","LA GUERRA CONTRO LE DONNE","post",1700605564,[61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/dibattiti/","http://radioblackout.org/tag/femminicidi/","http://radioblackout.org/tag/femminismi/",[66,67,68,69],"America Latina","dibattiti","femminicidi","femminismi",{"post_content":71},{"matched_tokens":72,"snippet":73,"value":74},[28],"Messico e gli Stati Uniti, \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, povertà e neoliberismo sfrenato determinano","Domenica 12 novembre si è tenuto il primo incontro della rassegna MORSI - dibattiti che, a partire da libri, riviste, opuscoli e fanzine, selezionano temi politici e li immergono in un contesto di discussione collettiva --> per proposte, scrivi a: redazione@radioblackout.org o alle pagine social della Radio.\r\n\r\nQuesta volta abbiamo masticato un po' della teoria di Rita Segato, antropologa e militante femminista argentina, autrice delle tesi contenute nella performance: \"Un violador en tu camino\", del collettivo cileno Las Tesis.\r\n\r\n\r\n\r\nCon Mara e Roberta, compagne che hanno tradotto in italiano la più popolare raccolta di saggi di Segato - \"La guerra contro le donne\", Tamu Edizioni, 2023 - abbiamo parlato del significato che l'autrice attribuisce alla violenza di genere e della risposta a questa violenza che collettivi e movimenti femministi in America latina mettono in campo.\r\n\r\n \r\n\r\nCentrale alla mobilitazione è la lotta quotidiana contro i femminicidi e il sequestro di donne. Non a caso, la popolarità della teoria di Segato è dovuta soprattutto alle sue tesi sui femminicidi di Ciudad Juárez. In questa città di frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, povertà e neoliberismo sfrenato determinano il destino di centinaia di donne che scompaiono nel nulla e vengono ritrovate morte, nell'indifferenza, sospettosamente complice, delle autorità.\r\n\r\nA partire da questo caso, Segato elabora l'ipotesi che dietro a queste morti si celi la logica della \"violenza espressiva\", ovvero un tipo di violenza priva di finalità strumentali, ma funzionale a significare, alla stregua di un linguaggio, la propria appartenenza ad una \"comunità di pari\". In questo caso, di coloro che aderiscono al \"mandato di maschilità\".\r\n\r\nQuesta lettura non risuona soltanto nelle piazze argentine di Ni Una Menos, ma anche in quello che nel 2019 è successo in Messico, dove, a seguito di uno stupro e di svariate denunce per aver ricoperto di glitter il capo della polizia, lə compagnə hanno dato fuoco ad una centrale di polizia e sfasciato numerose sedi istituzionali lungo il percorso della manifestazione.\r\n\r\nIn un contesto come quello italiano, politicamente e socialmente diverso dai territori latinoamericani, che tipo di discorso genera un riconoscimento della violenza di genere e contro le donne come un fenomeno sistemico e immediatamente politico?\r\n\r\nQuali strumenti possono rappresentare un'alternativa credibile al regime punitivo e carcerario per questo tipo di violenza? Regime che la stessa Segato riconosce come principio che permette il perpetrarsi della violenza. Su quali principi e con che pratiche si costruisce l'autodifesa?\r\n\r\nCome dare corpo a slogan che gridano rabbia e giustizia a fronte di una media italiana di un femminicidio ogni 3 giorni?\r\n\r\nQui trovate l'introduzione al dibattito, il resto è per chi c'era e per chi non smette mai di interrogarsi e di farlo in un contesto collettivo:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/RITA-SEGATO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[76],{"field":77,"matched_tokens":78,"snippet":73,"value":74},"post_content",[28],578730054645711000,{"best_field_score":81,"best_field_weight":82,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":83,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":16},"1108057784320",14,"578730054645710961",{"document":85,"highlight":107,"highlights":112,"text_match":79,"text_match_info":115},{"cat_link":86,"category":87,"comment_count":47,"id":88,"is_sticky":47,"permalink":89,"post_author":50,"post_content":90,"post_date":91,"post_excerpt":53,"post_id":88,"post_modified":92,"post_thumbnail":93,"post_thumbnail_html":94,"post_title":95,"post_type":58,"sort_by_date":96,"tag_links":97,"tags":102},[43],[46],"83119","http://radioblackout.org/2023/07/la-voce-di-chi-passa-il-confine-alpino-tra-italia-e-francia/","Una ricerca collaborativa tra l'Università degli Studi di Padova e Radio Melting Pot ha portato Nagi Cheikh Ahmed, giornalista mauritano in Italia dal 2016, e Gustavo Alfredo Garcìa Figueroa, sociologo venezuelano emigrato in Italia nel 2018, ad attraversare la frontiera posta sullo spartiaque alpino tra Italia e Francia per raccogliere le testimonianze di chi è costretto a passare illegamente questo confine.\r\n\r\n\"La ricerca evidenzia sia i processi di razzializzazione delle persone in transito su questo confine, e sia le esperienze di solidarietà che nascono tra i soggetti razzializzati e con le altre persone con background migratorio che operano sulla frontiera. Lo scopo è quello di rendere visibile il loro protagonismo che contrasta la violenza strutturale delle frontiere e delle politiche migratorie dell’UE con pratiche di solidarietà, resistenza e sfida in questo spazio complesso, poroso, senz’altro ostile con le persone del sud globale.\"\r\n\r\nQuesta è la descrizione che si può trovare sul sito di Melting Pot Europa, dove è stato pubblicato il primo frutto della ricerca: il podcast Abir Sabir. La sfida al regime delle frontiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con uno degli autori, Nagi Cheikh Ahmed:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Nagi.300623.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui il link del podcast di Radio Melting Pot:\r\nAbirsabir. La sfida al regime delle frontiere","7 Luglio 2023","2023-07-07 11:58:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-1024x678.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-768x509.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-1536x1017.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-2048x1356.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La voce di chi passa il confine alpino tra Italia e Francia",1688731094,[98,99,100,101],"http://radioblackout.org/tag/confine/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http://radioblackout.org/tag/meltingpot/",[103,104,105,106],"confine","francia","italia","meltingpot",{"post_content":108},{"matched_tokens":109,"snippet":110,"value":111},[28],"evidenzia sia i processi di \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark> delle persone in transito su","Una ricerca collaborativa tra l'Università degli Studi di Padova e Radio Melting Pot ha portato Nagi Cheikh Ahmed, giornalista mauritano in Italia dal 2016, e Gustavo Alfredo Garcìa Figueroa, sociologo venezuelano emigrato in Italia nel 2018, ad attraversare la frontiera posta sullo spartiaque alpino tra Italia e Francia per raccogliere le testimonianze di chi è costretto a passare illegamente questo confine.\r\n\r\n\"La ricerca evidenzia sia i processi di \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark> delle persone in transito su questo confine, e sia le esperienze di solidarietà che nascono tra i soggetti razzializzati e con le altre persone con background migratorio che operano sulla frontiera. Lo scopo è quello di rendere visibile il loro protagonismo che contrasta la violenza strutturale delle frontiere e delle politiche migratorie dell’UE con pratiche di solidarietà, resistenza e sfida in questo spazio complesso, poroso, senz’altro ostile con le persone del sud globale.\"\r\n\r\nQuesta è la descrizione che si può trovare sul sito di Melting Pot Europa, dove è stato pubblicato il primo frutto della ricerca: il podcast Abir Sabir. La sfida al regime delle frontiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con uno degli autori, Nagi Cheikh Ahmed:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Nagi.300623.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui il link del podcast di Radio Melting Pot:\r\nAbirsabir. La sfida al regime delle frontiere",[113],{"field":77,"matched_tokens":114,"snippet":110,"value":111},[28],{"best_field_score":81,"best_field_weight":82,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":83,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":16},{"document":117,"highlight":140,"highlights":145,"text_match":79,"text_match_info":148},{"cat_link":118,"category":119,"comment_count":47,"id":120,"is_sticky":47,"permalink":121,"post_author":122,"post_content":123,"post_date":124,"post_excerpt":53,"post_id":120,"post_modified":125,"post_thumbnail":126,"post_thumbnail_html":127,"post_title":128,"post_type":58,"sort_by_date":129,"tag_links":130,"tags":136},[43],[46],"54629","http://radioblackout.org/2019/06/a-gradisca-contro-cpr-e-frontiere/","info2","Il 9 giugno un corteo ha attraversato il centro di Gradisca e ha raggiunto l’ex caserma Polonio, dove c’è un CARA e dove stanno facendo i lavori per riaprire una struttura detentiva per migranti senza documenti.\r\nAll’arrivo numerosi richiedenti asilo sono scesi in strada e si sono uniti ai compagni e alle compagne del coordinamento No CPR, No frontiere, che avevano promosso l’iniziativa.\r\nUna tappa di una lotta durata anni che nel 2013 si era conclusa con la chiusura del lager distrutto a più riprese dai prigionieri, durante le tante rivolte, fughe, lotte, che hanno segnato la storia di questa caserma divenuta prigione.\r\nIl CPR avrebbe dovuto essere operativo in questo giugno, ma con ogni probabilità l’apertura slitterà in autunno.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’Assemblea no Cpr no frontiere del FVG\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-11-corteo-no-cpr-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione dell’iniziativa:\r\n\r\n“Una terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!","17 Giugno 2019","2019-06-17 16:15:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","A Gradisca contro CPR e Frontiere",1560788128,[131,132,133,134,135],"http://radioblackout.org/tag/assemblea-no-cpr-no-frontiere-fvg/","http://radioblackout.org/tag/cara/","http://radioblackout.org/tag/corteo-9-giugno/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/gradisca/",[137,138,139,12,14],"assemblea no cpr no frontiere fvg","CARA","corteo 9 giugno",{"post_content":141},{"matched_tokens":142,"snippet":143,"value":144},[28],"e non cittadine/i basata su \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, classe, passaporto. È un luogo","Il 9 giugno un corteo ha attraversato il centro di Gradisca e ha raggiunto l’ex caserma Polonio, dove c’è un CARA e dove stanno facendo i lavori per riaprire una struttura detentiva per migranti senza documenti.\r\nAll’arrivo numerosi richiedenti asilo sono scesi in strada e si sono uniti ai compagni e alle compagne del coordinamento No CPR, No frontiere, che avevano promosso l’iniziativa.\r\nUna tappa di una lotta durata anni che nel 2013 si era conclusa con la chiusura del lager distrutto a più riprese dai prigionieri, durante le tante rivolte, fughe, lotte, che hanno segnato la storia di questa caserma divenuta prigione.\r\nIl CPR avrebbe dovuto essere operativo in questo giugno, ma con ogni probabilità l’apertura slitterà in autunno.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’Assemblea no Cpr no frontiere del FVG\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-11-corteo-no-cpr-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione dell’iniziativa:\r\n\r\n“Una terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!",[146],{"field":77,"matched_tokens":147,"snippet":143,"value":144},[28],{"best_field_score":81,"best_field_weight":82,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":83,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":16},{"document":150,"highlight":166,"highlights":170,"text_match":79,"text_match_info":173},{"cat_link":151,"category":152,"comment_count":47,"id":153,"is_sticky":47,"permalink":154,"post_author":122,"post_content":155,"post_date":156,"post_excerpt":53,"post_id":153,"post_modified":157,"post_thumbnail":158,"post_thumbnail_html":159,"post_title":160,"post_type":58,"sort_by_date":161,"tag_links":162,"tags":165},[43],[46],"54439","http://radioblackout.org/2019/06/gradisca-corteo-contro-i-cpr-e-le-frontiere/","Domenica 9 giugno a Gradisca ci sarà una manifestazione contro la riapertura del CPR, chiuso cinque anni fa con il ferro e con il fuoco dai migranti reclusi che lo hanno distrutto pezzo a pezzo.\r\nLa prigione per migranti avrebbe dovuto entrare in funzione a giugno: probabilmente l'inaugurazione slitterà a settembre. in questi mesi si sono susseguite le iniziative per impedirne l'apertura.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell'assemblea regionale No CPR No Frontiere.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-04-cpr-gradisca-fede.mp3\"][/audio]\r\nDi seguito l'appello:\r\nUna terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!\r\n\r\nDomenica 9 giugno\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\r\nSiamo un’assemblea larga e plurale che non si riunisce sotto nessuna bandiera. Chiediamo perciò che nei primi spezzoni non ci siano simboli di nessuna organizzazione, per evitare che chiunque metta il proprio cappello sul corteo. Informiamo inoltre che non tollereremo simboli di forze politiche responsabili delle leggi razziste presenti in Italia.","4 Giugno 2019","2019-06-04 15:01:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-768x513.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-1024x684.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla.jpg 1498w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gradisca. Corteo contro i CPR e le frontiere",1559660495,[163,134,135,164],"http://radioblackout.org/tag/9-giugno-corteo-no-cpr-no-frontiere/","http://radioblackout.org/tag/rotta-balcanica/",[21,12,14,19],{"post_content":167},{"matched_tokens":168,"snippet":143,"value":169},[28],"Domenica 9 giugno a Gradisca ci sarà una manifestazione contro la riapertura del CPR, chiuso cinque anni fa con il ferro e con il fuoco dai migranti reclusi che lo hanno distrutto pezzo a pezzo.\r\nLa prigione per migranti avrebbe dovuto entrare in funzione a giugno: probabilmente l'inaugurazione slitterà a settembre. in questi mesi si sono susseguite le iniziative per impedirne l'apertura.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell'assemblea regionale No CPR No Frontiere.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-04-cpr-gradisca-fede.mp3\"][/audio]\r\nDi seguito l'appello:\r\nUna terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!\r\n\r\nDomenica 9 giugno\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\r\nSiamo un’assemblea larga e plurale che non si riunisce sotto nessuna bandiera. Chiediamo perciò che nei primi spezzoni non ci siano simboli di nessuna organizzazione, per evitare che chiunque metta il proprio cappello sul corteo. Informiamo inoltre che non tollereremo simboli di forze politiche responsabili delle leggi razziste presenti in Italia.",[171],{"field":77,"matched_tokens":172,"snippet":143,"value":169},[28],{"best_field_score":81,"best_field_weight":82,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":83,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":16},{"document":175,"highlight":189,"highlights":193,"text_match":79,"text_match_info":196},{"cat_link":176,"category":177,"comment_count":47,"id":178,"is_sticky":47,"permalink":179,"post_author":122,"post_content":180,"post_date":181,"post_excerpt":53,"post_id":178,"post_modified":182,"post_thumbnail":183,"post_thumbnail_html":184,"post_title":185,"post_type":58,"sort_by_date":186,"tag_links":187,"tags":188},[43],[46],"54092","http://radioblackout.org/2019/05/gradisca-disonzo-contro-i-cpr-e-le-frontiere/","In Friuli-Venezia Giulia è prevista la riapertura del centro di detenzione per immigrati senza carte di Gradisca D’Isonzo. La regione è uno dei punti di approdo della rotta balcanica, segnata da confini blindati e dalle lotte della gente in viaggio.\r\nIl prossimo 9 giugno a Gradisca si terrà un corteo contro i CPR e le violenze sulla rotta balcanica.\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’Assemblea No CPR - No frontiere\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-14-raf-no-cpr.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito l’appello per la manifestazione:\r\n\r\n“CORTEO CONTRO I CPR, LE FRONTIERE E LA VIOLENZA LUNGO LA ROTTA BALCANICA\r\nUna terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!\r\nDOMENICA 9 GIUGNO\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\"\r\nInfo: https://nofrontierefvg.noblogs.org/","15 Maggio 2019","2019-05-15 16:48:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-300x180.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-300x180.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-768x461.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3-1024x615.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/cropped-g817-3.png 2000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gradisca d’Isonzo: contro i CPR e le frontiere",1557938867,[163,134,135,164],[21,12,14,19],{"post_content":190},{"matched_tokens":191,"snippet":143,"value":192},[28],"In Friuli-Venezia Giulia è prevista la riapertura del centro di detenzione per immigrati senza carte di Gradisca D’Isonzo. La regione è uno dei punti di approdo della rotta balcanica, segnata da confini blindati e dalle lotte della gente in viaggio.\r\nIl prossimo 9 giugno a Gradisca si terrà un corteo contro i CPR e le violenze sulla rotta balcanica.\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’Assemblea No CPR - No frontiere\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-14-raf-no-cpr.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito l’appello per la manifestazione:\r\n\r\n“CORTEO CONTRO I CPR, LE FRONTIERE E LA VIOLENZA LUNGO LA ROTTA BALCANICA\r\nUna terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!\r\nDOMENICA 9 GIUGNO\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo (GO)\"\r\nInfo: https://nofrontierefvg.noblogs.org/",[194],{"field":77,"matched_tokens":195,"snippet":143,"value":192},[28],{"best_field_score":81,"best_field_weight":82,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":83,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":16},{"document":198,"highlight":212,"highlights":217,"text_match":79,"text_match_info":220},{"cat_link":199,"category":200,"comment_count":47,"id":201,"is_sticky":47,"permalink":202,"post_author":50,"post_content":203,"post_date":204,"post_excerpt":53,"post_id":201,"post_modified":205,"post_thumbnail":206,"post_thumbnail_html":207,"post_title":208,"post_type":58,"sort_by_date":209,"tag_links":210,"tags":211},[42,43],[45,46],"53013","http://radioblackout.org/2019/03/lindustria-delle-badanti-e-la-sindrome-dellitalia/"," \r\n“La sindrome dell’Italia inizia a casa.\r\nCominciano a guardarti come se fossi un ATM, un bancomat.\r\nSei stressato qui dal lavoro e chiami casa per calmarti, per parlare del tuo dolore, ma quelli a casa non ti capiscono.”\r\nAna (ex badante)\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPrendendo spunto da un articolo apparso sul blog abbattoimuri sulla cosiddetta “sindrome dell’Italia”, un termine usato nei paesi dell’Europa orientale per i problemi di salute mentale acquisiti dopo aver lavorato come badante in Italia, una panoramica sulla cosiddetta “catena globale del lavoro di cura”, che interessa soprattutto donne di origine straniera.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Naomi, collaboratrice del blog e una delle traduttrici di questo articolo, provando ad allontarci quanto possibile dall’ottica medicalizzante della sindrome ma cercando di analizzarne i tanti e vari aspetti alla base. A partire dai meccanismi di sessualizzazione e razzializzazione che caratterizzano l’ “industria delle badanti”.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/Industria-Badanti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","11 Marzo 2019","2019-03-11 13:44:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/badante-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/badante-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/badante-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/badante-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/badante.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'industria delle badanti e la “sindrome dell’Italia”",1552311648,[],[],{"post_content":213},{"matched_tokens":214,"snippet":215,"value":216},[28],"dai meccanismi di sessualizzazione e \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark> che caratterizzano l’ “industria delle"," \r\n“La sindrome dell’Italia inizia a casa.\r\nCominciano a guardarti come se fossi un ATM, un bancomat.\r\nSei stressato qui dal lavoro e chiami casa per calmarti, per parlare del tuo dolore, ma quelli a casa non ti capiscono.”\r\nAna (ex badante)\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPrendendo spunto da un articolo apparso sul blog abbattoimuri sulla cosiddetta “sindrome dell’Italia”, un termine usato nei paesi dell’Europa orientale per i problemi di salute mentale acquisiti dopo aver lavorato come badante in Italia, una panoramica sulla cosiddetta “catena globale del lavoro di cura”, che interessa soprattutto donne di origine straniera.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Naomi, collaboratrice del blog e una delle traduttrici di questo articolo, provando ad allontarci quanto possibile dall’ottica medicalizzante della sindrome ma cercando di analizzarne i tanti e vari aspetti alla base. A partire dai meccanismi di sessualizzazione e \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark> che caratterizzano l’ “industria delle badanti”.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/Industria-Badanti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[218],{"field":77,"matched_tokens":219,"snippet":215,"value":216},[28],{"best_field_score":81,"best_field_weight":82,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":83,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":16},6690,{"collection_name":58,"first_q":223,"per_page":224,"q":223},"razializzazione",6,{"facet_counts":226,"found":23,"hits":247,"out_of":296,"page":23,"request_params":297,"search_cutoff":34,"search_time_ms":47},[227,233],{"counts":228,"field_name":231,"sampled":34,"stats":232},[229],{"count":23,"highlighted":230,"value":230},"anarres","podcastfilter",{"total_values":23},{"counts":234,"field_name":33,"sampled":34,"stats":246},[235,237,239,241,243,244],{"count":23,"highlighted":236,"value":236},"cina",{"count":23,"highlighted":238,"value":238},"Memphis",{"count":23,"highlighted":240,"value":240},"free-k pride",{"count":23,"highlighted":242,"value":242},"rivolte urbane",{"count":23,"highlighted":223,"value":223},{"count":23,"highlighted":245,"value":245},"pacchetto sicurezza",{"total_values":224},[248],{"document":249,"highlight":268,"highlights":283,"text_match":291,"text_match_info":292},{"comment_count":47,"id":250,"is_sticky":47,"permalink":251,"podcastfilter":252,"post_author":230,"post_content":253,"post_date":254,"post_excerpt":53,"post_id":250,"post_modified":255,"post_thumbnail":256,"post_title":257,"post_type":258,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":267},"54646","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-14-giugno-globalizzazione-in-salsa-cinese-laggravante-di-manifestare-la-rivolta-di-memphis-in-una-societa-profondamente-razzializzata-puliamo-torino/",[230],"Come ogni venerdì abbiamo fatto fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\nDirette, approfondimenti, appuntamenti:\r\n\r\nLa fine del baco da seta. La globalizzazione imperialista in salsa cinese. Ne abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nIl nuovo pacchetto “sicurezza” è stato approvato dal governo. D’ora in poi chi presta soccorso ai naufraghi, rischia multe salatissime e sequestro della nave. La gente di mare dovrà scegliere se diventare complice degli assassini di Stato o perdere la barca e il lavoro.\r\nPer infiltrare spie sulle barche delle ONG o delle navi dei pescatori o adibite al trasporto commerciale nel Mediterraneo sono stati stanziati 3 milioni di euro da spendere entro il 2021. \r\nIl provvedimento è un altro tassello di un puzzle repressivo che mette in seria discussione la possibilità di manifestare. La responsabilità individuale, che richiede ai PM l’onere della prova, cede il passo alla responsabilità collettiva, al punto che la mera partecipazione ad una manifestazione costituisce un’aggravante per una lunga serie di reati. \r\nLe nuove norme trasformano in comportamento criminale accendere un fumogeno o fare fuochi d’artificio, sanzionato con pene da uno a quattro anni di carcere. L’adozione di strumenti di protezione dalla violenza della polizia può costare sino quattro anni.\r\nLe pene per chi si copre il volto durante una manifestazione sono state quasi raddoppiate: reclusione da 2 a 3 anni a multa di 3000 euro. \r\nReati come resistenza, violenza a pubblico ufficiale o a corpo politico se commessi durante una manifestazione costituiscono un’aggravante. La pena per violenza privata raddoppia se si partecipa ad una lotta in piazza. Se il reato di danneggiamento avviene in un corteo costa sino a 5 anni di reclusione: due in più della pena prevista per la stessa condotta effettuata in qualsiasi altra circostanza.\r\nIl reato di “devastazione e saccheggio” che è sanzionato con pene dagli 8 ai 15 anni, prevede un aumento della pena sino a 20 anninel caso in cui il reato sia commesso nel corso di una manifestazione pubblica. La modifica è inserita tra le aggravanti speciali del secondo comma, sullo stesso piano del saccheggio di viveri, che costituisce un pericolo per il sostentamento della popolazione.\r\nViene costituito un corpo speciale di 800 poliziotti e carabinieri incaricati di dare la caccia a chi ha una condanna in definitiva ma non si è presentato volontariamente in carcere.\r\nCe ne ha parlato Dario Antonelli della Federazione Anarchica Livornese\r\n\r\nLa rivolta di Memphis è lo specchio di una società profondamente razzializzata, dove i neri, come i latinos e tutti i non bianchi, rischiano la pelle ad ogni controllo di polizia. Il conto degli afroamericani uccisi dalla polizia perché neri è lunghissimo. Le carceri sono discariche sociali dove finisce la popolazione più povera, che spesso è anche nera o latina. \r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nAppuntamenti:\r\nVenerdì 5 luglio \r\nore 16\r\nin via Po 16\r\nPunto info sul pacchetto sicurezza bis del governo \r\nDalla fine di giugno al 13 luglio sarà Free(k) Pride!\r\nAlcuni appuntamenti:\r\n\r\n25 giugno ore 18: “Contro la famiglia, microfficina del potere”, assemblea pubblica davanti alla chiesa di via S. Giulia.\r\n\r\n29 giugno ore 17: “Against the Borders” iniziativa di solidarietà e comunicazione al Cpr di Torino\r\n\r\n2 luglio ore 18: “Contro confini di sesso e genere: distruggere l’oppressione istituzionale di soggettività trans e intersex”, assemblea pubblica in Piazza Castello, sotto la Regione.\r\n\r\n6 luglio: spezzona indecorosa al Pride di Asti.\r\n\r\n13 luglio: Free(K) Pride! Ore16 appuntamento in Piazza Carlina.\r\n\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli. \r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro. \r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici. \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nRiunioni ogni giovedì alle 18 presso la FAT in corso Palermo 46\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/ \r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","21 Giugno 2019","2019-06-21 13:42:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/orca-deserto-surrealismo-200x110.jpg","Anarres del 14 giugno. Globalizzazione in salsa cinese. L’aggravante di manifestare. La rivolta di Memphis in una società profondamente razzializzata. PuliAmo Torino?...","podcast",1561112463,[261,262,263,264,265,266],"http://radioblackout.org/tag/cina/","http://radioblackout.org/tag/free-k-pride/","http://radioblackout.org/tag/memphis/","http://radioblackout.org/tag/pacchetto-sicurezza/","http://radioblackout.org/tag/razializzazione/","http://radioblackout.org/tag/rivolte-urbane/",[236,240,238,245,223,242],{"tags":269},[270,272,274,276,278,281],{"matched_tokens":271,"snippet":236,"value":236},[],{"matched_tokens":273,"snippet":240,"value":240},[],{"matched_tokens":275,"snippet":238,"value":238},[],{"matched_tokens":277,"snippet":245,"value":245},[],{"matched_tokens":279,"snippet":280,"value":280},[223],"\u003Cmark>razializzazione\u003C/mark>",{"matched_tokens":282,"snippet":242,"value":242},[],[284],{"field":33,"indices":285,"matched_tokens":287,"snippets":289,"values":290},[286],4,[288],[223],[280],[280],578730123365712000,{"best_field_score":293,"best_field_weight":294,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":47,"score":295,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711977",6691,{"collection_name":258,"first_q":223,"per_page":224,"q":223},{"title":299,"slug":300},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",302],{},["Set"],["ShallowReactive",305],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$fwLzNx5eWFjGE29fVHw_yNuyh-y54PMdJ805RWzoc0NE":-1},true,"/search?query=razializzazione"]