","Torino. Libro e moschetto","post",1727198979,[62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/cascina-giaglione/","http://radioblackout.org/tag/egemonia-culturale/","http://radioblackout.org/tag/fascismo/","http://radioblackout.org/tag/festival-giovani-adulti/","http://radioblackout.org/tag/la-scuola-in-guerra/","http://radioblackout.org/tag/propaganda-militarista/","http://radioblackout.org/tag/propaganda-nazionalista/",[70,71,72,73,74,75,76],"cascina giaglione","egemonia culturale","fascismo","festival giovani adulti","la scuola in guerra","propaganda militarista","propaganda nazionalista",{"post_content":78,"tags":83},{"matched_tokens":79,"snippet":81,"value":82},[80],"nazionalista","PD questa incursione militarista e \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark> tra le ragazze e i","La destra di governo si prefigge l’obiettivo di esercitare un’egemonia culturale diffusa. Non si limita a piazzare i propri uomini e donne a capo delle principali istituzioni culturali ma tenta concretamente di indottrinare bambini e bambine, ragazze e ragazzi delle scuole.\r\nEd è alle scuole che è diretto il “Festival Giovani Adulti” dedicato a “Il corpo nel mondo”, promosso dall’associazione “Fiori di Ciliegio” di Davide D’Agostino, consigliere di FdL a Ciriè, che ha ricevuto dalla Regione Piemonte 100.000 euro per l’iniziativa. Sul sito dell’associazione campeggia un murale dedicato a Yukio Mishima romanziere giapponese noto per un acceso nazionalismo e per il culto dell'imperatore. Mishima è un mito per i fascisti più raffinati.\r\nLo scorso anno “Giovani Adulti” si tenne in Barriera di Milano, quest’anno, dal 25 al 27 settembre, sbarca a Mirafiori alla cascina Giaglione, già roccaforte catto-dem, oggi terreno di conquista per gli amici di Maurizio Marrone, l’assessore regionale sceso in campo a difendere dalle (tardive) critiche del PD questa incursione militarista e \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark> tra le ragazze e i ragazzi delle scuole di periferia.\r\nSebbene non tutti i relatori siano riconducibili alla destra tuttavia il militarismo ed il nazionalismo sono i piatti forti dell'iniziativa e chi non è allineato è una comoda foglia di fico. Non per caso Marrone usa gente come Moni Ovadia per minimizzare il reale focus del Festival.\r\nTra worshop e lezioni frontali viene messo in piedi un programma che evoca uno dei più celebri slogan della dittatura “Libro e moschetto fascista perfetto”. Vi segnaliamo le conferenze “La guerra spiegata ai ragazzi”, “Scuola di cavalleria”, “Anima e corpo”, “Il corpo della Santa”, “Il corpo della nazione”, “Maschi e femmine”. \r\nTra i partecipanti spiccano l’inetta ma fascistissima direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, il conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani, il prete omofobo di TikTok Ambrogio Mazzai.\r\nSenza dimenticare Renato Daretti, presidente dell’Associazione nazionale Incursori dell’Esercito.\r\nLa Cub Scuola Università e Ricerca di Torino ha invitato le insegnanti e gli insegnanti a denunciare questa scelta, a rifiutarsi di portarvi le proprie classi, a proporre una cultura radicalmente diversa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Scarinzi della Cub Scuola\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/2024-09-24-cosimo-giovani-adulti.mp3\"][/audio]",[84,86,88,90,92,94,98],{"matched_tokens":85,"snippet":70},[],{"matched_tokens":87,"snippet":71},[],{"matched_tokens":89,"snippet":72},[],{"matched_tokens":91,"snippet":73},[],{"matched_tokens":93,"snippet":74},[],{"matched_tokens":95,"snippet":97},[96],"propaganda","\u003Cmark>propaganda\u003C/mark> militarista",{"matched_tokens":99,"snippet":100},[96,80],"\u003Cmark>propaganda\u003C/mark> \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark>",[102,110],{"field":36,"indices":103,"matched_tokens":106,"snippets":109},[104,105],6,5,[107,108],[96,80],[96],[100,97],{"field":111,"matched_tokens":112,"snippet":81,"value":82},"post_content",[80],1157451471441625000,{"best_field_score":115,"best_field_weight":40,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":116,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897868544","1157451471441625194",{"document":118,"highlight":142,"highlights":147,"text_match":150,"text_match_info":151},{"cat_link":119,"category":120,"comment_count":48,"id":121,"is_sticky":48,"permalink":122,"post_author":51,"post_content":123,"post_date":124,"post_excerpt":54,"post_id":121,"post_modified":125,"post_thumbnail":126,"post_thumbnail_html":127,"post_title":128,"post_type":59,"sort_by_date":129,"tag_links":130,"tags":137},[45],[47],"66613","http://radioblackout.org/2021/02/memoria-di-stato-foibe-e-revisionismi/","[caption id=\"attachment_66619\" align=\"alignleft\" width=\"300\"] Bambini nel campo di concentramento italiano sull'isola di Rab, in Jugoslavia[/caption]\r\n\r\nL’Italia non ha mai fatto i conti con la propria storia coloniale, con il fascismo, con la guerra in Jugoslavia, in Grecia, in Africa. Il mito degli “italiani brava gente”, assunto in modo trasversale a destra come a sinistra, fonda il nazionalismo italiano, un nazionalismo che si nutre di un’aura di innocenza e bonarietà “naturali”.\r\nIn Italia la memoria è la prima vittima del nazionalismo, che impone una sorta di memoria di stato, che diviene segno culturale condiviso. Una sorta di marchio di fabbrica. Si sacrificano le virtù eroiche ma si eleva l’antieroismo dei buoni a cifra di un’identità collettiva.\r\nPeccato che sia tutto falso. Falso come i fondali di cartone dei film di qualche anno fa. Eppure, nonostante le ricerche storiche abbiamo mostrato la ferocia della trama sottesa al mito, questo sopravvive e si riproduce negli anni.\r\nLa gestione delle giornate della “memoria” e del “ricordo” assunte in modo bipartisan dalle varie forze politiche ha contribuito ad alimentare questa favola rassicurante, impedendo una riflessione collettiva che individuasse nei nazionalismi la radice culturale del male.\r\nSiamo di fronte ad una “memoria di Stato”. Una Memoria che unifica il ricordo del genocidio di milioni di ebrei nei lager nazisti con quello di una violenza molto più circoscritta e di significato profondamente diverso.\r\nI vertici dello Stato cercano di istituire una assonanza tra due eventi incomparabili per un fine ben preciso: sacralizzare l’identità nazionale.\r\nIl 10 febbraio è stato scelto come rievocazione del Trattato di pace del 1947, quello che ha sancito per l’Italia sconfitta la perdita di qualche fetta di territorio al confine orientale. A questa data sono collegate le uccisioni di un paio di migliaia di abitanti, prevalentemente italiani, delle zone istriane e l’emigrazione forzata dei giuliano-dalmati che sono stimati attorno alle 250.000 unità (dal 1944 alla fine degli anni Cinquanta). Ma soprattutto nell’immaginario collettivo sono ormai entrate, come un incubo, le voragini carsiche delle foibe in cui una parte dei morti vennero gettati. Qui vi è un evidente elemento di psicologia sociale inconscia: queste fosse comuni improvvisate, dove erano stati già gettati cadaveri di soldati tedeschi e animali, rappresentano agli occhi di molti italiani di oggi una cavità infernale e un’ulteriore motivo di rivendicazione nazionalista.\r\nAttorno alle foibe ruotava per decenni la propaganda nazionalista e neofascista a Trieste e dintorni, esagerando a dismisura il numero degli uccisi e degli esuli e presentando l’evento come un atto di “barbarie slavo-comunista”. Ora i termini sono meno esplicitamente razzisti, ma in compenso il tema è stato assunto come proprio da quasi tutte le forze politiche. Anzi buona parte dei politici di sinistra, a cominciare dai vertici istituzionali, recita l’autocritica per la “cecità ideologica” che avrebbe fatto dimenticare questi italiani, e quindi fratelli, povere vittime innocenti. Sempre più spesso si ignorano volutamente le pesanti responsabilità dell’esercito italiano che occupò la regione di Lubiana e che non fu meno feroce dei nazisti. Incendi, impiccagioni, fucilazioni, deportazioni e torture furono praticate su larga scala per domare la resistenza partigiana. Tutto ciò si sommò alla valanga di misure repressive, linguistiche e penali, che aveva caratterizzato, per un ventennio, il dominio dei fascisti italiani sulle popolazioni slave.\r\nOgni storico con un minimo di dignità sa che le violenze rivolte agli italiani sconfitti di queste zone vanno inquadrate nel contesto bellico e postbellico e che si spiegano, in buona parte, come risposta all’oppressione nazionale precedente. Per motivi di opportunismo politico e di consenso elettorale, molti politici confermano però l’immagine degli “italiani brava gente” ingiustamente colpiti solo per motivi di odio e malvagità nazionale. Questo odio certamente esisteva, e procurò anche delle ingiustizie individuali, ma aveva forti radici e ragioni nell’esperienza patita collettivamente da chi, con un enorme costo umano, aveva sostenuto la lotta degli antifascisti.\r\nLa comoda etichetta dell’italiano, militare o civile, buono e umanitario (molto migliore del tedesco cattivo e feroce) si basa sull’esaltazione di pochi casi isolati di non collaborazione con i piani della repressione sanguinaria. Lo scopo inconfessabile di tale propaganda è di oscurare il collaborazionismo di massa con la politica della terra bruciata che, anche in Jugoslavia, fu condotta senza incertezze né pietà dall’esercito italiano di occupazione.\r\nIl diffuso vittimismo nazionale nell’Italia di oggi vuole nascondere la verità storica proprio mentre i politici gareggiano nel pentimento per la propria amnesia del passato sul tema delle foibe. Il Ricordo di Stato deve essere unilaterale, aumentare le dimensioni, condire la rievocazione con particolari raccapriccianti e spesso non dimostrati. Gli infoibati sarebbero stati delle persone senza alcun coinvolgimento nell’occupazione fascista, scelti solo come italiani, colpiti in quanto non si piegavano al vincitore slavo e alla dittatura comunista. Anche se è ben vero che il nuovo potere jugoslavo era il risultato di un totalitarismo politico fuso con un esercito particolarmente gerarchico nato in durissimi scontri armati, non va dimenticato quanto gli italiani, quasi tutti, di queste regioni giuliano-dalmate si fossero identificati nel regime fascista che li favoriva in tutti i modi.\r\nPer dovere storico, non va cancellato il fatto che i responsabili italiani, militari e funzionari di polizia, di molti crimini di guerra in Jugoslavia furono protetti dai regimi democratici italiani e che “per carità di patria” i processi a tali imputati non furono mai svolti. L’Italia democratica e formalmente antifascista del 1946, anche con il sostanziale accordo delle sinistre, dapprima promise di consegnare i criminali di guerra italiani agli stati che li richiedevano, poi dichiarò di processarli in patria, infine favorì la loro fuga all’estero. Vi furono anche casi di reintegro nell’apparato statale e di folgorante carriera, fino alla carica di prefetto. È l’ennesima prova della permanenza nelle istituzioni post 1945 di un’intera generazione di funzionari fascisti in grado di difendere il loro passato di “servitori dello stato”.\r\nSe le vicende drammatiche delle foibe e le volontà di non dimenticare non fossero un alibi per rimuovere i lati oscuri dell’Italia fascista e postfascista, tutti gli “armadi della vergogna” delle violenze belliche di parte italiana dovrebbero essere aperti. Essi offrirebbero le informazioni documentate per una vera e non vittimistica storia del ruolo di molti italiani durante e dopo il tragico regime la cui responsabilità non fu certamente solo di un tale nato a Predappio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio Venza, storico triestino\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-foibe-venza.mp3\"][/audio]","9 Febbraio 2021","2021-02-09 16:49:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"206\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager-300x206.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager-300x206.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager.jpg 512w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Memoria di Stato. 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Nel centenario della fine della Prima guerra mondiale le istituzioni esaltano quello spostamento di confini, ma c’è chi non ci sta a festeggiare un massacro.\r\nAl corteo di Gorizia parteciperanno anche antimilitaristi sloveni per una lotta che non ha né frontiere né patrie, lungo uno dei tenti confini chiusi della fortezza Europa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele del coordinamento libertario del Friuli Venezia Giulia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/2018-10-30-gorizia-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il documento di indizione del corteo:\r\n\"Contro la retorica nazionalista, ricordiamo i disertori, i renitenti, i fucilati\r\n\r\nRilanciamo l’antimilitarismo\r\n\r\nRifiutiamo di unirci al coro nazionalista di chi celebra il centenario della vittoria della Prima Guerra Mondiale. Vogliamo invece ricordare chi quella carneficina provò a fermarla, chi rifiutò di sacrificarsi per i profitti e i fanatismi altrui, chi scese in piazza chiedendo pane e pace sfidando la prigionia e la deportazione.\r\n\r\nUna guerra che ha portato a milioni di morti, mutilati, invalidi, dispersi, “scemi” di guerra, fucilazioni di massa, fosse comuni, devastazione ambientale, esplosione della furia nazionalista, manipolazione mediatica, mitizzazione di criminali in divisa come Cadorna e Graziani, Badoglio o Rommel che ebbero poi ruoli centrali nelle dittature nate sulle macerie di quel conflitto.\r\n\r\nRicordiamo che la Prima Guerra Mondiale è stata anche una storia di diserzioni. A Caporetto e a Vittorio Veneto migliaia di soldati delle due parti abbandonarono l’esercito: erano stati mandati a combattere una guerra voluta da borghesi, padroni e intellettuali fanatici. Innumerevoli e spesso dimenticate dalla storia ufficiale furono le rivolte, gli ammutinamenti, i sabotaggi.\r\n\r\nOra lo scenario mondiale è profondamente cambiato. Quella che non è cambiata (si è solo aggiornata) è la propaganda nazionalista e militarista volta a dimostrare l’utilità degli eserciti e delle sue missioni, sia all’estero che nelle nostre città. Le guerre vengono giustificate da mille motivi, ma continuano a essere causate da interessi capitalisti e portano – oggi come allora – morte e distruzione.\r\n\r\nPer questo riteniamo importante in questa data sostenere le ragioni dell’antimilitarismo e discutere del ruolo degli eserciti oggi.\r\n\r\nQuanto si spende oggi in armi e tecnologia bellica? Quanto vale l’export di armi per l’Italia? A quali paesi vengono vendute e a quanti conflitti partecipiamo direttamente e indirettamente? Cosa si muove in Europa con l’avvio della cooperazione militare con l’istituzione di una struttura di coordinamento permanente “Pesco” (un chiaro tentativo di dar vita al nuovo esercito europeo), che già beneficia di un finanziamento di 13 miliardi di euro? Quale è il peso della scuola nell’ “arruolare” i ragazzi e le ragazze a questa mentalità gerarchica e d’obbedienza tipicamente militarista mascherata da vuoto patriottismo? Quale è il ruolo della propaganda?\r\nGli eserciti stanno sempre più svolgendo un servizio di controllo interno. Con il pretesto del terrorismo, della crisi e dell’instabilità sociale, i governi che si sono susseguiti in Italia hanno utilizzato i vari corpi armati come deterrente contro le proteste e in particolare contro l’attivismo di settori popolari in rivolta contro le devastazioni ambientali (si veda il TAV in Val Susa o le discariche di rifiuti tossici in Campania). Possiamo parlare di una vera e propria sperimentazione di un fronte di “guerra interna”, una sorta di militarizzazione sociale dove, non ultimo, viene agitato lo spauracchio dell’\"invasione etnica” per giustificare l’aumento di polizia e militari nelle strade e sui confini.\r\n\r\nQuesto, assieme ad un rinnovato ed esplicito interventismo bellico al di fuori dei nostri confini: operazioni di guerra sempre meno mascherate da “guerre umanitarie” e sempre più palesemente portate avanti “a difesa degli interessi nazionali” ovvero dei profitti delle multinazionali italiane che continuano a saccheggiare le risorse naturali dei paesi extraeuropei, in particolare dell’Africa.\r\n\r\nLe retoriche nate dai nazionalismi di ieri alimentano quelli di oggi.\r\n\r\nRivendicare una memoria antimilitarista significa combatterle entrambe.\r\n\r\nSabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15\r\n\r\nConcentramento di fronte alla stazione dei treni.\r\n\r\nConclusione in piazza della Vittoria con intervento musicale di Alessio Lega\r\n\r\nCoordinamento Libertario Regionale\"","30 Ottobre 2018","2018-11-01 04:45:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"130\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-300x130.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-300x130.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-768x333.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-1024x444.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-690x302.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner.jpg 1149w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gorizia. 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Vogliamo invece ricordare chi quella carneficina provò a fermarla, chi rifiutò di sacrificarsi per i profitti e i fanatismi altrui, chi scese in piazza chiedendo pane e pace sfidando la prigionia e la deportazione.\r\n\r\nUna guerra che ha portato a milioni di morti, mutilati, invalidi, dispersi, “scemi” di guerra, fucilazioni di massa, fosse comuni, devastazione ambientale, esplosione della furia \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark>, manipolazione mediatica, mitizzazione di criminali in divisa come Cadorna e Graziani, Badoglio o Rommel che ebbero poi ruoli centrali nelle dittature nate sulle macerie di quel conflitto.\r\n\r\nRicordiamo che la Prima Guerra Mondiale è stata anche una storia di diserzioni. A Caporetto e a Vittorio Veneto migliaia di soldati delle due parti abbandonarono l’esercito: erano stati mandati a combattere una guerra voluta da borghesi, padroni e intellettuali fanatici. Innumerevoli e spesso dimenticate dalla storia ufficiale furono le rivolte, gli ammutinamenti, i sabotaggi.\r\n\r\nOra lo scenario mondiale è profondamente cambiato. Quella che non è cambiata (si è solo aggiornata) è la \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark> e militarista volta a dimostrare l’utilità degli eserciti e delle sue missioni, sia all’estero che nelle nostre città. Le guerre vengono giustificate da mille motivi, ma continuano a essere causate da interessi capitalisti e portano – oggi come allora – morte e distruzione.\r\n\r\nPer questo riteniamo importante in questa data sostenere le ragioni dell’antimilitarismo e discutere del ruolo degli eserciti oggi.\r\n\r\nQuanto si spende oggi in armi e tecnologia bellica? Quanto vale l’export di armi per l’Italia? A quali paesi vengono vendute e a quanti conflitti partecipiamo direttamente e indirettamente? Cosa si muove in Europa con l’avvio della cooperazione militare con l’istituzione di una struttura di coordinamento permanente “Pesco” (un chiaro tentativo di dar vita al nuovo esercito europeo), che già beneficia di un finanziamento di 13 miliardi di euro? Quale è il peso della scuola nell’ “arruolare” i ragazzi e le ragazze a questa mentalità gerarchica e d’obbedienza tipicamente militarista mascherata da vuoto patriottismo? Quale è il ruolo della \u003Cmark>propaganda\u003C/mark>?\r\nGli eserciti stanno sempre più svolgendo un servizio di controllo interno. Con il pretesto del terrorismo, della crisi e dell’instabilità sociale, i governi che si sono susseguiti in Italia hanno utilizzato i vari corpi armati come deterrente contro le proteste e in particolare contro l’attivismo di settori popolari in rivolta contro le devastazioni ambientali (si veda il TAV in Val Susa o le discariche di rifiuti tossici in Campania). Possiamo parlare di una vera e propria sperimentazione di un fronte di “guerra interna”, una sorta di militarizzazione sociale dove, non ultimo, viene agitato lo spauracchio dell’\"invasione etnica” per giustificare l’aumento di polizia e militari nelle strade e sui confini.\r\n\r\nQuesto, assieme ad un rinnovato ed esplicito interventismo bellico al di fuori dei nostri confini: operazioni di guerra sempre meno mascherate da “guerre umanitarie” e sempre più palesemente portate avanti “a difesa degli interessi nazionali” ovvero dei profitti delle multinazionali italiane che continuano a saccheggiare le risorse naturali dei paesi extraeuropei, in particolare dell’Africa.\r\n\r\nLe retoriche nate dai nazionalismi di ieri alimentano quelli di oggi.\r\n\r\nRivendicare una memoria antimilitarista significa combatterle entrambe.\r\n\r\nSabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15\r\n\r\nConcentramento di fronte alla stazione dei treni.\r\n\r\nConclusione in piazza della Vittoria con intervento musicale di Alessio Lega\r\n\r\nCoordinamento Libertario Regionale\"",[182],{"field":111,"matched_tokens":183,"snippet":179,"value":180},[96,80],{"best_field_score":152,"best_field_weight":153,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":154,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":186,"highlight":211,"highlights":215,"text_match":150,"text_match_info":218},{"cat_link":187,"category":188,"comment_count":48,"id":189,"is_sticky":48,"permalink":190,"post_author":51,"post_content":191,"post_date":192,"post_excerpt":54,"post_id":189,"post_modified":193,"post_thumbnail":194,"post_thumbnail_html":195,"post_title":196,"post_type":59,"sort_by_date":197,"tag_links":198,"tags":205},[45],[47],"49417","http://radioblackout.org/2018/10/gorizia-un-convegno-contro-i-nazionalismi-di-ieri-e-di-oggi/","Sabato 13 ottobre un centinaio di antimilitaristi hanno partecipato al convegno organizzato in città dal Coordinamento libertario del Friuli e della Venezia Giulia. L'iniziativa si inserisce nel percorso di avvicinamento alla manifestazione del 3 novembre a Gorizia, nel centenario di quell'immane massacro che fu la prima guerra mondiale.\r\nPer l'anniversario della \"vittoria\" sono in programma celebrazioni militariste e nazionaliste in tutta la Regione.\r\nGorizia, che venne completamente distrutta durante la guerra di espansione ad est del Regno d'Italia, oggi è lungo una frontiera che è una barriera per la gente in viaggio, migranti, che spesso fuggono guerre in cui le truppe italiane sono in prima fila.\r\nNel convegno, oltre alla memoria dei disertori, renitenti, fucilati della Grande Guerra, ci sono state relazioni dedicate al Libro Bianco della Difesa e al quadro geopolitico delle missioni italiane all'estero.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele del Coordinamento Libertario del Friuli e della Venezia Giulia, che ci ha anche aggiornato sul corteo del 20 ottobre contro la riapertura di una prigione per migranti a Gradisca d'Isonzo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 10 16 gori conv raffa\r\n\r\nDi seguito il testo di lancio del convegno del 13 ottobre:\r\n\r\n\"Rifiutiamo di unirci al coro nazionalista di chi celebra il centenario della vittoria della Prima Guerra Mondiale. Vogliamo invece ricordare chi quella carneficina provò a fermarla, chi rifiutò di sacrificarsi per i profitti e i fanatismi altrui, chi scese in piazza chiedendo pane e pace sfidando la prigionia e la deportazione.\r\n\r\nUna guerra che ha portato a milioni di morti, mutilati, invalidi, dispersi, “scemi” di guerra, fucilazioni di massa, fosse comuni, devastazione ambientale, esplosione della furia nazionalista, manipolazione mediatica, mitizzazione di criminali in divisa come Cadorna e Graziani, Badoglio o Rommel che ebbero poi ruoli centrali nelle dittature nate sulle macerie di quel conflitto.\r\n\r\nRicordiamo che la Prima Guerra Mondiale è stata anche una storia di diserzioni. A Caporetto e a Vittorio Veneto migliaia di soldati delle due parti abbandonarono l’esercito: erano stati mandati a combattere una guerra voluta da borghesi, padroni e intellettuali fanatici. Innumerevoli e spesso dimenticate dalla storia ufficiale furono le rivolte, gli ammutinamenti, i sabotaggi.\r\n\r\nOra lo scenario mondiale è profondamente cambiato. Quella che non è cambiata (si è solo aggiornata) è la propaganda nazionalista e militarista volta a dimostrare l’utilità degli eserciti e delle sue missioni, sia all’estero che nelle nostre città. Le guerre vengono giustificate da mille motivi, ma continuano a essere causate da interessi capitalisti e portano – oggi come allora – morte e distruzione.\r\n\r\nPer questo riteniamo importante in questa data sostenere le ragioni dell’antimilitarismo e discutere del ruolo degli eserciti oggi.\r\n\r\nQuanto si spende oggi in armi e tecnologia bellica? Quanto vale l’export di armi per l’Italia? A quali paesi vengono vendute e a quanti conflitti partecipiamo direttamente e indirettamente? Cosa si muove in Europa con l’avvio della cooperazione militare con l’istituzione di una struttura di coordinamento permanente “Pesco” (un chiaro tentativo di dar vita al nuovo esercito europeo), che già beneficia di un finanziamento di 13 miliardi di euro? Quale è il peso della scuola nell’ “arruolare” i ragazzi e le ragazze a questa mentalità gerarchica e d’obbedienza tipicamente militarista mascherata da vuoto patriottismo? Quale è il ruolo della propaganda?\r\nGli eserciti stanno sempre più svolgendo un servizio di controllo interno. Con il pretesto del terrorismo, della crisi e dell’instabilità sociale, i governi che si sono susseguiti in Italia hanno utilizzato i vari corpi armati come deterrente contro le proteste e in particolare contro l’attivismo di settori popolari in rivolta contro le devastazioni ambientali (si veda il TAV in Val Susa o le discariche di rifiuti tossici in Campania). Possiamo parlare di una vera e propria sperimentazione di un fronte di “guerra interna”, una sorta di militarizzazione sociale dove, non ultimo, viene agitato lo spauracchio dell’”invasione etnica” per giustificare l’aumento di polizia e militari nelle strade e sui confini.\r\n\r\nQuesto, assieme ad un rinnovato ed esplicito interventismo bellico al di fuori dei nostri confini: operazioni di guerra sempre meno mascherate da “guerre umanitarie” e sempre più palesemente portate avanti “a difesa degli interessi nazionali” ovvero dei profitti delle multinazionali italiane che continuano a saccheggiare le risorse naturali dei paesi extraeuropei, in particolare dell’Africa.\r\n\r\nLe retoriche nate dai nazionalismi di ieri alimentano quelli di oggi.\r\n\r\nRivendicare una memoria antimilitarista significa combatterle entrambe.\r\n\r\nSabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15\r\n\r\nConcentramento di fronte alla stazione dei treni.\r\n\r\nConclusione in piazza della Vittoria con intervento musicale di Alessio Lega\r\n\r\nCoordinamento Libertario Regionale\"","17 Ottobre 2018","2018-10-24 15:29:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col-768x768.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col-690x690.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/antimilitarismo-col.jpg 891w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gorizia. 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Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali.\r\nAppuntamento in piazza degli affari alle 14,30\r\nNe abbiamo parlato con Massimo dell’assemblea antimilitarista\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-29-massimo-2-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\ndi seguito il testo di indizione completo:\r\n\r\n2 Aprile Milano\r\n\r\n\r\nMANIFESTAZIONE\r\n\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\n\r\nContro le politiche guerrafondaie dell'ENI\r\n\r\nL’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\n\r\nL’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\n\r\nIl 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.\r\n\r\nContro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare. Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalle nostre città.\r\n\r\nSciopero generale\r\n\r\nboicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!\r\n\r\nAppuntamento h.14.30 in piazza Affari a Milano\r\n\r\nASSEMBLEA ANTIMILITARISTA\r\n\r\n\r\n ","29 Marzo 2022","2022-03-29 14:56:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"111\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-300x111.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-300x111.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-768x284.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi.jpg 851w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano 2 aprile. 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La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali.\r\nAppuntamento in piazza degli affari alle 14,30\r\nNe abbiamo parlato con Massimo dell’assemblea antimilitarista\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-29-massimo-2-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\ndi seguito il testo di indizione completo:\r\n\r\n2 Aprile Milano\r\n\r\n\r\nMANIFESTAZIONE\r\n\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\n\r\nContro le politiche guerrafondaie dell'ENI\r\n\r\nL’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark>, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\n\r\nL’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\n\r\nIl 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.\r\n\r\nContro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare. Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalle nostre città.\r\n\r\nSciopero generale\r\n\r\nboicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!\r\n\r\nAppuntamento h.14.30 in piazza Affari a Milano\r\n\r\nASSEMBLEA ANTIMILITARISTA\r\n\r\n\r\n ",[250],{"field":111,"matched_tokens":251,"snippet":247,"value":248},[96],1155199671761633300,{"best_field_score":254,"best_field_weight":153,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":255,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"1112386306048","1155199671761633393",{"document":257,"highlight":273,"highlights":278,"text_match":252,"text_match_info":281},{"cat_link":258,"category":259,"comment_count":48,"id":260,"is_sticky":48,"permalink":261,"post_author":51,"post_content":262,"post_date":263,"post_excerpt":54,"post_id":260,"post_modified":264,"post_thumbnail":265,"post_thumbnail_html":266,"post_title":267,"post_type":59,"sort_by_date":268,"tag_links":269,"tags":271},[45],[47],"57436","http://radioblackout.org/2020/02/alternanza-scuola-lavoro-in-caserma/","Da qualche anno, licei e istituti tecnici e professionali sono divenuti terra di caccia e propaganda delle forze armate. Comandi, generali e ammiragli offrono opportunità “formative” di ogni tipo: alcune sono mere duplicazioni di quanto potrebbe essere proposto dagli stessi insegnanti o da enti e associazioni no profit “civili”; altre hanno solo lo scopo di ottenere manodopera a costo zero che possa cucinare, servire a mensa e fare da giardiniere in caserma. Poi ce ne sono diverse invece che sono uniche e irripetibili: come quelle di poter lavorare fianco a fianco ai top gun e ai manovratori di sommergibili e carri armati o di poter mettere le mani ai misteriosi circuiti che consentono il funzionamento di sistemi missilistici, bombe e velivoli senza pilota.\r\n\r\nQuesti progetti di alternanza scuola-lavoro si svolgono anche in ambienti insalubri e altamente contaminati, come nei poligoni militari, ad esempio a Quirra, e in spregio alla tutela della salute degli studenti stessi.\r\nUn processo oramai pluriennale che prevede una vera e propria militarizzazione della società e che vorrebbe indirizzare ogni energia disponibile verso il sostegno di quel “sistema paese” costituito dal blocco economico militare-industriale, a cui si aggiunge l’istituzione accademica, pensiamo ai progetti di collaborazione tra università e politecnici e ministero della difesa, e il potere finanziario.\r\n\r\nMa in più occasioni questa volontà di militarizzazione è stata messa in crisi: la mobilitazione ha bloccato alcuni progetti di alternanza in Sardegna, nel nord-est un nutrito gruppo di insegnanti ha messo in difficoltà i comandi militari che volevano andare nelle scuole a portare una narrazione patriottarda e pregna di retorica nazionalista sulla prima guerra mondiale, in occasione del quattro novembre.\r\n\r\nAscolta la diretta con Antonio Mazzeo\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020.02.11-09.00.00-mazzeo.alternanza.scuola.forze_.armate.mp3\"][/audio]","11 Febbraio 2020","2020-02-11 11:37:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/Bambini-Camouflage-Uniforme-Ragazza-Ragazzo-Studente-di-Scuola-Uniforme-Militare-Dell-esercito-Bambini-Scouting-Scuola-Costume.jpg_640x640-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"263\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/Bambini-Camouflage-Uniforme-Ragazza-Ragazzo-Studente-di-Scuola-Uniforme-Militare-Dell-esercito-Bambini-Scouting-Scuola-Costume.jpg_640x640-300x263.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/Bambini-Camouflage-Uniforme-Ragazza-Ragazzo-Studente-di-Scuola-Uniforme-Militare-Dell-esercito-Bambini-Scouting-Scuola-Costume.jpg_640x640-300x263.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/Bambini-Camouflage-Uniforme-Ragazza-Ragazzo-Studente-di-Scuola-Uniforme-Militare-Dell-esercito-Bambini-Scouting-Scuola-Costume.jpg_640x640.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Alternanza scuola lavoro in caserma",1581421069,[270,169],"http://radioblackout.org/tag/alternanza-scuola-lavoro/",[272,24],"alternanza scuola lavoro",{"post_content":274},{"matched_tokens":275,"snippet":276,"value":277},[96],"divenuti terra di caccia e \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> delle forze armate. 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È in queste condizioni che gli anarchici tedeschi iniziano ad affrontare la sempre più brutale e preoccupante ascesa del Partito nazista di Adolf Hitler.\r\nDalle file della FAUD emerge sul finire del 1929 l’esperienza delle Schwarze Scharen (Schiere nere) una delle espressioni più eclatanti e dirompenti dell’antifascismo anarchico degli anni precedenti all’inizio del regime nazista. Le Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l’autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD. Questi gruppi praticano l’antifascismo con la propaganda, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L’orda nera), e con l’azione militante.\r\nDopo l’avvento del nazismo, la Faud si scioglie e si ricompone informalmente, continuando clandestinamente la resistenza al fascismo sino al 1938, quando le reti vengono definitivamente scompaginate, tanti vengono arrestati e scompaiono nei lager. Molti fuggono sin dal 1932 e vanno in Spagna dove partecipano alla rivoluzione. Piccoli gruppi sopravvivono al nazismo e alla guerra e nel dopoguerra ricostruiranno il movimento anarchico di lingua tedesca. \r\nNe abbiamo parlato con David Bernardini, anarchico e storico, autore, tra gli altri, di “Il barometro segna tempesta. Le Schiere Nere contro il nazismo”.\r\n\r\nAlle radici delle guerre\r\nL'Italia tra missioni militari all’estero, programmi di riarmo e militarizzazione dei territori e della società.\r\nQuesta sera alle 21 alla FAT di corso Palermo 46 incontreremo due antimilitaristi siciliani, Pippo Gurrieri, che abbiamo avuto in diretta la scorsa settimana, e Antonio Mazzeo, che ad Anarres anticipa i temi di cui ci parlerà questa sera.\r\nUna buona occasione per fare il punto sull’enorme peso dell’apparato militare industriale e delle forze armate nel nostro paese. Un paese dove il confine tra guerra esterna e guerra interna è sempre più impalpabile.\r\nUn focus sull’industria bellica e sugli interessi che catalizza. Una riflessione sulla sempre maggiore pervasività della propaganda nazionalista e militarista nella scuola e nella società. \r\n\r\nLa gang Meloni attacca a testa bassa\r\nVogliamo proporvi una riflessione su come, passo dopo passo, i fascisti al governo stiano entrando a gamba tesa nella scuola, nella cultura, attaccando la libertà delle soggettività non conformi, minacciando la preside che ha difeso i ragazzi vittime di un pestaggio fascista, per non dire delle leggi repressive contro le ONG e i ravers. E già si profila all’orizzonte reato di “terrorismo di piazza”. Una svolta autoritaria che si allarga su più fronti ed interroga i movimenti di opposizione sociale sull’enorme difficoltà del momento e sulla necessità di raccogliere le forze necessarie a raggrupparlo. Negli anni Venti del secolo scorso l’emergere del fascismo fu la risposta alle classi sfruttate ed oppresse che avevano tentato, senza riuscirci, di fare la rivoluzione. Quella attuata dai padroni, con la complicità della monarchia e l’immobilismo dei socialisti fu, nella felice definizione di Luigi Fabbri, una controrivoluzione preventiva.\r\nOggi la situazione è completamente diversa. I fascisti arrivano al potere dopo cinquant’anni dalla stagione di lotta che ha segnato gli anni Sessanta e Settanta, dopo il declino dei movimenti di controglobalizzazione dal basso, dopo la distruzione di ogni sistema di tutele e garanzie che le classi sfruttate avevano ottenuto con le lotte. Lotte vincenti anche perché aspiravano ad andare ben oltre il recinto della sinistra riformista. \r\nOggi i fascisti al governo rappresentano la risposta reattiva e reazionaria alla grande paura che ha investito la classe media e le parti alte dalla classe lavoratrice di fronte a processi di finanziarizzazione e globalizzazione che non lasciano più spazio per la tutela di nessuno. Neppure di chi, per scelta e per condizione sociale, si è sempre trovato a proprio agio nell’ordine sociale liberale e capitalista.\r\nI fascisti al governo non possono e non vogliono rispondere a quelle paure: non gli resta che giocare le uniche carte a loro disposizione. La prima è l’attacco alla modernità attraverso la riaffermazione di una feroce logica patriarcale, quella dei figli per la patria, quella che nega il lungo processo di emersione delle soggettività non conformi, quella che punta ad affermare una logica essenzialista. La seconda è l’attacco a testa bassa contro i movimenti di opposizione sociale, i migranti, le culture non mercificate. Oggi l’ampio consenso di cui gode il governo potrà essere scalfito se salterà il tappo che tiene compressa da ormai troppo tempo la questione sociale, se ci sarà convergenza tra le soggettività sotto attacco, se si riuscirà, con processi di solidarietà e mutuo appoggio a rompere la fascinazione per la folle corsa del capitalismo verso la distruzione. \r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nLo sciopero della fame di Alfredo Cospito contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis dopo il no della Cassazione al ricorso del suo avvocato, rischia di evolvere verso il suo esito più tragico.\r\nDomani a Torino è stato lanciato un corteo di risposta una decisione, che, nei fatti suona come una condanna a morte.\r\nQuesta vicenda ha messo in luce l’orrore del carcere, del 41bis, dell’ergastolo ostativo. Vale la pena aprire una riflessione sull’estrema opacità che avvolge queste discariche sociali, dove, al di là dello sconcertante processo di rieducazione che le giustificherebbe, si attuano dinamiche di disciplinamento, che vanno dalla violenza più brutale, alla costante umiliazione di ogni istante della vita reclusa, sottoposta a continue attese e folli meccanismi burocratici.\r\nVale altresì la pena di ragionare sulla necessità di non spegnere questa scintilla di luce che si è accesa sul carcere, tentando di scalfirne i meccanismi, mettendo in discussione la legittimità di alcune delle punte più aguzze del meccanismo repressivo.\r\nIl governo, è chiaro, ha scelto la strada dell’attacco diretto ai movimenti di opposizione sociale e della criminalizzandone del movimento anarchico.\r\nScompaginare la risposta del governo dipenderà dalla capacità di far crescere il fronte di opposizione al 41 bis e all’ergastolo ostativo al di là degli ambiti strettamente anarchici. Per farlo serve lungimiranza prospettica e intelligenza politica.\r\nUna scommessa non facile ma urgente. Per fermare la spirale repressiva, per rendere più difficile il percorso di nuove e vecchie leggi, per contestare la sacralità dello Stato, per mettere davvero in difficoltà un governo, che oggi punta tutto sulla muscolarità di piazza, sulla ferocia verso gli ultimi, sull’attacco agli anarchici, che con la loro stessa esistenza testimoniano della criminalità del potere. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 3 marzo\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nAlle radici delle guerre\r\nL'Italia tra missioni militari all’estero, programmi di riarmo e militarizzazione dei territori e della società\r\n\r\nI No Muos. Un esempio di lotta popolare e radicale\r\n\r\nInterverranno:\r\n\r\nAntonio Mazzeo, antimilitarista, blogger, impegnato in una costante attività di informazione su armi, esercitazioni militari, spese militari, contrasto della propaganda militarista nella scuola e nella società.\r\nAttualmente sotto processo per aver denunciato la presenza di militari armati sino ai denti di fronte ad una scuola elementare di Messina\r\ne\r\nPippo Gurrieri, anarchico, attivo nel Movimento No Muos e contro le pesanti servitù militari di cui è investita la Sicilia. Il 30 marzo inizierà un processo che lo vede imputato con altri 28 No Muos per le lotte contro le antenne assassine del 2018. \r\n\r\nUn’occasione per fare il punto sull’enorme peso dell’apparato militare industriale e delle forze armate nel nostro paese. Un paese dove il confine tra guerra esterna e guerra interna è sempre più impalpabile.\r\nUn focus sull’industria bellica e sugli interessi che catalizza. Una riflessione sulla sempre maggiore pervasività della propaganda nazionalista e militarista nella scuola e nella società.\r\nUn’occasione per parlare dell’opposizione concreta alla guerra ed al militarismo, sul filo del racconto della lotta contro le antenne assassine di Niscemi, che ha visto protagonisti, oltre agli antimilitaristi, gli abitanti, stanchi di subire le conseguenze dell’occupazione militare. \r\n\r\nSabato 18 marzo\r\nCena dei comunardi\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\nMenù vegan\r\nBenefit lotte antimilitariste\r\nQuanto costa? Tanto per chi può tanto, meno per chi può meno, il più possibile per sostenere le lotte\r\nper prenotazioni:\r\nantimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nVenerdì 24 marzo\r\nLa società della sorveglianza\r\nIl controllo totale insito nel trionfante paradigma digitale non viene più percepito come una minaccia alla libertà, ma come un servizio volto a migliorare la vita e realizzare i desideri dell'utente-cittadino. 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Una storia poco conosciuta\r\nL’anarcosindacalista FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands – Libera Unione dei Lavoratori tedeschi), sorta nel 1919 sulle ceneri di un’organizzazione sindacalista rivoluzionaria del preguerra, arriva a toccare tra il 1921 e il 1922 la notevole cifra di 200.000 attivisti, affermandosi come la principale organizzazione anarchica (ma non l’unica) in Germania. Dal 1923 inizia però una grave fase di decadenza che porta la FAUD nel 1929 a poter contare ancora su solo poche migliaia di attivisti. È in queste condizioni che gli anarchici tedeschi iniziano ad affrontare la sempre più brutale e preoccupante ascesa del Partito nazista di Adolf Hitler.\r\nDalle file della FAUD emerge sul finire del 1929 l’esperienza delle Schwarze Scharen (Schiere nere) una delle espressioni più eclatanti e dirompenti dell’antifascismo anarchico degli anni precedenti all’inizio del regime nazista. Le Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l’autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD. Questi gruppi praticano l’antifascismo con la \u003Cmark>propaganda\u003C/mark>, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L’orda nera), e con l’azione militante.\r\nDopo l’avvento del nazismo, la Faud si scioglie e si ricompone informalmente, continuando clandestinamente la resistenza al fascismo sino al 1938, quando le reti vengono definitivamente scompaginate, tanti vengono arrestati e scompaiono nei lager. Molti fuggono sin dal 1932 e vanno in Spagna dove partecipano alla rivoluzione. Piccoli gruppi sopravvivono al nazismo e alla guerra e nel dopoguerra ricostruiranno il movimento anarchico di lingua tedesca. \r\nNe abbiamo parlato con David Bernardini, anarchico e storico, autore, tra gli altri, di “Il barometro segna tempesta. Le Schiere Nere contro il nazismo”.\r\n\r\nAlle radici delle guerre\r\nL'Italia tra missioni militari all’estero, programmi di riarmo e militarizzazione dei territori e della società.\r\nQuesta sera alle 21 alla FAT di corso Palermo 46 incontreremo due antimilitaristi siciliani, Pippo Gurrieri, che abbiamo avuto in diretta la scorsa settimana, e Antonio Mazzeo, che ad Anarres anticipa i temi di cui ci parlerà questa sera.\r\nUna buona occasione per fare il punto sull’enorme peso dell’apparato militare industriale e delle forze armate nel nostro paese. Un paese dove il confine tra guerra esterna e guerra interna è sempre più impalpabile.\r\nUn focus sull’industria bellica e sugli interessi che catalizza. Una riflessione sulla sempre maggiore pervasività della \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark> e militarista nella scuola e nella società. \r\n\r\nLa gang Meloni attacca a testa bassa\r\nVogliamo proporvi una riflessione su come, passo dopo passo, i fascisti al governo stiano entrando a gamba tesa nella scuola, nella cultura, attaccando la libertà delle soggettività non conformi, minacciando la preside che ha difeso i ragazzi vittime di un pestaggio fascista, per non dire delle leggi repressive contro le ONG e i ravers. E già si profila all’orizzonte reato di “terrorismo di piazza”. Una svolta autoritaria che si allarga su più fronti ed interroga i movimenti di opposizione sociale sull’enorme difficoltà del momento e sulla necessità di raccogliere le forze necessarie a raggrupparlo. Negli anni Venti del secolo scorso l’emergere del fascismo fu la risposta alle classi sfruttate ed oppresse che avevano tentato, senza riuscirci, di fare la rivoluzione. Quella attuata dai padroni, con la complicità della monarchia e l’immobilismo dei socialisti fu, nella felice definizione di Luigi Fabbri, una controrivoluzione preventiva.\r\nOggi la situazione è completamente diversa. I fascisti arrivano al potere dopo cinquant’anni dalla stagione di lotta che ha segnato gli anni Sessanta e Settanta, dopo il declino dei movimenti di controglobalizzazione dal basso, dopo la distruzione di ogni sistema di tutele e garanzie che le classi sfruttate avevano ottenuto con le lotte. Lotte vincenti anche perché aspiravano ad andare ben oltre il recinto della sinistra riformista. \r\nOggi i fascisti al governo rappresentano la risposta reattiva e reazionaria alla grande paura che ha investito la classe media e le parti alte dalla classe lavoratrice di fronte a processi di finanziarizzazione e globalizzazione che non lasciano più spazio per la tutela di nessuno. Neppure di chi, per scelta e per condizione sociale, si è sempre trovato a proprio agio nell’ordine sociale liberale e capitalista.\r\nI fascisti al governo non possono e non vogliono rispondere a quelle paure: non gli resta che giocare le uniche carte a loro disposizione. La prima è l’attacco alla modernità attraverso la riaffermazione di una feroce logica patriarcale, quella dei figli per la patria, quella che nega il lungo processo di emersione delle soggettività non conformi, quella che punta ad affermare una logica essenzialista. La seconda è l’attacco a testa bassa contro i movimenti di opposizione sociale, i migranti, le culture non mercificate. Oggi l’ampio consenso di cui gode il governo potrà essere scalfito se salterà il tappo che tiene compressa da ormai troppo tempo la questione sociale, se ci sarà convergenza tra le soggettività sotto attacco, se si riuscirà, con processi di solidarietà e mutuo appoggio a rompere la fascinazione per la folle corsa del capitalismo verso la distruzione. \r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nLo sciopero della fame di Alfredo Cospito contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis dopo il no della Cassazione al ricorso del suo avvocato, rischia di evolvere verso il suo esito più tragico.\r\nDomani a Torino è stato lanciato un corteo di risposta una decisione, che, nei fatti suona come una condanna a morte.\r\nQuesta vicenda ha messo in luce l’orrore del carcere, del 41bis, dell’ergastolo ostativo. Vale la pena aprire una riflessione sull’estrema opacità che avvolge queste discariche sociali, dove, al di là dello sconcertante processo di rieducazione che le giustificherebbe, si attuano dinamiche di disciplinamento, che vanno dalla violenza più brutale, alla costante umiliazione di ogni istante della vita reclusa, sottoposta a continue attese e folli meccanismi burocratici.\r\nVale altresì la pena di ragionare sulla necessità di non spegnere questa scintilla di luce che si è accesa sul carcere, tentando di scalfirne i meccanismi, mettendo in discussione la legittimità di alcune delle punte più aguzze del meccanismo repressivo.\r\nIl governo, è chiaro, ha scelto la strada dell’attacco diretto ai movimenti di opposizione sociale e della criminalizzandone del movimento anarchico.\r\nScompaginare la risposta del governo dipenderà dalla capacità di far crescere il fronte di opposizione al 41 bis e all’ergastolo ostativo al di là degli ambiti strettamente anarchici. Per farlo serve lungimiranza prospettica e intelligenza politica.\r\nUna scommessa non facile ma urgente. Per fermare la spirale repressiva, per rendere più difficile il percorso di nuove e vecchie leggi, per contestare la sacralità dello Stato, per mettere davvero in difficoltà un governo, che oggi punta tutto sulla muscolarità di piazza, sulla ferocia verso gli ultimi, sull’attacco agli anarchici, che con la loro stessa esistenza testimoniano della criminalità del potere. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 3 marzo\r\nore 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nAlle radici delle guerre\r\nL'Italia tra missioni militari all’estero, programmi di riarmo e militarizzazione dei territori e della società\r\n\r\nI No Muos. 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Una presa di potere tanto nel pubblico quanto nel privato che si fonda su un'inedita servitù volontaria in cui siamo noi stessi a dare all'algoritmo-padrone i dati per meglio profilarci. E manipolarci.\r\nOre 21 alla FAT in corso Palermo 46\r\nInterverrà Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’Università di Palermo e autore, per i tipi di Eleuthera, di “Gli algoritmi della politica”\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[370],{"field":111,"matched_tokens":371,"snippet":346,"value":368},[96,80],{"best_field_score":152,"best_field_weight":153,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":154,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":374,"highlight":390,"highlights":395,"text_match":398,"text_match_info":399},{"comment_count":48,"id":375,"is_sticky":48,"permalink":376,"podcastfilter":377,"post_author":291,"post_content":378,"post_date":379,"post_excerpt":54,"post_id":375,"post_modified":380,"post_thumbnail":381,"post_title":382,"post_type":339,"sort_by_date":383,"tag_links":384,"tags":389},"11982","http://radioblackout.org/podcast/nuove-destre-vecchi-fascismi/",[291],"Quando un brand funziona, diventa appetibile per tutti. È il caso della formazione neonazista greca Xrisi Argi, che dalle briciole percentuali del 2009 nell’ultimo anno è passata al 7,5% di consensi elettorali, assicurandosi una discreta pattuglia di parlamentari. In Italia, alcuni fascisti in cerca di autore, nonostante la chiara impronta nazionalista tipica delle destre del sangue e della terra, hanno deciso di dar vita ad una versione italiana di Alba Dorata.\r\nTroppo presto per sapere se si tratti di un’operazione di breve durata o di un investimento pubblicitario riuscito.\r\nSe in Grecia la violenza della crisi ha consentito alla propaganda d’odio nazionalista dei fascisti di fare breccia, in Italia, dopo decenni di violente campagne contro immigrati e rom, il fronte della guerra tra poveri non pare essersi allargato per la crisi.\r\nD’altra parte la retorica dell’immigrato che sottrae posti di lavoro all’italiano si infrange di fronte alla constatazione che gli immigrati nel nostro paese sono stati tra le prime vittime della crisi. Negli ultimi due anni c’è stato un arresto dei flussi migratori e, in alcuni casi, persino una ripartenza verso paesi più ricchi e stabili dell’Italia.\r\nIn Grecia, al di là della retorica antisistema, i fascisti hanno solidi appoggi nelle chiesa ortodossa e in settori dell’imprenditoria, che finanziano le iniziative di welfare sostitutivo messe in atto della compagine di Alba Dorata. I fascisti hanno due volti. Il volto feroce delle aggressioni, non di rado mortali, nei confronti degli immigrati, degli attacchi a botteghe e quartieri di immigrati e il volto caritatevole di chi porta soccorso ai propri connazionali in difficoltà.\r\nIl nazionalismo diviene il collante che consente una narrazione antisistema, contro le banche, il capitale estero, l’Unione Europea, la vorace Germania.\r\nNel nostro paese, al di là delle sigle, la destra populista, contro il capitale finanziario, l’usura, il signoraggio sta divenendo egemone nel quadro delle formazioni neofasciste e neonaziste. Meno appeal ha la destra ultracattolica, ideologica rappresentata da Forza Nuova, oggi sicuramente minoritaria rispetto a Casa Pound. Intendiamoci. Anche la destra populista si schiera contro la libertà individuale, ma lo fa con maggiore accortezza. Meglio affondare i colpi contro il riconoscimento delle coppie omossessuali, che insistere su temi come la contraccezione, il divorzio o l’aborto, sui quali la possibilità di permeare il corpo sociale è decisamente minore.\r\nIn questo difficile passaggio elettorale molto dipenderà dalla scelta definitiva di Berlusconi di candidarsi. 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La guerra continua e sta cambiando in molte sue forme, tanto sul campo quanto a livello mediatico, propagandistico e politico. In mezzo al caos mediatico le voci di cui più sentiamo l'assenza sono quelle di persone, collettivi ed esperienze che si sono organizzate concretamente per rispondere alla guerra in tutte le sue forme e che la guerra ogni giorno la subiscono. In questa trasmissione, cerchiamo di dare spazio a riflessioni ed esperienze di solidarietà, autorganizzazione, critica e sabotaggio dall'Ucraina alla Russia, passando e andando oltre i confini di quei territori.\r\n\r\nDopo qualche settimana di pausa, torna Voci dall'Ucriana, Voci dalla Russia, Voci Dentro e Contro la Guerra.\r\n\r\nIn questa puntata cerchiamo di fare uno dei tanti e possibili punti, assolutamente parziali, riguardo al conflitto in corso. Partendo dalla considerazione di quanto la guerra, se guardiamo al 24 Febbraio scorso data di inizio formale dell'invasione militare russa, sembra essere ormai entrata nella nostra stessa quotidianità e di come se forse ci pareva impossibile poter arrivare a metà Maggio con ancora i combattimenti in corso nei territori Ucraini, questa è esattamente la situazione. Anzi, scenari di un conflitto a lungo termine sono sempre più reali, in una stabilizzazione dei fronti che porterà ad un utilizzo sempre più massicio dell'artiglieria pesante e dei bombardamenti, e quindi del bisogno di armarsi sempre più. Seppure quello attuale non possa essere un conflitto puramente novecentesco tra due blocchi o bipolare come spesso è stato definito, è un dato di fatto che i tavoli di mediazione siano quasi del tutto scomparsi, l'ingerenza da parte degli USA sembra essere sempre più esplicita (notare il no ad una possibile cessione della Crimea alla Russia da parte di Biden, e l'accelerazione delle forniture militari al governo ucraino assieme ad un piano di aiuti da 40 milioni di dollari), un possibile ingresso della Finalndia nella NATO potrebbe avvenire nelle prossime settimane: tutti elementi che, congiunti al fatto che una guerra a lungo termine significa un ruolo sempre più cruciale dei paesi occidentali per il sostegno economico e militare all'Ucraina, portano ad una interpretazione del conflitto intesa come Occidente vs. Russia. Nel mentre, le forniture di gas verso l'Europa subiscono le prime riduzioni. E la giornata del 9 Maggio, Giornata della Vittoria contro il Nazismo, che sarebbe dovuto essere un giorno cruciale per delle possibili dichiarazioni o proclami miliari da parte di Putin, è passata senza alcun annuncio di rilevanza. Se le forze militari Russe sembrano essere parzialmente impantanate, il governo Zelensky spinge sempre più sull'acceleratore della retorica eroica e patriottica, presentando la vittoria ucriana sempre più vicina. Nel mentre, secondo dati ufficiali ONU sono 3459 le vittime civili dal 24 Febbraio ad oggi. Insomma, la guerra continua con tutto il suo portato di morte, propaganda e retorica nazionalista.\r\n\r\n\r\nOggi la voce che sentiremo è (di nuovo) quella di Stan, un compagn* facente parte del gruppo \"Assembly\" da Kharkiv, per farci raccontare la situazione lì nelle ultime settimane e commentare con lui gli scenari e le prospettive di guerra attuali.\r\n\r\nQui la puntata.\r\n\r\nCome sempre, la nostra poesia del giorno, letta dal nostro tecnico intellettuale. La poesia è \"Novembre 1936\", di Paul Éluard, con sottofondo rumorista.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/poesia.mp3\"][/audio]\r\n\r\nUna lunga introduzione per fare il punto sulla guerra e su come, secondo noi, il contesto si stia trasformando e quali scenari futuri potrebbero aprirsi nei prossimi mesi, guardando con gli occhi di adesso quello che è scoppiato ormai quasi 3 mesi fa. Tantissimi i punti toccati: cristallizzazione del conflitto bellico a lungo termine, ruolo della NATO e dei paesi occidentali, le riduzioni di gas russo verso l'Europa, le prime insofferenze sociali interne in Ucraina contro l'arruolamento e la guerra, la retorica del martirio a tutti i costi per la vittoria Ucraina sbandierata da Zelensky, la diserzione in Russia e le molte azioni di sabotaggio e la consequente repressione contro i/le compagn*, la data del 9 Maggio e l'impantanamento delle truppe sovietiche, tra le diverse questioni affrontate.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa prima e unica diretta di oggi è con Stan, un compagno del nodo \"Assembly\" di Kharkiv, un portale indipendente anarchico, ma anche un gruppo di compagn* che pratica nei quartieri forme di solidarietà e mutualismo. Con lui ci facciamo raccontare gli ultimi aggiornamenti dalla città, che è stata assediata per settimane. Poi ci spostiamo su temi più generali, riflettendo assieme sul senso politico che possono avere realtà definitesi autorganizzate e antiautoritarie in un contesto di guerra come quello ucraino, dalle prospettive sul futuro alle contraddizioni di prendere le armi in formazioni inserite nell'esercito ucraino da parte di alcun* compagn*. Infine, un focus sulle ultime azioni di sabotaggio e protesta in Russia contro la guerra, e dell'importanza di dare voce a queste azioni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/stan.mp3\"][/audio]\r\n\r\nInfine, affrontiamo molto velocemente un tema interessante, quello della nuova legge sul Lavoro varata da poco in Ucraina, che sfruttando il contesto di guerra applica i peggiori meccanismi liberali per stracciare qualsiasi diritto delle lavoratrici e dei lavoratori. Su questo tema, avremmo dovuto sentire una voce locale, che per motivi tecnici (ahinoi, il bello della diretta!) sentiremo la prossima volta con più tempo e maggiore approfondimento. Ciò nonostante, cerchiamo di delinare i tratti più significativi di questa nuova proposta di legge sul Lavoro:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/lavoro.mp3\"][/audio]\r\n\r\nUn ringraziamento a tutt* le persone intervistate, a chi si è spes* per rendere queste dirette possibili, a chi ci ha fornito i contatti e a chi ci ha ascoltato. \r\nStay tuned su RadioBlackout 105.250 per i prossimi approfondimenti.\r\n\r\nVoci dall'Ucraina, Voci dalla Russia, Voci dentro e contro il conflitto torna tra due Venerdì, il 27 Giugno (a meno di novità!)\r\n\r\n\r\nQui in seguito alcuni link di riferimento legati alle realtà e ai temi che abbiamo affrontato oggi e alcuni approfondimenti secondo noi di interesse generale:\r\n\r\nGruppo Assemblea di Kharkiv (in Inglese):\r\nhttps://libcom.org/tags/assemblyorgua\r\n(sito orginale)\r\nhttps://assembly.org.ua/\r\n\r\nUn'altra intervista a Stan di Assembly:\r\nhttps://www.everydayanarchism.com/reportfromukrainiananarchists/\r\n\r\nAggiornamento Azioni di Protesta e Sabotaggio in Russia:\r\nhttps://libcom.org/article/anticipation-general-mobilization-7th-overview-anti-military-sabotage-russia\r\n\r\nCanale Telegram dei sabotaggi treni in Russia\r\nhttps://t.me/ostanovivagonyy/\r\n\r\nSabotaggio treni in Russai, FactChecking\r\nhttps://libcom.org/article/rail-war-russia-ukraine-borderland-facts-and-its-checking\r\n\r\nDa Avvenire.it, \"Sabotaggi, diserzioni e proteste, il malessere dei soldati russi\"\r\nhttps://www.avvenire.it/opinioni/pagine/sabotaggi-diserzioni-proteste-il-malessere-dei-soldati-russi\r\n\r\nInterruzione gas russo tramite l'ucraina diretto in Europa:\r\nhttps://tsoua.com/en/news/the-actions-of-the-occupiers-led-to-the-interruption-of-gas-transit-through-the-gms-sokhranivka/\r\nRiforma del Lavoro in Ucraina (da Commons.Ua, di Vitaly Dudin)\r\n\r\nhttps://commons.com.ua/en/sho-ne-tak-iz-regulyuvannyam-praci-pid-chas-voyennogo-stanu/\r\n\r\nUn approfondimento sulla restrutturazione del mercato del lavoro in Ucraina\r\n\r\nhttps://www.eastjournal.net/archives/123509\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","15 Maggio 2022","2022-05-16 17:37:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/Senza-titolo-1-01-200x110.jpg","VOCI DALL’UCRAINA, VOCI DALLA RUSSIA, VOCI DENTRO E CONTRO LA GUERRA",1652643852,[],[],{"post_content":416},{"matched_tokens":417,"snippet":418,"value":419},[96,80],"il suo portato di morte, \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> e retorica \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark>.\r\n\r\n\r\nOggi la voce che sentiremo","Dall'inizio del conflitto siamo sottoposti ad un sovraccarico di informazioni e analisi di ogni risma. 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-15-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nAnarchici, partigiani, disertori\r\nUna guerra in atto nel cuore dell’Europa, con i suoi ritorni mediatici ed uno straripante “uso pubblico della Storia”, ci stimola a proporre un contributo metodologico / interpretativo. Che definisca e circoscriva lemmi comparativi di largo uso come Resistenza, antifascismo, antimilitarismo. \r\n\r\nDue fenomeni, di forte impatto e di lunga durata, hanno qualificato e contraddistinto la prassi libertaria negli ultimi due secoli: la diserzione e il volontariato in armi.\r\nAbbiamo provato ad approfondire tali categorie storiografiche attraverso la disamina di traiettorie individuali di militanti e l’utilizzo dell’approccio culturale psicosociale, focalizzando sia il contesto europeo che italiano fra 2^ guerra mondiale e Resistenza, e ricostruendone possibili mappe.\r\nIn vista del 25 aprile ne abbiamo parlato con Giorgio Sacchetti, docente di storia all’università di L’Aquila e Firenze\r\n\r\nGuerra, internazionalismo, sciopero generale\r\nVi proponiamo una riflessione sulla guerra e le prospettive di lotta prendendo spunto dalle riflessioni maturate all’interno dell’IFA, l’Internazionale di Federazioni Anarchiche e dal documento finale dell’assemblea del sindacalismo di base dello scorso 9 aprile a Milano, nella quale è stato lanciato lo sciopero generale contro la guerra del 20 maggio. \r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti\r\n\r\nTorino e Asti. Cronache antimilitariste\r\nLo scorso sabato svariate centinaia di persone hanno dato vita ad un corteo antimilitarista da piazza Borgodora sino a piazza Vittorio. Dopo un lungo presidio al Balon, dove la Murga ha dato vita ad un ampio giro informativo, il corteo, aperto dallo striscione “contro la guerra e chi la arma” si è mosso verso porta Palazzo, il più grande mercato all’aperto d’Europa, dove, nonostante gli svariati tentativi di riqualificazione escludente, pulsa il cuore della Torino che fa fatica ad arrivare a fine mese, che vive di lavori precari, che non ce la fa più a pagare fitti, mutui e bollette. In mezzo ai banchi della frutta e della verdura tanta gente si è fermata ad ascoltare gli interventi che si sono susseguiti.\r\nLa Murga ha dato vita ad un breve ed intensa performance sulla spesa di guerra. 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Il corteo, dopo aver attraversato via Po, si è concluso in piazza Vittorio.\r\nAlla manifestazione hanno partecipato tantissime realtà politiche, sociali, sindacali, transfemministe queer, case occupate, centri sociali, assemblee di lotta.\r\nIn un grande cerchio si è dato vita ad un’assemblea di piazza, che ha ribadito la ferma opposizione a tutte le guerre, a tutti gli eserciti, frontiere, nazionalismi.\r\nA Torino prossimo appuntamento il primo maggio con lo spezzone antimilitarista da piazza Vittorio alle 9. \r\nDisertiamo la Guerra!\r\n\r\nAd Asti, lo scorso sabato l’Assemblea antimilitarista cittadina ha dato vita ad un rumoroso cacerolazo contro le celebrazioni militariste per i cento anni della sezione astigiana degli alpini, disturbando l'ammassamento in piazza san Secondo. Tra interventi, cori e azioni di disturbo hanno provato ad opporsi e a comunicare alla città l'assurdità di questa tre giorni. Nell’ultimo mese in quella piazza si sono incontrate associazioni, individui e collettivi per la pace e la fine del conflitto Russo - Ucraino, mentre in piazza Alfieri una \"Cittadella Militare\" è stata allestita per la tre giorni degli alpini. Disturbare e bloccare l’invasione militare del centro delle nostre città è necessario se ci si vuole opporre concretamente al guerra. Prossimo appuntamento ad Asti il corteo del 25 aprile in solidarietà a tutt* i disertor*, contro tutte le guerre !\r\nNe abbiamo parlato con Werther della Miccia\r\n\r\nIl cigno non danza più. Il diktat di Zelensky\r\nIn numerosi teatri europei il Lago dei cigni di Ciajkovskij è stato cancellato dalla programmazione, perché alcuni dei ballerini ucraini che lavoravano a questa edizione sono stati minacciati di ritorsioni dal presidente Zelensky, che considera “traditore” chiunque abbia a che fare con la cultura russa, foss’anche per rappresentare uno dei balletti più celebri.\r\nLa follia nazionalista che caratterizza la propaganda di Zelensky non meno di quella di Putin mette in rilievo come la categoria del nemico modellata sull’identità culturale crei a tavolino spaccature il cui unico scopo e dividere con violenza i buoni dai cattivi. A costo persino del ridicolo. Non dimentichiamo tuttavia che questa farsa oscena alimenta la tragedia della guerra. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nLunedì 25 aprile ore 15\r\nDisertori di tutte le guerre\r\nPartigiani contro tutti gli Stati\r\nricordo, fiori, bicchierata, interventi e distro alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni\r\nin corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\nE dal vivo… canzoniere anarchico, partigiano e antifascista\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nore 9\r\nPace tra gli oppressi, guerra agli oppressori\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\nDopo il corteo pranzo benefit lotte contro la guerra alla tettoia dei contadini\r\n* per prenotazioni: antimilitarista.to@gmail.com \r\n#disertiamolaguerra\r\n\r\nDomenica 8 maggio\r\nore 10\r\nAssemblea Antimilitarista a Livorno\r\npresso l’ex Caserma Occupata, Via Adriana 16\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","24 Aprile 2022","2022-04-24 11:35:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-16-manif-25-aprile-blawhi-200x110.jpg","Anarres del 15 aprile. Anarchici, partigiani, disertori. Guerra, internazionalismo, sciopero generale. Cronache antimilitariste...",1650800121,[],[],{"post_content":441},{"matched_tokens":442,"snippet":443,"value":444},[80,96],"balletti più celebri.\r\nLa follia \u003Cmark>nazionalista\u003C/mark> che caratterizza la \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> di Zelensky non meno di","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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In mezzo al caos mediatico le voci di cui più abbiamo sentito l’assenza sono quelle di persone, collettivi ed esperienze che si stanno organizzando concretamente per rispondere alla guerra.\r\n\r\nDopo le prime puntate degli scorsi venerdì, vogliamo dare continuità ad un approfondimento controinformativo che metta al centro le voci e le esperienze di solidarietà, mutualismo, diserzione, critica e resistenza varie che si muovono dentro, contro e attorno al conflitto. Abbiamo ricevuto complimenti e critiche, pensiamo di aver innalzato una serie di contraddizioni, ed è proprio questa la motivazione che ci spinge ad andare avanti.\r\n\r\nOggi una puntata diversa dalle solite, in cui andiamo a sentire le voci di chi si è mosso verso l'Ucraina tramite la Carovana Internazionalista partita da Torino per portare solidarietà e per conoscere con i propri occhi sia le realtà colpite dalla guerra, sia le compagne ed i compagni che per settimane abbiamo ascoltato da questi microfoni e che resistono ogni giorno in un contesto difficile, contradditorio e rischioso.\r\n\r\nUn racconto a caldo, che non ha alcuna pretesa di esaustività, ma che vuole servire da primo riscontro di quello che è stato un viaggio solidale ricco, intenso, denso a livello politico e umano, che ha chiarito molti punti e ha alimentato altri dubbi.\r\n\r\nUn modo per provare a dare a tutt* elementi di lettura critica sul conflitto in corso e soprattutto sulle forme di autorganizzazione, solidarietà e autodifesa armata che si sono sviluppate dall'inizio della guerra in Ucraina contro l'aggressione Russa e come scelta di esistenza attuale e futura.\r\n\r\nCome sempre, l'introduzione poetica di Nazim Hikmet letta dal nostro tecnico-intellettuale:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/poesia-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nL'introduzione alla puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIl racconto di come è nata questa carovana, dove è andata, chi ha incontrato, che aiuti ha portato, cosa ha visto e come si è sentita a livello umano e politico. 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Anche i partecipanti alla carovana necessitano di discussioni e riflessioni collettive per digerire tutte le informazioni, tensioni e suggestioni recepite tramite i compagni e le realtà viste.\r\n\r\nUn ringraziamento a tutt* le persone intervistate e che hanno reso possibile la Carovana Internazionalista Solidale, a chi ha supportato con benefit, con appoggio e vicinanza umana, con la comunicazione, questa esperienza di informazione e solidarietà.\r\n\r\n\r\nMa soprattutto un ringraziamento enorme alle compagne e compagni in Polonia, in Ucraina e dovunque lungo tutto il nostro percorso, che ci hanno accolto con infinita disponibilità e collaborazione umana e politica. A loro, tutto la nostra solidarietà e un grande abbraccio. \r\n\r\nStay tuned su RadioBlackout 105.250!\r\n\r\n\r\n\r\nContatti, informazioni e riferimenti per sostenere le realtà incontrate in Ucraina e come rimanere in contatto:\r\n\r\nQui una pagina della Carovana Internazionalista con le motivazioni politiche, l'appello iniziale, gli aggiornamenti, le foto e i racconti giorno per giorno:\r\nhttps://gabrio.noblogs.org/carovana-solidale-internazionalista/\r\n\r\nSito di Operation Solidarity\r\nhttps://operation-solidarity.org/\r\ne telegram\r\nhttps://t.me/solidarnistinua\r\n\r\nTelegram del \"Comitato di Resistenza di Kyiv\"\r\nhttps://t.me/theblackheadquarter\r\n\r\nPer sostenere Operation Solidarity tramite la Croce Nera Anarchica di Dresda\r\nhttps://abcdd.org/en/2022/03/23/update-donation-for-solidarity-with-anarchist-and-anti-authoritarian-activist-from-ukraine/\r\n\r\nSito di riferimento politico per Lviv Social Movement (in inglese)\r\nhttps://rev.org.ua/english/\r\n\r\nQui un breve documentario fatto da un compagno greco che spiega le motivazioni e il contesto politico di sottofondo alla scelta di anarchich* di combattere, o sostenere chi combatte, a livello armato contro l'invasione Putiniana.\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=XQxooEmFw-0","22 Aprile 2022","2022-05-03 17:06:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/photo_2022-04-20_10-25-25-e1650705315878-200x110.jpg","VOCI DALL’UCRAINA, VOCI DALLA RUSSIA, RACCONTO DELLA CAROVANA SOLIDALE INTERNAZIONALISTA",1650649527,[464,465,466],"http://radioblackout.org/tag/carovana/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[468,469,470],"Carovana","solidarietà","Ucraina",{"post_content":472},{"matched_tokens":473,"snippet":475,"value":476},[96,474],"Nazionalista","nostri occhi a livello di \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> interna da parte dell'Ucraina, dalle bandiere del Partito \u003Cmark>Nazionalista\u003C/mark> Ucraina ai cartelloni con frasi","Dall’inizio del conflitto in Ucraina siamo sottoposti a un sovraccarico di informazioni e analisi geopolitiche di ogni risma. In mezzo al caos mediatico le voci di cui più abbiamo sentito l’assenza sono quelle di persone, collettivi ed esperienze che si stanno organizzando concretamente per rispondere alla guerra.\r\n\r\nDopo le prime puntate degli scorsi venerdì, vogliamo dare continuità ad un approfondimento controinformativo che metta al centro le voci e le esperienze di solidarietà, mutualismo, diserzione, critica e resistenza varie che si muovono dentro, contro e attorno al conflitto. Abbiamo ricevuto complimenti e critiche, pensiamo di aver innalzato una serie di contraddizioni, ed è proprio questa la motivazione che ci spinge ad andare avanti.\r\n\r\nOggi una puntata diversa dalle solite, in cui andiamo a sentire le voci di chi si è mosso verso l'Ucraina tramite la Carovana Internazionalista partita da Torino per portare solidarietà e per conoscere con i propri occhi sia le realtà colpite dalla guerra, sia le compagne ed i compagni che per settimane abbiamo ascoltato da questi microfoni e che resistono ogni giorno in un contesto difficile, contradditorio e rischioso.\r\n\r\nUn racconto a caldo, che non ha alcuna pretesa di esaustività, ma che vuole servire da primo riscontro di quello che è stato un viaggio solidale ricco, intenso, denso a livello politico e umano, che ha chiarito molti punti e ha alimentato altri dubbi.\r\n\r\nUn modo per provare a dare a tutt* elementi di lettura critica sul conflitto in corso e soprattutto sulle forme di autorganizzazione, solidarietà e autodifesa armata che si sono sviluppate dall'inizio della guerra in Ucraina contro l'aggressione Russa e come scelta di esistenza attuale e futura.\r\n\r\nCome sempre, l'introduzione poetica di Nazim Hikmet letta dal nostro tecnico-intellettuale:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/poesia-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nL'introduzione alla puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIl racconto di come è nata questa carovana, dove è andata, chi ha incontrato, che aiuti ha portato, cosa ha visto e come si è sentita a livello umano e politico. Dal confine Polacco, a Lviv, fino a Kyiv e ai villaggi a nord della capitale devastati dalla guerra:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/racconto.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui un focus sui compagni e compagne della realtà di Operation-Solidarity che abbiamo incontrato a Lviv e a Kyiv, come si strutturano, organizzano e cosa fanno, almeno sulla base di ciò che abbiamo visto e percepito, e cosa ci hanno raccontato in termini di prospettiva politica nel panorama attuale Ucraino:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/opsol.mp3\"][/audio]\r\n\r\nUna spiegazione di chi sono e come si strutturano le milizie di difesa territoriale nell'esercito ucraino in cui diverse compagn* sono entrate e stanno cercando di creare dei battaglioni armati in cui applicare metodi antiautoritari, all'interno comunque di un contesto di guerra con tutte le sue dinamiche e gerarchie:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/military-defense-compagni.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui proviamo a fare un quadro delle spinte nazionalistiche che abbiamo visto con i nostri occhi a livello di \u003Cmark>propaganda\u003C/mark> interna da parte dell'Ucraina, dalle bandiere del Partito \u003Cmark>Nazionalista\u003C/mark> Ucraina ai cartelloni con frasi che inneggiano all'arruolamento, sino all'utilizzo di qualsiasi elemento storico in chiave anti-russa, e facciamo un paio di riflessioni (a partire da quanto ci hanno raccontato le compagn* ucraine) su quanto a livello sociale e politico questo spinto nazionalismo sia realmente sentito dalla popolazione e quanto significhi adesione ad istanze naziste:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/nazionalismo-contesto-ucraino.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui ci chiedono una domanda fondamentale: partendo da una posizione disfattista maggioritaria in Italia da parte dell* compagn* anarchiche in relazione alle prospettiva di lotta future dei compagni Ucraini, cosa ci portiamo a casa dall'incontro dal vivo con quelle realtà? Cambia questo disfattismo evolvendo in una fiducia e consapevolezza politica futura?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/dsfattismo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nConcludiamo con un contributo che cerca di focalizzare il discorso su quale nemico i compagn* ucraini stanno combattendo, soprattutto in un confronto con le istanze e le dinamiche di lotta qui da noi in Italia. Si parte da una analisi del contesto politico Ucraino post-Maidan, con l'ascesa di gruppi di destra in forme strutturate e militari. Ma quanto è nazificata realmente la società civile Ucraina, e quanto questo incide sulle prospettiva di lotta in cui operano le compagn* ucraine? E poi come si strutturano i battaglioni di compagn* in relazione a questo contesto?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/destre-denazificano.mp3\"][/audio]\r\n\r\nRicordiamo come questo contributo è solo il primo e parziale di una serie di iniziative di restituzione e di discussione collettiva. Anche i partecipanti alla carovana necessitano di discussioni e riflessioni collettive per digerire tutte le informazioni, tensioni e suggestioni recepite tramite i compagni e le realtà viste.\r\n\r\nUn ringraziamento a tutt* le persone intervistate e che hanno reso possibile la Carovana Internazionalista Solidale, a chi ha supportato con benefit, con appoggio e vicinanza umana, con la comunicazione, questa esperienza di informazione e solidarietà.\r\n\r\n\r\nMa soprattutto un ringraziamento enorme alle compagne e compagni in Polonia, in Ucraina e dovunque lungo tutto il nostro percorso, che ci hanno accolto con infinita disponibilità e collaborazione umana e politica. A loro, tutto la nostra solidarietà e un grande abbraccio. \r\n\r\nStay tuned su RadioBlackout 105.250!\r\n\r\n\r\n\r\nContatti, informazioni e riferimenti per sostenere le realtà incontrate in Ucraina e come rimanere in contatto:\r\n\r\nQui una pagina della Carovana Internazionalista con le motivazioni politiche, l'appello iniziale, gli aggiornamenti, le foto e i racconti giorno per giorno:\r\nhttps://gabrio.noblogs.org/carovana-solidale-internazionalista/\r\n\r\nSito di Operation Solidarity\r\nhttps://operation-solidarity.org/\r\ne telegram\r\nhttps://t.me/solidarnistinua\r\n\r\nTelegram del \"Comitato di Resistenza di Kyiv\"\r\nhttps://t.me/theblackheadquarter\r\n\r\nPer sostenere Operation Solidarity tramite la Croce Nera Anarchica di Dresda\r\nhttps://abcdd.org/en/2022/03/23/update-donation-for-solidarity-with-anarchist-and-anti-authoritarian-activist-from-ukraine/\r\n\r\nSito di riferimento politico per Lviv Social Movement (in inglese)\r\nhttps://rev.org.ua/english/\r\n\r\nQui un breve documentario fatto da un compagno greco che spiega le motivazioni e il contesto politico di sottofondo alla scelta di anarchich* di combattere, o sostenere chi combatte, a livello armato contro l'invasione Putiniana.\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=XQxooEmFw-0",[478],{"field":111,"matched_tokens":479,"snippet":475,"value":476},[96,474],1157451470367359000,{"best_field_score":482,"best_field_weight":153,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":483,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897344000","1157451470367359089",6636,{"collection_name":339,"first_q":76,"per_page":104,"q":76},16,["Reactive",488],{},["Set"],["ShallowReactive",491],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fmUtFtilE6WgjFSsXw6GSXrAgWkLsbhSFeLRz50TKxro":-1},true,"/search?query=propaganda+nazionalista"]