","Non Una di Meno. Perquisizione per la solidarietà a Laura","post",1505828610,[64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74],"http://radioblackout.org/tag/antonio-rinaudo/","http://radioblackout.org/tag/diffamazione/","http://radioblackout.org/tag/minucci/","http://radioblackout.org/tag/non-una-di-meno-torino/","http://radioblackout.org/tag/perquisizione/","http://radioblackout.org/tag/presidio/","http://radioblackout.org/tag/processo-per-stupro/","http://radioblackout.org/tag/raccuia/","http://radioblackout.org/tag/stupro/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/tribunale-di-torino/",[76,77,78,79,21,80,81,82,83,15,84],"antonio rinaudo","diffamazione","minucci","non una di meno torino","presidio","processo per stupro","raccuia","stupro","tribunale di Torino",{"post_content":86,"post_title":90,"tags":94},{"matched_tokens":87,"snippet":88,"value":89},[21],"Meno di Torino, per una \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> domiciliare. Cercavano abiti e cellulare.","Ieri mattina tre esponenti della digos si sono presentati a casa di Francesca, un'attivista di Non Una di Meno di Torino, per una \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> domiciliare. Cercavano abiti e cellulare. Il provvedimento è stato firmato dal PM Antonio Rinaudo in seguito alla denuncia per diffamazione presentata da Massimo Raccuia.\r\n\r\n \r\n\r\nChi è Massimo Raccuia? I muri di Torino e i cartelli portati in piazza dalle femministe parlano chiaro. “Massimo Raccuia” è uno stupratore.\r\n\r\nFacciamo un passo indietro. Torniamo al 15 febbraio di quest'anno.\r\n\r\nQuel giorno al Tribunale di Torino, un collegio di tre giudici donne, presieduto da Diamante Minucci ha assolto con formula piena Massimo Raccuia, ex commissario della CRI, accusato di violenze e stupro. Nelle motivazioni della sentenza si evince che Laura, la donna che ha accusato il suo collega e superiore alla Croce Rossa, non avrebbe avuto una reazione adeguata alle circostanze. Laura si sarebbe limitata a dire “Basta!” “Basta!”. Non aveva urlato, non si era fatta pestare a sangue. Per il collegio giudicante se non urli, se non c'è il sangue, se ti limiti a dire no, a dire “basta” non c'è violenza, non c'è sopraffazione, non c'è umiliazione.\r\n\r\nNon solo.\r\n\r\nLe giudici hanno trasmesso gli atti alla Procura per avviare un procedimento per calunnia contro Laura. Quella sentenza è l’ennesima che trasforma la donna stuprata in imputata; ancora una volta i riflettori vengono puntati su chi subisce violenza, mettendone in dubbio la credibilità e scandagliandone la vita privata in ogni particolare..\r\n\r\n \r\n\r\nPer Diamante Minucci e le altre due giudici del collegio, dire “Basta” non è sufficiente. Bisogna gridare, correre a farsi fare un test di gravidanza, farsi lacerare la carne e suon di botte.\r\n\r\nPer Minucci e le altre due giudici del collegio il discrimine è il martirio. Se lo stupratore non lascia il segno, se la donna non grida aiuto, allora è chiaro che ci stava.\r\n\r\nRaccuia è un dirigente, Laura una precaria, già vittima delle violenze durante l”infanzia. Una storia che somiglia a tante altre: in Italia una donna su tre ha subito molestie o stupri. I violenti giocano sulla paura, sul ricatto del lavoro, dei figli, sulla giusta reticenza delle donne a rivolgersi ai tribunali, dove le loro vite sono frugate ed indagate, dove la loro libertà è sempre sul banco degli accusati.\r\n\r\nStupratori e giudici ci vorrebbero spaventate e piegate, ma la nostra forza è nella solidarietà, nel mutuo appoggio.\r\n\r\nRaccontare per le strade la storia di Laura serve a far si che la paura cambi di campo.\r\n\r\nIl 1 aprile un corteo ha attraversato il centro cittadino per raccontare la storia di Laura e per esprimere la solidarietà e l'indignazione delle donne della rete “Non Una di Meno” di Torino.\r\n\r\nIl 12 aprile alle 12 davanti ai palazzi di giustizia di decine di città ci sono stati presidi contro la violenza dei tribunali in sostegno a Laura.\r\nMolto numeroso e rumoroso quello svoltosi a Torino, dove la Questura aveva provato a bloccare l’iniziativa, minacciando divieti e sanzioni.\r\nIn tante ci siamo ritrovate davanti al tribunale con cartelli, striscioni e slogan. Poi il presidio si è trasformato in un breve corteo che si è guadagnato il mercato, dove tanti si sono fermati ad ascoltare i brevi comizi.\r\n\r\n \r\n\r\nFrancesca è stata perquisita per la partecipazione a quel presidio.\r\n\r\nNon Una di Meno di Torino ha emesso un immediato comunicato di solidarietà, che potete leggere qui\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta con Francesca:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 09 19 perquisa nudm fra",{"matched_tokens":91,"snippet":93,"value":93},[92],"Perquisizione","Non Una di Meno. \u003Cmark>Perquisizione\u003C/mark> per la solidarietà a Laura",[95,97,99,101,103,106,108,110,112,114,116],{"matched_tokens":96,"snippet":76},[],{"matched_tokens":98,"snippet":77},[],{"matched_tokens":100,"snippet":78},[],{"matched_tokens":102,"snippet":79},[],{"matched_tokens":104,"snippet":105},[21],"\u003Cmark>perquisizione\u003C/mark>",{"matched_tokens":107,"snippet":80},[],{"matched_tokens":109,"snippet":81},[],{"matched_tokens":111,"snippet":82},[],{"matched_tokens":113,"snippet":83},[],{"matched_tokens":115,"snippet":15},[],{"matched_tokens":117,"snippet":84},[],[119,124,127],{"field":38,"indices":120,"matched_tokens":121,"snippets":123},[20],[122],[21],[105],{"field":125,"matched_tokens":126,"snippet":93,"value":93},"post_title",[92],{"field":128,"matched_tokens":129,"snippet":88,"value":89},"post_content",[21],578730123365712000,{"best_field_score":132,"best_field_weight":133,"fields_matched":134,"num_tokens_dropped":50,"score":135,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",{"document":137,"highlight":153,"highlights":165,"text_match":130,"text_match_info":173},{"cat_link":138,"category":139,"comment_count":50,"id":140,"is_sticky":50,"permalink":141,"post_author":53,"post_content":142,"post_date":143,"post_excerpt":56,"post_id":140,"post_modified":144,"post_thumbnail":145,"post_thumbnail_html":146,"post_title":147,"post_type":61,"sort_by_date":148,"tag_links":149,"tags":151},[47],[49],"85721","http://radioblackout.org/2023/12/85721/","Operazione di polizia al centro sociale occupato Askatasuna di Torino. Alle 7 del mattino di lunedì 11 dicembre, digos, celere, carabinieri hanno raggiunto lo stabile di corso Regina Margherita e circondato l’isolato con i blindati, accompagnati anche da Asl e Vigili del fuoco.\r\n\r\nL’operazione, terminata a metà mattinata, ha portato al prelievo di alcune bombole di gas vuote dalla cucina ma niente è stato sequestrato, al contrario di quanto accaduto lo scorso gennaio – quando durante una perquisizione erano stati sequestrati gli impianti audio per le serate musicali ed erano stati posti i sigilli ad alcuni locali dell’edificio – o lo scorso giugno, quando un blitz analogo era terminato con i sigilli al Csa Murazzi.\r\n\r\nAscolta o scarica la diretta con una compagna del centro sociale Askatasuna:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/ispezione.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIl comunicato del Centro Sociale Askatasuna:\r\n\r\nCi risiamo. La questura di Torino non riesce a dormire sonni tranquilli sapendo che il centro sociale Askatasuna rischi di avere qualche difetto strutturale, che i muri abbiano qualche crepa, che l’impianto elettrico non sia a norma, che tutte quelle bombole del gas possano mettere in pericolo la nostra incolumità. E così, di buon mattino, per dare una sveglia e un buon natale dopo esser rimasti un po’ male per il successo del week end di lotta in val di Susa, sono arrivati per circondare il – fatiscente a nostra insaputa – centro sociale. Chiuso l’isolato, per evitare che mamme coi passeggini potessero avvicinarsi a un luogo tanto insicuro, con celere e carabinieri, decine di agenti della Digos accompagnati da vigili del fuoco, Asl e Servizio Prevenzione e Sicurezza del Lavoro sono entrati a ispezionare piano per piano il centro sociale. Non hanno portato via niente, se non i vuoti delle bombole del gas che servono per cucinare, hanno però ispezionato con solerzia con l’obiettivo di stabilire lo stato di agibilità e sicurezza dell’immobile. Perché se il risultato di questo passaggio sarà una dichiarazione di inagibilità la questura avrà campo libero per – infine – mettere sotto sequestro tutto l’edificio, mettere i sigilli ed effettuare così lo sgombero tanto agognato. Non a caso succede oggi, quando i titoli dei giornali di questi giorni sbandierano la visita di un “non intimorito dai notav” Salvini che andrà a ispezionare il cantiere di Chiomonte il prossimo lunedì in occasione dell’avvio dei nuovi lavori. Insomma, c’è chi ispeziona cantieri e c’è chi ispeziona edifici, in un’atmosfera di minaccia nemmeno tanto velata da parte di chi subisce il fascino dei pagliacci leghisti che arrivano da lontano.\r\n\r\nLe conosciamo ormai queste mosse da vigili urbani della questura torinese, proprio qualche mese fa stessa sorte è toccata al csa Murazzi che, dopo ispezione e dichiarazione di inagibilità, è stato messo sotto sequestro quest’estate, chiudendo uno spazio storico della città di Torino simbolo della cultura e della musica alternative in questa città. Adesso la questura di Torino dovrebbe spiegarci da dove nasce questa morbosa attenzione alla sicurezza per lo stabile di corso Regina Margherita 47 perché, a nostro modo di vedere, ci sarebbero tanti posti che necessiterebbero di un’accurata ispezione e messa in sicurezza: pensiamo all’ospedale di Tivoli in cui sono morte tre persone a seguito di un incendio, pensiamo ai tetti delle scuole che crollano in testa agli studenti, pensiamo ai treni che deragliano o che investono gli operai stessi che lavorano sui binari, pensiamo ai morti per la mancanza di sicurezza sul lavoro o a scuola per l’alternanza scuola-lavoro. Ci sembra che questa storiella dei rischi per la sicurezza all’interno degli spazi sociali sia una bella invenzione di una qualche mente contorta che, non sapendo più a quale santo rivolgersi per ottenere lo sgombero del centro sociale Askatasuna, debba ricorrere a cavilli burocratici che farebbero ridere un qualsiasi gestore di un locale pubblico, a scorciatoie giudiziarie per evitare di tirare fuori l’asso nella manica e usare la forza bruta per mettere fine all’esperienza pluridecennale del centro sociale.\r\n\r\nIl tempo è tiranno, si sa, eppure addirittura la magistratura, che sappiamo bene quanto ci tenga a mantere una corsia preferenziale per concludere in tutta fretta i procedimenti a carico dei notav e dei movimenti sociali, lascerà passare un anno prima della prossima udienza per il processo di associazione a delinquere. E qui c’è qualcuno che ha molta fretta, probabilmente per potersi togliere quel sassolino dalla scarpa che sta diventando un macigno perché nel frattempo la rete a sostegno del centro sociale Askatasuna si allarga, la legittimità della partecipazione alle lotte in città da parte dei compagni e delle compagne che fanno parte di questa realtà è forte e il governo a guida Meloni tira dritto nonostante un’insofferenza sociale diffusa e inascoltata. In questi ultimi mesi abbiamo visto come siano stati messi svariati tasselli per andare nella direzione di uno sgombero senza dover fare brutte figure, dalla perquisizione e messa sotto sequestro dell’impianto audio e dei frigoriferi dell’aska, ai sigilli al csa Murazzi, dalle multe di centinaia di migliaia di euro per i concerti e le feste, alle denunce per aver organizzato degli eventi pubblici, la fantasia galoppa. Non sappiamo quale sarà il risultato dell’ispezione di questa mattina ma a conti fatti ci sembra molto probabile l’opzione di una messa sotto sequestro dell’intero spazio che non sappiamo in che tempi avverrà.\r\n\r\nPer questo motivo invitiamo tutti e tutte a partecipare numerosi all’appuntamento di venerdì 15 dicembre al centro sociale Askatasuna per un momento di incontro e confronto su quanto sta accadendo in occasione della consueta apertura del centro per il dopolavoro. Pensiamo che nonostante questi innumerevoli tentativi di mettere i bastoni fra le ruote atti a chiudere spazi di aggregazione, socialità e lotta la nostra priorità debba essere non perdere tempo dietro a questi attacchi, ma concentrarci sulle necessità che il presente che viviamo impone, continuare a incontrarci, unirci nelle lotte come unica possibilità per contrastare questo impianto repressivo generalizzato. Parlano di agibilità degli edifici per nascondersi dietro al dito della motivazione profonda che spinge a effettuare queste operazioni: qui si tratta di voler impedire qualsiasi agibilità politica in città e non solo, per sopire le spinte contrarie a un sistema di profitto che ci vorrebbe silenti e a testa bassa a lavorare.","11 Dicembre 2023","2023-12-11 16:13:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/aska_ispezione-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/aska_ispezione-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/aska_ispezione-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/aska_ispezione-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/aska_ispezione-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/aska_ispezione-1536x864.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/aska_ispezione.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Ispezione al centro sociale Askatasuna",1702311160,[150,68,73],"http://radioblackout.org/tag/askatasuna/",[152,21,15],"Askatasuna",{"post_content":154,"tags":158},{"matched_tokens":155,"snippet":156,"value":157},[21],"scorso gennaio – quando durante una \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> erano stati sequestrati gli impianti","Operazione di polizia al centro sociale occupato Askatasuna di Torino. 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Perquisizione in casa e in macchina, sequestro di telefono, agende, computer e notifica di obbligo di firma giornaliero alla stazione dei cc di Borgone.\r\nCinque mesi prima - era il 16 novembre - Andrea era stato fermato durante un blocco ai cancelli di Chiomonte e aveva trascorso l'intera giornata in stato di fermo.\r\nI fatti?\r\nQuel giorno c'è stato un vivace alterco tra un poliziotto in borghese che faceva foto e alcuni No Tav che presidiavano via dell'Avanà. Andrea si trova davanti al cancello della centrale, mentre la discussione era sulla strada a parecchi metri di distanza.\r\nNon importa. Le forze dell'ordine, infastidite dall'episodio, decidono di prendere i primi due che trovano. nelle mani della polizia, oltre ad Andrea, finisce anche Claudio.\r\nLe indagini vengono chiuse cinque mesi dopo: il PM richiede l'arresto per Andrea per \"rapina aggravata\".\r\nIl fatto curioso è che persino l'ordinanza del tribunale di Torino consegnata ad Andrea racconta un'altra storia: \"La natura della sua partecipazione è, però da individuare in termini di mera assistenza all'altrui condotta... \" il poliziotto in questione dichiara:\r\n\"Non hanno proferito alcuna parola o minaccia né attuato nessun comportamento violento nei miei confronti. Si sono limitati a rimanere sul posto e ad assistere all'accaduto\"\r\nPoi c'è l'operaio che tentava di entrare al cantiere che nega che Andrea e Claudio avessero un comportamento minaccioso.\r\nAndrea, secondo le carte del PM, non ha fatto nulla. Nonostante ciò il PM ministero chiede l'arresto, il giudice rigetta la richiesta ma impone comunque l'obbligo di firma.\r\nUna storia di ordinaria repressione ai tempi del Tav.Ascolta la diretta con Andrea\r\n\r\n\r\nAndrea-Vaie","17 Aprile 2013","2013-04-22 11:13:44","No Tav. Un alterco con un poliziotto spione? E' rapina aggravata!",1366213508,[189,68,190],"http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[26,21,18],{"post_content":193,"tags":197},{"matched_tokens":194,"snippet":195,"value":196},[92],"del locale comitato No Tav. \u003Cmark>Perquisizione\u003C/mark> in casa e in macchina,","Martedì 16 aprile. 4 solerti poliziotti sono andati a dare la sveglia ad Andrea di Vaie e attivista del locale comitato No Tav. \u003Cmark>Perquisizione\u003C/mark> in casa e in macchina, sequestro di telefono, agende, computer e notifica di obbligo di firma giornaliero alla stazione dei cc di Borgone.\r\nCinque mesi prima - era il 16 novembre - Andrea era stato fermato durante un blocco ai cancelli di Chiomonte e aveva trascorso l'intera giornata in stato di fermo.\r\nI fatti?\r\nQuel giorno c'è stato un vivace alterco tra un poliziotto in borghese che faceva foto e alcuni No Tav che presidiavano via dell'Avanà. 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Nonostante ciò il PM ministero chiede l'arresto, il giudice rigetta la richiesta ma impone comunque l'obbligo di firma.\r\nUna storia di ordinaria repressione ai tempi del Tav.Ascolta la diretta con Andrea\r\n\r\n\r\nAndrea-Vaie",[198,200,202],{"matched_tokens":199,"snippet":26},[],{"matched_tokens":201,"snippet":105},[21],{"matched_tokens":203,"snippet":18},[],[205,210],{"field":38,"indices":206,"matched_tokens":207,"snippets":209},[36],[208],[21],[105],{"field":128,"matched_tokens":211,"snippet":195,"value":196},[92],{"best_field_score":132,"best_field_weight":133,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":50,"score":174,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},{"document":214,"highlight":234,"highlights":244,"text_match":130,"text_match_info":250},{"cat_link":215,"category":216,"comment_count":50,"id":217,"is_sticky":50,"permalink":218,"post_author":53,"post_content":219,"post_date":220,"post_excerpt":56,"post_id":217,"post_modified":221,"post_thumbnail":222,"post_thumbnail_html":223,"post_title":224,"post_type":61,"sort_by_date":225,"tag_links":226,"tags":230},[47],[49],"61817","http://radioblackout.org/2020/06/saluzzo-militarizzata-enough-is-enough/","Aggiornamenti da Saluzzo, che dopo il corteo di giovedì scorso è stata blindata dalle forze dell'ordine con un imbarazzante dispiegamento di pattuglie e camionette.\r\n\r\nNe parliamo con una compagna solidale:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/Saluzzobis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNel post qui sotto il resoconto di un'ordinaria giornata in territorio saluzzese.\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/bracciantinlottaSaluzzo/photos/a.107102707716427/113671320392899/","25 Giugno 2020","2020-06-26 10:42:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/105617997_113671323726232_6747106783617022831_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/105617997_113671323726232_6747106783617022831_o-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/105617997_113671323726232_6747106783617022831_o-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/105617997_113671323726232_6747106783617022831_o-768x1024.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/105617997_113671323726232_6747106783617022831_o-1152x1536.jpg 1152w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/105617997_113671323726232_6747106783617022831_o.jpg 1530w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Saluzzo militarizzata: enough is enough",1593103567,[227,228,229,68],"http://radioblackout.org/tag/braccianti-saluzzo/","http://radioblackout.org/tag/campagne-in-lotta/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione/",[231,232,233,21],"braccianti Saluzzo","campagne in lotta","militarizzazione",{"tags":235},[236,238,240,242],{"matched_tokens":237,"snippet":231},[],{"matched_tokens":239,"snippet":232},[],{"matched_tokens":241,"snippet":233},[],{"matched_tokens":243,"snippet":105},[21],[245],{"field":38,"indices":246,"matched_tokens":247,"snippets":249},[134],[248],[21],[105],{"best_field_score":132,"best_field_weight":133,"fields_matched":36,"num_tokens_dropped":50,"score":251,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},"578730123365711977",{"document":253,"highlight":269,"highlights":277,"text_match":282,"text_match_info":283},{"cat_link":254,"category":255,"comment_count":50,"id":256,"is_sticky":50,"permalink":257,"post_author":53,"post_content":258,"post_date":259,"post_excerpt":56,"post_id":256,"post_modified":260,"post_thumbnail":261,"post_thumbnail_html":262,"post_title":263,"post_type":61,"sort_by_date":264,"tag_links":265,"tags":267},[47],[49],"78420","http://radioblackout.org/2022/11/perquisizione-anomala-in-un-istituto-scolastico-a-susa/","I sindacati di base della scuola e il Coordinamento docenti Valsusa hanno firmato un comunicato in seguito a una anomala perquisizione con unità cinofile all'Istituto Ferrari di Susa. I Carabinieri, infatti, sono entrati nella scuola mentre studenti e professori si trovavano nel piazzale antistante la scuola, poichè, pochi minuti prima, era suonato l'allarme antiincendio nell'edificio scolastico. Non sono state fornite, però, le consuete schede di evacuazione che normalmente accompagnano tali esercitazioni, e tutto lascia pensare a un blitz concordato con la dirigenza. Durante le perquisizioni, effettuate con i cani antidroga, il personale amministrativo svolgeva funzione di vigilanza e zittiva chi provava a fare qualche domanda su ciò che stava succedendo, mentre alcuni alunni fragili hanno manifestato del disagio per paura dei cani o perché spaventati dalla concitazione e a tutti è stato impedito di andare in bagno.\r\n\r\nIl giorno stesso un docente ha raccontato l’accaduto in un post su Facebook. In seguito a ciò è stato convocato ad un incontro dove la Preside, il Vicepreside, il DSGA e altre persone del suo staff amministrativo e tecnico, con minacce di querela, è stato invitato a ritrattare o cancellare il post.\r\n\r\nIl giorno seguente, il Vicepreside ha invitato i docenti a dissociarsi dalla versione dei fatti sostenuta dal professore su Facebook, firmando in apposite griglie accanto al proprio nome. Dopo poco però, la Preside stessa, in una circolare, ammette che l’azione poliziesca era “un intervento preventivo concordato”.\r\n\r\nVi invitiamo a leggere il comunicato e ascoltare l'audio con una docente del Coordinamento valsusino:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/coordinamento-docenti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","21 Novembre 2022","2022-11-21 22:46:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ferrari_susa-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ferrari_susa-300x200.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ferrari_susa-300x200.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ferrari_susa-768x512.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/ferrari_susa.png 874w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Perquisizione anomala in un istituto scolastico a Susa",1669045731,[266],"http://radioblackout.org/tag/scuola/",[268],"scuola",{"post_content":270,"post_title":274},{"matched_tokens":271,"snippet":272,"value":273},[21],"in seguito a una anomala \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> con unità cinofile all'Istituto Ferrari","I sindacati di base della scuola e il Coordinamento docenti Valsusa hanno firmato un comunicato in seguito a una anomala \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> con unità cinofile all'Istituto Ferrari di Susa. 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contatti:\r\n\r\nscirocco@autoproduzioni.net\r\n\r\nvumsec@canaglie.net\r\n\r\nL'iniziativa è organizzata da “Alavò - Laboratorio per l'autogestione”, VUMSEC (Voglio Un Mondo Senza Carcere\"), Assemblea e Cassa Anticarceraria di Palermo\r\n\r\nMaggiori info logistiche su alavo.noblogs.org\r\n\r\n \r\n\r\nDRONI CINESI PER ESPELLERE E STERMINARE LA POPOLAZIONE DI GAZA\r\n\r\nLeggiamo e commentiamo alcuni estratti da un articolo recentemente pubblicato su +972Magazine e Local Call dove si descrive la conversione per scopi letali di droni cinesi, impiegati dall’esercito israeliano per sfollare e sterminare la popolazione di Gaza.\r\n\r\nUn contesto dal quale emergono la dimensione tardo-capitalista del crowdfunding di guerra, l’utilizzo di droni per scopi a cavallo tra lo sterminio e il crowd control, la gamification della letalità:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BCUPCB_droniEVO_gaza.mp3\"][/audio]\r\n\r\n 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tutto è stato classificato come suicidio, ma la sua morte è il prodotto di una concatenazione di violenze: la reclusione in carcere e CPR, la deportazione nel centro di Gjader in Albania, la psico-farmacolizzazione coercitiva di questi spazi concentrazionari, il pestaggio brutale nel quartiere di Barriera di Milano.\r\n\r\nLa morte di Hamid è un omicidio di Stato diluito.\r\n\r\nGrazie al contributo di una compagna presente - e denunciata per non essere rimasta inerte di fronte alla violenza scatenata dagli agenti contro Hamid – cerchiamo di ripercorrere gli eventi che hanno portato alla morte di questo giovane uomo, dalla ferocia delle forze dell’ordine esibita come monito nei quartieri popolari, agli effetti della Guerra alle Persone Migranti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/BCUPCB_la-morte-di-Hamid.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCAGLIARI - SCIOPERO DELLA FAME A STAFFETTA NEL CARCERE DI UTA\r\n\r\nNel carcere cagliaritano i prigionieri stanno 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FORMALE DI VIOLENZA IN CARCERE\r\n\r\nCon decreto ministeriale del 14 maggio 2024 viene introdotto un nuovo reparto all’interno dell’arsenale della Polizia Penitenziaria: il GIO – Gruppo di Intervento Operativo.\r\n\r\nIn un contesto storico di sostanziale pacificazione delle carceri, in cui le inchieste per torture superano quelle per rivolta, mentre continuano a emergere episodi agghiaccianti di abusi e sevizie a carico di persone detenute, il governo Meloni inaugura una milizia deputata alla somministrazione del massimo grado di violenza.\r\n\r\nIl GIO è un reparto nato su impulso del “ghost ministro della giustizia” Del Mastro, il quale dichiarava apertamente di essersi basato sulle squadre ERIS della polizia penitenziaria francese.\r\n\r\nIn questo approfondimento cercheremo di analizzare il contesto storico in cui viene inaugurato il GIO, cosa ci si possa aspettare in base all’operato del reparto francese preso a modello, cosa significhi questo incremento del potenziale violento 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contraddistinto l’apparato della repressione amministrativa: meno verifiche, meno lungaggini, meno liturgie giuridiche.\r\n\r\nUn apparato che stabilisce la sua eccezionalità costitutiva (il poter sanzionare al di fuori della giustizia penale) sulla vulnerabilità strutturale dei segmenti di popolazione che deve disciplinare o rimuovere: una “deportation class”, una classe di persone suscettibili di deportazione, generata e segmentata da un dispositivo tassonomico a geometria variabile e arbitrariamente funzionale agli imperativi del capitalismo e della repressione.\r\n\r\nLeggiamo il comunicato di indizione dello sciopero della fame messo in atto da Léa Courtois Dakpa, una delle nove persone europee arrestate il 15 maggio 2024 nel corso di questo attacco repressivo mosso dallo stato greco contro le mobilitazioni a sostegno della popolazione di Gaza.\r\n\r\nRicordiamo in oltre, a ribadire la centralità di queste strutture nella logistica della War on Migrants, che una sessantina di 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Stiamo parlando da una parte di Seif, educatore nato in Algeria e in Italia dal 2013 e dall'altra il governo italiano e le sue polizie, riguardo al massacro attuato da Israele che da ottobre scorso in poi si sta intensificando nella striscia di Gaza. Con noi ai microfoni una compagna di Radio Onda Rossa, realtà che fin da subito ha trattato l'incredibile storia di Seif, continuando poi a dare voce anche alle iniziative di solidarietà organizzate in suo supporto. L'uomo di 38 anni, educatore per il liceo francese Chateaubriand di Roma, è finito nel vortice di una vicenda che è iniziata con una perquisizione in casa sua da parte dell'anti-terrorismo per cercare armi e/o esplosivi, scaturita nel conseguente licenziamento in tronco da parte della dirigente della scuola per cui lavorava, fino ad arrivare alla revoca del suo status di rifugiato politico in Italia e conseguente reclusione nel CPR di Ponte Galeria. Cosa ha scaturito tutto questo? Un paio di post in solidarietà alla resistenza palestinese contro gli attacchi di Israele postati sul profilo instagram dell'educatore, estenuato dall'escalation di morte e del silenzio di fronte a ciò, dei paesi occidentali. Giusto un paio di giorni prima della nostra diretta, il tribunale di Roma non ha convalidato la reclusione nel CPR di Seif determinandone la liberazione da quel luogo terrificante che è il centro di permanenza e rimpatrio, nonchè quello di Ponte Galeria in particolare. Ora l'educatore è circondato da amici e solidali che l'hanno sostenuto, ma intanto ha perso un lavoro che svolgeva da più di 10 anni e ha dovuto essere trattato con tanta brutalità ed ingiustizia solo per aver dichiarato di stare da una parte di una barricata.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_21_05_Elena-Radio-Onda-Rossa-su-vicenda-Seif.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di\r\nClemente delegato SGB per i macchinisti cargo e coordinatore di CMC\r\n(coordinamento macchinisti cargo) sullo sciopero precettato del 19/05/24:\r\n\"l'importante vertenza in atto ha portato il gruppo di lavoratori\r\nautorganizzato Assemblea Nazionale PdM/PdB a proclamare il suo terzo\r\nsciopero (supportata da CUB, SGB, USB)\" il giorno 16/05/24 tramite PEC\r\nveniva inoltrata l’Ordinanza 199 T di precettazione con differimento\r\ndello sciopero in programmato.\r\n\"L’Assemblea Nazionale PdM/PdB ha comunicato alla Commissione di Garanzia\r\nil differimento dello sciopero del 19 Maggio alla successiva Domenica (26 Maggio) con le stesse modalità e gli\r\nstessi orari.\"\r\nLa commissione di garanzia comunica che non ci sono i tempi tecnici per\r\npoter fare sciopero il 26:\r\n\r\n\"...la Commissione di Garanzia arriva a contestare i tempi di preavviso su\r\nuno sciopero che in realtà era già stato proclamato il 6 Aprile e poi\r\ndifferito per un precetto del Ministro.\"\r\n\r\nCon Clemente abbiamo fatto un bilancio anche dello sciopero di 24 ore del 16-17/05/2024 del trasporto merci e ci ha spiegato che in assemblea\r\nnazionale PdM /PdB il 27 maggio decideranno le azioni da fare in merito a precetazioni e prossimo sciopero.\r\n\r\n Buon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_21_05_Clemente-di-CMC-su-scioperi-passati-precettati-e-futuri.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon il terzo approfondimento torniamo a parlare di Palestina, grazie ad un'intervista ad un rappresentante del movimento australiano Trade Unionists for Palestine che abbiamo confezionato e poi ritrasmesso in diretta. Come i nostrani portuali di Genova e non solo, quest'unione di sindacati e lavoratori cerca di mettersi in mezzo all'ingranaggio della guerra, bloccando il materiale bellico destinato ad Israele. Abbiamo chiesto a loro come agiscono, che tipo di repressione subiscono in Australia per questo tipo di mobilitazioni e come cercano di coordinarsi a livello internazionale per rendere queste azioni sempre più efficaci.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Intervisa-a-Trade-unionists-for-palestine.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","24 Maggio 2024","2024-05-24 10:33:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/432983341_122146711016087425_7222080843644391532_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 21/05/2024",1716546825,[487],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[489],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":491},{"matched_tokens":492,"snippet":493,"value":494},[21],"che è iniziata con una \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> in casa sua da parte"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata è stato su di una storia che ai più viene da definire, assurda, pazzesca, ma che in realtà ci esplicita il livello di repressione reale nei confronti di chi oggigiorno osa esprimere dissenso rispetto ad una vicenda di portata internazionale, ma che il nostro Stato e le sue istituzioni pretendono di trattare in un modo univoco (soprattuto se a chi muovere quella critiche ha origini straniere). 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L'idea è stata quella di raccontare, attraverso la radio, la rivoluzione\r\ne la resistenza a partire delle partigiane durante la seconda guerra mondiale intrecciandola con le scelte rivoluzionarie delle donne kurde nel Rojava e delle donne che resistono e lottano nella striscia di Gaza in Palestina.\r\n\r\n\r\nSiamo partiti con la lettura di alcuni pezzi della \"Resistenza taciuta\" (La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi di Anna M. Bruzzone e Rachele Farina - Bollati Boringhieri, 2016).\r\n\r\nPer decenni a livello storiografico ed istituzionale il contributo delle donne alla Resistenza non è stato adeguatamente riconosciuto, rimanendo relegato ad un ruolo secondario poiché la lotta per la Liberazioneveniva, per ovvie ragioni, declinata al maschile. Proprio perché da sempre relegate tra le mura domestiche e imbrigliate in ruoli determinati, le donne quando raccontano la loro esperienza partigiana hanno avuto la tendenza a autosvalutarsi o a banalizzare il contributo apportato. La partigiana Nelia Benissone Costa disse a tal proposito:\r\n“tanto gli uomini sono pieni di sé, tanto le donne preferiscono tacere”. Per questo motivo è per molti denominata Resistenza taciuta. La storia delle donne nella Resistenza è ancora troppo sommerso e spesso relegato al ruolo della “staffetta”, descritta quasi sempre in modo romantico e limitandone l’azione al mero trasporto clandestino di documenti o istruzioni. In realtà le donne hanno combattuto e subito le stesse violenze (con l’aggravante dello stupro nella maggior parte dei casi) degli uomini. Per le partigiane la lotta alla liberazione del proprio paese dalla tirannia nazi-fascista è stata, invece, l’occasione per affermare i propri diritti auspicando un ruolo diverso della donna nella società. E sembrava fosse davvero arrivato il momento: le italiane si sentirono finalmente alla pari dei propri compagni, i quali, d’altro canto, ne riconobbero il valore e il coraggio. Il coinvolgimento del genere femminile alla Resistenza, invece, fu consistente. Secondo i dati diffusi dall’ANPI, infatti, viene fuori questo spettro:\r\n• 70000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della donna\r\n• 35000 partigiane, che operavano come combattenti\r\n• 20000 donne con funzioni di supporto (le cosiddette staffette)\r\n• 4563 arrestate torturate e condannate dai tribunali fascisti\r\n• 2900 giustiziate o uccise in combattimento\r\n• 2750 deportate in Germania nei lager nazisti\r\n• 1700 ferite\r\n• 623 fucilate e cadute\r\n• 512 commissarie di guerra\r\nLe donne sposarono la causa della Resistenza per varie ragioni: per ideali politici, per aiutare parenti o amici che avevano abbracciato le armi, per contribuire al ritorno della giustizia.\r\nC’erano operaie, contadine o donne borghesi. Furono attive su più fronti e con ruoli diversi, ad esempio nei paesi di montagna vi era un’alta percentuale di staffette. Le donne di città, invece, prendevano parte per lo più alla Resistenza politica e civile ed entrarono a far parte dei GAP (gruppi di azione patriottica) e delle SAP (squadre di azione patriottica).\r\nOrganizzavano scioperi e manifestazioni contro il fascismo nelle fabbriche dove lavoravano al posto degli uomini andati in guerra o che si erano uniti ai partigiani. Furono creati i Gruppi di difesa della donna, i quali si occuparono di garantire i diritti delle donne e dei loro bambini e organizzavano la raccolta di indumenti, medicinali e informazioni, che venivano fatti recapitare alle staffette per poi portarle ai partigiani. Queste ultime, infatti, avevano il compito di tenere i contatti fra le diverse brigate o con le famiglie dei combattenti. A volte la staffetta reclutava anche nuovi potenziali resistenti e all’interno della brigata faceva da infermiera ai feriti, tenendo anche i contatti con il medico o con il farmacista, dai quali si faceva dare le medicine necessarie. Di norma non erano armate, per evitare di essere identificate e arrestate nel corso di un’eventuale perquisizione e per tale motivo si vestivano in modo comune, fornite spesso di una borsa con il doppio fondo per poter nascondere il materiale che portavano con sé. Inoltre, nelle campagne e nei luoghi più accessibili ai partigiani, le donne misero spesso a disposizione le proprie case per fornire un\r\nnascondiglio o garantire un pasto caldo. Le partigiane che abbracciarono le armi, come Carla Capponi vice comandante di una formazione operante a Roma, invasero un mondo prettamente maschile. Nelle formazioni nei primi tempi vi furono delle contestazioni da parte di alcuni partigiani, contro la presenza femminile, ma alla fine anche i più scettici dovettero ricredersi. Le donne combattevano al fianco degli uomini, nelle montagne, al freddo, in alcuni casi si dedicavano a delle vere e proprie azioni di sabotaggio militare, mettendo a rischio la loro vita o addirittura perdendola. Come sempre accade in periodi di guerra questo cambiamento della condizione femminile fu solamente temporaneo e l’emancipazione che ne derivò fu abbastanza limitata: la nuova Repubblica, malgrado la concessione del diritto al voto e della partecipazione alla vita politica, continuò a mantenere leggi e tradizioni codificate sotto il regime fascista, relegando di nuovo la popolazione femminile ad un ruolo subalterno.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIn seguito, con l'aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato \"Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan\" - Istituto Andrea Wolf - Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l'assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l'oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all'arresto di Öcalan, fino all'elaborazione dei nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un'intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), tratti dalla compilation \"Music for Rojava\" edito dall'etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Speciale-presentazione-libro-Jin-Jiyna-Azadi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nInfine, con l'aiuto della presidente di una piccola associazione pro-Palestina di Genova che si chiama New Weapons Research Group, che si occupa principalmente degli effetti sui civili di Gaza dell’uso di armi da parte dell’esercito israeliano (il sito è http://we4gaza.org/) abbiamo raccontato la resistenza delle donne palestinesi. La presidente Paola Manduca è una genetista in pensione dell’Università di Genova che, fino a poco tempo fà, si recava regolarmente a Gaza per studiare gli effetti dei bombardamenti soprattutto su madri e neonati. Le donne nella Striscia di Gaza hanno vissuto sulla loro pelle l’Inverno Caldo del 2008 e mantengono vividi nella memoria i ricordi delle ignobili operazioni militari israeliane susseguitesi negli anni, da Operazione Piombo Fuso a Operazione Margine di Protezione, sino agli ultimi attacchi di maggio 2021. Combattono per la liberazione della mente, del corpo e della Terra nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Resistono da quando sono nate ad una violenta dominazione che coinvolge ogni ambito della loro vita; al contempo continuano a battersi affinché all’interno di questa striscia di terra lunga poco più di 40 km vi siano le condizioni necessarie per una vita libera dalla cultura e dalla realtà patriarcale, estremamente violenta. Un numero ancora troppo elevato di donne a Gaza subisce la fitta struttura di equilibri e leggi tradizionali che ne limita drasticamente la libertà. Le donne a Gaza lottano da sempre per i propri diritti, per la loro emancipazione, autodeterminazione e indipendenza economica. Fronteggiano la violenza di genere creando reti di supporto psicologico e legale per le donne con situazioni familiari difficili; Lottano come giovani universitarie per il diritto allo studio per tutti e tutte, per una rappresentanza studentesca che sia anche femminile, per un welfare accademico degno ed accessibile; Lottano come infermiere e dottoresse per una sanità il più possibile a disposizione delle donne di Gaza, nonostante i limiti inimmaginabili causati da decenni di assedio, totale chiusura della Striscia di Gaza. Combattono in prima linea, curano i feriti, sostengono i percorsi psicologici necessari per affrontare i traumi di guerra e le sindromi da stress post traumatico che dilagano nella popolazione adulta, così come nei bambini. Sono la Resistenza attiva della Palestina. Il blocco e l'isolamento subito dalla popolazione impedisce al mondo di sapere cosa succede \"tra le mura di Gaza\". Spetta a noi, che oggi ne abbiamo la possibilità, rompere questo isolamento.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Paola-Mancuso-su-situazione-donne-palestinai.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","28 Aprile 2022","2022-04-28 19:56:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-jin-jiyan-azadi-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 26/04/2022",1651175767,[],[],{"post_content":513},{"matched_tokens":514,"snippet":515,"value":516},[21],"arrestate nel corso di un’eventuale \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> e per tale motivo si","IL 25 APRILE DI GENERE INTERNAZIONALISTA\r\n \r\nDurante la puntata odierna abbiamo cercato di raccontare il 25 aprile con un respiro internazionalista e di genere. L'idea è stata quella di raccontare, attraverso la radio, la rivoluzione\r\ne la resistenza a partire delle partigiane durante la seconda guerra mondiale intrecciandola con le scelte rivoluzionarie delle donne kurde nel Rojava e delle donne che resistono e lottano nella striscia di Gaza in Palestina.\r\n\r\n\r\nSiamo partiti con la lettura di alcuni pezzi della \"Resistenza taciuta\" (La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi di Anna M. Bruzzone e Rachele Farina - Bollati Boringhieri, 2016).\r\n\r\nPer decenni a livello storiografico ed istituzionale il contributo delle donne alla Resistenza non è stato adeguatamente riconosciuto, rimanendo relegato ad un ruolo secondario poiché la lotta per la Liberazioneveniva, per ovvie ragioni, declinata al maschile. Proprio perché da sempre relegate tra le mura domestiche e imbrigliate in ruoli determinati, le donne quando raccontano la loro esperienza partigiana hanno avuto la tendenza a autosvalutarsi o a banalizzare il contributo apportato. La partigiana Nelia Benissone Costa disse a tal proposito:\r\n“tanto gli uomini sono pieni di sé, tanto le donne preferiscono tacere”. Per questo motivo è per molti denominata Resistenza taciuta. La storia delle donne nella Resistenza è ancora troppo sommerso e spesso relegato al ruolo della “staffetta”, descritta quasi sempre in modo romantico e limitandone l’azione al mero trasporto clandestino di documenti o istruzioni. In realtà le donne hanno combattuto e subito le stesse violenze (con l’aggravante dello stupro nella maggior parte dei casi) degli uomini. Per le partigiane la lotta alla liberazione del proprio paese dalla tirannia nazi-fascista è stata, invece, l’occasione per affermare i propri diritti auspicando un ruolo diverso della donna nella società. E sembrava fosse davvero arrivato il momento: le italiane si sentirono finalmente alla pari dei propri compagni, i quali, d’altro canto, ne riconobbero il valore e il coraggio. Il coinvolgimento del genere femminile alla Resistenza, invece, fu consistente. Secondo i dati diffusi dall’ANPI, infatti, viene fuori questo spettro:\r\n• 70000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della donna\r\n• 35000 partigiane, che operavano come combattenti\r\n• 20000 donne con funzioni di supporto (le cosiddette staffette)\r\n• 4563 arrestate torturate e condannate dai tribunali fascisti\r\n• 2900 giustiziate o uccise in combattimento\r\n• 2750 deportate in Germania nei lager nazisti\r\n• 1700 ferite\r\n• 623 fucilate e cadute\r\n• 512 commissarie di guerra\r\nLe donne sposarono la causa della Resistenza per varie ragioni: per ideali politici, per aiutare parenti o amici che avevano abbracciato le armi, per contribuire al ritorno della giustizia.\r\nC’erano operaie, contadine o donne borghesi. Furono attive su più fronti e con ruoli diversi, ad esempio nei paesi di montagna vi era un’alta percentuale di staffette. Le donne di città, invece, prendevano parte per lo più alla Resistenza politica e civile ed entrarono a far parte dei GAP (gruppi di azione patriottica) e delle SAP (squadre di azione patriottica).\r\nOrganizzavano scioperi e manifestazioni contro il fascismo nelle fabbriche dove lavoravano al posto degli uomini andati in guerra o che si erano uniti ai partigiani. Furono creati i Gruppi di difesa della donna, i quali si occuparono di garantire i diritti delle donne e dei loro bambini e organizzavano la raccolta di indumenti, medicinali e informazioni, che venivano fatti recapitare alle staffette per poi portarle ai partigiani. Queste ultime, infatti, avevano il compito di tenere i contatti fra le diverse brigate o con le famiglie dei combattenti. A volte la staffetta reclutava anche nuovi potenziali resistenti e all’interno della brigata faceva da infermiera ai feriti, tenendo anche i contatti con il medico o con il farmacista, dai quali si faceva dare le medicine necessarie. Di norma non erano armate, per evitare di essere identificate e arrestate nel corso di un’eventuale \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> e per tale motivo si vestivano in modo comune, fornite spesso di una borsa con il doppio fondo per poter nascondere il materiale che portavano con sé. Inoltre, nelle campagne e nei luoghi più accessibili ai partigiani, le donne misero spesso a disposizione le proprie case per fornire un\r\nnascondiglio o garantire un pasto caldo. Le partigiane che abbracciarono le armi, come Carla Capponi vice comandante di una formazione operante a Roma, invasero un mondo prettamente maschile. Nelle formazioni nei primi tempi vi furono delle contestazioni da parte di alcuni partigiani, contro la presenza femminile, ma alla fine anche i più scettici dovettero ricredersi. Le donne combattevano al fianco degli uomini, nelle montagne, al freddo, in alcuni casi si dedicavano a delle vere e proprie azioni di sabotaggio militare, mettendo a rischio la loro vita o addirittura perdendola. Come sempre accade in periodi di guerra questo cambiamento della condizione femminile fu solamente temporaneo e l’emancipazione che ne derivò fu abbastanza limitata: la nuova Repubblica, malgrado la concessione del diritto al voto e della partecipazione alla vita politica, continuò a mantenere leggi e tradizioni codificate sotto il regime fascista, relegando di nuovo la popolazione femminile ad un ruolo subalterno.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIn seguito, con l'aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato \"Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan\" - Istituto Andrea Wolf - Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l'assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l'oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all'arresto di Öcalan, fino all'elaborazione dei nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un'intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), tratti dalla compilation \"Music for Rojava\" edito dall'etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Speciale-presentazione-libro-Jin-Jiyna-Azadi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nInfine, con l'aiuto della presidente di una piccola associazione pro-Palestina di Genova che si chiama New Weapons Research Group, che si occupa principalmente degli effetti sui civili di Gaza dell’uso di armi da parte dell’esercito israeliano (il sito è http://we4gaza.org/) abbiamo raccontato la resistenza delle donne palestinesi. La presidente Paola Manduca è una genetista in pensione dell’Università di Genova che, fino a poco tempo fà, si recava regolarmente a Gaza per studiare gli effetti dei bombardamenti soprattutto su madri e neonati. Le donne nella Striscia di Gaza hanno vissuto sulla loro pelle l’Inverno Caldo del 2008 e mantengono vividi nella memoria i ricordi delle ignobili operazioni militari israeliane susseguitesi negli anni, da Operazione Piombo Fuso a Operazione Margine di Protezione, sino agli ultimi attacchi di maggio 2021. Combattono per la liberazione della mente, del corpo e della Terra nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Resistono da quando sono nate ad una violenta dominazione che coinvolge ogni ambito della loro vita; al contempo continuano a battersi affinché all’interno di questa striscia di terra lunga poco più di 40 km vi siano le condizioni necessarie per una vita libera dalla cultura e dalla realtà patriarcale, estremamente violenta. Un numero ancora troppo elevato di donne a Gaza subisce la fitta struttura di equilibri e leggi tradizionali che ne limita drasticamente la libertà. Le donne a Gaza lottano da sempre per i propri diritti, per la loro emancipazione, autodeterminazione e indipendenza economica. Fronteggiano la violenza di genere creando reti di supporto psicologico e legale per le donne con situazioni familiari difficili; Lottano come giovani universitarie per il diritto allo studio per tutti e tutte, per una rappresentanza studentesca che sia anche femminile, per un welfare accademico degno ed accessibile; Lottano come infermiere e dottoresse per una sanità il più possibile a disposizione delle donne di Gaza, nonostante i limiti inimmaginabili causati da decenni di assedio, totale chiusura della Striscia di Gaza. Combattono in prima linea, curano i feriti, sostengono i percorsi psicologici necessari per affrontare i traumi di guerra e le sindromi da stress post traumatico che dilagano nella popolazione adulta, così come nei bambini. Sono la Resistenza attiva della Palestina. Il blocco e l'isolamento subito dalla popolazione impedisce al mondo di sapere cosa succede \"tra le mura di Gaza\". Spetta a noi, che oggi ne abbiamo la possibilità, rompere questo isolamento.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Paola-Mancuso-su-situazione-donne-palestinai.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ",[518],{"field":128,"matched_tokens":519,"snippet":515,"value":516},[21],{"best_field_score":284,"best_field_weight":318,"fields_matched":36,"num_tokens_dropped":50,"score":319,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},{"document":522,"highlight":534,"highlights":539,"text_match":282,"text_match_info":542},{"comment_count":50,"id":523,"is_sticky":50,"permalink":524,"podcastfilter":525,"post_author":479,"post_content":526,"post_date":527,"post_excerpt":56,"post_id":523,"post_modified":528,"post_thumbnail":529,"post_title":530,"post_type":372,"sort_by_date":531,"tag_links":532,"tags":533},"74941","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-12-04-2022/",[328],"Il primo collegamento lo abbiamo fatto nel vivo della protesta dei lavoratori della Gado, società multiservizi che fornisce personale alle principali catene di fast food di Torino e cintura, per quanto riguarda i servizi di pulizia. Infatti abbiamo stabilito il collegamento con uno di loro , Hosam, mentre era in presidio davanti al Burger King di Pianezza. Nonostante gli introiti da capogiro dei colossi delle catene di ristorazione mondiale, chi ci lavora per farci le pulizie si ritrova a lavorare per 30 giorni al mese per 8 fino a 12 ore al giorno, senza alcuna pausa o ferie e con le paghe che arrivano sempre in ritardo. Quando alcuni di loro hanno deciso di alzare la testa, l'azienda li ha puniti riducendogli drasticamente le ore di impiego, così si sono ritrovati da un'eccesso all'altro, senza la possibilità di sostentarsi. Questi lavoratori si sono rivelati particolarmente determinati e combattivi, infatti la loro risposta è stata quella di organizzare delle sorta di presidi permanenti davanti ai vari Mc Donald's, Roadhouse e Burger King per informare gli avventori quanto questi ristoranti in franchise siano squallidi come datori (diretti o indiretti che siano) di lavoro.\r\n\r\nVi invitiamo quindi oltre a boicottare queste catene, a portare solidarietà diretta a questa lotta che continuerà ad andare avanti ad oltranza con i presidi, finchè Gado non darà risposte concrete ai suoi dipendenti, dal lunedì al venerdì dalle 19 alle 22 davanti al Burger King di Pianezza e il sabato e la domenica sempre al Burger King di Beinasco e di Moncalieri.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_12_04_Hosam-lavoratore-Gado-in-diretta-dal-presidio-a-Pianezza.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Pietro Cusimano, USB pubblico impiego lombardia, sulla grottesca perquisizione in una sede del sindacato a Roma il giorno 6/04/2022. Sul sito del sindacato si legge:\r\nUna denuncia telefonica, una perquisizione a colpo sicuro, una pistola che salta fuori dallo scarico di un water. È la sintesi dell’operazione da film dei carabinieri andata in scena questa mattina contro l’Unione Sindacale di Base. Poco prima delle 11 i militari si presentano nella sede nazionale di USB, in via dell’Aeroporto 129 a Roma, pretendendo di operare un’ispezione alla ricerca di armi, segnalate telefonicamente da un anonimo al mattino presto. I dirigenti USB attivano lo staff legale del sindacato e i parlamentari di ManifestA. Si chiede ai militari presenti, che invocano la\r\nprocedibilità senza mandato in forza dell’articolo 4 della legge 152/1975, un provvedimento scritto dell’autorità giudiziaria.\r\nLe forze dell’ordine vanno a colpo sicuro. L’anonimo segnalatore ha indicato dove trovare “le armi”: lo scarico di un water, “quello” scarico di “quel” water nei bagni riservati al pubblico maschile.\r\nSalta così fuori una pistola malamente avvolta nel cellophane e immersa nell’acqua, depositata lì da mani premurose. USB denuncia la chiara ed evidente macchinazione contro un sindacato\r\nconflittuale, una messa in scena che fa comodo a molti, troppi. I locali di via dell’Aeroporto sono quotidianamente aperti al pubblico, come tutte le sedi USB. Di certo l’ultimo posto in cui nascondere qualcosa, figurarsi delle armi. Di certo il primo posto in cui tentare il colpo di mano per screditare un’intera organizzazione e le moltitudini di lavoratori, di disoccupati,\r\ndi precari, di senza casa che la supportano. Le uniche armi che USB usa sono gli scioperi, le rivendicazioni, le manifestazioni, le lotte. Le pistole le lasciamo a chi le ama, a cominciare dalla compatta maggioranza che alimenta la guerra in Ucraina.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_12_04_USB-su-ritrovamento-pistola-nella-sede-nazionale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Enrico Riboni, nostro inviato dalla Francia, sulle elezioni presidenziali in Francia del 2022 tenutesi il 10 aprile per il primo turno di votazione; il ballottaggio è fissato per il 24 aprile. Hanno avuto accesso al secondo turno il Presidente della Repubblica uscente Emmanuel Macron (LREM), arrivato al 27,84% dei voti, e Marine LePen (RN), al 23,15%. Al terzo posto si è piazzato Jean-Luc Mélenchon (LFI) col 21,95%, seguito da Éric Zemmour (Reconquête) col 7,07%; tutti gli altri candidati non hanno superato il 5% dei voti. Marginale è stata la consistenza elettorale dei candidati sostenuti dalle forze politiche tradizionali: Valérie Pécresse (LR) si è fermata al 4,78% e Anne Hidalgo (PS) all'1,75%.\r\nAlle precedenti elezioni presidenziali del 2017 Macron aveva ottenuto il 24,01% e Le Pen il 21,30%; Mélenchon era giunto quarto col 19,58%, mentre al terzo posto era arrivato il gollista François Fillon col 20,01%. Macron ha così visto aumentare i suoi consensi di 3,83 punti percentuale (+1.129.232 voti), Le Pen di 1,85 (+457.878) e Mélenchon di 2,37 (+654.998).\r\nAl primo turno l'affluenza si è attestata al 73,69%, contro il 77,77% delle precedenti. Abbiamo chiesto al nostro inviato un commento politico dal punto di vista di classe sulla tendenza di questo voto.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_12_04_Enrico-Riboni-su-elezioni-francesi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","16 Aprile 2022","2022-04-16 11:08:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/gado-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 12/04/2022",1650107312,[],[],{"post_content":535},{"matched_tokens":536,"snippet":537,"value":538},[21],"pubblico impiego lombardia, sulla grottesca \u003Cmark>perquisizione\u003C/mark> in una sede del sindacato","Il primo collegamento lo abbiamo fatto nel vivo della protesta dei lavoratori della Gado, società multiservizi che fornisce personale alle principali catene di fast food di Torino e cintura, per quanto riguarda i servizi di pulizia. 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