","Vertici Eni evasivi ma... palesi le devastazioni dei territori","post",1558134474,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/gela/","http://radioblackout.org/tag/nigeria-eni-petrolio/","http://radioblackout.org/tag/pozzi-val-dagri/","http://radioblackout.org/tag/taranto/",[15,67,34,19,68],"gela","Taranto",{"post_content":70,"tags":76},{"matched_tokens":71,"snippet":74,"value":75},[72,73],"val","d'Agri","delle popolazioni (italiane come in \u003Cmark>val\u003C/mark> \u003Cmark>d'Agri\u003C/mark>, a Gela, Taranto... ma anche","In questi giorni si è svolta l'annuale assemblea degli azionisti del moloch Eni, alla consueta saga dell'autoesaltazione e dei proventi costruiti sulla distruzione dei territori, della vessazione delle popolazioni (italiane come in \u003Cmark>val\u003C/mark> \u003Cmark>d'Agri\u003C/mark>, a Gela, Taranto... ma anche in Ecuador, Nigeria...) c'erano anche gli azionisti critici, che si sono dotati di azioni per poter esporre e dare rilievo alle nefandezze perpetrate dall'azienda energetica di stato. Facendo danni dovunque e di ogni tipo.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Maura di \"A Sud\", che insieme al Centro di documentazione Cdca e altri comitati locali ha partecipato al confronto, riportando le vacue risposte di Descalzi e collaboratori, ma soprattutto denunciando i molti disastri delle politiche industriali e le condotte dell'azienda petrolifera nei luoghi di estrazione, divulgando le istanze portate nell'assemblea e registrando l'inattendibilità, l'elusione, l'evasività, il millantato rapporto amichevole con le popolazioni locali, che invece evidentemente sono sul piede di guerra, tanto che in alcuni casi si è ottenuto il patteggiamento in cause internazionali... ma sentite l'esposizione di Maura a riguardo con dati precisi e inattaccabili:\r\n\r\nLa distruzione ambientale che sistematicamente produce l'Eni\r\n\r\n.",[77,79,81,83,87],{"matched_tokens":78,"snippet":15},[],{"matched_tokens":80,"snippet":67},[],{"matched_tokens":82,"snippet":34},[],{"matched_tokens":84,"snippet":86},[85,72,73],"pozzi","\u003Cmark>pozzi\u003C/mark> \u003Cmark>val\u003C/mark> \u003Cmark>d'Agri\u003C/mark>",{"matched_tokens":88,"snippet":68},[],[90,95],{"field":35,"indices":91,"matched_tokens":92,"snippets":94},[39],[93],[85,72,73],[86],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":74,"value":75},"post_content",[72,73],1736172819517538300,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":102,"tokens_matched":39,"typo_prefix_score":47},"3315704398080",13,"1736172819517538410",{"document":104,"highlight":134,"highlights":162,"text_match":98,"text_match_info":169},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":47,"id":107,"is_sticky":47,"permalink":108,"post_author":50,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":53,"post_id":107,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":58,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":128},[44],[46],"51058","http://radioblackout.org/2018/12/da-venaus-a-venosa-il-verminaio-eni-in-basilicata/","«Ogni volta che c'è un processo a Potenza, c'è un sit-in, perché non bisogna assolutamente abbassare la guardia», così esordisce Francesco in questo audio che abbiamo registrato e proponiamo, cercando di concentrare in questa mezz'ora tutta la devastazione, la corruzione, gli interessi mafiosi, le schiere di capannoni colmi di rifiuti tossici provenienti da campi di estrazione... contraffazione di codici Cer europei che identificano i veleni! tutti sono coinvolti: avvocati, funzionari corrotti degli enti locali, dirigenti dell'Eni-Agip negli ultimi 60 anni; molti sono i casi di sospetti suicidi, da uno dei quali nasce l'inchiesta che ha portato alla sbarra alcuni pezzi grossi nel Petrolgate (di cui i media mainstream si guardano bene dal parlarne), il processo dove il presidio No Triv ha fatto sentire la sua voce. Quell'udienza a cui alludeva Francesco all'inizio di questo intervento, durante il quale a ogni nuovo capitolo aperto nel suo preciso flusso di coscienza (politica) e di informazione (precisa), ponderata da anni di lotte dei No Triv, si scoperchiava un nuovo verminaio: non manca nulla nella narrazione di Francesco a partire dalla miscela di rifiuti pericolosi e non a Viggiano, fino a quelli smaltiti a Pisticci Scalo che provengono da tutto il mondo in una situazione intollerabile dentro il parco (protetto!?) del Pollino.\r\nVi chiederete cosa c'entra il titolo con tutto ciò: è che il movimento No Triv (come i No Muos, No Tap, No Gronda, No terzo valico...) l'Otto dicembre partecipa alla giornata contro le Grandi Opere Inutili e dannose, che a Torino vedranno il momento più topico contro il Tav, un NO espresso in un percorso ruspante da piazza Statuto a piazza Castello, contrapposto a quello in provetta, organizzato da Mino Giachino e le sue 7 veline da salotto. In Basilicata la giornata vede l'adesione di più di 30 organizzazioni in difesa della cultura lucana e lo slogan sarà proprio quello: \"Da Venaus a Venosa\". Questo perché ciò che emerge dalla chiacchierata con Francesco è il dato essenziale per cui la questione petrolifera italiana non riguarda solo la Basilicata e non può essere sottaciuta ancora a lungo, perché il caso è nazionale e coinvolge ogni comparto e affonda nel passato evocato a più riprese – e riferendosi a varie epoche di depredazione, sfruttamento e distruzione del territorio lucano. Sentite un po’ la passione e la competenza con cui ci ha edotto sulla questione:\r\n\r\nscoperchiare il verminaio Eni in Basilicata","1 Dicembre 2018","2018-12-01 23:53:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Oil_Lucania-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"164\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Oil_Lucania-300x164.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Oil_Lucania-300x164.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Oil_Lucania-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/12/Oil_Lucania.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Da Venaus a Venosa: il verminaio Eni in Basilicata",1543708412,[117,118,119,120,121,61,122,123,124,64,125,126,127],"http://radioblackout.org/tag/8-dicembre/","http://radioblackout.org/tag/ammine/","http://radioblackout.org/tag/basilicata/","http://radioblackout.org/tag/corruzione/","http://radioblackout.org/tag/cova/","http://radioblackout.org/tag/no-triv/","http://radioblackout.org/tag/petrolgate/","http://radioblackout.org/tag/pisticci-scalo/","http://radioblackout.org/tag/smaltimento-illecito-rifiuti/","http://radioblackout.org/tag/tecnoparco/","http://radioblackout.org/tag/viggiano/",[129,130,17,131,132,15,24,30,32,19,133,28,26],"8 dicembre","ammine","corruzione","Cova","smaltimento illecito rifiuti",{"tags":135},[136,138,140,142,144,146,148,150,152,154,156,158,160],{"matched_tokens":137,"snippet":129},[],{"matched_tokens":139,"snippet":130},[],{"matched_tokens":141,"snippet":17},[],{"matched_tokens":143,"snippet":131},[],{"matched_tokens":145,"snippet":132},[],{"matched_tokens":147,"snippet":15},[],{"matched_tokens":149,"snippet":24},[],{"matched_tokens":151,"snippet":30},[],{"matched_tokens":153,"snippet":32},[],{"matched_tokens":155,"snippet":86},[85,72,73],{"matched_tokens":157,"snippet":133},[],{"matched_tokens":159,"snippet":28},[],{"matched_tokens":161,"snippet":26},[],[163],{"field":35,"indices":164,"matched_tokens":166,"snippets":168},[165],9,[167],[85,72,73],[86],{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":170,"tokens_matched":39,"typo_prefix_score":47},"1736172819517538409",{"document":172,"highlight":189,"highlights":196,"text_match":199,"text_match_info":200},{"cat_link":173,"category":174,"comment_count":47,"id":175,"is_sticky":47,"permalink":176,"post_author":50,"post_content":177,"post_date":178,"post_excerpt":53,"post_id":175,"post_modified":179,"post_thumbnail":180,"post_thumbnail_html":181,"post_title":182,"post_type":58,"sort_by_date":183,"tag_links":184,"tags":187},[44],[46],"35104","http://radioblackout.org/2016/04/la-truffa-del-petrolio-lucano/","Più di tremila giovani ogni anno lasciano la Basilicata. Le trivelle continuano a pompare una ricchezza che non li sfiora. E loro vanno via dalla regione più povera d’Italia dove il 31,6% di chi ha dai 15 ai 34 anni non ha uno straccio di lavoro, e più del 28% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà.\r\nDai pozzi di petrolio non sono usciti né lavoro, né sviluppo. Altro che Texas, altro che “Libia di casa nostra”, come sosteneva il governatore Vito De Filippo, Pd. Dopo decenni di trivellazioni Potenza non è Dubai, la Val d’Agri non ha l’aspetto di un emirato e la “Basilicata coast-to coast” è solo un bel film.\r\n\r\nPer capire il grande inganno del petrolio bisogna dare un'occhiata ai numeri. Dai 25 pozzi attivi in Val d’Agri, la Basilicata estrae l’80 per cento della produzione petrolifera italiana, il 5-6 del fabbisogno nazionale. Le compagnie petrolifere, l’Eni e la Shell, in particolare, puntano a passare dagli attuali 80mila barili al giorno ai 104 mila previsti da un accordo del 1998, più altri 25 mila che dovrebbero venir fuori dal miglioramento delle tecniche estrattive. Con l’ampliamento del Centro oli di Viggiano e l’entrata in funzione dell’impianto Total di Tempa Rossa, a Corleto Perticara, la Basilicata raddoppierebbe la sua produzione petrolifera fino a 175 mila barili al giorno, il 12% del consumo italiano.\r\n\r\nL’illusione di un improvviso benessere si chiama royalty, la quota che le compagnie pagano allo Stato italiano per lo sfruttamento dei pozzi. Una legge del 1957 definiva un sistema di sliding scale royalty che andava dal 2 al 22% a barile, nel ‘96 una nuova normativa bloccò la percentuale al 7. Un vero eldorado per le compagnie. Che in Italia pagano molto di meno rispetto alla Norvegia e all’Indonesia, dove le royalty sono all’80%, o alla Libia, 90, mentre in Canada i governi locali si lamentano perché giudicano insufficiente il 45% che incassano su ogni barile. Solo le briciole di un grande business che arricchisce multinazionali e Stato italiano.\r\n\r\nNel 2010, anno d’oro per l’Eni (utile netto di 6,89 miliardi), la quota destinata alla regione e ai comuni lucani, più il 2,10% per il fondo benzina, è stata di 110 milioni. Pochissima cosa rispetto a quella che qui chiamano la “royalty camuffata”, quel 42% di tasse che lo Stato impone alle compagnie petrolifere.\r\n\r\nUn bel business. La recente inchiesta che ha obbligato alle dimissioni la ministra Guidi e fatto traballare il governo non è destinata a cambiare gli affari ma solo a regolare i conti all'interno dell'attuale classe dirigente.\r\nIl malaffare è normale nell'assegnazione di appalti e concessioni. Di tanto in tanto un'inchiesta manda all'aria equilibri consolidati. Ma è solo questione di tempo. Il tempo necessario a mettere in sella altri attori nell'eterna sceneggiata della spartizione dei beni pubblici a fini privati.\r\nIn Basilicata restano i danni alla salute e all'ambiente, senza neppure i benefici delle royalty.\r\n\r\nCe ne ha parlato Francesco.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-04-12-francesco-petroliolucano","12 Aprile 2016","2016-04-19 16:10:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/eni-total-shell-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"223\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/eni-total-shell-300x223.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/eni-total-shell-300x223.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/eni-total-shell.jpg 375w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La truffa del petrolio lucano",1460486115,[119,185,186],"http://radioblackout.org/tag/petrolio/","http://radioblackout.org/tag/royalty/",[17,188,22],"petrolio",{"post_content":190},{"matched_tokens":191,"snippet":194,"value":195},[85,192,193],"Val","d’Agri","un'occhiata ai numeri. 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squat\r\n- CIE: aggiornamenti sulle proteste in corso, lettera e diretta audio di un detenuto sulla situazione a Bari\r\n- Giro matto \"azione diretta\"\r\n\r\n2015.08.12 Section 1\r\n\r\n2015.08.12 Section 2\r\n\r\n2015.08.12 Section 3\r\n\r\n\r\n\r\n19 Ⓐgosto\r\n\r\n\"Tutti Pazzi\" EXTRA-LARGE\r\n- <Polizia Violenta 2>: droni, bodycam, spypen, spray al peperoncino, gas CS e quello che la polizia usa contro di te [link]\r\n- Giro matto \"azione diretta\"\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 1\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 2\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 3\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 4\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 5\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 6\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 7\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 8\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 9\r\n\r\n\r\n\r\n26 Ⓐgosto\r\n\r\n- Sacco e Vanzetti: la storia dei due anarchici, le lettere e il film\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 1\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 2\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 3\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 4\r\n\r\n\r\n\r\n28 Ⓐgosto\r\n\r\n- Reading book \"Al CAffè\": discutendo di rivoluzione e anarchia, dialoghi \"botta e risposta\" di 100 anni fa\r\n\r\n2015.08.28-al_caffe_malatesta (2) Section 1\r\n\r\n2015.08.28-al_caffe_malatesta (2) Section 2\r\n\r\n2015.08.28-al_caffe_malatesta (2) Section 3\r\n\r\n2015.08.28-al_caffe_malatesta (2) Section 4\r\n\r\n2015.08.28-al_caffe_malatesta (2) Section 5\r\n\r\n2015.08.28-al_caffe_malatesta (2) Section 6\r\n\r\n2015.08.28-al_caffe_malatesta (2) Section 7","29 Settembre 2015","2018-11-01 23:33:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/11412118_670386259762665_8751321270608751342_n-157x110.jpg","I Podcast di TuttiPazzi [(A)gosto 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diretta audio di un detenuto sulla situazione a Bari\r\n- Giro matto \"azione diretta\"\r\n\r\n2015.08.12 Section 1\r\n\r\n2015.08.12 Section 2\r\n\r\n2015.08.12 Section 3\r\n\r\n\r\n\r\n19 Ⓐgosto\r\n\r\n\"Tutti \u003Cmark>Pazzi\u003C/mark>\" EXTRA-LARGE\r\n- <Polizia Violenta 2>: droni, bodycam, spypen, spray al peperoncino, gas CS e quello che la polizia usa contro di te [link]\r\n- Giro matto \"azione diretta\"\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 1\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 2\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 3\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 4\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 5\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 6\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 7\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 8\r\n\r\n2015.08.19 (2) Section 9\r\n\r\n\r\n\r\n26 Ⓐgosto\r\n\r\n- Sacco e Vanzetti: la storia dei due anarchici, le lettere e il film\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 1\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 2\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 3\r\n\r\n2015.08.26 (2) Section 4\r\n\r\n\r\n\r\n28 Ⓐgosto\r\n\r\n- Reading book \"Al CAffè\": 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Infine, ma non da ultimo, il recente comunicato del Prinz Eugen “Ben strano il mondo…”. Alla faccia dello spettacolare Patto di Mutuo Soccorso, in Val Susa pare non interessi molto delle altre lotte che altre persone portano avanti in altri luoghi.... Ma dalla \"buca del coniglio\" è difficile scrutare la realtà.... e a proposito di NoTav: qui sotto il secondo singolo di WuMing 0, idolo delle folle postmoderne e dei decerebrati (o smemorati) della Valle....\r\n\r\nSi intitola \"Artificilalità Intelligente\" - o come un automa preprogrammato può diventare una star lettararia da mille euro a chiamata! Bella fine hanno fatto, le tute bianche... e chi le sta ad ascoltare. 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In guerra è normale che la popolazione venga oppressa e chi resiste venga trattato da terrorista.\r\nPer capirne di più anarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav accusati di terrorismo.\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 01 10 avv losco terrorismo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito un testo discusso e condiviso tra i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Torino.\r\n\r\nLunedì 13 gennaio il Riesame ha confermato gli arresti per i quattro anarchici arrestati il 9 dicembre con l'accusa di aver partecipato all'azione di sabotaggio del cantiere della Maddalena della notte tra il 12 e il 13 maggio dello scorso anno. Accolto interamente l'impianto accusatorio del Gip Giampieri e dei PM Rinaudo e Padalino, che, oltre all'imputazione di uso di armi da guerra, avevano formulato l'accusa di attentato per fini di terrorismo.\r\nGli articoli del codice sono il 280 e il 280 bis.\r\nL'articolo 280 contempla il reato di \"attentato per finalità terroristiche o di eversione\". Ed è così formulato: \"Chiunque per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico attenta alla vita od alla incolumità di una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.\"\r\nL'articolo 280 bis, \"Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi\" prevede che \"salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque anni\".\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Nonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\nCome si configura il terrorismo? Qual è la differenza tra un danneggiamento e l'attentato terrorista? Come si trasforma un'azione di sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexies, l'ultima incarnazione del famigerato 270, l'articolo che descrive i reati associativi di natura politica. Il 270 sexies fu frutto dell'onda emotiva seguita ai sanguinosi attentati di Londra e Madrid, delle bombe su treni e metropolitane che fecero centinaia di morti nelle due capitali europee, l'ennesimo episodio nella guerra di Al Quaeda agli infedeli. La Jihad del secondo millennio.\r\nDal 270 sexies i PM torinesi hanno desunto la definizione di terrorismo sulla quale hanno incardinato l'imputazione contro i quattro No Tav arrestati il 9 dicembre. Per questa norma \"sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto (…)\".\r\nNelle motivazioni della decisione del riesame di mantenere in carcere i quattro attivisti No Tav si legge: “È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale”.\r\nChiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nIl meccanismo che ha portato in galera i quattro No Tav potrebbe essere in ogni momento esteso a chiunque lotti contro le scelte del governo non condivise. In questo caso la lotta tocca una vasta parte della popolazione valsusina e di quanti negli anni ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nUn fatto gravissimo.\r\nNon è “soltanto” in gioco la libertà di quattro attivisti ma quella di tutti. Se il teorema che equipara le lotte al terrorismo dovesse passare, la possibilità di opporsi sarebbe negata in modo drastico.\r\nIn questi anni, di fronte alle manifestazioni più nette della criminalità del potere tanti hanno parlato di \"democrazia tradita\". Una illusione. Una illusione pericolosa, perché ha in se l'idea che questo sistema sia correggibile, che la violenza delle forze dell'ordine, la ferocia della macchina delle espulsioni, l'inumanità delle galere, la tortura nelle caserme, i pestaggi nei CIE e per le strade, le facce spaccate dai manganelli, le gole bruciate dai lacrimogeni, i lavoratori che muoiono di lavoro, i veleni che ammorbano la terra siano eccezioni, gravi, estese, durevoli ma eccezioni. La democrazia avrebbe in se gli anticorpi per eliminare i mali che la affliggono, per correggere la rotta, costruire partecipazione nella libertà.\r\nL'introduzione nell'ordinamento di norme come il 270 sexies e il suo utilizzo contro attivisti No Tav è lo specchio di una democrazia che lungi dall'essere tradita, tradisce la propria intima natura, (di)mostra che l'unica possibilità offerta al dissenso è la testimonianza ineffettuale.\r\nPezzo dopo pezzo sono state demolite le pur esigue garanzie offerte a chi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato. L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto di quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni di carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – di “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo di trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni di detenzione per banali episodi di contestazione e lotta.\r\nL'adozione di misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli di via, divieti e obblighi di dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a pezzi in processi che per l'impianto e per le modalità di svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti di difesa.\r\nNel processo in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un processo farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana di dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti di opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto di quattro attivisti No Tav con l'accusa di terrorismo non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato di terrorismo. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni di resistenza attiva e alle centinaia di No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre di più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della Val Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi di mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato di morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è terrorismo di Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In Val Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per terrorismo sia la condanna al pagamento di oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati di aver danneggiato gli affari di LTF, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto di Susa. Pagare cifre simili non è alla portata di tutti: si rischia di perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che di fronte a decenni di galera, alla perdita di quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno di mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà di nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata di lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il terrorismo di Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org","22 Gennaio 2014","2019-01-31 12:41:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/01/compressore-200x110.jpg","Terrorismo di Stato",1390417059,[330,331,332],"http://radioblackout.org/tag/arresti-no-tav/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/terrorismo/",[239,222,234],{"post_content":335},{"matched_tokens":336,"snippet":338,"value":339},[337],"pezzi","normali\" garanzie vengono fatte a \u003Cmark>pezzi\u003C/mark> in processi che per l'impianto","La Procura torinese ha attuato un ulteriore salto di qualità nella repressione degli attivisti No Tav.\r\nL'accusa di terrorismo per atti di mero sabotaggio non violento, la detenzione in regime di isolamento, il trattenimento e la censura della posta, e, da ultimo, il blocco dei colloqui con amici e parenti sono il segno di un irrigidimento disciplinare da tempi di guerra.\r\nD'altra parte, quando c'é il filo spinato, l'occupazione militare, i blindati, i lacrimogeni, i reduci dell'Afganistan, la guerra c'é già. In guerra è normale che la popolazione venga oppressa e chi resiste venga trattato da terrorista.\r\nPer capirne di più anarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav accusati di terrorismo.\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 01 10 avv losco terrorismo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito un testo discusso e condiviso tra i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Torino.\r\n\r\nLunedì 13 gennaio il Riesame ha confermato gli arresti per i quattro anarchici arrestati il 9 dicembre con l'accusa di aver partecipato all'azione di sabotaggio del cantiere della Maddalena della notte tra il 12 e il 13 maggio dello scorso anno. Accolto interamente l'impianto accusatorio del Gip Giampieri e dei PM Rinaudo e Padalino, che, oltre all'imputazione di uso di armi da guerra, avevano formulato l'accusa di attentato per fini di terrorismo.\r\nGli articoli del codice sono il 280 e il 280 bis.\r\nL'articolo 280 contempla il reato di \"attentato per finalità terroristiche o di eversione\". Ed è così formulato: \"Chiunque per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico attenta alla vita od alla incolumità di una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.\"\r\nL'articolo 280 bis, \"Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi\" prevede che \"salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque anni\".\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Nonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\nCome si configura il terrorismo? Qual è la differenza tra un danneggiamento e l'attentato terrorista? Come si trasforma un'azione di sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexies, l'ultima incarnazione del famigerato 270, l'articolo che descrive i reati associativi di natura politica. Il 270 sexies fu frutto dell'onda emotiva seguita ai sanguinosi attentati di Londra e Madrid, delle bombe su treni e metropolitane che fecero centinaia di morti nelle due capitali europee, l'ennesimo episodio nella guerra di Al Quaeda agli infedeli. La Jihad del secondo millennio.\r\nDal 270 sexies i PM torinesi hanno desunto la definizione di terrorismo sulla quale hanno incardinato l'imputazione contro i quattro No Tav arrestati il 9 dicembre. Per questa norma \"sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto (…)\".\r\nNelle motivazioni della decisione del riesame di mantenere in carcere i quattro attivisti No Tav si legge: “È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale”.\r\nChiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nIl meccanismo che ha portato in galera i quattro No Tav potrebbe essere in ogni momento esteso a chiunque lotti contro le scelte del governo non condivise. In questo caso la lotta tocca una vasta parte della popolazione valsusina e di quanti negli anni ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nUn fatto gravissimo.\r\nNon è “soltanto” in gioco la libertà di quattro attivisti ma quella di tutti. Se il teorema che equipara le lotte al terrorismo dovesse passare, la possibilità di opporsi sarebbe negata in modo drastico.\r\nIn questi anni, di fronte alle manifestazioni più nette della criminalità del potere tanti hanno parlato di \"democrazia tradita\". Una illusione. Una illusione pericolosa, perché ha in se l'idea che questo sistema sia correggibile, che la violenza delle forze dell'ordine, la ferocia della macchina delle espulsioni, l'inumanità delle galere, la tortura nelle caserme, i pestaggi nei CIE e per le strade, le facce spaccate dai manganelli, le gole bruciate dai lacrimogeni, i lavoratori che muoiono di lavoro, i veleni che ammorbano la terra siano eccezioni, gravi, estese, durevoli ma eccezioni. La democrazia avrebbe in se gli anticorpi per eliminare i mali che la affliggono, per correggere la rotta, costruire partecipazione nella libertà.\r\nL'introduzione nell'ordinamento di norme come il 270 sexies e il suo utilizzo contro attivisti No Tav è lo specchio di una democrazia che lungi dall'essere tradita, tradisce la propria intima natura, (di)mostra che l'unica possibilità offerta al dissenso è la testimonianza ineffettuale.\r\nPezzo dopo pezzo sono state demolite le pur esigue garanzie offerte a chi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato. L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto di quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni di carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – di “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo di trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni di detenzione per banali episodi di contestazione e lotta.\r\nL'adozione di misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli di via, divieti e obblighi di dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a \u003Cmark>pezzi\u003C/mark> in processi che per l'impianto e per le modalità di svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti di difesa.\r\nNel processo in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un processo farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana di dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti di opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto di quattro attivisti No Tav con l'accusa di terrorismo non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato di terrorismo. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni di resistenza attiva e alle centinaia di No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre di più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della \u003Cmark>Val\u003C/mark> Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi di mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato di morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è terrorismo di Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In \u003Cmark>Val\u003C/mark> Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per terrorismo sia la condanna al pagamento di oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati di aver danneggiato gli affari di LTF, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto di Susa. Pagare cifre simili non è alla portata di tutti: si rischia di perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che di fronte a decenni di galera, alla perdita di quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno di mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà di nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata di lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il terrorismo di Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org",[341],{"field":96,"matched_tokens":342,"snippet":338,"value":339},[337],{"best_field_score":291,"best_field_weight":202,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":21,"score":317,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":14},{"document":345,"highlight":369,"highlights":374,"text_match":289,"text_match_info":377},{"comment_count":47,"id":346,"is_sticky":47,"permalink":347,"podcastfilter":348,"post_author":50,"post_content":349,"post_date":350,"post_excerpt":351,"post_id":346,"post_modified":352,"post_thumbnail":353,"post_title":354,"post_type":254,"sort_by_date":355,"tag_links":356,"tags":365},"6340","http://radioblackout.org/podcast/il-no-tav-non-si-arresta/",[212],"Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello Stato.\r\nUno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra.\r\nIl 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle.\r\nIn tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!\r\nUn corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante ragioni della lotta.\r\nNon potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per l’uno e per l’altro. Sul furgone di apertura c’era scritto “Liberi tutti!”.\r\n\r\nTra cronaca ed analisi il punto sulla situazione a cura della redazione di Anarres: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-anarres-su-arresti-no-tav-e-corteo-28.mp3|titles=2012 01 29 anarres su arresti no tav e corteo 28]\r\nScarica il file\r\n\r\nIn numerose città ci sono state iniziative di solidarietà e lotta.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Simone di Reggio Emilia, che ci ha raccontato del presidio solidale e sul nuovo fronte No Tav, che si sta aprendo in città, dove l’amministrazione ha deciso di finanziare la costruzione di una stazione Tav, intermedia tra Milano e Bologna: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Simone-di-Reggio-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Simone di Reggio No Tav]\r\nscarica il file \r\n\r\nAbbiamo parlato anche con Valentina, una compagna di Parma, dove c’è stato un corteo spontaneo che ha attraversato la città: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Valentina-Parma-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Valentina Parma No Tav]\r\nscarica il file\r\n\r\nAnche a Trieste si sono svolte numerose iniziative di solidarietà con i No Tav arrestati ed altre sono in programma per la visita di Moretti del 2 febbraio: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Federico-di-Trieste-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Federico di Trieste No Tav]\r\nscarica il file","2 Febbraio 2012","Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. 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