","La morte quotidiana","post",1429538875,[61,62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/canale-di-sicilia/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/politiche-migratorie-ue/","http://radioblackout.org/tag/profitti-su-migrazione/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/sicilia-accoglienza/","http://radioblackout.org/tag/strage/",[24,15,17,32,69,30,70],"rifugiati","strage",{"post_content":72,"tags":78},{"matched_tokens":73,"snippet":76,"value":77},[74,75],"politiche","migratorie","politica putrefatta, con le sue \u003Cmark>politiche\u003C/mark> \u003Cmark>migratorie\u003C/mark> securitarie e xenofobe, si affanno","Canale di Sicilia, mar Mediterraneo: di nuovo la morte di centinaia e centinaia di migranti affogati in mare, una morte quasi sempre rappresentata tramite numeri o parole quali \"tragedia\", \"vittime\". Rappresentazioni che occultano i corpi ed edulcorano la realtà genocidaria. Oggi i linguaggi di media e rappresentanti di una classe politica putrefatta, con le sue \u003Cmark>politiche\u003C/mark> \u003Cmark>migratorie\u003C/mark> securitarie e xenofobe, si affanno nel tentativo di scorporare realtà e rappresentazione, cercado di delimitare i contorni della strage più grande, tra quelle di cui ci è dato sapere, almeno fino ad ora. Un altro massacro deliberato, solo l'ultimo.\r\n\r\nSi parla di centinaia di persone morte nel tentativo di entrare in Europa, sabato notte, a circa 60 miglie dalle coste libiche, intrappolate ed affogate in un peschereccio per salire sul quale avevano speso centinaia di euro. Nessun corridoio umanitario, i governanti hanno deciso che la traversata sui barconi della morte è l'unico modo di attraversare i confini, per poi finire in un campo e/o diventare manodopera a basso costo nei nostri mercati. Per molti il prezzo è la vita. Al momento sia la dinamica del naufragio, sia le dimensioni della strage, risultano poco chiari. Di fronte all'immane rabbia ed alla sofferenza senza fine di chi vive e sopravvive all'acqua, alla morte, all'indifferenza realmente globale, non stupisce che nelle cronache di queste ore traspaia un grande timore nel riportare i pochi elementi raccontati dai supestiti, 49 persone che nel tardo pomeriggio sbarcheranno nel porto di Catania. Ancora una volta a niente serviranno le pietose commemorazioni e le vacue passerelle degli impresentabili rappresentanti dell'Italia o dell'Unione Europea. Non serviranno preghiere inutili ed ecumeniche dei vari prelati, nè l'ipocrisia di quella bella società civile ancora una volta pronta a sfoggiare la sua caritatevole solidarietà non richiesta, con il suo repertorio di concertini, mostre e documentari di \"denuncia\". Serviranno invece mobilitazioni e azioni dirette, nelle città, nelle campagne, in tutti quei luoghi dove vivono uomini, donne, bambini e bambine, sopravvissuti alla morte ed ai perversi ingranaggi delle leggi, strumento attraverso cui gli Stati pretendono di esercitare \"legittimamente\" le più perverse forme di violenza, per poi essere sfruttati da piccoli e grandi capitalisti nostrani. Serviranno mobilitazioni forti, insieme a coloro che vivono nei nostri territori e nella precarietà lottano quotidianamente per la sopravvivenza, perché si possa sentire la loro, la nostra voce, contro le retoriche securitarie e quelle dell'emergenza umanitaria attraverso cui c'è chi si intasca profitti immensi, contro lo sfruttamento.\r\n\r\nQuesta mattina abbiamo parlato con Lucia di Borderline della strage nel Canale di Sicilia e più in generale della situazione di accoglienza dei migranti sull'isola, molto complicata dopo l'arrivo in pochi giorni di circa 10.000 persone.\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n ",[79,81,83,87,89,91,93],{"matched_tokens":80,"snippet":24},[],{"matched_tokens":82,"snippet":15},[],{"matched_tokens":84,"snippet":86},[74,75,85],"UE","\u003Cmark>politiche\u003C/mark> \u003Cmark>migratorie\u003C/mark> \u003Cmark>UE\u003C/mark>",{"matched_tokens":88,"snippet":32},[],{"matched_tokens":90,"snippet":69},[],{"matched_tokens":92,"snippet":30},[],{"matched_tokens":94,"snippet":70},[],[96,101],{"field":35,"indices":97,"matched_tokens":98,"snippets":100},[14],[99],[74,75,85],[86],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":76,"value":77},"post_content",[74,75],1736172819517538300,{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":108,"tokens_matched":109,"typo_prefix_score":47},"3315704398080",13,"1736172819517538410",3,{"document":111,"highlight":134,"highlights":152,"text_match":104,"text_match_info":160},{"cat_link":112,"category":113,"comment_count":47,"id":114,"is_sticky":47,"permalink":115,"post_author":50,"post_content":116,"post_date":117,"post_excerpt":53,"post_id":114,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_thumbnail_html":120,"post_title":121,"post_type":58,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":129},[44],[46],"21182","http://radioblackout.org/2014/02/migranti-come-lavoratori-poveri-e-disoccupati-nella-crisi/","Come vivono uomini e donne migranti la crisi dilagante e prolungata dentro e fuori i confini dell'Unione Europea? Di fronte a quali forme di ricatto, di precarietà sempre crescente, di differenziazione giuridica, salariale, sociale si trovano i migranti neo-comunitari o extra-comunitari che vivono in Italia o in altri paesi UE? Quali risposte e quali lotte hanno saputo mettere in atto gli stessi migranti in diversi settori come per esempio nella logistica e nell'agricoltura?\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Devi Sacchetto, docente di Sociologia del Lavoro presso l'Università di Padova, delle realtà che vivono i migranti - uomini e donne - nella crisi economica, tra disoccupazione forzata, sfruttamento e aumento dei cosiddetti \"lavoratori poveri\". Assistiamo oggi ad una proliferazione di confini di natura economica, giuridica, sociale e mediatica dentro e fuori UE ed area Schengen. Confini volti non tanto ad escludere da una Fortezza, quanto ad includere differenzialmente corpi di cui catturare la produttività.\r\nParticolarmente significativa è la condizione dei lavoratori migranti provenienti dai confini \"orientali\" dell'Europa (neo-comunitari o extra-comunitari), da analizzare in parallelo a quella dei migranti provenienti dal continente africano e asiatico.\"\r\n\r\nAscolta l'interessante contributo di Devi Sacchetto:\r\n\r\ndevi sacchetto","10 Febbraio 2014","2014-02-13 13:36:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"156\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3-300x156.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3-300x156.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3.jpeg 312w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Migranti come \"lavoratori poveri\" e disoccupati nella crisi.",1392035374,[124,125,126,127,128,63],"http://radioblackout.org/tag/braccianti/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/lavoratori-migranti-poveri/","http://radioblackout.org/tag/migranti-est-europa/",[130,131,132,34,133,17],"braccianti","confini","crisi","migranti Est Europa",{"post_content":135,"tags":139},{"matched_tokens":136,"snippet":137,"value":138},[85],"Italia o in altri paesi \u003Cmark>UE\u003C/mark>? Quali risposte e quali lotte","Come vivono uomini e donne migranti la crisi dilagante e prolungata dentro e fuori i confini dell'Unione Europea? Di fronte a quali forme di ricatto, di precarietà sempre crescente, di differenziazione giuridica, salariale, sociale si trovano i migranti neo-comunitari o extra-comunitari che vivono in Italia o in altri paesi \u003Cmark>UE\u003C/mark>? Quali risposte e quali lotte hanno saputo mettere in atto gli stessi migranti in diversi settori come per esempio nella logistica e nell'agricoltura?\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Devi Sacchetto, docente di Sociologia del Lavoro presso l'Università di Padova, delle realtà che vivono i migranti - uomini e donne - nella crisi economica, tra disoccupazione forzata, sfruttamento e aumento dei cosiddetti \"lavoratori poveri\". Assistiamo oggi ad una proliferazione di confini di natura economica, giuridica, sociale e mediatica dentro e fuori \u003Cmark>UE\u003C/mark> ed area Schengen. 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Le 64 pagine di cui si compone si possono scaricare dal sito di melting pot \"Questa pubblicazione\", scrivono le ONG nell’introduzione del rapporto, \"esce in un momento caratterizzato dall’intensificazione della repressione verso i migranti africani nel nord del Marocco. I raid delle forze di sicurezza hanno luogo quotidianamente nei quartieri di Tangeri e nelle foreste intorno Fnideq e Nador. Queste operazioni, spesso violente, sfociano in arresti collettivi seguiti da sgomberi forzati\".\r\n\r\nMelilla e Ceuta sono laboratori delle politiche migratorie dell’Unione europea (UE), poiché presentano l’unica frontiera terrestre fra il territorio comunitario e i paesi africani. Questa è fra le conclusioni emerse dal rapporto. Le organizzazioni che hanno analizzato informazioni provenienti da migranti ma anche dalla Guardia Civil e associazioni cattoliche o laiche, avvocati, visite nei centri stessi; sostengono che i meccanismi noti quali “devoluciones en caliente” (rimpatri immediati), violano i diritti fondamentali dell’uomo e vengono eseguiti in queste città al fine di provarne l’efficienza. Inoltre il documento espone che le “autorità marocchine e spagnole” godono apparentemente dell’impunità nel momento in cui applicano politiche al fine di contrastare l’immigrazione clandestina. Inoltre si aggiunge razzismo a razzismo: sono luoghi in cui le autorità determinano se si tratti di un “rifugiato buono” o di un “immigrante cattivo”. Difatti gli uffici di asilo sono inaccessibili per alcuni potenziali richiedenti , infatti queste strutture sono usate maggiormente per i siriani e anche per algerini e palestinesi di origine siriana, tralasciando chi proviene da paesi subsahariani.\r\n\r\nSono state anche create nuove forme di contenzione: i Centri di Soggiorno Temporaneo di Immigrati (CETI) che rappresentano la seconda fase di questo processo di “identificazione” degli stranieri svolto in città e alle frontiere; tali centri tengono in condizioni di “arresto” le persone fino a determinare se abbiano diritto a rimanere nel paese.\r\n\r\nInfine ci potrebbe essere un accordo non scritto tra la Spagna e il Marocco al fine di regolare l’arrivo di rifugiati siriani. Questo documento dimostra che, mentre all’inizio arrivavano sino a 70 siriani al giorno a Melilla, dopo una visita del Ministro dell’Interno, Jorge Fernández Díaz, a Rabat, il numero è sceso tra 20 e 25. Di fronte a queste circostanze, il rapporto ci porta a formulare due ipotesi: da una parte asserisce con sicurezza che gli alberghi, i taxi e i ristoranti di Nador non si erano mai visti così pieni, soprattutto quando più siriani erano obbligati a viaggiare sino alle frontiere di Beni Ensar per cercare di superarle; dall’altra parte si segnala la presenza di mafie che sostengono di arrivare a riscuotere fino a 3.000€ per facilitare l’ingresso a Melilla.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alessandra Capodanno di Migreurop\r\n\r\nUnknown","22 Gennaio 2016","2016-01-27 13:10:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/2016-01-22_ceuta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"284\" height=\"178\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/2016-01-22_ceuta.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Ceuta-Melilla: laboratorio per esternalizzare i respingimenti",1453469660,[175,176,177,178,62,179],"http://radioblackout.org/tag/ceuta/","http://radioblackout.org/tag/fortezza-europa/","http://radioblackout.org/tag/marocco/","http://radioblackout.org/tag/melilla/","http://radioblackout.org/tag/rapporto-congiunto/",[181,182,183,184,15,26],"Ceuta","fortezza europa","marocco","Melilla",{"post_content":186},{"matched_tokens":187,"snippet":188,"value":189},[74,75,85],"e Ceuta sono laboratori delle \u003Cmark>politiche\u003C/mark> \u003Cmark>migratorie\u003C/mark> dell’Unione europea (\u003Cmark>UE\u003C/mark>), poiché presentano l’unica frontiera terrestre","\"Ceuta e Melilla, centri di identificazione a cielo aperto alle porte dell’Africa\" è il titolo del nuovo rapporto congiunto dell’associazione marocchina Gadem (Groupe antiraciste d’accompagnement et de défense des étrangers et migrants) in collaborazione con APDHA (Associazione per i Diritti Umani dell’Andalusia, Spagna), Cimade (Francia) e Migreurop (Rete euro-africana), elaborato sulla base delle informazioni raccolte durante le missioni sul campo condotte nel 2015 alle frontiere di Ceuta e Melilla. 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Da mesi infatti realtà organizzate, comunità o singole persone immigrate hanno avviato un confronto che ha portato oggi alla richiesta urgente di un incontro con Prefetti e Questori in diverse città, che possano trasmettere le rivendicazioni anche al Ministero dell’Interno, per ottenere risposte su questioni non più rimandabili.\r\n\r\nDa più parti, e con sempre più urgenza, si invoca una riforma del sistema di gestione dell'immigrazione. Vi sono proposte di legge di iniziativa popolare e richieste di riforma delle politiche migratorie italiane, come impostate a partire dall’approvazione del Testo Unico sull’immigrazione (D.Lgs. n.286/1998) e via via inasprite, fino ad arrivare ai cosiddetti decreti Salvini, ad oggi solo in minima parte modificati. Inoltre, molti soggetti, anche istituzionali, chiedono un mutamento globale a livello europeo, ad esempio per il superamento dei trattati di Dublino.\r\n\r\nI dati sulle presenze di persone irregolari in Italia testimoniano chiaramente come gli ultimi decreti sicurezza abbiano prodotto un’impennata delle situazioni di irregolarità e di blocco nel rilascio dei permessi da parte delle questure, esacerbata dalla pandemia. Al contempo, le cifre riguardo la regolarizzazione promossa dal governo nell’estate 2020, sia rispetto alle istanze presentate che a quelle già processate, dimostrano in maniera lampante quanto questa iniziativa si sia rivelata del tutto inefficace, come ampiamente prevedibile e come denunciato da più parti sin dal suo annuncio. L’impianto della procedura di emersione, in continuità con quanto avvenuto in occasione delle precedenti sanatorie, ha prodotto meccanismi di compravendita illecita della documentazione richiesta che strozzano ancor di più i lavoratori immigrati, su cui i datori di lavoro hanno sistematicamente scaricato i costi della domanda di emersione – milioni di euro versati nelle casse dello stato a fronte di un numero irrisorio di pratiche istruite. Inoltre, nonostante le promesse del precedente governo, in autunno non vi è stata nessuna ulteriore e più generalizzata sanatoria, nonostante la situazione pandemica imponga misure di tutela della salute di tutti e quindi l’accesso ai documenti per l’iscrizione al servizio sanitario.\r\n\r\nInoltre, denunciamo il fatto che misure come la revoca del permesso di soggiorno, i mancati rinnovi, le espulsioni o la reclusione nei CPR vengano usati sempre più frequentemente per reprimere e punire chi sceglie di lottare per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, rendendo sempre più difficile qualsiasi forma di rivendicazione dei propri diritti e di lotta reale contro lo sfruttamento.\r\n\r\nDi seguito, nel concreto, le problematiche principali e le rivendicazioni che le persone immigrate in tutta Italia pongono all’attenzione delle istituzioni:\r\n\r\n \r\n\r\n \tRegolarizzazione di chi è sprovvisto di permesso di soggiorno valido, indipendentemente dalla posizione lavorativa. La sanatoria del 2020 si è ottenuta grazie alle lotte degli ultimi anni dei lavoratori delle campagne, ma la sua efficacia è risultata quasi nulla soprattutto per questa categoria, oltre al fatto che ha escluso molti altri lavoratori e disoccupati. A maggior ragione, chiediamo anche che ai lavoratori irregolari che vengono sorpresi durante i controlli dell’Ispettorato del Lavoro e delle Forze dell’Ordine nelle aziende venga riconosciuto un permesso di soggiorno per grave sfruttamento, come previsto da una legge assai raramente applicata.\r\n \tVelocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte delle questure, che attualmente subiscono ritardi ancora maggiori che in precedenza, attribuiti con troppa facilità all’emergenza pandemica – motivo per cui molti permessi restano bloccati anche per più di un anno e vengono quindi consegnati spesso già scaduti.\r\n \tFine degli abusi e delle difformità di interpretazione della legge da parte delle questure e prefetture, che arbitrariamente impongono requisiti non previsti per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno (ad esempio l’iscrizione anagrafica o i contributi del datore di lavoro) e dove si perpetuano scorrettezze in grado di bloccare e lasciare in stallo le richieste di cittadinanza (ad esempio l’attribuzione di numeri indentificativi diversi sull’estratto di nascita e sul passaporto della stessa persona)\r\n \tEliminazione del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro attualmente in vigore per i permessi legati ai motivi di lavoro subordinato (e in ogni caso revisione dei criteri di reddito del datore di lavoro, soprattutto per l’impiego di collaboratori domestici). Legata a questo è la richiesta di riconoscimento di un permesso di soggiorno unico europeo che garantisca anche ai cittadini non comunitari la libera circolazione all’interno dello spazio UE/Schengen e la possibilità di lavorare regolarmente in qualunque paese che vi appartiene.\r\n\r\n\r\n \tEstensione della durata e abolizione dei costi dei permessi di soggiorno. In molti settori lavorativi i contratti sono tendenzialmente molto brevi, di conseguenza la durata dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro è esigua, anche inferiore ad un anno. Lo stesso vale per la durata del permesso per ricerca lavoro, che deve essere estesa soprattutto in considerazione del momento di grave crisi occupazionale che coinvolge tutti i settori lavorativi. I costi di richieste e rinnovi, inoltre, sono estremamente alti, specialmente per i permessi legati ai motivi di lavoro, e devono essere abbattuti.\r\n \tCancellazione della residenza anagrafica come requisito obbligatorio per la richiesta della cittadinanza, per il rinnovo del permesso di soggiorno e per la carta di soggiorno. Si richiede di sostituire la residenza con il domicilio, in modo da porre fine anche ai meccanismi di compravendita di contratti di locazione ormai diffusi.\r\n \tAccesso alla cittadinanzaper chi è nata/o in Italia da genitori stranieri, senza condizionalità, a prescindere dal reddito dei genitori o dal requisito della permanenza ininterrotta in Italia, impossibile da soddisfare per molti considerando la crisi economica aggravata anche dal Covid e la necessità di molte famiglie di tornare per un periodo nel paese di origine. Inoltre si richiede la diminuzione dei tempi necessari agli accertamenti per l’ottenimento della cittadinanza e l’abolizione del requisito del certificato di lingua Italiana livello B1, entrambi introdotti dall’ultimo decreto sicurezza; l’eliminazione dei requisiti dell’estratto di nascita del paese di origine e della fedina penale per l’ottenimento della cittadinanza, che richiedono un grande e non necessario dispendio di denaro, poiché le ambasciate in Italia potrebbero rilasciare documenti attestanti la nascita e in quanto le condanne ricevute nello stato d’origine non hanno valore ostativo all’ottenimento della cittadinanza italiana.\r\n \tRicongiungimento familiare anche nel caso di bambini adottati e genitori adottivi, o anche nei casi di poligamia nei paesi di origine, al fine di evitare che genitori e figli vengano costretti a separarsi.\r\n\r\n\r\n \tCambio di competenza istituzionale per le pratiche legate ai permessi di soggiorno. La gestione dell’intero apparato burocratico legato all’immigrazione è affidata al Ministero dell’Interno e quindi alle questure, con una evidente impronta securitaria e di criminalizzazione. In Italia, il movimento antirazzista fin dai suoi albori rivendica invece l’affidamento di queste pratiche ai Comuni.\r\n \tAbolizione di tutti i decreti sicurezza (2009, 2017, 2018) in quanto sostanzialmente strumenti repressivi, soprattutto per gli immigrati (una condanna penale può comportare la revoca del permesso di soggiorno o della cittadinanza) ma in generale per chi lotta o viene considerato fonte di ‘degrado’.\r\n \tAbolizione della detenzione amministrativa, dei respingimenti alle frontiere e del rimpatrio forzato, e apertura di canali regolari e sicuri di ingresso nell’UE.\r\n \tAbolizione di qualsiasi discriminazione nell’accesso alla casa e ai sistemi di welfare sulla base della cittadinanza. \r\n \tSblocco delle richieste di sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme; fine dei rigetti delle richieste sulla base del requisito del reddito del datore di lavoro; rilascio del codice fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate anche solo con la ricevuta della domanda di regolarizzazione.\r\n \tRiconoscimento della proroga dei permessi di soggiorno scaduti a causa della situazione pandemica, sia da parte di enti pubblici che di privati (ad esempio datori di lavoro). Molti cittadini stranieri si vedono negata la possibilità di stipulare un contratto di lavoro o di accedere ai servizi per questo motivo.\r\n \tAbolizione del criterio di reddito minimo per i permessi di soggiorno per lavoro subordinato e autonomo, per i ricongiungimenti familiari e per le richieste di permesso per lungo-soggiornanti, anche in virtù dell’attuale situazione di grave crisi economica.\r\n\r\n \r\n\r\nIN RIFERIMENTO ALLA CITTÀ DI TORINO\r\n\r\nPer quanto riguarda il contesto torinese sottolineiamo di seguito quattro punti, rispetto ai quali esigiamo l’immediato impegno delle istituzioni competenti.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Sblocco delle richieste di sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme.\r\n\r\nStante che nei primi giorni di marzo 2021 la Prefettura di Torino, tramite lo Sportello Unico per l’Immigrazione, ha comunicato che: “Non è possibile in alcun modo prevedere la data di convocazione visto l’elevato numero di istanze presentate, considerato altresì il fatto che le convocazioni devono avvenire nel rispetto delle restrizioni imposte dalla normativa in vigore all’accesso dell’utenza agli uffici pubblici”.\r\n\r\nRilevato inoltre che le pratiche di regolarizzazione risultano praticamente ferme in tutta Italia, al punto che a livello nazionale, al termine del 2020, secondo i dati ottenuti dal ministero dell’interno tramite accesso agli atti, delle 207.000 istanze solo lo 0,7% delle istanze è concretamente giunto a conclusione.[1]\r\n\r\nRilevato infine che anche nel contesto torinese sono poche decine le persone ad avere avuto finora risposta chiediamo\r\n\r\n \tl’immediata velocizzazione delle pratiche di regolarizzazione;\r\n \tla comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche di regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;\r\n \tl’impegno a ripetere tale comunicazione a cadenza settimanale fino alla conclusione delle stesse pratiche.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Velocizzazione delle pratiche di rinnovoda parte della Questura.\r\n\r\nIl problema del rinnovo dei permessi di soggiorno è particolarmente grave nel caso della Questura di Torino, dove il tempo medio impiegato dagli uffici per processare una semplice domanda di rinnovo può variare, senza apparente ragione, tra i 6 e i 18 mesi, con casi che si spingono oltre i 2 anni e 7 mesi. Tale pratica mantiene migliaia di persone in una condizione di limbo giuridico nel quale la possibilità di ottenere un lavoro regolare, prendere in affitto un’abitazione (a queste possono essere aggiunte infinite altre situazioni) risulta concretamente preclusa. Inoltre, a causa dei suddetti ritardi, il permesso viene spesso consegnato in prossimità della sua data di scadenza o perfino già scaduto, facendo della suddetta condizione di limbo la norma per una percentuale altissima degli stranieri residenti a Torino. Si tratta di una palese violazione della normativa vigente. Sottolineiamo infatti che secondo quanto stabilito dal d. lgs. 286/98 – Testo Unico sull'immigrazione i tempi per il rilascio, il rinnovo, la conversione del permesso dalla data di presentazione della domanda non possono essere superiori ai 20 giorni.\r\n\r\nChiediamo quindi\r\n\r\n \tl’immediata velocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte della Questura di Torino e il rispetto dei tempi previsti;\r\n \tla comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche di regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;\r\n \tche i responsabili di tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Rispetto del diritto alla salute e accesso alle cure per chi ha il permesso di soggiorno in proroga.\r\n\r\nL’accesso alle cure mediche ed al diritto alla salute per le persone straniere residenti a Torino è, paradossalmente, gravemente inficiato a causa delle misure adottate per contenere la pandemia in corso. Ci si riferisce in particolare alla situazione dell’ASL di Lungo Dora Savona nr° 24 (sebbene non si escluda che ciò possa accadere altrove) dove numerose persone straniere, il cui permesso è in proroga a causa della parziale chiusura al pubblico degli uffici della Questura, sono state allontanate senza che potessero accedere ai servizi.\r\n\r\nE ciò nonostante il Ministero, con propria circolare del 21 marzo 2020, abbia comunicato che, in ottemperanza del Decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 \"Sospensione dei termini dei procedimenti amministrativi\", tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020, conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020.\r\n\r\nRisulta infatti che il personale del CUP di Lungo Dora Savona, fino al capo responsabile del settore amministrativo, non era informato della suddetta proroga dei permesso di soggiorno.\r\n\r\nDi fatto l’ASL di Torino nega il rinnovo della tessera sanitaria agli stranieri di Torino e numerosi altri e fondamentali servizi.\r\n\r\nAlla luce di tale abuso chiediamo:\r\n\r\n \til rispetto del diritto alla salute e l’accesso ai servizi e alle cure per chi ha il permesso di soggiorno in proroga;\r\n \tl’immediata verifica della situazione nelle altre ASL presenti sul territorio;\r\n \tche i responsabili di tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.\r\n\r\n\r\n \tL’apertura di un tavolo permanente sul permesso di soggiorno.\r\n\r\nAlla luce delle numerose problematiche già evidenziate relative ai permessi di soggiorno chiediamo l’apertura di un tavolo istituzionale al quale evidenziare i casi di ritardo, abuso etc. Riteniamo infatti che tale situazione debba essere affrontata rapidamente e possa essere affrontata grazie al coinvolgimento dei diretti interessati.\r\n\r\nCoordinamento documenti per tutte e tutti, Patto d’Azione Anticapitalista, Dobbiamo Vivere- Lavoratori disoccupati e precari.\r\n\r\n[1] Le cifre riportate sono presentate nel documento “Regolarizzazione 2020 a rischio fallimento: tempi lunghissimi e ostacoli burocratici. Alcune proposte per “salvare” una misura necessaria”, pubblicata nell’ambito della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa ben”, promossa da: Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, Oxfam Italia, ActionAid Italia, Fcei - Federazione Chiese Evangeliche in Italia, CILD, ACLI, Legambiente Onlus, ASCS - Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI, con il sostegno di numerosi sindaci e decine di organizzazioni.","11 Aprile 2021","2021-04-11 23:56:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/presidio-12-aprile-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/presidio-12-aprile-300x169.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/presidio-12-aprile-300x169.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/presidio-12-aprile.jpeg 366w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","12 aprile: basta con le politiche migratorie razziste",1618185374,[],[],{"post_content":214,"post_title":218},{"matched_tokens":215,"snippet":216,"value":217},[74,75],"e richieste di riforma delle \u003Cmark>politiche\u003C/mark> \u003Cmark>migratorie\u003C/mark> italiane, come impostate a partire","Alleghiamo il documento di indizione del presidio di lunedì 12 per documentare degnamente questo podcast degli interventi registrati con Erasmo e Bishara:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_08_presidio-12aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQuesto documento è frutto di una riflessione sull'impianto e gli effetti del sistema regolatorio dell'immigrazione europeo e italiano, ed ha lo scopo di portare all'attenzione delle istituzioni italiane le rivendicazioni delle persone immigrate a tale riguardo. Da mesi infatti realtà organizzate, comunità o singole persone immigrate hanno avviato un confronto che ha portato oggi alla richiesta urgente di un incontro con Prefetti e Questori in diverse città, che possano trasmettere le rivendicazioni anche al Ministero dell’Interno, per ottenere risposte su questioni non più rimandabili.\r\n\r\nDa più parti, e con sempre più urgenza, si invoca una riforma del sistema di gestione dell'immigrazione. Vi sono proposte di legge di iniziativa popolare e richieste di riforma delle \u003Cmark>politiche\u003C/mark> \u003Cmark>migratorie\u003C/mark> italiane, come impostate a partire dall’approvazione del Testo Unico sull’immigrazione (D.Lgs. n.286/1998) e via via inasprite, fino ad arrivare ai cosiddetti decreti Salvini, ad oggi solo in minima parte modificati. Inoltre, molti soggetti, anche istituzionali, chiedono un mutamento globale a livello europeo, ad esempio per il superamento dei trattati di Dublino.\r\n\r\nI dati sulle presenze di persone irregolari in Italia testimoniano chiaramente come gli ultimi decreti sicurezza abbiano prodotto un’impennata delle situazioni di irregolarità e di blocco nel rilascio dei permessi da parte delle questure, esacerbata dalla pandemia. Al contempo, le cifre riguardo la regolarizzazione promossa dal governo nell’estate 2020, sia rispetto alle istanze presentate che a quelle già processate, dimostrano in maniera lampante quanto questa iniziativa si sia rivelata del tutto inefficace, come ampiamente prevedibile e come denunciato da più parti sin dal suo annuncio. L’impianto della procedura di emersione, in continuità con quanto avvenuto in occasione delle precedenti sanatorie, ha prodotto meccanismi di compravendita illecita della documentazione richiesta che strozzano ancor di più i lavoratori immigrati, su cui i datori di lavoro hanno sistematicamente scaricato i costi della domanda di emersione – milioni di euro versati nelle casse dello stato a fronte di un numero irrisorio di pratiche istruite. Inoltre, nonostante le promesse del precedente governo, in autunno non vi è stata nessuna ulteriore e più generalizzata sanatoria, nonostante la situazione pandemica imponga misure di tutela della salute di tutti e quindi l’accesso ai documenti per l’iscrizione al servizio sanitario.\r\n\r\nInoltre, denunciamo il fatto che misure come la revoca del permesso di soggiorno, i mancati rinnovi, le espulsioni o la reclusione nei CPR vengano usati sempre più frequentemente per reprimere e punire chi sceglie di lottare per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, rendendo sempre più difficile qualsiasi forma di rivendicazione dei propri diritti e di lotta reale contro lo sfruttamento.\r\n\r\nDi seguito, nel concreto, le problematiche principali e le rivendicazioni che le persone immigrate in tutta Italia pongono all’attenzione delle istituzioni:\r\n\r\n \r\n\r\n \tRegolarizzazione di chi è sprovvisto di permesso di soggiorno valido, indipendentemente dalla posizione lavorativa. La sanatoria del 2020 si è ottenuta grazie alle lotte degli ultimi anni dei lavoratori delle campagne, ma la sua efficacia è risultata quasi nulla soprattutto per questa categoria, oltre al fatto che ha escluso molti altri lavoratori e disoccupati. A maggior ragione, chiediamo anche che ai lavoratori irregolari che vengono sorpresi durante i controlli dell’Ispettorato del Lavoro e delle Forze dell’Ordine nelle aziende venga riconosciuto un permesso di soggiorno per grave sfruttamento, come previsto da una legge assai raramente applicata.\r\n \tVelocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte delle questure, che attualmente subiscono ritardi ancora maggiori che in precedenza, attribuiti con troppa facilità all’emergenza pandemica – motivo per cui molti permessi restano bloccati anche per più di un anno e vengono quindi consegnati spesso già scaduti.\r\n \tFine degli abusi e delle difformità di interpretazione della legge da parte delle questure e prefetture, che arbitrariamente impongono requisiti non previsti per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno (ad esempio l’iscrizione anagrafica o i contributi del datore di lavoro) e dove si perpetuano scorrettezze in grado di bloccare e lasciare in stallo le richieste di cittadinanza (ad esempio l’attribuzione di numeri indentificativi diversi sull’estratto di nascita e sul passaporto della stessa persona)\r\n \tEliminazione del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro attualmente in vigore per i permessi legati ai motivi di lavoro subordinato (e in ogni caso revisione dei criteri di reddito del datore di lavoro, soprattutto per l’impiego di collaboratori domestici). Legata a questo è la richiesta di riconoscimento di un permesso di soggiorno unico europeo che garantisca anche ai cittadini non comunitari la libera circolazione all’interno dello spazio \u003Cmark>UE\u003C/mark>/Schengen e la possibilità di lavorare regolarmente in qualunque paese che vi appartiene.\r\n\r\n\r\n \tEstensione della durata e abolizione dei costi dei permessi di soggiorno. In molti settori lavorativi i contratti sono tendenzialmente molto brevi, di conseguenza la durata dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro è esigua, anche inferiore ad un anno. Lo stesso vale per la durata del permesso per ricerca lavoro, che deve essere estesa soprattutto in considerazione del momento di grave crisi occupazionale che coinvolge tutti i settori lavorativi. I costi di richieste e rinnovi, inoltre, sono estremamente alti, specialmente per i permessi legati ai motivi di lavoro, e devono essere abbattuti.\r\n \tCancellazione della residenza anagrafica come requisito obbligatorio per la richiesta della cittadinanza, per il rinnovo del permesso di soggiorno e per la carta di soggiorno. Si richiede di sostituire la residenza con il domicilio, in modo da porre fine anche ai meccanismi di compravendita di contratti di locazione ormai diffusi.\r\n \tAccesso alla cittadinanzaper chi è nata/o in Italia da genitori stranieri, senza condizionalità, a prescindere dal reddito dei genitori o dal requisito della permanenza ininterrotta in Italia, impossibile da soddisfare per molti considerando la crisi economica aggravata anche dal Covid e la necessità di molte famiglie di tornare per un periodo nel paese di origine. Inoltre si richiede la diminuzione dei tempi necessari agli accertamenti per l’ottenimento della cittadinanza e l’abolizione del requisito del certificato di lingua Italiana livello B1, entrambi introdotti dall’ultimo decreto sicurezza; l’eliminazione dei requisiti dell’estratto di nascita del paese di origine e della fedina penale per l’ottenimento della cittadinanza, che richiedono un grande e non necessario dispendio di denaro, poiché le ambasciate in Italia potrebbero rilasciare documenti attestanti la nascita e in quanto le condanne ricevute nello stato d’origine non hanno valore ostativo all’ottenimento della cittadinanza italiana.\r\n \tRicongiungimento familiare anche nel caso di bambini adottati e genitori adottivi, o anche nei casi di poligamia nei paesi di origine, al fine di evitare che genitori e figli vengano costretti a separarsi.\r\n\r\n\r\n \tCambio di competenza istituzionale per le pratiche legate ai permessi di soggiorno. La gestione dell’intero apparato burocratico legato all’immigrazione è affidata al Ministero dell’Interno e quindi alle questure, con una evidente impronta securitaria e di criminalizzazione. In Italia, il movimento antirazzista fin dai suoi albori rivendica invece l’affidamento di queste pratiche ai Comuni.\r\n \tAbolizione di tutti i decreti sicurezza (2009, 2017, 2018) in quanto sostanzialmente strumenti repressivi, soprattutto per gli immigrati (una condanna penale può comportare la revoca del permesso di soggiorno o della cittadinanza) ma in generale per chi lotta o viene considerato fonte di ‘degrado’.\r\n \tAbolizione della detenzione amministrativa, dei respingimenti alle frontiere e del rimpatrio forzato, e apertura di canali regolari e sicuri di ingresso nell’UE.\r\n \tAbolizione di qualsiasi discriminazione nell’accesso alla casa e ai sistemi di welfare sulla base della cittadinanza. \r\n \tSblocco delle richieste di sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme; fine dei rigetti delle richieste sulla base del requisito del reddito del datore di lavoro; rilascio del codice fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate anche solo con la ricevuta della domanda di regolarizzazione.\r\n \tRiconoscimento della proroga dei permessi di soggiorno scaduti a causa della situazione pandemica, sia da parte di enti pubblici che di privati (ad esempio datori di lavoro). Molti cittadini stranieri si vedono negata la possibilità di stipulare un contratto di lavoro o di accedere ai servizi per questo motivo.\r\n \tAbolizione del criterio di reddito minimo per i permessi di soggiorno per lavoro subordinato e autonomo, per i ricongiungimenti familiari e per le richieste di permesso per lungo-soggiornanti, anche in virtù dell’attuale situazione di grave crisi economica.\r\n\r\n \r\n\r\nIN RIFERIMENTO ALLA CITTÀ DI TORINO\r\n\r\nPer quanto riguarda il contesto torinese sottolineiamo di seguito quattro punti, rispetto ai quali esigiamo l’immediato impegno delle istituzioni competenti.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Sblocco delle richieste di sanatoria avviate nel 2020 e ad oggi ferme.\r\n\r\nStante che nei primi giorni di marzo 2021 la Prefettura di Torino, tramite lo Sportello Unico per l’Immigrazione, ha comunicato che: “Non è possibile in alcun modo prevedere la data di convocazione visto l’elevato numero di istanze presentate, considerato altresì il fatto che le convocazioni devono avvenire nel rispetto delle restrizioni imposte dalla normativa in vigore all’accesso dell’utenza agli uffici pubblici”.\r\n\r\nRilevato inoltre che le pratiche di regolarizzazione risultano praticamente ferme in tutta Italia, al punto che a livello nazionale, al termine del 2020, secondo i dati ottenuti dal ministero dell’interno tramite accesso agli atti, delle 207.000 istanze solo lo 0,7% delle istanze è concretamente giunto a conclusione.[1]\r\n\r\nRilevato infine che anche nel contesto torinese sono poche decine le persone ad avere avuto finora risposta chiediamo\r\n\r\n \tl’immediata velocizzazione delle pratiche di regolarizzazione;\r\n \tla comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche di regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;\r\n \tl’impegno a ripetere tale comunicazione a cadenza settimanale fino alla conclusione delle stesse pratiche.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Velocizzazione delle pratiche di rinnovoda parte della Questura.\r\n\r\nIl problema del rinnovo dei permessi di soggiorno è particolarmente grave nel caso della Questura di Torino, dove il tempo medio impiegato dagli uffici per processare una semplice domanda di rinnovo può variare, senza apparente ragione, tra i 6 e i 18 mesi, con casi che si spingono oltre i 2 anni e 7 mesi. Tale pratica mantiene migliaia di persone in una condizione di limbo giuridico nel quale la possibilità di ottenere un lavoro regolare, prendere in affitto un’abitazione (a queste possono essere aggiunte infinite altre situazioni) risulta concretamente preclusa. Inoltre, a causa dei suddetti ritardi, il permesso viene spesso consegnato in prossimità della sua data di scadenza o perfino già scaduto, facendo della suddetta condizione di limbo la norma per una percentuale altissima degli stranieri residenti a Torino. Si tratta di una palese violazione della normativa vigente. Sottolineiamo infatti che secondo quanto stabilito dal d. lgs. 286/98 – Testo Unico sull'immigrazione i tempi per il rilascio, il rinnovo, la conversione del permesso dalla data di presentazione della domanda non possono essere superiori ai 20 giorni.\r\n\r\nChiediamo quindi\r\n\r\n \tl’immediata velocizzazione delle pratiche di rinnovo da parte della Questura di Torino e il rispetto dei tempi previsti;\r\n \tla comunicazione tempestiva delle cifre esatte sull’andamento delle pratiche di regolarizzazione e delle ragioni del ritardo degli uffici addetti;\r\n \tche i responsabili di tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.\r\n\r\n \r\n\r\n \t Rispetto del diritto alla salute e accesso alle cure per chi ha il permesso di soggiorno in proroga.\r\n\r\nL’accesso alle cure mediche ed al diritto alla salute per le persone straniere residenti a Torino è, paradossalmente, gravemente inficiato a causa delle misure adottate per contenere la pandemia in corso. Ci si riferisce in particolare alla situazione dell’ASL di Lungo Dora Savona nr° 24 (sebbene non si escluda che ciò possa accadere altrove) dove numerose persone straniere, il cui permesso è in proroga a causa della parziale chiusura al pubblico degli uffici della Questura, sono state allontanate senza che potessero accedere ai servizi.\r\n\r\nE ciò nonostante il Ministero, con propria circolare del 21 marzo 2020, abbia comunicato che, in ottemperanza del Decreto legge 17 marzo 2020 n. 18 \"Sospensione dei termini dei procedimenti amministrativi\", tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020, conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020.\r\n\r\nRisulta infatti che il personale del CUP di Lungo Dora Savona, fino al capo responsabile del settore amministrativo, non era informato della suddetta proroga dei permesso di soggiorno.\r\n\r\nDi fatto l’ASL di Torino nega il rinnovo della tessera sanitaria agli stranieri di Torino e numerosi altri e fondamentali servizi.\r\n\r\nAlla luce di tale abuso chiediamo:\r\n\r\n \til rispetto del diritto alla salute e l’accesso ai servizi e alle cure per chi ha il permesso di soggiorno in proroga;\r\n \tl’immediata verifica della situazione nelle altre ASL presenti sul territorio;\r\n \tche i responsabili di tale violazione rispondano delle proprie responsabilità.\r\n\r\n\r\n \tL’apertura di un tavolo permanente sul permesso di soggiorno.\r\n\r\nAlla luce delle numerose problematiche già evidenziate relative ai permessi di soggiorno chiediamo l’apertura di un tavolo istituzionale al quale evidenziare i casi di ritardo, abuso etc. Riteniamo infatti che tale situazione debba essere affrontata rapidamente e possa essere affrontata grazie al coinvolgimento dei diretti interessati.\r\n\r\nCoordinamento documenti per tutte e tutti, Patto d’Azione Anticapitalista, Dobbiamo Vivere- Lavoratori disoccupati e precari.\r\n\r\n[1] Le cifre riportate sono presentate nel documento “Regolarizzazione 2020 a rischio fallimento: tempi lunghissimi e ostacoli burocratici. 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Un'operazione rischiosa in uno scenario sempre più difficile. E' di pochi giorni fa la decisione del governo Essebsi di proclamate lo stato di emergenza in Tunisia. Agli ormai consueti allarmi sui terroristi imbarcati sulle carrette dei profughi, fa sponda l'Isis che invita gli jihadisti ad imbarcarsi per l'Europa, per fare la guerra santa. I proclami dell'Isis non potranno che rinforzare i propositi di chi vuole rinforzare le mura della fortezza Europa, contribuendo ad alimentare la xenofobia.\r\n\r\nEunavfor Med mira a distruggere il modello di business messo a punto delle reti di scafisti e trafficanti di esseri umani identificando, catturando e distruggendo le imbarcazioni e le risorse da essi utilizzati. La missione si dovrebbe articolare in di tre fasi. La prima fase prevede l’identificazione e il monitoraggio dei network degli scafisti attraverso la raccolta e lo scambio di informazioni di intelligence e un’attività di pattugliamento rafforzata in acque internazionali. La seconda e la terza includono l’individuazione, la cattura e la distruzione delle risorse dei trafficanti rispettivamente in acque internazionali e libiche, senza escludere azioni sulla costa. Benché la decisione adottata il 18 maggio scorso dal Consiglio dei ministri degli esteri e della difesa abbia approvato la base legale dell’operazione che comprende tutte e tre queste fasi, Eunavfor Med non potrà essere attuata nelle fasi successive alla prima finché non riceverà il mandato delle Nazioni Unite. E’ infatti necessario che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvi una risoluzione in base al capitolo 7 dello Statuto delle Nazioni Unite, in cui si prevede l’uso della forza “per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”. Ad oggi, tuttavia, a causa dal mancato assenso della Russia e di un governo di unità nazionale libico, la cui formazione non sembra così vicina, non è ancora stato possibile trovare un accordo in tal senso.\r\n\r\nIn assenza del mandato ONU, non potendo cioè agire nei porti e nelle acque libiche, lunedì 22 giugno, all’unanimità e sotto la guida dell’alto rappresentante UE Mogherini, i ministri degli esteri hanno potuto soltanto approvare la prima fase della missione.\r\n\r\nL’operazione, che ha il suo quartier generale a Roma, comprende circa mille uomini, cinque navi da guerra, due sottomarini, tre aerei da pattugliamento marittimo, tre elicotteri, e due droni. I costi ammonterebbero a circa 14 milioni di euro. E’ prevista una collaborazione con la Nato – che porta avanti nel Mediterraneo la sua missione militare antiterrorismo Active Endeavour, lanciata nel 2001 – e diverse agenzie delle Nazioni Unite, oltre all’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne Frontex. Le modalità del coinvolgimento dell’Unione africana e di diversi Paesi arabi devono essere ancora precisate.\r\n\r\nEunavfor Med si inscrive oggi all’interno del piano quinquennale della nuova Agenda europea contro le organizzazioni che facilitano i movimenti non autorizzati di essere umani su tutto il territorio dell’Unione e lungo tutte le rotte migratorie. Per monitorare i gruppi criminali organizzati che agiscono nel Mediterraneo, si attribuisce un ruolo chiave all’operazione JOT MARE, un team d’intelligence formato da agenti dell’Europol, l’ufficio di polizia europeo, ed esperti distaccati degli Stati membri.\r\n\r\nQuesta operazione è stata presentata come l’arma principale dell’Europa contro una nuova tratta degli schiavi ed è stata messa a punto utilizzando come modello la missione Atalanta con cui, dal 2008, l’Unione Europea combatte la pirateria nel Corno d’Africa. E’ tuttavia abbastanza evidente che entrambe le analogie sono a dir poco deboli. Per quanto il prezzo del servizio che si trovano costretti a pagare sia spropositato, i migranti/rifugiati non sono gli schiavi degli scafisti ma piuttosto i loro clienti. In presenza di canali legali per raggiungere un posto sicuro in cui vivere o cercare opportunità di lavoro e vita migliori, la domanda per i servizi offerti dagli scafisti verrebbe meno e con essa le reti del crimine organizzato.\r\nSe ci fosse la libera circolazione non ci sarebbe chi lucra sulla clandestinità.\r\nLa missione Atalanta ha ottenuto il mandato delle Nazioni Unite anche perché il governo provvisorio della Somalia allora al potere diede il suo appoggio alla missione. Sembra però molto improbabile che, anche nel caso in cui si formasse in Libia un governo di unità nazionale, questo darebbe il suo consenso ad Eunavfor med. Le autorità libiche sanno che si tratta di un’operazione militare che, come si legge nei protocolli riservati dell’Unione Europea recentemente pubblicati da WikiLeaks, potrebbe richiedere un impegno bellico di terra. Diversamente dalla guerra ai pirati, inoltre, Eunavfor Med dovrà misurarsi con il non banale problema di distruggere le imbarcazioni degli scafisti evitando che questi ultimi utilizzino i migranti come scudi umani.\r\n\r\nNulla è stato però detto per chiarire come questo sarà possibile. L’Europa preferisce imbarcarsi in una missione militare costosa e dagli “effetti collaterali” potenzialmente devastanti piuttosto che aprire le frontiere.\r\nD'altro canto sono decenni che le fortune politiche dei partiti politici europei si giocdano sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nDi questo e di tanto altro, dalla crisi greca alle politiche del governo Renzi sull'immigrazione, dagli scenari di guerra agli accordi con la Libia, abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, studioso delle politiche di gestione delle migrazioni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndal lago mediterraneo","7 Luglio 2015","2015-07-09 15:18:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/navi-militari-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"201\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/navi-militari-300x201.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/navi-militari-300x201.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/navi-militari.jpeg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Eunavfor. 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Un'operazione rischiosa in uno scenario sempre più difficile. E' di pochi giorni fa la decisione del governo Essebsi di proclamate lo stato di emergenza in Tunisia. Agli ormai consueti allarmi sui terroristi imbarcati sulle carrette dei profughi, fa sponda l'Isis che invita gli jihadisti ad imbarcarsi per l'Europa, per fare la guerra santa. I proclami dell'Isis non potranno che rinforzare i propositi di chi vuole rinforzare le mura della fortezza Europa, contribuendo ad alimentare la xenofobia.\r\n\r\nEunavfor Med mira a distruggere il modello di business messo a punto delle reti di scafisti e trafficanti di esseri umani identificando, catturando e distruggendo le imbarcazioni e le risorse da essi utilizzati. La missione si dovrebbe articolare in di tre fasi. La prima fase prevede l’identificazione e il monitoraggio dei network degli scafisti attraverso la raccolta e lo scambio di informazioni di intelligence e un’attività di pattugliamento rafforzata in acque internazionali. La seconda e la terza includono l’individuazione, la cattura e la distruzione delle risorse dei trafficanti rispettivamente in acque internazionali e libiche, senza escludere azioni sulla costa. Benché la decisione adottata il 18 maggio scorso dal Consiglio dei ministri degli esteri e della difesa abbia approvato la base legale dell’operazione che comprende tutte e tre queste fasi, Eunavfor Med non potrà essere attuata nelle fasi successive alla prima finché non riceverà il mandato delle Nazioni Unite. E’ infatti necessario che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvi una risoluzione in base al capitolo 7 dello Statuto delle Nazioni Unite, in cui si prevede l’uso della forza “per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”. Ad oggi, tuttavia, a causa dal mancato assenso della Russia e di un governo di unità nazionale libico, la cui formazione non sembra così vicina, non è ancora stato possibile trovare un accordo in tal senso.\r\n\r\nIn assenza del mandato ONU, non potendo cioè agire nei porti e nelle acque libiche, lunedì 22 giugno, all’unanimità e sotto la guida dell’alto rappresentante \u003Cmark>UE\u003C/mark> Mogherini, i ministri degli esteri hanno potuto soltanto approvare la prima fase della missione.\r\n\r\nL’operazione, che ha il suo quartier generale a Roma, comprende circa mille uomini, cinque navi da guerra, due sottomarini, tre aerei da pattugliamento marittimo, tre elicotteri, e due droni. I costi ammonterebbero a circa 14 milioni di euro. E’ prevista una collaborazione con la Nato – che porta avanti nel Mediterraneo la sua missione militare antiterrorismo Active Endeavour, lanciata nel 2001 – e diverse agenzie delle Nazioni Unite, oltre all’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne Frontex. Le modalità del coinvolgimento dell’Unione africana e di diversi Paesi arabi devono essere ancora precisate.\r\n\r\nEunavfor Med si inscrive oggi all’interno del piano quinquennale della nuova Agenda europea contro le organizzazioni che facilitano i movimenti non autorizzati di essere umani su tutto il territorio dell’Unione e lungo tutte le rotte \u003Cmark>migratorie\u003C/mark>. Per monitorare i gruppi criminali organizzati che agiscono nel Mediterraneo, si attribuisce un ruolo chiave all’operazione JOT MARE, un team d’intelligence formato da agenti dell’Europol, l’ufficio di polizia europeo, ed esperti distaccati degli Stati membri.\r\n\r\nQuesta operazione è stata presentata come l’arma principale dell’Europa contro una nuova tratta degli schiavi ed è stata messa a punto utilizzando come modello la missione Atalanta con cui, dal 2008, l’Unione Europea combatte la pirateria nel Corno d’Africa. E’ tuttavia abbastanza evidente che entrambe le analogie sono a dir poco deboli. Per quanto il prezzo del servizio che si trovano costretti a pagare sia spropositato, i migranti/rifugiati non sono gli schiavi degli scafisti ma piuttosto i loro clienti. In presenza di canali legali per raggiungere un posto sicuro in cui vivere o cercare opportunità di lavoro e vita migliori, la domanda per i servizi offerti dagli scafisti verrebbe meno e con essa le reti del crimine organizzato.\r\nSe ci fosse la libera circolazione non ci sarebbe chi lucra sulla clandestinità.\r\nLa missione Atalanta ha ottenuto il mandato delle Nazioni Unite anche perché il governo provvisorio della Somalia allora al potere diede il suo appoggio alla missione. Sembra però molto improbabile che, anche nel caso in cui si formasse in Libia un governo di unità nazionale, questo darebbe il suo consenso ad Eunavfor med. Le autorità libiche sanno che si tratta di un’operazione militare che, come si legge nei protocolli riservati dell’Unione Europea recentemente pubblicati da WikiLeaks, potrebbe richiedere un impegno bellico di terra. Diversamente dalla guerra ai pirati, inoltre, Eunavfor Med dovrà misurarsi con il non banale problema di distruggere le imbarcazioni degli scafisti evitando che questi ultimi utilizzino i migranti come scudi umani.\r\n\r\nNulla è stato però detto per chiarire come questo sarà possibile. L’Europa preferisce imbarcarsi in una missione militare costosa e dagli “effetti collaterali” potenzialmente devastanti piuttosto che aprire le frontiere.\r\nD'altro canto sono decenni che le fortune \u003Cmark>politiche\u003C/mark> dei partiti politici europei si giocdano sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nDi questo e di tanto altro, dalla crisi greca alle \u003Cmark>politiche\u003C/mark> del governo Renzi sull'immigrazione, dagli scenari di guerra agli accordi con la Libia, abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, studioso delle \u003Cmark>politiche\u003C/mark> di gestione delle migrazioni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndal lago mediterraneo",[261],{"field":102,"matched_tokens":262,"snippet":258,"value":259},[85],1731669220158079000,{"best_field_score":265,"best_field_weight":196,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":266,"tokens_matched":109,"typo_prefix_score":47},"1116681273344","1731669220158079089",6646,{"collection_name":58,"first_q":17,"per_page":269,"q":17},6,10,{"facet_counts":272,"found":19,"hits":282,"out_of":315,"page":19,"request_params":316,"search_cutoff":36,"search_time_ms":14},[273,279],{"counts":274,"field_name":277,"sampled":36,"stats":278},[275],{"count":19,"highlighted":276,"value":276},"Harraga","podcastfilter",{"total_values":19},{"counts":280,"field_name":35,"sampled":36,"stats":281},[],{"total_values":47},[283],{"document":284,"highlight":298,"highlights":306,"text_match":311,"text_match_info":312},{"comment_count":47,"id":285,"is_sticky":47,"permalink":286,"podcastfilter":287,"post_author":288,"post_content":289,"post_date":290,"post_excerpt":53,"post_id":285,"post_modified":291,"post_thumbnail":292,"post_title":293,"post_type":294,"sort_by_date":295,"tag_links":296,"tags":297},"88541","http://radioblackout.org/podcast/accordo-ue-egitto-una-ricostruzione-storica/",[276],"harraga","Estratto della puntata del 5.04.2024 di Harraga\r\n\r\nIn questo approfondimento andato in onda dalle libere frequenze di radio Blackout abbiamo tentato di ricostruire, insieme ad un compagno in diretta sull’etere, le condizioni storiche, geopolitiche, economiche e sociali che hanno portato alla sigla dell’accordo fra UE ed Egitto. 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Due centinaia di migliaia di euro andranno ad Al-Sisi per controllare le frontiere interne e gestire i flussi in particolare quelli provenienti dal Corno d’Africa nonché quelli della frontiera con Rafah in cui, per via della pressione delle bombe israeliane e del genocidio in corso, sono ammassati milioni di palestinesi.\r\n\r\nAncora una volta quest’anno assistiamo al tracciamento di un percorso di accordi e protocolli che dall’Europa arriva al nord Africa al fine di attuare politiche neocoloniali, finanziando regimi autoritari legittimati in quanto partner strategici sul piano commerciale - il ruolo egiziano nel controllo del Canale di Suez è in questo caso lampante - e sul piano dell'approvvigionamento energetico, nonché su quello del controllo dei flussi migratori.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/HARRAGAegitto5.4.24.mp3\"][/audio]","6 Aprile 2024","2024-04-07 10:52:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/egitto-armi1-200x110.jpg","ACCORDO UE - EGITTO: una ricostruzione storica","podcast",1712415148,[],[],{"post_content":299,"post_title":303},{"matched_tokens":300,"snippet":301,"value":302},[85],"portato alla sigla dell’accordo fra \u003Cmark>UE\u003C/mark> ed Egitto. 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