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Il \u003Cmark>processo\u003C/mark> a loro carico inizierà a marzo.\r\n\r\nAscolta l'aggiornamento con il loro avvocato, Eugenio Losco:\r\n\r\n2015.01.08-Losco\r\n\r\n ",{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":127},[30],"No Tav, Francesco Graziano e Lucio a \u003Cmark>processo\u003C/mark> a marzo",[129,132],{"field":130,"matched_tokens":131,"snippet":123,"value":124},"post_content",[23,30],{"field":93,"matched_tokens":133,"snippet":127,"value":127},[30],1157451471306883000,{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":99,"num_tokens_dropped":51,"score":138,"tokens_matched":99,"typo_prefix_score":51},"2211897802752",14,"1157451471306883186",{"document":140,"highlight":155,"highlights":160,"text_match":134,"text_match_info":163},{"cat_link":141,"category":142,"comment_count":51,"id":143,"is_sticky":51,"permalink":144,"post_author":54,"post_content":145,"post_date":146,"post_excerpt":57,"post_id":143,"post_modified":147,"post_thumbnail":148,"post_thumbnail_html":149,"post_title":150,"post_type":60,"sort_by_date":151,"tag_links":152,"tags":154},[48],[50],"31302","http://radioblackout.org/2015/09/no-tav-sotto-sorveglianza-speciale-intervista-a-chiara/","Stamattina abbiamo intervistato Chiara, protagonista insieme a Claudio Mattia e Niccolò dell'ormai celebre processo per terrorismo ai No Tav per l'attacco al cantiere di Chiomonte del maggio 2013.\r\n\r\nDopo quasi due anni di detenzione, alla scadenza dei domiciliari che sta scontando in provincia di Teramo la aspetta un anno e mezzo di sorveglianza speciale; la misura disposta pochi giorni fa dal tribunale abruzzese implica obbligo di rientro notturno e divieto di frequentare pregiudicati e manifestazioni politiche, e viene applicata non per un reato specifico ma per il \"profilo psicologico\" della persona, evidentemente troppo incline a lottare.\r\n\r\nE' il primo caso recente di sorveglianza speciale contro militanti antagonisti accolto da un tribunale, a fronte delle numerose richieste per altri compagni in giro per l'Italia che sono state rifiutate. 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Un'azione che si è svolta senza che i passanti, numerosi ale 22 di un giorno prefestivo, potessero subire danni di lacun tipo; veloci e efficienti hanno attraversato una gorssa arteria di traffico dela megalopoli e incendiato delle auto di grossa cilindrata e lanciato molotov contro gli obiettivi, dileguandosi. In seguito sono stati catturati tre giovani anarchici, due canadesi ora estradati nel loro paese, e un messicano molto conosciuto anche per il suo immpegno con la lotta zapatista. Carlos Lopez langue ora in carcere con accuse anche di terrorismo; il processo sarà di fronte a una corte federale e l'eventuale condanna dovrà venire scontata nelle carceri federali, molto più dure di quelle comuni.\r\n\r\nE lo stato ha già fatto intendere che userà il pugno duro nei suoi confronti, perché serve una condanna esemplare.\r\n\r\nAbbiamo sentito una sua amica, che si sta attivando da Roma, dove vive per creare una rete di solidarietà attiva nei suoi confronti: ascoltate il racconto partecipe e gli articoli tradotti da Edith per illustrare questa storia di repressione, ma anche di azione diretta coraggiosa.\r\n\r\nmessico\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","30 Gennaio 2014","2014-02-04 13:58:16","Presos anarquistas in Mexico",1391084870,[178,179,180,181,182],"http://radioblackout.org/tag/anarquistas/","http://radioblackout.org/tag/azione-diretta/","http://radioblackout.org/tag/carlos-lopez/","http://radioblackout.org/tag/mexico/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[184,185,186,187,18],"anarquistas","azione diretta","Carlos Lopez","mexico",{"post_content":189},{"matched_tokens":190,"snippet":191,"value":192},[23,30],"carcere con accuse anche di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>; il \u003Cmark>processo\u003C/mark> sarà di fronte a una"," \r\n\r\nIl 5 gennaio un gruppo di compagni ha dato l'assalto a sedi di concessionarie di vetture e al Ministero dei trasporti nel Distrito Federal messicano. 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Lunedì 12 a Torino si è svolta un’assemblea informativa.\r\nGiovedì 15 alle 9 presidio all’aula bunker delle Vallette\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eugenio Losco, uno degli avvocati del collegio difensivo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2013-10-13-losco\r\n\r\nDi seguito il comunicato di solidarietà del Movimento No Tav.\r\n\r\nIl 15 ottobre comincia il processo d’appello contro Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò, condannati in primo grado a tre anni e mezzo per il sabotaggio al cantiere della Maddalena del 14 maggio 2013. Quell’angolo di Val Susa è una fortezza con truppe ed armi da guerra. Quella notte l’imponente apparato di sicurezza venne colto alla sprovvista. Un compressore prese fuoco.\r\nUn piccolo smacco che il governo e la magistratura non erano disposti a tollerare. Il movimento No Tav fece proprio quel sabotaggio, tassello in una lotta popolare nella quale tutti sono protagonisti.\r\nLa Procura di Torino si è assunta il compito di regolare i conti con i No Tav. L’accusa di terrorismo contro Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata la punta di un iceberg di processi e condanne ad altissima velocità.\r\nIl processo del “compressore” si basa sull’articolo 280.\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Nonostante non sia stato ferito nessuno, i No Tav sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai dei cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\n\r\nCome si trasforma un'azione di sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexties, l'ultima incarnazione, del 270, l'articolo che descrive i reati associativi di natura politica.\r\n\r\nQuesta legge potrebbe essere usata contro chiunque provi a contrastare una decisione del governo.\r\nL’accusa di terrorismo potrebbe essere fatta a qualunque movimento di lotta.\r\nDiversi giuristi, non sospettabili di simpatie No Tav, dissentirono pubblicamente con l’allora procuratore capo, Giancarlo Caselli, che chiuse in anticipo la sua carriera.\r\nLo scorso dicembre la corte d’assise smontò le tesi della Procura torinese, ribadendo il pronunciamento della Cassazione che aveva giudicato incongrua l’accusa di attentato con finalità di terrorismo, dal quale i quattro No Tav sono stati assolti. Francesco, Graziano e Lucio, arrestati qualche mese dopo, sono stati processati e condannati per lo stesso sabotaggio, ma non per terrorismo, perché la Cassazione aveva nuovamente bocciato la Procura di Torino.\r\n\r\nIl movimento No Tav si è stretto solidale a chi era stato investito da un’accusa tanto pesante. Migliaia di persone sono scese in piazza, centinaia di iniziative di sostegno, informazione, lotta si sono susseguite sin dal nove dicembre del 2013, quando i quattro vennero arrestati e subirono oltre un anno di carcere duro.\r\n\r\nL’ultima zampata della Procura di Torino contro i No Tav arriva dal Procuratore Generale Marcello Maddalena, che sarà in aula per sostenere le ragioni dell’accusa nel processo d’appello. Viene ribadita l’imputazione di attentato con finalità di terrorismo. La Procura di Torino non molla la presa. È raro che il procuratore generale scenda in campo direttamente. Maddalena vuole sparare tutte le cartucce per ottenere una condanna per terrorismo.\r\nMaddalena non si gioca una carriera giunta ormai al termine, ma rischia, se sconfitto, di non chiudere in bellezza.\r\nCercherà di far sentire ai magistrati tutto il suo peso .\r\nIl processo, inizialmente fissato in tribunale, è stato spostato nell’aula bunker delle Vallette, dove si era già celebrato quello di primo grado. Un ulteriore segnale del carattere speciale dei processi ai No Tav.\r\nIl processo alla 'ndragheta, in cui sono alla sbarra imprenditori, che hanno lavorato anche nel cantiere Tav, si svolge in contemporanea ma in sordina all'interno delle comode aule del tribunale Caccia, nonostante dalle intercettazioni, diffuse da alcuni organi di stampa, siano emersi i nomi di esponenti del partito democratico, che si sarebbero impegnati a sostenere l’ingresso di ditte fallite e colluse nel cantiere della Maddalena. Questa volta qualche pesce piccolo è rimasto imbrigliato nella rete della magistratura, ma i politici che li avrebbero sostenuti continuano le loro carriere nelle istituzioni e nella società che costruisce il Tav. Niente di cui stupirci. Legge Obiettivo, Sblocca Italia sono state inventate per rendere più agili, veloci le grandi opere, senza l’impiccio di qualche normativa di controllo o tutela.\r\n\r\nI processi ai No Tav sono processi contro ciascuno di noi. Con Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è alla sbarra tutto il movimento.\r\nIn questi anni di lotta durissima e di durissima repressione, non abbiamo mai accettato di trasformarci in meri testimoni dello scempio, perché siamo un movimento di resistenza attiva, perché le barricate, i sabotaggi, le occupazioni dell’autostrada, i blocchi alle trivelle, li abbiamo fatti tutti, chi in prima fila, chi impastando la polenta, chi ricostruendo un presidio bruciato.\r\nSiamo tutti colpevoli. Colpevoli di non esserci arresi, colpevoli di continuare la lotta, colpevoli perché costruiamo insieme, giorno dopo giorno, generazione dopo generazione, il mondo che vorremmo.\r\n\r\nConquisteremo il futuro, perché stiamo liberando il nostro presente.\r\n\r\nSiamo tutti Chiara, Claudio, Mattia, Nicolò, Lucio, Francesco e Graziano.\r\n\r\nAppuntamento per il processo giovedì 15 ottobre alle 9 all’aula bunker delle Vallette.\r\n\r\nMovimento No Tav","13 Ottobre 2015","2015-10-15 11:47:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/notavcant-scritta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"194\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/notavcant-scritta-300x194.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/notavcant-scritta-300x194.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/notavcant-scritta-768x496.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/notavcant-scritta-1024x662.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/notavcant-scritta.jpg 1651w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No Tav liberi! 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Colpevoli di non esserci arresi, colpevoli di continuare la lotta, colpevoli perché costruiamo insieme, giorno dopo giorno, generazione dopo generazione, il mondo che vorremmo.\r\n\r\nConquisteremo il futuro, perché stiamo liberando il nostro presente.\r\n\r\nSiamo tutti Chiara, Claudio, Mattia, Nicolò, Lucio, Francesco e Graziano.\r\n\r\nAppuntamento per il \u003Cmark>processo\u003C/mark> giovedì 15 ottobre alle 9 all’aula bunker delle Vallette.\r\n\r\nMovimento No Tav",[226,228,230,232,235],{"matched_tokens":227,"snippet":217},[],{"matched_tokens":229,"snippet":218},[],{"matched_tokens":231,"snippet":15},[],{"matched_tokens":233,"snippet":234},[30,23],"\u003Cmark>processo\u003C/mark> per \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":236,"snippet":35},[],[238,243],{"field":39,"indices":239,"matched_tokens":240,"snippets":242},[88],[241],[30,23],[234],{"field":130,"matched_tokens":244,"snippet":223,"value":224},[30,23],{"best_field_score":136,"best_field_weight":98,"fields_matched":99,"num_tokens_dropped":51,"score":246,"tokens_matched":99,"typo_prefix_score":51},"1157451471306883178",{"document":248,"highlight":262,"highlights":267,"text_match":270,"text_match_info":271},{"cat_link":249,"category":250,"comment_count":51,"id":251,"is_sticky":51,"permalink":252,"post_author":54,"post_content":253,"post_date":254,"post_excerpt":57,"post_id":251,"post_modified":255,"post_thumbnail":256,"post_thumbnail_html":257,"post_title":258,"post_type":60,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":261},[48],[50],"23383","http://radioblackout.org/2014/05/no-tav-domani-claudio-in-aula-con-andrea-e-giobbe/","Domani 30 maggio alle 9 al Tribunale di Torino maxi aula 1 c'è un'udienza (forse l'ultima) del processo a Andrea, Claudio e Giobbe, imputati per i fatti del novembre 2012 davanti al cancello della centrale elettrica a Chiomonte.\r\n\r\nGiobbe ha ancora l'obbligo di dimora e Andrea l'obbligo di firma, mentre Claudio verrà tradotto da Ferrara, dov'è ancora recluso in regime AS2.\r\n\r\nAlla scorsa udienza, il 10 aprile, ci fu la scenata del pm Rinaudo con il pubblico e la sera l'episodio dell'aggressione al suo autista, poi rivelatasi inventata. 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Nel frattempo si avvicina l'estate ed è auspicabile che la mobilitazione contro i processi si vada a intrecciare con un rilancio dell'iniziativa no tav sul territorio della Valle, che continua a essere laboratorio di importanti eventi come quello intitolato \"Voci di donne sulla violenza di stato\" la cui prima giornata è in programma sabato 31 maggio.\r\n\r\nprocessonotavcolazione","29 Maggio 2014","2014-06-02 12:39:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/bio-bottega-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"196\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/bio-bottega-300x196.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/bio-bottega-300x196.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/bio-bottega-768x501.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/bio-bottega.jpg 925w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No Tav, domani Claudio in aula con Andrea e Giobbe.",1401366943,[],[],{"post_content":263},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[30,23],"Vallette la seconda udienza del \u003Cmark>processo\u003C/mark> ai 4 accusati di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>, per i quali da giovedi","Domani 30 maggio alle 9 al Tribunale di Torino maxi aula 1 c'è un'udienza (forse l'ultima) del \u003Cmark>processo\u003C/mark> a Andrea, Claudio e Giobbe, imputati per i fatti del novembre 2012 davanti al cancello della centrale elettrica a Chiomonte.\r\n\r\nGiobbe ha ancora l'obbligo di dimora e Andrea l'obbligo di firma, mentre Claudio verrà tradotto da Ferrara, dov'è ancora recluso in regime AS2.\r\n\r\nAlla scorsa udienza, il 10 aprile, ci fu la scenata del pm Rinaudo con il pubblico e la sera l'episodio dell'aggressione al suo autista, poi rivelatasi inventata. 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Un gruppo di No Tav compie un'azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\n14 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per l'azione di quella notte. L'accusa è quella di \"attentato con finalità di terrorismo\". La vendetta di Stato mette in scena una cerimonia in grande stile, scegliendo il primo anniversario di quella notte di lotta perché sia chiaro chi è il più forte.\r\nNon solo. I quattro compagni arrestati il 9 dicembre, dopo 40 giorni nel reparto di alta sorveglianza del carcere delle Vallette vengono trasferiti in altre carceri.\r\nMattia e Nicolò al carcere ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara in quello di Rebibbia a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto dure, più di quello che il regime cui sono sottoposti prevede. Chiara a Torino è rimasta per 40 giorni in isolamento, a Rebibbia può fare la socialità con le altre, ma è sempre in cella da sola. 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Provano a seminare la paura, perché sanno bene che domani a Torino ci sarà una grande manifestazione No Tav, che si stringerà solidale ai quattro attivisti, che, esattamente cinque mesi fa, sono stati sottratti alle loro vite, ai loro affetti, alla lotta comune.\r\nDomani ci sarà una marcia popolare, aperta a tutti, giovani e meno giovani, bambini, disabili. Tutti e tutte No Tav, tutti e tutte decisi a testimoniare con la loro presenza che quella notte del 14 maggio di un anno fa, in Clarea c'eravamo tutti. Tutti sabotatori, tutti, dice la Procura \"terroristi\".\r\nTutti \"colpevoli di resistere\", ma soprattutto colpevoli di volere un mondo di libertà e giustizia sociale, colpevoli di lottare per farne una realtà.\r\nL'accanimento della Procura torinese contro i No Tav è testimoniato dalla decisione del Procuratore generale Maddalena di evacuare i locali del Palagiustizia a mezzogiorno di sabato, dalla scelta di far piazzare jersey di cemento armato e metallo intorno al Palagiustizia.\r\nCome in Clarea, nel cantiere/fortino divenuto simbolo dell'arroganza di Stato.\r\nCome in Clarea i difensori delle lobby che si contendono le nostre, vite, il nostro futuro, la nostra libertà, domani saranno asserragliati dietro a quelle reti. Come belve feroci.\r\n\r\nNoi saremo fuori, per le strade di Torino, per ricordare ai signori dei palazzi che il patto di mutuo soccorso che abbiamo stilato tra di noi, attraversa le generazioni e i territori. 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Se il dissenso diviene attivo, se si fa azione diretta, se rischia di far saltare le regole di un gioco feroce, la democrazia si dispiega come discorso del potere che ri-assume nella sua interezza l’assolutismo della regalità. Assoluta, perché sciolta da ogni vincolo, perché nega legittimità ad ogni parola altra. Ad ogni ordine che spezzi quello attuale.\r\nLo fa con la leggerezza di chi sa che l’illusione democratica è tanto forte da coprire come una coltre di nubi scure un dispositivo, che chiude preventivamente i conti con ogni forma di opposizione, che non si adatti al ruolo di mera testimonianza.\r\nIn questo dispositivo c’è anche la delega politica all’apparato giudiziario delle questioni che l’esecutivo non è in grado di affrontare.\r\nDalla legge elettorale a quella sulle droghe, sino al movimento No Tav.\r\n\r\nQuello che il potere politico non riesce a fare, quello che fanno i media senza potervi dar corpo, lo fa la magistratura.\r\nIn questi anni abbiamo assistito al progressivo incrudirsi della repressione, senza neppure la necessità di fare leggi speciali: è stato sufficiente usare in modo speciale quelle che ci sono.\r\nChi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato rischia sempre più di incappare nelle maglie della magistratura, perché le tutele formali e materiali che davano qualche spazio al dire e al fare, sono state poco a poco annullate.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nNon si contano più le operazioni della magistratura nei confronti dell’opposizione politica e sociale. 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Un attentato con finalità terroriste.\r\nIl teorema dei due PM, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, affonda le radici in un insieme di norme che danno loro amplissimo spazio di discrezionalità.\r\n\r\n14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assume come propria.\r\nNonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\n22 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per quell’azione. L’accusa è “attentato con finalità di terrorismo”.\r\nAi quattro attivisti arrestati il 9 dicembre, viene applicato il carcere duro, in condizioni di isolamento totale o parziale, sono trasferiti in carceri lontane per rendere più difficili le visite ai parenti, i soli autorizzati a farlo.\r\nMattia e Nicolò ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto pesanti, più di quello che il regime duro cui sono sottoposti prevede.\r\nI riti di un potere sciolto da qualunque vincolo divengono un monito per tutti coloro che li appoggiano e potrebbero seguirne l’esempio.\r\n\r\nUsando l’articolo 270 sexies, la Procura introduce un elemento cruciale, perché chiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nQueste ragioni oggi valgono per quattro No Tav, domani potrebbero valere per chiunque lotti contro le scelte non condivise, ma con il suggello della regalità imposto dallo Stato Italiano.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon questa logica gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi. E con loro i tanti che, in ogni dove, ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nNon serve molta immaginazione per capire cosa accadrebbe se il teorema dei PM torinesi dovesse essere accolto.\r\n\r\nI protagonisti dell’inchiesta sono la premiata coppia Rinaudo&Padalino. Il primo, quando aveva in mano l’inchiesta sulle n’drine piemontesi la tenne nel cassetto dieci anni, sin sull’orlo della prescrizione. Le intercettazioni effettuate dai carabinieri di Roma all’epoca dell’affaire Moggi, che mise nei guai il direttore generale della Juventus per la compra vendita degli arbitri, dimostrano che Rinaudo cenava oltre che con Moggi, con Antonio Esposito, referente dell’n’drangheta in Val Susa e con l’avvocato difensore di Martinat, il senatore missino finito nei guai per gli appalti a Venaus.\r\nDi Padalino si conoscono bene le simpatie leghiste, che ne hanno fatto un protagonista nella persecuzione degli antirazzisti torinesi.\r\nRinaudo&Padalino vogliono provare che la vittoria dei No Tav, la cancellazione della nuova linea tra Torino e Lyon, la rinuncia al progetto possano “arrecare grave danno ad un Paese”.\r\nNel farlo scendono con ineffabile sicumera su un terreno molto scivoloso.\r\nLa nozione di “grave danno” per un intero “Paese” suppone che vi sia un “bene pubblico”, un “interesse generale” che verrebbe irrimediabilmente leso se l’opera non si facesse.\r\nQuesto significa che il Tav deve necessariamente rientrare nell’interesse generale. Ma cosa definisce l’interesse generale, cosa costituisce il bene pubblico? Per i due PM la risposta è ovvia, quasi una tautologia: quello che un governo decide, gli accordi che stringe, gli impegni che si assume in nome di tutti. Nelle carte con cui sostengono l’accusa di terrorismo fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero la loro tesi.\r\nIn altre parole la ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di amianto, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere la partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. 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Provano a seminare la paura, perché sanno bene che domani a Torino ci sarà una grande manifestazione No Tav, che si stringerà solidale ai quattro attivisti, che, esattamente cinque mesi fa, sono stati sottratti alle loro vite, ai loro affetti, alla lotta comune.\r\nDomani ci sarà una marcia popolare, aperta a tutti, giovani e meno giovani, bambini, disabili. Tutti e tutte No Tav, tutti e tutte decisi a testimoniare con la loro presenza che quella notte del 14 maggio di un anno fa, in Clarea c'eravamo tutti. Tutti sabotatori, tutti, dice la Procura \"terroristi\".\r\nTutti \"colpevoli di resistere\", ma soprattutto colpevoli di volere un mondo di libertà e giustizia sociale, colpevoli di lottare per farne una realtà.\r\nL'accanimento della Procura torinese contro i No Tav è testimoniato dalla decisione del Procuratore generale Maddalena di evacuare i locali del Palagiustizia a mezzogiorno di sabato, dalla scelta di far piazzare jersey di cemento armato e metallo intorno al Palagiustizia.\r\nCome in Clarea, nel cantiere/fortino divenuto simbolo dell'arroganza di Stato.\r\nCome in Clarea i difensori delle lobby che si contendono le nostre, vite, il nostro futuro, la nostra libertà, domani saranno asserragliati dietro a quelle reti. Come belve feroci.\r\n\r\nNoi saremo fuori, per le strade di Torino, per ricordare ai signori dei palazzi che il patto di mutuo soccorso che abbiamo stilato tra di noi, attraversa le generazioni e i territori. Questo patto non è scritto nella carta, ma nei sentieri di lotta dove ci incontriamo e riconosciamo, parte di un grande cammino di libertà.\r\n\r\nOre 14 piazza Adriano.\r\nLo spezzone rosso e nero sarà aperto dallo striscione \"Terrorista è chi bombarda, sfrutta, opprime\"\r\n\r\nAscolta cronache ed analisi proposte oggi ad Anarres:\r\n\r\n2014 05 09 no tav anarres\r\n\r\nDi seguito alcune riflessioni sulla vicenda di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò uscite sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nLa grande favola della democrazia si scioglie come neve al sole, ogni volta che qualcuno prende sul serio il nucleo assiologico su cui pretende di costruirsi, ogni volta che libertà, solidarietà, uguaglianza vengono intese e praticate nella loro costitutiva, radicale alterità con un assetto sociale basato sul dominio, la diseguaglianza, lo sfruttamento, la competizione più feroce.\r\nLa democrazia reale ammette il dissenso, purché resti opinione ineffettuale, mero esercizio di eloquenza, semplice gioco di parola. Se il dissenso diviene attivo, se si fa azione diretta, se rischia di far saltare le regole di un gioco feroce, la democrazia si dispiega come discorso del potere che ri-assume nella sua interezza l’assolutismo della regalità. Assoluta, perché sciolta da ogni vincolo, perché nega legittimità ad ogni parola altra. Ad ogni ordine che spezzi quello attuale.\r\nLo fa con la leggerezza di chi sa che l’illusione democratica è tanto forte da coprire come una coltre di nubi scure un dispositivo, che chiude preventivamente i conti con ogni forma di opposizione, che non si adatti al ruolo di mera testimonianza.\r\nIn questo dispositivo c’è anche la delega politica all’apparato giudiziario delle questioni che l’esecutivo non è in grado di affrontare.\r\nDalla legge elettorale a quella sulle droghe, sino al movimento No Tav.\r\n\r\nQuello che il potere politico non riesce a fare, quello che fanno i media senza potervi dar corpo, lo fa la magistratura.\r\nIn questi anni abbiamo assistito al progressivo incrudirsi della repressione, senza neppure la necessità di fare leggi speciali: è stato sufficiente usare in modo speciale quelle che ci sono.\r\nChi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato rischia sempre più di incappare nelle maglie della magistratura, perché le tutele formali e materiali che davano qualche spazio al dire e al fare, sono state poco a poco annullate.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nNon si contano più le operazioni della magistratura nei confronti dell’opposizione politica e sociale. Hanno tentato più volte, ma con scarso successo i reati associativi, per loro natura intrinsecamente politici, le varie forme della famigerata famiglia 170, sono costruite per colpire chi si raggruppa per sovvertire l’ordine vigente, ma sfuggono ad una definizione chiara, e difficilmente sono applicabili e chi non si costituisce formalmente in associazione sovversiva o armata.\r\nHanno anche tentato la carta dell’associazione a delinquere applicata alle proteste sociali, ma anche qui non hanno portato a casa il risultato.\r\nNonostante ciò a Torino – da sempre laboratorio di repressione – hanno messo in campo processi contro decine di attivisti antirazzisti, nonostante la caduta del reato associativo.\r\nMaggior successo hanno avuto le operazioni costruite intorno a reati come devastazione e saccheggio, fallite a Torino ma riuscite a Genova e Milano, dove semplici danneggiamenti si sono trasformati in un reato da tempi di guerra con condanne sino a 15 anni di reclusione.\r\n\r\nOggi ci riprovano, proprio a Torino, mettendo in piedi un \u003Cmark>processo\u003C/mark> con l’accusa di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>.\r\nVale la pena ripercorrere la genealogia di un meccanismo disciplinare, che va ben oltre il singolo procedimento penale.\r\nSi scopre che la mera professione di opinioni negative sugli accordi per la realizzazione della nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon crea il “contesto” sul quale viene eretta l’impalcatura accusatoria che trasforma il danneggiamento di un compressore in un attentato. Un attentato con finalità terroriste.\r\nIl teorema dei due PM, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, affonda le radici in un insieme di norme che danno loro amplissimo spazio di discrezionalità.\r\n\r\n14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assume come propria.\r\nNonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\n22 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per quell’azione. L’accusa è “attentato con finalità di \u003Cmark>terrorismo”\u003C/mark>.\r\nAi quattro attivisti arrestati il 9 dicembre, viene applicato il carcere duro, in condizioni di isolamento totale o parziale, sono trasferiti in carceri lontane per rendere più difficili le visite ai parenti, i soli autorizzati a farlo.\r\nMattia e Nicolò ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto pesanti, più di quello che il regime duro cui sono sottoposti prevede.\r\nI riti di un potere sciolto da qualunque vincolo divengono un monito per tutti coloro che li appoggiano e potrebbero seguirne l’esempio.\r\n\r\nUsando l’articolo 270 sexies, la Procura introduce un elemento cruciale, perché chiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>.\r\nQueste ragioni oggi valgono per quattro No Tav, domani potrebbero valere per chiunque lotti contro le scelte non condivise, ma con il suggello della regalità imposto dallo Stato Italiano.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon questa logica gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi. E con loro i tanti che, in ogni dove, ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nNon serve molta immaginazione per capire cosa accadrebbe se il teorema dei PM torinesi dovesse essere accolto.\r\n\r\nI protagonisti dell’inchiesta sono la premiata coppia Rinaudo&Padalino. Il primo, quando aveva in mano l’inchiesta sulle n’drine piemontesi la tenne nel cassetto dieci anni, sin sull’orlo della prescrizione. Le intercettazioni effettuate dai carabinieri di Roma all’epoca dell’affaire Moggi, che mise nei guai il direttore generale della Juventus per la compra vendita degli arbitri, dimostrano che Rinaudo cenava oltre che con Moggi, con Antonio Esposito, referente dell’n’drangheta in Val Susa e con l’avvocato difensore di Martinat, il senatore missino finito nei guai per gli appalti a Venaus.\r\nDi Padalino si conoscono bene le simpatie leghiste, che ne hanno fatto un protagonista nella persecuzione degli antirazzisti torinesi.\r\nRinaudo&Padalino vogliono provare che la vittoria dei No Tav, la cancellazione della nuova linea tra Torino e Lyon, la rinuncia al progetto possano “arrecare grave danno ad un Paese”.\r\nNel farlo scendono con ineffabile sicumera su un terreno molto scivoloso.\r\nLa nozione di “grave danno” per un intero “Paese” suppone che vi sia un “bene pubblico”, un “interesse generale” che verrebbe irrimediabilmente leso se l’opera non si facesse.\r\nQuesto significa che il Tav deve necessariamente rientrare nell’interesse generale. Ma cosa definisce l’interesse generale, cosa costituisce il bene pubblico? Per i due PM la risposta è ovvia, quasi una tautologia: quello che un governo decide, gli accordi che stringe, gli impegni che si assume in nome di tutti. Nelle carte con cui sostengono l’accusa di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark> fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero la loro tesi.\r\nIn altre parole la ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di amianto, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere la partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. 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Un'imputazione che ha sottratto alle loro vite, ai loro affetti, alle lotte Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, rinchiusi da oltre cinque mesi in regime di alta sorveglianza.\r\nSolo da una settimana erano state cancellate alcune misure particolarmente afflittive nei loro confronti, come il divieto di incontro tra loro, e il blocco delle visite per tutti tranne i familiari più stretti.\r\nEntro il 15 giugno verranno rese note le motivazioni della sentenza della Cassazione, che ha annullato quella del Riesame che aveva confermato l'impianto accusatorio della Procura di Torino.\r\nUna prima crepa nel teorema della premiata coppia Padalino/Rinaudo, che potrebbe, ma il condizionale resta d'obbligo, portare ad un alleggerimento della pressione disciplinare sui quattro No Tav.\r\nNell'udienza del 22 maggio in corte d'assise il giudice ha concesso che i prigionieri fossero messi insieme nella stessa gabbia, in una zona più vicina ai loro avvocati. Per la prima volta da mesi hanno potuto incontrarsi, parlare, ritrovare un frammento della propria comunità umana e politica.\r\nFuori dall'aula bunker c'erano centinaia di attivisti No Tav dalla Valle, da Torino, da ogni dove. Musica, interventi, il compressore bruciato in effige hanno accompagnato una mattinata piovosa in questo scampolo di città ai confini del nulla metropolitano.\r\nA turno, con lunghe code ed estenuanti controlli, i No Tav sono entrati in aula. Lo spazio riservato al pubblico è distante un centinaio di metri dalla tribuna dove sono assisi i giudici. La gabbia con i prigionieri è lontana. In mezzo un vetro virato sul verde. Sembra un acquario triste.\r\nMa non importa. Salendo in piedi sulle sedie si riesce a fare un saluto, che i prigionieri ricambiano arrampicandosi sulla gabbia. Loro, cui spetta la parte più difficile, sembrano più forti di chi sta fuori.\r\nIn aula il rito si consuma secondo i propri schemi, con la presentazione delle parti civili. Per mesi i media, echeggiando le carte della Procura, avevano annunciato centinaia di costituzioni. La Commissione Europea, i ministeri, gli operai del cantiere, i poliziotti di guardia non si presentano. Alla fine restano solo il governo, LTF, general contractor per la Torino Lyon, e il sindacato di polizia SAP, quello degli applausi agli assassini di Federico Aldrovandi.\r\nGli avvocati della difesa hanno presentato numerose questioni di carattere procedurale, compresa l'eccezione di costituzionalità dell'articolo 270 sexies, da cui la Procura di Torino desume la definizione di terrorismo.\r\nE' stata anche avanzata la richiesta di trasferimento a Torino dei quattro compagni.\r\nIl tribunale si è riservato di rispondere. La prossima udienza si terrà il 6 giugno.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 05 23 losco processo compressore","25 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/aula-bunker-color-200x110.jpg","Processo del compressore. Primo atto",1401049338,[64,434,435],"http://radioblackout.org/tag/compressore/","http://radioblackout.org/tag/processo-no-tav/",[27,313,315],{"post_content":438,"post_title":442,"tags":446},{"matched_tokens":439,"snippet":440,"value":441},[30],"avanti a tappe forzate il \u003Cmark>processo\u003C/mark> ai resistenti della Maddalena nei","L'aula bunker delle Vallette è un'appendice, reale e simbolica, del carcere. Qui si celebrarono i grandi processi alla mafia e alla lotta armata. E' rimasta chiusa per lunghi anni, finché non è stata riaperta per i No Tav. Qui va avanti a tappe forzate il \u003Cmark>processo\u003C/mark> ai resistenti della Maddalena nei giorni dello sgombero della libera Repubblica e del primo assedio alla zona occupata.\r\nGiovedì 22 maggio è stata il teatro perfetto per la prima udienza ai quattro attivisti No Tav accusati di aver compiuto un sabotaggio al cantiere di Chiomonte il 14 maggio dello scorso anno. In quell'occasione venne danneggiato un compressore, presto riparato e rivenduto. Questo danneggiamento per la Procura di Torino vale un'imputazione di attentato con finalità di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>. Un'imputazione che ha sottratto alle loro vite, ai loro affetti, alle lotte Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, rinchiusi da oltre cinque mesi in regime di alta sorveglianza.\r\nSolo da una settimana erano state cancellate alcune misure particolarmente afflittive nei loro confronti, come il divieto di incontro tra loro, e il blocco delle visite per tutti tranne i familiari più stretti.\r\nEntro il 15 giugno verranno rese note le motivazioni della sentenza della Cassazione, che ha annullato quella del Riesame che aveva confermato l'impianto accusatorio della Procura di Torino.\r\nUna prima crepa nel teorema della premiata coppia Padalino/Rinaudo, che potrebbe, ma il condizionale resta d'obbligo, portare ad un alleggerimento della pressione disciplinare sui quattro No Tav.\r\nNell'udienza del 22 maggio in corte d'assise il giudice ha concesso che i prigionieri fossero messi insieme nella stessa gabbia, in una zona più vicina ai loro avvocati. 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In guerra è normale che la popolazione venga oppressa e chi resiste venga trattato da terrorista.\r\nPer capirne di più anarres ha intervistato Eugenio Losco, uno degli avvocati che difendono i No Tav accusati di terrorismo.\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n2014 01 10 avv losco terrorismo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDi seguito un testo discusso e condiviso tra i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Torino.\r\n\r\nLunedì 13 gennaio il Riesame ha confermato gli arresti per i quattro anarchici arrestati il 9 dicembre con l'accusa di aver partecipato all'azione di sabotaggio del cantiere della Maddalena della notte tra il 12 e il 13 maggio dello scorso anno. Accolto interamente l'impianto accusatorio del Gip Giampieri e dei PM Rinaudo e Padalino, che, oltre all'imputazione di uso di armi da guerra, avevano formulato l'accusa di attentato per fini di terrorismo.\r\nGli articoli del codice sono il 280 e il 280 bis.\r\nL'articolo 280 contempla il reato di \"attentato per finalità terroristiche o di eversione\". Ed è così formulato: \"Chiunque per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico attenta alla vita od alla incolumità di una persona, è punito, nel primo caso, con la reclusione non inferiore ad anni venti e, nel secondo caso, con la reclusione non inferiore ad anni sei.\"\r\nL'articolo 280 bis, \"Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi\" prevede che \"salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque per finalità di terrorismo compie qualsiasi atto diretto a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l'uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali, è punito con la reclusione da due a cinque anni\".\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Nonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\nCome si configura il terrorismo? Qual è la differenza tra un danneggiamento e l'attentato terrorista? Come si trasforma un'azione di sabotaggio in un atto terrorista?\r\nL'ordinamento mette a disposizione delle procure l'articolo 270 sexies, l'ultima incarnazione del famigerato 270, l'articolo che descrive i reati associativi di natura politica. Il 270 sexies fu frutto dell'onda emotiva seguita ai sanguinosi attentati di Londra e Madrid, delle bombe su treni e metropolitane che fecero centinaia di morti nelle due capitali europee, l'ennesimo episodio nella guerra di Al Quaeda agli infedeli. La Jihad del secondo millennio.\r\nDal 270 sexies i PM torinesi hanno desunto la definizione di terrorismo sulla quale hanno incardinato l'imputazione contro i quattro No Tav arrestati il 9 dicembre. Per questa norma \"sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto (…)\".\r\nNelle motivazioni della decisione del riesame di mantenere in carcere i quattro attivisti No Tav si legge: “È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale”.\r\nChiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nIl meccanismo che ha portato in galera i quattro No Tav potrebbe essere in ogni momento esteso a chiunque lotti contro le scelte del governo non condivise. In questo caso la lotta tocca una vasta parte della popolazione valsusina e di quanti negli anni ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nUn fatto gravissimo.\r\nNon è “soltanto” in gioco la libertà di quattro attivisti ma quella di tutti. Se il teorema che equipara le lotte al terrorismo dovesse passare, la possibilità di opporsi sarebbe negata in modo drastico.\r\nIn questi anni, di fronte alle manifestazioni più nette della criminalità del potere tanti hanno parlato di \"democrazia tradita\". Una illusione. Una illusione pericolosa, perché ha in se l'idea che questo sistema sia correggibile, che la violenza delle forze dell'ordine, la ferocia della macchina delle espulsioni, l'inumanità delle galere, la tortura nelle caserme, i pestaggi nei CIE e per le strade, le facce spaccate dai manganelli, le gole bruciate dai lacrimogeni, i lavoratori che muoiono di lavoro, i veleni che ammorbano la terra siano eccezioni, gravi, estese, durevoli ma eccezioni. La democrazia avrebbe in se gli anticorpi per eliminare i mali che la affliggono, per correggere la rotta, costruire partecipazione nella libertà.\r\nL'introduzione nell'ordinamento di norme come il 270 sexies e il suo utilizzo contro attivisti No Tav è lo specchio di una democrazia che lungi dall'essere tradita, tradisce la propria intima natura, (di)mostra che l'unica possibilità offerta al dissenso è la testimonianza ineffettuale.\r\nPezzo dopo pezzo sono state demolite le pur esigue garanzie offerte a chi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato. L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto di quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni di carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – di “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo di trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni di detenzione per banali episodi di contestazione e lotta.\r\nL'adozione di misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli di via, divieti e obblighi di dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a pezzi in processi che per l'impianto e per le modalità di svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti di difesa.\r\nNel processo in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un processo farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana di dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti di opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto di quattro attivisti No Tav con l'accusa di terrorismo non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato di terrorismo. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni di resistenza attiva e alle centinaia di No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre di più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della Val Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi di mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato di morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è terrorismo di Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In Val Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per terrorismo sia la condanna al pagamento di oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati di aver danneggiato gli affari di LTF, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto di Susa. Pagare cifre simili non è alla portata di tutti: si rischia di perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che di fronte a decenni di galera, alla perdita di quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno di mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà di nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata di lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il terrorismo di Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org","22 Gennaio 2014","2019-01-31 12:41:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/01/compressore-200x110.jpg","Terrorismo di Stato",1390417059,[481,213,482],"http://radioblackout.org/tag/arresti-no-tav/","http://radioblackout.org/tag/terrorismo/",[484,15,23],"arresti no tav",{"post_content":486,"post_title":490,"tags":494},{"matched_tokens":487,"snippet":488,"value":489},[23],"attivisti No Tav.\r\nL'accusa di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark> per atti di mero sabotaggio","La Procura torinese ha attuato un ulteriore salto di qualità nella repressione degli attivisti No Tav.\r\nL'accusa di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark> per atti di mero sabotaggio non violento, la detenzione in regime di isolamento, il trattenimento e la censura della posta, e, da ultimo, il blocco dei colloqui con amici e parenti sono il segno di un irrigidimento disciplinare da tempi di guerra.\r\nD'altra parte, quando c'é il filo spinato, l'occupazione militare, i blindati, i lacrimogeni, i reduci dell'Afganistan, la guerra c'é già. 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L'accordo stipulato il 31 maggio 2013 tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, che esclude dalla rappresentanza chi non ne accetta le regole e punisce chi sciopera contro, ne è il segno.\r\nIn questi anni le Procure hanno giocato un ruolo sempre più netto nel disciplinamento dell'opposizione politica e sociale.\r\nSpesso non è stato neppure necessario modificare le norme: è bastato un uso molto disinvolto di quelle che c'erano. Una vera torsione del diritto per ottenere anni di carcere e lunghe detenzioni.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nIn questi anni Torino è stata ed è uno dei laboratori dove si sperimentano le strategie repressive delle Procure. Si va dall’accusa – poi caduta – di “devastazione e saccheggio” per una manifestazione antifascista come tante, sino al tentativo di trasformare le lotte antirazziste in un’associazione a delinquere, che sebbene sia fallito, non ha tuttavia distolto la Procura torinese dall’imbastire due maxi processi contro gli antirazzisti, che rischiano lunghi anni di detenzione per banali episodi di contestazione e lotta.\r\nL'adozione di misure che per via amministrativa consentono la limitazione della libertà come fogli di via, divieti e obblighi di dimora sono distribuite a piene mani per mettere i bastoni tra le ruote dei movimenti.\r\nPersino le \"normali\" garanzie vengono fatte a pezzi in processi che per l'impianto e per le modalità di svolgimento negano l'esercizio dei cosiddetti diritti di difesa.\r\nNel \u003Cmark>processo\u003C/mark> in cui sono alla sbarra 52 No Tav per le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011, persino gli avvocati hanno dovuto prendere posizione pubblica contro la Procura perché ai difensori è consentita a malapena la presenza. Un \u003Cmark>processo\u003C/mark> farsa: la sentenza pare già scritta. La corte ha imposto due udienze a settimana di dieci ore, senza certezza sul calendario dei testimoni e senza spazio per le difese. Oggi la soluzione disciplinare è l'unico approdo dei governi che hanno delegato all'apparato giudiziario la gestione dei nodi che non riescono ad affrontare. Dalla legge elettorale, a quella sulle droghe, dalla terra dei fuochi alla demolizione dei movimenti di opposizione la parola è passata ai gestori della guerra, dell’ordine pubblico e dei tribunali.\r\nNel solo movimento No Tav sono ormai diverse centinaia gli attivisti finiti nel mirino della magistratura.\r\nL'arresto di quattro attivisti No Tav con l'accusa di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark> non è certo giunto inaspettato. Sin da maggio i media e i politici hanno parlato di \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>. Prima della Procura torinese, l'accusa che ha privato della libertà Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò è stata formulata nelle redazioni dei giornali e nelle segreterie dei partiti.\r\nLa determinazione ad affondare sempre più nella carne viva del movimento contro la Torino Lyon aumenta quando il movimento lancia un segnale forte. Inequivocabile. Le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione dello scorso 16 novembre a Susa sono la dimostrazione che il movimento, nelle sue varie componenti, non è disponibile a trasformarsi in mero testimone dello scempio. In quella manifestazione era esplicito l'appoggio alle azioni di resistenza attiva e alle centinaia di No Tav colpiti dalla repressione per aver partecipato alla lotta, mettendosi in mezzo, partecipando a blocchi, azioni, occupazioni, sabotaggi.\r\nDue settimane dopo sono scattati gli arresti.\r\nIl governo usa sempre di più la mano dura contro chi non si piega e continua a lottare. Lo scopo è chiaro: seminare il terrore tra i No Tav, spaventare la popolazione della Val Susa, far paura ai tanti che in questi anni, chi più e chi meno, chi in prima fila, chi in ultima si sono messi di mezzo, hanno costruito presidi, eretto barricate, bloccato strade e ferrovie, hanno boicottato e sabotato il cantiere e le ditte collaborazioniste, si sono difesi dall’occupazione militare e dalla distruzione del territorio.\r\nIn questi ultimi due anni e mezzo si è allungata la lista degli attivisti feriti, gasati, pestati, torturati. Quest’estate la polizia ha anche molestato sessualmente una No Tav. Qualcuno ha anche rischiato di morire per le botte, che hanno rotto teste, spezzato gambe e braccia, accecato.\r\nQuesto è \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark> di Stato. Non uno slogan ma la realtà che stiamo vivendo. In Val Susa, ma non solo.\r\nLa repressione si sta inasprendo perché il governo si prepara ad attaccare in bassa valle, dove si stanno preparando ai lavori preliminari per aprire il cantiere del mega tunnel a Susa.\r\nNei prossimi mesi proveranno a fare i lavori per spostare l’autoporto da Susa a Bruzolo e il servizio”Guida Sicura” da Susa ad Avigliana.\r\nSeminare il terrore tra la popolazione è l’ultima carta da giocare perché il governo sa bene che in bassa valle la partita potrebbe essere molto più difficile che a Chiomonte, in una zona isolata, senza abitazioni, raggiungibile solo a piedi.\r\nIn questa strategia del terrore ci sono sia gli arresti per \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark> sia la condanna al pagamento di oltre 200.000 euro per Alberto, Giorgio e Loredana tre attivisti, accusati di aver danneggiato gli affari di LTF, il general contractor dell’opera, per aver impedito un sondaggio proprio all’autoporto di Susa. Pagare cifre simili non è alla portata di tutti: si rischia di perdere la casa, l’auto, un quinto dello stipendio o della pensione. Il governo spera che di fronte a decenni di galera, alla perdita di quello chi si ha per campare, qualcuno anche se non ha cambiato idea, si tiri indietro.\r\nLa scommessa è far si che si sbaglino.\r\nIl governo sa che l’apertura dei cantieri a Susa non sarà una passeggiata. Sa che in molti si metteranno di mezzo, sa che i più li sosterranno. Ma per vincere la partita non basterà.\r\nOggi tutti plaudono e molti agiscono. Per mettersi in mezzo basta poco, anche una sedia in mezzo alla strada. Se saranno tante quando tireranno giù la prima barricata ne troveranno un’altra poco lontano.\r\nSe ancora una volta il movimento saprà rendere ingovernabile un intero territorio per i nostri avversari sarà di nuovo dura.\r\nIl 22 febbraio il movimento No Tav ha lanciato una giornata di lotta nazionale – ognuno sul proprio territorio – contro la repressione e contro il Tav e le altre grandi opere inutili e dannose.\r\nSarà una buona occasione per inceppare il \u003Cmark>terrorismo\u003C/mark> di Stato.\r\n°°°°\r\nChi ci vuole contattare per commentare il testo ci può scrivere ad anarres@inventati.org",{"matched_tokens":491,"snippet":493,"value":493},[492],"Terrorismo","\u003Cmark>Terrorismo\u003C/mark> di Stato",[495,497,499],{"matched_tokens":496,"snippet":484,"value":484},[],{"matched_tokens":498,"snippet":15,"value":15},[],{"matched_tokens":500,"snippet":501,"value":501},[23],"\u003Cmark>terrorismo\u003C/mark>",[503,505,511],{"field":130,"matched_tokens":504,"snippet":488,"value":489},[23],{"field":39,"indices":506,"matched_tokens":507,"snippets":509,"values":510},[99],[508],[23],[501],[501],{"field":93,"matched_tokens":512,"snippet":493,"value":493},[492],{"best_field_score":467,"best_field_weight":137,"fields_matched":88,"num_tokens_dropped":51,"score":468,"tokens_matched":99,"typo_prefix_score":51},{"document":515,"highlight":528,"highlights":536,"text_match":465,"text_match_info":541},{"comment_count":51,"id":516,"is_sticky":51,"permalink":517,"podcastfilter":518,"post_author":519,"post_content":520,"post_date":521,"post_excerpt":57,"post_id":516,"post_modified":522,"post_thumbnail":523,"post_title":524,"post_type":330,"sort_by_date":525,"tag_links":526,"tags":527},"67997","http://radioblackout.org/podcast/aggiornamento-sul-processo-notap/",[290],"liberationfront","Il 19 marzo è stata pronunciata la prima sentenza del triplo processo a carico del movimento NoTap in cui sono state stilate un centinaio di sentenze per pene che vanno da tre mesi ai quattro anni. 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