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Con una PEC inviata senza preavviso, 67 lavoratori sono stati licenziati dall'oggi al domani. Nonostante i risultati finanziari di Conad siano in crescita – nel 2024, il fatturato complessivo dell'impresa cooperativa ha raggiunto i 21,1 miliardi di euro, con una crescita del 4,5% rispetto all’anno precedente – l'azienda ha scelto di ridurre ulteriormente i costi a discapito delle persone. E ancora, nonostante la retorica della \"tradizione cooperativa\" emiliano-romagnola e l'ormai famoso slogan di marketing \"persone oltre le cose\", Conad ha deciso di scaricare le conseguenze della sua ristrutturazione di filiera su 67 lavoratori e sulle loro famiglie. Una decisione che dimostra come, anche nella grande distribuzione, le persone siano considerate solo uno strumento per fare profitto. La situazione è ancora più grave considerando che la maggior parte dei licenziati sono lavoratori di origine migrante, che dopo aver attraversato il Mediterraneo per arrivare in Italia ed essersi spaccati la schiena in 13 anni di lavoro, si trovano ora senza un impiego con mutui da pagare e famiglie a carico, e con il costante ricatto di un lavoro regolare come prerogativa per poter accedere ai documenti.\r\nIn risposta al licenziamento, il SI COBAS ha avviato una mobilitazione per rivendicare il reintegro dei lavoratori e il rispetto dei loro diritti, nonostante Conad abbia minacciato di trattare solo con i sindacati confederali privi di qualsiasi rappresentanza tra i facchini. La protesta si inserisce in una battaglia più ampia contro la precarietà e l'assenza di diritti nel settore della logistica e della grande distribuzione. Nonostante Conad abbia la responsabilità diretta sui lavoratori in appalto, l’azienda sta cercando di mascherarsi dietro la logica delle esternalizzazioni, scaricando la colpa e la gestione del problema sulla cooperativa subappaltatrice che, a loro dire, dovrebbe garantire il reintegro dei lavoratori in un suo magazzino.... fuori regione! Tuttavia, i lavoratori non sono disposti a rinunciare né al loro posto di lavoro, né alla loro vita e ai legami che hanno costruito sul territorio, né intendono rinunciare al sindacato di lotta che hanno scelto, annunciando la mobilitazione fino ad ottenere il reintegro.\r\nNe abbiamo parlato con Eleonora del SI COBAS e Efosa, un lavoratore in lotta.\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Sicobas.mp3\"][/audio]","9 Maggio 2025","2025-05-09 17:10:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/950x551-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"174\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/950x551-300x174.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/950x551-300x174.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/950x551-768x445.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/950x551.jpeg 950w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bologna: Conad licenzia 67 facchini, il sindacato ed i lavoratori rispondono con la lotta",1746810611,[96,97,98,99],"http://radioblackout.org/tag/bologna/","http://radioblackout.org/tag/conad/","http://radioblackout.org/tag/logistica/","http://radioblackout.org/tag/si-cobas/",[21,101,15,102],"Conad","si cobas",{"post_content":104},{"matched_tokens":105,"snippet":106,"value":107},[70],"una mobilitazione per rivendicare il \u003Cmark>reintegro\u003C/mark> dei lavoratori e il rispetto","Il magazzino Conad di Anzola Emilia, uno dei principali hub logistici per la grande distribuzione, ha recentemente annunciato la chiusura del sito. 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Questa settimana il Ministero degli Interni libanese ha decretato che tutti i Comuni devono condurre un censimento a tappeto per registrare tutti i siriani che vi abitano e assicurarsi della regolarità dei loro documenti. Secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ad oggi, sono circa 80 mila i rifugiati registrati in Libano, a seguito dello scoppio della guerra civile in Siria nel 2011, seppur si siano toccate cifre come 1,2 milioni di rifugiati registrati. La questione dei dati, sia per la loro inaccessibilità che per la loro fallacia, è uno degli elementi critici in questo Paese, oltre al fatto che questa guerra interna si sia scatenata in un contesto di crisi economica e sociale dilagante, trovando l'occasione per individuare un capro espiatorio nella propaganda governativa anche in vista delle elezioni presidenziali. Inoltre, il reintegro della Siria all'interno della Lega Araba implica numerose conseguenze, tra gli accordi sul piatto c'è anche la questione del rimpatrio in sicurezza dei rifugiati presenti in Libano, forzando una normalizzazione ben poco ancorata alla realtà.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Libano-deportazione-siriani-2023_05_11_2023.05.11-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","11 Maggio 2023","2023-05-11 14:02:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-1-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"193\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-1-300x193.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-1-300x193.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-1-768x493.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/proxy-image-1.jpeg 900w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Libano: rimpatrio dei rifugiati siriani in Siria.",1683813723,[129,130,131],"http://radioblackout.org/tag/conflitto-siriano/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-siriani/",[133,134,135],"conflitto siriano","libano","rifugiati siriani",{"post_content":137},{"matched_tokens":138,"snippet":139,"value":140},[70],"delle elezioni presidenziali. 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Dal comunicato dei Si Cobas, presenti sul posto e a sostegno dei lavoratori licenziati, si legge che la polizia ha provato inizialmente a isolare il presidio e poi ha iniziato a manganellare i lavoratori ai cancelli. Nonostante tutto lo sciopero è proseguito.\r\n\r\nLo sciopero è partito dai lavoratori di Trocazzano dato che 49 di essi sono stati licenziati e da mesi stanno lottando per ottenere il loro reintegro. Non solo, i lavoratori hanno iniziato la loro lotta da agosto anche per migliorare le proprie condizioni lavorative infatti, prima di essere licenziati l’azienda li aveva sospesi per uno sciopero che riguardava la richiesta di regolamentazione del loro contratto sui criteri del contratto nazionale della logistica e per colmare le differenze retributive.\r\n\r\nAd ora ci sono stati alcuni tentativi di dialogo da parte del sindacato che ha ottenuto dei tavoli in prefettura ma l’azienda al momento non ha aperto nessuna possibilità. Ne abbiamo parlato con i Si Cobas Torino presenti al picchetto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/si-cobas-unes-2021_12_02_.mp3\"][/audio]","3 Dicembre 2021","2021-12-03 11:39:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/protesta-11-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/protesta-11-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/protesta-11-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/protesta-11-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/protesta-11-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/protesta-11.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LAVORATORI UNES IN SCIOPERO!",1638531599,[159,98,160,99],"http://radioblackout.org/tag/lavoratori-in-sciopero/","http://radioblackout.org/tag/scioperi/",[162,15,163,102],"lavoratori in sciopero","scioperi",{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[70],"lottando per ottenere il loro \u003Cmark>reintegro\u003C/mark>. 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Il mito degli “italiani brava gente”, assunto in modo trasversale a destra come a sinistra, fonda il nazionalismo italiano, un nazionalismo che si nutre di un’aura di innocenza e bonarietà “naturali”.\r\nIn Italia la memoria è la prima vittima del nazionalismo, che impone una sorta di memoria di stato, che diviene segno culturale condiviso. Una sorta di marchio di fabbrica. Si sacrificano le virtù eroiche ma si eleva l’antieroismo dei buoni a cifra di un’identità collettiva.\r\nPeccato che sia tutto falso. Falso come i fondali di cartone dei film di qualche anno fa. Eppure, nonostante le ricerche storiche abbiamo mostrato la ferocia della trama sottesa al mito, questo sopravvive e si riproduce negli anni.\r\nLa gestione delle giornate della “memoria” e del “ricordo” assunte in modo bipartisan dalle varie forze politiche ha contribuito ad alimentare questa favola rassicurante, impedendo una riflessione collettiva che individuasse nei nazionalismi la radice culturale del male.\r\nSiamo di fronte ad una “memoria di Stato”. Una Memoria che unifica il ricordo del genocidio di milioni di ebrei nei lager nazisti con quello di una violenza molto più circoscritta e di significato profondamente diverso.\r\nI vertici dello Stato cercano di istituire una assonanza tra due eventi incomparabili per un fine ben preciso: sacralizzare l’identità nazionale.\r\nIl 10 febbraio è stato scelto come rievocazione del Trattato di pace del 1947, quello che ha sancito per l’Italia sconfitta la perdita di qualche fetta di territorio al confine orientale. A questa data sono collegate le uccisioni di un paio di migliaia di abitanti, prevalentemente italiani, delle zone istriane e l’emigrazione forzata dei giuliano-dalmati che sono stimati attorno alle 250.000 unità (dal 1944 alla fine degli anni Cinquanta). Ma soprattutto nell’immaginario collettivo sono ormai entrate, come un incubo, le voragini carsiche delle foibe in cui una parte dei morti vennero gettati. Qui vi è un evidente elemento di psicologia sociale inconscia: queste fosse comuni improvvisate, dove erano stati già gettati cadaveri di soldati tedeschi e animali, rappresentano agli occhi di molti italiani di oggi una cavità infernale e un’ulteriore motivo di rivendicazione nazionalista.\r\nAttorno alle foibe ruotava per decenni la propaganda nazionalista e neofascista a Trieste e dintorni, esagerando a dismisura il numero degli uccisi e degli esuli e presentando l’evento come un atto di “barbarie slavo-comunista”. Ora i termini sono meno esplicitamente razzisti, ma in compenso il tema è stato assunto come proprio da quasi tutte le forze politiche. Anzi buona parte dei politici di sinistra, a cominciare dai vertici istituzionali, recita l’autocritica per la “cecità ideologica” che avrebbe fatto dimenticare questi italiani, e quindi fratelli, povere vittime innocenti. Sempre più spesso si ignorano volutamente le pesanti responsabilità dell’esercito italiano che occupò la regione di Lubiana e che non fu meno feroce dei nazisti. Incendi, impiccagioni, fucilazioni, deportazioni e torture furono praticate su larga scala per domare la resistenza partigiana. Tutto ciò si sommò alla valanga di misure repressive, linguistiche e penali, che aveva caratterizzato, per un ventennio, il dominio dei fascisti italiani sulle popolazioni slave.\r\nOgni storico con un minimo di dignità sa che le violenze rivolte agli italiani sconfitti di queste zone vanno inquadrate nel contesto bellico e postbellico e che si spiegano, in buona parte, come risposta all’oppressione nazionale precedente. Per motivi di opportunismo politico e di consenso elettorale, molti politici confermano però l’immagine degli “italiani brava gente” ingiustamente colpiti solo per motivi di odio e malvagità nazionale. Questo odio certamente esisteva, e procurò anche delle ingiustizie individuali, ma aveva forti radici e ragioni nell’esperienza patita collettivamente da chi, con un enorme costo umano, aveva sostenuto la lotta degli antifascisti.\r\nLa comoda etichetta dell’italiano, militare o civile, buono e umanitario (molto migliore del tedesco cattivo e feroce) si basa sull’esaltazione di pochi casi isolati di non collaborazione con i piani della repressione sanguinaria. Lo scopo inconfessabile di tale propaganda è di oscurare il collaborazionismo di massa con la politica della terra bruciata che, anche in Jugoslavia, fu condotta senza incertezze né pietà dall’esercito italiano di occupazione.\r\nIl diffuso vittimismo nazionale nell’Italia di oggi vuole nascondere la verità storica proprio mentre i politici gareggiano nel pentimento per la propria amnesia del passato sul tema delle foibe. Il Ricordo di Stato deve essere unilaterale, aumentare le dimensioni, condire la rievocazione con particolari raccapriccianti e spesso non dimostrati. Gli infoibati sarebbero stati delle persone senza alcun coinvolgimento nell’occupazione fascista, scelti solo come italiani, colpiti in quanto non si piegavano al vincitore slavo e alla dittatura comunista. Anche se è ben vero che il nuovo potere jugoslavo era il risultato di un totalitarismo politico fuso con un esercito particolarmente gerarchico nato in durissimi scontri armati, non va dimenticato quanto gli italiani, quasi tutti, di queste regioni giuliano-dalmate si fossero identificati nel regime fascista che li favoriva in tutti i modi.\r\nPer dovere storico, non va cancellato il fatto che i responsabili italiani, militari e funzionari di polizia, di molti crimini di guerra in Jugoslavia furono protetti dai regimi democratici italiani e che “per carità di patria” i processi a tali imputati non furono mai svolti. L’Italia democratica e formalmente antifascista del 1946, anche con il sostanziale accordo delle sinistre, dapprima promise di consegnare i criminali di guerra italiani agli stati che li richiedevano, poi dichiarò di processarli in patria, infine favorì la loro fuga all’estero. Vi furono anche casi di reintegro nell’apparato statale e di folgorante carriera, fino alla carica di prefetto. È l’ennesima prova della permanenza nelle istituzioni post 1945 di un’intera generazione di funzionari fascisti in grado di difendere il loro passato di “servitori dello stato”.\r\nSe le vicende drammatiche delle foibe e le volontà di non dimenticare non fossero un alibi per rimuovere i lati oscuri dell’Italia fascista e postfascista, tutti gli “armadi della vergogna” delle violenze belliche di parte italiana dovrebbero essere aperti. Essi offrirebbero le informazioni documentate per una vera e non vittimistica storia del ruolo di molti italiani durante e dopo il tragico regime la cui responsabilità non fu certamente solo di un tale nato a Predappio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio Venza, storico triestino\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-foibe-venza.mp3\"][/audio]","9 Febbraio 2021","2021-02-09 16:49:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"206\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager-300x206.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager-300x206.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/arbe-lager.jpg 512w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Memoria di Stato. 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Il mito degli “italiani brava gente”, assunto in modo trasversale a destra come a sinistra, fonda il nazionalismo italiano, un nazionalismo che si nutre di un’aura di innocenza e bonarietà “naturali”.\r\nIn Italia la memoria è la prima vittima del nazionalismo, che impone una sorta di memoria di stato, che diviene segno culturale condiviso. Una sorta di marchio di fabbrica. Si sacrificano le virtù eroiche ma si eleva l’antieroismo dei buoni a cifra di un’identità collettiva.\r\nPeccato che sia tutto falso. Falso come i fondali di cartone dei film di qualche anno fa. Eppure, nonostante le ricerche storiche abbiamo mostrato la ferocia della trama sottesa al mito, questo sopravvive e si riproduce negli anni.\r\nLa gestione delle giornate della “memoria” e del “ricordo” assunte in modo bipartisan dalle varie forze politiche ha contribuito ad alimentare questa favola rassicurante, impedendo una riflessione collettiva che individuasse nei nazionalismi la radice culturale del male.\r\nSiamo di fronte ad una “memoria di Stato”. Una Memoria che unifica il ricordo del genocidio di milioni di ebrei nei lager nazisti con quello di una violenza molto più circoscritta e di significato profondamente diverso.\r\nI vertici dello Stato cercano di istituire una assonanza tra due eventi incomparabili per un fine ben preciso: sacralizzare l’identità nazionale.\r\nIl 10 febbraio è stato scelto come rievocazione del Trattato di pace del 1947, quello che ha sancito per l’Italia sconfitta la perdita di qualche fetta di territorio al confine orientale. A questa data sono collegate le uccisioni di un paio di migliaia di abitanti, prevalentemente italiani, delle zone istriane e l’emigrazione forzata dei giuliano-dalmati che sono stimati attorno alle 250.000 unità (dal 1944 alla fine degli anni Cinquanta). Ma soprattutto nell’immaginario collettivo sono ormai entrate, come un incubo, le voragini carsiche delle foibe in cui una parte dei morti vennero gettati. Qui vi è un evidente elemento di psicologia sociale inconscia: queste fosse comuni improvvisate, dove erano stati già gettati cadaveri di soldati tedeschi e animali, rappresentano agli occhi di molti italiani di oggi una cavità infernale e un’ulteriore motivo di rivendicazione nazionalista.\r\nAttorno alle foibe ruotava per decenni la propaganda nazionalista e neofascista a Trieste e dintorni, esagerando a dismisura il numero degli uccisi e degli esuli e presentando l’evento come un atto di “barbarie slavo-comunista”. Ora i termini sono meno esplicitamente razzisti, ma in compenso il tema è stato assunto come proprio da quasi tutte le forze politiche. Anzi buona parte dei politici di sinistra, a cominciare dai vertici istituzionali, recita l’autocritica per la “cecità ideologica” che avrebbe fatto dimenticare questi italiani, e quindi fratelli, povere vittime innocenti. Sempre più spesso si ignorano volutamente le pesanti responsabilità dell’esercito italiano che occupò la regione di Lubiana e che non fu meno feroce dei nazisti. Incendi, impiccagioni, fucilazioni, deportazioni e torture furono praticate su larga scala per domare la resistenza partigiana. Tutto ciò si sommò alla valanga di misure repressive, linguistiche e penali, che aveva caratterizzato, per un ventennio, il dominio dei fascisti italiani sulle popolazioni slave.\r\nOgni storico con un minimo di dignità sa che le violenze rivolte agli italiani sconfitti di queste zone vanno inquadrate nel contesto bellico e postbellico e che si spiegano, in buona parte, come risposta all’oppressione nazionale precedente. Per motivi di opportunismo politico e di consenso elettorale, molti politici confermano però l’immagine degli “italiani brava gente” ingiustamente colpiti solo per motivi di odio e malvagità nazionale. Questo odio certamente esisteva, e procurò anche delle ingiustizie individuali, ma aveva forti radici e ragioni nell’esperienza patita collettivamente da chi, con un enorme costo umano, aveva sostenuto la lotta degli antifascisti.\r\nLa comoda etichetta dell’italiano, militare o civile, buono e umanitario (molto migliore del tedesco cattivo e feroce) si basa sull’esaltazione di pochi casi isolati di non collaborazione con i piani della repressione sanguinaria. Lo scopo inconfessabile di tale propaganda è di oscurare il collaborazionismo di massa con la politica della terra bruciata che, anche in Jugoslavia, fu condotta senza incertezze né pietà dall’esercito italiano di occupazione.\r\nIl diffuso vittimismo nazionale nell’Italia di oggi vuole nascondere la verità storica proprio mentre i politici gareggiano nel pentimento per la propria amnesia del passato sul tema delle foibe. Il Ricordo di Stato deve essere unilaterale, aumentare le dimensioni, condire la rievocazione con particolari raccapriccianti e spesso non dimostrati. Gli infoibati sarebbero stati delle persone senza alcun coinvolgimento nell’occupazione fascista, scelti solo come italiani, colpiti in quanto non si piegavano al vincitore slavo e alla dittatura comunista. Anche se è ben vero che il nuovo potere jugoslavo era il risultato di un totalitarismo politico fuso con un esercito particolarmente gerarchico nato in durissimi scontri armati, non va dimenticato quanto gli italiani, quasi tutti, di queste regioni giuliano-dalmate si fossero identificati nel regime fascista che li favoriva in tutti i modi.\r\nPer dovere storico, non va cancellato il fatto che i responsabili italiani, militari e funzionari di polizia, di molti crimini di guerra in Jugoslavia furono protetti dai regimi democratici italiani e che “per carità di patria” i processi a tali imputati non furono mai svolti. L’Italia democratica e formalmente antifascista del 1946, anche con il sostanziale accordo delle sinistre, dapprima promise di consegnare i criminali di guerra italiani agli stati che li richiedevano, poi dichiarò di processarli in patria, infine favorì la loro fuga all’estero. Vi furono anche casi di \u003Cmark>reintegro\u003C/mark> nell’apparato statale e di folgorante carriera, fino alla carica di prefetto. È l’ennesima prova della permanenza nelle istituzioni post 1945 di un’intera generazione di funzionari fascisti in grado di difendere il loro passato di “servitori dello stato”.\r\nSe le vicende drammatiche delle foibe e le volontà di non dimenticare non fossero un alibi per rimuovere i lati oscuri dell’Italia fascista e postfascista, tutti gli “armadi della vergogna” delle violenze belliche di parte italiana dovrebbero essere aperti. Essi offrirebbero le informazioni documentate per una vera e non vittimistica storia del ruolo di molti italiani durante e dopo il tragico regime la cui responsabilità non fu certamente solo di un tale nato a Predappio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio Venza, storico triestino\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-foibe-venza.mp3\"][/audio]",[206],{"field":110,"matched_tokens":207,"snippet":203,"value":204},[70],{"best_field_score":78,"best_field_weight":113,"fields_matched":80,"num_tokens_dropped":47,"score":114,"tokens_matched":80,"typo_prefix_score":47},{"document":210,"highlight":232,"highlights":237,"text_match":76,"text_match_info":240},{"cat_link":211,"category":212,"comment_count":47,"id":213,"is_sticky":47,"permalink":214,"post_author":50,"post_content":215,"post_date":216,"post_excerpt":53,"post_id":213,"post_modified":217,"post_thumbnail":218,"post_thumbnail_html":219,"post_title":220,"post_type":58,"sort_by_date":221,"tag_links":222,"tags":227},[44],[46],"52121","http://radioblackout.org/2019/01/italpizza-le-lotte-dei-lavoratori-e-le-bufale-dellazienda/","Proseguono ormai da lunedì i presidi all'Italpizza di Modena.\r\n\r\nAnche questa mattina una trentina di manifestanti tra lavoratori e solidali si sono posizionati davanti allo stabilimento chiedendo il rispetto degli accordi siglati lo scorso mese. A differenza delle giornate passate però oggi il clima sembra essere più temperato poiché sembra che finalmente si stiano riaprendo i tavoli di discussione con le aziende dopo i blocchi e gli scontri dell'ultima settimana.\r\n\r\nSoltanto ieri infatti era stata bloccata da oltre un centinaio di operai la provinciale, con la polizia a \"protezione\" dello stabilimento che ha cercato a più riprese di sgomberare i manifestanti, per nulla intimoriti da freddo e neve.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl tono degli scontri si è acceso nel corso della mattinata, diverse cariche di alleggerimento, con ogni camion che veniva letteralmente scortato da un plotone di poliziotti dei reparti mobili.\r\n\r\nI manifestanti riferiscono anche di un ferito e di tre persone fermate e accompagnate in Questura, poi rilasciate con una denuncia per \"blocco stradale\", provvedimento probabilmente suggerito dal decreto sicurezza di Salvini.\r\n\r\nAnche la giornata di mercoledì era balzata agli onori della cronaca\r\nNella mattinata \"Durante le cariche contro i lavoratori – racconta il sindacato SiCobas fornendo anche un video che riprende l'accaduto – le forze di polizia sono state coadiuvate dal servizio d'ordine di Italpizza, che ha perfino partecipato all'arresto di una lavoratrice e di suo marito, malmenati e portati poi in questura in stato di fermo\".\r\nI due sono poi stati rilasciati e hanno ripreso il picchetto, dopo che gli stessi manifestanti si erano spostati da strada Gherbella fin sotto la Questura.\r\n\r\n\r\n\r\nNel pomeriggio ha poi avuto luogo una contro-manifestazione, con un centinaio di lavoratori che sono usciti nel cortile per protestare contro i picchetti che stanno causando il fermo della produzione dalle 17 di lunedì, scandendo a loro volta slogan contro i Si Cobas. Un gesto che ha ricevuto il plauso della direzione aziendale e, viceversa, che è stato stigmatizzato dagli autonomi come una \"messinscena a beneficio della stampa fosse organizzata dall'azienda insieme alla Uil, sotto la minaccia di essere lasciati a casa\".\r\n\r\nIl racconto della lotta dei lavoratori dell'Italpizza dalla voce di una diretta interessata.\r\n\r\nitalpizza gennaio\r\n\r\nGli accordi sopracitati prevedevano il reintegro di alcuni lavoratori allontanati dall'azienda una volta appreso della loro adesione al sindacato SiCobas, e la promessa di un contratto coerente con le proprie mansioni.\r\n\r\nGià a dicembre avevamo raccontato l'inizio di questa lotta, che sembrava aver strappato all'azienda quanto richiesto, e invece il 20 gennaio, data ultima per tener fede agli impegni presi, è arrivato e dei cambiamenti concordati ancora non c'è traccia.\r\n\r\nitalpizza gennaio\r\n\r\n \r\n\r\nLe lavoratrici e i lavoratori ingiustamente licenziati, in effetti, sono stati richiamati a lavorare il 14 gennaio, dopo un silenzio di quasi un mese da parte dell’azienda, ma “non al nostro posto di lavoro - racconta una delle lavoratrici in presidio - ci hanno messo a pulire, cioè in punizione. Ci hanno messo a pulire, noi tutti quanti a pulire sul tetto che è alto 20 metri senza protezioni senza delle cinture senza niente, senza sicurezza, ci hanno messo a pulire anche un vetro davanti all’Italpizza senza scale senza niente, ci hanno dato solo degli stracci con i manici allungabili. Ci hanno messo a pulire, scusate, della merda, che non è stata mai pulita, è da anni che lavoro qua e non ho mai visto nessuno pulire lì. Ci siamo rifiutati di pulire i cessi e loro hanno detto che manderanno delle lettere di richiamo. Noi gli accordi li abbiamo rispettati. Fino al 20 abbiamo fatto tutto. 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In questa lotta si sono riconosciuti tanti altri lavoratori, poiché il sistema Esselunga è lo stesso cui sono obbligati ogni giorno migliaia di lavoratori in buona parte immigrati.\r\nDal 7 ottobre, quando la lotta ha preso avvio, si sono susseguite le iniziative: assemblee, scioperi, blocchi, manifestazioni.\r\nSabato 24 marzo un lungo corteo ha attraversato le vie di Pioltello, con lunghe soste per cercare un confronto con la gente del paese. Buona l’accoglienza nelle zone popolari dove abitano tanti dei lavoratori immigrati/schiavi, che in questi mesi hanno deciso di alzare la testa.\r\nNumerose le manifestazioni di solidarietà dalle persone affacciate ai balconi e fuori dai negozi della zona.\r\nAl corteo hanno partecipato lavoratori di numerose altre cooperative di altre località: segno che la solidarietà e il mutuo appoggio tra le lotte è di giorno in giorno più forte.\r\nLa manifestazione è stata la risposta allo sgombero del presidio permanente del 20 marzo.\r\nIl giudice si era pronunciato favorevolmente al reintegro di primi tre lavoratori licenziati dalla cooperativa Safra ma l’azienda non ha riaperto i cancelli ai tre operai e ha preteso lo sgombero del presidio, che il sindaco Democratico della città ha subito ordinato.\r\n\r\nAscolta la testimonianza a radio Blackout di Maurizio Fratus, un compagno in prima linea nelle lotte e nel presidio.\r\n\r\nIntervista sullo sgombero: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-21-maurizio-fratus-sgombero-pioltello.mp3|titles=2012 03 21 maurizio fratus sgombero pioltello]\r\n\r\nIl resoconto del corteo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-maurizio-fratus-pioltello.mp3|titles=2012 03 25 maurizio fratus pioltello]","27 Marzo 2012","Gli operai delle cooperative Esselunga hanno deciso di battersi contro lo sfruttamento e il caporalato, rischiando il proprio posto di lavoro. In questa lotta si sono riconosciuti tanti altri lavoratori, poiché il sistema Esselunga è lo stesso cui sono obbligati ogni giorno migliaia di lavoratori in buona parte immigrati.\r\nDal 7 ottobre, quando la lotta ha preso avvio, si sono susseguite le iniziative: assemblee, scioperi, blocchi, manifestazioni.\r\nSabato 24 marzo un lungo corteo ha attraversato le vie di Pioltello, con lunghe soste per cercare un confronto con la gente del paese. 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Buona l’accoglienza nelle zone popolari dove abitano tanti dei lavoratori immigrati/schiavi, che in questi mesi hanno deciso di alzare la testa.\r\nNumerose le manifestazioni di solidarietà dalle persone affacciate ai balconi e fuori dai negozi della zona.\r\nAl corteo hanno partecipato lavoratori di numerose altre cooperative di altre località: segno che la solidarietà e il mutuo appoggio tra le lotte è di giorno in giorno più forte.\r\nLa manifestazione è stata la risposta allo sgombero del presidio permanente del 20 marzo.\r\nIl giudice si era pronunciato favorevolmente al \u003Cmark>reintegro\u003C/mark> di primi tre lavoratori licenziati dalla cooperativa Safra ma l’azienda non ha riaperto i cancelli ai tre operai e ha preteso lo sgombero del presidio, che il sindaco Democratico della città ha subito ordinato.\r\n\r\nAscolta la testimonianza a radio Blackout di Maurizio Fratus, un compagno in prima linea nelle lotte e nel presidio.\r\n\r\nIntervista sullo sgombero: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-21-maurizio-fratus-sgombero-pioltello.mp3|titles=2012 03 21 maurizio fratus sgombero pioltello]\r\n\r\nIl resoconto del corteo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-maurizio-fratus-pioltello.mp3|titles=2012 03 25 maurizio fratus pioltello]",[311,313,315,317,319,321,323,326],{"matched_tokens":312,"snippet":274,"value":274},[],{"matched_tokens":314,"snippet":304,"value":304},[],{"matched_tokens":316,"snippet":272,"value":272},[],{"matched_tokens":318,"snippet":12,"value":12},[],{"matched_tokens":320,"snippet":264,"value":264},[],{"matched_tokens":322,"snippet":270,"value":270},[],{"matched_tokens":324,"snippet":325,"value":325},[70],"\u003Cmark>reintegro\u003C/mark>",{"matched_tokens":327,"snippet":267,"value":267},[],[329,335],{"field":35,"indices":330,"matched_tokens":331,"snippets":333,"values":334},[243],[332],[70],[325],[325],{"field":110,"matched_tokens":336,"snippet":308,"value":309},[70],578730123365712000,{"best_field_score":339,"best_field_weight":340,"fields_matched":27,"num_tokens_dropped":47,"score":341,"tokens_matched":80,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":343,"highlight":356,"highlights":361,"text_match":76,"text_match_info":364},{"comment_count":47,"id":344,"is_sticky":47,"permalink":345,"podcastfilter":346,"post_author":252,"post_content":347,"post_date":348,"post_excerpt":53,"post_id":344,"post_modified":349,"post_thumbnail":350,"post_title":351,"post_type":293,"sort_by_date":352,"tag_links":353,"tags":355},"98622","https://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-maggio-il-leone-di-chicago-referendum-una-trappola-fascisti-in-barriera/",[252],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/2025-05-23-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIl Leone di Chicago\r\nIl nuovo papa, agostiniano statunitense, per ora non gode a sinistra delle stesse simpatie del suo predecessore, nonostante abbia le stesse posizioni sulle donne, le persone omosessuali, trans, non binarie. Ma che dire? Prevost non è certo un populista. Anche se, essendo noto per il proprio spiccato antisemitismo, si è affrettato a correre ai ripari, stringendo la mano al presidente israeliano.\r\nPer capirne di più dobbiamo mettere in fila alcuni fattori chiave. Il primo è sicuramente la scelta del nome, mai casuale per i papi, che danno il loro primo segnale, scegliendo un nome adottato da un papa il cui ruolo è stato in qualche modo cruciale. Leone XIII fu il papa della Rerum Novarum cupiditas, l’enciclica con cui venne formulata la dottrina sociale della chiesa cattolica, basata sulla collaborazione di classe in opposizione alla guerra di classe. In questa stessa enciclica vi è una critica dei processi di industrializzazione, che oggi, in tempi mutati potrebbe avere una forte eco.\r\nInoltre un agostiniano sul soglio di Pietro, con l’insistito ruolo della grazia divina come necessaria ispirazione al bene, può rappresentare una forte alternativa alle chiese evangeliche, che stanno scalzando il cattolicesimo sia in Sud America che in Africa.\r\nNe abbiamo parlato con Giorgio Sacchetti, docente di storia all’Università di Firenze\r\n\r\nReferendum. Una trappola insidiosa\r\nI referendum abrogativi sul reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, le indennità per i lavoratori licenziati nelle imprese con meno di 15 dipendenti, i contratti a termine, la responsabilità delle aziende committenti sugli infortuni nel lavoro in caso di appalti e la riduzione del tempo necessario per richiedere la cittadinanza italiana da parte dei cittadini stranieri, sono ancora una volta un'arma spuntata per i movimenti sociali.\r\nIl gioco referendario ha le sue regole ferree: se non si raggiunge il quorum del 50% + 1, il referendum viene invalidato, portando acqua al mulino del governo.\r\nNon solo. In passato anche i referendum che hanno raggiunto il quorum e la maggioranza sono stati regolarmente svuotati come una vasca da bagno quando si toglie il tappo.\r\nUn buon esempio è il referendum sull'acqua pubblica che, a distanza di oltre un decennio, è stato totalmente ignorato.\r\nNe abbiamo parlato con Gian Maria Valent\r\n\r\nCroci celtiche alla lapide di Ilio Baroni.\r\nChiamata Antifascista per una Barriera libera e solidale. No Pasarán!\r\nAd un mese dalla partecipata commemorazione del 25 aprile, ignoti neofascisti hanno insultato la memoria della Resistenza sfregiando con i loro simboli di morte la lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni.\r\nDomenica 25 maggio ore 16,30 presidio alla lapide in corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 28 giugno\r\ndalle 10,30 alle 12,30\r\npresidio antimilitarista in corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari e la polizia da Barriera di Milano!\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nvanno in pausa sino a settembre\r\nCi troverete alla Blackout fest!\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","24 Maggio 2025","2025-10-10 08:15:32","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/faccia-spinata-200x110.jpg","Anarres del 23 maggio. 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Partendo proprio dalle motivazioni che hanno portato ad indire questo presidio, siamo andati a ripercorre le principali delle vicende capitate a queste donne che hanno iniziato ad operare in un'associazione che si dichiara nel proprio statuto trans-femminista, decisa a combattere le discriminazioni di razza e di genere, ma che a chi ci lavora somministra contratti di collaborazione, quando si richiede invece una presenza costante, de facto full time; oppure che per bocca di alcune dirigenti, si permette di infantilizzare le persone a cui presta servizio, anche su base razziale; fino ad arrivare all'episodio scatenante di questo primo licenziamento di una lavoratrice, (tra le nostre intervistate) che ha preso le difese della cuoca della mensa durante una lite con un'amministratrice dell'associazione ed è stata da quest'ultima aggredita verbalmente e fisicamente.\r\n\r\nLa reazione di chi ha subito questa aggressione è stata molto meno scomposta, ha mandato una lettera alle socie dell'amministrazione per chiedere che venisse indetto un momento di discussione collettiva su quello che era successo e la risposta da parte di Almaterra è stato il licenziamento della ragazza in questione. Certamente con questa storia non stiamo descrivendo l'atteggiamento meschino di una singola amministratrice o di una sola associazione, ma quello di un sistema che prima lentamente (e poi negli ultimi anni, sempre più velocemente) si è tramutato da ambito di cura alla persona a settore strategico di profitto per fondazioni bancarie, con l'approccio dirigenziale che ne consegue, come ci hanno raccontato per tanti altri vari risvolti le nostre ospiti intervistate.\r\n\r\nProprio per questo era stato chiamata anche un'assemblea tenutasi nel cortile del Cecchi Point a giugno 2024 con l'intento di unire le voci e le forze tra chi opera in questo ambito e riscontra problematiche molto simili l'un l'altra, cosa che sta lentamente avvendendo.\r\n\r\nPer informarvi a riguardo se lavorate nel sociale e non, vi invitiamo perciò ad unirvi al loro canale telegram Lottiamo nel sociale!\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_04_02_Ex-lavoratrici-Almaterra-su-condizioni-nel-lavoro-sociale-e-presidio-11febbraio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nVi rimandiamo anche ad una puntata della trasmissione Ricongiunzioni sempre a riguardo delle lavoratrici di Almaterra\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in collegamento telefonico con Mimì Ercolano, coordinatrice del SiCobas Napoli, sulle lotte dei lavoratori GLS di Napoli e provincia. Continua infatti incessante da mesi,la mobilitazione in risposta alla pessime situazioni lavorative, contrattuali e repressive di chi lavora in subappalto per questo colosso delle consegne. Vi proponiamo degli estratti da un loro comunicato stampa uscito a seguito delle violenze poliziesche subite, oltre che dai lavoratori stessi, anche nel fermo di Giuseppe D'Alesio, altro coordinatore del sindacato:\r\n\r\n\"Quella in corso alla GLS di Napoli non è una semplice \"vertenza per il reintegro dei licenziati\", bensì un grimaldello fondamentale per rilanciare un serio e credibile processo di emancipazione di migliaia di lavoratori e proletari, i quali soprattutto al sud sono alla mercé di sfruttatori senza scrupoli e sono costretti ad abbassare la testa e ad accettare salari da fame e condizioni di lavoro umilianti sotto perenne il ricatto dei licenziamenti e della disoccupazione dilagante.\r\n\r\nLo sciopero che tra ieri e oggi ha bloccato per quasi 20 ore consecutive i 2 principali magazzini TEMI-GLS di Napoli (Gianturco e Frattamaggiore) nel contesto di un riuscitissimo sciopero nazionale che ha visto fermarsi decine e decine di magazzini in tutte e 3 le filiere Fedit (GLS, SDA e BRT) ha inferto un colpo durissimo ai padroni e soprattutto alla TEMI di Francesco Tavassi, già da tempo smascherata a tutti gli effetti come la vera responsabile dei 58 licenziamenti ritorsivi e antisindacali e soprattutto come uno dei principali avamposti di precarietà e sfruttamento in Campania col beneplacito dei sindacati complici e collaborazionisti (su tutti la UIL).\r\n Fin dall'inizio di questa dura vertenza non avevamo alcun dubbio sul fatto che non appena questo sistema avesse iniziato a vacillare, sarebbe puntualmente giunta in suo soccorso la repressione dello stato e delle forze dell'ordine, tanto solerti nel tentare di fermare gli scioperi e salvare i profitti di Tavassi, quanto inerti e omertosi di fronte alle palesi illegalità e alle condotte antisindacali perpetrate nei magazzini TEMI. \r\n\r\n\r\nMa è stato proprio in queste ultime ore che stato e padroni hanno perso ogni \"freno inibitorio\": lo dimostrano le barricate di bancali \"anti-sciopero\" erette da Tavassi sulla strada d'accesso al magazzino di Gianturco (a proposito di blocchi stradali...), le identificazioni mirate nei confronti dei solidali provenienti dal presidio così come compiute dalla polizia la notte scorsa nei viali adiacenti al magazzino, la chiusura di tutti i cancelli di entrata per impedire ogni forma di sostegno agli scioperanti.\r\n\r\nGrazie a un mese e mezzo di lotta, il muro di connivenze che finora ha permesso a Temi di poter imporre in maniera indisturbata il proprio sistema di dumping salariale, inizia chiaramente a scricchiolare!\r\n\r\n\r\nE non sará di certo la repressione, ne tantomeno le misure anti-sciopero di Questura e governo a fermare la lotta!\r\n\r\n\r\nDa questa straordinaria giornata di mobilitazione i licenziati escono chiaramente rafforzati grazie al sostegno di migliaia di loro colleghi del SI Cobas che hanno scioperato in tutta Italia e grazie alla simpatia che va crescendo e diffondendosi nei loro confronti anche al di fuori dei luoghi di lavoro.\r\n\r\n\r\nL'unica lotta che si perde è quella che si abbandona!\r\n\r\n\r\nReintegro immediato per tutti i lavoratori TEMI-GLS licenziati!\"\r\n\r\n\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_04_02_Mimì-Ercolano-Coord.-Sicobas-Napoli-su-lotte-GLS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto i compagnia di Carlo Pallavicini Sicobas Piacenza sul sequestro di 46 milioni di euro da parte della procura di Milano ai danni di FedEx che, nel settore malato della logistica, ha usato contratti illeciti per avere manodopera a buon mercato evadendo le tasse.\r\nCon l'aiuto di Carlo abbiamo analizzato il caso dal punto di vista dei lavoratori che hanno preso consapevolezza da tempo sulle condizioni misere contrattuali e con la lotta in svariate occasioni hanno fatto la differenza.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_04_02_Carlo-SiCobas-Piacenza-su-sequestri-FedEx-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","6 Febbraio 2025","2025-02-06 22:26:37","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/photo_2025-01-16_18-38-14-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 04/02/2025",1738880605,[378],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[262],{"post_content":381},{"matched_tokens":382,"snippet":383,"value":384},[70],"una semplice \"vertenza per il \u003Cmark>reintegro\u003C/mark> dei licenziati\", bensì un grimaldello","Il primo argomento della trasmissione è stato quello delle lotte nel sociale, in particolare abbiamo avuto ospiti al telefono due ex lavoratrici dell'associazione Almaterra.\r\n\r\nTorniamo a parlare di questo settore, in occasione dell'invito ad un presidio che si terrà davanti al palagiustizia di Torino martedì 11 Febbraio, fatto girare in rete dalle stesse lavoratrici auto organizzate. 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3 le filiere Fedit (GLS, SDA e BRT) ha inferto un colpo durissimo ai padroni e soprattutto alla TEMI di Francesco Tavassi, già da tempo smascherata a tutti gli effetti come la vera responsabile dei 58 licenziamenti ritorsivi e antisindacali e soprattutto come uno dei principali avamposti di precarietà e sfruttamento in Campania col beneplacito dei sindacati complici e collaborazionisti (su tutti la UIL).\r\n Fin dall'inizio di questa dura vertenza non avevamo alcun dubbio sul fatto che non appena questo sistema avesse iniziato a vacillare, sarebbe puntualmente giunta in suo soccorso la repressione dello stato e delle forze dell'ordine, tanto solerti nel tentare di fermare gli scioperi e salvare i profitti di Tavassi, quanto inerti e omertosi di fronte alle palesi illegalità e alle condotte antisindacali perpetrate nei magazzini TEMI. \r\n\r\n\r\nMa è stato proprio in queste ultime ore che stato e padroni hanno perso ogni \"freno inibitorio\": lo dimostrano le barricate di bancali \"anti-sciopero\" erette da Tavassi sulla strada d'accesso al magazzino di Gianturco (a proposito di blocchi stradali...), le identificazioni mirate nei confronti dei solidali provenienti dal presidio così come compiute dalla polizia la notte scorsa nei viali adiacenti al magazzino, la chiusura di tutti i cancelli di entrata per impedire ogni forma di sostegno agli scioperanti.\r\n\r\nGrazie a un mese e mezzo di lotta, il muro di connivenze che finora ha permesso a Temi di poter imporre in maniera indisturbata il proprio sistema di dumping salariale, inizia chiaramente a scricchiolare!\r\n\r\n\r\nE non sará di certo la repressione, ne tantomeno le misure anti-sciopero di Questura e governo a fermare la lotta!\r\n\r\n\r\nDa questa straordinaria giornata di mobilitazione i licenziati escono chiaramente rafforzati grazie al sostegno di migliaia di loro colleghi del SI Cobas che hanno scioperato in tutta Italia e grazie alla simpatia che va crescendo e diffondendosi nei loro confronti anche al di fuori dei luoghi di lavoro.\r\n\r\n\r\nL'unica lotta che si perde è quella che si abbandona!\r\n\r\n\r\n\u003Cmark>Reintegro\u003C/mark> immediato per tutti i lavoratori TEMI-GLS licenziati!\"\r\n\r\n\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_04_02_Mimì-Ercolano-Coord.-Sicobas-Napoli-su-lotte-GLS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto i compagnia di Carlo Pallavicini Sicobas Piacenza sul sequestro di 46 milioni di euro da parte della procura di Milano ai danni di FedEx che, nel settore malato della logistica, ha usato contratti illeciti per avere manodopera a buon mercato evadendo le tasse.\r\nCon l'aiuto di Carlo abbiamo analizzato il caso dal punto di vista dei lavoratori che hanno preso consapevolezza da tempo sulle condizioni misere contrattuali e con la lotta in svariate occasioni hanno fatto la differenza.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_04_02_Carlo-SiCobas-Piacenza-su-sequestri-FedEx-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ",[386],{"field":110,"matched_tokens":387,"snippet":383,"value":384},[70],{"best_field_score":78,"best_field_weight":113,"fields_matched":80,"num_tokens_dropped":47,"score":114,"tokens_matched":80,"typo_prefix_score":47},{"document":390,"highlight":402,"highlights":407,"text_match":76,"text_match_info":410},{"comment_count":47,"id":391,"is_sticky":47,"permalink":392,"podcastfilter":393,"post_author":370,"post_content":394,"post_date":395,"post_excerpt":53,"post_id":391,"post_modified":396,"post_thumbnail":397,"post_title":398,"post_type":293,"sort_by_date":399,"tag_links":400,"tags":401},"95231","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-28-01-2024/",[250],"Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Pietro Occhiuto segretario generale Fiom Cgil Monza e Brianza sulla crisi dello stabilimento Candy di Brugherio. Con l'aiuto di Pietro abbiamo iniziato facendo una panoramica sulla situazione del settore manifatturiero della Brianza che vede una fuga generale di tutte le attività lavorative/industriali storiche che coinvolgono la produzione di auto, elettrodomestici, componentistica elettronica, etc con delocalizzazioni senza precedenti. In questo il governo nazionale rimane indifferente mentre quello regionale ha proposto la formazione di un avolo di crisi specifico per Monza e Brianza. In questo contesto si inserisce la chiusura dello stabilimento Candy di Brugherio a Giugno annunciata dalla proprietà Cinese Haier. Unico spiraglio è l'incontro di domani 29/01/25 con la proprietà che si preannuncia duro da incassare perchè sembra che in molti perderanno il lavoro.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_28_01_Pietro-Occhiuto-FIOM-Brianza-su-crisi-stabilimento-Candy-di-Brugherio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento della serata lo abbiamo in compagnia telefonica di Rinaldo Romagnoli funzionaro FILT CGIL per le agenzie marittime di Genova, per farci raccontare la vicenda dei lavoratori licenziati da Maersk, colosso danese dell'import export via mare. Il 17 gennaio infatti, quattro dei loro addetti al customer service, con anzianità tra gli 8 e i 20 anni, sono stati convocati per un colloquio sulla produttività, che si è poi rivelato essere il momento del loro licenziamento. A parte le irrispettose modalità dell'azienda, a colpirci sono altri due fattori, ovvero che questi lavoratori verranno sostituiti con colleghi di Manila, per poi essere sostituiti definitivamente da intelligenze artificiali e il fatto che la Maersk sia tutto fuor che in crisi, dati i suoi 208 milioni di euro di utili nel solo primo trimestre del 2024 (record positivo degli ultimi 10 anni di attività). In risposta a tutto questo è stato fatto uno sciopero il 22 che ha portato al risultato di ottenere dei tavoli di contrattazione con istituzioni e ditta, ma al momento i risultati concreti di un reintegro dei 4, sembra essere lontano.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_28_01_Rinaldo-Romagnoli-funz.-Filt-Cgil-agenzie-marittime-su-licenziamenti-Maersk.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di Mattia Scolari Cub Milano sul caso Amsa, che gestisce a Milano la raccolta dei rifiuti, che ha un contenzioso aperto con i lavorator* sulle \"differenze retributive\" che va avanti dal 2000. L'attualità del tema ha catturato la nostra attenzione e Mattia ci ha spiegato i vari passaggi: prima il tribunale di Milano ha dato ragione agli operai poi la Corte d'appello nel 2018 ha ribaltato la sentenza sostenendo la tesi della parte padronale. Ad oggi la vicenda é ancora aperta il giudizio della Cassazione potrebbe\r\nmettere in ordine questo pasticcio segnando un precedente prezioso per i casi simili.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_28_01_Mattia-Scolari-cub-Milano-su-caso-Amsa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","30 Gennaio 2025","2025-02-04 22:49:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/IMG_2554-200x110.jpeg","frittura mista|radio fabbrica 28/01/2025",1738261188,[378],[262],{"post_content":403},{"matched_tokens":404,"snippet":405,"value":406},[70],"i risultati concreti di un \u003Cmark>reintegro\u003C/mark> dei 4, sembra essere lontano.\r","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Pietro Occhiuto segretario generale Fiom Cgil Monza e Brianza sulla crisi dello stabilimento Candy di Brugherio. 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Esausti facchini e corrieri hanno iniziato ad alzare la testa, iniziando ad organizzarsi tra loro e convincendosi a rivolgersi prima a vari sindacati di base, al momento principalmente al Sicobas, con i quali hanno iniziato scioperi ed un picchetto tutt'ora attivo ai cancelli dei magazzini.\r\n\r\nQuesto ha portato al licenziamento di 60 lavoratori, tra cui Mohamed, una risposta veloce e violenta come una frustata, con chi aveva lavorato anni per queste aziende della logistica campana; accettando paghe da fame, e proprio come è successo al nostro intervistato, infortuni sul lavoro non pagati con conseguenti mesi di degenza a proprio carico.\r\n\r\nNonostante le accuse pubbliche uscite agli imprenditori della logistica campani e i loro sistemi societari di scatole cinesi, che gli permettavano di operare queste forme di schiavismo alla luce del sole, loro rilanciano all'ultimo tavolo (il terzo oramai) condizioni ulteriormente peggiorative rispetto alle prospettive iniziali. Promettendo non il reintegro, ma la ricollocazione per soli 9 lavoratori su 58, e due mensilità pagate ai lavoratori a contratto temporaneo e otto a quelli con l'indeterminato, per risolvere il tutto.\r\n\r\nUna risposta irricevibile per i lavoratori in appalto per GLS che hanno deciso di continuare lo stato d'agitazione, con il picchetto ad oltranza ai cancelli dello stabilimento di Gianturco - Poggioreale, come ci dice Mohamed al telefono, ormai non c'è niente da perdere.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_31_12_Mohamed-GLS-Napoli-su-mobilitazioni.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è stato ancora quello delle ritorsioni antisindacali attuate dalle aziende e anche in questo caso abbiamo parlato con chi le ha subite in prima persona: Delio Fantasia, segretario del sindacato di base FLM-CUB nonchè storico militante. L'azienda di cui stiamo parlando non è una a caso, bensì Stellantis, la sua quale \"nonna\" FIAT ha dato lezioni la mondo di meccanismi di spionaggio interno e creazioni di reparto confino già in tempi non sospetti. Pure al giorno d'oggi siamo di fronte all'ennesimo momento di crisi, fatto di \"ridimensionamenti aziendali\" che si traducono in molti lavoratori in più a casa e sempre più utilizzati solo durante picchi produttivi e conseguenti tensioni; così oggi come allora, per prepararsi una strada pacificata dal conflitto, in azienda, come nello Stato (vedasi il ddl 1660), si decide di epurare le teste calde.\r\n\r\nPeccato però, che la proposta di trasferimento sia totalmente contraria allo Statuto dei lavoratori, che giudica illecito da parte delle aziende trasferire di sede rappresentanti sindacali, proprio come pratica che palesa di arginare il diritto di esercizio sindacale stesso. Ad aggiungere elementi inquietanti in questa vicenda c'è il fatto che il tribunale di Cassino non ha accolto il rifiuto di Delio al trasferimento nonostante lui abbia un genitore invalido a carico, non riconoscendogli dei diritti fondamentali. Ma ci vorrà di più per allontanare lo storico sindacalista dalle lotte, infatti nonostante al momento non sia più materialmente in fabbrica la sua pratica continua, e sicuramente seguiranno ulteriori mobilitazioni in risposta a questo tentativo di epurazione.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_31_12_Delio-Fantasia-su-licenziamento-e-atteggiamenti-antisindacali-Stellantis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","3 Gennaio 2025","2025-01-03 15:13:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/photo_2025-01-03_14-56-41-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 31/12/2024",1735917190,[378],[262],{"post_content":425},{"matched_tokens":426,"snippet":427,"value":428},[70],"prospettive iniziali. 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Ci siamo spostati ad Alba grazie al collegamento telefonico con un compagno del collettivo Mononoke, che ci ha aggiornati sulla situazione di chi raccoglie frutta e verdura nei campi di quel territorio. Le condizioni non sembrano essere molto difformi da quelle che abbiamo sentito in altri posti, cooperative formali e non di intermediazione che sfruttano e picchiano, padroni che non fanno contratti adeguati e istituzioni inermi di fronte al costante problema abitativo dei braccianti, per citare alcuni tra i problemi più comuni, ma ce ne sarebbero molti altri.\r\n\r\nIn tutto questo, c'è stato uno sciopero lanciato da CGIL con corteo per le strade di Alba, al quale il sindacato ha invitato a partecipare gli imprenditori per continuare a raccontarsi tra loro stessi che sta andando tutto bene, che c'è qualche mela marcia che sfrutta e maltratta, ma bisogna piangere forzatamente qualche lacrima di coccodrillo alla visione delle immagini di aggressioni agli operai agricoli, che dai social sono finiti anche in quel tritacarne che è il dibattito mediatico nazionale. Il collettivo mononoke ha deciso di contestare questa mobilitazione e il compagno in collegamento, ci ha raccontato com'è andato questo momento e come intendono agire per il futuro: insomma prepariamoci a qualche risposta organizzata dall'albese nel giro di qualche settimana.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_16_07_Collettivo-mononoke-ci-racconta-contestazione-piazza-confederali-e-situazione-braccianti-nellalbese.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di un capotreno dell'Assemblea Nazionale PdM/PdB (personale di macchina/personale di bordo \"Siamo il gruppo auto-organizzato di Macchinisti e Capitreno delle FSI che rivendica un giusto rinnovo del CCNL\") sullo sciopero nazionale del 6/7 Luglio 2024 di 24H. Abbiamo fatto un resoconto politico alla luce del comunicato dell'Assemblea Nazionale:\r\n\"L’altissima adesione allo sciopero di Macchinisti e Capitreno dimostra l’estremo disagio del personale dei treni nei confronti di una normativa di lavoro divenuta ormai insostenibile.\r\nLe soluzioni devono essere parte fondante nel rinnovo del CCNL A.F., non trafiletti di accordi aziendali che hanno il fiato corto, anzi, cortissimo... e chi proprio adesso li sta discutendo lo\r\nsa benissimo. Sebbene la Commissione di Garanzia ci abbia costretto a revocare l'adesione (ciò ha imposto una sorta di silenzio da parte dell'Assemblea Nazionale), Macchinisti e Capitreno hanno\r\naderito in massa allo sciopero. Questo perché i lavoratori hanno compreso che i sindacati proclamanti (Cub ed Sgb) sostengono integralmente la piattaforma rivendicativa che è stata\r\nelaborata sulla base delle loro indicazioni ed intorno alla quale è nata l'Assemblea Nazionale: un'espressione trasversale ed unitaria del Personale dei Treni.\r\nOltre ad una normativa di lavoro adeguata, esiste anche un serio problema economico. Il crollo del potere di acquisto ha colpito le retribuzioni di Capitreno e Macchinisti su due fronti:\r\nsulla parte fissa della retribuzione (come per tutti i lavoratori) e sulla parte variabile - cioè quella che dovrebbe compensare la particolarità del lavoro svolto, ma che è ferma da 20 anni.\r\nNon sarà una lotta breve, ma dalla nostra parte c’è la forza della ragione... ed abbiamo ragione, sia sul piano normativo che su quello economico. Sono rimasti ormai in pochissimi i colleghi che non lo hanno capito...\r\nConfidiamo che a comprenderlo, e alla svelta, siano anche gli altri sindacati.\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_16_07_Capo-treno-ci-aggiorna-su-situazione-ferrovieri-e-mobilitazioni-assemblea-PDM_PDB.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo argomento della puntata è stato quelle delle lotte dei lavoratori e lavoratrici del magazzino di Cablog a Tortona. Per approfondire la questione abbiamo intervistato Claudio di ADL COBAS, che ci ha raccontato i motivi per i quali sono nati gli scioperi che hanno animato questa azienda di impacchettamento merci. Inoltre ci ha spiegato quanto in questo caso in particolare siano stati i lavoratori e lavoratrici ad avere trainato le lotte con determinazione, fino ad arrivare alla vittoria. Infatti i loro colleghi che sarebbero stati dovuti rimanere senza lavoro sostituiti da una cooperativa, hanno ottenuto il reintegro, con contratto a tempo indeterminato e altre migliorie.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_16_07_Claudio-ADL-Cobas-su-vittoria-lotte-stabilimento-Cablog-Tortona.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","21 Luglio 2024","2024-07-21 17:11:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/PDM-PDC-200x110.jpeg","frittura mista|radio fabbrica 16/07/2024",1721581862,[378],[262],{"post_content":447},{"matched_tokens":448,"snippet":449,"value":450},[70],"una cooperativa, hanno ottenuto il \u003Cmark>reintegro\u003C/mark>, con contratto a tempo indeterminato"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello del bracciantato agricolo che lavora in Piemonte. Ci siamo spostati ad Alba grazie al collegamento telefonico con un compagno del collettivo Mononoke, che ci ha aggiornati sulla situazione di chi raccoglie frutta e verdura nei campi di quel territorio. Le condizioni non sembrano essere molto difformi da quelle che abbiamo sentito in altri posti, cooperative formali e non di intermediazione che sfruttano e picchiano, padroni che non fanno contratti adeguati e istituzioni inermi di fronte al costante problema abitativo dei braccianti, per citare alcuni tra i problemi più comuni, ma ce ne sarebbero molti altri.\r\n\r\nIn tutto questo, c'è stato uno sciopero lanciato da CGIL con corteo per le strade di Alba, al quale il sindacato ha invitato a partecipare gli imprenditori per continuare a raccontarsi tra loro stessi che sta andando tutto bene, che c'è qualche mela marcia che sfrutta e maltratta, ma bisogna piangere forzatamente qualche lacrima di coccodrillo alla visione delle immagini di aggressioni agli operai agricoli, che dai social sono finiti anche in quel tritacarne che è il dibattito mediatico nazionale. Il collettivo mononoke ha deciso di contestare questa mobilitazione e il compagno in collegamento, ci ha raccontato com'è andato questo momento e come intendono agire per il futuro: insomma prepariamoci a qualche risposta organizzata dall'albese nel giro di qualche settimana.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_16_07_Collettivo-mononoke-ci-racconta-contestazione-piazza-confederali-e-situazione-braccianti-nellalbese.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di un capotreno dell'Assemblea Nazionale PdM/PdB (personale di macchina/personale di bordo \"Siamo il gruppo auto-organizzato di Macchinisti e Capitreno delle FSI che rivendica un giusto rinnovo del CCNL\") sullo sciopero nazionale del 6/7 Luglio 2024 di 24H. Abbiamo fatto un resoconto politico alla luce del comunicato dell'Assemblea Nazionale:\r\n\"L’altissima adesione allo sciopero di Macchinisti e Capitreno dimostra l’estremo disagio del personale dei treni nei confronti di una normativa di lavoro divenuta ormai insostenibile.\r\nLe soluzioni devono essere parte fondante nel rinnovo del CCNL A.F., non trafiletti di accordi aziendali che hanno il fiato corto, anzi, cortissimo... e chi proprio adesso li sta discutendo lo\r\nsa benissimo. Sebbene la Commissione di Garanzia ci abbia costretto a revocare l'adesione (ciò ha imposto una sorta di silenzio da parte dell'Assemblea Nazionale), Macchinisti e Capitreno hanno\r\naderito in massa allo sciopero. Questo perché i lavoratori hanno compreso che i sindacati proclamanti (Cub ed Sgb) sostengono integralmente la piattaforma rivendicativa che è stata\r\nelaborata sulla base delle loro indicazioni ed intorno alla quale è nata l'Assemblea Nazionale: un'espressione trasversale ed unitaria del Personale dei Treni.\r\nOltre ad una normativa di lavoro adeguata, esiste anche un serio problema economico. Il crollo del potere di acquisto ha colpito le retribuzioni di Capitreno e Macchinisti su due fronti:\r\nsulla parte fissa della retribuzione (come per tutti i lavoratori) e sulla parte variabile - cioè quella che dovrebbe compensare la particolarità del lavoro svolto, ma che è ferma da 20 anni.\r\nNon sarà una lotta breve, ma dalla nostra parte c’è la forza della ragione... ed abbiamo ragione, sia sul piano normativo che su quello economico. Sono rimasti ormai in pochissimi i colleghi che non lo hanno capito...\r\nConfidiamo che a comprenderlo, e alla svelta, siano anche gli altri sindacati.\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_16_07_Capo-treno-ci-aggiorna-su-situazione-ferrovieri-e-mobilitazioni-assemblea-PDM_PDB.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo argomento della puntata è stato quelle delle lotte dei lavoratori e lavoratrici del magazzino di Cablog a Tortona. Per approfondire la questione abbiamo intervistato Claudio di ADL COBAS, che ci ha raccontato i motivi per i quali sono nati gli scioperi che hanno animato questa azienda di impacchettamento merci. Inoltre ci ha spiegato quanto in questo caso in particolare siano stati i lavoratori e lavoratrici ad avere trainato le lotte con determinazione, fino ad arrivare alla vittoria. Infatti i loro colleghi che sarebbero stati dovuti rimanere senza lavoro sostituiti da una cooperativa, hanno ottenuto il \u003Cmark>reintegro\u003C/mark>, con contratto a tempo indeterminato e altre migliorie.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/F_m_16_07_Claudio-ADL-Cobas-su-vittoria-lotte-stabilimento-Cablog-Tortona.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[452],{"field":110,"matched_tokens":453,"snippet":449,"value":450},[70],{"best_field_score":78,"best_field_weight":113,"fields_matched":80,"num_tokens_dropped":47,"score":114,"tokens_matched":80,"typo_prefix_score":47},6673,{"collection_name":293,"first_q":70,"per_page":243,"q":70},{"title":458,"slug":459,"exerpt":460,"link":461,"featured_media":462,"slot":463},"Malormone","malormone","Con molto ormone e mali umori scandagliamo le più grette perversioni del vivente. praticando gender confusion, anche nelle selezioni dei generi musicali, e solo una meta: la liberazione delle corpe. 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