le tutele del lavoro subordinato: infortunio, malattia (specialmente in questo periodo), ferie, maternità, disoccupazione, possibilità di rinnovare i documenti. Questo indirizzo è stato sancito dal tribunale di Torino come esito di un processo conclusosi lo scorso anno a carico di Foodora, e confermato quest'anno in cassazione. 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Quali che siano le metodologie o come vengano usate, la logica sottesa è la medesima: affermare il controllo indiretto dell'azienda sul lavoratore senza dover investire in controllo diretto. Il food delivery pretende rider disciplinati e obbedienti, anche se racconta \u003Cmark>di\u003C/mark> lasciare libertà assoluta sulla gestione del proprio lavoro.\r\n\r\nLa perversione \u003Cmark>di\u003C/mark> questo meccanismo mette d'accordo tutti i rider. Il sistema del ranking non è riformabile e va semplicemente abolito. 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Ai classici caschi, campanelli, luci \u003Cmark>di\u003C/mark> segnalazione, vengono ad aggiungersi negli ultimi tempi le mascherine, i guanti, il disinfettante.\r\nSe per i primi solo alcune aziende provvedono in parte, per i secondi recenti sentenze \u003Cmark>di\u003C/mark> tribunale hanno obbligato a prendere provvedimenti, che tuttavia sono stati tardivi e inefficaci. Le prime mascherine sono arrivate ormai dopo un mese dall'inizio della pandemia. Altre aziende hanno fornito un semplice rimborso lasciando al rider l'onere \u003Cmark>di\u003C/mark> procurarsi in prima persona il materiale. In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine \u003Cmark>di\u003C/mark> persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI \u003Cmark>DI\u003C/mark> LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. I numerosi interventi necessari periodicamente non sono coperti in nessun modo dall'azienda andando a rappresentare un'ulteriore tassa indiretta sul salario.\r\nIn quanto strumento \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro la manutenzione della bici, così come quella del telefono, dovrebbe essere a carico dell'azienda.\r\nAi tempi Foodora aveva delle convenzioni con alcune ciclofficine, così che almeno la spesa totale delle riparazione non pesasse completamente sui rider. Da lì si è andati peggiorando: aziende come Glovo addirittura forniscono il materiale sottraendo 65 euro dalle prime fatture. Anche il ricambio del materiale \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro non è concesso: tutte le aziende ti obbligano a riacquistarlo, nonostante sia usurato dall'uso lavorativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n #5 LE TUTELE\r\n\r\nLe tutele sono per il rider un concetto utopico ed evanescente. I contratti \u003Cmark>di\u003C/mark> collaborazione occasionale non ne prevedono infatti nessuna. Il rider viene trattato alla stregua \u003Cmark>di\u003C/mark> un autonomo anche se non è lui che decide come e quanto lavorare, ma l'applicazione. Su questo fronte sono stati fatti addirittura passi indietro rispetto al passato, quando i contratti cococo garantivano almeno delle tutele minime come malattia e disoccupazione.\r\nLa copertura Inail per gli infortuni è obbligatoria e a carico dell'azienda solo da febbraio \u003Cmark>di\u003C/mark> quest'anno. Non ha carattere retroattivo, chi ha avuto gravi incidenti prima \u003Cmark>di\u003C/mark> quella data -vedi il caso Zohaib \u003Cmark>di\u003C/mark> cui abbiamo più volte parlato- è escluso da qualsiasi tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> copertura. L'Inail inoltre copre solo dal quarto giorno \u003Cmark>di\u003C/mark> infortunio, i giorni precedenti dovrebbero spettare all'azienda che però fa sempre orecchie da mercante.\r\nUn altro limite gigantesco \u003Cmark>di\u003C/mark> questa forma contrattuale è l'impossibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> guadagnare più \u003Cmark>di\u003C/mark> 5000 euro lordi l'anno senza aprire una partita IVA. La partita IVA è molto rischiosa perché comporta alti costi ed è sfornita ugualmente \u003Cmark>di\u003C/mark> tutela. Se il rider dovesse smettere \u003Cmark>di\u003C/mark> lavorare per infortunio o non dovesse più riuscire a trovare ore dovrebbe lo stesso continuare a sostenerne i costi. Per molti il rischio non vale la candela e cercano \u003Cmark>di\u003C/mark> aggirare questo limite con qualche trucchetto come lavorare per aziende diverse. Anche qua il vantaggio è solo dalla parte dell'azienda che per consentire ai lavoratori \u003Cmark>di\u003C/mark> guadagnare \u003Cmark>di\u003C/mark> più dovrebbe iscrivergli alla gestione separata e pagarci sopra le tasse.\r\nAltro aspetto non secondario è l'impossibilità per i molti rider non comunitari \u003Cmark>di\u003C/mark> rinnovare il \u003Cmark>permesso\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>soggiorno\u003C/mark> poiché la tipologia \u003Cmark>di\u003C/mark> contratto non lo consente. Così pur lavorando legalmente in Italia tante persone si trovano costrette in condizione \u003Cmark>di\u003C/mark> illegalità.\r\n\r\n\r\nSu questo punto crediamo che ai rider spettino tutte le tutele del lavoro subordinato: infortunio, malattia (specialmente in questo \u003Cmark>periodo\u003C/mark>), ferie, maternità, disoccupazione, possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> rinnovare i documenti. Questo indirizzo è stato sancito dal tribunale \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino come esito \u003Cmark>di\u003C/mark> un processo conclusosi lo scorso anno a carico \u003Cmark>di\u003C/mark> Foodora, e confermato quest'anno in cassazione. Se i tribunali ci danno ragione, lo Stato ha recepito solo in parte queste indicazioni facendo una legge che non risolve i problemi qui indicati e \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto aiutando le aziende a ridimensionare un'importante vittoria dei rider.",[135],{"field":75,"matched_tokens":136,"snippet":132,"value":133},[50,51,50,52,50],{"best_field_score":111,"best_field_weight":112,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":31,"score":113,"tokens_matched":85,"typo_prefix_score":31},6646,{"collection_name":40,"first_q":19,"per_page":85,"q":19},15,{"facet_counts":142,"found":14,"hits":152,"out_of":176,"page":14,"request_params":177,"search_cutoff":21,"search_time_ms":178},[143,149],{"counts":144,"field_name":147,"sampled":21,"stats":148},[145],{"count":14,"highlighted":146,"value":146},"anarres","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":150,"field_name":20,"sampled":21,"stats":151},[],{"total_values":31},[153],{"document":154,"highlight":167,"highlights":172,"text_match":109,"text_match_info":175},{"comment_count":31,"id":155,"is_sticky":31,"permalink":156,"podcastfilter":157,"post_author":146,"post_content":158,"post_date":159,"post_excerpt":37,"post_id":155,"post_modified":160,"post_thumbnail":161,"post_title":162,"post_type":163,"sort_by_date":164,"tag_links":165,"tags":166},"84048","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-22-settembre-piu-galera-per-tutti-i-migranti-a-scuola-come-soldatini-zainetti-dellesercito-frecce-il-tricolore-che-uccide-assemblea-antimilitarista/",[146],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Non sarà facile per Meloni e soci, specie se mirano a far pagare all’UE o persino all’ONU le mazzette destinate ai governi africani. \r\nIl secondo obiettivo è il rinforzamento della detenzione amministrativa, prolungando a 18 mesi il periodo di reclusione nei Centri per il Rimpatrio e dando mandato al ministero della Difesa di costruire nuove prigioni per migranti, scegliendo piccole località poco abitate. Non solo. Anche i richiedenti asilo saranno obbligati a restare sino a 18 mesi nelle strutture che verranno, con gli stessi criteri, realizzate per loro e, se provenienti da paesi considerati “sicuri” potrà sfuggire alla detenzione amministrativa solo se pagherà cinquemila euro dal governo.\r\nIl nocciolo dell’operazione è l’affidamento al Ministero della Difesa dell’intera operazione. Una scelta che consente di limitare i costi riutilizzando l’immenso numero di strutture militari dismesse dopo la sospensione della leva obbligatoria. 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La denuncia dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole ha indotto Giochi Preziosi a fare marcia indietro.\r\n\r\nPer un autunno di lotta al militarismo e alla guerra\r\nAntimilitaristi da tutta Italia si sono incontrati a Milano la scorsa settimana, per un confronto ricco e serrato, dal quale sono scaturiti numerosi impegni di lotta a ottobre e novembre.\r\nDallo sciopero generale del 20 ottobre ai cortei antimilitaristi di Pisa e Palermo, sino alle tante iniziative per il 4 novembre (Monfalcone, Livorno, Torino, Sicilia, Reggio Emilia…) e al corteo contro la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra a Torino il 18 novembre.\r\nProsegue la campagna di sostegno a chi si oppone e diserta la guerra in Russia e Ucraina.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nFrecce. Il tricolore che uccide\r\nL’ultimo “incidente” ha ucciso una bambina e ustionato gravemente il fratellino e i genitori. 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Questo libro illustra in maniera efficace cosa comporti il non avere la residenza e, soprattutto, quali siano i percorsi che portano a non averla. Non solo. Si va alla radice: come e perché esiste l’anagrafe? L’anagrafe nasce con l’unità d’Italia: lo Stato la introduce per controllare il territorio, sia in senso statistico-amministrativo sia per scopi squisitamente securitari.\r\nVi è un legame rigido tra residenza anagrafica ed esercizio dei diritti: chi non è registrato semplicemente non esiste e, quindi, non può accedere ai servizi basilari garantiti ai residenti.\r\nDa fine Ottocento ad oggi i comuni non hanno cancellato dagli elenchi dei residenti persone emigrate altrove, perché conviene mantenere stabile il numero degli aventi diritto al voto. Hanno invece evitato di iscrivere i nuovi arrivati se poveri, immigrati, rom.\r\nGargiulo, che insegna sociologia all’Alma Mater di Bologna, dimostra perché meccanismi banali come l’iscrizione anagrafica abbiano un portato di violenza istituzionale profonda.\r\nLa vita delle persone cambia se non si ha la possibilità di avere un medico di base, di iscrivere i figli a scuola, di affittare una casa.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","1 Ottobre 2023","2023-10-01 02:04:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/cpr-200x110.jpg","Anarres del 22 settembre. Più galera per tutti (i migranti). A scuola come soldatini. Zainetti dell’esercito? Frecce. 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