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Il governo ha celebrato l’unione sacra degli italiani contro il Coronavirus con un’esibizione di frecce tricolori, che hanno sorvolato la penisola, per approdare oggi a Roma, per la “festa” della Repubblica.\r\nIn Piemonte si sono svolte numerose iniziative antimilitariste tra Asti, Alessandria, Caselle e Torino.\r\n\r\nSabato 30 c’è stato un presidio in via dei Martiri ad Alessandria\r\n\r\nNel pomeriggio uno striscione con la scritta “Chiudiamo le fabbriche di morte” è stato appeso davanti alla Microtecnica-Collins Aerospace di piazza Graf a Torino.\r\n\r\nSempre a Torino, un altro striscione “L’Alenia produce morte” è apparso all’ingresso dello stabilimento di corso Marche dell’azienda che produce bombardieri e droni da guerra.\r\n\r\nIn serata a Caselle Torinese, sulla rotonda dove è stata collocata una Freccia Tricolore un gruppo di antimilitaristi ha appeso lo striscione “Quanti ospedali vale una freccia tricolore?” e acceso fumogeni.\r\n\r\nLunedì 1 giugno c’è stato un presidio al mercato di Caselle Torinese\r\n\r\nNel pomeriggio del 1 giugno presidio in piazza della Libertà ad Asti. La notte precedente ad Asti era comparso un cartello nei pressi dell’ospedale con la scritta “Andrà tutto bene se aboliremo gli eserciti”\r\n\r\nOggi – martedì 2 giugno - dalle 16.30 presidio dei senzapatria in piazza Castello\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano dell’Assemblea antimilitarista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020-06-02-stefano-antimili.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLeggi l’appello per le giornate di informazione e lotta dal 29 maggio al 2 giugno:\r\n\r\n2 giugno dei senzapatria\r\n\r\nBombardieri F35? Valgono centocinquantamila terapie intensive. La portaerei Trieste? Cinquantamila respiratori polmonari. Una manciata di blindati e un elicottero? Trecentotrentamila posti letto oppure dieci miliardi di mascherine.\r\n\r\nLa produzione bellica non si è mai fermata. In pieno lockdown l’AIAD, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, membro di Confindustria, scriveva ai propri associati che c’era “l’opportunità per le società e le aziende federate, di proseguire la propria attività, concentrando l’operatività sulle linee produttive ritenute maggiormente essenziali e strategiche”.\r\nEssenziale e strategico per chi e per cosa? Per i governi e per le agenzie di sicurezza che li acquistano per i vari teatri di guerra. Questo settore dell’industria bellica, che ha in Piemonte uno dei suoi centri di eccellenza, non ha mai smesso di funzionare a pieno regime, perché la guerra per il governo Conte è un motore “essenziale” dell’economia, un tassello indispensabile per i giochi di potenza a livello planetario.\r\nGli anziani delle RSA, i lavoratori obbligati a far circolare le merci, i commessi dei supermercati, i medici, infermieri e OSS erano sacrificabili. Pedine di poco valore sullo scacchiere della storia. \r\nMentre cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, missili e droni venivano prodotti dalle varie industrie piemontesi, la gente continuava ad ammalarsi senza ricevere cure adeguate, oggi la prevenzione è ancora un’utopia, mentre visite ed esami specialistici per altre patologie restano pressoché azzerati.\r\n\r\nA maggio hanno riaperto buona parte delle attività produttive e commerciali, la sanità privata offre i suoi servizi a pagamento, mentre l’attività ambulatoriale resta in lockdown.\r\n\r\nLa metafora della guerra al virus, tanto cara al governo, ha un sapore agre di fronte alla strage di questi mesi. Decine di migliaia di morti. Quanti sarebbero ancora vivi se ci fossero state le strutture adatte ad affrontare l’epidemia?\r\n\r\nLe spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla sanità. Per chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita, specie in questi mesi, è diventata un terno al lotto.\r\nMa a decidere non è mai il destino. Decidono padroni e governi.\r\nSono loro che hanno deciso dove e come investire, dove e perché spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga.\r\nLa spesa militare è passata dall’1,25 per cento del Pil fino a raggiungere un picco del 1,45 per cento mentre quella sanitaria è scesa di un punto percentuale, con una previsione per il 2020 che si aggira sul 6,5 per cento del Pil.\r\nSecondo i dati elaborati dall’Osservatorio Mil€x nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. 5,9 miliardi di euro sono destinati all’acquisto di nuovi sistemi d’arma.\r\nProvate a calcolare quanti posti letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi 26 miliardi e rotti di euro. Avrete la misura della criminalità di chi ci governa oggi e di chi ci ha governato in questi anni.\r\nNeppure l’epidemia ha fermato il business bellico. Anzi. La portaerei Cavour, costata 1,3 miliardi ed entrata in servizio nel 2009, è stata utilizzata per promuovere il made in Italy armiero nel mondo. Una nuova portaerei, la Trieste, varata lo scorso anno ci è costata 1,2 miliardi di euro.\r\nIn piena pandemia il governo ha deciso di acquistare per la Marina Militare due sommergibili dal costo di 1,3 miliardi di euro, che saranno costruiti da Fincantieri.\r\nLe armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra.\r\nSette miliardi di euro sono stati sbloccati dal Ministero della Difesa e dal MISE per la prevista \"Legge Terrestre\" che dovrebbe garantire la costruzione di diversi armamenti.\r\nIn aprile Fincantieri ha vinto la gara per alcune fregate destinate alla Marina Militare staunitense.\r\nLe 36 missioni militari all’estero, al servizio dell’imperialismo tricolore, costano 1,3 miliardi l’anno. 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In Piemonte sono concentrati soprattutto a Torino, dove hanno stretto in una morsa le strade di Aurora e Barriera, quartieri dove la povertà, la precarietà, la difficoltà a mettere qualcosa in tavola, a pagare i fitti e le bollette, già forte, è aumentata durante il lockdown.\r\nIn questi due mesi e mezzo il governo ha alternato il bastone alla carota, regalando elemosine e distribuendo multe e denunce. Il loro nemico sono i poveri, quelli che rischiano la vita lavorando in nero, perché altrimenti non saprebbero come camparla, il loro nemico sono i lavoratori sacrificabili, i braccianti che devono chinare il capo e non pretendere protezioni. Niente deve fermare la macchina del profitto: chi la inceppa è trattato da nemico, da vittima sacrificabile.\r\n\r\nNegli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Germania sono otto: inutile chiedersi perché lì la diffusione dell’epidemia sia stata controllata molto meglio che da noi. In Italia i posti letto (15mila euro l’uno) sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.\r\nI responsabili siedono in tutte le poltrone rosse del parlamento.\r\n\r\nDopo due mesi e mezzo di pandemia, la situazione non è migliorata: non ci sono state nuove assunzioni di medici, infermieri, assistenti sanitari, gli ospedali non sono luoghi sicuri né per chi ci lavora né per chi vi è ricoverato.\r\nChi osa denunciare la situazione viene deferito ai consigli di disciplina o licenziato. I lavoratori della sanità devono scegliere tra la borsa e la vita. Tra rischiare la vita per avere uno stipendio, o rischiare il posto per difendere la propria vita e quella degli altri.\r\n\r\nIn questi mesi il governo ha provato a renderci complici di una strage di stato, soffocandoci di retorica patriottica e coprendoci con un sudario tricolore.\r\nL’unione sacra degli italiani nella “guerra” al coronavirus, il sacrificio della libertà per il bene di tutti. Una favola che si scioglie di fronte a bombardieri prodotti a Cameri, mentre alle persone ammalate venivano prescritti tachipirina e scongiuri.\r\n\r\nAnche questo due giugno, che, come ogni anno verrà celebrato con cerimonie militari e appelli patriottici, saremo in piazza, per dire che non ci stiamo, che non ci arruoliamo. Il nazionalismo è un virus mortale, che di anno in anno sta infettando la nostra società. La paura del domani viene usata per innalzare nuove barriere, per finanziare guerre, stragi, occupazioni militari.\r\nGli anziani sacrificati nelle RSA mentre si costruivano sommergibili da guerra sono l’emblema di regole sociali che è nostro impegno spezzare. Noi siamo con chi sciopera per non morire di lavoro, con chi ha resistito alla militarizzazione ed ha creato reti solidali.\r\nDisertori, anarchici, senzapatria saremo in piazza, con tutte le precauzioni necessarie, contro tutti gli eserciti, tutte le frontiere, tutte le guerre. Per un mondo senza confini, stati, padroni, di liber* uguali, solidali.\r\n\r\nAssemblea Antimilitarista – Torino\r\nFederazione Anarchica Torinese – FAI\r\nLaboratorio Autogestito La Miccia – Asti\r\nLaboratorio Anarchico Perlanera – Alessandria","2 Giugno 2020","2020-06-02 12:39:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/freccia-caselle-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/freccia-caselle-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/freccia-caselle-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/freccia-caselle-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/freccia-caselle-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/freccia-caselle-1536x1152.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/freccia-caselle.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","2 giugno. 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Tra rischiare la vita per avere uno stipendio, o rischiare il posto per difendere la propria vita e quella degli altri.\r\n\r\nIn questi mesi il governo ha provato a renderci complici di una strage di stato, soffocandoci di retorica patriottica e coprendoci con un sudario tricolore.\r\nL’unione sacra degli italiani nella “guerra” al coronavirus, il sacrificio della libertà per il bene di tutti. Una favola che si scioglie di fronte a bombardieri prodotti a \u003Cmark>Cameri\u003C/mark>, mentre alle persone ammalate venivano prescritti tachipirina e scongiuri.\r\n\r\nAnche questo due giugno, che, come ogni anno verrà celebrato con cerimonie militari e appelli patriottici, saremo in piazza, per dire che non ci stiamo, che non ci arruoliamo. Il nazionalismo è un virus mortale, che di anno in anno sta infettando la nostra società. La paura del domani viene usata per innalzare nuove barriere, per finanziare guerre, stragi, occupazioni militari.\r\nGli anziani sacrificati nelle RSA mentre si costruivano sommergibili da guerra sono l’emblema di regole sociali che è nostro impegno spezzare. Noi siamo con chi sciopera per non morire di lavoro, con chi ha resistito alla militarizzazione ed ha creato reti solidali.\r\nDisertori, anarchici, senzapatria saremo in piazza, con tutte le precauzioni necessarie, contro tutti gli eserciti, tutte le frontiere, tutte le guerre. 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La Repubblica nata dalla lotta al fascismo e l'occupazione nazista, dopo la guerra voluta da Mussolini a fianco della Germania nazista, si festeggia tra cannoni, burattini in divisa e frecce tricolori, mostrando in tutta la sua nudità il potere statale.\r\nLa parata militare è anche l'immagine di un paese ininterrottamente in guerra dal 1990. Un fatto che, grazie al modificarsi del paradigma bellico, viene percepito come normale. Normale come la polizia, normale come i rastrellamenti in strada, normale come le fabbriche che producono bombardieri.\r\nUn gruppo di antimilitaristi di Torino, Valli di Lanzo e dal resto del Piemonte ha dato vita ad una due giorni antimilitarista a Caselle torinese, dove sorge il più grande degli stabilimenti dell'Alenia, che, dopo aver prodotto per anni i Tornado, produce gli Eurofighter e i primi cassoni alari per gli F35, che vengono assemblati nello stabilimento costruito all'interno dell'aeroporto militare di Cameri, a pochi chilometri da Novara.\r\n\r\nMartedì 27 maggio nel palatenda di corso Torino si è svolta un'assemblea introdotta da Alberto Perino e Valter Bovolenta del Movimento contro gli F35.\r\nAlberto ha ricordato la lotta degli operai e degli antimilitaristi di Condove per la riconversione da militare a civile di parte della produzione delle Officine Moncenisio. Una lotta esemplare ma poco nota, che dimostra che il ricatto occupazionale può essere superato da una lotta che ha visto protagonisti i lavoratori stessi.\r\n\r\nValter ha ricostruito la lotta contro gli F35, allargando il discorso ad un'analisi attenta dei movimenti contro la guerra e sulle prospettive di un'azione antimilitarista che trova nell'opposizione a basi militari e industrie di morte il proprio fulcro potente.\r\n\r\nLunedì due giugno l'appuntamento era in piazza Boschiassi nel centro di Caselle. Dopo un presidio e un'assemblea in cui si sono succeduti gli interventi di antimilitaristi di Torino, delle Valli di Lanzo, di Novara, Alessandria, e dalla provincia di Varese, da dove sono venuti alcuni lavoratori della Aermacchi in lotta per la riconversione e contro i nuovi addestratori per il volo, che l'Italia sta vendendo ad Israele.\r\n\r\nIl presidio si è poi trasformato in un corteo che ha attraversato il centro della cittadina, sostando a lungo al mercato, per concludersi alla rotonda che sulla provinciale accoglie chi arriva da Torino. Su questa rotonda campeggia un aereo militare costruito dall'Alenia, che in questo modo proietta la sua ombra su tutta la città.\r\nLa rotonda invasa dagli antimilitaristi è diventata la scena di un'azione comunicativa. Abiti insanguinati, fantocci, scarpe hanno dato corpo ad una scena di guerra. Due sagone di bare sono state issate alle ali dell'aereo, mentre fumogeni e rumori di bombe restituivano un pizzico di realtà alla presenza di un aereo militare lungo la strada del paese.\r\nUna vergogna da cancellare.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Valter del Movimento No F35.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nwalter_antimilitarismo\r\n\r\nDi seguito il testo del volantino distribuito per le strade di Caselle e al mercato.\r\n\r\n\"L’Italia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo quando un ben pagato professionista ci lascia la pelle: un po’ di retorica su interventi umanitari e democrazia, Napolitano che saluta la salma, una bella pensione a coniugi e figli.\r\nÈ una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.\r\nGli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Lo rivela l’armamentario propagandistico che le sostiene. Le questioni sociali, coniugate sapientemente in termini di ordine pubblico, sono il perno dell’intera operazione.\r\nHanno applicato nel nostro paese teorie e tattiche sperimentate dalla Somalia all’Afganistan.\r\nLa separazione tra guerra e ordine pubblico, tra esercito e polizia è sempre più labile. L’alibi della salvaguardia dei civili è una menzogna mal mascherata di fronte all’evidenza che le principali vittime ed obiettivi delle guerre moderne sono proprio i civili. Civili bombardati, affamati, controllati, inquisiti, stuprati, derubati: è quotidiana cronaca di guerra. Poi arriva la “ricostruzione”, la creazione di uno stato democratico fantoccio delle truppe occupanti, l’organizzazione di esercito, polizia, magistratura leali ai nuovi padroni. È la prosecuzione con altri mezzi della guerra guerreggiata, obiettivo e insieme strumento di guerra.\r\nLa guerra è diventata filantropia planetaria, le bombe, l’occupazione militare, i rastrellamenti ne sono lo strumento. Quando il militare diventa poliziotto ed entrambi sono anche operatori umanitari il gioco è fatto.\r\nL’opposizione alla guerra, che in altri anni fa ha riempito le piazze di folle oceaniche, si è lentamente esaurita, come le bandiere arcobaleno, che il sole e la pioggia hanno stinto e lacerato sui balconi delle case.\r\nLa mera testimonianza, la rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.\r\nNegli ultimi anni l’opposizione alla guerra qualche volta è riuscita a saldarsi con l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i No Tav che contrastano l’occupazione militare in Val Susa, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono la ricetta universale, c’é chi non accetta di vivere da schiavo.\r\nLe radici di tutte le guerre sono nelle industrie che sorgono a pochi passi dalle nostre case.\r\nChi si oppone alla guerra, senza opporsi alle produzioni di morte, fa testimonianza ma non impedisce i massacri.\r\n\r\nL'Alenia è uno dei gioielli di Finmeccanica, il colosso armiero italiano.\r\nLa “missione” dell’Alenia è fare aerei. I velivoli militari sono il suo fiore all’occhiello. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall'Alenia.\r\nUn business milionario. Un business di morte.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. 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Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\nMettiamo sabbia nel motore del militarismo!\"",[292],{"field":95,"matched_tokens":293,"snippet":289,"value":290},[69],{"best_field_score":218,"best_field_weight":159,"fields_matched":34,"num_tokens_dropped":48,"score":295,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"1155199671761633393",{"document":297,"highlight":339,"highlights":344,"text_match":216,"text_match_info":347},{"cat_link":298,"category":299,"comment_count":48,"id":300,"is_sticky":48,"permalink":301,"post_author":24,"post_content":302,"post_date":303,"post_excerpt":53,"post_id":300,"post_modified":304,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":305,"post_type":58,"sort_by_date":306,"tag_links":307,"tags":323},[45],[47],"21433","http://radioblackout.org/2014/02/22-febbraio-le-piazze-no-tav/","In decine di località delle penisola è stato raccolto l'appello per una giornata di lotta nazionale contro il Tav e la repressione.\r\n14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\n14 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per quell’azione. L’accusa è “attentato con finalità di terrorismo”.\r\nNon solo. I quattro compagni arrestati il 9 dicembre, dopo 40 giorni nel reparto di alta sorveglianza del carcere delle Vallette, vengono trasferiti in altre prigioni, lontano da casa in condizioni particolarmente afflittive.\r\nL’accusa di terrorismo, ci spiegava uno degli avvocati No Tav, si giustifica sulla base del “contesto” nel quale sono avvenuti i fatti all’origine del procedimento intentato dalla Procura di Torino. Il \"contesto\" sono 25 anni di resistenza in Val Susa.\r\nUn danneggiamento si trasforma in attentato se è uno dei tasselli di cui si compone il mosaico della lotta popolare.\r\nIn valle c’è un’occupazione militare durissima, in valle c’è la guerra. 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I geografi accompagnavano le spedizioni coloniali, disegnavano mappe, che erano il segno tangibile della conquista, della presa di possesso, dell’alienazione di chi viveva senza queste mappe, dove i luoghi mutavano di nome e di senso.\r\nIl determinismo essenzialista ha contribuito alla diffusione di un razzismo “scientifico”, che forniva le ragioni per escludere dall’universalismo dei diritti le popolazioni “costitutivamente inferiori” e, quindi, non del tutto umane.\r\nLa geografia si è intrecciata anche con l’anarchismo, contribuendo allo sviluppo di saperi altri.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti, anarchico, docente di geografia a Dublino.\r\n\r\nI corpi razzializzati delle donne nelle colonie. Montanelli, la punta di un iceberg sommerso.\r\n\r\nItaliani brava gente? Nel nostro paese, nonostante gli studi storici sui massacri delle truppe coloniali italiane, il mito della “diversità” italiana resiste nell’immaginario.\r\nLa vicenda della statua di Montanelli ha aperto un dibattito in cui, i difensori del giornalista fanno ricorso ad argomentazioni che si basano sul “relativismo culturale”, per rendere normale l’acquisto di una bambina di 12 anni, usata come moglie e cameriera, sotto l’ombrello del matrimonio temporaneo.\r\nUna buona occasione per riflettere sui rapporto tra universalismo e relativismo. Lo faremo con Francesco Codello, anarchico, tra i fondatori della rete per l’educazione libertaria. \r\n\r\nIl governo stanzia tre milioni di euro in più per la Guardia Costiera libica, nota per sparare sui migranti e per essere collusa con i trafficanti. 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