","La lotta delle prigioniere palestinesi dalle carceri israeliane","post",1708625430,[45,46,47],"http://radioblackout.org/tag/donne-palestinesi/","http://radioblackout.org/tag/carceri/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[19,15,17],{"post_content":50},{"matched_tokens":51,"snippet":53,"value":54},[52],"repressione","non è solo un'istituzione di \u003Cmark>repressione\u003C/mark>, ma è anche un luogo","Le prigioni israeliane hanno un ruolo fondamentale nella gestione coloniale della popolazione palestinese: attraverso un sistema giuridico creato ad hoc per giudicare i palestinesi, si è creata in Israele un'apartheid legale su base etnico-nazionale e, per esempio, in Cisgiordania tutti i coloni sono giudicati dalla corte civile, mentre tutti i palestinesi sono giudicati da una legge militare. La prigione israeliana non è solo un'istituzione di \u003Cmark>repressione\u003C/mark>, ma è anche un luogo in cui Israele testa tecniche di gestione per controllare varie forme di rivolta, che rivende ai paesi occidentali. Le ragioni per cui i palestinesi e le palestinesi sono arrestati/e sono molto varie: dalla resistenza fisica, all'attivismo politico o sui social. Nelle carceri ci sono membri dei vari partiti, insieme a molte studentesse legate, per esempio, alle attività nei sindacati studenteschi.\r\n\r\nIsraele ha creato una rete carcerale (definizione di una ricercatrice francese, Stéphanie Latte Abdallah) che permette di arrestare tutti i palestinesi dai 12 anni in su per ragioni molto varie, e che utilizza la legge della detenzione amministrativa, che permette di arrestare qualcuno senza nessuna accusa, di tenerlo in prigione per sei mesi rinnovabili, senza che nessuno, ne avvocati, né medici, né famigliari, sappiano perché sia in carcere.\r\n\r\nIn questo quadro, le donne palestinesi, come nel resto del mondo, sono meno incarcerate rispetto agli uomini e, certamente, questo ha avuto un impatto sulle loro forme di autorganizzazione. La prigione israeliana, a partire dagli anni 70, è stata trasformata dalle donne e dagli uomini palestinesi in un laboratorio intellettuale e politico. Le donne, che fanno parte del movimento di liberazione palestinese, ma hanno delle specificità legate alle loro condizioni particolari. Una delle prime rivendicazioni delle donne palestinesi è stato il fatto di vedersi riconosciuto uno status di prigioniere politiche, rispetto alle altre detenute israeliane. Il movimento delle donne palestinesi ha attraversato diverse tappe nella storia, dalla rivendicazione di migliori condizioni materiali (materassi e condizioni delle celle), alla strutturazione di corsi di educazione in carcere per la produzione culturale delle prigioniere e dei prigionieri. Le lotte si strutturano in comitati di gestione, che erano incaricati di gestire, ad esempio, la biblioteca, i corsi clandestini che le donne faranno in prigione, il tribunale interno che ha l'obbiettivo di non fare mai riferimento all'amministrazione penitenziaria israeliana, e forme di elezione delle rappresentanti delle donne. Nel 94-96, durante gli accordi di Oslo, accordi che hanno aiutato l'ampliamento della colonizzazione israeliana in Palestina, nell'ambito della liberazione di alcuni prigionieri/e era stato imposto a cinque donne, che avevano ucciso soldati israeliani, di rimanere in carcere. Le donne allora, si riunirono e rifiutarono di uscire e lasciare in carcere delle compagne, perché la lotta era (ed è) collettiva e la liberazione deve essere collettiva: per sedici mesi hanno fatto molti scioperi, si sono chiuse in due celle in 30 donne, si sono riunite e hanno preso decisioni solo \u003Cmark>orizzontalm\u003C/mark>ente, rifiutando le imposizioni degli israeliani e anche dell'autorità palestinese, che avrebbe voluto governarle. Dopo sedici mesi di lotta dura, le donne palestinesi hanno ottenuto la liberazione di tutte le donne. Se questo modello fosse stato trasmesso agli uomini e se fosse stato tramandato nella storia, forse, si sarebbe potuta ottenere la liberazione di altri prigionieri.\r\n\r\nIn seguito al 7 ottobre 2024, i prigionieri palestinesi sono raddoppiati (da 4000 a 9000, di cui donne 80-90) nelle carceri di Gerusalemme e della Cisgiordania, mentre tutte e tutti gli uomini prigionieri di Gaza sono in dei campi di detenzione spesso nel deserto in condizioni inumane. Anche nelle prigioni per le donne, ci sono state forme di \u003Cmark>repressione\u003C/mark> molto più forti, intensificate in maniera esponenziale dal 7 ottobre in poi. C'è una situazione di sovraffollamento nelle prigioni (12 persone dove ce ne starebbero 5); non hanno più diritto all'ora d'aria; hanno solo ora in cui possono uscire dalle celle, tempo nel quale devono anche usare il bagno.\r\n\r\nIl movimento delle donne prigioniere e degli uomini palestinesi sta vivendo una condizione estrema, ma trova sempre dei nuovi modi inventivi e creativi di resistenza, fino a che tutti e tutte saranno libere.\r\n\r\nAbbia intervistato Asia, ricercatrice indipendente che svolge una ricerca sulla condizione e sulle lotte delle donne nelle carceri israeliane:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/ASIA-PALESTINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa radio come strumento di connessione fra chi è fuori dalle carceri israeliane e i/le detenuti/e palestinesi. 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Anche in streaming.\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/2024-03-01-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\nCPR. Una situazione sempre più incandescente\r\nSi moltiplicano le notizie di rivolte e proteste nei CPR della Penisola.\r\nLa decisione di prolungare la detenzione amministrativa a 18 mesi, nei fatti una vera pena detentiva, comminata senza processo, ha innescato una ulteriore ondata di proteste in queste prigioni per migranti, dove il fuoco delle rivolte è spesso divampato.\r\nDa Gradisca d’Isonzo a Milano, da Macomer a Ponte Galeria, da Trapani Milo a Caltanissetta ci sono state ribellioni, fughe e durissima repressione.\r\nNel frattempo va aventi l’iter autorizzativo dei due CPR in Albania, e c’è la proposta di un CPR a Ferrara.\r\nAbbiamo provato a fare un quadro e qualche riflessione con Raffaele\r\n\r\nTorino. La piazza dei disertori\r\nSabato 24 febbraio, secondo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, in tantissimi hanno dato vita a una giornata di lotta antimilitarista, all’insegna della solidarietà con gli uomini, le donne, i bambini e le bambine che in ogni dove muoiono in guerre fatte per affermare gli interessi di ristrette élite dominanti.\r\nQuel pomeriggio, nonostante la pioggia, vento e freddo avessero riportato l’inverno in città, piazza Castello si è rapidamente riempita.\r\nIl sostegno ai disertori di tutte le guerre è stato uno dei momenti centrali della giornata di lotta antimilitarista.\r\nDisertare la guerra era scritto su uno degli striscioni della piazza.\r\nIn ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.\r\n\r\nAntiabortisti all’attacco\r\nÈ approdata alla Camera dei Deputati la proposta di legge di iniziativa popolare «Un cuore che batte», promossa da realtà associative ultracattoliche come Pro Vita & Famiglia onlus.\r\nObiettivo di questa proposta di legge è infatti modificare la legge n.194 del 1978 – che stabilisce i limiti interno ai quali è possibile effettuare legalmente un’interruzione volontaria di gravidanza (IVG),– per obbligare il personale medico a far ascoltare, alle donne incinte intenzionate ad abortire, il presunto battito cardiaco del feto. 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È importante ricordare che, come elaborata originariamente dal collettivo Modernità-Colonialità-Decolonialità (MCD) e poi arricchita dai contributi del femminismo indigeno, degli studi sul pluriverso e delle epistemologie del Sud per non citare che alcuni dei principali ambiti di discussione, la decolonialità mira a superare i limiti di precedenti approcci.\r\nSi tratta in particolare del culturalismo dei Postcolonial Studies, che si sono spesso limitati a critiche della colonialità che restavano limitate a un’analisi del discorso e confinate in ambiti accademici, e dell’economicismo di teorie quali lo sviluppo ineguale o il sistema mondo, incapaci di includere quello che gli approcci decoloniali chiamano la ‘decolonizzazione epistemica’. In questo senso, i punti qualificanti della decolonialità sono la necessità di non limitarsi alla pura teoria per connettersi alle lotte e situazioni reali, di riscoprire modi di pensare al di fuori delle tradizioni intellettuali europee e di costruire ponti di solidarietà militanti attraverso diverse culture e assi di intervento.\r\nSulla base di questo discorso introduttivo, e di alcuni casi empirici sudamericani di interazione tra gruppi anarchici e comunità indigene e afrodiscendenti, si discuteranno le basi di un progetto anarchico di decolonialità, basato sul fatto che la tradizione anarchica e molte delle comunità sopracitate condividono punti chiave quali la prassi organizzativa orizzontale, l’azione diretta e l’idea di territorio come relazione sociale piuttosto che come area delimitata da confini “sovrani”. Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.\r\nIn una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro \r\nAssemblea\r\nCase senza persone, persone senza casa\r\nCon Filippo Borreani, sociologo e con Prendocasa\r\npoi musica, poesia, socialità\r\n(organizza oltredora antifascista)\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","7 Marzo 2024","2024-03-08 10:19:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/01-200x110.jpeg","Anarres del primo marzo. 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Esse condividono inoltre critiche delle principali pratiche autoritarie che hanno caratterizzato la Sinistra europea ed eurocentrica, quali il concetto di avanguardia politica, quello di intellettuale organico (di solito maschio e bianco) chiamato a “guidare” le lotte, l’idea della rivoluzione come mera presa del potere politico e quella della decolonizzazione o “liberazione nazionale” come mera costruzione di un nuovo Stato.\r\nIn una singola definizione, anarchismo e “lotta afro-indigena” condividono il principio della coerenza tra la teoria e la prassi, che dovrebbe ispirare il più vasto campo della decolonialità.\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nSabato 23 marzo\r\nore 15 giardinetti tra corso Giulio Cesare e via Montanaro \r\nAssemblea\r\nCase senza persone, persone senza casa\r\nCon Filippo Borreani, sociologo e con Prendocasa\r\npoi musica, poesia, socialità\r\n(organizza oltredora antifascista)\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[162],{"field":57,"matched_tokens":163,"snippet":159,"value":160},[52],1155199671761633300,{"best_field_score":166,"best_field_weight":62,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":31,"score":167,"tokens_matched":64,"typo_prefix_score":31},"1112386306048","1155199671761633393",{"document":169,"highlight":183,"highlights":188,"text_match":164,"text_match_info":191},{"comment_count":31,"id":170,"is_sticky":31,"permalink":171,"podcastfilter":172,"post_author":173,"post_content":174,"post_date":175,"post_excerpt":37,"post_id":170,"post_modified":176,"post_thumbnail":177,"post_title":178,"post_type":111,"sort_by_date":179,"tag_links":180,"tags":182},"82881","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-22-06-2023-guerra-in-ucraina-lafrica-tenta-una-mediazione-fra-ambiguita-diplomatiche-e-crisi-alimentare-macron-volentoro-carnefice-del-capitale-finanziario-e-delle-lobbies-del/",[81],"radiokalakuta","Bastioni di Orione con Angelo Ferrari profondo conoscitore del continente africano ,approfondisce gli esiti della missione diplomatica dei rappresentanti africani a Kiev e San Pietroburgo ,valutandone le ambiguità e le contraddizioni già evidenti nella problematica legittimità dei presidenti componenti la delegazione.\r\n\r\nNonostante il risultato negativo la missione evidenzia il tentativo dell'Africa di mettere sul tavolo in maniera autonoma le proprie preoccupazioni relative alla sicurezza alimentare e l'aumento del prezzo delle materie prime quale conseguenza diretta della guerra in Ucraina .La visione diversa del sud globale relativamente alla guerra ,frutto anche di una memoria storica delle ingerenze occidentali nelle vicende del continente africano e la percepita asimmetria di valutazione da parte dei paesi europei ,ha portato i paesi africani in sede ONU a non condivedere la condanna dell'invasione russa .Rimane il problematico rapporto ,sopratutto nell'area saheliana ,con la Russia e la presenza ingombrante della Cina ,primo investitore in Africa e prestatore di ultima istanza con relative problematiche di rimborso del debito.\r\n\r\nLa conversazione con Angelo Ferrari poi si amplia su vari argomenti toccando in particolare i temi delle relazioni di sfruttamento e il saccheggio sistematico delle ricchezze africane con la complicità delle cleptocrazie al potere.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/BASTIONI-ANGELO-220623.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon una compagna italiana residente a Parigi parliamo della decisione del governo francese di dissolvere \" Les Soulèvements de la Terre \" movimento ecologista che negli ultimi mesi si è reso protagonista di grandi manifestazioni contro progetti giudicati dannosi contro l'ambiente. Mobilitazioni che hanno visto utilizzate un ventaglio di tattiche molto ampio, dal corteo pacifico al sabotaggio.\r\n\r\nLa decisione era nell’aria da marzo, proposta dal Ministro dell’Interno in seguito alle proteste contro i bacini idrici per l’irrigazione di Sainte Soline sfociate in ore di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Il legal team e le associazioni per la tutela dei diritti umani hanno documentato 200 manifestanti feriti, 40 dei quali in gravi condizioni, due in coma, alcuni che hanno subito mutilazioni alle mani e ai piedi in seguito all'utilizzo di granate stordenti.\r\n\r\nPerfino gli esperti di Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per “la mancanza di moderazione dell’uso della forza contro i membri della società civile”, ma la soluzione trovata da Emmanuel Macron è stata quella di cercare di far sì che la società civile semplicemente smettesse di protestare.\r\n\r\nLes soulèvements de la terre è un movimento orizzontale ,un coordinamento che ha circa 110000 membri dichiarati ,180 comitati locali,associazioni ed è presente nei sindacati una rete di collettivi e gruppi radicati sul territorio, tenuti insieme da una piattaforma contro il consumo di suolo e lo sfruttamento del territorio. La lotta che è sfociata negli scontri di Sainte Soline verteva attorno alla realizzazione di grandi bacini idrici, presentati come una soluzione alla siccità, ma invece corrispondeva ad un’operazione di accaparramento di risorse idriche da parte delle grandi aziende di agricoltura intensiva, con rischi per la salute e svantaggi per i piccoli agricoltori.\r\n\r\nL’esperienza di Les Soulèvements de la Terre nasce dalle esperienze delle ZAD (Zone à défendre, \"zona da difendere\") delle occupazioni nate su aree destinate a progetti ecologicamente e socialmente insostenibili. Una lotta storica è stata quella della ZAD di Notre Dame des Landes, vicina a Nantes, che si è opposta per anni alla costruzione di un aeroporto che avrebbe di fatto cacciato gli agricoltori locali.Dopo lunghe proteste segnate da lla repressione brutale da parte della polizia con uso di armi da guerra contro i manifestanti nel 2018 Macron ha accantonato il progetto dell’aeroporto optando invece per l’ampliamento di quello di Nantes.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/BASTIONI-220623-FRANCIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://lessoulevementsdelaterre.org/it-it\r\n\r\n ","23 Giugno 2023","2023-06-23 15:00:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 22/06/2023-GUERRA IN UCRAINA L'AFRICA TENTA UNA MEDIAZIONE FRA AMBIGUITA' DIPLOMATICHE E CRISI ALIMENTARE - MACRON VOLENTORO CARNEFICE DEL CAPITALE FINANZIARIO E DELLE LOBBIES DELL'AGROALIMENTARE COLPISCE IL MOVIMENTO DI \" LES SOULEVEMENTS DE LA TERRE\"",1687532436,[181],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[94],{"post_content":184},{"matched_tokens":185,"snippet":186,"value":187},[120],"la terre è un movimento \u003Cmark>orizzontale\u003C/mark> ,un coordinamento che ha circa","Bastioni di Orione con Angelo Ferrari profondo conoscitore del continente africano ,approfondisce gli esiti della missione diplomatica dei rappresentanti africani a Kiev e San Pietroburgo ,valutandone le ambiguità e le contraddizioni già evidenti nella problematica legittimità dei presidenti componenti la delegazione.\r\n\r\nNonostante il risultato negativo la missione evidenzia il tentativo dell'Africa di mettere sul tavolo in maniera autonoma le proprie preoccupazioni relative alla sicurezza alimentare e l'aumento del prezzo delle materie prime quale conseguenza diretta della guerra in Ucraina .La visione diversa del sud globale relativamente alla guerra ,frutto anche di una memoria storica delle ingerenze occidentali nelle vicende del continente africano e la percepita asimmetria di valutazione da parte dei paesi europei ,ha portato i paesi africani in sede ONU a non condivedere la condanna dell'invasione russa .Rimane il problematico rapporto ,sopratutto nell'area saheliana ,con la Russia e la presenza ingombrante della Cina ,primo investitore in Africa e prestatore di ultima istanza con relative problematiche di rimborso del debito.\r\n\r\nLa conversazione con Angelo Ferrari poi si amplia su vari argomenti toccando in particolare i temi delle relazioni di sfruttamento e il saccheggio sistematico delle ricchezze africane con la complicità delle cleptocrazie al potere.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/BASTIONI-ANGELO-220623.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon una compagna italiana residente a Parigi parliamo della decisione del governo francese di dissolvere \" Les Soulèvements de la Terre \" movimento ecologista che negli ultimi mesi si è reso protagonista di grandi manifestazioni contro progetti giudicati dannosi contro l'ambiente. 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E' questo il caso di milioni di profughi climatici, provenienti soprattutto dei paesi del sud del mondo, che, per quanto riguarda l'Europa, sono condannati a rimanere in un limbo legislativo che non riconosce loro lo status di rifugiati, dimostrando la completa incapacità del mondo occidentale di affrontare un'emergenza di questo tipo.\r\n\r\n\r\n\r\nLa questione ambientale non è un problema a sé stante, ma comporta inevitabilmente ripercussioni politiche e sociali di grande importanza, come possono essere le guerre, i conflitti e le rivolte. L'hanno capito da tempo anche gli stati ed i loro eserciti, che negli ultimi decenni si sono interessati molto al campo della gestione delle catastrofi: dai terremoti alle alluvioni, ce lo insegna la storia italiana, i disastri naturali sono delle occasioni d'oro per militarizzare territori e sperimentare nuove forme di controllo e repressione. Se eventi di questo genere andranno dunque ad aumentare, bisognerà tenere in conto che la gestione di essi avrà proprio queste caratteristiche, chiudendo ogni spiraglio di possibilità di autogestione, mutuo soccorso e solidarietà orizzontale.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/09_25_2019.09.25-17.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","12 Ottobre 2019","2019-10-12 22:28:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/Canada-200x110.jpg","Emergenza climatica e disastri ambientali: un’opportunità di militarizzazione",1570919288,[],[],{"post_content":207},{"matched_tokens":208,"snippet":209,"value":210},[52],"nuove forme di controllo e \u003Cmark>repressione\u003C/mark>. 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Ma la bulimia carceraria, la tendenza a inghiottire parti consistenti di popolazione e rinchiuderle in scatole di metallo e cemento, è una tendenza diffusa in tutto il mondo. Anche nei paesi in cui si registra un calo progressivo dei reati, il numero dei detenuti non diminuisce: la tecnologia sociale carceraria, intesa come programma per la gestione delle eccedenze umane marginalizzate, per essere economicamente efficace, deve lavorare a pieno regime. Le gabbie vuote sono improduttive. Tuttavia, in forma più complementare che sostitutiva, al carcere architettonico si sta affiancando quello tecnologico, di cui una delle manifestazioni embrionali sono i cosiddetti braccialetti elettronici. Un nuovo standard del settore è rappresentato dal modello sviluppato dall’azienda svizzera Geosatis, il quale integra sistemi di geoposizionamento satellitare con l’anilisi degli spostamenti tramite Intelligenza Artificiale. Perché “Intelligenza Artificiale” si trova quasi sempre scritto con le iniziali maiuscole? Per abituarci alla sua natura semidivina? In questo approfondimento non verranno date risposte a queste domande, ma si rifletterà sull’integrazione tra braccialetti elettronici di nuova generazione e smart cities.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/bcupcb16-9-19_geosatis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUn ulteriore passo avanti nell’evoluzione dal carcere architettonico a quello senza sbarre viene proposta da un team dell’università tecnologica di Swinburne, in Australia.\r\n“Technological incarceration and the end of the prison crisis”, calibrando analisi sul mastodontico apparato detentivo statunitense, suggerisce come l’integrazione di tre tecnologie ampiamente sviluppate e diffuse possa rendere obsoleto il carcere fatto di sbarre e cemento.\r\n\r\nBasta unire un sistema di geoposizionamento, dei sensori connessi ad algoritmi interpretativi, un taser controllabile a distanza, miscelare bene, affidarne il monitoraggio a un Intelligenza Artificiale, e il gioco è fatto. 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Andiamo ad approfondire qualche aspetto della più cyberpunk delle rivolte, quella di Hong Kong 2019. \r\n\r\nTra puntatori laser, marcatori chimici e riconoscimento facciale, oltre alle strategie e alle contromisure diffuse nel corpo orizzontale e multicefalo di questa protesta per sfuggire alle maglie della repressione hi-tech, si sviluppa in modo esplicito il conflitto contro i dispositivi della sorveglianza e le aziende che li producono.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/bcupcb16-9-19_HKyberpunkrevolt.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nOppure ascolta tutta la puntata...\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/bcupcb16-9-19_mixdown.mp3\"][/audio]","26 Settembre 2019","2019-09-26 13:10:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/09/BRACCIALETTO-200x110.jpg","Bello Come Una Prigione Che Brucia [16-9-19]",1569503443,[228,229],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/",[90,92],{"post_content":232},{"matched_tokens":233,"snippet":234,"value":235},[120],"alle contromisure diffuse nel corpo \u003Cmark>orizzontale\u003C/mark> e multicefalo di questa protesta","Nella triste classifica europea degli apparati detentivi maggiormente sovraffollati, l’Italia occupa il quarto posto. 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