","Sequestro di baracche al campo rom di via Germagnano: il virus è una questione di classe e di colore","post",1587664308,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/campi/","http://radioblackout.org/tag/classe/","http://radioblackout.org/tag/covid-19-e-repressione/","http://radioblackout.org/tag/razzializzazione/","http://radioblackout.org/tag/via-germagnano/",[20,69,70,35,31,71],"campi","classe","via germagnano",{"tags":73},[74,76,78,80,82,85],{"matched_tokens":75,"snippet":20},[],{"matched_tokens":77,"snippet":69},[],{"matched_tokens":79,"snippet":70},[],{"matched_tokens":81,"snippet":35},[],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[31],"\u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":71},[],[88],{"field":36,"indices":89,"matched_tokens":91,"snippets":93},[90],4,[92],[31],[84],578730123365712000,{"best_field_score":96,"best_field_weight":97,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":98,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":100,"highlight":124,"highlights":129,"text_match":133,"text_match_info":134},{"cat_link":101,"category":103,"comment_count":48,"id":105,"is_sticky":48,"permalink":106,"post_author":51,"post_content":107,"post_date":108,"post_excerpt":54,"post_id":105,"post_modified":109,"post_thumbnail":110,"post_thumbnail_html":111,"post_title":112,"post_type":59,"sort_by_date":113,"tag_links":114,"tags":119},[45,102],"http://radioblackout.org/category/informazione/",[47,104],"L'informazione di Blackout","85220","http://radioblackout.org/2023/11/la-guerra-contro-le-donne/","Domenica 12 novembre si è tenuto il primo incontro della rassegna MORSI - dibattiti che, a partire da libri, riviste, opuscoli e fanzine, selezionano temi politici e li immergono in un contesto di discussione collettiva --> per proposte, scrivi a: redazione@radioblackout.org o alle pagine social della Radio.\r\n\r\nQuesta volta abbiamo masticato un po' della teoria di Rita Segato, antropologa e militante femminista argentina, autrice delle tesi contenute nella performance: \"Un violador en tu camino\", del collettivo cileno Las Tesis.\r\n\r\n\r\n\r\nCon Mara e Roberta, compagne che hanno tradotto in italiano la più popolare raccolta di saggi di Segato - \"La guerra contro le donne\", Tamu Edizioni, 2023 - abbiamo parlato del significato che l'autrice attribuisce alla violenza di genere e della risposta a questa violenza che collettivi e movimenti femministi in America latina mettono in campo.\r\n\r\n \r\n\r\nCentrale alla mobilitazione è la lotta quotidiana contro i femminicidi e il sequestro di donne. Non a caso, la popolarità della teoria di Segato è dovuta soprattutto alle sue tesi sui femminicidi di Ciudad Juárez. In questa città di frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, razzializzazione, povertà e neoliberismo sfrenato determinano il destino di centinaia di donne che scompaiono nel nulla e vengono ritrovate morte, nell'indifferenza, sospettosamente complice, delle autorità.\r\n\r\nA partire da questo caso, Segato elabora l'ipotesi che dietro a queste morti si celi la logica della \"violenza espressiva\", ovvero un tipo di violenza priva di finalità strumentali, ma funzionale a significare, alla stregua di un linguaggio, la propria appartenenza ad una \"comunità di pari\". In questo caso, di coloro che aderiscono al \"mandato di maschilità\".\r\n\r\nQuesta lettura non risuona soltanto nelle piazze argentine di Ni Una Menos, ma anche in quello che nel 2019 è successo in Messico, dove, a seguito di uno stupro e di svariate denunce per aver ricoperto di glitter il capo della polizia, lə compagnə hanno dato fuoco ad una centrale di polizia e sfasciato numerose sedi istituzionali lungo il percorso della manifestazione.\r\n\r\nIn un contesto come quello italiano, politicamente e socialmente diverso dai territori latinoamericani, che tipo di discorso genera un riconoscimento della violenza di genere e contro le donne come un fenomeno sistemico e immediatamente politico?\r\n\r\nQuali strumenti possono rappresentare un'alternativa credibile al regime punitivo e carcerario per questo tipo di violenza? Regime che la stessa Segato riconosce come principio che permette il perpetrarsi della violenza. Su quali principi e con che pratiche si costruisce l'autodifesa?\r\n\r\nCome dare corpo a slogan che gridano rabbia e giustizia a fronte di una media italiana di un femminicidio ogni 3 giorni?\r\n\r\nQui trovate l'introduzione al dibattito, il resto è per chi c'era e per chi non smette mai di interrogarsi e di farlo in un contesto collettivo:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/RITA-SEGATO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","21 Novembre 2023","2023-11-21 22:50:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-21-alle-18.21.32-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"193\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-21-alle-18.21.32-300x193.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-21-alle-18.21.32-300x193.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-21-alle-18.21.32-1024x660.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-21-alle-18.21.32-768x495.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-21-alle-18.21.32-1536x990.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/Schermata-2023-11-21-alle-18.21.32-2048x1320.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LA GUERRA CONTRO LE DONNE",1700605564,[115,116,117,118],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/dibattiti/","http://radioblackout.org/tag/femminicidi/","http://radioblackout.org/tag/femminismi/",[120,121,122,123],"America Latina","dibattiti","femminicidi","femminismi",{"post_content":125},{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":128},[31],"Messico e gli Stati Uniti, \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, povertà e neoliberismo sfrenato determinano","Domenica 12 novembre si è tenuto il primo incontro della rassegna MORSI - dibattiti che, a partire da libri, riviste, opuscoli e fanzine, selezionano temi politici e li immergono in un contesto di discussione collettiva --> per proposte, scrivi a: redazione@radioblackout.org o alle pagine social della Radio.\r\n\r\nQuesta volta abbiamo masticato un po' della teoria di Rita Segato, antropologa e militante femminista argentina, autrice delle tesi contenute nella performance: \"Un violador en tu camino\", del collettivo cileno Las Tesis.\r\n\r\n\r\n\r\nCon Mara e Roberta, compagne che hanno tradotto in italiano la più popolare raccolta di saggi di Segato - \"La guerra contro le donne\", Tamu Edizioni, 2023 - abbiamo parlato del significato che l'autrice attribuisce alla violenza di genere e della risposta a questa violenza che collettivi e movimenti femministi in America latina mettono in campo.\r\n\r\n \r\n\r\nCentrale alla mobilitazione è la lotta quotidiana contro i femminicidi e il sequestro di donne. 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Lo scopo è quello di rendere visibile il loro protagonismo che contrasta la violenza strutturale delle frontiere e delle politiche migratorie dell’UE con pratiche di solidarietà, resistenza e sfida in questo spazio complesso, poroso, senz’altro ostile con le persone del sud globale.\"\r\n\r\nQuesta è la descrizione che si può trovare sul sito di Melting Pot Europa, dove è stato pubblicato il primo frutto della ricerca: il podcast Abir Sabir. La sfida al regime delle frontiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con uno degli autori, Nagi Cheikh Ahmed:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Nagi.300623.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui il link del podcast di Radio Melting Pot:\r\nAbirsabir. La sfida al regime delle frontiere","7 Luglio 2023","2023-07-07 11:58:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-1024x678.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-768x509.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-1536x1017.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/radek-homola-iE80BguAEXA-unsplash-2048x1356.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La voce di chi passa il confine alpino tra Italia e Francia",1688731094,[152,153,154,155],"http://radioblackout.org/tag/confine/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http://radioblackout.org/tag/meltingpot/",[157,158,159,160],"confine","francia","italia","meltingpot",{"post_content":162},{"matched_tokens":163,"snippet":164,"value":165},[31],"evidenzia sia i processi di \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark> delle persone in transito su","Una ricerca collaborativa tra l'Università degli Studi di Padova e Radio Melting Pot ha portato Nagi Cheikh Ahmed, giornalista mauritano in Italia dal 2016, e Gustavo Alfredo Garcìa Figueroa, sociologo venezuelano emigrato in Italia nel 2018, ad attraversare la frontiera posta sullo spartiaque alpino tra Italia e Francia per raccogliere le testimonianze di chi è costretto a passare illegamente questo confine.\r\n\r\n\"La ricerca evidenzia sia i processi di \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark> delle persone in transito su questo confine, e sia le esperienze di solidarietà che nascono tra i soggetti razzializzati e con le altre persone con background migratorio che operano sulla frontiera. 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La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su razzializzazione, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!","17 Giugno 2019","2019-06-17 16:15:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/1.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","A Gradisca contro CPR e Frontiere",1560788128,[185,186,187,188,189],"http://radioblackout.org/tag/assemblea-no-cpr-no-frontiere-fvg/","http://radioblackout.org/tag/cara/","http://radioblackout.org/tag/corteo-9-giugno/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/gradisca/",[191,192,193,15,17],"assemblea no cpr no frontiere fvg","CARA","corteo 9 giugno",{"post_content":195},{"matched_tokens":196,"snippet":197,"value":198},[31],"e non cittadine/i basata su \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, classe, passaporto. È un luogo","Il 9 giugno un corteo ha attraversato il centro di Gradisca e ha raggiunto l’ex caserma Polonio, dove c’è un CARA e dove stanno facendo i lavori per riaprire una struttura detentiva per migranti senza documenti.\r\nAll’arrivo numerosi richiedenti asilo sono scesi in strada e si sono uniti ai compagni e alle compagne del coordinamento No CPR, No frontiere, che avevano promosso l’iniziativa.\r\nUna tappa di una lotta durata anni che nel 2013 si era conclusa con la chiusura del lager distrutto a più riprese dai prigionieri, durante le tante rivolte, fughe, lotte, che hanno segnato la storia di questa caserma divenuta prigione.\r\nIl CPR avrebbe dovuto essere operativo in questo giugno, ma con ogni probabilità l’apertura slitterà in autunno.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’Assemblea no Cpr no frontiere del FVG\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-11-corteo-no-cpr-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione dell’iniziativa:\r\n\r\n“Una terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\n\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\n\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\n\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\n\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\n\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\n\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\n\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\n\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\n\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\n\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!",[200],{"field":131,"matched_tokens":201,"snippet":197,"value":198},[31],{"best_field_score":135,"best_field_weight":136,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":137,"tokens_matched":26,"typo_prefix_score":48},{"document":204,"highlight":220,"highlights":224,"text_match":133,"text_match_info":227},{"cat_link":205,"category":206,"comment_count":48,"id":207,"is_sticky":48,"permalink":208,"post_author":176,"post_content":209,"post_date":210,"post_excerpt":54,"post_id":207,"post_modified":211,"post_thumbnail":212,"post_thumbnail_html":213,"post_title":214,"post_type":59,"sort_by_date":215,"tag_links":216,"tags":219},[102],[104],"54439","http://radioblackout.org/2019/06/gradisca-corteo-contro-i-cpr-e-le-frontiere/","Domenica 9 giugno a Gradisca ci sarà una manifestazione contro la riapertura del CPR, chiuso cinque anni fa con il ferro e con il fuoco dai migranti reclusi che lo hanno distrutto pezzo a pezzo.\r\nLa prigione per migranti avrebbe dovuto entrare in funzione a giugno: probabilmente l'inaugurazione slitterà a settembre. in questi mesi si sono susseguite le iniziative per impedirne l'apertura.\r\nNe abbiamo parlato con Federico dell'assemblea regionale No CPR No Frontiere.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/2019-06-04-cpr-gradisca-fede.mp3\"][/audio]\r\nDi seguito l'appello:\r\nUna terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\n\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). 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Chiediamo perciò che nei primi spezzoni non ci siano simboli di nessuna organizzazione, per evitare che chiunque metta il proprio cappello sul corteo. Informiamo inoltre che non tollereremo simboli di forze politiche responsabili delle leggi razziste presenti in Italia.","4 Giugno 2019","2019-06-04 15:01:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-768x513.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla-1024x684.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/Ceuta-e-Melilla.jpg 1498w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gradisca. 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La regione è uno dei punti di approdo della rotta balcanica, segnata da confini blindati e dalle lotte della gente in viaggio.\r\nIl prossimo 9 giugno a Gradisca si terrà un corteo contro i CPR e le violenze sulla rotta balcanica.\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’Assemblea No CPR - No frontiere\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-14-raf-no-cpr.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito l’appello per la manifestazione:\r\n\r\n“CORTEO CONTRO I CPR, LE FRONTIERE E LA VIOLENZA LUNGO LA ROTTA BALCANICA\r\nUna terra segnata dal confine, ma da sempre meticcia e multiculturale, rischia nuovamente di ospitare una galera etnica.\r\nLa prefettura di Gorizia, in ottemperanza al decreto Minniti-Orlando varato dal Governo Renzi, ha pubblicato il bando per aggiudicare la gestione di un CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio, ex CIE e ancora prima CPT) presso all’ex caserma Polonio di Gradisca d’Isonzo (GO). La prima data di apertura possibile è il 1° giugno 2019.\r\nA partire dall’apertura del CPT nel 2006, l’ex caserma Polonio è stata al centro di polemiche, inchieste giudiziarie, presidi e manifestazioni organizzate dalle reti antirazziste e solidali. Le persone detenute hanno messo in atto negli anni varie pratiche di resistenza, anche sotto forma di autolesionismo, e hanno dato vita a molte rivolte, determinando così la chiusura del centro nel 2013, dopo la morte di Majid El Kodra.\r\nIl CPR è di fatto una prigione dalla quale i ‘trattenuti’ (non detenuti, perché l’internamento nei CPR è determinato da un provvedimento amministrativo, non da una sentenza penale) non possono uscire. La struttura di Gradisca è nota in particolare per la sua somiglianza ai carceri di massima sicurezza, evidente nella parcellizzazione di tutti gli spazi, nella presenza di grate a coprire anche i cortili interni, nel fissaggio dei suppellettili alle pareti e ai pavimenti. Il Gip presso il Tribunale di Gorizia definì nel 2014 «alienanti» le condizioni di vita del CPR e «disumano» il contesto quotidiano al suo interno.\r\nIl CPR è un’istituzione totale e un dispositivo di controllo che instaura una gerarchia tra cittadine/i e non cittadine/i basata su \u003Cmark>razzializzazione\u003C/mark>, classe, passaporto. È un luogo di segregazione dove si può essere rinchiusi fino 180 giorni (secondo il nuovo limite fissato nel Decreto Sicurezza) anche semplicemente a causa del possesso di un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta di un abominio giuridico che non garantisce alla persona trattenuta nemmeno le tutele che l’ordinamento italiano riconosce alle carcerate e ai carcerati.\r\nIl CPR è solo l’ultimo anello di una catena che inizia con lo sfruttamento economico neocoloniale dei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, anche attraverso gli interventi militari, diretti o per procura, che generano eterne zone ‘destabilizzate’, facili da saccheggiare. Questo sistema costringe milioni di persone a migrare, cercando di raggiungere l’Europa. Nell’impossibilità di ottenere i visti necessari per attraversare le frontiere legalmente, esse si vedono costrette a muoversi illegalmente, pagando i trafficanti di esseri umani e affrontando viaggi massacranti e pericolosissimi.\r\nI Paesi europei delegano il contrasto alle migrazioni a diversi agenti senza scrupoli: ai signori della guerra libici (attraverso, ad esempio, gli accordi firmati dall’ex ministro Minniti e rinnovati dal governo Lega-M5S); a Erdoğan, cui l’UE ha per questo versato 3 miliardi di euro; alle polizie di Croazia, Serbia e Ungheria, che sono da tempo sotto accusa per le violenze perpetrate contro i e le migranti lungo la rotta balcanica.\r\nA dispetto della propaganda, questo contrasto non ha lo scopo di bloccare un fenomeno per sua natura inarrestabile, bensì di rendere quelle frontiere dei tritacarne, dei dispositivi idonei a trasformare chi riesce a superarli in soggetti deboli, disposti a ogni ricatto per conservare il premio di un viaggio difficile. Proprio per questa ragione la legge Bossi-Fini lega dal 2002 contratto di lavoro e rinnovo del permesso di soggiorno, costringendo chi arriva senza visto ad accettare condizioni lavorative spesso inimmaginabili per i cittadini comunitari, pur di non rischiare di essere rimpatriata/o.\r\nI CPR sono l’ultimo deterrente da brandire contro chi pensa di ribellarsi a questo meccanismo infernale.\r\nSi tratta di un sistema che cerca di rendere la manodopera straniera più sfruttabile dalle imprese italiane, che crea divisioni e concorrenza al ribasso tra gli stessi lavoratori, che permette alle forze reazionarie e razziste di costruire le proprie fortune politiche speculando sulla guerra tra poveri scatenata da questi stessi potenti.\r\nRompere questa catena è di fondamentale importanza per iniziare a costruire una società inclusiva aperta, accogliente e solidale.\r\nIniziamo da una anello: iniziamo dal CPR di Gradisca!\r\nDOMENICA 9 GIUGNO\r\nh 15 Piazza Unità, Gradisca d’Isonzo 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