","Piazze antimilitariste a Reggio, Torino, Livorno","post",1605010847,[64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/livorno/","http://radioblackout.org/tag/reggio-emilia/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[18,23,15,21],{"post_content":70,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":71,"snippet":74,"value":75},[72,73],"Reggio","Emilia","Il 7 novembre a \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark> e a Livorno si sono","Il 7 novembre a \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark> e a Livorno si sono svolte manifestazioni antimilitariste.\r\nA Torino ci sono stati tra giorni di iniziative di informazione e lotta, culminati il 4 novembre, quando gli antimilitaristi si sono presi piazza, Castello, disertata dai militari, imboscati nella caserma Montegrappa.\r\nIl focus delle manifestazioni, al di là della critica alla retorica patriottica, alla logica escludente dei confini, si è concentrato sulla spesa di guerra e l’impiego dei militari in funzione di ordine pubblico.\r\nNe abbiamo parlato con Dario di Livorno e con Simone di \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark>\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-10-dario-li-antimili.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 10 antimili dario li\r\n\r\nAscolta la diretta con Simone:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-10-simone-re-antimili.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 10 simone re antimili\r\n\r\n ",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[72],"Piazze antimilitariste a \u003Cmark>Reggio\u003C/mark>, Torino, Livorno",[80,82,84,89],{"matched_tokens":81,"snippet":18},[],{"matched_tokens":83,"snippet":23},[],{"matched_tokens":85,"snippet":88},[86,87],"reggio","emilia","\u003Cmark>reggio\u003C/mark> \u003Cmark>emilia\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":21},[],[92,97,100],{"field":38,"indices":93,"matched_tokens":94,"snippets":96},[36],[95],[86,87],[88],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":74,"value":75},"post_content",[72,73],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":78,"value":78},"post_title",[72],1157451471441625000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":27,"num_tokens_dropped":50,"score":107,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":109,"highlight":129,"highlights":146,"text_match":103,"text_match_info":157},{"cat_link":110,"category":111,"comment_count":50,"id":112,"is_sticky":50,"permalink":113,"post_author":53,"post_content":114,"post_date":115,"post_excerpt":56,"post_id":112,"post_modified":116,"post_thumbnail":117,"post_thumbnail_html":118,"post_title":119,"post_type":61,"sort_by_date":120,"tag_links":121,"tags":125},[47],[49],"61929","http://radioblackout.org/2020/06/reggio-emilia-riqualificazioni-esludenti/","Un progetto di riqualificazione escludente sta investendo l’area nei pressi della stazione ferroviaria, una zona molto vicina al centro abitata da poveri ed immigrati. L’amministrazione comunale è altresì impegnata nella gestione dell’enorme area industriale dismessa delle ex Officine Reggiane. Gli appetiti sono molti e per i poveri si prepara un destino di ulteriore marginalità.\r\n\r\nIl gruppo degli “architetti indipendenti” ha preso posizione con un documento molto critico sull’intera operazione di cui è protagonista l’amministrazione comunale.\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci:\r\n\r\n“La zona di via Turri – via Paradisi è racchiusa come un bozzolo tra la ferrovia, il sovrappasso di via del Partigiano ed il residuo tessuto di una lontana zona industriale di un tratto di via Emilia. Un quadrilatero di 350 metri di lunghezza e 100 metri di profondità che ha visto la concentrazione su via Turri di innumerevoli progetti voluti dalle amministrazioni comunali avvicendatesi nel corso degli ultimi 20 anni (Reggio Sicura – Parco Paulonie – Piazza D. Secchi – Patto per la convivenza – Piano di riqualificazione zona stazione, mediatore di quartiere, Centro sociale Reggio est, tra gli altri) e l’investimento di molte risorse pubbliche. L’attuale amministrazione, a febbraio 2020 proprio pochi giorni prima del lock down, ha annunciato un nuovo progetto chiamato Area 902_ Abitare Solidale. Un progetto da realizzarsi in sei differenti fasi/stralci e che prevede “un ampio programma di rigenerazione urbana di edifici e aree di interesse pubblico, privilegiando il recupero edilizio e l’incremento della qualità abitativa e delle infrastrutture esistenti sia per la mobilità che per le funzioni di interesse collettivo del quartiere”.\r\n(...)\r\nRiteniamo inaccettabile come siano stati ignorati gli aspetti più elementari del rispetto e della sensibilità degli individui quando, come in questo caso, si è progettato di privare della propria casa una persona, con tutto quel che rappresenta per ciascuno di noi la propria abitazione. 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Cambia il nome, ma di fatto, quali sono i cambiamenti reali di questa subdola forma detentiva?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Diego, del Collettivo Antipsichiatrico Artaud di Pisa, che ci ha riassunto le iniziative della scorsa settimana e ci ha spiegato le novità previste da questa trasformazione, più di termini, che di sostanza.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nOPG_antipsichiatria","30 Marzo 2015","2015-04-01 15:07:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/mini_opg2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/mini_opg2-300x192.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/mini_opg2-300x192.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/mini_opg2.jpg 352w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Reggio Emilia: cronaca della due giorni contro gli OPG",1427716967,[172,173,174,175,66,176,177],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/opg/","http://radioblackout.org/tag/organi-detentivi/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/rems/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[179,180,181,182,15,183,25],"antipsichiatria","opg","organi detentivi","psichiatria","REMS",{"post_content":185,"post_title":189,"tags":192},{"matched_tokens":186,"snippet":187,"value":188},[72,73],"27 e sabato 28 marzo \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark> è stata l'epicentro di una","Venerdì 27 e sabato 28 marzo \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark> è stata l'epicentro di una contestazione, promossa da varie reti antipsichiatriche a livello nazionale, che chiede da tempo la chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), rimandata ormai da quattro anni e che è stata fissata per il prossimo 31 marzo.\r\n\r\nLa due giorni è stata caratterizzata da informazione e critica e ha concentrato l'attenzione sulla trasformazione degli OPG in REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza). 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Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000.\r\nLa divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nLa memoria dei disertori della grande guerra nelle tante piazze si è saldato alle lotte contro le frontiere, le missioni militari all’estero, i mercanti d’armi, la militarizzazione delle città. \r\nUn’occasione per smontare la retorica patriottica con cui vengono giustificate anche oggi le avventure neocoloniali delle truppe italiane all’estero e la guerra ai migranti lungo le frontiere.\r\nUn’occasione per accendere un focus sulla produzione e vendita di armi e sulla manifestazione del prossimo 20 novembre a Torino contro l’aerospace and defence meetings – mostra mercato dell’industria aerospaziale bellica.\r\nSempre a Torino, questa sera, ci sarà una serata di approfondimento e presentazione delle iniziative, cui interverrà Daniele Ratti. Appuntamento alle 18 alla Tettoria dei Contadini a Porta Palazzo.\r\nCe ne ha parlato Dario del Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero di Livorno\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-09-dario-4-nov.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","9 Novembre 2021","2021-11-09 12:57:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-04_23-43-09-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-04_23-43-09-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-04_23-43-09-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-04_23-43-09-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-04_23-43-09-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-11-04_23-43-09.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Piazze antimilitariste verso il corteo del 20 novembre a Torino",1636462631,[274,275,276,65,277,278,279,66,67,280],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarista20n/","http://radioblackout.org/tag/4-novembre-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/carrara/","http://radioblackout.org/tag/mantova/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/novara/","http://radioblackout.org/tag/trieste/",[282,283,284,23,285,32,286,15,21,34],"#antimilitarista20N","4 novembre antimilitarista","carrara","mantova","Novara",{"post_content":288,"tags":292},{"matched_tokens":289,"snippet":290,"value":291},[72,73],"A Livorno, \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark>, Carrara, Trieste, Milano, Novara, Mantova,","A Livorno, \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark>, Carrara, Trieste, Milano, Novara, Mantova, Torino tra il 4 e il 7 novembre si sono svolte iniziative di contestazione delle cerimonie militariste del 4 novembre.\r\nIl 4 novembre è la festa delle forze armate. 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Il 31 ottobre c’è stato un punto informativo al Balon sulla spesa di guerra, lunedì 2 novembre una giornata di denuncia della stretta connessione tra ENI e missioni militari nel Sahel, in Libia e nel golfo di Guinea. Il 4 novembre dalle 17 ci sarà un presidio in piazza Castello dove ogni anno si svolge la cerimonia delle forze armate.\r\nCi saranno iniziative anche a Trieste, Livorno – 7 novembre ore 16,30 in piazza Grande - Reggio Emilia - ore 16,30 Piazza del Monte.\r\n\r\nIl focus delle manifestazioni, al di là della critica alla retorica patriottica ed escludente, è sulla spesa bellica e l’impiego dei militari in funzione di ordine pubblico\r\nProprio in questi giorni è uscito il documento programmatico triennale della Difesa, che conferma che, mentre impazza la pandemia, il governo continua a puntare sulla guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-03-ratti-doc-difesa-4-nov.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 03 ratti doc difesa 4 nov\r\n\r\n ","4 Novembre 2020","2020-11-04 09:11:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/stop-war-business-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"246\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/stop-war-business-246x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/stop-war-business-246x300.jpg 246w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/stop-war-business.jpg 472w\" sizes=\"auto, (max-width: 246px) 100vw, 246px\" />","4 novembre. 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[…] Sarebbe occorsa, come scrisse Malatesta da vecchio insurrezionalista, una «resistenza energica, metodica, organizzata contro la violenza avversaria». […] Invece, di fronte a tale inedita sistematica aggressione prevalse una sorta di fuga dalla realtà: «erano tutti d’accordo – secondo le parole di Emilio Lussu - nel valutare la violenza fascista come antistorica: non bisognava dunque contrapporre ad essa un’altra violenza antistorica, ma attendere il crearsi dell’ambiente favorevole ad una violenza storica».\r\n[…] La direzione del Partito socialista aveva preso presto le distanze dagli Arditi del popolo, malgrado le sincere simpatie manifestate dalla base, quali risultavano dalle pagine dell’«Avanti!»; ma tale decisione politica si rivelò ancora più grave con l’accettazione del cosiddetto Patto di pacificazione che il 2 agosto, nello studio romano del presidente della Camera De Nicola, venne unitamente sottoscritto dal Partito socialista, dalla Confederazione generale del lavoro e dai Fasci, e condiviso dall’Associazione nazionale combattenti, dal Partito popolare e dalla direzione di quello repubblicano. Il cosiddetto patto di Roma, infatti, all’art. 5 recitava: «Il PSI dichiara di essere estraneo all’organizzazione e all’opera degli Arditi del popolo, come del resto risulta già dallo stesso convegno di questi che si proclamano al di fuori di tutti i partiti». A distanza di pochi anni, Nenni molto lucidamente definì il Trattato «un grave errore di valutazione» persino «grottesco se si pensa che il Partito nello stesso momento, rifiutava qualsiasi intesa coi gruppi antifascisti».\r\nAl contrario, l’organo dei Fasci poteva esprimere la propria soddisfazione: «gli arditi del popolo, i quali ormai sconfessati da repubblicani, da comunisti e dai socialisti, dovranno rapidamente concludere la loro breve ed ingloriosa carriera».\r\nQuattro giorni dopo la firma del Patto di pacificazione pure il Partito comunista, attraverso un comunicato dell’Esecutivo datato 7 agosto, si “chiamava fuori” minacciando i «più severi provvedimenti» per i militanti comunisti che avessero fatto parte degli Arditi del popolo, lasciando questi ultimi in un sempre più pesante isolamento, specie dopo la dissociazione del Partito repubblicano avvenuta alla fine di luglio.\r\n\r\nIl discorso è diverso per il movimento anarchico che, invece, respinse decisamente ogni ipotesi di pacificazione, continuando a sostenere gli Arditi del popolo. Sino ad allora, a differenza degli altri raggruppamenti politici, gli anarchici non avevano sentito l’esigenza di dare vita a proprie strutture di difesa, in quanto la loro prassi era già improntata ad una lunga consuetudine di azione diretta e organizzazione semi-legale; ma la comparsa dell’arditismo popolare rappresentava per loro un’occasione per dare impulso all’iniziativa rivoluzionaria.\r\n[…] Pur risultando l’unica realtà del movimento di classe ad appoggiare sino all’ultimo gli Arditi del popolo - come attestato dai comunicati dell’Associazione regolarmente ospitati sia su «Umanità Nova» che sulla stampa libertaria in genere - anche in seno all’anarchismo vi fu un dibattito in merito, a causa soprattutto della struttura militarista (disinvoltamente accettata da molti anarchici di tendenza individualista e antiorganizzatrice), ma anche per la sua composizione non esclusivamente proletaria (vista invece con diffidenza dai comunisti anarchici). L’esistenza di alcune divergenze teoriche si può intuire da un articolo pubblicato, in data 20 luglio 1921, su «Il Seme», settimanale livornese dell’Uniona anarchica italiana, di cui si riporta uno stralcio: «Chi sono cotesti Arditi del popolo? Sento già questa domanda affiorare alle labbra di qualcuno di quei compagni ingenui o forse troppo puritani, che vedono dappertutto l’incoerenza che nuoce ai principi della incorruttibile Anarchia nostra [...] La rivoluzione non si affretta leggendo filosofia o scrivendo articoli di giornale, ma scendendo sul terreno dell’azione. Ed era l’ora. Anche l’anarchismo divenuto troppo giornalaio minacciava di irretirsi di rinunce, e troppo lasciava correre imponendosi un pericoloso isolamento [...] Possiamo adunque pensare che gli Arditi del popolo, sorti dalla fraterna riconciliazione dei rivoluzionari romani, sono sangue del nostro sangue e carne della nostra carne. Dobbiamo aiutarli, incoraggiarli, imitarli». In un altro articolo, seppure favorevole agli AdP, pubblicato su «Il Libertario» del 21 luglio, veniva premesso che «Noi, lo si sa, non abbiamo troppe simpatie per l’apparato militaresco e per la sottomissione e disciplina che consegue all’organizzazione di questi eserciti proletari».\r\n\r\nNel 1922, a Roma, probabilmente per rafforzare la difesa delle proprie sedi e manifestazioni, i preesistenti Nuclei libertari «Arditi Anarchici» costituirono il 1° battaglione «Arditi Anarchici» e fu avviata la formazione del 2° e del 3°, come si apprende dagli articoli pubblicati nella cronaca romana di «Umanità Nova» del 21 e 28 ottobre. Da un fonogramma della questura di Roma al Ministero dell’Interno, in data 14 novembre, si apprende della perquisizione e dell’arresto di Raffaele De Angelis, ritenuto uno dei principali organizzatori dei «Nuclei giovanili arditi anarchici».\r\n[…] Numerosi furono i militanti anarchici, sia di tendenza individualista che comunista, promotori dell’organizzazione ardito-popolare e con responsabilità di comando in essa, ad iniziare dalla sezione romana con A. Paolinelli, A. Eluisi, V. Santarelli, R. Gentilezza, C. Mannarelli, G. Gallinella, A. Di Giacomo, N. Rita, A. Mastrosanti, U. Piermattei, S. Stagnetti, G. Luzzi e, in provincia, Del Prete a Genzano e V. De Fazi a Civitavecchia. Altri anarchici con ruoli dirigenti furono A. Del Sole a Orte (Vt); P. Ranieri a Tavernelle (Pu); A. Cieri a Parma; G. Tenaglia, P. Tripol, A. Poggiani e M. Camin a Trento; I. Margherita a Torino; M. Corona a Vercelli; N. Prina a Gattinara (Vc); E. Lelli a Bologna; E. Canzi a Piacenza; P. Binazzi a La Spezia; U. Marzocchi a La Spezia e a Savona; G. Del Freo e G. Raffaelli a Montignoso (Ms); R. Sarti e A. Raspini a Firenze; V. Mazzoni, O. Buoncristiani, R. Corucci e A. Fontana a Pisa; A. Consani, V. Recchi e L. Filippi a Livorno; T. Eschini a Pistoia; G. Lessi a Piombino (Li). Molti anche gli anarchici che, militando negli AdP, rimasero uccisi, tra i quali: A. Baldasseroni, F. Nardi e F. Filippetti a Livorno; S. Rossi a Castagneto Carducci (Li); L. Landi, A. Lucarelli, G. Morelli a Piombino (Li); C. Fava e A. Puzzarini a Parma; Nello Rossi a Rimini, F. Raffaelli a Terni (Pg); R. Semenzato a Dolo (Ve); G. Bonci a Spello (Pg); C. Comaschi a Cascina (Pi).\r\n[…] L’intransigenza dell’Unione sindacale italiana era nota allo stesso Mussolini che, nel 1920, commentando un progetto insurrezionale “dannunziano”, ebbe ad osservare: «Bisogna dunque fare il possibile perché la fulminea marcia su Roma non sia complicata da uno sciopero generale […] Ora, per evitare lo sciopero generale o analoghi movimenti di masse e per non essere costretti a reprimerli, occorre, se non convincere i capi, dividerli: il che disorienterà le masse stesse.\r\nNon si può contare sulla Unione sindacale italiana, ma si può contare, sino un certo punto, sulla Confederazione Generale del Lavoro».\r\nPer la sua attività l’USI subì innumerevoli distruzioni e l’uccisione di numerosi militanti: tra le Camere del lavoro e le sezioni dell’organizzazione “anarco-sindacalista” devastate od occupate dagli squadristi, in camicia nera o in uniforme, vi furono quelle di Milano, Varese, Suzzara, Monastero, Brescia, Crema, Mantova, Piacenza, Rovereto, Vicenza, Bologna, Ferrara, Imola, Parma, Modena, Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente, Savona, La Spezia, Firenze, Arezzo, Pisa, Carrara, Lucca, Viareggio, Livorno, Pistoia, Piombino, San Giovanni Valdarno, Castelnuovo dei Sabbioni, Terni, Fano, Roma, Andria, Taranto, Cerignola, Minervino Murge, Iglesias, nonché quelle di Bari e Verona, da poco fuoriuscite dall’Unione.\r\nIl prefetto di Genova, legittimando l’invasione fascista della Camera del lavoro di Sestri Ponente, difesa anche dagli Arditi del popolo, sottolineò che questa «non è socialista ufficiale, ma sindacalista anarchica comunista ed ha sempre dato motivo a pericolo di disordini per suo carattere violento e rivoluzionario».\r\nIl 7 gennaio 1925 il prefetto di Milano decretò lo scioglimento definitivo dell’USI su tutto il territorio nazionale in quanto «organizzazione sovvertitrice e antinazionale», anche se poi questa avrebbe continuato a operare in clandestinità e all’estero.","23 Aprile 2012","Il prossimo 28 aprile si svolgerà a Reggio Emilia un convegno sugli Arditi del popolo.\r\n\r\nIl convegno si svolgerà in via Dom Minzoni dalle 15.\r\nInterverranno Luigi Balsamini, Antonio Zambonelli e Marco Rossi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marco Rossi, autore di “Arditi non gendarmi!”\r\n\r\nAscolta l’approfondimento: \r\n\r\nDi seguito l’estratto di un articolo di Marco comparso su Arivista:\r\n\r\nLe battute d’arresto e i rovesci che i fascisti subirono avvennero quasi sempre in contesti urbani (Roma, Bari, Parma...) dove la moderna classe operaia, reduce dall’esperienza dell’occupazione delle fabbriche, e il combattentismo rivoluzionario poterono opporre “guerra alla guerra” trasformando le strade e i quartieri in campi trincerati, difesi da solidali moltitudini popolari, tanto che si dovette ricorrere alle artiglierie, alle autoblindo e persino agli aerei.\r\nPer questi motivi, l’isolamento e il controllo politico imposto agli Arditi del popolo dai partiti socialista, repubblicano e comunista, costituì oggettivamente un grave fattore di indebolimento dell’antifascismo, in quanto l’arditismo popolare era in grado di contrastare con efficacia - ossia in termini militari e di massa - «la più atroce e difficile guerriglia che classe operaia abbia mai dovuto combattere» (come ebbe a definirla Gramsci). […] Sarebbe occorsa, come scrisse Malatesta da vecchio insurrezionalista, una «resistenza energica, metodica, organizzata contro la violenza avversaria». […] Invece, di fronte a tale inedita sistematica aggressione prevalse una sorta di fuga dalla realtà: «erano tutti d’accordo – secondo le parole di Emilio Lussu - nel valutare la violenza fascista come antistorica: non bisognava dunque contrapporre ad essa un’altra violenza antistorica, ma attendere il crearsi dell’ambiente favorevole ad una violenza storica».\r\n[…] La direzione del Partito socialista aveva preso presto le distanze dagli Arditi del popolo, malgrado le sincere simpatie manifestate dalla base, quali risultavano dalle pagine dell’«Avanti!»; ma tale decisione politica si rivelò ancora più grave con l’accettazione del cosiddetto Patto di pacificazione che il 2 agosto, nello studio romano del presidente della Camera De Nicola, venne unitamente sottoscritto dal Partito socialista, dalla Confederazione generale del lavoro e dai Fasci, e condiviso dall’Associazione nazionale combattenti, dal Partito popolare e dalla direzione di quello repubblicano. Il cosiddetto patto di Roma, infatti, all’art. 5 recitava: «Il PSI dichiara di essere estraneo all’organizzazione e all’opera degli Arditi del popolo, come del resto risulta già dallo stesso convegno di questi che si proclamano al di fuori di tutti i partiti». A distanza di pochi anni, Nenni molto lucidamente definì il Trattato «un grave errore di valutazione» persino «grottesco se si pensa che il Partito nello stesso momento, rifiutava qualsiasi intesa coi gruppi antifascisti».\r\nAl contrario, l’organo dei Fasci poteva esprimere la propria soddisfazione: «gli arditi del popolo, i quali ormai sconfessati da repubblicani, da comunisti e dai socialisti, dovranno rapidamente concludere la loro breve ed ingloriosa carriera».\r\nQuattro giorni dopo la firma del Patto di pacificazione pure il Partito comunista, attraverso un comunicato dell’Esecutivo datato 7 agosto, si “chiamava fuori” minacciando i «più severi provvedimenti» per i militanti comunisti che avessero fatto parte degli Arditi del popolo, lasciando questi ultimi in un sempre più pesante isolamento, specie dopo la dissociazione del Partito repubblicano avvenuta alla fine di luglio.\r\n\r\nIl discorso è diverso per il movimento anarchico che, invece, respinse decisamente ogni ipotesi di pacificazione, continuando a sostenere gli Arditi del popolo. Sino ad allora, a differenza degli altri raggruppamenti politici, gli anarchici non avevano sentito l’esigenza di dare vita a proprie strutture di difesa, in quanto la loro prassi era già improntata ad una lunga consuetudine di azione diretta e organizzazione semi-legale; ma la comparsa dell’arditismo popolare rappresentava per loro un’occasione per dare impulso all’iniziativa rivoluzionaria.\r\n[…] Pur risultando l’unica realtà del movimento di classe ad appoggiare sino all’ultimo gli Arditi del popolo - come attestato dai comunicati dell’Associazione regolarmente ospitati sia su «Umanità Nova» che sulla stampa libertaria in genere - anche in seno all’anarchismo vi fu un dibattito in merito, a causa soprattutto della struttura militarista (disinvoltamente accettata da molti anarchici di tendenza individualista e antiorganizzatrice), ma anche per la sua composizione non esclusivamente proletaria (vista invece con diffidenza dai comunisti anarchici). L’esistenza di alcune divergenze teoriche si può intuire da un articolo pubblicato, in data 20 luglio 1921, su «Il Seme», settimanale livornese dell’Uniona anarchica italiana, di cui si riporta uno stralcio: «Chi sono cotesti Arditi del popolo? Sento già questa domanda affiorare alle labbra di qualcuno di quei compagni ingenui o forse troppo puritani, che vedono dappertutto l’incoerenza che nuoce ai principi della incorruttibile Anarchia nostra [...] La rivoluzione non si affretta leggendo filosofia o scrivendo articoli di giornale, ma scendendo sul terreno dell’azione. Ed era l’ora. Anche l’anarchismo divenuto troppo giornalaio minacciava di irretirsi di rinunce, e troppo lasciava correre imponendosi un pericoloso isolamento [...] Possiamo adunque pensare che gli Arditi del popolo, sorti dalla fraterna riconciliazione dei rivoluzionari romani, sono sangue del nostro sangue e carne della nostra carne. Dobbiamo aiutarli, incoraggiarli, imitarli». In un altro articolo, seppure favorevole agli AdP, pubblicato su «Il Libertario» del 21 luglio, veniva premesso che «Noi, lo si sa, non abbiamo troppe simpatie per l’apparato militaresco e per la sottomissione e disciplina che consegue all’organizzazione di questi eserciti proletari».\r\n\r\nNel 1922, a Roma, probabilmente per rafforzare la difesa delle proprie sedi e manifestazioni, i preesistenti Nuclei libertari «Arditi Anarchici» costituirono il 1° battaglione «Arditi Anarchici» e fu avviata la formazione del 2° e del 3°, come si apprende dagli articoli pubblicati nella cronaca romana di «Umanità Nova» del 21 e 28 ottobre. Da un fonogramma della questura di Roma al Ministero dell’Interno, in data 14 novembre, si apprende della perquisizione e dell’arresto di Raffaele De Angelis, ritenuto uno dei principali organizzatori dei «Nuclei giovanili arditi anarchici».\r\n[…] Numerosi furono i militanti anarchici, sia di tendenza individualista che comunista, promotori dell’organizzazione ardito-popolare e con responsabilità di comando in essa, ad iniziare dalla sezione romana con A. Paolinelli, A. Eluisi, V. Santarelli, R. Gentilezza, C. Mannarelli, G. Gallinella, A. Di Giacomo, N. Rita, A. Mastrosanti, U. Piermattei, S. Stagnetti, G. Luzzi e, in provincia, Del Prete a Genzano e V. De Fazi a Civitavecchia. Altri anarchici con ruoli dirigenti furono A. Del Sole a Orte (Vt); P. Ranieri a Tavernelle (Pu); A. Cieri a Parma; G. Tenaglia, P. Tripol, A. Poggiani e M. Camin a Trento; I. Margherita a Torino; M. Corona a Vercelli; N. Prina a Gattinara (Vc); E. Lelli a Bologna; E. Canzi a Piacenza; P. Binazzi a La Spezia; U. Marzocchi a La Spezia e a Savona; G. Del Freo e G. Raffaelli a Montignoso (Ms); R. Sarti e A. Raspini a Firenze; V. Mazzoni, O. Buoncristiani, R. Corucci e A. Fontana a Pisa; A. Consani, V. Recchi e L. Filippi a Livorno; T. Eschini a Pistoia; G. Lessi a Piombino (Li). Molti anche gli anarchici che, militando negli AdP, rimasero uccisi, tra i quali: A. Baldasseroni, F. Nardi e F. Filippetti a Livorno; S. Rossi a Castagneto Carducci (Li); L. Landi, A. Lucarelli, G. Morelli a Piombino (Li); C. Fava e A. Puzzarini a Parma; Nello Rossi a Rimini, F. Raffaelli a Terni (Pg); R. Semenzato a Dolo (Ve); G. Bonci a Spello (Pg); C. Comaschi a Cascina (Pi).\r\n[…] L’intransigenza dell’Unione sindacale italiana era nota allo stesso Mussolini che, nel 1920, commentando un progetto insurrezionale “dannunziano”, ebbe ad osservare: «Bisogna dunque fare il possibile perché la fulminea marcia su Roma non sia complicata da uno sciopero generale […] Ora, per evitare lo sciopero generale o analoghi movimenti di masse e per non essere costretti a reprimerli, occorre, se non convincere i capi, dividerli: il che disorienterà le masse stesse.\r\nNon si può contare sulla Unione sindacale italiana, ma si può contare, sino un certo punto, sulla Confederazione Generale del Lavoro».\r\nPer la sua attività l’USI subì innumerevoli distruzioni e l’uccisione di numerosi militanti: tra le Camere del lavoro e le sezioni dell’organizzazione “anarco-sindacalista” devastate od occupate dagli squadristi, in camicia nera o in uniforme, vi furono quelle di Milano, Varese, Suzzara, Monastero, Brescia, Crema, Mantova, Piacenza, Rovereto, Vicenza, Bologna, Ferrara, Imola, Parma, Modena, Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente, Savona, La Spezia, Firenze, Arezzo, Pisa, Carrara, Lucca, Viareggio, Livorno, Pistoia, Piombino, San Giovanni Valdarno, Castelnuovo dei Sabbioni, Terni, Fano, Roma, Andria, Taranto, Cerignola, Minervino Murge, Iglesias, nonché quelle di Bari e Verona, da poco fuoriuscite dall’Unione.\r\nIl prefetto di Genova, legittimando l’invasione fascista della Camera del lavoro di Sestri Ponente, difesa anche dagli Arditi del popolo, sottolineò che questa «non è socialista ufficiale, ma sindacalista anarchica comunista ed ha sempre dato motivo a pericolo di disordini per suo carattere violento e rivoluzionario».\r\nIl 7 gennaio 1925 il prefetto di Milano decretò lo scioglimento definitivo dell’USI su tutto il territorio nazionale in quanto «organizzazione sovvertitrice e antinazionale», anche se poi questa avrebbe continuato a operare in clandestinità e all’estero.\r\n","2018-10-17 22:11:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/arditi_28_04_2012-200x110.jpg","Siam del popolo gli arditi","podcast",1335177189,[429,430,431,66,432],"http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/arditi-del-popolo/","http://radioblackout.org/tag/convegno/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/",[434,435,402,15,436],"antifascismo","arditi del popolo","resistenza",{"post_content":438,"tags":442},{"matched_tokens":439,"snippet":440,"value":441},[72,73],"28 aprile si svolgerà a \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark> un convegno sugli Arditi del","Il prossimo 28 aprile si svolgerà a \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark> un convegno sugli Arditi del popolo.\r\n\r\nIl convegno si svolgerà in via Dom Minzoni dalle 15.\r\nInterverranno Luigi Balsamini, Antonio Zambonelli e Marco Rossi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marco Rossi, autore di “Arditi non gendarmi!”\r\n\r\nAscolta l’approfondimento: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/04/2012.04-marco-rossi-arditi-del-popolo.mp3|titles=2012.04 marco rossi arditi del popolo]\r\n\r\nScarica l'audio \r\n\r\nDi seguito l’estratto di un articolo di Marco comparso su Arivista:\r\n\r\nLe battute d’arresto e i rovesci che i fascisti subirono avvennero quasi sempre in contesti urbani (Roma, Bari, Parma...) dove la moderna classe operaia, reduce dall’esperienza dell’occupazione delle fabbriche, e il combattentismo rivoluzionario poterono opporre “guerra alla guerra” trasformando le strade e i quartieri in campi trincerati, difesi da solidali moltitudini popolari, tanto che si dovette ricorrere alle artiglierie, alle autoblindo e persino agli aerei.\r\nPer questi motivi, l’isolamento e il controllo politico imposto agli Arditi del popolo dai partiti socialista, repubblicano e comunista, costituì oggettivamente un grave fattore di indebolimento dell’antifascismo, in quanto l’arditismo popolare era in grado di contrastare con efficacia - ossia in termini militari e di massa - «la più atroce e difficile guerriglia che classe operaia abbia mai dovuto combattere» (come ebbe a definirla Gramsci). […] Sarebbe occorsa, come scrisse Malatesta da vecchio insurrezionalista, una «resistenza energica, metodica, organizzata contro la violenza avversaria». […] Invece, di fronte a tale inedita sistematica aggressione prevalse una sorta di fuga dalla realtà: «erano tutti d’accordo – secondo le parole di Emilio Lussu - nel valutare la violenza fascista come antistorica: non bisognava dunque contrapporre ad essa un’altra violenza antistorica, ma attendere il crearsi dell’ambiente favorevole ad una violenza storica».\r\n[…] La direzione del Partito socialista aveva preso presto le distanze dagli Arditi del popolo, malgrado le sincere simpatie manifestate dalla base, quali risultavano dalle pagine dell’«Avanti!»; ma tale decisione politica si rivelò ancora più grave con l’accettazione del cosiddetto Patto di pacificazione che il 2 agosto, nello studio romano del presidente della Camera De Nicola, venne unitamente sottoscritto dal Partito socialista, dalla Confederazione generale del lavoro e dai Fasci, e condiviso dall’Associazione nazionale combattenti, dal Partito popolare e dalla direzione di quello repubblicano. Il cosiddetto patto di Roma, infatti, all’art. 5 recitava: «Il PSI dichiara di essere estraneo all’organizzazione e all’opera degli Arditi del popolo, come del resto risulta già dallo stesso convegno di questi che si proclamano al di fuori di tutti i partiti». A distanza di pochi anni, Nenni molto lucidamente definì il Trattato «un grave errore di valutazione» persino «grottesco se si pensa che il Partito nello stesso momento, rifiutava qualsiasi intesa coi gruppi antifascisti».\r\nAl contrario, l’organo dei Fasci poteva esprimere la propria soddisfazione: «gli arditi del popolo, i quali ormai sconfessati da repubblicani, da comunisti e dai socialisti, dovranno rapidamente concludere la loro breve ed ingloriosa carriera».\r\nQuattro giorni dopo la firma del Patto di pacificazione pure il Partito comunista, attraverso un comunicato dell’Esecutivo datato 7 agosto, si “chiamava fuori” minacciando i «più severi provvedimenti» per i militanti comunisti che avessero fatto parte degli Arditi del popolo, lasciando questi ultimi in un sempre più pesante isolamento, specie dopo la dissociazione del Partito repubblicano avvenuta alla fine di luglio.\r\n\r\nIl discorso è diverso per il movimento anarchico che, invece, respinse decisamente ogni ipotesi di pacificazione, continuando a sostenere gli Arditi del popolo. Sino ad allora, a differenza degli altri raggruppamenti politici, gli anarchici non avevano sentito l’esigenza di dare vita a proprie strutture di difesa, in quanto la loro prassi era già improntata ad una lunga consuetudine di azione diretta e organizzazione semi-legale; ma la comparsa dell’arditismo popolare rappresentava per loro un’occasione per dare impulso all’iniziativa rivoluzionaria.\r\n[…] Pur risultando l’unica realtà del movimento di classe ad appoggiare sino all’ultimo gli Arditi del popolo - come attestato dai comunicati dell’Associazione regolarmente ospitati sia su «Umanità Nova» che sulla stampa libertaria in genere - anche in seno all’anarchismo vi fu un dibattito in merito, a causa soprattutto della struttura militarista (disinvoltamente accettata da molti anarchici di tendenza individualista e antiorganizzatrice), ma anche per la sua composizione non esclusivamente proletaria (vista invece con diffidenza dai comunisti anarchici). L’esistenza di alcune divergenze teoriche si può intuire da un articolo pubblicato, in data 20 luglio 1921, su «Il Seme», settimanale livornese dell’Uniona anarchica italiana, di cui si riporta uno stralcio: «Chi sono cotesti Arditi del popolo? Sento già questa domanda affiorare alle labbra di qualcuno di quei compagni ingenui o forse troppo puritani, che vedono dappertutto l’incoerenza che nuoce ai principi della incorruttibile Anarchia nostra [...] La rivoluzione non si affretta leggendo filosofia o scrivendo articoli di giornale, ma scendendo sul terreno dell’azione. Ed era l’ora. Anche l’anarchismo divenuto troppo giornalaio minacciava di irretirsi di rinunce, e troppo lasciava correre imponendosi un pericoloso isolamento [...] Possiamo adunque pensare che gli Arditi del popolo, sorti dalla fraterna riconciliazione dei rivoluzionari romani, sono sangue del nostro sangue e carne della nostra carne. Dobbiamo aiutarli, incoraggiarli, imitarli». In un altro articolo, seppure favorevole agli AdP, pubblicato su «Il Libertario» del 21 luglio, veniva premesso che «Noi, lo si sa, non abbiamo troppe simpatie per l’apparato militaresco e per la sottomissione e disciplina che consegue all’organizzazione di questi eserciti proletari».\r\n\r\nNel 1922, a Roma, probabilmente per rafforzare la difesa delle proprie sedi e manifestazioni, i preesistenti Nuclei libertari «Arditi Anarchici» costituirono il 1° battaglione «Arditi Anarchici» e fu avviata la formazione del 2° e del 3°, come si apprende dagli articoli pubblicati nella cronaca romana di «Umanità Nova» del 21 e 28 ottobre. Da un fonogramma della questura di Roma al Ministero dell’Interno, in data 14 novembre, si apprende della perquisizione e dell’arresto di Raffaele De Angelis, ritenuto uno dei principali organizzatori dei «Nuclei giovanili arditi anarchici».\r\n[…] Numerosi furono i militanti anarchici, sia di tendenza individualista che comunista, promotori dell’organizzazione ardito-popolare e con responsabilità di comando in essa, ad iniziare dalla sezione romana con A. Paolinelli, A. Eluisi, V. Santarelli, R. Gentilezza, C. Mannarelli, G. Gallinella, A. Di Giacomo, N. Rita, A. Mastrosanti, U. Piermattei, S. Stagnetti, G. Luzzi e, in provincia, Del Prete a Genzano e V. De Fazi a Civitavecchia. Altri anarchici con ruoli dirigenti furono A. Del Sole a Orte (Vt); P. Ranieri a Tavernelle (Pu); A. Cieri a Parma; G. Tenaglia, P. Tripol, A. Poggiani e M. Camin a Trento; I. Margherita a Torino; M. Corona a Vercelli; N. Prina a Gattinara (Vc); E. Lelli a Bologna; E. Canzi a Piacenza; P. Binazzi a La Spezia; U. Marzocchi a La Spezia e a Savona; G. Del Freo e G. Raffaelli a Montignoso (Ms); R. Sarti e A. Raspini a Firenze; V. Mazzoni, O. Buoncristiani, R. Corucci e A. Fontana a Pisa; A. Consani, V. Recchi e L. Filippi a Livorno; T. Eschini a Pistoia; G. Lessi a Piombino (Li). Molti anche gli anarchici che, militando negli AdP, rimasero uccisi, tra i quali: A. Baldasseroni, F. Nardi e F. Filippetti a Livorno; S. Rossi a Castagneto Carducci (Li); L. Landi, A. Lucarelli, G. Morelli a Piombino (Li); C. Fava e A. Puzzarini a Parma; Nello Rossi a Rimini, F. Raffaelli a Terni (Pg); R. Semenzato a Dolo (Ve); G. Bonci a Spello (Pg); C. Comaschi a Cascina (Pi).\r\n[…] L’intransigenza dell’Unione sindacale italiana era nota allo stesso Mussolini che, nel 1920, commentando un progetto insurrezionale “dannunziano”, ebbe ad osservare: «Bisogna dunque fare il possibile perché la fulminea marcia su Roma non sia complicata da uno sciopero generale […] Ora, per evitare lo sciopero generale o analoghi movimenti di masse e per non essere costretti a reprimerli, occorre, se non convincere i capi, dividerli: il che disorienterà le masse stesse.\r\nNon si può contare sulla Unione sindacale italiana, ma si può contare, sino un certo punto, sulla Confederazione Generale del Lavoro».\r\nPer la sua attività l’USI subì innumerevoli distruzioni e l’uccisione di numerosi militanti: tra le Camere del lavoro e le sezioni dell’organizzazione “anarco-sindacalista” devastate od occupate dagli squadristi, in camicia nera o in uniforme, vi furono quelle di Milano, Varese, Suzzara, Monastero, Brescia, Crema, Mantova, Piacenza, Rovereto, Vicenza, Bologna, Ferrara, Imola, Parma, Modena, Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente, Savona, La Spezia, Firenze, Arezzo, Pisa, Carrara, Lucca, Viareggio, Livorno, Pistoia, Piombino, San Giovanni Valdarno, Castelnuovo dei Sabbioni, Terni, Fano, Roma, Andria, Taranto, Cerignola, Minervino Murge, Iglesias, nonché quelle di Bari e Verona, da poco fuoriuscite dall’Unione.\r\nIl prefetto di Genova, legittimando l’invasione fascista della Camera del lavoro di Sestri Ponente, difesa anche dagli Arditi del popolo, sottolineò che questa «non è socialista ufficiale, ma sindacalista anarchica comunista ed ha sempre dato motivo a pericolo di disordini per suo carattere violento e rivoluzionario».\r\nIl 7 gennaio 1925 il prefetto di Milano decretò lo scioglimento definitivo dell’USI su tutto il territorio nazionale in quanto «organizzazione sovvertitrice e antinazionale», anche se poi questa avrebbe continuato a operare in clandestinità e all’estero.",[443,445,447,449,451],{"matched_tokens":444,"snippet":434,"value":434},[],{"matched_tokens":446,"snippet":435,"value":435},[],{"matched_tokens":448,"snippet":402,"value":402},[],{"matched_tokens":450,"snippet":88,"value":88},[86,87],{"matched_tokens":452,"snippet":436,"value":436},[],[454,460],{"field":38,"indices":455,"matched_tokens":456,"snippets":458,"values":459},[27],[457],[86,87],[88],[88],{"field":98,"matched_tokens":461,"snippet":440,"value":441},[72,73],{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":36,"num_tokens_dropped":50,"score":322,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},{"document":464,"highlight":487,"highlights":511,"text_match":103,"text_match_info":521},{"comment_count":50,"id":465,"is_sticky":50,"permalink":466,"podcastfilter":467,"post_author":53,"post_content":468,"post_date":469,"post_excerpt":470,"post_id":465,"post_modified":471,"post_thumbnail":472,"post_title":473,"post_type":426,"sort_by_date":474,"tag_links":475,"tags":481},"6340","http://radioblackout.org/podcast/il-no-tav-non-si-arresta/",[382],"Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello Stato.\r\nUno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra.\r\nIl 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle.\r\nIn tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!\r\nUn corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante ragioni della lotta.\r\nNon potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per l’uno e per l’altro. Sul furgone di apertura c’era scritto “Liberi tutti!”.\r\n\r\nTra cronaca ed analisi il punto sulla situazione a cura della redazione di Anarres: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-anarres-su-arresti-no-tav-e-corteo-28.mp3|titles=2012 01 29 anarres su arresti no tav e corteo 28]\r\nScarica il file\r\n\r\nIn numerose città ci sono state iniziative di solidarietà e lotta.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Simone di Reggio Emilia, che ci ha raccontato del presidio solidale e sul nuovo fronte No Tav, che si sta aprendo in città, dove l’amministrazione ha deciso di finanziare la costruzione di una stazione Tav, intermedia tra Milano e Bologna: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Simone-di-Reggio-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Simone di Reggio No Tav]\r\nscarica il file \r\n\r\nAbbiamo parlato anche con Valentina, una compagna di Parma, dove c’è stato un corteo spontaneo che ha attraversato la città: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Valentina-Parma-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Valentina Parma No Tav]\r\nscarica il file\r\n\r\nAnche a Trieste si sono svolte numerose iniziative di solidarietà con i No Tav arrestati ed altre sono in programma per la visita di Moretti del 2 febbraio: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/2012-01-29-Federico-di-Trieste-No-Tav.mp3|titles=2012 01 29 Federico di Trieste No Tav]\r\nscarica il file","2 Febbraio 2012","Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello Stato.\r\nUno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra. \r\nIl 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle.\r\nIn tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!\r\nUn corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante ragioni della lotta.\r\nNon potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per l’uno e per l’altro. Sul furgone di apertura c’era scritto “Liberi tutti!”.\r\n\r\nTra cronaca ed analisi il punto sulla situazione a cura della redazione di Anarres: \r\n\r\nIn numerose città ci sono state iniziative di solidarietà e lotta.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Simone di Reggio Emilia, che ci ha raccontato del presidio solidale e sul nuovo fronte No Tav, che si sta aprendo in città, dove l’amministrazione ha deciso di finanziare la costruzione di una stazione Tav, intermedia tra Milano e Bologna: \r\n\r\nAbbiamo parlato anche con Valentina, una compagna di Parma, dove c’è stato un corteo spontaneo che ha attraversato la città: \r\n\r\nAnche a Trieste si sono svolte numerose iniziative di solidarietà con i No Tav arrestati ed altre sono in programma per la visita di Moretti del 2 febbraio: \r\n","2018-10-17 23:05:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/02/1103602-tav-200x110.jpg","Il No Tav non si arresta",1328188580,[476,477,478,231,479,66,480,67,280],"http://radioblackout.org/tag/arresti/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/","http://radioblackout.org/tag/parma/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/",[482,483,484,30,485,15,486,21,34],"arresti","corteo","macerie-su-macerie","Parma","solidarietà",{"post_content":488,"tags":492},{"matched_tokens":489,"snippet":490,"value":491},[72,73],"Ascolta l’intervista a Simone di \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark>, che ci ha raccontato del","Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.\r\nI No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte migliaia in piazza Carlo Felice.\r\nC’erano tutti: i comitati della Val Susa, di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco delle risorse.\r\nIn apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello Stato.\r\nUno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra.\r\nIl 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un'intera valle.\r\nIn tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!\r\nUn corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante ragioni della lotta.\r\nNon potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per l’uno e per l’altro. 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Viene pestato in più occasioni e, al termine delle violenze a cui partecipano 10 secondini, resta una enorme pozza di sangue. Questa la sintesi di un video diffuso negli ultimi giorni.\r\n\r\nDi fronte all’evidenza – anche iconografica – della tortura avvenuta nell’aprile 2023 all’interno del carcere di Reggio Emilia viene da porsi qualche domanda.\r\n\r\nCome mai questa vicenda è emersa solo ora, al termine delle indagini preliminari, a quasi un anno di distanza dagli eventi?\r\n\r\nCome è possibile che il ministro Nordio e il sottosegretario Del Mastro non sapessero e che questo non assuma una dimensione politica?\r\n\r\nCosa rischia di produrre - in termini di assuefazione – la diffusione di filmati di questo genere se non vi seguono reazioni forti con effetti concreti?\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BCUPCB_ReggioEmilia-torturaVideo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSERENO QUINTINO\r\n\r\nIl contributo di oggi – raccolto dall’associazione Yairaiha e segnalato dallo Sportello di Supporto per i Familiari delle persone uccise dal carcere – consiste nella lettera del figlio di un uomo detenuto nel carcere di Parma, Quintino Sereno. Una vicenda incredibile, che riguarda il ruolo della medicina carceraria e nello specifico della terapia del dolore, la cui modulazione sembra assumere concretamente la forma di una vera e propria tortura.\r\n\r\nLeggiamo la lettera del figlio Luca:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BCUPCB_sereno-fentanyl.mp3\"][/audio]","14 Febbraio 2024","2024-02-14 12:05:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/bcupcb-reggioemilia-video-200x110.jpg","TORTURA A REGGIO EMILIA: QUINDI? - SOMMINISTRAZIONE DI DOLORE",1707912328,[535,536,537,538],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/del-mastro/","http://radioblackout.org/tag/nordio/","http://radioblackout.org/tag/reato-tortura/",[397,540,541,395],"del mastro","nordio",{"post_content":543,"post_title":549},{"matched_tokens":544,"snippet":547,"value":548},[545,546,72,73],"REGGIO","EMILIA","Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nTORTURA A \u003Cmark>REGGIO\u003C/mark> \u003Cmark>EMILIA\u003C/mark>: QUINDI?\r\n\r\nCarcere di \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark>","Estratti dalla puntata del 12 febbraio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nTORTURA A \u003Cmark>REGGIO\u003C/mark> \u003Cmark>EMILIA\u003C/mark>: QUINDI?\r\n\r\nCarcere di \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark> - Un uomo viene trascinato in manette con il volto coperto da quella che sembra la federa di un cuscino: depersonalizzato come un condannato a morte per sottrargli ogni elemento di umanità. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/2023-11-03-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRudolf Rocker / La grande guerra, la repubblica di Weimar, la resistenza al nazismo\r\nL’anarchismo tedesco è ancora oggi poco noto alle nostre latitudini. Proveremo a proporvene qualche scampolo in più, come già abbiamo fatto con Landauer, attraverso la lente di Rudolph Rocker.\r\nNel corso della sua straordinaria parabola esistenziale, Rudolf Rocker, uno dei maggiori protagonisti dell'anarchismo tedesco e internazionale, ha profuso la sua attività militante in una molteplicità di contesti sociali e politici, passando dalla Germania di Bismarck alla Londra del movimento operaio yiddish, per approdare infine negli Stati Uniti. Se il suo impegno sociale rimane costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni, muovendo da una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più pragmatica e gradualista attenta a proporre concrete analisi delle trasformazioni in atto nella società. Le sue riflessioni consentono di ricostruire il percorso intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari del Novecento, come testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra e di sinistra e la sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria incapace di riflettere a fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta della Rivoluzione spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.\r\nCon David Bernardini abbiamo ripercorso la biografia di Rocker e dell’anarchismo tedesco sino alle soglie della grande guerra.\r\nNella terza di quattro puntate dedicate a Rocker abbiamo percorso gli intensi gli anni della grande guerra, dell’antimilitarismo, della repubblica di Weimar sino alla resistenza al nazismo. La prossima settimana parleremo del dopoguerra.\r\n\r\n4 novembre antimilitarista\r\nIl 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.\r\nNella sola Italia i morti furono 600.000.\r\nIl 4 novembre è la festa degli assassini.\r\nLa divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nIl governo Meloni vuole farne un giorno festivo, un'occasione in più per affermare la retorica nazionalista e la violenza militarista cui si ispira l'intera azione dell'esecutivo.\r\nIl governo utilizza la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra per giustificare enormi spese militari, l’invio di armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa.\r\nOvunque in Italia ci saranno iniziative antimilitariste.\r\nNe abbiamo parlato con compagne e compagni da Livorno, Monfalcone, Alessandria, Reggio Emilia, Palermo e, ovviamente, Torino\r\n\r\nContro tutti i nazionalismi! La neolingua dell’esercito per il 4 novembre\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\npresidio itinerante\r\nPrima tappa.\r\nOre 15,30 in via Roma 100 alla sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino.\r\nSeconda tappa.\r\nCi spostiamo in piazza Carlo Alberto\r\nTerza tappa.\r\nConcludiamo l’iniziativa in piazza Castello.\r\nContestiamo la città delle armi! \r\nContestiamo la cerimonia militarista del 4 novembre!\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico!\r\n\r\nIl martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","3 Novembre 2023","2023-11-03 16:58:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/18-novembre-grafica-2-scritte-200x110.jpg","Anarres del 3 novembre. 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Se il suo impegno sociale rimane costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni, muovendo da una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più pragmatica e gradualista attenta a proporre concrete analisi delle trasformazioni in atto nella società. Le sue riflessioni consentono di ricostruire il percorso intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari del Novecento, come testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra e di sinistra e la sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria incapace di riflettere a fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta della Rivoluzione spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.\r\nCon David Bernardini abbiamo ripercorso la biografia di Rocker e dell’anarchismo tedesco sino alle soglie della grande guerra.\r\nNella terza di quattro puntate dedicate a Rocker abbiamo percorso gli intensi gli anni della grande guerra, dell’antimilitarismo, della repubblica di Weimar sino alla resistenza al nazismo. La prossima settimana parleremo del dopoguerra.\r\n\r\n4 novembre antimilitarista\r\nIl 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.\r\nNella sola Italia i morti furono 600.000.\r\nIl 4 novembre è la festa degli assassini.\r\nLa divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.\r\nIl governo Meloni vuole farne un giorno festivo, un'occasione in più per affermare la retorica nazionalista e la violenza militarista cui si ispira l'intera azione dell'esecutivo.\r\nIl governo utilizza la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra per giustificare enormi spese militari, l’invio di armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa.\r\nOvunque in Italia ci saranno iniziative antimilitariste.\r\nNe abbiamo parlato con compagne e compagni da Livorno, Monfalcone, Alessandria, \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark>, Palermo e, ovviamente, Torino\r\n\r\nContro tutti i nazionalismi! La neolingua dell’esercito per il 4 novembre\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\npresidio itinerante\r\nPrima tappa.\r\nOre 15,30 in via Roma 100 alla sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino.\r\nSeconda tappa.\r\nCi spostiamo in piazza Carlo Alberto\r\nTerza tappa.\r\nConcludiamo l’iniziativa in piazza Castello.\r\nContestiamo la città delle armi! \r\nContestiamo la cerimonia militarista del 4 novembre!\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico!\r\n\r\nIl martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":581,"snippet":582,"value":582},[72,73],"Anarres del 3 novembre. Rocker dalla grande guerra alla resistenza al nazismo. 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Il movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia”.\r\nEnzo Papa, traduttore e curatore del testo, lo presenterà a Torino giovedì 20 (il 19 sarà a Reggio Emilia, il 21 a Milano, il 22 a Pordenone).\r\nCi siamo collegati con Enzo Papa che ci ha anticipato alcuni temi di cui discuteremo nelle presentazioni. \r\n\r\nRojava. Le ragioni per sostenere il confederalismo democratico\r\n“Negli ultimi anni, il Rojava, una regione autonoma nel nord della Siria, si è caratterizzato per un esperimento importante di autogoverno – basato sui principi del confederalismo democratico – dando una risposta innovativa alle sfide politiche, sociali ed economiche che ha affrontato e affronta la regione, soprattutto in un contesto di guerra e instabilità, come quello che caratterizza il Medio Oriente.”\r\nQuesto l’incipit del testo diffuso dalla Federazione Anarchica Milanese.\r\nIl 15 febbraio ci sono state manifestazioni a Milano e a Roma\r\n\r\nI movimenti di opposizione politica e sociale negli Stati Uniti\r\nNelle ultime settimane abbiamo in più occasioni parlato del ciclone Trump e delle conseguenze dirette delle sue prime settimane alla Casa Bianca.\r\nOggi spostiamo l’attenzione sui movimenti, la cui vivacità è cresciuta negli ultimi anni e oggi si trovano di fronte una sfida molto forte.\r\nLa deportazione dei migranti, i tagli alla spesa sociale, il via libera alle violenze fasciste e razziste, il rischio di ulteriore escalation bellica, l’attacco alla libertà delle donne e di tutte le soggettività non conformi alla norma eteropatriarcale, attacco alla libertà di insegnamento, disegnano il quadro inquietante di una potenza che teme il declino e punta tutto su identitarismi e guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nCon i disertori russi e ucraini\r\nFermiamo la guerra dall'Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al Congo…\r\nSono passati tre anni dall’accelerazione violenta della guerra impressa dall’invasione russa dell’Ucraina ed il conflitto si inasprisce sempre di più. \r\nLe guerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. A Gaza, dopo 14 mesi di massacri, la tregua è sempre più fragile: gli Stati Uniti soffiano sul fuoco spingendo per la pulizia etnica e la deportazione dei gazawi. Se si aggiungono il conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi gli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nIl 22 febbraio giornata di lotta alla guerra e a chi la arma\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nGiovedì 20 febbraio\r\nore 21\r\ncorso Palermo 46 - Torino \r\nGli anarchici nella rivoluzione russa\r\n\r\nEnzo Papa, traduttore e curatore dell’edizione italiana, presenta il libro: “La rivoluzione sconosciuta. Il movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia” di Volin, edizioni Zero in Condotta.\r\n\r\nVolin, anarchico, tra i protagonisti della rivoluzione russa, ci restituisce l'immagine viva di una rivoluzione sociale, in cui la dimensione autogestionaria e libertaria dei Soviet viene soffocata a poco a poco dalla dittatura bolscevica. Non senza una forte resistenza.\r\n\r\nIl teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939, con i suoi due sommovimenti del 1905 e del 1917, che egli ha vissuto come militante attivamente impegnato negli eventi. Potendo disporre di documenti e testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea insurrezionale di Nestor Machno.\r\n\r\nIl libro, oltre che alle presentazioni, lo trovate alla FAT oppure può essere richiesto a http://www.zeroincondotta.org/\r\n\r\nSabato 22 febbraio\r\na tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di informazione e lotta antimilitarista\r\nCon i disertori russi e ucraini per un mondo senza frontiere\r\nore 11\r\npresidio antimilitarista al Balon\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","19 Febbraio 2025","2025-02-19 01:34:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/2025-02-11-manif-volin-to-color.-2-200x110.jpg","Anarres del 14 febbraio. 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Non senza una forte resistenza.\r\nPer i tipi di Zero in Condotta è uscito il suo libro: “La rivoluzione sconosciuta. Il movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia”.\r\nEnzo Papa, traduttore e curatore del testo, lo presenterà a Torino giovedì 20 (il 19 sarà a \u003Cmark>Reggio\u003C/mark> \u003Cmark>Emilia\u003C/mark>, il 21 a Milano, il 22 a Pordenone).\r\nCi siamo collegati con Enzo Papa che ci ha anticipato alcuni temi di cui discuteremo nelle presentazioni. \r\n\r\nRojava. Le ragioni per sostenere il confederalismo democratico\r\n“Negli ultimi anni, il Rojava, una regione autonoma nel nord della Siria, si è caratterizzato per un esperimento importante di autogoverno – basato sui principi del confederalismo democratico – dando una risposta innovativa alle sfide politiche, sociali ed economiche che ha affrontato e affronta la regione, soprattutto in un contesto di guerra e instabilità, come quello che caratterizza il Medio Oriente.”\r\nQuesto l’incipit del testo diffuso dalla Federazione Anarchica Milanese.\r\nIl 15 febbraio ci sono state manifestazioni a Milano e a Roma\r\n\r\nI movimenti di opposizione politica e sociale negli Stati Uniti\r\nNelle ultime settimane abbiamo in più occasioni parlato del ciclone Trump e delle conseguenze dirette delle sue prime settimane alla Casa Bianca.\r\nOggi spostiamo l’attenzione sui movimenti, la cui vivacità è cresciuta negli ultimi anni e oggi si trovano di fronte una sfida molto forte.\r\nLa deportazione dei migranti, i tagli alla spesa sociale, il via libera alle violenze fasciste e razziste, il rischio di ulteriore escalation bellica, l’attacco alla libertà delle donne e di tutte le soggettività non conformi alla norma eteropatriarcale, attacco alla libertà di insegnamento, disegnano il quadro inquietante di una potenza che teme il declino e punta tutto su identitarismi e guerra.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nCon i disertori russi e ucraini\r\nFermiamo la guerra dall'Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al Congo…\r\nSono passati tre anni dall’accelerazione violenta della guerra impressa dall’invasione russa dell’Ucraina ed il conflitto si inasprisce sempre di più. \r\nLe guerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. A Gaza, dopo 14 mesi di massacri, la tregua è sempre più fragile: gli Stati Uniti soffiano sul fuoco spingendo per la pulizia etnica e la deportazione dei gazawi. Se si aggiungono il conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi gli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nIl 22 febbraio giornata di lotta alla guerra e a chi la arma\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nGiovedì 20 febbraio\r\nore 21\r\ncorso Palermo 46 - Torino \r\nGli anarchici nella rivoluzione russa\r\n\r\nEnzo Papa, traduttore e curatore dell’edizione italiana, presenta il libro: “La rivoluzione sconosciuta. Il movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia” di Volin, edizioni Zero in Condotta.\r\n\r\nVolin, anarchico, tra i protagonisti della rivoluzione russa, ci restituisce l'immagine viva di una rivoluzione sociale, in cui la dimensione autogestionaria e libertaria dei Soviet viene soffocata a poco a poco dalla dittatura bolscevica. Non senza una forte resistenza.\r\n\r\nIl teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939, con i suoi due sommovimenti del 1905 e del 1917, che egli ha vissuto come militante attivamente impegnato negli eventi. Potendo disporre di documenti e testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea insurrezionale di Nestor Machno.\r\n\r\nIl libro, oltre che alle presentazioni, lo trovate alla FAT oppure può essere richiesto a http://www.zeroincondotta.org/\r\n\r\nSabato 22 febbraio\r\na tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di informazione e lotta antimilitarista\r\nCon i disertori russi e ucraini per un mondo senza frontiere\r\nore 11\r\npresidio antimilitarista al Balon\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[645],{"field":98,"matched_tokens":646,"snippet":642,"value":643},[72,73],{"best_field_score":559,"best_field_weight":624,"fields_matched":149,"num_tokens_dropped":50,"score":625,"tokens_matched":36,"typo_prefix_score":50},6637,{"collection_name":426,"first_q":15,"per_page":375,"q":15},11,["Reactive",652],{},["Set"],["ShallowReactive",655],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fvfH9Aqg82DGAkSPqJqyx3leKayQl_cMJweZN7OvzK4k":-1},true,"/search?query=reggio+emilia"]