","Fedez, le ruspe e Pino Pinelli","post",1608048102,[61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/fedez/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/pino-pinelli/","http://radioblackout.org/tag/rivolta-carceraria/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-baracche/","http://radioblackout.org/tag/strage-du-stato/",[68,69,20,30,28,24],"fedez","milano",{"post_content":71,"tags":77},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"rivolta","carceraria","14 detenuti ammazzati durante la \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> \u003Cmark>carceraria\u003C/mark> di marzo, i morti nel","Milano 15 dicembre. Fedez gira in Lamborghini a caccia di “cinque poveri” cui regalare uno dei cinquemila euro, che dichiara di aver raccolto tra gli amici.\r\nÉ un’immagine iconica dei tempi che viviamo, lo specchio delle politiche del governo, che elargisce elemosine per garantirsi la pace sociale, fa girare la giostra del consumo a palla, prima di richiudere le strade, quando l’orgia dello shopping natalizio si sarà esaurita.\r\nNon solo. Conte cii vuole complici nel riconoscere che è colpa dei cattivi bambini se tutti sono stati messi in castigo a Natale.\r\nSullo sfondo resta la città reale, quella dove in pieno dicembre i poveri che nella cartolina di Fedez non potrebbero mai trovare posto, vengono cacciati da due baracchine di lamiera, che davano riparo dal freddo ad una decina di persone.\r\nÉ la cifra dei tempi: non esiste povertà incolpevole e quindi le ruspe moralizzatrici possono agire nell’indifferenza dei più, tra il plauso dei tanti.\r\nIn questo clima, dove il luccichio delle vetrine, non nasconde la paura sorda di chi, ogni giorno, è obbligato a lavorare per campare la vita, si sono dipanate le tante iniziative per tenere viva la memoria dell’anarchico Giuseppe Pinelli, assassinato nei locali della Questura nella notte tra il 15 e il 16 dicembre del 1969, tre giorni dopo la strage di piazza Fontana.\r\nNon un esercizio di retorica ma di concreta condivisione di lotte e percorsi. Nella serata del 14, di fronte allo spazio Micene e poi alla casa da dove Pino Pinelli uscì per non tornare mai più, si è tenuto un presidio.\r\nIl filo della criminalità del potere, si è dipanato sino ai giorni nostri. I 14 detenuti ammazzati durante la \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> \u003Cmark>carceraria\u003C/mark> di marzo, i morti nel Mediterraneo, la stessa pandemia sono alcuni dei tasselli che compongono il mosaico.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto, un compagno di Milano\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/2020-12-15-fedez-pinelli-alb.mp3\"][/audio]",[78,80,82,84,87,89],{"matched_tokens":79,"snippet":68},[],{"matched_tokens":81,"snippet":69},[],{"matched_tokens":83,"snippet":20},[],{"matched_tokens":85,"snippet":86},[73,74],"\u003Cmark>rivolta\u003C/mark> \u003Cmark>carceraria\u003C/mark>",{"matched_tokens":88,"snippet":28},[],{"matched_tokens":90,"snippet":24},[],[92,98],{"field":35,"indices":93,"matched_tokens":95,"snippets":97},[94],3,[96],[73,74],[86],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":75,"value":76},"post_content",[73,74],1157451471441625000,{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":47,"score":106,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",{"document":108,"highlight":135,"highlights":143,"text_match":149,"text_match_info":150},{"cat_link":109,"category":111,"comment_count":47,"id":113,"is_sticky":47,"permalink":114,"post_author":115,"post_content":116,"post_date":117,"post_excerpt":53,"post_id":113,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_thumbnail_html":120,"post_title":121,"post_type":58,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":129},[110],"http://radioblackout.org/category/notizie/",[112],"Blackout Inside","79334","http://radioblackout.org/2023/01/chimica-e-rivolta-al-casal-del-marmo-di-roma/","ricongiunzioni","I sentieri per la francia sono pieni di scarti di buste di gaviscon. Chi esce in qualche modo da un CPR, dal carcere, o scappa da una delle tante comunità o appartamenti delle cooperative, spesso ha bruciori di stomaco lancinanti provocati dalle dosi massicce di antidepressivi che si porta dietro. Alle volte capita che a qualcuno venga un attacco epilettico mentre attraversa la frontiera. Sono gli effetti collaterali di una brusca interruzione del rivotril, ansiolitico antiepilettico anche detto “eroina dei poveri”[1], somministrato in dosi massicce in tutti i luoghi di reclusione, e spacciato fuori vicino alle stazioni. Ieri 11 Gennaio 2023 al carcere minorile Casal del Marmo di Roma è scoppiata una rivolta e sono andati a fuoco alcuni materassi perché non arrivavano gli ansiolitici della sera[2]. Non ce la facevano più e sono scoppiati, dei ragazzini di 15 anni. Come si dice quando una persona spacca tutto perché non trova una sostanza? Dipendenza, tossicità. Ma tossico è soprattutto lo stato che sceglie di creare decine di migliaia di ragazzi e ragazze dipendenti, che crea marginalità come aveva fatto con l’eroina di stato negli anni 70. Le carceri statali sono una “fabbirca di tossicodipendenza”[3]. Gli stessi medici che lavorano in carcere testimoniano la “responsabilità epidemiologica e la problematica restituzione alla società, a fine pena, di centinaia di soggetti in difficoltà nella gestione di forme di dipendenza problematiche”[4]. Allargando lo sguardo, negli ultimi anni in gran parte degli stati industrializzati, la percentuale delle persone con una diagnosi psichiatrica in cura a carico dei sistemi sanitari è sempre più risicata, mentre sale invece la percentuale di problematiche psichiatriche in persone rinchiuse in carcere. Questo può voler dire più cose: l’inefficacia dei sistemi di cura pubblici e privati da una parte, la rinnovata tensione a custodire e reprimere la follia e la sragione, il cambiamento della popolazione carceraria e delle storie personali che attraversano il carcere, l’utilizzo di diagnosi e contenzione chimica sempre più frequente e massiccio nelle galere.\r\n\r\nIl 43% dei detenuti assume sedativi o ipnotici, mentre il 20% risulta assumere regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Le percentuali schizzano nei cpr[5] dove per contenere il rischio suicidario dei tranquillanti minori si prescrivono insieme gli antidepressivi. Poi c’è il metadone e il subutex per chi una dipendenza già ce l’aveva quando è entrato/a. I farmaci a volte possono salvarti la pelle ma sono sempre e solo l’inizio di un percorso, nelle carceri davanti non hai niente verso cui andare, nel tempo e nello spazio. Nessun futuro in un non-luogo di una soggettività negata. La farmacologia diventa in questo contesto culturale e di rapporti di forza camicia di forza chimica e i manicomi si ricreano in carcere, un po’ come una volta le carceri si ricreavano in manicomio con gli ergastoli bianchi e le sbarre. Non è un caso dunque se i movimenti antipsichiatrici si occupano sempre più spesso di carcere[6][7], che comunque è un esperienza che accomuna gran parte della popolazione psichiatrica in carico ad altri istituti non penali: SPDC, SERT e carcere hanno le porte scorrevoli tra loro. È importante che lo facciano, che i compagni parlino di psichiatria in carcere, perché altrimenti la retorica “neomanicomiale” e la cosiddetta “emergenza psichiatrica” vengono utilizzate dai sindacati di polizia e dal DAP per ottenere trasferimenti dei detenuti, più potere nel governo delle carceri e nuove risorse per la repressione della vita privata della libertà.\r\n\r\nDa ieri, dopo questo fortuito sabotaggio dovuto a un ritardo nella consegna dei farmaci, è palese ed autoevidente a cosa serve la psichiatria in carcere: a sedare le rivolte, perchè senza pasticche o gocce le gabbie non sarebbero sostenibili per una popolazione carceraria che è cambiata, che “il carcere non lo sa fare”, che fuori non ha nessuno che aspetta, che chiede con disperazione e insistenza talvolta violenta di chiudere gli occhi almeno di notte, che senza non si dorme, di morire almeno per un attimo, il tempo che dura l’effetto dello xanax. Il dolore vivo che celano le carceri nelle loro varie forme va anestetizzato, legato, ucciso. Nessuna cura è possibile in un luogo nato per provocare dolore. Sedare, reprimere, addormentare e fare in modo che i prigionieri e le prigioniere non si suicidino. Quest’ultimo è il mandato che riesce meno e che ha sulla coscienza ha 83 suicidi nel 2022, a cui andrebbero aggiunti tutti quei decessi causati dagli effetti collaterali degli psicofarmaci, come è successo a Isabella, morta a Pozzuoli in seguito alle crisi respiratorie causate dagli psicofarmaci[8]. In breve la psichiatria serve a gestire, con gravi danni di salute, tutte quelle situazioni che sfuggono al auto-controllo e all’amministrazione della premialità e della pena individualizzata[9]. Chi non accetta il bastone e la carota non può che essere matto infondo.\r\n\r\n[1] https://www.psicoattivo.com/rivotril-nuova-sostanza-dabuso-vecchio-ansiolitico-e-antiepilettico/\r\n\r\n[2] https://ilmanifesto.it/carceri-minorili-la-rivolta-dei-farmaci\r\n\r\n[3] http://www.ristretti.it/areestudio/salute/mentale/bartolini/capitolo8.htm\r\n\r\n[4] https://www.rapportoantigone.it/diciassettesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/la-manica-stretta-ipotesi-di-regolazione-della-somministrazione-di-psicofarmaci-in-carcere/\r\n\r\n[5] https://radioblackout.org/podcast/nessuna-cura-del-18-01-22/\r\n\r\n[6] https://radioblackout.org/podcast/carceri-invisibili-del-20-09-22/\r\n\r\n[7] https://www.osservatoriorepressione.info/carcere-psichiatria-strumenti-controllo/\r\n\r\n[8] https://internapoli.it/isabella-morta-carcere-pozzuoli/\r\n\r\n[9] https://tamulibri.com/negozio/il-carcere-invisibile-etnografia-dei-saperi-medici-e-psichiatrici-nell-arcipelago-carcerario","12 Gennaio 2023","2023-01-12 14:44:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-300x192.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-300x192.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270.jpeg 656w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Chimica e rivolta al Casal del Marmo di Roma",1673534581,[124,125,126,127,128],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/carcere-minorile/","http://radioblackout.org/tag/casal-del-marmo/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/psicofarmaci/",[130,131,132,133,134],"antipsichiatria","carcere minorile","Casal del Marmo","psichiatria","psicofarmaci",{"post_content":136,"post_title":140},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[73],"di Roma è scoppiata una \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> e sono andati a fuoco","I sentieri per la francia sono pieni di scarti di buste di gaviscon. 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Un momento importante per non dimenticarsi della popolazione detenuta e delle rivolte che avvengono all'interno dei luoghi di detenzione, come modi per esistere e resistere alle costanti e continue prevaricazioni e violenze da parte di agenti penitenziari e dirigenze dei vari istituti detentivi che, a dispetto di quanto viene ripetuto sui giornali come un mantra, non sono \"male marce\" ma rappresentano il carattere distintivo e strutturale dell'istituzione carceraria.\r\n\r\nUn appuntamento anche per entrare in contatto e comunicazione col quartiere Vallette che il carcere lo vive e lo conosce bene da tempo. Ne parliamo con un compagno della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali:\r\n\r\nSABATO 27 APRILE – MOBILITAZIONE REGIONALE\r\n\r\nPRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE (TORINO)\r\n\r\nh 16 ritrovo al capolinea del tram 3\r\n\r\nh 18.30 musica materiale informativo e aperitivo in Piazza Montale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/carceri_vallette.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui di seguito il comunicato dell'iniziativa:\r\n\r\nl carcere, fin dalle origini un luogo di morte, tortura e umiliazione, è anche spazio di fratture, azioni di coraggio, rivolta e resistenza. Nei giorni del 25 Aprile vogliamo tornare fuori le mura delle prigioni, innanzitutto per portare la nostra solidarietà a chi è recluso e per continuare a parlare di tutte le sfaccettature di questo dispositivo totale e di come si traduce nella società. La galera ha diverse funzioni: recludere chi non può o non vuole sottostare ai dogmi imposti dal potere e disciplinare il mondo attorno a sé incutendo terrore tramite le atrocità che accadono al suo interno. Dove il carcere non riesce a controllare, separa e divide tramite differenziazioni e premialità, che come in ogni sistema totalitario premiano e promuovono l’autodisciplinamento, condannando e reprimendo progressivamente qualsiasi germe di resistenza e ribellione.\r\n\r\nOggi più che mai - in un periodo post pandemico e di guerra - sembra evidente che si venda un’idea di libertà parziale, indotta al consumo e alla produzione, dove anche la dissidenza deve rientrare dentro le regole imposte. La celebrazione del 25 Aprile non fa eccezione. La liberazione dal fascismo fu una liberazione parziale, come è dimostrato - anche banalmente - dal fatto che molti fra magistrati, agenti del Potere e carcerieri di fatto mantennero le loro poltrone. Contro questa idea di falsa libertà, non possiamo che anelare ad una liberazione totale, che include l’abbattimento del sistema carcere, intesa come istituzione totale che rispecchia la società che la genera, la sostiene e se ne nutre.\r\n\r\nIl carcere si fa società, la società si fa carcere. Se da un lato quest’ultimo si allarga progressivamente a fasce più ampie della popolazione, dall’altro la società viene permeata sempre più dalle dinamiche tipiche della detenzione carceraria: il controllo delle devianze sociali, caratteristica fondante dell’istituzione carceraria, diventa sempre più capillare; le forme di detenzione alternative tendono sempre di più all’auto carcerazione all’interno della quotidianità; le scuole esprimono sempre maggiormente il loro carattere coercitivo.\r\n\r\nPortare quindi la critica al carcere anche nei giorni del 25 Aprile vuole sottolineare come, per chi non accetta il patto sociale imposto, di liberarsi è sempre l'ora e che anche nei luoghi dove si esercita il maggior livello di repressione e controllo continuano a generarsi momenti di resistenza.\r\n\r\nTra gli anni 60 e 80 sono state tante le rivolte all’interno delle Cayenne d’Italia, ma le azioni di ribellione continuano tuttora e vengono però silenziate nel migliore dei casi, represse nel sangue nel peggiore. Quotidianamente avvengono scioperi della fame, dell’aria e del carrello, ma quasi nulla trapela fuori delle mura di cinta. Nel Marzo del 2020 i prigionieri e le prigioniere per non morire come topi in gabbia hanno incendiato le carceri del Paese: la repressione è stata violentissima e sono state uccise quattordici persone. Crediamo sia importante ricordare anche il coraggio di chi ha deciso di alzare la testa e ribellarsi e di chi ha raccontato la verità sulla strage nel carcere di Modena.\r\n\r\nPer rilanciare ancora una volta la presenza di chi lotta nelle strade a fianco di chi si ribella nei luoghi di reclusione, in Piemonte sono già previste due iniziative anticarcerarie a ridosso del 25 Aprile: un presidio al carcere di Ivrea sabato 20 Aprile pomeriggio e un saluto solidale al carcere di Quarto d’Asti per il 25 Aprile mattina.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","23 Aprile 2024","2024-04-23 13:08:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"295\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-300x295.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-300x295.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-1024x1006.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615-768x755.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/f7cb27304e7c3e70ec41fe0c0cef973f-e1713870525615.jpg 1198w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","SABATO 27 APRILE PRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE",1713877737,[168,169,170],"http://radioblackout.org/tag/25-aprile/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/vallette/",[172,15,173],"25 aprile","vallette",{"post_content":175},{"matched_tokens":176,"snippet":177,"value":178},[73],"anche spazio di coraggio, fratture, \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> e resistenza. 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Ne parliamo con un compagno della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali:\r\n\r\nSABATO 27 APRILE – MOBILITAZIONE REGIONALE\r\n\r\nPRESIDIO AL CARCERE DELLE VALLETTE (TORINO)\r\n\r\nh 16 ritrovo al capolinea del tram 3\r\n\r\nh 18.30 musica materiale informativo e aperitivo in Piazza Montale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/carceri_vallette.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui di seguito il comunicato dell'iniziativa:\r\n\r\nl carcere, fin dalle origini un luogo di morte, tortura e umiliazione, è anche spazio di fratture, azioni di coraggio, \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> e resistenza. Nei giorni del 25 Aprile vogliamo tornare fuori le mura delle prigioni, innanzitutto per portare la nostra solidarietà a chi è recluso e per continuare a parlare di tutte le sfaccettature di questo dispositivo totale e di come si traduce nella società. La galera ha diverse funzioni: recludere chi non può o non vuole sottostare ai dogmi imposti dal potere e disciplinare il mondo attorno a sé incutendo terrore tramite le atrocità che accadono al suo interno. Dove il carcere non riesce a controllare, separa e divide tramite differenziazioni e premialità, che come in ogni sistema totalitario premiano e promuovono l’autodisciplinamento, condannando e reprimendo progressivamente qualsiasi germe di resistenza e ribellione.\r\n\r\nOggi più che mai - in un periodo post pandemico e di guerra - sembra evidente che si venda un’idea di libertà parziale, indotta al consumo e alla produzione, dove anche la dissidenza deve rientrare dentro le regole imposte. La celebrazione del 25 Aprile non fa eccezione. La liberazione dal fascismo fu una liberazione parziale, come è dimostrato - anche banalmente - dal fatto che molti fra magistrati, agenti del Potere e carcerieri di fatto mantennero le loro poltrone. Contro questa idea di falsa libertà, non possiamo che anelare ad una liberazione totale, che include l’abbattimento del sistema carcere, intesa come istituzione totale che rispecchia la società che la genera, la sostiene e se ne nutre.\r\n\r\nIl carcere si fa società, la società si fa carcere. Se da un lato quest’ultimo si allarga progressivamente a fasce più ampie della popolazione, dall’altro la società viene permeata sempre più dalle dinamiche tipiche della detenzione \u003Cmark>carceraria\u003C/mark>: il controllo delle devianze sociali, caratteristica fondante dell’istituzione \u003Cmark>carceraria\u003C/mark>, diventa sempre più capillare; le forme di detenzione alternative tendono sempre di più all’auto carcerazione all’interno della quotidianità; le scuole esprimono sempre maggiormente il loro carattere coercitivo.\r\n\r\nPortare quindi la critica al carcere anche nei giorni del 25 Aprile vuole sottolineare come, per chi non accetta il patto sociale imposto, di liberarsi è sempre l'ora e che anche nei luoghi dove si esercita il maggior livello di repressione e controllo continuano a generarsi momenti di resistenza.\r\n\r\nTra gli anni 60 e 80 sono state tante le rivolte all’interno delle Cayenne d’Italia, ma le azioni di ribellione continuano tuttora e vengono però silenziate nel migliore dei casi, represse nel sangue nel peggiore. Quotidianamente avvengono scioperi della fame, dell’aria e del carrello, ma quasi nulla trapela fuori delle mura di cinta. Nel Marzo del 2020 i prigionieri e le prigioniere per non morire come topi in gabbia hanno incendiato le carceri del Paese: la repressione è stata violentissima e sono state uccise quattordici persone. Crediamo sia importante ricordare anche il coraggio di chi ha deciso di alzare la testa e ribellarsi e di chi ha raccontato la verità sulla strage nel carcere di Modena.\r\n\r\nPer rilanciare ancora una volta la presenza di chi lotta nelle strade a fianco di chi si ribella nei luoghi di reclusione, in Piemonte sono già previste due iniziative anticarcerarie a ridosso del 25 Aprile: un presidio al carcere di Ivrea sabato 20 Aprile pomeriggio e un saluto solidale al carcere di Quarto d’Asti per il 25 Aprile mattina.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[180],{"field":99,"matched_tokens":181,"snippet":177,"value":178},[73],{"best_field_score":151,"best_field_weight":152,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":183,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":47},"1155199671761633393",{"document":185,"highlight":203,"highlights":208,"text_match":149,"text_match_info":211},{"cat_link":186,"category":187,"comment_count":47,"id":188,"is_sticky":47,"permalink":189,"post_author":50,"post_content":190,"post_date":191,"post_excerpt":53,"post_id":188,"post_modified":192,"post_thumbnail":193,"post_thumbnail_html":194,"post_title":195,"post_type":58,"sort_by_date":196,"tag_links":197,"tags":200},[44],[46],"86757","http://radioblackout.org/2024/01/ecuador-la-guerra-del-capitalismo/","La crisi carceraria in corso, tra ammutinamenti e rivolte ha causato circa 400 morti interne solo negli ultimi tre anni. L’escalation ha raggiunto il suo picco con la rivolta di 6 carceri e l’evasione prima in data 7 gennaio di Adolfo Macías, detto ‘Fito’, leader del principale gruppo criminale del paese, Los Choneros e successivamente, il 9 gennaio, l’evasione di Fabricio Colon Pico capo de Los Lobos.\r\n\r\nLa risposta del governo Noboa è stato di ricorrere prima allo stato di emergenza, che ha trasformato il paese in un carcere notturno e poi alla dichiarazione dello stato di conflitto armato interno, che ha bloccato l’intero paese e consegnato in mano militare l’ordine pubblico.\r\n\r\nSe da un lato la risposta sembra inadeguata rispetto al problema del traffico di cocaina su scala globale, che trova nei porti ecuadoriani una tratta fondamentale, dall’altro lato ci si interroga sui risvolti economici e sociali e sul vero obiettivo dei piani di Noboa.\r\n\r\nDa una settimana al paese è applicata la cosiddetta ‘dottrina shock’: misure economiche neoliberiste e militarizzazione a tappeto.\r\n\r\nPubblichiamo di seguito il commento di Christian Peverieri, giornalista di Global Project e attivista dell’associazione internazionalista Ya Basta! Êdî bese!\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ecuador.mp3\"][/audio]","19 Gennaio 2024","2024-01-29 21:33:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ecuador-3-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"171\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ecuador-3-300x171.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ecuador-3-300x171.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ecuador-3-1024x584.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ecuador-3-768x438.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ecuador-3.jpg 1217w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Ecuador, la guerra del capitalismo",1705658420,[198,199],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/ecuador/",[201,202],"America Latina","Ecuador",{"post_content":204},{"matched_tokens":205,"snippet":206,"value":207},[74],"La crisi \u003Cmark>carceraria\u003C/mark> in corso, tra ammutinamenti e","La crisi \u003Cmark>carceraria\u003C/mark> in corso, tra ammutinamenti e rivolte ha causato circa 400 morti interne solo negli ultimi tre anni. 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Non solo per ribadire come il potere si materializzi sulle vite di sfruttati e sfruttabili, ma anche per sottolineare quali alleanze vogliamo ribadire, scoprire e valorizzare nel nostro bisogno di organizzarci contro un'esistenza invivibile e inaccettabile.\r\n\r\nIl momento storico in cui ci troviamo a vivere ci impone la necessità di ampliare lo sguardo sul fenomeno carcerario, legandolo non solo a un dispositivo fisico repressivo, ma capendo come la diluizione del sistema carcere al di fuoridelle patrie galere coinvolga inevitabilmente i diversi strati sociali e informi il tessuto sociale tutto. Il governo Meloni e le sue politiche, marcatamente classiste, razziste e securitarie, mostra una continuità a ritmo sostenuto, in rapporto con gli esecutivi precedenti nel creare supposti \"soggetti criminali\" enemici da cui difenderci. La tendenza è quella giustizialista che continua a materializzarsi nell'uso della decretazione d'urgenza, sia riguardo al fenomeno della cosiddetta \"devianza giovanile\" sia a quello della migrazione. Decreti che hanno il medesimo obiettivo politico: privazione della libertà personale e di movimento. Un vero e proprio strapotere penale, e carcerario, quello che si sta sviluppando oltre il perimetro dell'istituzione totale per eccellenza, dove a farne le spese sarà la parte più sfruttabile e ricattabile del tessuto sociale. Il mito collettivo, secondo cui la prigione protegge (da cosa esattamente?) e quindi sia un male necessario, non è altro che un mito utilizzato per giustificare, quando ancora ce ne sia bisogno, l’istituzione carcere in sé, luogo ove confinare la miseria e soffocare la protesta contro l'ordine stabilito e creare cittadini obbedienti. E questo mito è di sovente ancorato all'idea, quasi religiosa, del \"chi ha peccato deve pagare\". Ma invece è ovvio che le carceri, essendo per essenza strutture coercitive, non possono che avere come unico scopo la disciplina e la sicurezza. Questo controllo sociale totalizzante viene esercitato al di là delle mura del carcere, attraverso la paura che esso incute, ma anche per mezzo delle cosiddette pene alternative, ovvero ulteriori strumenti per aumentare la carcerazione diffusa. La prigione è il luogo di punizione per eccellenza, in cui la società capitalista neoliberale rinchiude coloro che dichiara dannosi, per contenere qualsiasi slancio di rivolta sociale e mantenere così al suo interno valori morali basati sulla disuguaglianza, sullo sfruttamento, sul rispetto dell'autorità e sulla sottomissione alla violenza dello Stato.\r\n\r\nLe rivolte, gli scioperi della fame, le lotte dei reclusi che caratterizzano la quotidianità delle carceri, sono l'evidenza di una rabbia irriformabile. Una rabbia relegata, dagli organi governamentali, a una totale silenziazione delle sue rivendicazioni, in cui si vuole privare di significato qualsiasi atto di protesta con la conseguente invisibillazione delle condizioni detentive.Le parole del ministro della Giustizia Nordio, in visita al carcere Lorusso e Cotugno, lo scorso mese in risposta alla morte di due detenute, non fanno altro che speculare sull'accaduto e portare avanti i calcoli politici di governo, di fronte all'evidenza strutturale che il carcere uccide. Lo scopo delle istituzioni penitenziarie è dunque chiaro: controllare, monitorare, punire, uccidere, poiché la necropolitica è parte integrante della logica carceraria.\r\n\r\nEssa si basa sul fare della violenza-tortura-morte uno strumento di controllo e deterrenza per gli internati, verso il mondo dei liberi e in particolare verso quegli strati del tessuto sociale che, in diverse forme, escono dagli schemi costruiti attorno ad essi. Grazie allo sciopero della fame di 181 giorni portato avanti da Alfredo Cospito e alla mobilitazione contro il 41bis e l'ergastolo ostativo al suo fianco, è oggi forse maggiormente noto come lo stato utilizzi la tortura, annientando psico-fisicamente le persone detenute nelle carceri per estorcere informazioni, richiedere il pentimento o la dissociazione. Questi sono i meccanismi brutali di cui si avvalgono le istituzioni per il re-inquadramento di massa della società tutta.\r\n\r\nQuando il sistema carcerario esplica la sua funzione violenta e mortifera, l'opinione pubblica tende a polarizzarsi in due correnti non dualistiche tra di loro: da una parte si consolida l'approccio giustizialista, dove si criminalizza e si condanna alla responsabilità individuale dell'espiazione della colpa, discorso accettato da un ampia fetta della società. Dall'altra, invece, il paradigma garantista, abbandonate le proprie velleità di assicurazione dello stato di diritto - come il principio di proporzionalità e funzione rieducativa della pena - si riduce alla mera richiesta di più controllo e sorveglianza negli istituti penitenziari, tramite l'assunzione massiccia di guardie, militari e personale sanitario. Nello specifico i sindacati di polizia avanzano rivendicazioni bastate sulla richiesta di più organico con l'obbiettivo di aumentare la loro capacità di coercizione e violenza nei confronti dex detenutx,soprattutto dex rivoltosx.\r\n\r\nEntrambi gli approcci danno voce quindi ad un unicum securitario. Un discorso che nel suo complesso va smascherato. La violenza statale si perpetua nell'ordine carcerario anche attraverso il sovraffollamento, la mancanza di cure sanitarie e i pestaggi della polizia. Pensare di riformare le carceri non è un'orizzonte politico desiderabile perché non può esserci una vera emancipazione senza la distruzione totale dei luoghi di reclusione e della società che li necessita.\r\nCONTRO IL CARCERE E LA SOCIETÀ CHE NE HA BISOGNO: rendiamo tangibile la solidarietà a chi resiste e lotta contro la violenza quotidiana della detenzione, attraversando le strade di Vallette per arrivare fino alle mura del carcere Lorusso Cotugno.\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","8 Novembre 2023","2023-11-09 01:01:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/c2090519f23f687d61297d2dfb18eb3a-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/c2090519f23f687d61297d2dfb18eb3a-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/c2090519f23f687d61297d2dfb18eb3a-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/c2090519f23f687d61297d2dfb18eb3a-722x1024.jpg 722w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/c2090519f23f687d61297d2dfb18eb3a-768x1089.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/c2090519f23f687d61297d2dfb18eb3a-1083x1536.jpg 1083w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/c2090519f23f687d61297d2dfb18eb3a.jpg 1128w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","Corteo contro il carcere",1699487249,[169,226,227],"http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[15,229,230],"corteo","torino",{"post_content":232},{"matched_tokens":233,"snippet":234,"value":235},[73],"per contenere qualsiasi slancio di \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> sociale e mantenere così al","CORTEO CONTRO IL CARCERE\r\nE LA SOCIETA CHE NE HA BISOGNO\r\nSabato 11 novembre\r\ndalle ore 15\r\nangolo tra via Val della torre e corso Cincinnato (Torino)\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nQui l'intervista con una compagna, mentre di seguito il testo di lancio del corteo:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/CorteoCarcere.081123.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMentre non si riesce più a contare il numero di gente massacrata e la cui vita è in scacco per via di necessità e imperativi di guerra che bussano alle porte di questa Europa apparentemente prossima al collasso sia economico che ecologico; mentre i giornali imperversano in una retorica schiacciante in cui terrorista è nominato colui che lotta, si organizza e risponde - colpo su colpo - alla violenza degli Stati, alla violenza delle colonie e all’ingiustizia strutturale dei sistemi differenziati del capitalismo neo-liberale (ossia la produzione, da parte del capitalismo, di categorie di persone sfruttabili, ricattabili e reprimibili a seconda delle sue necessità); mentre tutto questo succede, il carcere - essenza materiale e simbolica, della dirompenza del sistema di controllo, punizione e messa a valore delle classi oppresse - diventa un nodo centrale contro cui lottare. 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Una rabbia relegata, dagli organi governamentali, a una totale silenziazione delle sue rivendicazioni, in cui si vuole privare di significato qualsiasi atto di protesta con la conseguente invisibillazione delle condizioni detentive.Le parole del ministro della Giustizia Nordio, in visita al carcere Lorusso e Cotugno, lo scorso mese in risposta alla morte di due detenute, non fanno altro che speculare sull'accaduto e portare avanti i calcoli politici di governo, di fronte all'evidenza strutturale che il carcere uccide. Lo scopo delle istituzioni penitenziarie è dunque chiaro: controllare, monitorare, punire, uccidere, poiché la necropolitica è parte integrante della logica \u003Cmark>carceraria\u003C/mark>.\r\n\r\nEssa si basa sul fare della violenza-tortura-morte uno strumento di controllo e deterrenza per gli internati, verso il mondo dei liberi e in particolare verso quegli strati del tessuto sociale che, in diverse forme, escono dagli schemi costruiti attorno ad essi. 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Dall'altra, invece, il paradigma garantista, abbandonate le proprie velleità di assicurazione dello stato di diritto - come il principio di proporzionalità e funzione rieducativa della pena - si riduce alla mera richiesta di più controllo e sorveglianza negli istituti penitenziari, tramite l'assunzione massiccia di guardie, militari e personale sanitario. Nello specifico i sindacati di polizia avanzano rivendicazioni bastate sulla richiesta di più organico con l'obbiettivo di aumentare la loro capacità di coercizione e violenza nei confronti dex detenutx,soprattutto dex rivoltosx.\r\n\r\nEntrambi gli approcci danno voce quindi ad un unicum securitario. Un discorso che nel suo complesso va smascherato. La violenza statale si perpetua nell'ordine carcerario anche attraverso il sovraffollamento, la mancanza di cure sanitarie e i pestaggi della polizia. Pensare di riformare le carceri non è un'orizzonte politico desiderabile perché non può esserci una vera emancipazione senza la distruzione totale dei luoghi di reclusione e della società che li necessita.\r\nCONTRO IL CARCERE E LA SOCIETÀ CHE NE HA BISOGNO: rendiamo tangibile la solidarietà a chi resiste e lotta contro la violenza quotidiana della detenzione, attraversando le strade di Vallette per arrivare fino alle mura del carcere Lorusso Cotugno.\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[237],{"field":99,"matched_tokens":238,"snippet":234,"value":235},[73],{"best_field_score":151,"best_field_weight":152,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":183,"tokens_matched":105,"typo_prefix_score":47},{"document":241,"highlight":265,"highlights":270,"text_match":149,"text_match_info":273},{"cat_link":242,"category":243,"comment_count":47,"id":244,"is_sticky":47,"permalink":245,"post_author":50,"post_content":246,"post_date":247,"post_excerpt":53,"post_id":244,"post_modified":248,"post_thumbnail":249,"post_thumbnail_html":250,"post_title":251,"post_type":58,"sort_by_date":252,"tag_links":253,"tags":259},[44],[46],"70070","http://radioblackout.org/2021/06/carcere-tra-violenza-delle-guardie-e-sovraffollamento/","I 52 agenti penitenziari sottoposti a misure cautelari per le torture e le botte e le umiliazioni inflitte ai detenuti del Carcere di Santa Maria Capua Vetere durante la rivolta del 6 aprile 2020 sono solo la punta di un iceberg in buona parte sommerso.\r\nTra marzo e aprile del 2020 tante carceri italiane sono state attraversate da rivolte represse nel sangue. 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\r\n\r\nGUERRA E DECOUPLING – AUTOMAZIONE E DISERZIONE\r\n\r\nPartendo dal trasferimento degli stabilimenti del colosso taiwanese della componentistica e dell’assemblaggio Foxxcon dalla Cina verso l’India, passiamo a osservare un altro elemento – in questo caso a basso contenuto tecnologico – centrale nella competizione tra poli geotecnologici-militari: la nitrocellulosa (o fulmicotone).\r\n\r\nTorniamo quindi a parlare di umani da mandare a morire al fronte, di quello che per i ragionieri della guerra è il “problema” della diserzione, del ruolo dell’automazione militare, fino a toccare superficialmente la relazione tra accelerazione decisionale (tanto in ambito finanziario quanto bellico) e lo sviluppo di AI Agents “personalizzati” (come promosso da Mustafa Suleyman e dalla sue azienda Inflection) per individui, aziende, agenzie, strutture di potere.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_ai-diserzione-robotica.mp3\"][/audio]","19 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restano indifferenti di fronte a questi eventi, il governo Meloni li utilizza per cercare di imporre la propria riforma identitaria dell’apparato detentivo: si costruisce una cornice repressiva e sanzionatoria per comprimere ulteriormente le possibilità di autodeterminazione della popolazione detenuta (con la proposta di introdurre il “reato di rivolta in carcere” e l’inaugurazione del Gruppo di Intervento Operativo), si ipotizzano processi di contrattualizzazione disciplinare (esplicitando nel dispositivo di condanna i termini di liberazione anticipata ottenibili in caso di “buona condotta”), si rispolvera l’idea di deportare la popolazione detenuta non-italiana, ma soprattutto si progetta di estendere (e potenzialmente si privatizzare) la superficie detentiva andando ad arruolare quelle comunità terapeutiche che rispondano ai criteri concentrazionari richiesti.\r\n\r\nIn questo contesto, in diverse parti della geografia penitenziaria italiana, pezzi di popolazione detenuta stanno 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alla carenza idrica che affliggono diverse strutture durante i mesi estivi, non c’entra nemmeno la sola privazione degli affetti: non si può isolare una causa specifica o ridurre meccanicisticamente a dei fattori ambientali gli elementi che stanno producendo questa mattanza, perché la natura stessa del carcere è ingegnerizzata per annichilire gli individui che rinchiude… ed è scontato che talvolta produca la loro eliminazione.\r\n\r\nMentre pezzi di popolazione “libera” restano indifferenti di fronte a questi eventi, il governo Meloni li utilizza per cercare di imporre la propria riforma identitaria dell’apparato detentivo: si costruisce una cornice repressiva e sanzionatoria per comprimere ulteriormente le possibilità di autodeterminazione della popolazione detenuta (con la proposta di introdurre il “reato di \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> in carcere” e l’inaugurazione del Gruppo di Intervento Operativo), si ipotizzano processi di contrattualizzazione disciplinare (esplicitando nel dispositivo di condanna i termini di liberazione anticipata ottenibili in caso di “buona condotta”), si rispolvera l’idea di deportare la popolazione detenuta non-italiana, ma soprattutto si progetta di estendere (e potenzialmente si privatizzare) la superficie detentiva andando ad arruolare quelle comunità terapeutiche che rispondano ai criteri concentrazionari richiesti.\r\n\r\nIn questo contesto, in diverse parti della geografia penitenziaria italiana, pezzi di popolazione detenuta stanno scegliendo di ammutinarsi, raccontandoci – ancora una volta – come i momenti di auto-organizzazione e di rottura della quotidianità mortifera del carcere siano il loro principale strumento di autodifesa.\r\n\r\nAd Asti contro la tortura dell’isolamento, a Firenze e Genova per le condizioni disumane e perché non può essere normale che i propri compagni di carcere (compreso un ragazzo di 20 anni) vengano spinti a suicidarsi sotto la “custodia” dello Stato.\r\n\r\nCollaborazione tra Aria e Bello Come Una Prigione Che Brucia per raccontare quanto sta succedendo grazie riflessioni e dirette telefoniche:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio 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