","Gradisca: protesta sui tetti, un ferito grave","post",1707265055,[62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/cpr-gradisca/","http://radioblackout.org/tag/rivolta-nei-cpr/","http://radioblackout.org/tag/trapani-milo/",[15,66,67],"rivolta nei cpr","trapani milo",{"post_content":69,"tags":74},{"matched_tokens":70,"snippet":72,"value":73},[71],"CPR","In diversi \u003Cmark>CPR\u003C/mark> sono in corso proteste e","In diversi \u003Cmark>CPR\u003C/mark> sono in corso proteste e rivolte. Da Trapani Milo a Pian del Lago, sino a ponte Galeria, dove un ragazzo, recluso da sette mesi e trasferito dal \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Trapani, si è suicidato.\r\nLo scorso venerdì al \u003Cmark>CPR\u003C/mark> di Gradisca d’Isonzo numerosi reclusi hanno incendiato i materassi delle camerate della “zona verde”: la polizia è intervenuta con violenza. Diversi ragazzi hanno raggiunto la “zona rossa” e sono saliti sul tetto: un uomo di 34 è caduto ed è in gravi condizioni all’ospedale con fratture multiple.\r\nNiente di nuovo. Qualche anno fa un altro prigioniero precipitò dal tetto e morì dopo una lunga agonia.\r\nDi seguito l’elenco dei prigionieri morti a Gradisca.\r\nMaijd El Khodra 30/04/2014\r\nNel 2014 il \u003Cmark>CPR\u003C/mark>, distrutto dalle rivolte, è stato chiuso. Riaprirà solo a novembre 2019.\r\nNemmeno due mesi dopo c’è il primo morto.\r\nVakhtang Enukidze 18/01/2020\r\nOrgest Turia 14/07/2020\r\nEzzedine Annani 07/12/2021\r\nArshad Jahangir 31/08/2022\r\nLe proteste si sono moltiplicate da dicembre ad oggi: la situazione è divenuta incandescente dopo la \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> del 25 gennaio a Trapani-Milo. Il ragazzo precipitato dal tetto era stato trasferito dal \u003Cmark>CPR\u003C/mark> di Milo, ormai quasi del tutto inagibile.\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele, un compagno di Trieste\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-06-gradisca-raffaele.mp3\"][/audio]",[75,78,83],{"matched_tokens":76,"snippet":77},[71],"\u003Cmark>CPR\u003C/mark> Gradisca",{"matched_tokens":79,"snippet":82},[80,81,18],"rivolta","nei","\u003Cmark>rivolta\u003C/mark> \u003Cmark>nei\u003C/mark> \u003Cmark>cpr\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":67},[],[86,92],{"field":36,"indices":87,"matched_tokens":88,"snippets":91},[26,48],[89,90],[80,81,18],[71],[82,77],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":72,"value":73},"post_content",[71],1736172819517538300,{"best_field_score":97,"best_field_weight":98,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":99,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},"3315704398080",13,"1736172819517538410",{"document":101,"highlight":127,"highlights":146,"text_match":155,"text_match_info":156},{"cat_link":102,"category":103,"comment_count":48,"id":104,"is_sticky":48,"permalink":105,"post_author":51,"post_content":106,"post_date":107,"post_excerpt":54,"post_id":104,"post_modified":108,"post_thumbnail":109,"post_thumbnail_html":110,"post_title":111,"post_type":59,"sort_by_date":112,"tag_links":113,"tags":120},[45],[47],"85202","http://radioblackout.org/2023/11/pacchetto-sicurezza-piu-galera-per-poveri-e-per-chi-lotta/","La stretta securitaria imposta dal nuovo pacchetto sicurezza è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. 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Tradotto in chiaro: una norma diretta alle ragazze e alle donne che vivono nelle baraccopoli e per campare sono costrette ai margini di una legalità che tutela sempre e comunque la proprietà privata.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/2023-11-21-losco-pacchetto-sicurezza.mp3\"][/audio]","21 Novembre 2023","2023-11-21 15:02:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/img-20180605-wa0007-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/img-20180605-wa0007-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/img-20180605-wa0007-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/img-20180605-wa0007-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/img-20180605-wa0007-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/img-20180605-wa0007-1536x1152.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/img-20180605-wa0007.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pacchetto sicurezza: più galera per poveri e per chi lotta",1700578972,[114,115,116,117,118,119],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-poveri/","http://radioblackout.org/tag/pacchetto-sicurezza/","http://radioblackout.org/tag/repressione-delle-lotte-sociali/","http://radioblackout.org/tag/rivolta-in-carcere-e-nei-cpr/","http://radioblackout.org/tag/stato-di-polizia/",[121,122,123,124,125,126],"carcere","guerra ai poveri","pacchetto sicurezza","repressione delle lotte sociali","rivolta in carcere e nei cpr","stato di polizia",{"post_content":128,"tags":132},{"matched_tokens":129,"snippet":130,"value":131},[81,71],"più duri a chi lotta \u003Cmark>nei\u003C/mark> \u003Cmark>CPR\u003C/mark>, nelle carceri, a chi si","La stretta securitaria imposta dal nuovo pacchetto sicurezza è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. 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Le cause del decesso non sono state rese note. L'uomo lavorava come bracciante in Puglia nelle campagne dove lo sfruttamento della manodopera straniera alimenta l'industria alimentare del tanto celebrato made in Italy. Aveva la busta paga e un permesso di soggiorno appena scaduto, si era recato in questura per regolarizzare la sua posizione. L'invito a presentarsi in questura era una vera e propria trappola, visto che, da lì, è stato portato nel lager di Brindisi, dove è morto. Abel, così si chiamava, lavorava come bracciante e aveva un datore di lavoro disponibile ad assumerlo. Il suo precedente avvocato era morto mentre stava depositando il ricorso dopo il diniego della Commissione territoriale alla richiesta di asilo, e così il suo permesso di soggiorno era scaduto. Come è stato possibile che un Giudice di Pace abbia convalidato il trattenimento sulla base di questi elementi? Chi ha accertato le condizioni di salute per definire idoneo il trattenimento? Che tipo di assistenza sanitaria ha ricevuto durante il periodo della detenzione? Hai mai avuto accesso ad un medico curante all’interno del CPR? Gli sono stati somministrati farmaci o psicofarmaci? Per chi conosce la realtà di abusi e arbitrarietà dei CPR è l’ennesima morte annunciata: un’altra vita stroncata dal razzismo istituzionale che si incarna nei CPR, veri e propri non-luoghi di tortura amministrativa, dove i diritti cessano di esistere e la dignità umana viene quotidianamente calpestata.\r\n\r\nIntanto nel Cpr di Torino, appena riaperto dopo che era stato reso inutilizzabile dai migranti ivi rinchiusi ormai 2 anni fa, una rivolta scoppiata tra il 30 aprile e il 1 maggio ha reso già inagibile una parte della struttura. Stando ai racconti dei residenti e solidali accorsi sul posto, dall'area \"viola\" si è alzata una lunga colonna di fumo. Un ragazzo trasferito all'ospedale è riuscito a fuggire. L'unica soluzione possibile è che questi lager vengano chiusi da dentro e con il fuoco della rivolta, come è successo nel Febbraio 2023. Dinanzi a questo, il minimo - ma necessario e irrinunciabile - che possiamo fare noi è essere presenti da fuori per trasmettere tutta la forza della solidarietà ai reclusi.\r\n\r\nSABATO 10 MAGGIO ORE 18:30 appuntamento in Corso Brunelleschi angolo Via Monginevro.\r\n\r\nNe parliamo una compagna dell'assemblea contro carcere e Cpr.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/INFO-05052025-CPR.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","5 Maggio 2025","Rivolta al CPR di Torino ","2025-05-05 18:04:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CPR-INFO-05052025-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CPR-INFO-05052025-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CPR-INFO-05052025-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CPR-INFO-05052025-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/CPR-INFO-05052025.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","CPR: A BRINDISI ANCORA UN MORTO, A TORINO BRUCIA IL LAGER DI CORSO BRUNELLESCHI.",1746463720,[174,175,176],"http://radioblackout.org/tag/riapertura-cpr/","http://radioblackout.org/tag/cper-restinco/","http://radioblackout.org/tag/rivolte-al-cpr-di-torino/",[178,179,180],"#riapertura cpr","cper restinco","rivolte al cpr di torino",{"post_content":182,"post_title":186,"tags":189},{"matched_tokens":183,"snippet":184,"value":185},[81,71],"razzismo istituzionale che si incarna \u003Cmark>nei\u003C/mark> \u003Cmark>CPR\u003C/mark>, veri e propri non-luoghi di","Un uomo di origini nigeriane di 37 anni, che era recluso nel \u003Cmark>CPR\u003C/mark> di Brindisi-Restinco dallo scorso gennaio, è morto nella notte tra l’1 e il 2 maggio. 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Secondo i programmi del governo, le prime 40 persone sono state trasferite, fra molte proteste che hanno cercato di impedirlo. Era stato stabilito che il CPR di Brindisi Restinco sarebbe stato il luogo dove concentrare le persone rastrellate nei vari altri CPR italiani, prima del trasferimento via nave in Albania. Per questo motivo avevano prima proceduto a svuotare il CPR trasferendo le persone già recluse a Brindisi altrove, per esempio 6 erano state trasferite una settimana fa nel CPR di Corso Brunelleschi a Torino. Al primo giorno di permanenza nel nuovo lager di Gjader, gestito dalla cooperativa Medihospes, regina dei centri per i migranti, le persone detenute hanno già messo in atto delle rivolte, con danneggiamenti alla struttura e 3 episodi di autolesionismo. Infine, nel CPR di Gjader in Albania è presente un vero e proprio carcere da 20 posti, controllato da 45 agenti della polizia penitenziaria italiana. Secondo i media albanesi, almeno 10 delle persone che avevano protestato giorni fa, all'arrivo nel lager, vi sono state già rinchiuse. \r\n\r\nSabato 12 Aprile alle 20.00 circa, un \"trasferimento\" di 7-8 persone ha scatenato la reazione dei reclusi e di chi stava venendo \"trasferito\". Quest'ultimi hanno cercato di resistere, facendo scoppiare una rivolta e qualcuno è anche salito sui tetti, il tutto sedato dopo un ora abbondante dalle guardie. Chi ha raccontato quanto successo parla di trasferimenti verso l'Albania, anche se sappiamo dai media che questi trasferimenti sono avvenuti venerdì con poca trasparenza e con i giornali che riportavano ognunx ciò che voleva.\r\n\r\nDi tutto questo abbiamo parlato ai microfoni dell'informazione di radio blackout, con l'assemblea No carceri No cpr di Bari:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/cpr-bari.mp3\"][/audio]","17 Aprile 2025","2025-04-17 12:48:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/photo_5836945042021926182_y-768x1024-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/photo_5836945042021926182_y-768x1024-1-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/photo_5836945042021926182_y-768x1024-1-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/photo_5836945042021926182_y-768x1024-1.jpg 768w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No carcere No cpr No zone rosse BARI (e ovunque)",1744894138,[229,230,231],"http://radioblackout.org/tag/cpr-bari/","http://radioblackout.org/tag/zonerosse/","http://radioblackout.org/tag/albania/",[233,234,235],"#cpr bari","#zonerosse","albania",{"post_content":237,"post_title":241,"tags":244},{"matched_tokens":238,"snippet":239,"value":240},[81,71],"Nelle scorse settimane \u003Cmark>nei\u003C/mark> \u003Cmark>CPR\u003C/mark> in Italia le persone recluse","Nelle scorse settimane \u003Cmark>nei\u003C/mark> \u003Cmark>CPR\u003C/mark> in Italia le persone recluse hanno resistito a diversi trasferimenti nel lager di Gjader in Albania. 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Chi ha raccontato quanto successo parla di trasferimenti verso l'Albania, anche se sappiamo dai media che questi trasferimenti sono avvenuti venerdì con poca trasparenza e con i giornali che riportavano ognunx ciò che voleva.\r\n\r\nDi tutto questo abbiamo parlato ai microfoni dell'informazione di radio blackout, con l'assemblea No carceri No \u003Cmark>cpr\u003C/mark> di Bari:\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/cpr-bari.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":242,"snippet":243,"value":243},[18],"No carcere No \u003Cmark>cpr\u003C/mark> No zone rosse BARI (e ovunque)",[245,248,250],{"matched_tokens":246,"snippet":247},[18],"#\u003Cmark>cpr\u003C/mark> bari",{"matched_tokens":249,"snippet":234},[],{"matched_tokens":251,"snippet":235},[],[253,255,257],{"field":93,"matched_tokens":254,"snippet":239,"value":240},[81,71],{"field":202,"matched_tokens":256,"snippet":243,"value":243},[18],{"field":36,"indices":258,"matched_tokens":259,"snippets":261},[48],[260],[18],[247],{"best_field_score":212,"best_field_weight":213,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":48,"score":214,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},{"document":264,"highlight":288,"highlights":308,"text_match":210,"text_match_info":317},{"cat_link":265,"category":266,"comment_count":48,"id":267,"is_sticky":48,"permalink":268,"post_author":51,"post_content":269,"post_date":270,"post_excerpt":54,"post_id":267,"post_modified":271,"post_thumbnail":272,"post_thumbnail_html":273,"post_title":274,"post_type":59,"sort_by_date":275,"tag_links":276,"tags":282},[45],[47],"56959","http://radioblackout.org/2020/01/gradisca-immigrato-ucciso-dalla-polizia/","Aggiornamenti al 28 gennaio. I testimoni del pestaggio e dell'agonia di Vakhtang sono stati deportati. I suoi compagni di cella sono stati rimpatriati in Egitto la notte successiva alla sua morte, nei giorni successivi è toccato ad altri tre.\r\nLa Questura ha dato il foglio di via da Gradisca a quattro esponenti dell'assemblea NO CPR NO Frontiere del Friuli e Venezia Giulia.\r\nIl 28 gennaio diversi quotidiani hanno diffuso anticipazioni sull'autopsia, che mirano a spostare la responsabilità della morte di Vakhtang dalla polizia ai gestori del CPR, la cooperativa EDECO di Padova.\r\nSi prospetta un rimpallo di responsabilità mirante a gettare nebbia su una vicenda sin troppo chiara, tanto chiara che i testimoni sono stati tutti deportati, nonostante una legge avrebbe consentito alla Procura di farli restare in Italia con un permesso per motivi di \"giustizia\".\r\nVakhtang era un uomo sano e robusto. Al CPR è stato pestato e sedato pesantemente. Vakhtang è stato ucciso dal CPR, è stato ucciso dallo Stato.\r\n\r\n“Vakhtang Enukidze è un morto di Stato – comunicato dopo l’autopsia\r\nIeri moltissimi mezzi d’informazione davano grande risalto alla notizia che sono escluse le percosse dalle cause della morte di Vakhtang Enukidze. Questo sulla base di indiscrezioni fatte trapelare da avvocati e medici prima degli esiti ufficiali dell’autopsia sul corpo. Si tratta degli stessi mezzi d’informazione che il 15 gennaio titolavano che la causa della morte era da imputare a una rissa tra detenuti. A detta dell’avvocato che sta seguendo il caso, l’autopsia ha rilevato che la causa della morte è stato un edema polmonare. Ma quali sono state le cause di quell’edema? Davvero non c’entrano niente le botte ricevute qualche giorno prima?\r\nNoi sappiamo, perché ce l’hanno detto i suoi compagni di prigionia rischiando di essere puniti e deportati, che Vakhtang è stato picchiato duramente, che ha battuto la testa nell’ultimo pestaggio e che è stato trascinato via per i piedi «come un animale». Sappiamo che ha chiesto aiuto «con la bava alla bocca» per più di un giorno, senza essere soccorso, per poi morire. Sappiamo, dalla testimonianza della sorella, che Vakhtang era stato sovraccaricato di medicine dal giorno del suo arrivo. Sappiamo che almeno cinque testimoni del pestaggio sono stati frettolosamente deportati nei loro Paesi d’origine nei giorni immediatamente successivi alla morte. Sappiamo che dentro il Cpr, dopo la morte di Vakhtang, è avvenuta un’operazione di “bonifica”: sono stati sequestrati i telefoni dei detenuti tramite i quali erano filtrate le prime testimonianze sul pestaggio di Vakhtang; sappiamo anche che dentro i Cpr le telecamere dei cellulari vengono sistematicamente distrutte all’entrata. Sappiamo che dentro i Cpr le violenze delle guardie sono quotidiane.\r\nSappiamo tutto questo, e per questo non accettiamo questa ultima versione riportata dai giornali, che non considera le circostanze della morte di Vakhtang. Se una persona muore mentre è nelle mani dello Stato, in un luogo già in sé violento e oppressivo, sedata da un sovraccarico di farmaci, dopo aver subito un pestaggio da parte delle cosiddette forze dell’ordine, dopo aver atteso i soccorsi per più di 24 ore, lo Stato e le guardie del Cpr sono responsabili di quella morte. A fronte dello sforzo mediatico per oscurare le circostanze della morte di Vakhtang e risolvere il caso appellandosi a un problema dell’apparato respiratorio, noi ripetiamo che Vakhtang è un morto di Stato.\r\nTuttavia, noi non siamo contro i Cpr perché sono strutture gestite male o perché i reclusi hanno pochi diritti, e nemmeno perché sono luoghi dove si può morire senza ricevere cure mediche, com’è successo a Vakhtang. Siamo contro i Cpr in sé, perché sono luoghi di morte anche quando non muore nessuno, perché fanno parte di un sistema massacrante che crea gerarchie tra le persone a seconda di dove sono nate.”\r\n\r\nL'assemblea No CPR, No frontiere ha lanciato una settimana di lotta contro i CPR e per Vakhtang dal 27 gennaio al 2 febbraio.\r\n\r\nA Torino ci sarà un presidio mercoledì 29 gennaio in via Po 16 alle 16,30.\r\n\r\nAscolta la diretta con Raffaele dell'Assemblea No CPR, No Frontiere:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020-01-28-gradisca-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAggiornamenti al 21 gennaio. Continuano le proteste e la lotta dei solidali dopo l’uccisione V. E., immigrato georgiano pestato a morte dalla polizia.\r\n\r\nDomenica 19 gennaio si è svolto a Gradisca un corteo terminato di fronte alla prigione per migranti. I reclusi hanno risposto con chiamate e incendiando qualche materasso.\r\nIl sito dell’assemblea contro CPR e Frontiere del Friuli Venezia Giulia, che ha pubblicato gli audio delle telefonate con i prigionieri, è stato oscurato per qualche ora, ma adesso è tornato visibile.\r\n\r\nSui media, sebbene si siano aperte crepe, continuano a passare le veline poliziesche su risse tra immigrati, smentite dai testimoni. Uno di loro, un ragazzo del Kossovo, è stato immediatamente rimpatriato.\r\nChiara la volontà di tappare la bocca a chi testimonia una verità scomoda. Il garante per i detenuti pare abbia ritenuto improbabile la tesi poliziesca della morte dopo una rissa tra reclusi, creando qualche imbarazzo tra i gestori del CPR.\r\nAvvocati solidali stanno seguendo il versante giudiziario della vicenda, mentre i solidali si preparano a nuove iniziative al CPR e in Regione.\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele dell’assemblea contro CPR e frontiere del Friuli Venezia Giulia.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020.01.21-09.00.00-raffaele.gradisca.mp3\"][/audio]\r\n\r\nEra nato in Georgia 37 anni fa.\r\nLa sua vita è finita alle prime ore del 18 gennaio.\r\nV. M. è stato ammazzato di botte dalla polizia. Era rinchiuso nel CPR di Gradisca d’Isonzo. Siamo sul confine orientale, dove approdano quelli che riescono ad entrare in Europa dalla rotta balcanica.\r\nIl CPR di Gradisca è gestito dalla cooperativa EDECO di Padova.\r\nLa fine di V.M. ce la raccontano i suoi compagni di prigionia.\r\n\r\nOtto poliziotti in tenuta antisommossa sono entrati nella sua cella e l’hanno accerchiato e picchiato. Lui è caduto, sbattendo la testa contro un muro. Mentre era a terra alcuni poliziotti gli hanno messo i piedi sul collo e sulla schiena, l’hanno ammanettato e portato via.\r\nPoi è morto. Forse già al CPR, forse poco dopo.\r\nLa sua morte non è stata comunicata ai compagni reclusi, che ne sono comunque venuti a conoscenza e confermano che V.M. ha subito violenze da parte delle forze dell’ordine.\r\nLe veline di polizia, immediatamente riprese dalle agenzie e dalla stampa dicono che sia morto in seguito ad una rissa con altri prigionieri.\r\nUn alibi preconfezionato dalla polizia per assolvere se stessa.\r\nIl prefetto, ossia il rappresentante del governo, ha negato il pestaggio, non dando credito alle testimonianze di chi ha assistito al pestaggio.\r\nNon ci stupiamo: nella storia della detenzione amministrativa non è la prima volta che capita. A Torino non abbiamo dimenticato la storia di Fathi e quella di Feisal.\r\nNel tardo pomeriggio del 18 gennaio, appena è filtrata la notizia dell’assassinio di V.M., un folto gruppo di solidali si è raccolto sotto al CPR per far sentire forte la solidarietà con i prigionieri.\r\n\r\nOggi – domenica 19 gennaio alle alle 14,30 - è stata lanciata una manifestazione al lager di Gradisca, dove a poco più di un mese dall’apertura, si sono susseguite proteste, rivolte ed evasioni, duramente represse dalla polizia che, ieri, ha ammazzato di botte un prigioniero, che non piegava la testa.\r\n\r\nl Cpr di Gradisca era stato aperto il 16 dicembre. Vi sono stati subito trasferiti alcuni senza carte, già rinchiusi nei Cpr di Torino e di Bari-Palese, dove da mesi in molti resistono alla propria reclusione e alle deportazioni.\r\nIl 17 dicembre, l'assemblea No Cpr ha fatto un presidio per lanciare un messaggio di solidarietà ai senza dcoumenti che vi venivano rinchiusi.\r\nMercoledì 18 dicembre Atif, che viveva nel Cara di Gradisca, proprio a fianco del Cpr, è morto annegato nell'Isonzo. Prima di lui, nell'Isonzo erano morti Taimur nel 2015, Zarzai nel 2016 e Sajid, qualche mese fa.\r\nDomenica 28 dicembre, la sindaca Linda Tomasinsig (Pd) ha scritto su facebook: \"Tutti sanno quale sia la mia posizione sul CPR: lo vorrei chiuso e basta. [...] Ma i mezzi con i quali manifestare questo forte, assoluto dissenso non possono contemplare il danneggiamento e la violenza. Perciò condanno in modo altrettanto forte il gesto di chi, presumo la notte tra giovedì e venerdì, ha lordato con lo spray i muri di un palazzo storico e di una attività commerciale a Gradisca.\" Il Partito democratico è da sempre favorevole ai Cpt e Cie, e i Cpr sono infatti un prodotto della legge Minniti-Orlando.\r\nDomenica 30 dicembre, alcune delle persone recluse a Gradisca hanno ingoiato lamette, palline da ping pong e sapone per essere portate in ospedale, fuori dal Cpr. Questi atti di autolesionismo sono forme di resistenza che le persone recluse hanno sempre praticato.\r\nLa notte di capodanno Ahmad, un giovane algerino, è scivolato in un burrone sul Carso, a pochi metri dal confine. É morto sotto gli occhi della moglie e di un amico. Chi, come loro, arriva in Italia attraverso quella o altre rotte rischia poi, se non può regolarizzare la sua condizione, di finire in un Cpr.\r\n\r\nDue sezioni del Cpr di Gradisca sono al momento piene. La terza non è agibile per un problema al riscaldamento. A pieno regime, il Cpr di Gradisca conta 150 posti.\r\nIn Italia, stanno aprendo nuovi Cpr. Dopo quello di Gradisca, è stata annunciata l'apertura di quello di Macomer in Sardegna e di quello di Milano.\r\n\r\nSabato 11 gennaio un corteo ha raggiunto il Cpr di Gradisca, riuscendo a mettersi in contatto telefonico con i reclusi. Dal vicino CARA diversi richiedenti asilo si sono uniti alla protesta.\r\nNella notte tra l’11 e il 12 gennaio, i militari sono entrati nelle celle del CPR di Gradisca, hanno picchiato ed hanno preso le sim card di alcune delle persone con cui i manifestanti erano riusciti a parlare durante la manifestazione.\r\nDomenica 12 gennaio tra le 14 e le 16 c’è stata una rivolta, nell’ala più vicina alla strada dove ci sono cinque celle da sei persone ciascuna. I prigionieri sono riusciti a rompere i vetri, a staccare i letti a raggiungere il muro: in otto lo hanno saltato, provando a riprendersi la libertà. Tre sono stati subito riacciuffati, riportati al centro e pestati, altri cinque sono riusciti a scappare, tra di loro alcuni ragazzi molto giovani. Uno dei tre 3 presi subito è stato portato in ospedale, un altro sta male. Lunedì 13 gennaio un ragazzo marocchino ha tentato di suicidarsi ed è stato fermato dagli altri. Lo stesso giorno sono stati dati alle fiamme molti materassi per riscaldarsi: la polizia ha sparato gli estintori dentro le celle.\r\nSabato 18 muore ammazzato di botte V. M. Il CPR era aperto da un mese.\r\n\r\nUno dei reclusi che hanno raccontato quanto accaduto nel CPR ha detto: “V. é morto per niente. Aveva accettato di essere deportato in Georgia. Ora il suo corpo è in una cella frigorifera. Oggi è toccato a lui, domani potrebbe toccare a chiunque di noi. Bisogna far sapere a tutti quello che è successo.”\r\n\r\nUn messaggio inviato alla radio riferisce di una scritta comparsa nella serata di sabato 18 gennaio sul portone dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino.\r\n\r\nAscolta lo speciale realizzato dall’info di Blackout domenica 19 gennaio con l’intervista a Raffaele dell’Assemblea No CPR No Frontiere del Friuli Venezia Giulia:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020-01-19-speciale-Gradisca.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAscolta la testimonianza di un recluso del CPR di Gradisca sull’assassinio di V. M.:\r\n\r\nhttps://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2020/01/19/testimonianze-sappiamo-chi-e-stato/\r\n\r\nRiportiamo un sunto del suo racconto:\r\nDi seguito un sunto pubblicato sul sito dell’assemblea No CPR No Frontiere del Friuli Venezia Giulia:\r\n\r\n“È inizio settimana, V. non trova il telefono, non vuole tornare in cella, resiste, viene picchiato finché non ne può più. Viene buttato in cella, nella rabbia prende un ferro in mano e si fa male allo stomaco. Dopo viene portato in infermeria, non più di una ventina di minuti, torna e si mette a dormire, forse per i farmaci. Raccontano che il suo corpo era rosso dai lividi.\r\nIl giorno dopo si sveglia, aveva accettato di essere estradato e riportato in Georgia, i compagni di prigionia dicono che gli fosse stato detto di fare le valigie per partire. Alle 20 però torna.\r\nSta presumibilmente due giorni nel CPR, sta male, per le manganellate e per il colpo nello stomaco, chiede aiuto senza essere soccorso.\r\nAllora comincia a gridare, arriva la polizia che chiede a un suo compagno di cella di collaborare passandogli fuori un ferro. Quando V. lo vede aiutarli si arrabbia e i due iniziano a litigare, allora la polizia entra e in otto accerchiano V., iniziano a picchiarlo a sangue, si buttano su di lui con forza finché non sbatte la testa contro il muro.\r\nLo bloccano con i piedi, sul collo e sulla schiena, lo ammanettano e lo portano via. “Lo stavano tirando con le manette come un cane, non puoi neanche capire, questo davanti a noi tutti” ci ha spiegato un altro suo compagno recluso.\r\nNon dicono più niente a nessuno, raccontano agli altri detenuti che lo stanno processando. Poi ieri qualcuno origlia una conversazione e scopre che è morto. I compagni avvisano la moglie a casa, lei chiama il CPR e nessuno le risponde.\r\nV. è stato ammazzato di botte dalle guardie del CPR”\r\n\r\nA questo link tutti gli aggiornamenti:\r\nhttps://nofrontierefvg.noblogs.org/","28 Gennaio 2020","2020-01-29 12:10:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/gradisca-3-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"159\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/gradisca-3-300x159.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/gradisca-3-300x159.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/gradisca-3-1024x542.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/gradisca-3-768x407.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/gradisca-3.jpg 1536w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Vakhtang, omicidio di Stato. 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Siamo sul confine orientale, dove approdano quelli che riescono ad entrare in Europa dalla rotta balcanica.\r\nIl \u003Cmark>CPR\u003C/mark> di Gradisca è gestito dalla cooperativa EDECO di Padova.\r\nLa fine di V.M. ce la raccontano i suoi compagni di prigionia.\r\n\r\nOtto poliziotti in tenuta antisommossa sono entrati nella sua cella e l’hanno accerchiato e picchiato. Lui è caduto, sbattendo la testa contro un muro. Mentre era a terra alcuni poliziotti gli hanno messo i piedi sul collo e sulla schiena, l’hanno ammanettato e portato via.\r\nPoi è morto. Forse già al \u003Cmark>CPR\u003C/mark>, forse poco dopo.\r\nLa sua morte non è stata comunicata ai compagni reclusi, che ne sono comunque venuti a conoscenza e confermano che V.M. ha subito violenze da parte delle forze dell’ordine.\r\nLe veline di polizia, immediatamente riprese dalle agenzie e dalla stampa dicono che sia morto in seguito ad una rissa con altri prigionieri.\r\nUn alibi preconfezionato dalla polizia per assolvere se stessa.\r\nIl prefetto, ossia il rappresentante del governo, ha negato il pestaggio, non dando credito alle testimonianze di chi ha assistito al pestaggio.\r\nNon ci stupiamo: nella storia della detenzione amministrativa non è la prima volta che capita. A Torino non abbiamo dimenticato la storia di Fathi e quella di Feisal.\r\nNel tardo pomeriggio del 18 gennaio, appena è filtrata la notizia dell’assassinio di V.M., un folto gruppo di solidali si è raccolto sotto al \u003Cmark>CPR\u003C/mark> per far sentire forte la solidarietà con i prigionieri.\r\n\r\nOggi – domenica 19 gennaio alle alle 14,30 - è stata lanciata una manifestazione al lager di Gradisca, dove a poco più di un mese dall’apertura, si sono susseguite proteste, rivolte ed evasioni, duramente represse dalla polizia che, ieri, ha ammazzato di botte un prigioniero, che non piegava la testa.\r\n\r\nl \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Gradisca era stato aperto il 16 dicembre. Vi sono stati subito trasferiti alcuni senza carte, già rinchiusi \u003Cmark>nei\u003C/mark> \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Torino e di Bari-Palese, dove da mesi in molti resistono alla propria reclusione e alle deportazioni.\r\nIl 17 dicembre, l'assemblea No \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> ha fatto un presidio per lanciare un messaggio di solidarietà ai senza dcoumenti che vi venivano rinchiusi.\r\nMercoledì 18 dicembre Atif, che viveva nel Cara di Gradisca, proprio a fianco del \u003Cmark>Cpr\u003C/mark>, è morto annegato nell'Isonzo. Prima di lui, nell'Isonzo erano morti Taimur nel 2015, Zarzai nel 2016 e Sajid, qualche mese fa.\r\nDomenica 28 dicembre, la sindaca Linda Tomasinsig (Pd) ha scritto su facebook: \"Tutti sanno quale sia la mia posizione sul \u003Cmark>CPR\u003C/mark>: lo vorrei chiuso e basta. [...] Ma i mezzi con i quali manifestare questo forte, assoluto dissenso non possono contemplare il danneggiamento e la violenza. Perciò condanno in modo altrettanto forte il gesto di chi, presumo la notte tra giovedì e venerdì, ha lordato con lo spray i muri di un palazzo storico e di una attività commerciale a Gradisca.\" Il Partito democratico è da sempre favorevole ai Cpt e Cie, e i \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> sono infatti un prodotto della legge Minniti-Orlando.\r\nDomenica 30 dicembre, alcune delle persone recluse a Gradisca hanno ingoiato lamette, palline da ping pong e sapone per essere portate in ospedale, fuori dal \u003Cmark>Cpr\u003C/mark>. Questi atti di autolesionismo sono forme di resistenza che le persone recluse hanno sempre praticato.\r\nLa notte di capodanno Ahmad, un giovane algerino, è scivolato in un burrone sul Carso, a pochi metri dal confine. É morto sotto gli occhi della moglie e di un amico. Chi, come loro, arriva in Italia attraverso quella o altre rotte rischia poi, se non può regolarizzare la sua condizione, di finire in un \u003Cmark>Cpr\u003C/mark>.\r\n\r\nDue sezioni del \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Gradisca sono al momento piene. La terza non è agibile per un problema al riscaldamento. A pieno regime, il \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Gradisca conta 150 posti.\r\nIn Italia, stanno aprendo nuovi \u003Cmark>Cpr\u003C/mark>. Dopo quello di Gradisca, è stata annunciata l'apertura di quello di Macomer in Sardegna e di quello di Milano.\r\n\r\nSabato 11 gennaio un corteo ha raggiunto il \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Gradisca, riuscendo a mettersi in contatto telefonico con i reclusi. Dal vicino CARA diversi richiedenti asilo si sono uniti alla protesta.\r\nNella notte tra l’11 e il 12 gennaio, i militari sono entrati nelle celle del \u003Cmark>CPR\u003C/mark> di Gradisca, hanno picchiato ed hanno preso le sim card di alcune delle persone con cui i manifestanti erano riusciti a parlare durante la manifestazione.\r\nDomenica 12 gennaio tra le 14 e le 16 c’è stata una \u003Cmark>rivolta\u003C/mark>, nell’ala più vicina alla strada dove ci sono cinque celle da sei persone ciascuna. I prigionieri sono riusciti a rompere i vetri, a staccare i letti a raggiungere il muro: in otto lo hanno saltato, provando a riprendersi la libertà. Tre sono stati subito riacciuffati, riportati al centro e pestati, altri cinque sono riusciti a scappare, tra di loro alcuni ragazzi molto giovani. Uno dei tre 3 presi subito è stato portato in ospedale, un altro sta male. Lunedì 13 gennaio un ragazzo marocchino ha tentato di suicidarsi ed è stato fermato dagli altri. Lo stesso giorno sono stati dati alle fiamme molti materassi per riscaldarsi: la polizia ha sparato gli estintori dentro le celle.\r\nSabato 18 muore ammazzato di botte V. M. Il \u003Cmark>CPR\u003C/mark> era aperto da un mese.\r\n\r\nUno dei reclusi che hanno raccontato quanto accaduto nel \u003Cmark>CPR\u003C/mark> ha detto: “V. é morto per niente. Aveva accettato di essere deportato in Georgia. Ora il suo corpo è in una cella frigorifera. Oggi è toccato a lui, domani potrebbe toccare a chiunque di noi. Bisogna far sapere a tutti quello che è successo.”\r\n\r\nUn messaggio inviato alla radio riferisce di una scritta comparsa nella serata di sabato 18 gennaio sul portone dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino.\r\n\r\nAscolta lo speciale realizzato dall’info di Blackout domenica 19 gennaio con l’intervista a Raffaele dell’Assemblea No \u003Cmark>CPR\u003C/mark> No Frontiere del Friuli Venezia Giulia:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020-01-19-speciale-Gradisca.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAscolta la testimonianza di un recluso del \u003Cmark>CPR\u003C/mark> di Gradisca sull’assassinio di V. M.:\r\n\r\nhttps://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2020/01/19/testimonianze-sappiamo-chi-e-stato/\r\n\r\nRiportiamo un sunto del suo racconto:\r\nDi seguito un sunto pubblicato sul sito dell’assemblea No \u003Cmark>CPR\u003C/mark> No Frontiere del Friuli Venezia Giulia:\r\n\r\n“È inizio settimana, V. non trova il telefono, non vuole tornare in cella, resiste, viene picchiato finché non ne può più. Viene buttato in cella, nella rabbia prende un ferro in mano e si fa male allo stomaco. Dopo viene portato in infermeria, non più di una ventina di minuti, torna e si mette a dormire, forse per i farmaci. Raccontano che il suo corpo era rosso dai lividi.\r\nIl giorno dopo si sveglia, aveva accettato di essere estradato e riportato in Georgia, i compagni di prigionia dicono che gli fosse stato detto di fare le valigie per partire. Alle 20 però torna.\r\nSta presumibilmente due giorni nel \u003Cmark>CPR\u003C/mark>, sta male, per le manganellate e per il colpo nello stomaco, chiede aiuto senza essere soccorso.\r\nAllora comincia a gridare, arriva la polizia che chiede a un suo compagno di cella di collaborare passandogli fuori un ferro. Quando V. lo vede aiutarli si arrabbia e i due iniziano a litigare, allora la polizia entra e in otto accerchiano V., iniziano a picchiarlo a sangue, si buttano su di lui con forza finché non sbatte la testa contro il muro.\r\nLo bloccano con i piedi, sul collo e sulla schiena, lo ammanettano e lo portano via. “Lo stavano tirando con le manette come un cane, non puoi neanche capire, questo davanti a noi tutti” ci ha spiegato un altro suo compagno recluso.\r\nNon dicono più niente a nessuno, raccontano agli altri detenuti che lo stanno processando. Poi ieri qualcuno origlia una conversazione e scopre che è morto. 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Davanti alle mura decine di mezzi dell'antisommossa, di vigili, volanti di ogni risma; da dentro colonne di fumo verso il cielo a mischiare l'odore di bruciato a quello acido dei lacrimogeni.\r\n\r\nLe forze dell'ordine sono manco a dirlo arrivate tempestivamente a cercare di sedare gli animi, ma è facile ipotizzare non sia stato immediato il loro sporco lavoro a questo giro. Le testimonianze che trapelano dalle comunicazioni telefoniche, sempre più difficili ma continue tra detenuti e solidali, descrivono una rivolta avanzata in maniera generalizzata, una rabbia montante che ha portato ad appiccare il fuoco in tutte le aree, tant'è che si ipotizza che delle quattro attive solo la verde sia rimasta completamente agibile. Supposizioni a caldo, certamente, ma le speranze di un danneggiamento sostanziale nella capienza del centro potrebbero essere a questo punto molto realistiche. I rivoltosi infatti, dopo la vendetta del manganello e le vessazioni attraverso cui le guardie hanno cercato di ristabilire nella notte il loro misero potere, sono stati lasciati a dormire all'addiaccio o nelle salette comuni delle aree, segno questo di una situazione veramente scappata di mano e non gestibile nell'immediato. Nell'attesa di informazioni più certe, si è venuto a sapere nelle ultime ore che alcuni detenuti sono stati rilasciati, qualcuno è stato deportato. Che siano segnali anche questi ultimi di un centro, quello torinese, di nuovo a pezzi?\r\n\r\nIntanto anche il Cpr di Milano in via Corelli, riaperto nel 2020 dopo essere stato distrutto dai reclusi e chiuso nel dicembre del 2013, è andato in fiamme nella serata di domenica. I pennivendoli lombardi parlano di danneggiamenti ingenti per mano di quaranta sediziosi, parole di carta che in ogni caso fanno trapelare che anche lì c'è stato un momento di rabbia generalizzata, anche perché in questo momento a Corelli sono solo tre le aree attive (due sono in ristrutturazione), per un totale ridotto di 70 posti.\r\n\r\nI Cpr funzionanti sono all'oggi dieci: Torino, Gradisca d’Isonzo, Milano, Ponte Galeria-Roma, Palese-Bari, Restinco-Brindisi, Palazzo S. Gervasio, Pian del Lago-Caltanissetta, Milo-Trapani, Macomer, per un totale di circa 1300 posti di reclusione.\r\n\r\nChissà che nei prossimi giorni la conta non risulti essere molto diversa, proprio grazie a un coraggio che non smette mai di stupire, quello di chi continua a dare esempi radicali di libertà.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/maceriecpr6febbraio23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","6 Febbraio 2023","2023-02-07 01:12:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/thumbnail_image-200x110.png","Macerie su Macerie - podcast 6/02/2023 - Rivolta nei Cpr di Torino e Milano","podcast",1675724612,[],[],{"post_content":437,"post_title":441},{"matched_tokens":438,"snippet":439,"value":440},[291],"Sabato sera nel \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> torinese e ventiquattro ore dopo","Sabato sera nel \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> torinese e ventiquattro ore dopo in quello milanese è scoppiata la \u003Cmark>rivolta\u003C/mark>.\r\n\r\nIn c.so Brunelleschi sono accorsi subito diversi solidali a far sentire la propria presenza ai reclusi in lotta. Davanti alle mura decine di mezzi dell'antisommossa, di vigili, volanti di ogni risma; da dentro colonne di fumo verso il cielo a mischiare l'odore di bruciato a quello acido dei lacrimogeni.\r\n\r\nLe forze dell'ordine sono manco a dirlo arrivate tempestivamente a cercare di sedare gli animi, ma è facile ipotizzare non sia stato immediato il loro sporco lavoro a questo giro. Le testimonianze che trapelano dalle comunicazioni telefoniche, sempre più difficili ma continue tra detenuti e solidali, descrivono una \u003Cmark>rivolta\u003C/mark> avanzata in maniera generalizzata, una rabbia montante che ha portato ad appiccare il fuoco in tutte le aree, tant'è che si ipotizza che delle quattro attive solo la verde sia rimasta completamente agibile. Supposizioni a caldo, certamente, ma le speranze di un danneggiamento sostanziale nella capienza del centro potrebbero essere a questo punto molto realistiche. I rivoltosi infatti, dopo la vendetta del manganello e le vessazioni attraverso cui le guardie hanno cercato di ristabilire nella notte il loro misero potere, sono stati lasciati a dormire all'addiaccio o nelle salette comuni delle aree, segno questo di una situazione veramente scappata di mano e non gestibile nell'immediato. Nell'attesa di informazioni più certe, si è venuto a sapere nelle ultime ore che alcuni detenuti sono stati rilasciati, qualcuno è stato deportato. Che siano segnali anche questi ultimi di un centro, quello torinese, di nuovo a pezzi?\r\n\r\nIntanto anche il \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Milano in via Corelli, riaperto nel 2020 dopo essere stato distrutto dai reclusi e chiuso nel dicembre del 2013, è andato in fiamme nella serata di domenica. I pennivendoli lombardi parlano di danneggiamenti ingenti per mano di quaranta sediziosi, parole di carta che in ogni caso fanno trapelare che anche lì c'è stato un momento di rabbia generalizzata, anche perché in questo momento a Corelli sono solo tre le aree attive (due sono in ristrutturazione), per un totale ridotto di 70 posti.\r\n\r\nI \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> funzionanti sono all'oggi dieci: Torino, Gradisca d’Isonzo, Milano, Ponte Galeria-Roma, Palese-Bari, Restinco-Brindisi, Palazzo S. Gervasio, Pian del Lago-Caltanissetta, Milo-Trapani, Macomer, per un totale di circa 1300 posti di reclusione.\r\n\r\nChissà che \u003Cmark>nei\u003C/mark> prossimi giorni la conta non risulti essere molto diversa, proprio grazie a un coraggio che non smette mai di stupire, quello di chi continua a dare esempi radicali di libertà.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/maceriecpr6febbraio23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":442,"snippet":444,"value":444},[443,81,291],"Rivolta","Macerie su Macerie - podcast 6/02/2023 - \u003Cmark>Rivolta\u003C/mark> \u003Cmark>nei\u003C/mark> \u003Cmark>Cpr\u003C/mark> di Torino e Milano",[446,448],{"field":202,"matched_tokens":447,"snippet":444,"value":444},[443,81,291],{"field":93,"matched_tokens":449,"snippet":439,"value":440},[291],1736172819517014000,{"best_field_score":452,"best_field_weight":453,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":454,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},"3315704397824",15,"1736172819517014138",{"document":456,"highlight":471,"highlights":486,"text_match":498,"text_match_info":499},{"comment_count":48,"id":457,"is_sticky":48,"permalink":458,"podcastfilter":459,"post_author":460,"post_content":461,"post_date":462,"post_excerpt":54,"post_id":457,"post_modified":463,"post_thumbnail":464,"post_title":465,"post_type":432,"sort_by_date":466,"tag_links":467,"tags":469},"98574","http://radioblackout.org/podcast/racconti-dai-cpr-pugliesi-di-bari-e-brindisi/",[383],"harraga","Nella notte tra l’1 e il 2 maggio, nel CPR di Brindisi-Restinco, muore Abel Okubor, cittadino nigeriano. Le cause della sua morte restano incerte, ma i suoi compagni di prigionia raccontano di una lunga agonia e di un colpevole ritardo nei soccorsi. L’ennesimo morto nei lager di stato per persone immigrate ha riportato sui media mainstream il discorso su come finiscono le persone nei CPR; sebbene, come sempre, colpevolmente omettendo la relazione tra i CPR e lo sfruttamento sul lavoro, le leggi immigrazione e il razzismo sistemico. Secondo i giornali infatti, Abel infatti sarebbe stato recluso per un “cavillo burocratico”, in quanto il suo precedente legale era morto mentre stava depositando il ricorso dopo il diniego della Commissione territoriale alla richiesta di asilo, e così il suo permesso di soggiorno era scaduto. “Non aveva commesso alcun reato, lavorava come bracciante e aveva un datore di lavoro disponibile ad assumerlo”. \r\nIn questo primo approfondimento, insieme ad alcunx compagnx che ci hanno raggiunto dalla Puglia, proviamo a tracciare i collegamenti tra lo sfruttamento nelle campagne del Foggiano, dove Abel lavorava, la marginalizzazione e la precarietà lavorativa, abitativa e legale a cui sono costretti lavoratori e lavoratrici delle campagne e i meccanismi di criminalizzazione e repressione delle persone immigrate e delle lotte bracciantili della questura di Foggia, come le deportazioni verso i paesi dell’Africa Occidentale sempre più frequenti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/harraga-puglia-9.5-parte-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella seconda parte dell’approfondimento, lx compagnx pugliesi ci hanno raccontato degli ultimi episodi di rivolta, scioperi, resistenze nei CPR di Bari e di Brindisi, e del ruolo di questi due centri nel riempimento del CPR albanese di Gjader, attraverso trasferimenti verso altri centri della penisola, riempimenti mirati, spostamenti per e dall’Albania di persone che vengono pluritraumatizzate dalla macchina della tortura razzista di Stato. 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Nel silenzio generale e nei meandri di una violenza sistemica e sistematica - scientificamente calcolata nella sua brutalità - non sta a noi contare i cadaveri accatastati tra i corridoi di un CPR o sul fondo sabbioso del mare.\r\n\r\nA noi resta solo da dire che la macchina del razzismo uccide e che non si può star fermi a guardare lo svolgersi di questo spettacolo.\r\n\r\nAi microfoni di Harraga – trasmissione contro CPR e frontiere in onda su Radio Blackout – cogliamo l’occasione di una diretta con un compagno siciliano per tenerci aggiornati su ciò che succede dentro e fuori il CPR di Trapani Milo.\r\nNel farlo, emerge un’altra storia: quella di Rabi – giovane ragazzo tunisino ucciso dalla violenza della deportazione – morto suicida in carcere prima di essere trascinato coattamente dentro un aereo.\r\nLe deportazioni avvengono dai CPR, dalle camere di sicurezza, dalle galere o possono darsi nella veloce brutalità burocratica di un giorno.\r\n\r\nI CPR uccidono. Le galere uccidono. 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Affermarlo serve solo a ribadire l’ovvio: il nostro posto è al fianco di chi resiste, si ribella e si \u003Cmark>rivolta\u003C/mark>.\r\nSperando di vedere giorni di libertà e vendetta.\r\nAscolta qui la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/harraga_trapani_11042025.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":560,"snippet":561,"value":561},[71],"Dal profondo: sul \u003Cmark>CPR\u003C/mark> di Trapani Milo",[563,565,567,569],{"matched_tokens":564,"snippet":403,"value":403},[],{"matched_tokens":566,"snippet":121,"value":121},[],{"matched_tokens":568,"snippet":352,"value":352},[18],{"matched_tokens":570,"snippet":405,"value":405},[],[572,574,580],{"field":93,"matched_tokens":573,"snippet":557,"value":558},[81,71],{"field":36,"indices":575,"matched_tokens":576,"snippets":578,"values":579},[17],[577],[18],[352],[352],{"field":202,"matched_tokens":581,"snippet":561,"value":561},[71],{"best_field_score":212,"best_field_weight":213,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":48,"score":214,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},{"document":584,"highlight":598,"highlights":611,"text_match":210,"text_match_info":622},{"comment_count":48,"id":585,"is_sticky":48,"permalink":586,"podcastfilter":587,"post_author":460,"post_content":588,"post_date":589,"post_excerpt":54,"post_id":585,"post_modified":590,"post_thumbnail":591,"post_title":592,"post_type":432,"sort_by_date":593,"tag_links":594,"tags":596},"94550","http://radioblackout.org/podcast/di-frontiere-e-cpr-sulla-morte-di-moussa-balde-e-ousmane-sylla-con-aggiornamenti-dalla-frontiera-ligure/",[383],"Il 12 Febbraio 2024 inizierà – a Torino - il processo in merito ai fatti che condussero Moussa Balde a suicidarsi all’interno dell’area di isolamento “sanitario” del CPR di Corso Brunelleschi, durante la primavera del 2021. Gli/le imputatx del processo in questione saranno Annalisa Spataro, la direttrice del tempo per conto di GEPSA - multinazionale della detenzione che per anni ha lucrato sul centro di Corso Brunelleschi – e il medico Fulvio Pitanti che destinò Moussa al confinamento sanitario.Ma – come sempre succede – lo Stato torturatore e assassino ri-assolve sé stesso e le proprie leggi razziste in un palcoscenico fittizio. Mentre processa due dei tanti tasselli della macchina di morte, riapre proprio quel CPR in cui Moussa fu – come tanti altri – rinchiuso, torturato e sottoposto a ogni sorta di violenza e manipolazione sistemica.\r\nChi sono i colpevoli di tutto questo lo sappiamo già e nessun tribunale lo dovrà scoprire: è la lunga lista di responsabili e complici di un sistematico impianto razzista e classista che sfrutta sul lavoro, tortura nei CPR e deporta coattamente negli aerei di linea e nei charter.Sappiamo anche bene che la Storia ci ha insegnato che solo il fuoco dei ribelli, la rabbia di chi subisce quella violenza, chiude i CPR, da dentro e con la lotta.\r\nNel Febbraio 2023 il fuoco della rivolta ha illuminato le notti fredde di un qualsiasi inverno torinese e - a due anni da quelle settimane di coraggio - la controparte riaffila le sue lame e tenta la riapertura di Corso Brunelleschi, mentre costruisce la pantomima del “giudizio” sui supposti “unici” responsabili di una delle tanti morti di Stato.\r\nTra i vari morti di CPR e di razzismo c’è Ousmane Sylla, morto il 4 Febbraio 2024, pochi giorni dopo che il coraggio dei reclusi aveva distrutto il CPR punitivo di Trapani Milo. Ousamane veniva dallo stesso paese della Guinea di Moussa Balde. A Ponte Galeria – il lager in cui si tolse la vita - arrivò a seguito di un trasferimento dopo le rivolte di uno dei CPR siciliani. Sappiamo bene cosa sono i trasferimenti dopo la lotta: sono la punizione coercitiva, umiliante e violenta, sono la vendetta dello Stato contro chi si ribella.\r\nOusmane e Moussa sono due tra i tanti morti di Stato, silenziati e invisibilizzati. Le loro storie incontrano il dispositivo della frontiera, i fascisti aggressori nelle strade, i reparti antisommossa a sedare le rivolte nei CPR, le leggi clandestinizzanti che impediscono l’accesso al permesso di soggiorno, la retorica razzista diffusa, le prigioni, i lager, gli psicofarmaci coatti e il vuoto umano e politico attorno. 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