","Vaccini e brevetti. Il grande business di Big Pharma","post",1615903497,[60,61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/astra-zeneca/","http://radioblackout.org/tag/big-pharma/","http://radioblackout.org/tag/brevetti/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione-della-pandemia/","http://radioblackout.org/tag/pandemia/","http://radioblackout.org/tag/proprieta-intellettuale/","http://radioblackout.org/tag/vaccini/",[68,69,70,71,72,73,74],"astra-zeneca","big pharma","brevetti","militarizzazione della pandemia","pandemia","proprietà intellettuale","vaccini",{"post_content":76,"tags":82},{"matched_tokens":77,"snippet":80,"value":81},[78,79],"proprietà","intellettuale","e possiedono in esclusiva la \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> grazie al sistema dei brevetti,","In questi giorni le cronache sono attraversate dalla vicenda del vaccino di Astra-Zeneca, che dopo numerosi morti, è stato temporaneamente sospeso da diversi paesi europei, tra cui l’Italia.\r\nLa fretta nella sperimentazione, la sin troppo rapida messa in commercio dei vaccini anti covid 19, è senza dubbio all’origine del moltiplicarsi delle reazioni allergiche anche gravissime di questi mesi.\r\nL’urgenza di rimettere in moto l’intera macchina della produzione e del consumo ha messo in secondo piano la cautela necessaria ad ogni ricerca che riguardi la salute delle persone.\r\nSe a ciò si aggiunge il fatto che le Big Pharma, i colossi del settore farmaceutico, non condividono i risultati delle ricerche e possiedono in esclusiva la \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> grazie al sistema dei brevetti, abbiamo un quadro in cui, nonostante le centinaia di migliaia di morti, il profitto viene anteposto alla salute.\r\nI contratti tra i governi e le Big Pharma sono stati secretati: è lecito il sospetto che sia stata garantita l’impunità ai responsabili delle aziende coinvolte. Le aziende non pagheranno nulla per i morti di vaccino.\r\nLa situazione su scala mondiale è abbastanza chiara: chi paga di più riceve più vaccini, chi paga di meno resta in coda. Per questo motivo Gran Bretagna ed Israele hanno potuto vaccinare molto di più di paesi come l’Italia o la Spagna. La distanza con i paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia è siderale: solo i ricchi di questi paesi sono stati vaccinati, per gli altri l’accesso al vaccino è precluso.\r\nLa proposta di India e Sudafrica di liberalizzare i vaccini è stata bocciata dai paesi più ricchi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Visconte Grisi, medico milanese\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/2021-03-16-grisi-vaccini.mp3\"][/audio]",[83,85,87,89,91,93,96],{"matched_tokens":84,"snippet":68},[],{"matched_tokens":86,"snippet":69},[],{"matched_tokens":88,"snippet":70},[],{"matched_tokens":90,"snippet":71},[],{"matched_tokens":92,"snippet":72},[],{"matched_tokens":94,"snippet":95},[78,79],"\u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark>",{"matched_tokens":97,"snippet":74},[],[99,105],{"field":34,"indices":100,"matched_tokens":102,"snippets":104},[101],5,[103],[78,79],[95],{"field":106,"matched_tokens":107,"snippet":80,"value":81},"post_content",[78,79],1157451471441625000,{"best_field_score":110,"best_field_weight":111,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":46,"score":113,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",{"document":115,"highlight":135,"highlights":140,"text_match":143,"text_match_info":144},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":46,"id":118,"is_sticky":46,"permalink":119,"post_author":49,"post_content":120,"post_date":121,"post_excerpt":52,"post_id":118,"post_modified":122,"post_thumbnail":123,"post_thumbnail_html":124,"post_title":125,"post_type":57,"sort_by_date":126,"tag_links":127,"tags":132},[43],[45],"46856","http://radioblackout.org/2018/04/pianificazione-della-reazione-allaggressione-dei-dazi/","All'inizio della guerra dei dazi le dichiarazioni di Trump lasciavano intendere che le merci soggette a dazi sarebbero state scelte oculatamente per colpire presunti furti di proprietà intellettuale da parte di Pechino ma in realtà mirava grossolanamente a colpire le filiere individuate da Xi come cuore del programma \"Made in China 2025\", un piano decennale di trasformazione epocale volto a innovare l'intera industria cinese: robotica, aerospaziale (di questi giorni il rientro rocambolesco di un satellite geostazionario cinese), tecnologie di comunicazione, che gradualmente stanno evolvendo, da settori di supporto alla produzione che erano (e forse in quel caso ancora basate sulla copia di prodotti stranieri), in settori di traino globale, esportati e di supporto allo studio della Intelligenza artificiale e dei BigData: insomma l'industrializzazione 4.0, come ci raccona Simone Pieranni in un articolo comparso su \"eastwest.eu\".\r\n\r\nTrump si è mosso con il solito misto di insolente prosopopea e presunzione arrogante, però è illusorio pensare che la Cina non abbia pianificato da tempo le sue chirurgiche risposte, quindi ci è sembrato più composita l'analisi del conflitto in corso dal lato cinese a cominciare da un articolo di Simone Pieranni che qualche giorno fa valutava la prima risposta del colosso asiatico alla provocazione statunitense: apparentemente una blanda reazione che colpiva i maiali dell'Iowa, oltretutto un comparto ben conosciuto da Xi in persona. Si trattava di un segnale molto simbolico, valutato in soli 3 miliardi di sanzioni daziarie verso gli Usa, un buffetto rispetto all'intervento di Trump, ma che conteneva un messaggio chiaro su come la risposta sarebbe stata nell'ottica di ritorsione dell'intento iniziale di Trump: colpire il cuore della produzione americana, in particolare quella che ha sostenuto Trump nella sua corsa alla Casa Bianca. Appunto: gli allevatori di maiali dell'Iowa gettati sul piatto della trattativa.\r\n\r\nSimone,concludendo il suo articolo del 3 aprile alludeva alla possibilità di colpire la soia, un prodotto centrale nell'economia cinese, producendo un ammanco alla casse statunitensi di 14 miliardi di dollari: «Tutta un'altra storia». Ecco, la trattativa non ha portato alla soluzione e sono arrivati i dazi su 106 prodotti americani, tra cui la soia, volti dunque a indebolire un altro mercato caro ai sostenitori di Trump. In questo caso si evidenziano in un articolo di Gabriele Battaglia su l'Internazionale le conseguenze esterne alla lotta commerciale, quelle sull'ambiente, altrettanto disastrose, perché la decisione di fare a meno della soia americana significa che la Cina sa di poter contare in una maggiore produzione da parte di Brasile e Argentina ch eaccentueranno in seguito a questa richiesta le coltivazioni di ogm, dunque allargando il coinvolgimento globale della guerra dei dazi, perché la Cina consuma il 60 per cento della soia mondiale e quindi determina il suo costo, influendo quindi anche sul comparto della carne.\r\n\r\nNonostante questi sconvolgimenti costosi evidentemente la dirigenza cinese ha valutato che il fine politico di far male a Trump vale la pena di avvitare una spirale di ritorsioni che possono sconvolgere gli equilibri economici e commerciali mondiali, quando il concorrente ameriano rilancia raddoppiando il valore dei dazi imposti sui prodotti cinesi arrivando oggi alla cifra di 100 miliardi di aggravi.\r\n\r\nPer capire meglio questi passaggi, abbiamo invitato a un'analisi della complessa strategia che sta dietro alla Guerra dei Dazi sino-statunitense rivolgendoci a Simone Pieranni per avere qualche lume per orientarci:\r\n\r\nDazi pianificati e strategie di indebolimento","7 Aprile 2018","2018-04-09 11:23:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/dazi_02-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/dazi_02-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/dazi_02-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/dazi_02-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/dazi_02.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pianificazione della reazione all’aggressione dei dazi",1523096466,[128,129,130,131],"http://radioblackout.org/tag/guerra-dei-dazzi/","http://radioblackout.org/tag/industria-4-0/","http://radioblackout.org/tag/suini-e-soia/","http://radioblackout.org/tag/usa-cina/",[133,134,19,17],"guerra dei dazzi","industria 4.0",{"post_content":136},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[78,79],"per colpire presunti furti di \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> da parte di Pechino ma","All'inizio della guerra dei dazi le dichiarazioni di Trump lasciavano intendere che le merci soggette a dazi sarebbero state scelte oculatamente per colpire presunti furti di \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> da parte di Pechino ma in realtà mirava grossolanamente a colpire le filiere individuate da Xi come cuore del programma \"Made in China 2025\", un piano decennale di trasformazione epocale volto a innovare l'intera industria cinese: robotica, aerospaziale (di questi giorni il rientro rocambolesco di un satellite geostazionario cinese), tecnologie di comunicazione, che gradualmente stanno evolvendo, da settori di supporto alla produzione che erano (e forse in quel caso ancora basate sulla copia di prodotti stranieri), in settori di traino globale, esportati e di supporto allo studio della Intelligenza artificiale e dei BigData: insomma l'industrializzazione 4.0, come ci raccona Simone Pieranni in un articolo comparso su \"eastwest.eu\".\r\n\r\nTrump si è mosso con il solito misto di insolente prosopopea e presunzione arrogante, però è illusorio pensare che la Cina non abbia pianificato da tempo le sue chirurgiche risposte, quindi ci è sembrato più composita l'analisi del conflitto in corso dal lato cinese a cominciare da un articolo di Simone Pieranni che qualche giorno fa valutava la prima risposta del colosso asiatico alla provocazione statunitense: apparentemente una blanda reazione che colpiva i maiali dell'Iowa, oltretutto un comparto ben conosciuto da Xi in persona. Si trattava di un segnale molto simbolico, valutato in soli 3 miliardi di sanzioni daziarie verso gli Usa, un buffetto rispetto all'intervento di Trump, ma che conteneva un messaggio chiaro su come la risposta sarebbe stata nell'ottica di ritorsione dell'intento iniziale di Trump: colpire il cuore della produzione americana, in particolare quella che ha sostenuto Trump nella sua corsa alla Casa Bianca. Appunto: gli allevatori di maiali dell'Iowa gettati sul piatto della trattativa.\r\n\r\nSimone,concludendo il suo articolo del 3 aprile alludeva alla possibilità di colpire la soia, un prodotto centrale nell'economia cinese, producendo un ammanco alla casse statunitensi di 14 miliardi di dollari: «Tutta un'altra storia». Ecco, la trattativa non ha portato alla soluzione e sono arrivati i dazi su 106 prodotti americani, tra cui la soia, volti dunque a indebolire un altro mercato caro ai sostenitori di Trump. In questo caso si evidenziano in un articolo di Gabriele Battaglia su l'Internazionale le conseguenze esterne alla lotta commerciale, quelle sull'ambiente, altrettanto disastrose, perché la decisione di fare a meno della soia americana significa che la Cina sa di poter contare in una maggiore produzione da parte di Brasile e Argentina ch eaccentueranno in seguito a questa richiesta le coltivazioni di ogm, dunque allargando il coinvolgimento globale della guerra dei dazi, perché la Cina consuma il 60 per cento della soia mondiale e quindi determina il suo costo, influendo quindi anche sul comparto della carne.\r\n\r\nNonostante questi sconvolgimenti costosi evidentemente la dirigenza cinese ha valutato che il fine politico di far male a Trump vale la pena di avvitare una spirale di ritorsioni che possono sconvolgere gli equilibri economici e commerciali mondiali, quando il concorrente ameriano rilancia raddoppiando il valore dei dazi imposti sui prodotti cinesi arrivando oggi alla cifra di 100 miliardi di aggravi.\r\n\r\nPer capire meglio questi passaggi, abbiamo invitato a un'analisi della complessa strategia che sta dietro alla Guerra dei Dazi sino-statunitense rivolgendoci a Simone Pieranni per avere qualche lume per orientarci:\r\n\r\nDazi pianificati e strategie di indebolimento",[141],{"field":106,"matched_tokens":142,"snippet":138,"value":139},[78,79],1157451471441100800,{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":147,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},"2211897868288",14,"1157451471441100913",{"document":149,"highlight":171,"highlights":176,"text_match":143,"text_match_info":179},{"cat_link":150,"category":151,"comment_count":46,"id":152,"is_sticky":46,"permalink":153,"post_author":49,"post_content":154,"post_date":155,"post_excerpt":52,"post_id":152,"post_modified":156,"post_thumbnail":157,"post_thumbnail_html":158,"post_title":159,"post_type":57,"sort_by_date":160,"tag_links":161,"tags":169},[43],[45],"33742","http://radioblackout.org/2016/01/torna-una-babele-di-semi-per-scambiare-materiali-e-conoscenze/","Domenica 31 gennaio dalle 9,30 alle 16 alla cascina Roccafranca (via Rubino 45 - Torino) quinta edizione di \"Una Babele di semi\", incontro tra agricoltori professionisti e non per scambiarsi materiale vegetale e conoscenze, all'insegna della biodiversità e dell'autoproduzione. Previsti alcuni laboratori, tra cui uno di cucina per il pranzo condiviso, a base di soia.\r\nIl materiale scambiato non è soggetto ad alcun tipo di proprietà intellettuale in quanto in pubblico dominio. Non si tratteranno cioè varietà iscritte ai cataloghi commerciali e tanto la loro riproduzione quanto il loro scambio in modiche quantità non può essere considerato atto commerciale ma piuttosto un diritto universale esercitato dalle comunità.\r\n\r\nAscolta la presentazione dell'iniziativa con Luca:\r\nUnknown","29 Gennaio 2016","2016-02-01 13:40:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/locandina-2016-babele-semi.gif-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/locandina-2016-babele-semi.gif-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/locandina-2016-babele-semi.gif-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/locandina-2016-babele-semi.gif-768x1086.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/locandina-2016-babele-semi.gif-724x1024.jpg 724w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/locandina-2016-babele-semi.gif.jpg 1754w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","Torna \"Una Babele di semi\", per scambiare materiali e conoscenze",1454069605,[162,163,164,165,166,167,168],"http://radioblackout.org/tag/arca-dei-semi/","http://radioblackout.org/tag/autoproduzione/","http://radioblackout.org/tag/biodiversita/","http://radioblackout.org/tag/cascina-roccafranca/","http://radioblackout.org/tag/reciprocita/","http://radioblackout.org/tag/scambio/","http://radioblackout.org/tag/soia/",[27,29,25,31,21,15,170],"soia",{"post_content":172},{"matched_tokens":173,"snippet":174,"value":175},[78,79],"soggetto ad alcun tipo di \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> in quanto in pubblico dominio.","Domenica 31 gennaio dalle 9,30 alle 16 alla cascina Roccafranca (via Rubino 45 - Torino) quinta edizione di \"Una Babele di semi\", incontro tra agricoltori professionisti e non per scambiarsi materiale vegetale e conoscenze, all'insegna della biodiversità e dell'autoproduzione. Previsti alcuni laboratori, tra cui uno di cucina per il pranzo condiviso, a base di soia.\r\nIl materiale scambiato non è soggetto ad alcun tipo di \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> in quanto in pubblico dominio. Non si tratteranno cioè varietà iscritte ai cataloghi commerciali e tanto la loro riproduzione quanto il loro scambio in modiche quantità non può essere considerato atto commerciale ma piuttosto un diritto universale esercitato dalle comunità.\r\n\r\nAscolta la presentazione dell'iniziativa con Luca:\r\nUnknown",[177],{"field":106,"matched_tokens":178,"snippet":174,"value":175},[78,79],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":147,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},{"document":181,"highlight":203,"highlights":208,"text_match":211,"text_match_info":212},{"cat_link":182,"category":183,"comment_count":46,"id":184,"is_sticky":46,"permalink":185,"post_author":49,"post_content":186,"post_date":187,"post_excerpt":52,"post_id":184,"post_modified":188,"post_thumbnail":52,"post_thumbnail_html":52,"post_title":189,"post_type":57,"sort_by_date":190,"tag_links":191,"tags":198},[43],[45],"25540","http://radioblackout.org/2014/10/14-ottobre-presidio-solidale-con-il-rojava-a-torino/","Oggi pomeriggio alle 18 in piazza Castello si svolgerà un presidio solidale con le popolazioni del Rojava, assediate dai soldati del Califfato islamico. Nell'appello per la manifestazione, cui prenderanno parte anche esponenti della comunità curda a Torino, gli organizzatori scrivono \"Ovunque Kobane, ovunque resistenza! Da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l’uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell’ambiente.\r\nProprio in queste ore, la “confederazione democratica” del Rojava è sotto attacco.\r\nLe sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l’aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel cantone di Kobane – un’eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.\r\nL’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’ alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse…\r\nProprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l’avanzata dell’I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.\r\nProprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!\r\nSpezziamo l’isolamento! Sosteniamo la resistenza popolare in Rojava!\"\r\n\r\nLe notizie che filtrano dai media e dalle agenzie curde riferiscono di una contr'offensiva delle milizie curde che ha posto un piccolo argine alla loro avanzata nella città. Le frontiere con la Turchia, aperte ai rifornimenti all'IS, restano chiuse per gli aiuti di cibo, armi e volontari diretti a Kobané.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, che conosce bene la situazione nel paese, spesso nostro interlocutore sulla situazione in quest'area.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nDi seguito l'articolo di David Graeber, uscito sul Guardian, e diffuso da vari siti di movimento, e proposto agli ascoltatori di Blackout durante l'info.\r\n\r\nNel 1937, mio padre si arruolò volontario per combattere nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica Spagnola. Quello che sarebbe stato un colpo di Stato fascista era stato temporaneamente fermato da un sollevamento dei lavoratori, condotto da anarchici e socialisti, e nella maggior parte della Spagna ne seguì una genuina rivoluzione sociale che portò intere città sotto il controllo di sistemi di democrazia diretta, le fabbriche sotto la gestione operaia e le donne ad assumere sempre più potere.\r\n\r\nI rivoluzionari spagnoli speravano di creare la visione di una società libera cui il mondo intero avrebbe potuto ispirarsi. Invece, i poteri mondiali dichiararono una politica di “non intervento” e mantennero un rigoroso embargo nei confronti della repubblica, persino dopo che Hitler e Mussolini, apparenti sostenitori di tale politica di “non intervento”, iniziarono a fare affluire truppe e armi per rinforzare la fazione fascista. Ne risultarono anni di guerra civile terminati con la soppressione della rivoluzione e con uno dei più sanguinosi massacri del secolo.\r\n\r\nNon avrei mai pensato di vedere, nel corso della mia vita, la stessa cosa accadere nuovamente. Ovviamente, nessun evento storico accade realmente due volte. Ci sono infinite differenze fra quello che accadde in Spagna nel 1936 e quello che sta accadendo ora in Rojava, le tre province a larga maggioranza curda nel nord della Siria. Ma alcune delle somiglianze sono così stringenti e così preoccupanti che credo sia un dovere morale per me, cresciuto in una famiglia le cui idee politiche furono in molti modi definite dalla Rivoluzione spagnola, dire: non possiamo fare sì che tutto ciò finisca ancora una volta allo stesso modo.\r\n\r\nLa regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei pochi raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso, a dire il vero – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento democratico. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e, in un richiamo degno di nota alle Mujeres Libres della Spagna, c’è un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia “YJA Star” (l’”Unione delle donne libere”, la cui stella nel nome si riferisce all’antica dea mesopotamica Ishtar), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze dello Stato Islamico.\r\n\r\nCome può qualcosa come tutto questo accadere ed essere tuttavia perlopiù ignorato dalla comunità internazionale, persino, almeno in gran parte, dalla sinistra internazionale? Principalmente, sembra, perché il partito rivoluzionario del Rojava, il PYD, lavora in alleanza con il turco Partito Curdo dei Lavoratori (PKK), un movimento combattente marxista impegnato sin dagli anni Settanta in una lunga guerra contro lo Stato turco. La Nato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo classificano ufficialmente come “organizzazione terroristica”. Nel frattempo, l’opinione di sinistra lo descrive spesso come Stalinista.\r\n\r\nMa, in realtà, il PKK non assomiglia neppure lontanamente al vecchio, organizzato verticalmente, partito Leninista che era una volta. La sua evoluzione interna, e la conversione intellettuale del suo fondatore, Abdullah Ocalan, detenuto in un’isola-prigione turca dal 1999, lo hanno condotto a cambiare radicalmente i propri scopi e le proprie tattiche.\r\n\r\nIl PKK ha dichiarato che esso non cerca nemmeno più di creare uno Stato curdo. Invece, ispirato in parte dalla visione dell’ecologista sociale e anarchico Murray Bookchin, ha adottato una visione di “municipalismo libertario”, invitando i curdi a formare libere comunità basate sull’autogoverno, basate sui principi della democrazia diretta, che si federeranno tra loro aldilà dei confini nazionali – che si spera che col tempo diventino sempre più privi di significato. In questo modo, suggeriscono i curdi, la loro lotta potrebbe diventare un modello per un movimento globale verso una radicale e genuina democrazia, un’economia cooperativa e la graduale dissoluzione dello stato-nazione burocratico.\r\n\r\nA partire dal 2005 il PKK, ispirato dalla strategia dei ribelli zapatisti in Chiapas, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei confronti dello Stato turco e ha iniziato a concentrare i propri sforzi nello sviluppo di strutture democratiche nei territori di cui già ha il controllo. Alcuni si sono chiesti quanto realmente sinceri siano questi sforzi. Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e milizie popolari, le proprietà del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. Nel Medio Oriente, almeno, tali sforzi sono stati notati: particolarmente dopo che il PKK e le forze del Rojava per combattere efficacemente e con successo nei territori dell’ISIS in Iraq per salvare migliaia di rifugiati Yezidi intrappolati sul Monte Sinjar dopo che le locali milizie peshmerga avevano abbandonato il campo di battaglia. Queste azioni sono state ampiamente celebrate nella regione, ma, significativamente, non fecero affatto notizia sulla stampa europea o nord-americana.\r\n\r\nOra, l’ISIS è tornato, con una gran quantità di carri armati americani e di artiglieria pesante sottratti alle forze irachene, per vendicarsi contro molte di quelle stesse milizie rivoluzionarie a Kobané, dichiarando la loro intenzione di massacrare e ridurre in schiavitù – si, letteralmente ridurre in schiavitù – l’intera popolazione civile. Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.\r\n\r\nSe oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?","14 Ottobre 2014","2014-10-31 11:56:00","14 ottobre - Presidio solidale con il Rojavà a Torino",1413290362,[192,193,194,195,196,197],"http://radioblackout.org/tag/david-graeber/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/kobane/","http://radioblackout.org/tag/presidio-per-il-rojava/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[23,199,200,33,201,202],"isis","kobane","rojava","torino",{"post_content":204},{"matched_tokens":205,"snippet":206,"value":207},[79],"evoluzione interna, e la conversione \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> del suo fondatore, Abdullah Ocalan,","Oggi pomeriggio alle 18 in piazza Castello si svolgerà un presidio solidale con le popolazioni del Rojava, assediate dai soldati del Califfato islamico. Nell'appello per la manifestazione, cui prenderanno parte anche esponenti della comunità curda a Torino, gli organizzatori scrivono \"Ovunque Kobane, ovunque resistenza! Da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l’uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell’ambiente.\r\nProprio in queste ore, la “confederazione democratica” del Rojava è sotto attacco.\r\nLe sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l’aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel cantone di Kobane – un’eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.\r\nL’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’ alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse…\r\nProprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l’avanzata dell’I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.\r\nProprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!\r\nSpezziamo l’isolamento! Sosteniamo la resistenza popolare in Rojava!\"\r\n\r\nLe notizie che filtrano dai media e dalle agenzie curde riferiscono di una contr'offensiva delle milizie curde che ha posto un piccolo argine alla loro avanzata nella città. Le frontiere con la Turchia, aperte ai rifornimenti all'IS, restano chiuse per gli aiuti di cibo, armi e volontari diretti a Kobané.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, che conosce bene la situazione nel paese, spesso nostro interlocutore sulla situazione in quest'area.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nDi seguito l'articolo di David Graeber, uscito sul Guardian, e diffuso da vari siti di movimento, e proposto agli ascoltatori di Blackout durante l'info.\r\n\r\nNel 1937, mio padre si arruolò volontario per combattere nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica Spagnola. Quello che sarebbe stato un colpo di Stato fascista era stato temporaneamente fermato da un sollevamento dei lavoratori, condotto da anarchici e socialisti, e nella maggior parte della Spagna ne seguì una genuina rivoluzione sociale che portò intere città sotto il controllo di sistemi di democrazia diretta, le fabbriche sotto la gestione operaia e le donne ad assumere sempre più potere.\r\n\r\nI rivoluzionari spagnoli speravano di creare la visione di una società libera cui il mondo intero avrebbe potuto ispirarsi. Invece, i poteri mondiali dichiararono una politica di “non intervento” e mantennero un rigoroso embargo nei confronti della repubblica, persino dopo che Hitler e Mussolini, apparenti sostenitori di tale politica di “non intervento”, iniziarono a fare affluire truppe e armi per rinforzare la fazione fascista. Ne risultarono anni di guerra civile terminati con la soppressione della rivoluzione e con uno dei più sanguinosi massacri del secolo.\r\n\r\nNon avrei mai pensato di vedere, nel corso della mia vita, la stessa cosa accadere nuovamente. Ovviamente, nessun evento storico accade realmente due volte. Ci sono infinite differenze fra quello che accadde in Spagna nel 1936 e quello che sta accadendo ora in Rojava, le tre province a larga maggioranza curda nel nord della Siria. Ma alcune delle somiglianze sono così stringenti e così preoccupanti che credo sia un dovere morale per me, cresciuto in una famiglia le cui idee politiche furono in molti modi definite dalla Rivoluzione spagnola, dire: non possiamo fare sì che tutto ciò finisca ancora una volta allo stesso modo.\r\n\r\nLa regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei pochi raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso, a dire il vero – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento democratico. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e, in un richiamo degno di nota alle Mujeres Libres della Spagna, c’è un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia “YJA Star” (l’”Unione delle donne libere”, la cui stella nel nome si riferisce all’antica dea mesopotamica Ishtar), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze dello Stato Islamico.\r\n\r\nCome può qualcosa come tutto questo accadere ed essere tuttavia perlopiù ignorato dalla comunità internazionale, persino, almeno in gran parte, dalla sinistra internazionale? Principalmente, sembra, perché il partito rivoluzionario del Rojava, il PYD, lavora in alleanza con il turco Partito Curdo dei Lavoratori (PKK), un movimento combattente marxista impegnato sin dagli anni Settanta in una lunga guerra contro lo Stato turco. La Nato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo classificano ufficialmente come “organizzazione terroristica”. Nel frattempo, l’opinione di sinistra lo descrive spesso come Stalinista.\r\n\r\nMa, in realtà, il PKK non assomiglia neppure lontanamente al vecchio, organizzato verticalmente, partito Leninista che era una volta. La sua evoluzione interna, e la conversione \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> del suo fondatore, Abdullah Ocalan, detenuto in un’isola-prigione turca dal 1999, lo hanno condotto a cambiare radicalmente i propri scopi e le proprie tattiche.\r\n\r\nIl PKK ha dichiarato che esso non cerca nemmeno più di creare uno Stato curdo. Invece, ispirato in parte dalla visione dell’ecologista sociale e anarchico Murray Bookchin, ha adottato una visione di “municipalismo libertario”, invitando i curdi a formare libere comunità basate sull’autogoverno, basate sui principi della democrazia diretta, che si federeranno tra loro aldilà dei confini nazionali – che si spera che col tempo diventino sempre più privi di significato. In questo modo, suggeriscono i curdi, la loro lotta potrebbe diventare un modello per un movimento globale verso una radicale e genuina democrazia, un’economia cooperativa e la graduale dissoluzione dello stato-nazione burocratico.\r\n\r\nA partire dal 2005 il PKK, ispirato dalla strategia dei ribelli zapatisti in Chiapas, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei confronti dello Stato turco e ha iniziato a concentrare i propri sforzi nello sviluppo di strutture democratiche nei territori di cui già ha il controllo. Alcuni si sono chiesti quanto realmente sinceri siano questi sforzi. Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e milizie popolari, le \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. Nel Medio Oriente, almeno, tali sforzi sono stati notati: particolarmente dopo che il PKK e le forze del Rojava per combattere efficacemente e con successo nei territori dell’ISIS in Iraq per salvare migliaia di rifugiati Yezidi intrappolati sul Monte Sinjar dopo che le locali milizie peshmerga avevano abbandonato il campo di battaglia. Queste azioni sono state ampiamente celebrate nella regione, ma, significativamente, non fecero affatto notizia sulla stampa europea o nord-americana.\r\n\r\nOra, l’ISIS è tornato, con una gran quantità di carri armati americani e di artiglieria pesante sottratti alle forze irachene, per vendicarsi contro molte di quelle stesse milizie rivoluzionarie a Kobané, dichiarando la loro intenzione di massacrare e ridurre in schiavitù – si, letteralmente ridurre in schiavitù – l’intera popolazione civile. Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.\r\n\r\nSe oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?",[209],{"field":106,"matched_tokens":210,"snippet":206,"value":207},[79],1155199671761633300,{"best_field_score":213,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":214,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},"1112386306048","1155199671761633393",6646,{"collection_name":57,"first_q":73,"per_page":217,"q":73},6,3,{"facet_counts":220,"found":101,"hits":238,"out_of":352,"page":14,"request_params":353,"search_cutoff":35,"search_time_ms":218},[221,227],{"counts":222,"field_name":225,"sampled":35,"stats":226},[223],{"count":101,"highlighted":224,"value":224},"anarres","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":228,"field_name":34,"sampled":35,"stats":237},[229,231,233,235],{"count":14,"highlighted":230,"value":230},"india",{"count":14,"highlighted":232,"value":232},"farmaci",{"count":14,"highlighted":234,"value":234},"Novartis",{"count":14,"highlighted":236,"value":236},"T.R.I.P.S.",{"total_values":38},[239,262,283,304,326],{"document":240,"highlight":253,"highlights":258,"text_match":143,"text_match_info":261},{"comment_count":46,"id":241,"is_sticky":46,"permalink":242,"podcastfilter":243,"post_author":224,"post_content":244,"post_date":245,"post_excerpt":52,"post_id":241,"post_modified":246,"post_thumbnail":247,"post_title":248,"post_type":249,"sort_by_date":250,"tag_links":251,"tags":252},"83392","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-28-luglio-in-migliaia-a-saint-imier-la-gang-meloni-genova-2001-una-memoria-tenace/",[224],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/2023-07-28-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIncontro Internazionale Anarchico di Saint Imier\r\nCronache ragionate su un incontro segnato da una vasta partecipazione (tra le 5 e le 6 mila persone), da una molteplicità di temi e proposte, da una enorme macchina organizzativa che ha funzionato grazie alle centinaia di compagn che hanno cucinato, pulito, tradotto, montato, smontato, tenuto banchetti e realizzato assemblee e seminari.\r\nUn incontro da cui, nonostante alcune crepe, emerge il crescere di una forte tensione a moltiplicare e connettere le tante iniziative contro la guerra ed il militarismo. \r\nNe abbiamo parlato con Dario che in questi anni ha seguito la costruzione di quest’appuntamento che, tra luci ed ombre, lascerà ampio strascico nel dibattito e nelle pratiche dei movimenti anarchici.\r\n\r\nMeloni. Un’analisi dell’azione di governo\r\nIl governo Meloni, al sicuro dietro una solida maggioranza di parlamento, perché pare improbabile una nuova mossa alla Paapete della gang Salvini, sta consolidando il proprio potere, occupando tutti i posti disponibili nelle partecipate e nelle direzioni di teatri, musei e festival. Meloni, forte in parlamento ma ancora debole nel paese, mira ad affermare un’egemonia culturale, che le lasci mano libera nel colpire le soggettività non conformi alla logica di “dio, patria, famiglia”, a portare a termine un processo revisionista sulla storia del Novecento, a trasformare le scuole in caserme, militarizzando le coscienze sin dall’infanzia.\r\nSul piano economico Meloni si muove sul solco dei governi precedenti. Non avendo molte pagnotte da distribuire deve elargire a piene mani il circo della fascisteria del terzo millennio. \r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nGenova 2001. Una memoria tenace\r\nI tre giorni contro il G8 del 2001 a Genova fuggono al rischio della ritualità e della celebrazione, perché non vi è mai stata una memoria condivisa e, quindi, pacificata.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla proprietà intellettuale, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli imperi coloniali e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. Dopo vent’anni sappiamo che il processo che tentavamo di contrastare era la globalizzazione della povertà e dello sfruttamento. Una dinamica che si dispiega oggi in tutta la sua potenza.\r\nDepredare e distruggere, senza alcuna tensione al futuro, senza alcun senso del limite è il segno distintivo della logica del dominio e degli affari che si è imposta ovunque. La violenza che investi i movimenti No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagno che ha partecipato al percorso degli anarchici contro il G8.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21 (siamo in vacanza – le riunioni riprendono martedì 29 agosto)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","1 Agosto 2023","2023-08-01 17:14:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/saint-imier-striscio-no-border-200x110.jpg","Anarres del 28 luglio. In migliaia a Saint Imier. La Gang Meloni. Genova 2001: una memoria tenace...","podcast",1690910041,[],[],{"post_content":254},{"matched_tokens":255,"snippet":256,"value":257},[78,79],"Dal WTO agli accordi sulla \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark>, che rendevano commerciabile e brevettabile","ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/2023-07-28-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIncontro Internazionale Anarchico di Saint Imier\r\nCronache ragionate su un incontro segnato da una vasta partecipazione (tra le 5 e le 6 mila persone), da una molteplicità di temi e proposte, da una enorme macchina organizzativa che ha funzionato grazie alle centinaia di compagn che hanno cucinato, pulito, tradotto, montato, smontato, tenuto banchetti e realizzato assemblee e seminari.\r\nUn incontro da cui, nonostante alcune crepe, emerge il crescere di una forte tensione a moltiplicare e connettere le tante iniziative contro la guerra ed il militarismo. \r\nNe abbiamo parlato con Dario che in questi anni ha seguito la costruzione di quest’appuntamento che, tra luci ed ombre, lascerà ampio strascico nel dibattito e nelle pratiche dei movimenti anarchici.\r\n\r\nMeloni. Un’analisi dell’azione di governo\r\nIl governo Meloni, al sicuro dietro una solida maggioranza di parlamento, perché pare improbabile una nuova mossa alla Paapete della gang Salvini, sta consolidando il proprio potere, occupando tutti i posti disponibili nelle partecipate e nelle direzioni di teatri, musei e festival. Meloni, forte in parlamento ma ancora debole nel paese, mira ad affermare un’egemonia culturale, che le lasci mano libera nel colpire le soggettività non conformi alla logica di “dio, patria, famiglia”, a portare a termine un processo revisionista sulla storia del Novecento, a trasformare le scuole in caserme, militarizzando le coscienze sin dall’infanzia.\r\nSul piano economico Meloni si muove sul solco dei governi precedenti. Non avendo molte pagnotte da distribuire deve elargire a piene mani il circo della fascisteria del terzo millennio. \r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nGenova 2001. Una memoria tenace\r\nI tre giorni contro il G8 del 2001 a Genova fuggono al rischio della ritualità e della celebrazione, perché non vi è mai stata una memoria condivisa e, quindi, pacificata.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark>, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli imperi coloniali e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. Dopo vent’anni sappiamo che il processo che tentavamo di contrastare era la globalizzazione della povertà e dello sfruttamento. Una dinamica che si dispiega oggi in tutta la sua potenza.\r\nDepredare e distruggere, senza alcuna tensione al futuro, senza alcun senso del limite è il segno distintivo della logica del dominio e degli affari che si è imposta ovunque. La violenza che investi i movimenti No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagno che ha partecipato al percorso degli anarchici contro il G8.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21 (siamo in vacanza – le riunioni riprendono martedì 29 agosto)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[259],{"field":106,"matched_tokens":260,"snippet":256,"value":257},[78,79],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":147,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},{"document":263,"highlight":275,"highlights":279,"text_match":143,"text_match_info":282},{"comment_count":46,"id":264,"is_sticky":46,"permalink":265,"podcastfilter":266,"post_author":224,"post_content":267,"post_date":268,"post_excerpt":52,"post_id":264,"post_modified":269,"post_thumbnail":270,"post_title":271,"post_type":249,"sort_by_date":272,"tag_links":273,"tags":274},"76682","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-15-luglio-le-guerre-dellitalia-il-gioco-dei-birilli-elettorali-gli-states-da-capitol-hill-alla-guerra-in-europa-genova-2001/",[224],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/2022-07-15-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nI partiti giocano a birilli, mentre la condizione di chi fatica ad arrivare a fine mese peggiora di giorno in giorno. \r\nIl governo si sta avviluppando nell’ennesima possibile crisi, una crisi che, comunque finisca, preannuncia la campagna elettorale. Sullo sfondo la guerra, la questione energetica, l’inflazione, la pandemia che corre peggio che mai.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nMissioni all’estero. Le guerre dell’Italia\r\nIl governo ha approvato il rifinanziamento delle missioni militari all’estero a metà giugno, ma solo da pochi giorni sono stati pubblicati i documenti inerenti le spese e la collocazione delle missioni. Confermate quelle precedenti, ne sono state decise tre nuove: in Europa dell’Est, in Mozambico ed in Qatar.\r\nIl governo conferma quindi sia il sostegno alla NATO sia l’ambizione ad estendere la propria influenza in Africa, sbarcando in Mozambico, dove l’ENI ha appena aperto nuovi impianti di estrazione petrolifera e la concorrente francese Total è in difficoltà per il conflitto nell’area di Cabo Delgado.\r\n\r\nStati Uniti: da Capitol Hill alla guerra in Europa\r\nAd un anno e mezzo dall’assalto a Capitol Hill, Biden, in crisi di popolarità, punta tutto sull’esibizione muscolare e accelera sull’escalation bellica in Europa, uscendo da vincitore dal vertice NATO di Madrid.\r\nSul piano interno le due americhe che si sono scontrate di fronte al parlamento restano ben divise.\r\nProviamo a capirne di più, partendo dai movimenti sociali e dalle lotte in corso.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nGenova 2001. Radicali e radicati\r\nLa memoria dei tre giorni contro il G8 del 2001 a Genova fugge al rischio della ritualità e della celebrazione, perché non è mai stata una memoria condivisa e, quindi, pacificata.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla proprietà intellettuale, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli imperi coloniali e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. Dopo vent’anni sappiamo che il processo che tentavamo di contrastare era la globalizzazione della povertà e dello sfruttamento. Una dinamica che si dispiega oggi in tutta la sua potenza.\r\nDepredare e distruggere, senza alcuna tensione al futuro, senza alcun senso del limite è il segno distintivo della logica del dominio e degli affari che si è imposta ovunque. La violenza che investi i movimenti No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagn di “Anarchici contro il G8”\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDal 29 al 31 luglio\r\nWeekend libertario a Saint Imier\r\nper info: https://www.anarchy2022.org/\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21 (tra fine luglio e per tutto agosto le riunioni sono intermittenti: prima di passare contattateci)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","20 Luglio 2022","2022-07-20 21:16:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/03_fuoco_al_tricolore-200x110.jpg","Anarres del 15 luglio. Le guerre dell’Italia. Il gioco dei birilli elettorali. Gli States da Capitol Hill alla guerra in Europa. Genova 2001...",1658339625,[],[],{"post_content":276},{"matched_tokens":277,"snippet":256,"value":278},[78,79],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/2022-07-15-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nI partiti giocano a birilli, mentre la condizione di chi fatica ad arrivare a fine mese peggiora di giorno in giorno. \r\nIl governo si sta avviluppando nell’ennesima possibile crisi, una crisi che, comunque finisca, preannuncia la campagna elettorale. Sullo sfondo la guerra, la questione energetica, l’inflazione, la pandemia che corre peggio che mai.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nMissioni all’estero. Le guerre dell’Italia\r\nIl governo ha approvato il rifinanziamento delle missioni militari all’estero a metà giugno, ma solo da pochi giorni sono stati pubblicati i documenti inerenti le spese e la collocazione delle missioni. Confermate quelle precedenti, ne sono state decise tre nuove: in Europa dell’Est, in Mozambico ed in Qatar.\r\nIl governo conferma quindi sia il sostegno alla NATO sia l’ambizione ad estendere la propria influenza in Africa, sbarcando in Mozambico, dove l’ENI ha appena aperto nuovi impianti di estrazione petrolifera e la concorrente francese Total è in difficoltà per il conflitto nell’area di Cabo Delgado.\r\n\r\nStati Uniti: da Capitol Hill alla guerra in Europa\r\nAd un anno e mezzo dall’assalto a Capitol Hill, Biden, in crisi di popolarità, punta tutto sull’esibizione muscolare e accelera sull’escalation bellica in Europa, uscendo da vincitore dal vertice NATO di Madrid.\r\nSul piano interno le due americhe che si sono scontrate di fronte al parlamento restano ben divise.\r\nProviamo a capirne di più, partendo dai movimenti sociali e dalle lotte in corso.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nGenova 2001. Radicali e radicati\r\nLa memoria dei tre giorni contro il G8 del 2001 a Genova fugge al rischio della ritualità e della celebrazione, perché non è mai stata una memoria condivisa e, quindi, pacificata.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark>, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli imperi coloniali e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. Dopo vent’anni sappiamo che il processo che tentavamo di contrastare era la globalizzazione della povertà e dello sfruttamento. Una dinamica che si dispiega oggi in tutta la sua potenza.\r\nDepredare e distruggere, senza alcuna tensione al futuro, senza alcun senso del limite è il segno distintivo della logica del dominio e degli affari che si è imposta ovunque. La violenza che investi i movimenti No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagn di “Anarchici contro il G8”\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDal 29 al 31 luglio\r\nWeekend libertario a Saint Imier\r\nper info: https://www.anarchy2022.org/\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21 (tra fine luglio e per tutto agosto le riunioni sono intermittenti: prima di passare contattateci)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[280],{"field":106,"matched_tokens":281,"snippet":256,"value":278},[78,79],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":147,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},{"document":284,"highlight":296,"highlights":300,"text_match":143,"text_match_info":303},{"comment_count":46,"id":285,"is_sticky":46,"permalink":286,"podcastfilter":287,"post_author":224,"post_content":288,"post_date":289,"post_excerpt":52,"post_id":285,"post_modified":290,"post_thumbnail":291,"post_title":292,"post_type":249,"sort_by_date":293,"tag_links":294,"tags":295},"70444","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-16-luglio-libia-lager-e-respingimenti-g8-cosa-ci-resta-di-genova-stati-uniti-licenza-di-uccidere-chi-blocca-la-strada/",[224],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/2021-07-16-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLibia. Cambiare tutto, perché tutto resti come prima. \r\nLa scorsa settimana abbiamo posto l’accento sul quadro geopolitico in cui si inseriscono le missioni italiane all’estero, che il parlamento ha appena rifinanziato. In questa puntata abbiamo spostato il fcus sulla Libia.\r\nPer salvarsi la faccia, contestualmente al rifinanziamento delle missioni militari, era stato proposto un ordine del giorno che prevedeva la revisione in chiave “umanitaria” degli accordi sottoscritti nel 2017 con la Libia.\r\nÉ finita nel nulla. La mozione per lo stop alla guardia costiera libica è stata respinta a stragrande maggioranza dal Camera dei deputati.\r\nAlla fine, per non scontentare nessuno, il testo approvato prevede che nel 2022 vengano verificate “le condizioni per superare” la cooperazione con la Guardia costiera libica, trasferendola alla missione Ue Irini. Un nulla sul quale la destra e la sinistra di governo (e di opposizione) gridano vittoria.\r\nD’altra parte nella sua recente visita in Italia il presidente libico ha ricevuto garanzie di ampio sostegno da parte del governo italiano. Draghi da mesi sta facendo pressione sull’UE perché, oltre alla Turchia, paghi anche la Libia per bloccare i migranti nelle prigioni-lager della Tripolitania.\r\n\r\nG8. Cosa ci resta di quella stagione a vent’anni di distanza?\r\nLa scorsa settimana abbiamo ripercorso le tappe della rete “Anarchici contro il G8” con Federico, un compagno della ciurma, che costruì il vascello salpato per Genova. \r\nIn questa puntata abbiamo continuato a ragionare di quelle giornate, cercando di coglierne il senso nel lungo periodo, nell’onda lunga che segna il tempo che siamo forzati a vivere.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla proprietà intellettuale, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli imperi coloniali e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. Dopo vent’anni sappiamo che il processo che tentavamo di contrastare era la globalizzazione della povertà e dello sfruttamento. Una dinamica che si dispiega oggi in tutta la sua potenza.\r\nDepredare e distruggere, senza alcuna tensione al futuro, senza alcun senso del limite è il segno distintivo della logica del dominio e degli affari che si è imposta ovunque. La violenza che investi i No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, un compagno attivo nella rete degli anarchici contro il G8\r\n\r\nStati Uniti. I fascisti attaccano con auto e suv le manifestazioni, la polizia li copre. Il caso di Deona Marie Erickson\r\nA Minneapolis, poco prima della mezzanotte del 13 giugno, mentre i manifestanti si radunavano a Lake Street e Girard Avenue per protestare contro l’omicidio di Winston Smith, ammazzato da un vicesceriffo, Nicholas Kraus, un suprematista bianco, si è avventato col suo SUV sulla folla ad alta velocità, uccidendo Deona Marie Erickson. Un militante antifascista nero che era a terra al momento dell’attacco riferisce che per tutti i presenti era evidente che si trattava di un attacco intenzionale: “Abbiamo sentito il suo motore da tre isolati di distanza”.\r\nL’assassinio di Deona non è un caso isolato. I neonazisti rivendicano e propagandano esplicitamente questa pratica, mentre in Oklahoma e in Florida sono state approvate leggi che garantiscono immunità civile e penale ai conducenti che investono intenzionalmente i manifestanti, garantendo nei fatti il diritto a spezzare con la violenza omicida blocchi e picchetti. La Florida ha anche introdotto sanzioni che vanno fino a 15 anni di reclusione per blocco stradale.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","24 Luglio 2021","2021-07-24 15:28:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/filo-spinato-200x110.jpg","Anarres del 16 luglio. Libia: lager e respingimenti. G8. Cosa ci resta di Genova? Stati Uniti: licenza di uccidere chi blocca la strada...",1627140334,[],[],{"post_content":297},{"matched_tokens":298,"snippet":256,"value":299},[78,79],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/2021-07-16-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLibia. Cambiare tutto, perché tutto resti come prima. \r\nLa scorsa settimana abbiamo posto l’accento sul quadro geopolitico in cui si inseriscono le missioni italiane all’estero, che il parlamento ha appena rifinanziato. In questa puntata abbiamo spostato il fcus sulla Libia.\r\nPer salvarsi la faccia, contestualmente al rifinanziamento delle missioni militari, era stato proposto un ordine del giorno che prevedeva la revisione in chiave “umanitaria” degli accordi sottoscritti nel 2017 con la Libia.\r\nÉ finita nel nulla. La mozione per lo stop alla guardia costiera libica è stata respinta a stragrande maggioranza dal Camera dei deputati.\r\nAlla fine, per non scontentare nessuno, il testo approvato prevede che nel 2022 vengano verificate “le condizioni per superare” la cooperazione con la Guardia costiera libica, trasferendola alla missione Ue Irini. Un nulla sul quale la destra e la sinistra di governo (e di opposizione) gridano vittoria.\r\nD’altra parte nella sua recente visita in Italia il presidente libico ha ricevuto garanzie di ampio sostegno da parte del governo italiano. Draghi da mesi sta facendo pressione sull’UE perché, oltre alla Turchia, paghi anche la Libia per bloccare i migranti nelle prigioni-lager della Tripolitania.\r\n\r\nG8. Cosa ci resta di quella stagione a vent’anni di distanza?\r\nLa scorsa settimana abbiamo ripercorso le tappe della rete “Anarchici contro il G8” con Federico, un compagno della ciurma, che costruì il vascello salpato per Genova. \r\nIn questa puntata abbiamo continuato a ragionare di quelle giornate, cercando di coglierne il senso nel lungo periodo, nell’onda lunga che segna il tempo che siamo forzati a vivere.\r\nIn quegli anni come anarchic* ci sentivamo parte di un movimento di contestazione globale che alludeva alla possibilità di rinascita di un’internazionale delle lotte, che mettesse in difficoltà non solo i governi ma la stessa governance transnazionale che proprio allora stava consolidando strumenti e trattati. Dal WTO agli accordi sulla \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark>, che rendevano commerciabile e brevettabile anche il vivente, la globalizzazione all’alba del terzo millennio andava oltre le relazioni mercantiliste dell’era degli imperi coloniali e postcoloniali, investendo il cuore del nord, ricco e predatore.\r\nAllora parlavamo di globalizzazione dell’economia. Dopo vent’anni sappiamo che il processo che tentavamo di contrastare era la globalizzazione della povertà e dello sfruttamento. Una dinamica che si dispiega oggi in tutta la sua potenza.\r\nDepredare e distruggere, senza alcuna tensione al futuro, senza alcun senso del limite è il segno distintivo della logica del dominio e degli affari che si è imposta ovunque. La violenza che investi i No Global diventa interpretabile solo con la cartina di tornasole rappresentata da movimenti, che, proprio perché sviluppati su scala planetaria, facevano paura ai signori della terra.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, un compagno attivo nella rete degli anarchici contro il G8\r\n\r\nStati Uniti. I fascisti attaccano con auto e suv le manifestazioni, la polizia li copre. Il caso di Deona Marie Erickson\r\nA Minneapolis, poco prima della mezzanotte del 13 giugno, mentre i manifestanti si radunavano a Lake Street e Girard Avenue per protestare contro l’omicidio di Winston Smith, ammazzato da un vicesceriffo, Nicholas Kraus, un suprematista bianco, si è avventato col suo SUV sulla folla ad alta velocità, uccidendo Deona Marie Erickson. Un militante antifascista nero che era a terra al momento dell’attacco riferisce che per tutti i presenti era evidente che si trattava di un attacco intenzionale: “Abbiamo sentito il suo motore da tre isolati di distanza”.\r\nL’assassinio di Deona non è un caso isolato. I neonazisti rivendicano e propagandano esplicitamente questa pratica, mentre in Oklahoma e in Florida sono state approvate leggi che garantiscono immunità civile e penale ai conducenti che investono intenzionalmente i manifestanti, garantendo nei fatti il diritto a spezzare con la violenza omicida blocchi e picchetti. La Florida ha anche introdotto sanzioni che vanno fino a 15 anni di reclusione per blocco stradale.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo",[301],{"field":106,"matched_tokens":302,"snippet":256,"value":299},[78,79],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":147,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},{"document":305,"highlight":317,"highlights":322,"text_match":143,"text_match_info":325},{"comment_count":46,"id":306,"is_sticky":46,"permalink":307,"podcastfilter":308,"post_author":224,"post_content":309,"post_date":310,"post_excerpt":52,"post_id":306,"post_modified":311,"post_thumbnail":312,"post_title":313,"post_type":249,"sort_by_date":314,"tag_links":315,"tags":316},"69592","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-21-maggio-rete-e-geopolitica-emma-goldman-spesa-di-guerra-global-health-summit/",[224],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/2021-05-21-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRete e geopolitica. Il reticolo dei cavi sottomarini, denominato anche “undernet”, è l’ultima frontiera della geoeconomia e della geopolitica. Contrariamente all’opinione comune Internet non è una rete immateriale ma la sua esistenza ed operatività dipende da infrastrutture materiali. Il dipartimento della difesa statunitense definisce lo “spazio cibernetico” come il “dominio globale all’interno dell’ambiente informatico consistente nella rete interdipendente di infrastrutture di tecnologie informatiche e dei dati in essa residenti”, incluso internet, i network di telecomunicazioni, i sistemi computerizzati ed i processori in esso incorporati. Tutte queste infrastrutture dipendono dallo spazio geografico e quindi in ultima istanza da quello geopolitico. Il controllo dei cavi in fibra ottica ed dei loro percorsi fisici è uno snodo cruciale nelle dinamiche di dominio globale.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti\r\n\r\nEmma Goldman. Nel maggio del 1940 moriva in Canada Emma la Rossa. Era nata nella Lituania russa nel 1869: ha 16 anni quando emigra con la famiglia negli Stati Uniti. I fatti di Heymarket rappresenteranno uno spartiacque per la giovane Emma, che diventa anarchica e protagonista delle lotte di quegli anni. Le autorità statunitensi la definirono la donna più pericolosa d’America. Nel 1919, uscita dalla prigione dove era stata rinchiusa per le proprie posizioni antimilitariste durante il primo conflitto mondiale, venne privata della cittadinanza statunitense e deportata in Unione Sovietica, da dove fuggirà da apolide nel 1921, quando l’attacco alla comune di Kronstadt, le renderà impossibile rimanere.\r\nCe ne ha parlato Francesco Codello\r\n\r\nSpesa di guerra. Le spese militari nel 2021 hanno un’ulteriore impennata, che si aggiunge a quella, già significativa, del 2020. Una prima analisi dei dati disponibili.\r\nLa crisi pandemica ha accentuato il warfare. E non solo.\r\n\r\nGlobal Health Summit. Il 21 maggio si è tenuto a Roma il vertice sulla salute, uno dei tasselli dell’anno “italiano” del G20, che culminerà con l’incontro dei capi di governo il 30 e 31 ottobre.\r\nIn piena sindemia, mentre l’accesso a cure, vaccini e prevenzione è negata alla maggior parte degli abitanti di questo pianeta, i grandi del mondo danno una tinteggiata di bianco ai lucrosi affari di Big Pharma.\r\nLa cancellazione della proprietà intellettuale sui vaccini non è in agenda si limiterà perché all’orizzonte c’è solo il “patent pool”, lascia ampio margine di manovra alle aziende farmaceutiche di decidere, su base volontaria, se concedere o meno la licenza delle proprie tecnologie ai paesi poveri. Il gioco delle tre carte: tutti credono di avere una chance, ma a vincere è sempre chi tiene banco.\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\n2 giugno. Giornata dei Senzapatria\r\nMercoledì 2 giugno\r\n“Facciamo la festa alla Repubblica!”\r\ncontro le cerimonie militariste del 2 giugno\r\nAppuntamento in piazza Castello\r\ndalle ore 16\r\nDistro, performance, interventi, azioni comunicative…\r\ne le sonorità di “Note di rivolta”\r\n\r\nVenerdì 4 giugno\r\nalle 16,30 ai giardini (ir)reali, corso San Maurizio angolo via Rossini\r\nla rete free(k) pride ha lanciato una\r\n“passeggiata delle puttane”\r\ncontro la violenza omofoba e il pinkwashing istituzionale, in solidarietà a Stefanessa, aggredita per essere una frocia non conforme, una che non abbassa la testa, che non rinuncia ad essere se stessa, si mostra come vuole sempre e ovunque. \r\nSeguirà l’assemblea di preparazione del free(k) pride del 10 luglio \r\n\r\nGiovedì 10 giugno\r\nLa città degli esclusi\r\nore 18 sotto la tettoia dei contadini a Porta Palazzo\r\nArgo, ToNite, sgomberi e riqualificazioni escludenti in Aurora\r\nNe parliamo con Francesco Miliaccio, attivista e studioso, autore, tra gli altri, de “La venere degli stracci - Miseria, rivolta e potere nella città post-industriale”\r\n\r\nSabato 12 giugno\r\nore 14\r\nmarcia popolare No Tav da Bussoleno a San Didero\r\n\r\nSabato 10 luglio\r\nFree(k) Pride per le strade di Torino!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30.\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","2 Giugno 2021","2021-06-02 12:32:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/fibra-ottica-200x110.jpg","Anarres del 21 maggio. Rete e geopolitica. Emma Goldman. Spesa di guerra. Global Health Summit...",1622637170,[],[],{"post_content":318},{"matched_tokens":319,"snippet":320,"value":321},[78,79],"Big Pharma.\r\nLa cancellazione della \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> sui vaccini non è in","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/2021-05-21-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRete e geopolitica. Il reticolo dei cavi sottomarini, denominato anche “undernet”, è l’ultima frontiera della geoeconomia e della geopolitica. Contrariamente all’opinione comune Internet non è una rete immateriale ma la sua esistenza ed operatività dipende da infrastrutture materiali. Il dipartimento della difesa statunitense definisce lo “spazio cibernetico” come il “dominio globale all’interno dell’ambiente informatico consistente nella rete interdipendente di infrastrutture di tecnologie informatiche e dei dati in essa residenti”, incluso internet, i network di telecomunicazioni, i sistemi computerizzati ed i processori in esso incorporati. Tutte queste infrastrutture dipendono dallo spazio geografico e quindi in ultima istanza da quello geopolitico. Il controllo dei cavi in fibra ottica ed dei loro percorsi fisici è uno snodo cruciale nelle dinamiche di dominio globale.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti\r\n\r\nEmma Goldman. Nel maggio del 1940 moriva in Canada Emma la Rossa. Era nata nella Lituania russa nel 1869: ha 16 anni quando emigra con la famiglia negli Stati Uniti. I fatti di Heymarket rappresenteranno uno spartiacque per la giovane Emma, che diventa anarchica e protagonista delle lotte di quegli anni. Le autorità statunitensi la definirono la donna più pericolosa d’America. Nel 1919, uscita dalla prigione dove era stata rinchiusa per le proprie posizioni antimilitariste durante il primo conflitto mondiale, venne privata della cittadinanza statunitense e deportata in Unione Sovietica, da dove fuggirà da apolide nel 1921, quando l’attacco alla comune di Kronstadt, le renderà impossibile rimanere.\r\nCe ne ha parlato Francesco Codello\r\n\r\nSpesa di guerra. Le spese militari nel 2021 hanno un’ulteriore impennata, che si aggiunge a quella, già significativa, del 2020. Una prima analisi dei dati disponibili.\r\nLa crisi pandemica ha accentuato il warfare. E non solo.\r\n\r\nGlobal Health Summit. Il 21 maggio si è tenuto a Roma il vertice sulla salute, uno dei tasselli dell’anno “italiano” del G20, che culminerà con l’incontro dei capi di governo il 30 e 31 ottobre.\r\nIn piena sindemia, mentre l’accesso a cure, vaccini e prevenzione è negata alla maggior parte degli abitanti di questo pianeta, i grandi del mondo danno una tinteggiata di bianco ai lucrosi affari di Big Pharma.\r\nLa cancellazione della \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark> sui vaccini non è in agenda si limiterà perché all’orizzonte c’è solo il “patent pool”, lascia ampio margine di manovra alle aziende farmaceutiche di decidere, su base volontaria, se concedere o meno la licenza delle proprie tecnologie ai paesi poveri. Il gioco delle tre carte: tutti credono di avere una chance, ma a vincere è sempre chi tiene banco.\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\n2 giugno. Giornata dei Senzapatria\r\nMercoledì 2 giugno\r\n“Facciamo la festa alla Repubblica!”\r\ncontro le cerimonie militariste del 2 giugno\r\nAppuntamento in piazza Castello\r\ndalle ore 16\r\nDistro, performance, interventi, azioni comunicative…\r\ne le sonorità di “Note di rivolta”\r\n\r\nVenerdì 4 giugno\r\nalle 16,30 ai giardini (ir)reali, corso San Maurizio angolo via Rossini\r\nla rete free(k) pride ha lanciato una\r\n“passeggiata delle puttane”\r\ncontro la violenza omofoba e il pinkwashing istituzionale, in solidarietà a Stefanessa, aggredita per essere una frocia non conforme, una che non abbassa la testa, che non rinuncia ad essere se stessa, si mostra come vuole sempre e ovunque. \r\nSeguirà l’assemblea di preparazione del free(k) pride del 10 luglio \r\n\r\nGiovedì 10 giugno\r\nLa città degli esclusi\r\nore 18 sotto la tettoia dei contadini a Porta Palazzo\r\nArgo, ToNite, sgomberi e riqualificazioni escludenti in Aurora\r\nNe parliamo con Francesco Miliaccio, attivista e studioso, autore, tra gli altri, de “La venere degli stracci - Miseria, rivolta e potere nella città post-industriale”\r\n\r\nSabato 12 giugno\r\nore 14\r\nmarcia popolare No Tav da Bussoleno a San Didero\r\n\r\nSabato 10 luglio\r\nFree(k) Pride per le strade di Torino!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30.\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo",[323],{"field":106,"matched_tokens":324,"snippet":320,"value":321},[78,79],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":147,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},{"document":327,"highlight":343,"highlights":348,"text_match":143,"text_match_info":351},{"comment_count":46,"id":328,"is_sticky":46,"permalink":329,"podcastfilter":330,"post_author":224,"post_content":331,"post_date":332,"post_excerpt":52,"post_id":328,"post_modified":333,"post_thumbnail":334,"post_title":335,"post_type":249,"sort_by_date":336,"tag_links":337,"tags":342},"14684","http://radioblackout.org/podcast/bad-t-r-i-p-s-per-novartis/",[224],"La decisione della corte suprema indiana di respingere il ricorso del colosso farmaceutico svizzero Novartis, che aveva intentato causa a due ditte locali per aver immesso in commercio il \"generico\" del glivac, un farmaco per la cura di alcune forme di leucemia e per il tumore del pancreas, consentirà ai malati indiani e, in generale dei paesi più poveri, di accedere alle cure, spendendo 170 dollari anziché i 1700 del prodotto della Novartis.\r\nNegli ultimi anni l'India si è candidata al ruolo di farmacia dei poveri, contestando i diritti sulla proprietà intellettuali delle grandi multinazionali del farmaco.\r\nIl caso del glivac è una vera truffa, poiché il prodotto della Novartis ha alla base la stessa molecola per la quale i diritti sono scaduti al decimo anno di utilizzo.\r\nL'acronimo T.R.I.P.S. indica i Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights, ossia gli accordi internazionali, fissati dal WTO, il Word Trade Organization, sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale.\r\nIn generale i T.R.I.P.S. sono in se una truffa, poiché, al di là della propaganda, l'investimento delle Big Pharma nella ricerca è minimo.\r\nIn genere esse intervengono, limitando nei fatti la libertà della ricerca stessa soltanto quando questa entra nella fase di sperimentazione diretta sui individui malati ma non incurabili.\r\nLa ricerca in senso stretto è interamente finanziata dal pubblico persino negli ultraliberisti Stati Uniti.\r\nNaturalmente anche l'India, così come il Brasile e, più di recente, il Sudafrica non fanno che offrire prodotti per un mercato che comunque non sarebbe in condizione di assorbire l'offerta delle grandi Big Pharma, perché sia i singoli utenti, sia i governi dei paesi più poveri non potrebbero pagare il prezzo fissato per farmaci importanti come gli antitumorali o i retrovirali che consentono di contenere e cronicizzare l'AIDS.\r\nUna prospettiva diversa è quella di creare associazioni tra persone malate e ricercatori per costruire dal basso le condizioni di una ricerca libera e a bassissimo costo.\r\nVa da se il considerare merci i farmaci è in se un crimine.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Ennio Carbone, docente di medicina all'Università di Catanzaro, impegnato nella ricerca sul cancro.\r\n\r\nAscolta il suo intervento 2013 04 02 ennio glivec 2","5 Aprile 2013","2018-10-17 23:00:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/04/research-lab-200x110.jpg","Bad T.R.I.P.S. per Novartis",1365190056,[338,339,340,341],"http://radioblackout.org/tag/farmaci/","http://radioblackout.org/tag/india/","http://radioblackout.org/tag/novartis/","http://radioblackout.org/tag/t-r-i-p-s/",[232,230,234,236],{"post_content":344},{"matched_tokens":345,"snippet":346,"value":347},[78,79],"aspetti commerciali dei diritti di \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark>.\r\nIn generale i T.R.I.P.S. sono","La decisione della corte suprema indiana di respingere il ricorso del colosso farmaceutico svizzero Novartis, che aveva intentato causa a due ditte locali per aver immesso in commercio il \"generico\" del glivac, un farmaco per la cura di alcune forme di leucemia e per il tumore del pancreas, consentirà ai malati indiani e, in generale dei paesi più poveri, di accedere alle cure, spendendo 170 dollari anziché i 1700 del prodotto della Novartis.\r\nNegli ultimi anni l'India si è candidata al ruolo di farmacia dei poveri, contestando i diritti sulla \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> intellettuali delle grandi multinazionali del farmaco.\r\nIl caso del glivac è una vera truffa, poiché il prodotto della Novartis ha alla base la stessa molecola per la quale i diritti sono scaduti al decimo anno di utilizzo.\r\nL'acronimo T.R.I.P.S. indica i Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights, ossia gli accordi internazionali, fissati dal WTO, il Word Trade Organization, sugli aspetti commerciali dei diritti di \u003Cmark>proprietà\u003C/mark> \u003Cmark>intellettuale\u003C/mark>.\r\nIn generale i T.R.I.P.S. sono in se una truffa, poiché, al di là della propaganda, l'investimento delle Big Pharma nella ricerca è minimo.\r\nIn genere esse intervengono, limitando nei fatti la libertà della ricerca stessa soltanto quando questa entra nella fase di sperimentazione diretta sui individui malati ma non incurabili.\r\nLa ricerca in senso stretto è interamente finanziata dal pubblico persino negli ultraliberisti Stati Uniti.\r\nNaturalmente anche l'India, così come il Brasile e, più di recente, il Sudafrica non fanno che offrire prodotti per un mercato che comunque non sarebbe in condizione di assorbire l'offerta delle grandi Big Pharma, perché sia i singoli utenti, sia i governi dei paesi più poveri non potrebbero pagare il prezzo fissato per farmaci importanti come gli antitumorali o i retrovirali che consentono di contenere e cronicizzare l'AIDS.\r\nUna prospettiva diversa è quella di creare associazioni tra persone malate e ricercatori per costruire dal basso le condizioni di una ricerca libera e a bassissimo costo.\r\nVa da se il considerare merci i farmaci è in se un crimine.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Ennio Carbone, docente di medicina all'Università di Catanzaro, impegnato nella ricerca sul cancro.\r\n\r\nAscolta il suo intervento 2013 04 02 ennio glivec 2",[349],{"field":106,"matched_tokens":350,"snippet":346,"value":347},[78,79],{"best_field_score":145,"best_field_weight":146,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":147,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":249,"first_q":73,"per_page":217,"q":73},["Reactive",355],{},["Set"],["ShallowReactive",358],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fc9VWpuFDIn4nGIhb10qVUr7FUaFiGx3c2LNV2XtQ3JY":-1},true,"/search?query=propriet%C3%A0+intellettuale"]