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Chi ci lavora lo fa a tempo pieno, spesso a rischio della vita, come emerge dai numerosi incidenti con morti a feriti, tra coloro che fanno questo mestiere.\r\nLa gig economy è il sogno di ogni capitalista: una forma brutale di sfruttamento in cui lavoratrici e lavoratori, privi di ogni diritto, sono completamente isolati l'uno dall'altro e controllati da una piattaforma digitale, malamente retribuiti, licenziabili senza problemi.\r\nNel caso dei ciclofattorini l'azienda fornisce una app per smartphone attraverso cui il lavoratore viene chiamato quando serve. Un complesso algoritmo decide chi chiamare e chi no creando una graduatoria basata sulla fedeltà e l'affidabilità. In poche parole: se sei disposto a rispondere sempre e comunque, a qualunque ora e con qualunque tempo sali ai vertici della classifica, se sei meno disponibile perdi posizioni. Se ti ammali o scioperi finisci in fondo e non vieni più chiamato. 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Lavoratori isolati, senza contatti con i colleghi di lavoro e alle dipendenze di una app onnipotente ed immateriale, hanno trovato i modi per incontrarsi, conoscersi, costruire scioperi che sono riusciti a bloccare le consegne per intere giornate.\r\nTra i successi ottenuti dai ciclofattorini merita di essere ricordato l'accordo raggiunto nel 2018 tra la Riders Union di Bologna e alcune aziende per definire una serie di diritti minimi e l'inquadramento, nei primi mesi del 2019, dei rider come lavoratori dipendenti nel contratto della logistica riconosciuto da una azienda di Firenze. 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Viene riconosciuta l'assicurazione INAIL contro gli infortuni, il diritto a percepire un compenso minimo orario (con la conseguente proibizione del cottimo), e un'integrazione salariale nel caso di lavoro notturno, festivo o col maltempo.\r\nIl punto fondamentale, cioè la natura giuridica del rapporto di lavoro, viene però pilatescamente lasciata irrisolta, per cui i ciclofattorini, secondo i casi, possono essere considerati lavoratori parasubordinati (cococo), autonomi o subordinati! La decisione viene in definitiva demandata ad “accordi collettivi nazionali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative”, che – guarda un po' - possono persino derogare in peggio alle norme di legge!\r\nIn altri termini la tutela offerta dalla normativa approvata dal governo Conte è solo carta straccia.\r\n\r\nNel settembre del 2021 il sindacato postfascista UGL e l'associazione padronale Assodelivery hanno sottoscritto un accordo che getta nuovamente i rider nel calderone del lavoro autonomo e reintroduce dalla finestra quel cottimo che la legge aveva buttato fuori dalla porta. L'accordo riconosce i diritti sindacali solo all'UGL stessa e non agli altri sindacati né tantomeno ai numerosi comitati di base. L'accordo ha suscitato forti reazioni tra i lavoratori, con proclamazioni di agitazioni e scioperi tra cui quello del 26 marzo, indetto dalla Cgil, presa alla sprovvista dalla mossa dell’UGL ed obbligata quindi ad agire di rimessa.\r\nNel frattempo anche la magistratura, pressata dall'attenzione dell'opinione pubblica, ha assunto iniziative ben più incisive della legge, riconoscendo la natura subordinata del lavoro (Cassazione, 2020) e infliggendo sanzioni alle aziende. Nel febbraio di quest’anno la procura milanese ha stabilito che 60.000 rider vanno regolarizzati come parasubordinati perché“non sono schiavi”.\r\nVa da se che le leggi sono solo il precipitato normativo di rapporti di forza esistenti. 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Dopo intense giornate di scioperi, più o meno spontanei ma sempre molto partecipati, qualcosa sembra smuoversi. Ma non ci facciamo illusioni, e la lotta andrà avanti fino al raggiungimento delle proprie rivendicazioni. Ne abbiamo parlato con un rider di Torino.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/riderz.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer aggiornamenti: pagina FB Deliverance Project","11 Novembre 2020","2020-11-11 11:39:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/photo_2020-11-11_11-38-29-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/photo_2020-11-11_11-38-29-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/photo_2020-11-11_11-38-29-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/photo_2020-11-11_11-38-29-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/photo_2020-11-11_11-38-29-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/photo_2020-11-11_11-38-29.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lotta rider in tutte le città contro il contratto UGL-Assodelivery",1605094792,[201,68,69],"http://radioblackout.org/tag/assodelivery/",[203,15,21],"assodelivery",{"post_content":205,"post_title":209,"tags":212},{"matched_tokens":206,"snippet":207,"value":208},[15],"di lavoro dei e delle \u003Cmark>rider\u003C/mark>, mantenendo il cottimo, senza introdurre","Il 2 novembre è entrato in vigore in tutta italia il contratto firmato da UGL e Assodelivery che peggiorna notevolmente le condizioni di lavoro dei e delle \u003Cmark>rider\u003C/mark>, mantenendo il cottimo, senza introdurre tutele e, di fatto, ribaltando in senso peggiorativo le rivendicazioni della lotta \u003Cmark>rider\u003C/mark> degli ultimi mesi. 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La lunga storia della pacificazione violenta delle popolazioni slave assoggettate. La prima di due puntate che dedichiamo al revisionismo sulle vicende del colonialismo irredentista.\r\nClaudio Venza, anarchico e docente di storia all’Università di Trieste, ci ha raccontato la storia del Narodni Dom. Una storia emblematica dei veleni nazionalisti. \r\n\r\nFree(k) Pride. Liber* mostr* per le strade di Torino\r\n\r\nQuest’anno il il Free(k) pride è uscito dalla nicchia piccola ma preziosa degli attivisti che lo avevano promosso le volte scorse, per dilagare in città. Una marea caotica e viva, dove cartelli, cori e slogan erano la cornice narrativa che accompagnava un corteo, che viveva di vita propria, emancipandosi dalla mera critica ai Pride istituzionali, che hanno disertato le piazze, rifugiandosi nel web.\r\nUn corteo forte, transfemminista queer, intersezionale ed alieno ad ogni seduzione istituzionale, senza sponsor né padrini. 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La lunga storia della pacificazione violenta delle popolazioni slave assoggettate. La prima di due puntate che dedichiamo al revisionismo sulle vicende del colonialismo irredentista.\r\nClaudio Venza, anarchico e docente di storia all’Università di Trieste, ci ha raccontato la storia del Narodni Dom. Una storia emblematica dei veleni nazionalisti. \r\n\r\nFree(k) Pride. Liber* mostr* per le strade di Torino\r\n\r\nQuest’anno il il Free(k) pride è uscito dalla nicchia piccola ma preziosa degli attivisti che lo avevano promosso le volte scorse, per dilagare in città. Una marea caotica e viva, dove cartelli, cori e slogan erano la cornice narrativa che accompagnava un corteo, che viveva di vita propria, emancipandosi dalla mera critica ai Pride istituzionali, che hanno disertato le piazze, rifugiandosi nel web.\r\nUn corteo forte, transfemminista queer, intersezionale ed alieno ad ogni seduzione istituzionale, senza sponsor né padrini. Libero.\r\nWater, vasche e lavandini rosa sono comparsi in piazza Castello per denunciare l’operazione di pink washing dell’amministrazione Appendino.\r\nIl conte Verde avviluppato da un lungo mantello rosa ha demacizzato la piazza del comune. All’arrivo la targa che dedicava i giardini ex GFT alla sadica santa cattolica Teresa di Calcutta è stata sostituita. Ora i giardini ricordano la rivolta dello Stonewall Inn del giugno 1969. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\n23 - 24 - 25 luglio. Tre giorni di informazione e lotta\r\n\r\nL’urgenza dell’anarchia\r\n\r\nIl governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in armi dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.\r\nLa crisi sociale la pagano i poveri, i senza casa, i senza reddito, i precari \r\nI migranti muoiono in mare e nei CPR, lavorano come schiavi nei campi\r\nLa salute è sempre di più un lusso che pochi possono pagare\r\nPer il governo le nostre vite non valgono fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa\r\nIl governo punta sull’emergenza per prendersi pieni poteri e vietare scioperi e manifestazioni\r\n\r\ncome prima, peggio di prima…\r\n\r\nStrappiamo sempre più spazi di autorganizzazione e lotta!\r\nLe nostre vite non sono merci\r\nCreiamo reti di solidarietà e mutuo appoggio\r\nLottiamo contro chi ci sfrutta e ci comanda\r\nUn mondo senza governi, padroni, eserciti è possibile ed urgente\r\n\r\nGiovedì 23 luglio\r\ndalle ore 10,30\r\nvolantinaggio al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 24 luglio\r\nore 16 punto info\r\nvia Po 16\r\n\r\nSabato 25 luglio\r\nore 14,30\r\npunto info\r\na Porta Palazzo\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20 (in agosto non ci siamo)\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":559,"snippet":560,"value":560},[15],"Anarres del 17 luglio. Morire di CPR. Vita da \u003Cmark>rider\u003C/mark>. Gig economy. Mattarella e Pahor. 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Dall'introduzione del cottimo ai meccanismi di ranking, abbiamo ricostruito i motivi che hanno portato questi lavoratori-a-zero-ore a occupare la sede degli uffici centrali di Milano, venerdì scorso, nel tentativo di far sentire le proprie rivendicazioni. Security, polizia e sgombero sono state le risposte che hanno fugato ogni dubbio residuo circa la volontà dell'azienda.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/Int-Nic-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPARTE II\r\n\r\nI margini di trattativa sono nulli e lo Stato è pronto a garantirlo con la forza e la polizia. La sentenza del processo contro Foodora ne è un'ennesima conferma: nessuno può permettersi di riconoscere ai riders lo status di lavoratori subordinati, ossia di aumentare il costo di questa manodopera, che si sta sempre più diffondendo nelle città. Dai sindacati non c'è granché da aspettarsi e non si può che ripartire dall'organizzarsi direttamente tra lavoratori e con chiunque condivida le medesime condizioni di sfruttamento.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/Int-Nic-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPARTE III\r\n\r\nInfine, lanciando uno sguardo sull'immediato futuro, abbiamo sondanto le possibilità organizzative oltre i confini della città, attraverso coordinamenti nazionali e internazionali tra ciclofattorini. 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