","No Tav. Chiesti 9 anni per Gabriele e Matteo","post",1461087864,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/3-luglio-2011/","http://radioblackout.org/tag/assedio-al-cantiere-tav/","http://radioblackout.org/tag/libera-repubblica-della-maddalena/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/processo-del-carabiniere/","http://radioblackout.org/tag/rinaudo/",[18,33,69,15,35,23],"libera repubblica della maddalena",{"post_content":71,"tags":77},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"del","processo","Rinaudo al termine dell'ultima udienza \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> contro Matteo e Gabriele. I","9 anni di reclusione. Questa la richiesta formulata dal PM Rinaudo al termine dell'ultima udienza \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> contro Matteo e Gabriele. 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Era il giorno dell'assedio No Tav al nascente cantiere della Maddalena, meno di una settimana dopo lo sgombero della libera repubblica della Maddalena.\r\n\r\nLa Procura di Torino ha formulato l'accusa di sequestro di persona e di lesioni. Destinata all'archiviazione, per l'inconsistenza delle prove contro i due No Tav, è stata portata a dibattimento quando il fascicolo è passato dal tavolo di Ferrando, promosso Procuratore capo a Ivrea, a quello di Andrea Padalino.\r\nLa sentenza è stata pronunciata questa mattina dopo un processo celebrato a porte chiuse come prescrive la scelta del rito abbreviato. Questo tipo di processo viene fatto sulla base delle prove documentali, senza testimoni.\r\nLa Procura aveva chiesto 9 anni di carcere per sequestro di persona.\r\nIl tribunale non ha considerato convincenti le tesi della Procura, respingendo le richieste di Andrea Padalino.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Silvia, No Tav del comitato alta valle, dal presidio solidale al mercato di Susa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-05-10-assoluzione-notav","10 Maggio 2016","2016-05-14 02:46:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/3-luglio-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"179\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/3-luglio-300x179.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/3-luglio-300x179.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/3-luglio.jpg 581w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No Tav. 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Ad un posto di blocco il motorino non si ferma, i carabinieri inseguono il mezzo su cui viaggiano i tre ragazzi, lo speronano, i giovani cadono e finiscono a terra. Davide, che non ha ancora 17 anni, viene ammazzato da un carabiniere con un colpo in pieno torace, al cuore. Muore in strada. In seguito, già senza vita, verrà pure ammanettato. La rabbia del quartiere, della famiglia, di amici e amiche, è grandissima.\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Checchino, uno dei fondatori di ACAD (Associazione contro gli abusi in divisa) che sta dando alla famiglia appoggio legale e sta raccogliendo informazioni ed elementi utili per quello che si preannuncia un nuovo processo nel corso del quale, invece di mettere sotto accusa l'ennesimo uomo in divisa che ammazza un ragazzo, verrà coperta di fango la vita di Davide, dei suoi famigliari, di un intero quartiere. Ma questa volta la risposta è stata da subito determinata e le mobilitazioni non saranno facili da gestire per quelle forze dell'ordine, istituzioni e poteri che subito, in questi casi, si coprono ed assolvono a vicenda. Il tempo dell'impunità garantita per gli assassini in divisa sta finendo e le persone, i ragazzi, le ragazze, i famigliari e gli amici sono pronti a lottare fino in fondo.\r\n\r\nAscolta l'intervista\r\n\r\nchecchino","8 Settembre 2014","2014-09-19 13:42:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/davide-ragazzo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"286\" height=\"176\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/davide-ragazzo.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Napoli, lo Stato uccide ancora: morte di un ragazzo di 17 anni",1410197202,[],[],{"post_content":183},{"matched_tokens":184,"snippet":185,"value":186},[74,73],"che si preannuncia un nuovo \u003Cmark>processo\u003C/mark> nel corso \u003Cmark>del\u003C/mark> quale, invece di mettere sotto","Napoli, ancora una morte di Stato, ancora un \u003Cmark>carabiniere\u003C/mark> che uccide un ragazzo e ancora la storia \u003Cmark>del\u003C/mark> colpo di pistola partito accidentalmente.\r\n\r\nVenerdì notte, Davide, un ragazzo di 17 anni \u003Cmark>del\u003C/mark> rione Traiano, è in motorino con altri due amici. 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La costruzione coloniale dell'idea di Mezzogiorno, pubblicato da Tamu Edizioni, il 13 dicembre 2022.\r\nCon Carmine abbiamo discusso dei riferimenti letterari e di vita che hanno ispirato la stesura del testo, ma anche di alcune questioni di attualità che riguardano la vita del Sud Italia. Tra queste, le modalità con cui si continua a riprodurre un'immagine distorta del Meridione, nonché colpevolizzante nei confronti delle sue classi popolari.\r\nUn ringraziamento speciale a Carmine, Tamu e tutt* coloro che portano avanti progetti di editoria indipendente.\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\nParte I: Che cosa significa leggere la storia del Mezzogiorno alla luce delle categorie di pensiero della decolonialità? Come si giustifica l'utilizzo di Gramsci, soprattutto con riferimento al filone dei subaltern studies?\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/rov1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nParte II: Perché rifiutare la parte di \"vittime\" della colonizzazione? Quali sono state le responsabilità della classe dirigente meridionale nel processo di colonizzazione globale? Il fenomeno del brigantaggio è ascrivibile ad un mito? Su cosa si costruisce la retorica del nostalgismo neoborbonico?\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/rov2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nParte III: Una volta spogliata l\"'identità meridionale\" dei suoi tratti più retorici e strumentalizzati che soggetto politico resta? A seguire un lungo commento e racconto della vicenda di Ugo Russo, 15enne napoletano ucciso, nel marzo 2020, da un carabiniere fuori servizio che gli ha sparato a freddo.\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/rov3.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nParte IV: Lavoro VS reddito di cittadinanza, mafia VS stato, fannulloni VS bidella pendolare. 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Confermato nelle ultime ore invece il trasferimento di Silvia al carcere delle Vallette dove è stata trasferita quest'oggi proprio per l'udienza di martedì, una resistenza a uno sfratto in Barriera di Milano.\r\n\r\nE insieme alla notizia del trasferimento di Silvia è arrivata anche la comunicazione della fine dello sciopero della fame. 31 giorni di digiuno per la chiusura della sezione di AS2 del carcere dell'Aquila. Sciopero lanciato da Silvia e Anna, a cui avevano aderito diversi prigionieri in tutta Italia tra cui appunto anche Leo.\r\n\r\nAnna e Natascia da l'Aquila fanno sapere che continueranno la protesta attraverso quelle battiture iniziate quasi due settimane fa dalle sezioni di 41bis in supporto alla loro scelta e che ancora quotidianamente proseguono.\r\n\r\nMartedì sarà quindi un occasione per salutarli, ribadire ancora una volta che le loro lotte sono anche le nostre, come dimostrato dalla tanta solidarietà espressa in Italia come in giro per il mondo. Benché lo sciopero sia giunto a conclusione la sezione anarcoislamica è ancora in piedi così come l'infame strumento della videoconferenza continua sempre più a imperversare nei processi di qualsivoglia entità penale.\r\n\r\nAppuntamento martedì 2 luglio ore 8.30 davanti al tribunale di Torino\r\n\r\n \r\n\r\nLa diretta di questa mattina con una compagna della Cassa Antirep delle Alpi occidentali\r\n\r\n2luglio\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2luglio-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n ","28 Giugno 2019","2019-06-28 21:50:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2-luglio-per-web-1-e1561738222803-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"74\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2-luglio-per-web-1-e1561738222803-300x74.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2-luglio-per-web-1-e1561738222803-300x74.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2-luglio-per-web-1-e1561738222803-768x190.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2-luglio-per-web-1-e1561738222803-1024x253.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2-luglio-per-web-1-e1561738222803.jpg 1773w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Chi lotta non è mai solo",1561745757,[],[],{"post_content":242},{"matched_tokens":243,"snippet":244,"value":245},[74,88],"videoconferenza da Lucca per il \u003Cmark>processo\u003C/mark> che lo riguarda, un parapiglia con un \u003Cmark>carabiniere\u003C/mark> durante un presidio antifascista. 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È la condanna inflitta dal giudice di Torino al No Tav soprannominato “Pecorella” dal 28 febbraio 2012, ovvero da quando le telecamere del Corriere della sera lo avevano ripreso mentre apostrofava così un carabiniere durante una protesta contro la Torino-Lione a Chianocco, sullo svincolo autostradale della Torino-Bardonecchia, occupato da centinaia di manifestanti. Erano i giorni immediatamente seguenti lo sgombero della baita in Clarea e della caduta di Luca Abbà dal traliccio. Il reato contestato è ovviamente di oltraggio a pubblico ufficiale, nonostante l'entità modesta dell'insulto.\r\n\r\nIl commento di Marco all'uscita dal tribunale marco_pecorella\r\n\r\n ","19 Maggio 2014","2014-05-22 13:25:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/images2-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"226\" height=\"223\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/images2.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Processi No Tav: sentenza del processo \"pecorella\"",1400500051,[267,65,268,269],"http://radioblackout.org/tag/marco/","http://radioblackout.org/tag/pecorella/","http://radioblackout.org/tag/sentenza/",[21,15,25,271],"sentenza",{"post_content":273,"post_title":277},{"matched_tokens":274,"snippet":275,"value":276},[73],"ovvero da quando le telecamere \u003Cmark>del\u003C/mark> Corriere della sera lo avevano","Quattro mesi di pena. 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L’azione presa in esame riguarda un attacco con due ordigni alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano nel 2006, in cui non ci furono morti né feriti, per il quale Anna e Alfredo erano stati precedentemente assolti.\r\n\r\nL’iter processuale che ha portato alla loro condanna, come tutta l’Operazione Scripta Manent, è stato caratterizzato da un utilizzo decisamente creativo degli strumenti dell’apparato sanzionatorio, dalla sovrapposizione del reato associativo a una sigla rivendicativa aperta come la Federazione Anarchica Informale, fino alla manipolazione degli esiti delle perizie grafologiche e dei dialoghi intercettati: lo stesso materiale che nelle inchieste passate non aveva portato all’identificazione degli autori, ora può essere sufficiente per condannare Anna e Alfredo al carcere a vita.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/BCUPCB_diretta_guido_presidio.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAscolta una prima diretta dal presidio sotto il tribunale di Torino\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nAnna Beniamino e Alfredo Cospito, rispettivamente al 28° e al 46° giorno di sciopero della fame, hanno potuto presenziare all’udienza esclusivamente in videoconferenza: Anna dal carcere di Rebibbia dove si trova in sezione Alta Sicurezza 2, Alfredo dal carcere di Bancali dove è sepolto in regime di 41bis. Alfredo ha ribadito che la sua lotta travalica la dimensione personale ed è tesa a contrastare l’esistenza delle sezioni di 41bis e dell’ergastolo ostativo, ha confermato che proseguirà lo sciopero della fame fino al suo ultimo respiro; Anna si è espressa contro il reato di “strage contro la sicurezza dello Stato”, ribadendo come lo stragista sia evidentemente lo Stato e aggiungendo che, se dovesse succedere qualcosa ad Alfredo, compagne e compagni riconoscano chi sono i responsabili del suo assassinio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/BCUPCB_diretta_Leo_aula.mp3\"][/audio]\r\n\r\nUn compagno presente all'udienza riferisce delle dichiarazioni di Alfredo e Anna\r\n\r\n \r\n\r\nNell’arco della mattinata, il presidio sotto il Palazzo di Giustizia si è trasformato in un lungo corteo che ha attraversato le vie della città, mentre dall’udienza arrivavano aggiornamenti sulle richieste del procuratore generale: 27 e 1 mese per Anna, l’ergastolo per Alfredo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/BCUPCB_diretta_guido_corteo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDiretta dal corteo prima della sua conclusione ai Giardini Reali\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta l’intera copertura di questa mattinata di mobilitazione dalle frequenze di Radio Blackout:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/BCUPCB_integrale_giornata5dic2022.mp3\"][/audio]","5 Dicembre 2022","2022-12-05 17:27:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/bcupcb_5dic-200x110.jpg","5 dicembre 2022 - Mobilitazione per Alfredo e Anna","podcast",1670261220,[350],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/",[320],{"post_content":353},{"matched_tokens":354,"snippet":355,"value":356},[73,74],"contro i quali la Cassazione \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> Scripta Manent ha riqualificato la","TORINO – 5 DICEMBRE 2022\r\n\r\nAll’interno \u003Cmark>del\u003C/mark> tribunale di Torino si è tenuta l’udienza per il ricalcolo della pena nei confronti di Anna Beniamino e Alfredo Cospito, prigionieri anarchici contro i quali la Cassazione \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> Scripta Manent ha riqualificato la condanna da “strage” in “strage contro la sicurezza dello Stato”. 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I tre pacchi-bomba vennero disinnescati. Robert è stato scarcerato nel dicembre 2019. Il 22 giugno 2020 c’è stata l’udienza preliminare del processo di primo grado, conclusosi il 4 ottobre 2021 con l’assoluzione dei tre compagni imputati.\r\n\r\nIl tribunale ha disposto la scarcerazione di Natascia dopo due anni e mezzo di reclusione, mentre Beppe resta imprigionato a causa di un altro procedimento (è accusato di aver posizionato un ordigno incendiario contro un postamat presso un ufficio postale, a Genova, nel giugno 2016, per cui è già stato condannato a 5 anni di carcere).\r\n\r\nQui di seguito l’indirizzo del compagno:\r\n\r\nGiuseppe Bruna\r\nC. C. di Bologna “Dozza”\r\nvia del Gomito 2\r\n40127 Bologna","8 Ottobre 2021","2021-10-08 13:04:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/prome-200x110.jpg","A.C.A.B. - Sentenza Prometeo - aggiornamenti e considerazioni",1633698293,[376,377],"http://radioblackout.org/tag/a-c-a-b/","http://radioblackout.org/tag/prometeo/",[324,379],"prometeo",{"post_content":381},{"matched_tokens":382,"snippet":383,"value":384},[73,74],"Robert, uno dei tre imputati \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> Prometeo, la recente assoluzione dei","Commentiamo con Robert, uno dei tre imputati \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> Prometeo, la recente assoluzione dei compagni e della compagna.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/promsent.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nda InfernoUrbano:\r\n\r\nNatascia, Beppe e Robert vennero arrestati il 21 maggio 2019 nel contesto dell’operazione «Prometeo», eseguita dai \u003Cmark>carabinieri\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), con l’accusa principale di «attentato con finalità di terrorismo o di eversione», poiché ritenuti responsabili dalle forze repressive dell’invio, nel giugno 2017, di tre pacchi-bomba indirizzati ai pubblici ministeri Rinaudo (PM in parecchi processi contro il movimento antagonista e gli anarchici) e Sparagna (PM \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> Scripta Manent), e a Santi Consolo (all’epoca direttore \u003Cmark>del\u003C/mark> Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Roma). I tre pacchi-bomba vennero disinnescati. Robert è stato scarcerato nel dicembre 2019. Il 22 giugno 2020 c’è stata l’udienza preliminare \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark> di primo grado, conclusosi il 4 ottobre 2021 con l’assoluzione dei tre compagni imputati.\r\n\r\nIl tribunale ha disposto la scarcerazione di Natascia dopo due anni e mezzo di reclusione, mentre Beppe resta imprigionato a causa di un altro procedimento (è accusato di aver posizionato un ordigno incendiario contro un postamat presso un ufficio postale, a Genova, nel giugno 2016, per cui è già stato condannato a 5 anni di carcere).\r\n\r\nQui di seguito l’indirizzo \u003Cmark>del\u003C/mark> compagno:\r\n\r\nGiuseppe Bruna\r\nC. 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Un'occasione per ragionare sul monopolio statale della violenza, sul legame tra apparato repressivo, magistratura e media mainstream, sulla violenza legittimata dalle istituzioni come forma di controllo sociale e dispositivo di \"contenimento\", marginalizzazione e repressione non solo delle lotte sociali e politiche ma anche di tutti quei comportamenti ritenuti antisociali, disturbanti, non normabili, in qualche modo eccedenti rispetto ad una norma sociale sempre più rigida e aggressiva.\r\n\r\nQui di seguito gli appuntamenti all'interno del palinsesto di Blackout di questo percorso radiofonico, a cui strada facendo aggiungeremo i podcast realizzati dalle varie trasmissioni. Buon ascolto!\r\n\r\nVENERDì 30 MAGGIO: presentazione della due giorni valsusina a cura della Redazione. Ai microfoni Pat, attivista NoTav\r\n\r\npat_valle_3005014\r\n\r\nLUNEDì 2 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa storia di Malika. Era il 2004 quando a Firenze una donna di origine marocchine veniva sfrattata dal suo appartamento. Un solerte ufficiale giudiziario, ammaestrato ad anteporre la passione per la proprietà ad ogni altro sentimento, richiedeva un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nei confronti di una donna incinta, comprensibilmente arrabbiata, ridotta a corpo da sedare e rimuovere. Arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato medico che le prescrive riposo per il rischio di\r\naborto, viene bloccata in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, una volta immobilizzata, le vengono praticate due iniezioni. Quell'intervento a base di coercizione e antipsicotici procurò danni cerebrali irreversibili alla figlia che Malika portava in grembo. A distanza di 9 anni, nonostante la connivenza tra i diversi ingranaggi istituzionali e giuridici impegnati a tutelarsi vicendevolmente e a silenziarla, tra cartelle cliniche contraffatte e querele per calunnia, Malika non si arrende e continua a lottare.\r\n\r\nprima parte: la storia di malika_primaparte\r\n\r\nseconda parte: la storia di malika_secondparte\r\n\r\nVENERDì 6 GIUGNO: 19.59 (h13-15)\r\n\r\nPuntata dedicata agli omicidi di Giorgiana Masi e di Walter Rossi, con un approfondimento sulla Legge Reale.\r\n\r\ngiorgiana e walter\r\n\r\nlegge reale\r\n\r\nDOMENICA 8 GIUGNO: INTERFERENZE (h16-17)\r\n\r\nPartiremo dal caso di Marta di quest'estate in Valle per ragionare sulla rappresentazione mediatica che viene data della violenza (in particolare di quella sulle donne), allargando poi lo sguardo a una serie di esperienza di lotta che rifuggano dalle invocazioni securitarie provando invece a costruire un discorso diverso (ad esempio le slut walk e le passeggiate contro la violenza che stanno organizzando in questi mesi le cagne sciolte a roma). Una delle voci di donne che abbiamo intervistato come contributo alla riflessione è Simona De Simoni, con cui abbiamo parlato del cosiddetto decreto 93 formulato e poi approvato nell'agosto 2013. Il decreto, tristemente famoso come “decreto femminicidio”, è un caso paradigmatico di pinkwashing ovvero dell'utilizzo di tematiche di genere con finalità politiche strumentali. In questo caso specifico si utilizza la presunta retorica di difesa delle donne con finalità politiche strumentali volte alla criminalizzazione dei movimenti sociali, in particolare del movimento NO TAV. Durante l'intervista si problematizza, inoltre, il ruolo quantomai problematico e ambiguo di uno Stato che vorrebbe professarsi come garante della sicurezza delle donne. Si replica DOMENICA 15 GIUGNO - stessa ora.\r\n\r\naudio intereferenze \r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa morte di Alberico di Noia. Il 14 gennaio 2014, Alberico Di Noia 38 anni, è stato trovato impiccato nel carcere di Lucera (Foggia). Alberico attendeva il trasferimento in un altra struttura e si trovava in cella di isolamento (definita di osservazione) per una lite verbale con una guardia che gli aveva impedito di donare una caramella al figlio, venuto con la moglie l colloquio. Quando il corpo è stato trovato senza vita era vestito e pronto per la partenza che sarebbe dovuta avvenire in poche ore. Anche in questo caso, come in molti analoghi, i familiari si sono scontrati con la resistenza della direzione carceraria nel mostrare il corpo: inizialmente il decesso era stato addirittura etichettato come \"arresto cardiaco\", per evitare l'apertura d'ufficio di un'inchiesta per \"suicidio\". I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte di Alberico e un compagno di cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato del \"pezzo di merda\" a una guardia. Di questa storia di carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia Di Noia nella loro lotta affinché lo Stato ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla violenza in divisa agita contro le donne. Violenza maschile che assume un elemento di caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo stato. Non si tratta soltanto del rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio di un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto di subordinazione o di fragilità, pensiamo alla relazione con un datore di lavoro che ci pone in una posizione di estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore di amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio di potere e di controllo sociale sui corpi delle donne. Racconteremo tante storie di donne, analizzeremo le leggi paternalistiche di uno stato che ci vittimizza e oggettivizza in nome di discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla violenza in divisa da un punto di vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità di autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma di guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica del buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta di mele marce ma di una prassi consolidata! In ogni caso, lo stato si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione del Procuratore di Varese di avocare a sé il procedimento sulla morte di Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura di Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale e altri reati dei carabinieri e dei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte del legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno di sei anni fa, dopo essere stato portato in caserma dai carabinieri. La sorella di lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze del processo, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa violenza di Stato, nei Paesi Baschi, significa la violenza di uno stato autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato di assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La violenza di Stato, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità di quello francese, altro stato che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle di sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai sulle libere frequenze di Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e del profitto, all'interno del percorso radiofonico contro le violenze di Stato, vi racconteremo le storie di alcune giovani donne militante della sinistra indipendentista basca, che la violenza di stato e la violenza machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità del male. Qualche volta, grazie alla tenacia di una madre, di un padre, di una sorella, di amici e compagni capita che il sudario che avvolge le morti di Stato venga strappato, mostrando nella sua crudezza la violenza incisa sui corpi di persone vive e sane prime di cadere nelle mani di poliziotti, carabinieri, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre di nubi che copre la violenza degli uomini e delle donne in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto di quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati di Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza di una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della violenza di Stato, della violenza degli uomini e donne dello Stato sulle strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino violenza di stato\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa violenza dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci di Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree di appartenenza, è il caso dei compagni di Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione di François Mitterrand abbiamo un'impennata di fughe verso la Francia di vaste aree di movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso di documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista di buon occhio, vivono più isolati, cercando di evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio di individui, fra quelli con un mandato di cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti di appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione sulle persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi di soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… di fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo di avvocati di movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni di difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono di molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno di una decina di persone ha ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili di essere oggetto di estradizioni nel caso di mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso di Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità di tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una solidarietà manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è stato per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che di fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica di un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO POPOLARE – FILIALE DI BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. DA VINCI, 42\r\nGianni","3 Giugno 2014","2018-10-24 17:46:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/06/still_not_loving_police_1-200x110.jpg","Percorso radiofonico contro la violenza di stato",1401796980,[402,403,404,405,406,407,408,409,410,411,412,413,414],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/bello-come-una-prigione-che-brucia/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/ergastolo/","http://radioblackout.org/tag/esuli/","http://radioblackout.org/tag/omicidi-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/tso/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/violenza-maschile-sulle-donne/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sulle-donne/",[416,417,322,418,419,328,420,326,315,421,332,422,423],"antipsichiatria","bello come una prigione che brucia","controllo","ergastolo","omicidi di stato","violenza di genere","violenza maschile sulle donne","violenza sulle donne",{"post_content":425},{"matched_tokens":426,"snippet":427,"value":428},[73,74],"presente a tutte le udienze \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark>, è apparsa visibilmente scossa dalla","In occasione della due giorni organizzata in Valsusa da un gruppo di donne sul tema della violenza di stato - a questo link trovate tutte le informazioni sul programma e l'organizzazione - i redattori e le redattrici di Radio Blackout hanno deciso di contribuire con un percorso radiofonico che attraversi e interroghi questo tema, più che mai attuale, in tutte le sue sfaccettature.\r\n\r\nDalle violenze in Valsusa, alle torture sui detenuti e le detenute politiche, in Italia come altrove, dagli abusi in divisa agiti contro le donne alla repressione contro chi partecipò alla lotta armata, dagli stupri nei Cie fino alle aggressioni contro comuni cittadini e cittadine. Un'occasione per ragionare sul monopolio statale della violenza, sul legame tra apparato repressivo, magistratura e media mainstream, sulla violenza legittimata dalle istituzioni come forma di controllo sociale e dispositivo di \"contenimento\", marginalizzazione e repressione non solo delle lotte sociali e politiche ma anche di tutti quei comportamenti ritenuti antisociali, disturbanti, non normabili, in qualche modo eccedenti rispetto ad una norma sociale sempre più rigida e aggressiva.\r\n\r\nQui di seguito gli appuntamenti all'interno \u003Cmark>del\u003C/mark> palinsesto di Blackout di questo percorso radiofonico, a cui strada facendo aggiungeremo i podcast realizzati dalle varie trasmissioni. Buon ascolto!\r\n\r\nVENERDì 30 MAGGIO: presentazione della due giorni valsusina a cura della Redazione. Ai microfoni Pat, attivista NoTav\r\n\r\npat_valle_3005014\r\n\r\nLUNEDì 2 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa storia di Malika. 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I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte di Alberico e un compagno di cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato \u003Cmark>del\u003C/mark> \"pezzo di merda\" a una guardia. Di questa storia di carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia Di Noia nella loro lotta affinché lo Stato ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla violenza in divisa agita contro le donne. Violenza maschile che assume un elemento di caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo stato. Non si tratta soltanto \u003Cmark>del\u003C/mark> rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio di un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto di subordinazione o di fragilità, pensiamo alla relazione con un datore di lavoro che ci pone in una posizione di estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore di amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio di potere e di controllo sociale sui corpi delle donne. Racconteremo tante storie di donne, analizzeremo le leggi paternalistiche di uno stato che ci vittimizza e oggettivizza in nome di discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla violenza in divisa da un punto di vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità di autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma di guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica \u003Cmark>del\u003C/mark> buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta di mele marce ma di una prassi consolidata! In ogni caso, lo stato si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione \u003Cmark>del\u003C/mark> Procuratore di Varese di avocare a sé il procedimento sulla morte di Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura di Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale e altri reati dei \u003Cmark>carabinieri\u003C/mark> e dei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte \u003Cmark>del\u003C/mark> legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno di sei anni fa, dopo essere stato portato in caserma dai \u003Cmark>carabinieri\u003C/mark>. La sorella di lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>processo\u003C/mark>, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa violenza di Stato, nei Paesi Baschi, significa la violenza di uno stato autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato di assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La violenza di Stato, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità di quello francese, altro stato che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle di sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai sulle libere frequenze di Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e \u003Cmark>del\u003C/mark> profitto, all'interno \u003Cmark>del\u003C/mark> percorso radiofonico contro le violenze di Stato, vi racconteremo le storie di alcune giovani donne militante della sinistra indipendentista basca, che la violenza di stato e la violenza machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità \u003Cmark>del\u003C/mark> male. Qualche volta, grazie alla tenacia di una madre, di un padre, di una sorella, di amici e compagni capita che il sudario che avvolge le morti di Stato venga strappato, mostrando nella sua crudezza la violenza incisa sui corpi di persone vive e sane prime di cadere nelle mani di poliziotti, \u003Cmark>carabinieri\u003C/mark>, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre di nubi che copre la violenza degli uomini e delle donne in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto di quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati di Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza di una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della violenza di Stato, della violenza degli uomini e donne dello Stato sulle strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino violenza di stato\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa violenza dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci di Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree di appartenenza, è il caso dei compagni di Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione di François Mitterrand abbiamo un'impennata di fughe verso la Francia di vaste aree di movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso di documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista di buon occhio, vivono più isolati, cercando di evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio di individui, fra quelli con un mandato di cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti di appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione sulle persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi di soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… di fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo di avvocati di movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni di difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono di molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno di una decina di persone ha ottenuto il rinnovo \u003Cmark>del\u003C/mark> permesso di soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili di essere oggetto di estradizioni nel caso di mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso di Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità di tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una solidarietà manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è stato per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che di fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica di un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO POPOLARE – FILIALE DI BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/2022-06-10-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa guerra in Ucraina rischia di durare ancora a lungo, aumentando il prezzo, già durissimo, pagato dalle popolazioni attaccate, bombardate, massacrate.\r\nIl contesto internazionale continua ad essere estremamente incerto e l’orizzonte di un allargamento del conflitto è tutt’altro che scongiurato. Le manovre ai confini, le armi sempre più potenti messe in campo potrebbero portare ad accelerazioni sempre più violente.\r\nSullo sfondo la crisi alimentare che rischia di innescare nuovi violentissimi conflitti, soprattutto in Africa, dove le truppe tricolori sono sempre più impegnate.\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello\r\n\r\nIl 2 giugno un lungo serpentone si è dipanato tra la Pineta e i campi coltivati a Coltano, piccolo borgo alle porte di Pisa, dove il governo ha deciso di costruire una nuova caserma per i carabinieri, che accoglierà i parà del Tuscania, il Gis e le unità cinofile, il tutto in una cornice green, e ampi finanziamenti pubblici.\r\nIl rifiuto della popolazione di trasformare il proprio paesino in un hub militare, l’ennesimo nell’area tra Pisa e Livorno, ha innescato un percorso che ha portato alla ampia convergenza che ha dato vita al corteo del 2 giugno. Al punto che le istituzioni, specie quelle locali, dal sindaco di Pisa al presidente della Regioni entrambi decisi ad aggiudicarsi la nuova caserma ma vogliosi al contempo di provare a disinnescare la protesta. L’8 giugno si è riunito a Pisa un tavolo di concertazione che ha discusso su possibilità in toto o in parte alternative e Coltano. Fuori c’era un folto gruppo di contestatori che ribadivano il no alla base ovunque fosse costruita.\r\nCe ne ha parlato Dario del coordinamento livornese contro le missioni militari all’estero\r\n\r\nI carabinieri in Ucraina\r\nDa giorni il personale della 2^ Brigata Mobile dell'Arma dei carabinieri che comprende i reparti speciali del Reggimento paracadutisti Tuscania e del GIS - Gruppo di intervento speciale è stato distaccato in Ucraina \" a difesa\" dell'ambasciata italiana a Kiev. \r\n\r\nA confermare la notizia, debitamente tenuta segreta sino ad oggi dal governo Draghi, il generale Nicola Conforti, vice capo del II° Reparto del Comando generale dei Carabinieri. \r\n\r\n\"In Ucraina i carabinieri garantiscono la sicurezza dell’ambasciata a Kiev e parteciperanno con gli specialisti del RIS alla task force europea presso la Corte penale internazionale dell’Aja, che indaga sui crimini di guerra\", ha spiegato il generale Conforti al Corriere della Sera. \r\n\r\nSempre secondo l'ufficiale il 6 maggio 2022 è stata firmata pure un’intesa tecnica di cooperazione in campo addestrativo con la Guardia Nazionale Messicana, forza di polizia a status militare istituita nel 2019. 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Una mega-cittadella militare nel parco di sar Rossore a Pisa-Coltano, a due passi dalla base USA di Camp Darby e dallo scalo aereo militare di Pisa san Giusto, devastando uno straordinario territorio, depauperando le fonti idriche e condannando la Toscana a fare da terzo grande polo nazionale per le operazioni belliche in mezzo mondo.\r\n\r\nDal 2 al 5 giugno si è svolto ad Empoli il XXXI congresso della FAI, l’assemblea generale dei compagni e delle compagne che aderiscono a questo percorso federalista e anarchico.\r\nÉ stata un’occasione importante per fare un ampio confronto sui diversi terreni di lotta su cui siamo impegnati, fare un bilancio dell’attività svolta, definire gli impegni per il futuro.\r\nNe abbiamo parlato con Federico.\r\n\r\nUranio impoverito. La NATO invoca l’immunità retroattiva per la strage provocata dai bombardamenti dell’alleanza in Bosnia al processo intentato dalle vittime civili che sta entrando nel vivo in questi giorni. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 18 giugno\r\nDa Rimini a Saint-Imier.La nascita dell’anarchismo in Italia (1872-2022)\r\nGiornata di studi – Massenzatico, Cucine del Popolo, via Beethoven 78\r\n\r\nDomenica 19 giugno\r\nAviano contro la guerra e le sue basi\r\nCorteo antimilitarista promosso dal Coordinamento regionale libertario da Roveredo in Piano alla base USAF di Aviano, una delle principali basi aree statunitensi in Italia.\r\n\r\nLunedì 20 giugno\r\nVerso la giornata di informazione e lotta antimilitarista del 2 luglio a Torino\r\npunto info al mercato di piazza Foroni dalle ore 10,30\r\n\r\nSabato 25 giugno\r\nAssemblea antimilitarista a Livorno\r\nc/o ex caserma, via Adriana 16 ore 10,30\r\n\r\nGiovedì 30 giugno\r\nVerso la giornata di informazione e lotta antimilitarista del 2 luglio a Torino\r\npunto info al mercato di corso Racconigi dalle ore 10,30\r\n\r\nSabato due luglio\r\nNo alla guerra e a chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio! 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La NATO invoca l’immunità retroattiva per la strage provocata dai bombardamenti dell’alleanza in Bosnia al \u003Cmark>processo\u003C/mark> intentato dalle vittime civili che sta entrando nel vivo in questi giorni. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 18 giugno\r\nDa Rimini a Saint-Imier.La nascita dell’anarchismo in Italia (1872-2022)\r\nGiornata di studi – Massenzatico, Cucine \u003Cmark>del\u003C/mark> Popolo, via Beethoven 78\r\n\r\nDomenica 19 giugno\r\nAviano contro la guerra e le sue basi\r\nCorteo antimilitarista promosso dal Coordinamento regionale libertario da Roveredo in Piano alla base USAF di Aviano, una delle principali basi aree statunitensi in Italia.\r\n\r\nLunedì 20 giugno\r\nVerso la giornata di informazione e lotta antimilitarista \u003Cmark>del\u003C/mark> 2 luglio a Torino\r\npunto info al mercato di piazza Foroni dalle ore 10,30\r\n\r\nSabato 25 giugno\r\nAssemblea antimilitarista a Livorno\r\nc/o ex caserma, via Adriana 16 ore 10,30\r\n\r\nGiovedì 30 giugno\r\nVerso la giornata di informazione e lotta antimilitarista \u003Cmark>del\u003C/mark> 2 luglio a Torino\r\npunto info al mercato di corso Racconigi dalle ore 10,30\r\n\r\nSabato due luglio\r\nNo alla guerra e a chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio! No alla Nato a Torino\r\ngiornata di informazione e lotta in via Roma di fronte alla galleria San Federico, sede \u003Cmark>del\u003C/mark> distretto aerospaziale \u003Cmark>del\u003C/mark> Piemonte\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":454,"snippet":455,"value":455},[73,449],"Anarres \u003Cmark>del\u003C/mark> 10 giugno. Ucraina: il punto sulla guerra. Nè qui né altrove: no alla base a Coltano. \u003Cmark>Carabinieri\u003C/mark> in Ucraina. La FAI ad Empoli. Uranio impoverito...",[457,459],{"field":100,"matched_tokens":458,"snippet":451,"value":452},[73,73,449,450],{"field":282,"matched_tokens":460,"snippet":455,"value":455},[73,449],1733920950715416600,{"best_field_score":463,"best_field_weight":165,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":464,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":17},"2216159084544","1733920950715416690",{"document":466,"highlight":478,"highlights":486,"text_match":491,"text_match_info":492},{"comment_count":48,"id":467,"is_sticky":48,"permalink":468,"podcastfilter":469,"post_author":301,"post_content":470,"post_date":471,"post_excerpt":54,"post_id":467,"post_modified":472,"post_thumbnail":473,"post_title":474,"post_type":347,"sort_by_date":475,"tag_links":476,"tags":477},"90699","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-21-giugno-scienza-colonialismo-e-guerra-avviso-orale-fogli-di-via-sorveglianza-speciale-militari-in-citta/",[301],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024-06-21-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nScienza, colonialismo e guerra\r\nDa qualche anno le connessioni tra ricerca scientifica, colonialismo e guerra sono divenute fulcro delle riflessioni di chi si batte contro la liason dangereuse tra università, industria, controllo sociale.\r\nSi tratta di relazioni che costitutivamente caratterizzano alcune discipline ma da cui nessuna è realmente esente.\r\nIl ruolo delle scienze dure è facilmente percepibile ma, in realtà molte discipline apparentemente distanti dalla logica del profitto e del dominio hanno avuto e continuano ad avere origini strettamente connesse con la guerra e la conquista.\r\nAntropologi e geografi hanno preceduto ed accompagnato militari, preti e mercanti nell’azione colonizzatrice, favorendo con le loro ricerche sia l’azione militare, sia l’insediamento dei colonizzatori.\r\nPrendendo le mosse dalla critica al positivismo per approdare alla Standpoint theory sino alla responsabilità morale di chi fa ricerca analizzeremo la questione assumendo il punto di vista di uno studioso di geografia critica.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti dell’Università di Bologna\r\n\r\nAvviso orale, fogli di via, sorveglianza speciale\r\nLa scorsa settimana i carabinieri hanno notificato ad un compagno di Trieste un provvedimento di “avviso orale”.\r\nDi seguito alcuni stralci de comunicato del gruppo anarchico Germinal:\r\n“L’avviso orale è una misura preventiva – o meglio - propedeutica all’applicazione di misure preventive quali il foglio di via o la sorveglianza speciale. Inoltre, il provvedimento può comportare prescrizioni o divieti, quali ad esempio il ritiro della patente o l’interdizione a frequentare determinati luoghi o persone.\r\nLa storia delle misure preventive, comminate cioè non a seguito di una specifica condanna, inizia nell’Ottocento con la repressione “degli oziosi e dei vagabondi”. È evidente quindi fin da subito come non si tratti tanto di punire un’azione quanto di sanzionare una condotta o una scelta di vita.\r\nTali misure hanno ovviamente larga diffusione negli anni del fascismo storico, quando ne viene accentuato il carattere di strumento volto a colpire gli oppositori politici.\r\n\r\nCon la nascita della Repubblica italiana poco cambia, le leggi si susseguono e i provvedimenti preventivi restano, fino a venir di fatto inglobati nel cosiddetto Codice Antimafia nel 2011; ivi si indicano, molto genericamente, i destinatari dell’avviso orale come “coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi; coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose; coloro che per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, comprese le reiterate violazioni del foglio di via obbligatorio di cui all’ articolo 2, nonché dei divieti di frequentazione di determinati luoghi previsti dalla vigente normativa che sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica”.\r\n(…)\r\nIn ambito politico, sempre più il diritto amministrativo va a sommarsi – quando non a sostituirsi – al diritto penale come strumento repressivo.\r\nFra tutte, l’avviso orale forse è la misura più “semplice” ed “economica”, volta palesemente e unicamente a minacciare e intimidire i/le compagn* più attiv*.\r\nInoltre, essendo un atto amministrativo, ribalta l’onere della prova sulla persona colpita e le possibilità di difendersi sono molto minori rispetto ai procedimenti penali. A questo va necessariamente aggiunto che il diritto amministrativo non contempla, a differenza di quello penale, l’istituto del gratuito patrocinio, nel solco di una cosiddetta giustizia sempre più classista.\r\n\r\nPer tutte queste ragioni le misure preventive vengono usate sempre più spesso contro i/le militanti delle varie aree del movimento: solo nella nostra regione questo è il quinto avviso nel giro di poche settimane, cui si sommano vari fogli di via e decine di denunce, arrivate anche a seguito di episodi di ben poco conto.\r\n\r\nE poco importa se poi queste denunce finiscono molto spesso – fortunatamente - in assoluzioni o non luoghi a procedere: intanto si sono tenut* fuori gioco per anni compagn* e le realtà collettive devono investire cospicue forze per difendersi dalla repressione e per raccogliere fondi per le spese legali.\r\n\r\nSappiamo che, quando si lotta al di fuori e contro le istituzioni, la repressione arriva; ma balza agli occhi quanto il livello repressivo si innalzi costantemente, mettendo in discussione ogni giorno che passa gli spazi di agibilità politica e sociale di tutt*. 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(...)\r\nNe abbiamo parlato con Federico, il compagno “avvisato”\r\n\r\nSatnam Singh. Ucciso da stato e padroni\r\nLavorava in nero in un’azienda agricola di Borgo Santa Maria, frazione di Latina. É morto all’ospedale San Camillo di Roma dopo che un macchinario per stendere e riavvolgere il nylon sulle serre gli aveva staccato un braccio.\r\nLasciato ad agonizzare per oltre due ore è stato caricato con la moglie, anche lei operaia della stessa azienda, su un un furgone che lo ha lasciato davanti alla sua casa, il braccio mozzato in una cassetta della frutta. Solo allora i suoi familiari hanno potuto chiamare i soccorsi. Ma era ormai troppo tardi per salvargli la vita.\r\nUna storia tragicamente normale nei campi del Belpaese, dove i braccianti senza documenti sono merce a poco prezzo e di nessun valore, perché costantemente ricambiabile.\r\nI responsabili diretti della sua morte sono il padrone e il caporale, ma i mandanti siedono in parlamento.\r\nNe abbiamo parlato con Simone Bisacca, avvocato del lavoro\r\n\r\nMilitari in città. La trovata del sindaco\r\nDa gennaio alcune aree della nostra città sono sottoposte a controllo militare quotidiano. In un primo tempo i soldati dell’operazione “Strade Sicure” sono stati inviati solo in Barriera di Milano: da aprile le pattuglie interforze sono anche a San Salvario e Aurora.\r\nSono presidi molto scenografici con esibizione di soldati in mimetica, mitra spianati, e blindati Lince con il supporto di polizia e carabinieri.\r\nTutte le suppellettili necessarie ad alimentare un clima di guerra sono state messe in campo.\r\nIn questi giorni il sindaco di Torino ha dichiarato che chiederà al prefetto che i presidi fissi siano sostituiti da un controllo diffuso sul territorio, meno visibile ma, a suo avviso, più “efficace”. Lo Russo vuole cambiare la cartolina delle periferie torinesi.\r\nIn questi mesi gli antimilitaristi hanno contestato in più occasioni i presidi di “Strade Sicure”, ed ogni volta i militari se ne sono andati: la governance metropolitana teme che l’opposizione all’occupazione militare si allarghi.\r\nIl sindaco prova a correre ai ripari rendendo meno visibile, sul piano simbolico e materiale, la presenza dei militari nel quartiere.\r\nNella sostanza cambierebbe ben poco.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nSabato 6 luglio\r\nCPR, stragi in mare, campi di concentramento\r\nore 11\r\npunto info contro frontiere e CPR\r\nal Balon\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","25 Giugno 2024","2024-06-25 14:59:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/graffiti-200x110.png","Anarres del 21 giugno. 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Cosa sono i rapporti di forza? Cominciamo dai fatti fondamentali.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Tutta-colpa-dei-padroni-n.2_9.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 26 ore 8,30 - Torino: la polizia si spara e i carabinieri quando? 29 minuti [Radio Blackout, Produzioni nessun rimborso]:\r\n\r\nIl nuovo giallo targato produzioni Nessun Rimborso, un indagine senza fronzoli e senza riguardi tra i suicidi avvenuti nelle questure piemontesi\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/torino-la-polizia-si-spara-e-i-carabinieri...quando-sigla.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 27 ore 8,30 - Dai monti del Kurdistan pt. 2 28 minuti [Radio Alpi Libere]:\r\n\r\nChiacchierata a più voci in un villaggio in montagna del Kurdistan Turco, realizzata a fine Marzo 2012.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Dai-monti-del-Kurdistan_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 28 ore 8,30 - Racconti Ovali pt.6 26 minuti [Luca Wallace Costello]:\r\n\r\nScopriamo questo ruolo molto particolare, il numero 9 è la mente vibrante che con visione di spazi ed interpretazioni fulminee provvede alle scelte di gioco, a guidare la mischia ed a rilanciare l’ovale all’apertura per le accelerate scorribande dei trequarti.\r\nA raccontare un paio di cose Aaron Smith, il portentoso mediano All Blacks: skills, interpretazione del ruolo, attitudine; sempre alla ricerca dello spiral pass perfetto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Racconti-ovali6_25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 28 ore 13,30 - Markadè un punk a New York 25 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\n1972-1982. Intervista a Marco Philopat su un libro di Markadè\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Markadè-un-punk-a-New-York_25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 29 ore 9,30 - Ribelli di Pino Cacucci 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nNarrando le azioni e le ragioni che muovono i corpi ribelli, l'autore attraversa epoche e luoghi diversi, dall'Europa all'America Latina, portando alla luce le esistenze di uomini e donne che hanno sacrificato tutto a un ideale. Insieme alle gesta di Tupac Amaru o del condottiero maya \"Serpente Nero\", rivivono le imprese di \"Quico\" Sabaté, l'anarchico inventore di un mortaio lancia-proclami per bombardare i franchisti; le beffe della primula rossa Silvio Corbari, il partigiano che prendeva in giro i nazifascisti; le destrezze di Jacob, l'autentico Arsenio Lupin; le prodezze di \"Tania la Guerrigliera\", la donna dalle mille identità a fianco del Che. Dall'esempio delle vite in rivolta possono nascere eventi che sconvolgono il mondo, ma a volte la ribellione può anche diventare una forma di autodistruzione quando è vissuta come l'estrema via di fuga: così è stato per Jim Morrison, l'eroe di una generazione, accomunato agli altri protagonisti del libro da un invincibile istinto contro ogni ordine imposto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Ribelli-di-Pino-Cacucci_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nSabato 29 ore 20,30 - L'evasione è un dovere 30 minuti [Radio Blackout, C'hai le storie, Liberation Front]:\r\n\r\nTratto dal libro “istinto di morte”(Nautilus,El Paso) pubblicato nel 1977 alla vigilia di un processo, il bandito Jacques Mesrine racconta la sua incredibile vita. Autore di furti e rapine, è poi diventato una leggenda criminale per la sua capacità di evadere e di sfidare la legge. Il suo odio verso la società si forma sin da bambino con le immagini della guerra, per poi conoscere la violenza dello Stato come soldato in Algeria, infine assaggiandola sulla sua pelle, in quando emarginato, galeotto, reietto. Il carcere non è correttivo, è un marchio indelebile sulla pelle del detenuto, impossibilitato a reinserirsi, a cercare di vivere una vita normale.\r\nMesrine ha trasformato l’odio in una sfida, riuscendo ad evadere dai carceri più sicuri del mondo, fino ad arrivare ad assaltare, armi in pugno, il carcere di alta sicurezza del Quebec.\r\nPer fermarlo la polizia francese ha architettato una vera e propria esecuzione a cielo aperto, assassinandolo con 21 colpi in mezzo alla strada.\r\nIl podcast vuole ripercorrere il ruolo di Mesrine nella lotta al carcere.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/Levasione-è-un-dovere_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 30 ore 9,30 - Fine del marinese 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLettura dal racconto di Primo Levi. Il breve periodo trascorso in montagna con Giustizia e Libertà è rimasto dunque sostanzialmente fuori dai suoi scritti. Esiste tuttavia un’eccezione: un breve racconto del 1949 che si ispira alla sua deludente esperienza di partigiano. Fine del marinese colpisce soprattutto per il punto di vista “impossibile” dal quale sono narrati gli eventi. Levi adotta, infatti, una prima persona plurale: a parlare sono i compagni di un partigiano catturato dai tedeschi, eppure questo noi è informato su tutti i movimenti dell’animo del prigioniero: la paralisi e lo sconforto, la rassegnazione e il desiderio di reagire, fino alla decisione di…\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Fine-del-Marinese_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 30 ore 13:30 - Proiezioni di Sizigia pt.2 7 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"Lo straniero\" di Albert Camus.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Proiezioni-di-Sizigia-Alain_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n ","24 Giugno 2024","2024-06-30 10:13:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 24 al 30 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Il breve periodo trascorso in montagna con Giustizia e Libertà è rimasto dunque sostanzialmente fuori dai suoi scritti. Esiste tuttavia un’eccezione: un breve racconto \u003Cmark>del\u003C/mark> 1949 che si ispira alla sua deludente esperienza di partigiano. Fine \u003Cmark>del\u003C/mark> marinese colpisce soprattutto per il punto di vista “impossibile” dal quale sono narrati gli eventi. Levi adotta, infatti, una prima persona plurale: a parlare sono i compagni di un partigiano catturato dai tedeschi, eppure questo noi è informato su tutti i movimenti dell’animo \u003Cmark>del\u003C/mark> prigioniero: la paralisi e lo sconforto, la rassegnazione e il desiderio di reagire, fino alla decisione di…\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Fine-del-Marinese_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 30 ore 13:30 - Proiezioni di Sizigia pt.2 7 minuti [Proiezioni di Sizigia]:\r\n\r\nParole estratte da \"Lo straniero\" di Albert Camus.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Proiezioni-di-Sizigia-Alain_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n 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