","Tunisia, dieci anni dopo la Rivoluzione i giovanissimi in piazza","post",1611153285,[66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/arresti/","http://radioblackout.org/tag/proteste/","http://radioblackout.org/tag/rivoluzione/","http://radioblackout.org/tag/scontri/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[72,73,74,75,20],"arresti","proteste","rivoluzione","scontri",{"post_content":77,"post_title":82,"tags":85},{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":81},[79],"Rivoluzione","14 gennaio - decimo anniversario della \u003Cmark>Rivoluzione\u003C/mark> - è stato letto come un","Il lockdown decretato il 14 gennaio - decimo anniversario della \u003Cmark>Rivoluzione\u003C/mark> - è stato letto come un lockdown politico e, in più, è durato solo 4 giorni. Questa misura è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché si aggiunge a tutti i problemi economici e sociali del paese e ha portato soprattutto i giovani a scendere in piazza. 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Per quanto riguarda i numeri a favore dell’abrogazione delle leggi si sono espressi 361 deputati su 450.\r\n\r\nSempre nella mattinata di oggi 29 gennaio si è dimesso il primo ministro Azarov. Le motivazioni sono state affidate a una nota breve ufficiale nella quale spiega che la decisione è volta “ favorire il raggiungimenti di un compromesso socio politico”.\r\n\r\nI primi passi indietro del presidente Ianukovich si erano comunque registrati già ieri, quando ha proposto un’amnistia per i manifestanti antigovernativi arrestati. Condizione indispensabile però era che venissero lasciati i palazzi del potere occupati nei giorni scorsi.\r\n\r\nIn attesa di capire gli sviluppi di queste ultime scelte politiche, quello che si può affermare con certezza è che le questioni profonde che hanno segnato e segnano il paese rimangono irrisolte. 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Vedremo come i manifestanti accoglieranno il tentativo di normalizzazione in atto ma ricordiamoci che sinora l'esercito non è entrato in gioco e quella potrebbe essere la vera svolta nel caso le ragioni della protesta non rientrassero.\r\n\r\nAscolta la diretta con Danilo Elia dell'Osservatorio Balcani-Caucaso\r\n\r\nDanilo","28 Gennaio 2014","2014-02-03 11:26:49","L'Ucraina a una svolta?",1390914973,[128,129,68,130],"http://radioblackout.org/tag/kiev/","http://radioblackout.org/tag/rivolte/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[132,133,74,134],"kiev","rivolte","Ucraina",{"post_content":136,"tags":140},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[74],"a tutti gli effetti una \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark>, purtroppo caratterizzata dalla presenza di","Governo Ucraino dimissionario e abrogate in una sessione straordinaria del parlamento, le liberticide leggi anti-protesta approvate lo scorso 16 gennaio e che hanno dato il via all’inasprimento della crisi politica, con gli scontri che hanno infuocato e insanguinato il paese nell’ultima settimana. 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Quella di ieri è stata dunque la giornata dell'ultimo saluto al rivoluzionario, prima che le sue ceneri viaggino per tutta l’isola con una carovana che toccherà 12 delle 15 province cubane, per approdare infine a Santiago, dove domenica 4 dicembre si terranno i funerali.\r\n\r\n \r\n\r\nAlla cerimonia di ieri ha partecipato più di un milione di persone, che da plaza de la Revolucion hanno seguito la lunga sequenza di interventi dei capi di stato di paesi storicamente vicini a Cuba, che hanno raggiunto l'isola per ricordare Fidel Castro. Erano presenti i presidenti di molti stati dell'America Latina, oltre che da Asia e Africa. Unico alto rappresentante europeo il primo ministro greco Alexis Tsipras.\r\n\r\n \r\n\r\nA chiudere la cerimonia l'intervento di Raul Castro, fratello di Fidel e presidente di Cuba, che ha ricordato gli appuntamenti di tutta la settimana dedicati al ricordo di Fidel.\r\n\r\n \r\n\r\nDa Cuba abbiamo ricevuto alcune corrispondenze con Gimmi, un compagno italiano che si trova in Messico per ragioni di studio e che in questi giorni - assieme ad altri due freelance latinoamericanisti - ha deciso di raggiungere Cuba per seguire le celebrazioni legate alla morte di Fidel Castro. I tre stanno tenendo un diario di viaggio di cui potete leggere la prima puntata qui.\r\n\r\n \r\n\r\nUn racconto della giornata di ieri con Gimmi:\r\n\r\nGimmi_Cuba\r\n\r\n \r\n\r\nUn'intervista a due ragazzi angolani che si trovano a Cuba per un programma di studio tra i due paesi:\r\n\r\nCuba_Angola\r\n\r\n \r\n\r\nUn'intervista a due ragazzi palestinesi studenti a Cuba:\r\n\r\nCuba_Palestina\r\n\r\n ","30 Novembre 2016","2016-12-03 01:56:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/cuba1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"189\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/cuba1-300x189.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/cuba1-300x189.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/cuba1-768x484.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/cuba1.jpg 990w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Corrispondenze da Cuba nel giorno dell'addio a Fidel",1480503083,[173,174,175,68],"http://radioblackout.org/tag/cuba/","http://radioblackout.org/tag/fidel-castro/","http://radioblackout.org/tag/lavana/",[177,178,179,74],"cuba","fidel castro","l'avana",{"tags":181},[182,184,186,188],{"matched_tokens":183,"snippet":177},[],{"matched_tokens":185,"snippet":178},[],{"matched_tokens":187,"snippet":179},[],{"matched_tokens":189,"snippet":92},[74],[191],{"field":40,"indices":192,"matched_tokens":193,"snippets":195},[113],[194],[74],[92],{"best_field_score":112,"best_field_weight":22,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":52,"score":197,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":52},"578730123365711977",{"document":199,"highlight":215,"highlights":223,"text_match":110,"text_match_info":229},{"cat_link":200,"category":201,"comment_count":52,"id":202,"is_sticky":52,"permalink":203,"post_author":55,"post_content":204,"post_date":205,"post_excerpt":58,"post_id":202,"post_modified":206,"post_thumbnail":207,"post_thumbnail_html":208,"post_title":209,"post_type":63,"sort_by_date":210,"tag_links":211,"tags":213},[49],[51],"14131","http://radioblackout.org/2013/03/aggiornamenti-dalla-tunisia/","Cosa sta succedendo in queste settimane in Tunisia dopo l'assassinio di Chokri Belaid? 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Carcere e, ora, domiciliari.\r\nCon lui abbiamo ripercorso la sua vicenda personale e abbiamo fatto il punto sulla situazione in Siria, in bilico tra guerra e rivoluzione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-27-pachino-siria.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il comunicato scritto da Paolo, dopo il suo ritorno.\r\n“A Marzo ho deciso di sottrarmi all’obbligo di firma per tornare in Siria, per questo dopo qualche mese e stato emesso un mandato di arresto dalla procura di Torino .\r\nDopo più 6 mesi in Siria, rieccomi di nuovo qui, in Europa e in Italia.\r\nRitornare non è facile, non sono scelte che si prendono in poche ore o in qualche giorno.\r\nSono partito per la Siria a Marzo, avevo deciso di violare le misure cautelari che mi erano state imposte a inizio febbraio del 2018. Firmavo quotidianamente nella caserma dei carabinieri di Grugliasco e non potevo nemmeno vivere o passare da Torino, dove risiedo e in cui per anni ho lottato e sostenuto lotte, al fianco degli oppressi e contro gli oppressori.\r\nIl mio viaggio, programmato da mesi, non volevo rinviarlo per delle semplici misure cautelari, volevo ritornare in Siria per la 3^ volta e unirmi allo Ypg.\r\nPer questo dopo tanti giri, sono riuscito ad arrivare in Siria.\r\nEro consapevole anche delle conseguenze che questa scelta avrebbe potuto portare, infatti dopo qualche mese, le misura cautelare è stata aggravata, ed è stato emesso un mandato di arresto dalla procura di Torino.\r\nSono stati 6 mesi belli, coinvolgenti e pieni di gioia, ma anche duri e difficili. Si sa la rivoluzione è bella, ma portarla avanti e sopratutto difenderla è molto difficile, e lo capisci quando la pratichi, perché in un mondo patriarcale, sessista, autoritario e gerarchico non è facile uscire da questi schemi, trasformare una società e soprattutto se stessi.\r\nSono tornato per portare avanti le mie idee, i miei valori e la mia etica, che in questi mesi ho praticato e sperimentato ancora di più.\r\nÈ vero, l’Occidente sembra allo sfascio, a volte si vive meglio in guerra, che in mezzo all’egoismo sfrenato dove tutto sembra impossibile, ma anche in Siria 8 anni fa era tutto impossibile.\r\nCredo nella libertà e nelle lotta quotidiana, perché la rivoluzione in primis dobbiamo sentirla dentro di noi, credo non sia nemmeno facile, ma personalmente non voglio restare a guardare mentre tutto va a rotoli e voglio cercare il meglio intorno a me; come già fanno tantissimi compagni e compagne che da anni in Italia, come in Europa, portano avanti lotte e resistenze, contro questo sistema che cerca di dominarci.\r\nQuello che ho visto in Siria in questi mesi, è stata una confederazione Democratica, che nonostante la fatica della guerra, lotta, resiste e sopratutto si organizza. Conosciamo la Siria come un luogo di guerra, sì è vero, è pieno di check point, di armi ecc, ma dentro le città libere da anni è vietato girare con armi, proprio per non portare avanti e coltivare una società militarista.\r\nQuello che ho visto stavolta, sono stati i ragazzi arabi, lottare insieme a loro al fronte o semplicemente stando in città, sono anche loro la forza di questa rivoluzione, gli arabi insieme ai curdi, gli assiri, e le molte altre etnie che vivono nel Nord della Siria.\r\nHo deciso di tornare perché, dopo quasi due anni nello Ypg, ho visto il meglio di una rivoluzione e le sue contraddizioni, ma quello che per me è importate è che lo Ypg lotti contro queste contraddizioni.\r\nPer questo mi sento Ypg a vita, non è un esercito invasore, colonialista o militarista, ma è un esercito di liberazione che difende i popoli e soprattutto sta in mezzo al popolo.\r\nQuesto mio terzo viaggio in Siria, mi ha fatto capire molte altre cose, che non avevo compreso prima, se tornassi indietro lo rifarei, ripartirei, non mi sono assolutamente pentito. Adesso affronto tutte le conseguenze di cui ero consapevole prima di partire.\r\nL’unico rammarico, non aver potuto difendere Afrin, essere arrivato dopo che è stata invasa, questo è l’unico rimorso, non essere arrivato prima. Riabbracciare i compagni, gli amici che tornavano da Afrin è stato bellissimo, non poter più rivedere altri amici, compagni no, non è stato bello, ma loro mi hanno dato la forza per continuare a lottare.\r\nPer me prima di tutto viene la rivoluzione, la lotta e soprattutto l’amore con cui si porta avanti.\r\nSi sa, quando si lotta si è automaticamente messi dal sistema e da chi lo governa, dall’altra parte ossia quella del torto.\r\nQuindi se sono dalla parte del torto, dico a chi pensa ciò, che è stato lo Ypg, a liberare una\r\nparte di Siria dallo Stato Islamico, è stato lo Ypg che ha difeso valorosamente Afrin e che resiste ancora in quei territori occupati dall’esercito turco e dalle bande jihadiste, ed è anche grazie allo Ypg ed alle strutture civili che questa rivoluzione sopravvive, resiste e lotta.\r\nIn uno scenario di guerra così ampio non è facile, sembrava impossibile, ma lì adesso è possibile, anzi è realtà.\r\nAdesso non si possono fare previsioni o dire se questa rivoluzione sopravviverà o quanto, perché questa rivoluzione non ha schemi imposti da nessuno e si sperimenta ogni giorno.\r\nAdesso è il momento di lottare, resistere agli attacchi del sistema.\r\nE bisogna essere consapevoli dei rischi che può portare ciò, in guerra puoi morire, essere ferito. Qui in Europa, in un contesto diverso, puoi perdere la libertà, essere perseguitato dalla legge, tutto questo solo perché siamo stati messi nella parte del torto.\r\nMa lotterò, insieme ai compagni e alle compagne, come ho sempre fatto, fino a quando non saranno loro, i potenti, gli sfruttatori ad essere considerati quelli dell’altra parte, quella del torto.\r\nSi sa quando si lotta, non veniamo accettati dai potenti tanto meno da chi li protegge ogni giorno.\r\nBasta non aver paura ed essere consapevoli di quello che si fa e, soprattutto, bisogna crederci.\r\nQuesto ho imparato dalla Rivoluzione Confederale ancora in atto nel Nord della Siria.\r\nPer questo sono tornato per resistere e lottare, contro questo sistema capitalista-autoritario.\r\nSe non ora quando?\r\nA me piace vivermi il presente e nessuno mai potrà fermare la lotta e il desiderio per la libertà che quotidianamente cerco di portare avanti e praticare insieme a tanti compagni e compagne, per questo, anche se su di me pende un mandato di arresto, sono ritornato.\r\nLo faccio con i martiri nel cuore e pensando che nulla è impossibile, basta lottare. 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Si sa la \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> è bella, ma portarla avanti e sopratutto difenderla è molto difficile, e lo capisci quando la pratichi, perché in un mondo patriarcale, sessista, autoritario e gerarchico non è facile uscire da questi schemi, trasformare una società e soprattutto se stessi.\r\nSono tornato per portare avanti le mie idee, i miei valori e la mia etica, che in questi mesi ho praticato e sperimentato ancora di più.\r\nÈ vero, l’Occidente sembra allo sfascio, a volte si vive meglio in guerra, che in mezzo all’egoismo sfrenato dove tutto sembra impossibile, ma anche in Siria 8 anni fa era tutto impossibile.\r\nCredo nella libertà e nelle lotta quotidiana, perché la \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> in primis dobbiamo sentirla dentro di noi, credo non sia nemmeno facile, ma personalmente non voglio restare a guardare mentre tutto va a rotoli e voglio cercare il meglio intorno a me; come già fanno tantissimi compagni e compagne che da anni in Italia, come in Europa, portano avanti lotte e resistenze, contro questo sistema che cerca di dominarci.\r\nQuello che ho visto in Siria in questi mesi, è stata una confederazione Democratica, che nonostante la fatica della guerra, lotta, resiste e sopratutto si organizza. Conosciamo la Siria come un luogo di guerra, sì è vero, è pieno di check point, di armi ecc, ma dentro le città libere da anni è vietato girare con armi, proprio per non portare avanti e coltivare una società militarista.\r\nQuello che ho visto stavolta, sono stati i ragazzi arabi, lottare insieme a loro al fronte o semplicemente stando in città, sono anche loro la forza di questa \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark>, gli arabi insieme ai curdi, gli assiri, e le molte altre etnie che vivono nel Nord della Siria.\r\nHo deciso di tornare perché, dopo quasi due anni nello Ypg, ho visto il meglio di una \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> e le sue contraddizioni, ma quello che per me è importate è che lo Ypg lotti contro queste contraddizioni.\r\nPer questo mi sento Ypg a vita, non è un esercito invasore, colonialista o militarista, ma è un esercito di liberazione che difende i popoli e soprattutto sta in mezzo al popolo.\r\nQuesto mio terzo viaggio in Siria, mi ha fatto capire molte altre cose, che non avevo compreso prima, se tornassi indietro lo rifarei, ripartirei, non mi sono assolutamente pentito. Adesso affronto tutte le conseguenze di cui ero consapevole prima di partire.\r\nL’unico rammarico, non aver potuto difendere Afrin, essere arrivato dopo che è stata invasa, questo è l’unico rimorso, non essere arrivato prima. Riabbracciare i compagni, gli amici che tornavano da Afrin è stato bellissimo, non poter più rivedere altri amici, compagni no, non è stato bello, ma loro mi hanno dato la forza per continuare a lottare.\r\nPer me prima di tutto viene la \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark>, la lotta e soprattutto l’amore con cui si porta avanti.\r\nSi sa, quando si lotta si è automaticamente messi dal sistema e da chi lo governa, dall’altra parte ossia quella del torto.\r\nQuindi se sono dalla parte del torto, dico a chi pensa ciò, che è stato lo Ypg, a liberare una\r\nparte di Siria dallo Stato Islamico, è stato lo Ypg che ha difeso valorosamente Afrin e che resiste ancora in quei territori occupati dall’esercito turco e dalle bande jihadiste, ed è anche grazie allo Ypg ed alle strutture civili che questa \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> sopravvive, resiste e lotta.\r\nIn uno scenario di guerra così ampio non è facile, sembrava impossibile, ma lì adesso è possibile, anzi è realtà.\r\nAdesso non si possono fare previsioni o dire se questa \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> sopravviverà o quanto, perché questa \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> non ha schemi imposti da nessuno e si sperimenta ogni giorno.\r\nAdesso è il momento di lottare, resistere agli attacchi del sistema.\r\nE bisogna essere consapevoli dei rischi che può portare ciò, in guerra puoi morire, essere ferito. Qui in Europa, in un contesto diverso, puoi perdere la libertà, essere perseguitato dalla legge, tutto questo solo perché siamo stati messi nella parte del torto.\r\nMa lotterò, insieme ai compagni e alle compagne, come ho sempre fatto, fino a quando non saranno loro, i potenti, gli sfruttatori ad essere considerati quelli dell’altra parte, quella del torto.\r\nSi sa quando si lotta, non veniamo accettati dai potenti tanto meno da chi li protegge ogni giorno.\r\nBasta non aver paura ed essere consapevoli di quello che si fa e, soprattutto, bisogna crederci.\r\nQuesto ho imparato dalla \u003Cmark>Rivoluzione\u003C/mark> Confederale ancora in atto nel Nord della Siria.\r\nPer questo sono tornato per resistere e lottare, contro questo sistema capitalista-autoritario.\r\nSe non ora quando?\r\nA me piace vivermi il presente e nessuno mai potrà fermare la lotta e il desiderio per la libertà che quotidianamente cerco di portare avanti e praticare insieme a tanti compagni e compagne, per questo, anche se su di me pende un mandato di arresto, sono ritornato.\r\nLo faccio con i martiri nel cuore e pensando che nulla è impossibile, basta lottare. E lottando si può anche cadere, basta sapersi rialzare, con più forza e grinta di prima.\r\nLa \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> non deve essere un sogno, la \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> per me è la realtà.\r\nBella, difficile, faticosa ma piena di amore e gioie.\r\n\r\nLa lotta è vita, \r\nLa vita è amore, \r\nL’amore è \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark>.\r\n\r\nCi vediamo per le strade e piazze, quelle stesse strade che per anni ho percorso insieme a tanti compagne e compagni e amici a me cari.”",{"matched_tokens":258,"snippet":259,"value":259},[74],"La \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> in Rojava. 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Si trattava di una quindicina di persone provenienti da Italia, Francia e Germania che, su invito del Partito Democratico dei Popoli (HDP), stavano partecipando a numerosi incontri in varie città della Turchia per portare la propria solidarietà contro l'aggressione del governo turco ai movimenti per la liberazione del Kurdistan.Dpo essere statƏ portatƏ in caserma, lƏ attivistƏ sono state trasferite in un centro per il rimpatriato, la cui costruzione è stata finanziata dall'Unione Europea e da lì rimpatriati verso il 14 sera.\r\nQuesto evento si inscrive nella quotidiana repressione turca che il popolo curdo è costretto a subire. 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che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità […]”\r\n\r\nAl seguito della famiglia Joad, tra le centinaia di migliaia di diseredati che all’epoca, con i loro vecchi catorci, inondavano la Route 66 alla volta della novella terra promessa della California, ci si rende conto che il cosiddetto “American dream” non è mica roba per tutti; di certo, non per i contadini cacciati dalla dura legge del profitto economico delle banche e dall’avanzare dei trattori, sospinti dalla fame e dai capricci del tempo, accampati ai margini dell’opulenza altrui, calpestati e sfruttati dal disprezzo. La vicenda narrata è nota, fortuna e vicissitudini dell’opera e del suo autore pure. Che cosa si può dire o scrivere di questo che, a ragione, è stato inserito tra i dieci migliori libri del XX secolo che ancora non sia già stato detto o scritto? Mi sento soltanto di sottolineare la straordinaria attualità che ho trovato nella lettura di queste pagine, a dispetto del tempo e dello spazio di ambientazione:\r\n\r\n“Nell'Ovest si diffuse il panico di fronte al moltiplicarsi degli emigranti sulle strade. Uomini che avevano proprietà temettero per le loro proprietà. Uomini che non avevano mai conosciuto la fame videro gli occhi degli affamati. Uomini che non avevano mai desiderato niente videro la vampa del desiderio negli occhi degli emigranti. E gli uomini delle città e quelli dei ricchi sobborghi agrari si allearono per difendersi a vicenda; e si convinsero a vicenda che loro erano buoni e che gli invasori erano cattivi, come fa ogni uomo prima di andare a combatterne un altro. Dicevano: Quei maledetti Okie sono sporchi e ignoranti. Sono maniaci sessuali, sono degenerati. Quei maledetti Okie sono ladri. Rubano qualsiasi cosa. Non hanno il senso della proprietà. E su quest'ultima cosa avevano ragione, perché come può un uomo senza proprietà conoscere l'ansia della proprietà? E i difensori dissero: Sono sporchi, portano malattie. Non possiamo lasciarli entrare nelle scuole. Sono stranieri. Ti piacerebbe veder uscire tua sorella con uno di quelli?”\r\n\r\nSostituiamo “Okie”, termine con il quale i californiani chiamavano sprezzantemente i nuovi arrivati dall’Oklahoma, con africani, asiatici, siriani etc. o, più in generale, immigrati (a suo tempo, avrebbe reso bene anche la parola meridionali); la Route 66 con la rotta mediterranea o con le polverose strade lungo i Balcani: ecco che dagli Stati Uniti degli anni Trenta del secolo scorso ci ritroviamo di colpo nell’Europa dei giorni nostri, dinnanzi al dramma dell’emigrazione che abbiamo sotto gli occhi e a tutte le nostre paure. Paura perché loro hanno fame, paura perché sono tanti, troppi, “un’invasione”, giusto per riprendere un’espressione usata abitualmente; paura perché “quando una moltitudine di uomini ha fame e freddo, il necessario se lo prende con la forza”. 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Con Stefano Capello\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 3 ottobre volantinaggio per lo sciopero generale del 26 ottobre al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 5 ottobre\r\nSenza Confini\r\nAndrea Staid e Francesca Cogni presenteranno il loro ultimo libro, una “etnograficnovel”sulle vite migranti e nomadi del secondo millennio.\r\nore 21 – alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 12 ottobre\r\nManicomi chimici\r\nVenerdì 12 ottobre ore 21\r\nalla Blackout House\r\nin via Cecchi 21 A\r\nil collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni invita ad un incontro con Robert Whitaker,\r\nautore di “Indagine su un’epidemia. Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci” e di “Mad in America”\r\n\r\nSabato 13 ottobre. Punto info sullo sciopero generale\r\nore 10/12,30 al Balon\r\n\r\nSabato 13 ottobre. 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Punto info antimilitarista al Balon dalle 10 alle 13\r\n\r\nSabato 3 novembre \r\nmanifestazione antimilitarista a Gorizia\r\n1918 – 2018 Guerre di ieri, guerre di oggi: nessuna festa per un massacro.\r\nore 15 alla stazione\r\n\r\nVenerdì 9 novembre\r\nEducare per la libertà\r\nS-cateniamo i bambini e le bambine! \r\nIncontro su pedagogia libertaria e scuole autogestite\r\nCon Maurizio Giannangeli della Rete per l’Educazione Libertaria\r\nore 21 – alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 23 novembre\r\nIncontro con Francesco Codello, autore de “La condizione umana nel pensiero libertario”\r\nore 21 alla Fat, in corso Palermo 46\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","2 Ottobre 2018","2018-11-02 19:28:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/UCBM_Poverta_mottini_medium-200x110.jpg","Anarres del 28 settembre. Occupazione e automazione. 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Anche in streaming\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 09 28 anarres\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nIl rapporto del Wef su occupazione ed automazione. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Coniglione della redazione di Umanità Nova\r\n\r\nAutogestione, conflitto, \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark>. Riflessioni a margine dell’incontro svoltosi due settimane fa all’Ateneo degli Imperfetti di Marghera “Pensiero e azione. L’anarchismo come comunità militante e scelta di vita”. Un seminario di studi che ha preso spunto dalle riflessioni e dalle biografie di due compagni recentemente scomparsi, Eduardo Colombo ed Amedeo Bertolo. Ce ne ha parlato Francesco Codello\r\n\r\nReddito di cittadinanza: propedeutica al lavoro forzato. Il caso di Livorno\r\n\r\nIl reddito di cittadinanza a 5 stelle? Verso un reddito di inclusione escludente. Con Stefano Capello\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 3 ottobre volantinaggio per lo sciopero generale del 26 ottobre al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 5 ottobre\r\nSenza Confini\r\nAndrea Staid e Francesca Cogni presenteranno il loro ultimo libro, una “etnograficnovel”sulle vite migranti e nomadi del secondo millennio.\r\nore 21 – alla FAT in corso Palermo 46\r\n\r\nVenerdì 12 ottobre\r\nManicomi chimici\r\nVenerdì 12 ottobre ore 21\r\nalla Blackout House\r\nin via Cecchi 21 A\r\nil collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni invita ad un incontro con Robert Whitaker,\r\nautore di “Indagine su un’epidemia. Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci” e di “Mad in America”\r\n\r\nSabato 13 ottobre. Punto info sullo sciopero generale\r\nore 10/12,30 al Balon\r\n\r\nSabato 13 ottobre. 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Nell'anniversario dell'insurrezione contro il tentato golpe dei generali spagnoli, abbiamo continuato la riflessione intrapresa la scorsa settimana con Claudio Venza, docente di storia della Spagna contemporanea all'università di Trieste e autore, tra gli altri, del libro, uscito un paio di anni fa per i tipi di Eleuthera, \"Anarchia e potere nella guerra civile spagnola\".\r\nNel contesto di una feroce guerra civile tra fascismo e antifascismo, che prelude alla seconda guerra mondiale, un forte e radicato movimento libertario cerca di realizzare una società di liberi e uguali. Dopo aver contribuito in modo rilevante alla sconfitta del golpe, anarchici e anarcosindacalisti provano a mettere in pratica le loro aspirazioni autogestionarie attraverso migliaia di collettivizzazioni urbane e rurali, innovative sperimentazioni in campo sociale e culturale, e una «guerra antimilitarista» basata sul modello delle milizie volontarie. In una situazione così complessa, agli anarchici si pone subito il lacerante dilemma del potere. Questo libro racconta quell'epocale esperimento rivoluzionario con i tentativi pragmatici (e le resistenze) dei libertari di venire a patti con una realtà ostile.\r\nAscolta la diretta con Claudio Venza\r\n2013 07 19 venza spagna\r\n\r\nDi seguito il capitolo conclusivo del suo libro. Un'occasione per aprire una riflessione, oggi più che mai attuale, su guerra e rivoluzione, nella difficile dialettica tra etica della convinzione ed etica della responsabilità.\r\n\r\nCon la risposta popolare e libertaria al golpe militare del 18 luglio 1936 si compie un salto di qualità cruciale per tutta la storia successiva del movimento, con riflessi enormi sul piano ideologico e politico, tattico e strategico. Il respiro dei fatti spagnoli ha, e avrà, conseguenze sull’intero anarchismo mondiale che risente direttamente degli accadimenti nel paese dove esso aveva la dimensione più ampia e solida.\r\nLo scontro spagnolo del 1936-1939 è consistito anche in un conflitto tra principi e scelte contingenti, il che ha potuto significare talvolta tra utopismo e realismo all’interno della lotta senza esclusione di colpi tra forze autoritarie e tendenze libertarie. Una constatazione ha preso forma di presupposto: il dramma bellico che si consuma tra i Pirenei e Cadice, con un livello molto alto di morte e distruzione, è stato determinante non solo per la storia spagnola ma per quella dell’anarchismo. La guerra, l’evento che tutto trasforma e militarizza, non può essere messa da parte per concentrare l’attenzione unicamente sulle vicende della rivoluzione sociale. Guerra e rivoluzione si sono intrecciate e si sono condizionate a vicenda. I due aspetti non possono essere oggetto di ricerca e riflessione indipendenti ma ne vanno illustrati e compresi i nessi indissolubili.\r\nMostrare come in Spagna si siano compiuti considerevoli passi avanti sulla strada dell’emancipazione umana e dell’autogestione produttiva è un’esigenza valida e fondata. Ma questa considerazione non spiega ancora le cause della collaborazione governativa. Per analizzare questo aspetto storico dobbiamo considerare che l’importante sperimentazione avviata in terra iberica ha goduto solo in un primo tempo di fattori favorevoli provocati oggettivamente dal golpe che ha paralizzato l’apparato di controllo statale repubblicano. Il passare dei mesi ha complicato la cornice della rivoluzione al punto che non si era drasticamente ridotto lo spazio per una alternativa praticabile al di fuori delle istituzioni repubblicane già consolidate agli inizi del 1937. Il maggio di quell’anno ha messo in rilievo quanto e come la forza dell’anarchismo fosse ormai imbrigliata da un sistema politico, ma anche poliziesco e diplomatico, costruito dagli antifascisti con il contributo sempre più condizionante del Partito comunista.\r\nPiù volte la riflessione, ieri e oggi, ha calcato la mano sulle contraddizioni dirompenti esplose negli anni Trenta nell’anarchismo spagnolo: da un elettoralismo, più o meno nascosto nell’aprile 1931 e nel febbraio 1936, alla collaborazione con altre componenti politiche e sindacali in nome dell’antifascismo e dell’auspicata vittoria sul franchismo. Tutto ciò è finalmente reso emblematico dal paradossale incarico ministeriale a quattro esponenti dell’anarchismo e dell’anarcosindacalismo.\r\nIl movimento spagnolo, pur forte all’interno, disponeva di appoggi internazionali troppo ridotti per poter reggere ad una completa rottura rivoluzionaria. L’AIT, l’unica organizzazione mondiale solidale con la CNT-FAI, non poteva mobilitare adeguatamente i lavoratori dell’Europa, ormai in parte fascistizzata, per sostenere concretamente i rivoluzionari spagnoli. Era possibile proclamare scioperi di solidarietà ma con risultati modesti, pur con tutta la dedizione e tenacia possibili. Inoltre molto ridotta era la disponibilità di materiali bellici, indispensabili per condurre una lotta ai fascisti appoggiati da Italia e Germania ed un’eventuale opposizione radicale alla Spagna repubblicana ma controrivoluzionaria.\r\nForse la spinta della CNT-FAI verso l’aumento dello spazio libertario, nella società e nell’economia, avrebbe potuto essere maggiore, ma anche nel caso di un allargamento dei consensi e delle simpatie verso l’ipotesi rivoluzionaria, i rapporti di forza tra i protagonisti del molteplice scontro venivano fortemente influenzati dal coinvolgimento di potenze estere di primaria importanza a lato degli uni e degli altri. In un certo senso gli spagnoli erano troppo forti e i loro obiettivi troppo avanzati per il livello medio degli altri movimenti libertari. Anche a prescindere dal fatto che erano quasi scomparsi i militanti in Germania e in Italia.\r\nLe ragioni dei “circostanzialisti” favorevoli ad un’integrazione nel sistema politico repubblicano e quelle degli “intransigenti” sono state presentate nel modo più analitico e critico possibile. In particolare la metamorfosi interna, in nome dell’efficienza, dei principi organizzativi del movimento, sempre più simili a quelli dei marxisti e dei repubblicani, è considerata recuperando prese di posizione e ragionamenti alquanto trascurati dagli scritti più diffusi sull’argomento. In essi di solito l’osservazione sulla mancanza di una “politica” come causa della sconfitta anarchica risente dell’eccessivo e sbrigativo esame delle forze in campo per giungere a conclusioni molto perentorie, quanto poco convincenti. Senza un quadro realistico dei punti di forza e di debolezza delle organizzazioni libertarie risultano assai discutibili le valutazioni sugli “errori” dei responsabili del movimento ai quali si destinano con troppa facilità critiche di carattere tattico e teorico.\r\nLa guerra civile resta il dato obbligatoriamente centrale nell’analisi della linea seguita dagli anarchici spagnoli. Il conflitto iniziato dal golpe favorisce la diffusione di un progetto rivoluzionario nelle prime settimane, quando esistono concrete possibilità di sconfiggere i generali ribelli. In questa fase l’immagine della Spagna antifascista si intreccia con quella della Spagna rivoluzionaria e richiama combattenti da molti paesi, attratti da uno scontro ideologico ed etico dai tratti ancora ottocenteschi e vagamente romantici. Alla fine del 1936 la situazione è cambiata radicalmente e la guerra è ormai una lotta tra due Stati contrapposti ma con tratti comuni e speculari. Le battaglie campali hanno bisogno di strutture verticistiche e di apparati industriali molto più che di iniziative coraggiose e di coscienza rivoluzionaria efficaci, anzi indispensabili, nella prima mobilitazione. La collocazione della guerra civile nelle contese tra grandi potenze emargina le possibilità di azioni indipendenti collegate alla nascita di una nuova società com’era nelle aspirazioni degli anarchici spagnoli.\r\nLe democrazie occidentali, Francia e Gran Bretagna soprattutto, restano a guardare la progressiva avanzata dei franchisti, appoggiati massicciamente da Italia e Germania, nascondendosi dietro il paravento di comodo del Comitato di Non Intervento. L’URSS usa la Spagna come pedina per le proprie alleanze internazionali e interviene anche per eliminare pericolose dissidenze, marxiste e libertarie. Il logoramento delle posizioni militari e diplomatiche repubblicane rende improponibile un rovesciamento della strategia seguita fin quasi alla fine dai vertici governativi che puntano sull’aiuto democratico estero talora promesso ma mai realizzato veramente. I contraccolpi dell’aumento del controllo a tutti i livelli sulla militanza libertaria nonché le elevate perdite di combattenti sottraggono importanza e incisività al movimento dell’inizio della rivoluzione e della guerra.\r\nQuesta sintesi schematica delle vicende belliche e politiche può far capire come le opportunità che l’anarchismo aveva per uscire dal vicolo cieco della militarizzazione e della subordinazione alla logica statale erano praticamente ridotte già pochi mesi dopo l’estate 1936. Le ipotetiche alternative all’esistente egemonia controrivoluzionaria si erano concretizzate in prese di posizione molto critiche di gruppi circoscritti come i giovani militanti dei Quijotes del Ideal o i più strutturati, ma minoritari, Amigos de Durruti. Alcuni fogli incitanti alla resistenza contro la progressiva statalizzazione di organizzazioni dall’identità antistatale vennero diffusi in modo irregolare e quasi clandestino dopo il Maggio del 1937 e l’emarginazione brutale dell’ipotesi rivoluzionaria. Per molti mesi centinaia di attivisti anarchici non in linea con le consegne collaborazioniste dei vertici della CNT-FAI restarono detenuti nelle carceri di Barcellona senza che ci fosse una protesta e una mobilitazione in grado di liberarli. In ogni caso le posizioni irriducibili hanno trovato, negli anni successivi, un’attenzione notevole negli studi e negli ambienti politicamente radicalizzati.\r\nDi sicuro l’esperienza spagnola ha avuto un peso specifico di grande rilievo nella costruzione delle coscienze e delle identità di generazioni di militanti libertari e rivoluzionari in tutto il mondo. Se ciò è comprensibile, un fondato giudizio storico deve saper andare oltre le risposte facili per considerare gli eventi e le responsabilità in un contesto il più possibile corrispondente alla realtà effettiva. Lo slancio utopico, non solo del passato, ha un valore indiscutibile ma deve riuscire a fare i conti con le condizioni vere del momento storico.\r\nA questo realismo, forse troppo pessimistico, critici attenti ai problemi storici spagnoli hanno risposto con la valorizzazione dell’elemento soggettivo e volontaristico nelle profonde rotture epocali a prescindere dagli esiti finali. In fin dei conti, ha sostenuto, ad esempio, il militante e scrittore Abel Paz (Diego Camacho) dopo più un sessantennio di impegno antiautoritario: “Le rivoluzioni non si vincono, si fanno!”","22 Luglio 2013","2018-10-17 22:59:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/07/spagna36-blu-200x110.jpg","Spagna 1936. Al bivio tra guerra e rivoluzione",1374517459,[567,68,568],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/spagna-1936/",[570,74,571],"guerra","Spagna 1936",{"post_content":573,"post_title":577,"tags":580},{"matched_tokens":574,"snippet":575,"value":576},[74],"mai attuale, su guerra e \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark>, nella difficile dialettica tra etica","19 luglio. Nell'anniversario dell'insurrezione contro il tentato golpe dei generali spagnoli, abbiamo continuato la riflessione intrapresa la scorsa settimana con Claudio Venza, docente di storia della Spagna contemporanea all'università di Trieste e autore, tra gli altri, del libro, uscito un paio di anni fa per i tipi di Eleuthera, \"Anarchia e potere nella guerra civile spagnola\".\r\nNel contesto di una feroce guerra civile tra fascismo e antifascismo, che prelude alla seconda guerra mondiale, un forte e radicato movimento libertario cerca di realizzare una società di liberi e uguali. Dopo aver contribuito in modo rilevante alla sconfitta del golpe, anarchici e anarcosindacalisti provano a mettere in pratica le loro aspirazioni autogestionarie attraverso migliaia di collettivizzazioni urbane e rurali, innovative sperimentazioni in campo sociale e culturale, e una «guerra antimilitarista» basata sul modello delle milizie volontarie. In una situazione così complessa, agli anarchici si pone subito il lacerante dilemma del potere. Questo libro racconta quell'epocale esperimento rivoluzionario con i tentativi pragmatici (e le resistenze) dei libertari di venire a patti con una realtà ostile.\r\nAscolta la diretta con Claudio Venza\r\n2013 07 19 venza spagna\r\n\r\nDi seguito il capitolo conclusivo del suo libro. Un'occasione per aprire una riflessione, oggi più che mai attuale, su guerra e \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark>, nella difficile dialettica tra etica della convinzione ed etica della responsabilità.\r\n\r\nCon la risposta popolare e libertaria al golpe militare del 18 luglio 1936 si compie un salto di qualità cruciale per tutta la storia successiva del movimento, con riflessi enormi sul piano ideologico e politico, tattico e strategico. Il respiro dei fatti spagnoli ha, e avrà, conseguenze sull’intero anarchismo mondiale che risente direttamente degli accadimenti nel paese dove esso aveva la dimensione più ampia e solida.\r\nLo scontro spagnolo del 1936-1939 è consistito anche in un conflitto tra principi e scelte contingenti, il che ha potuto significare talvolta tra utopismo e realismo all’interno della lotta senza esclusione di colpi tra forze autoritarie e tendenze libertarie. Una constatazione ha preso forma di presupposto: il dramma bellico che si consuma tra i Pirenei e Cadice, con un livello molto alto di morte e distruzione, è stato determinante non solo per la storia spagnola ma per quella dell’anarchismo. La guerra, l’evento che tutto trasforma e militarizza, non può essere messa da parte per concentrare l’attenzione unicamente sulle vicende della \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> sociale. Guerra e \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> si sono intrecciate e si sono condizionate a vicenda. I due aspetti non possono essere oggetto di ricerca e riflessione indipendenti ma ne vanno illustrati e compresi i nessi indissolubili.\r\nMostrare come in Spagna si siano compiuti considerevoli passi avanti sulla strada dell’emancipazione umana e dell’autogestione produttiva è un’esigenza valida e fondata. Ma questa considerazione non spiega ancora le cause della collaborazione governativa. Per analizzare questo aspetto storico dobbiamo considerare che l’importante sperimentazione avviata in terra iberica ha goduto solo in un primo tempo di fattori favorevoli provocati oggettivamente dal golpe che ha paralizzato l’apparato di controllo statale repubblicano. Il passare dei mesi ha complicato la cornice della \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> al punto che non si era drasticamente ridotto lo spazio per una alternativa praticabile al di fuori delle istituzioni repubblicane già consolidate agli inizi del 1937. Il maggio di quell’anno ha messo in rilievo quanto e come la forza dell’anarchismo fosse ormai imbrigliata da un sistema politico, ma anche poliziesco e diplomatico, costruito dagli antifascisti con il contributo sempre più condizionante del Partito comunista.\r\nPiù volte la riflessione, ieri e oggi, ha calcato la mano sulle contraddizioni dirompenti esplose negli anni Trenta nell’anarchismo spagnolo: da un elettoralismo, più o meno nascosto nell’aprile 1931 e nel febbraio 1936, alla collaborazione con altre componenti politiche e sindacali in nome dell’antifascismo e dell’auspicata vittoria sul franchismo. Tutto ciò è finalmente reso emblematico dal paradossale incarico ministeriale a quattro esponenti dell’anarchismo e dell’anarcosindacalismo.\r\nIl movimento spagnolo, pur forte all’interno, disponeva di appoggi internazionali troppo ridotti per poter reggere ad una completa rottura rivoluzionaria. L’AIT, l’unica organizzazione mondiale solidale con la CNT-FAI, non poteva mobilitare adeguatamente i lavoratori dell’Europa, ormai in parte fascistizzata, per sostenere concretamente i rivoluzionari spagnoli. Era possibile proclamare scioperi di solidarietà ma con risultati modesti, pur con tutta la dedizione e tenacia possibili. Inoltre molto ridotta era la disponibilità di materiali bellici, indispensabili per condurre una lotta ai fascisti appoggiati da Italia e Germania ed un’eventuale opposizione radicale alla Spagna repubblicana ma controrivoluzionaria.\r\nForse la spinta della CNT-FAI verso l’aumento dello spazio libertario, nella società e nell’economia, avrebbe potuto essere maggiore, ma anche nel caso di un allargamento dei consensi e delle simpatie verso l’ipotesi rivoluzionaria, i rapporti di forza tra i protagonisti del molteplice scontro venivano fortemente influenzati dal coinvolgimento di potenze estere di primaria importanza a lato degli uni e degli altri. In un certo senso gli spagnoli erano troppo forti e i loro obiettivi troppo avanzati per il livello medio degli altri movimenti libertari. Anche a prescindere dal fatto che erano quasi scomparsi i militanti in Germania e in Italia.\r\nLe ragioni dei “circostanzialisti” favorevoli ad un’integrazione nel sistema politico repubblicano e quelle degli “intransigenti” sono state presentate nel modo più analitico e critico possibile. In particolare la metamorfosi interna, in nome dell’efficienza, dei principi organizzativi del movimento, sempre più simili a quelli dei marxisti e dei repubblicani, è considerata recuperando prese di posizione e ragionamenti alquanto trascurati dagli scritti più diffusi sull’argomento. In essi di solito l’osservazione sulla mancanza di una “politica” come causa della sconfitta anarchica risente dell’eccessivo e sbrigativo esame delle forze in campo per giungere a conclusioni molto perentorie, quanto poco convincenti. Senza un quadro realistico dei punti di forza e di debolezza delle organizzazioni libertarie risultano assai discutibili le valutazioni sugli “errori” dei responsabili del movimento ai quali si destinano con troppa facilità critiche di carattere tattico e teorico.\r\nLa guerra civile resta il dato obbligatoriamente centrale nell’analisi della linea seguita dagli anarchici spagnoli. Il conflitto iniziato dal golpe favorisce la diffusione di un progetto rivoluzionario nelle prime settimane, quando esistono concrete possibilità di sconfiggere i generali ribelli. In questa fase l’immagine della Spagna antifascista si intreccia con quella della Spagna rivoluzionaria e richiama combattenti da molti paesi, attratti da uno scontro ideologico ed etico dai tratti ancora ottocenteschi e vagamente romantici. Alla fine del 1936 la situazione è cambiata radicalmente e la guerra è ormai una lotta tra due Stati contrapposti ma con tratti comuni e speculari. Le battaglie campali hanno bisogno di strutture verticistiche e di apparati industriali molto più che di iniziative coraggiose e di coscienza rivoluzionaria efficaci, anzi indispensabili, nella prima mobilitazione. La collocazione della guerra civile nelle contese tra grandi potenze emargina le possibilità di azioni indipendenti collegate alla nascita di una nuova società com’era nelle aspirazioni degli anarchici spagnoli.\r\nLe democrazie occidentali, Francia e Gran Bretagna soprattutto, restano a guardare la progressiva avanzata dei franchisti, appoggiati massicciamente da Italia e Germania, nascondendosi dietro il paravento di comodo del Comitato di Non Intervento. L’URSS usa la Spagna come pedina per le proprie alleanze internazionali e interviene anche per eliminare pericolose dissidenze, marxiste e libertarie. Il logoramento delle posizioni militari e diplomatiche repubblicane rende improponibile un rovesciamento della strategia seguita fin quasi alla fine dai vertici governativi che puntano sull’aiuto democratico estero talora promesso ma mai realizzato veramente. I contraccolpi dell’aumento del controllo a tutti i livelli sulla militanza libertaria nonché le elevate perdite di combattenti sottraggono importanza e incisività al movimento dell’inizio della \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> e della guerra.\r\nQuesta sintesi schematica delle vicende belliche e politiche può far capire come le opportunità che l’anarchismo aveva per uscire dal vicolo cieco della militarizzazione e della subordinazione alla logica statale erano praticamente ridotte già pochi mesi dopo l’estate 1936. Le ipotetiche alternative all’esistente egemonia controrivoluzionaria si erano concretizzate in prese di posizione molto critiche di gruppi circoscritti come i giovani militanti dei Quijotes del Ideal o i più strutturati, ma minoritari, Amigos de Durruti. Alcuni fogli incitanti alla resistenza contro la progressiva statalizzazione di organizzazioni dall’identità antistatale vennero diffusi in modo irregolare e quasi clandestino dopo il Maggio del 1937 e l’emarginazione brutale dell’ipotesi rivoluzionaria. Per molti mesi centinaia di attivisti anarchici non in linea con le consegne collaborazioniste dei vertici della CNT-FAI restarono detenuti nelle carceri di Barcellona senza che ci fosse una protesta e una mobilitazione in grado di liberarli. In ogni caso le posizioni irriducibili hanno trovato, negli anni successivi, un’attenzione notevole negli studi e negli ambienti politicamente radicalizzati.\r\nDi sicuro l’esperienza spagnola ha avuto un peso specifico di grande rilievo nella costruzione delle coscienze e delle identità di generazioni di militanti libertari e rivoluzionari in tutto il mondo. Se ciò è comprensibile, un fondato giudizio storico deve saper andare oltre le risposte facili per considerare gli eventi e le responsabilità in un contesto il più possibile corrispondente alla realtà effettiva. Lo slancio utopico, non solo del passato, ha un valore indiscutibile ma deve riuscire a fare i conti con le condizioni vere del momento storico.\r\nA questo realismo, forse troppo pessimistico, critici attenti ai problemi storici spagnoli hanno risposto con la valorizzazione dell’elemento soggettivo e volontaristico nelle profonde rotture epocali a prescindere dagli esiti finali. 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Potete leggere la cronaca integrale del Primo Maggio sul blog di Anarres\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nAnarchici e sguardo antropologico. Con Andrea Staid\r\n\r\nLa morte di Camillo Berneri. Ucciso 80 anni fa a Barcellona dai comunisti. Ne abbiamo parlato con Claudio di Venza dell'Università di Trieste\r\n\r\nTorino. Primo Maggio al manganello\r\n\r\nNo Tav. Il futuro non si delega!\r\n\r\nProssimi appuntamenti\r\n\r\nSabato 6 maggio\r\nore 12 \r\nspezzone anarchico alla marcia No Tav Bussoleno San Didero\r\n \r\n\r\nVenerdì 12 maggio\r\nore 20 corso Palermo 46\r\ncena del (1°) Maggio\r\nIn ritardo ma... per fare la rivoluzione e per mangiare non è mai troppo tardi\r\nBenefit lotte sociali\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 13 maggio\r\nore 10,30/13\r\nal Balon\r\nQuando la sicurezza diventa decoro… punto info su nuovi CIE, rastrellamenti, morti in mare e nelle strade\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 16 maggio \r\nore 17 \r\nai giardinetti di via Montanaro / corso Giulio Cesare\r\nQuando la sicurezza diventa decoro… punto info su nuovi CIE, rastrellamenti, morti in mare e nelle strade\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nData da stabilire\r\n\r\nVuoti a perdere\r\nQuando uomini, donne e bambini vengono trattati come rifiuti non riciclabili\r\nore 21 corso Palermo 46\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\nManifestazione antimilitarista – contro la guerra ai poveri, la militarizzazione del territorio e dei mari, la produzione bellica.\r\nOre 15 da piazza Statuto\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\n\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","12 Maggio 2017","2018-10-17 22:58:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/05/Primo-Maggio-2017-0-200x110.jpg","Anarres del 5 maggio. 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Quest'ultimo venne inizialmente portato al quartier generale del consiglio dei cittadini e poi all'hotel Eden. Qui fu presto raggiunto da Rosa Luxembourg e da Pieck accompagnati da una grossa scorta militare.\r\nAll'hotel Eden l'assassinio di Rosa Luxembourg e di Karl Liebknecht era già stato deciso e organizzato sotto il comando del capitano Pabst. Al suo arrivo Liebknecht ricevette due colpi alla testa con il calcio di un fucile. Semisvenuto, venne trascinato fuori dalla macchina e, scortato da sei uomini armati venne portato un poco più in là. Dopo pochi passi, col pretesto che avesse cercato di fuggire, il rivoluzionario venne liquidato sul posto. Il cadavere del comunista venne portato ad un pronto soccorso e consegnato come cadavere di uno \"sconosciuto\".\r\nPoco dopo Liebknecht, Rosa Luxembourg venne condotta fuori dall'albergo dal tenente Vogel. Davanti all'uscita aspettava Runge, non ancora sazio, il quale aveva avuto il comando di abbattere Rosa Luxembourg: con due colpi di calcio di fucile le fracassò il cranio.\r\nPiù morta che viva, la rivoluzionaria venne gettata su una macchina. Alcuni ufficiali balzarono sull'automezzo. Uno di essi la colpì ancora e reiteratamente con il calcio del fucile. Infine il tenente Vogel la uccise con un colpo di pistola al cervello.\r\nIl suo cadavere venne portato al Tiergarten e qui, per ordine di Vogel, venne gettata dal ponte Liechtenstein nel canale Landwehr. Soltanto nel Maggio 1919 esso ricomparve a riva.\r\nQuesta la cronaca del drammatico duplice assassinio. Ricordare Rosa Luxembourg significa ricordare una grande rivoluzionaria ma anche un periodo gravido di conseguenze; significa ricordare il canto ultimo di una classe operaia capace di esprimere un proprio sogno: la costruzione di un mondo diverso, senza sfruttatori e senza dominio.\r\nMolti, a nostro avviso a ragione, hanno visto l'omicidio di Rosa e Karl come la fine di ogni possibilità realmente rivoluzionaria in Germania. Cioè l'interrompersi di uno storico processo di auto-educazione della classe operaia tedesca incentrato su un discorso reale, vivo, operante, di autonomia. Una classe operaia capace di una peculiare, irriducibile, visione del mondo. Non è un caso che una delle sfide decisive lanciate dal partito nazionalsocialista alla classe operaia tedesca e alle sue organizzazioni consisterà in una marcia che si porterà sino sotto la casa di Karl Liebnekht. Era il 22 gennaio del 1936. Le organizzazioni comuniste e socialiste non seppero dare una risposta adeguata. Molti proclami ma nessuna capacità concreta di agire e di rispondere a quella provocazione. Il 30 gennaio Hitler era cancelliere del Reich. La storia è poi nota.\r\nAbbiamo approfittato di questa ricorrenza per fare, insieme a Massimo Cappitti, studioso attento e profondo delle tematiche luxembourghiane, qualche considerazione sull'attualità della riflessione luxembourghiana, in particolare rispetto alle problematiche trattate nella \"Accumulazione del Capitale\" e ne \"La rivoluzione russa\" e \"La tragedia russa\".\r\nrosa_luxemburg","16 Gennaio 2014","2018-10-17 22:10:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/01/karl_liebknecht_und_rosa_luxemburg-200x110.jpg","95 anni fa, l'assassinio di Rosa e Karl",1389873693,[683,684,68,685],"http://radioblackout.org/tag/comunismo/","http://radioblackout.org/tag/novecento/","http://radioblackout.org/tag/rosa-luxembourg/",[687,688,74,689],"comunismo","Novecento","rosa luxembourg",{"post_content":691,"tags":695},{"matched_tokens":692,"snippet":693,"value":694},[74],"del Capitale\" e ne \"La \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> russa\" e \"La tragedia russa\".\r","La sera del 15 Gennaio 1919 verso le nove Karl Liebknecht, rampollo di Wilhelm, uno dei fondatori della socialdemocrazia tedesca nel 1875, e Rosa Luxembourg, entrambi dirigenti del Partito Comunista Tedesco-Lega di Spartaco, vennero arrestati insieme a Wilhelm Pieck nel loro ultimo rifugio berlinese da un drappello di soldati sotto il comando del sottotenente Lindner e dell'albergatore Mehring, membro del consiglio dei cittadini di Wilmersdorf, i quali erano tutti facenti parte dei famigerati Freikorps, le squadre paramilitari controrivoluzionarie guidate dal Ministro tedesco della Difesa, il socialdemocratico Gustav Noske.\r\nGli arrestati dapprima dettero delle false generalità, ma vennero comunque segnalati da una spia che aveva saputo conquistare la fiducia di Liebknecht. Quest'ultimo venne inizialmente portato al quartier generale del consiglio dei cittadini e poi all'hotel Eden. Qui fu presto raggiunto da Rosa Luxembourg e da Pieck accompagnati da una grossa scorta militare.\r\nAll'hotel Eden l'assassinio di Rosa Luxembourg e di Karl Liebknecht era già stato deciso e organizzato sotto il comando del capitano Pabst. Al suo arrivo Liebknecht ricevette due colpi alla testa con il calcio di un fucile. Semisvenuto, venne trascinato fuori dalla macchina e, scortato da sei uomini armati venne portato un poco più in là. Dopo pochi passi, col pretesto che avesse cercato di fuggire, il rivoluzionario venne liquidato sul posto. Il cadavere del comunista venne portato ad un pronto soccorso e consegnato come cadavere di uno \"sconosciuto\".\r\nPoco dopo Liebknecht, Rosa Luxembourg venne condotta fuori dall'albergo dal tenente Vogel. Davanti all'uscita aspettava Runge, non ancora sazio, il quale aveva avuto il comando di abbattere Rosa Luxembourg: con due colpi di calcio di fucile le fracassò il cranio.\r\nPiù morta che viva, la rivoluzionaria venne gettata su una macchina. Alcuni ufficiali balzarono sull'automezzo. Uno di essi la colpì ancora e reiteratamente con il calcio del fucile. Infine il tenente Vogel la uccise con un colpo di pistola al cervello.\r\nIl suo cadavere venne portato al Tiergarten e qui, per ordine di Vogel, venne gettata dal ponte Liechtenstein nel canale Landwehr. Soltanto nel Maggio 1919 esso ricomparve a riva.\r\nQuesta la cronaca del drammatico duplice assassinio. Ricordare Rosa Luxembourg significa ricordare una grande rivoluzionaria ma anche un periodo gravido di conseguenze; significa ricordare il canto ultimo di una classe operaia capace di esprimere un proprio sogno: la costruzione di un mondo diverso, senza sfruttatori e senza dominio.\r\nMolti, a nostro avviso a ragione, hanno visto l'omicidio di Rosa e Karl come la fine di ogni possibilità realmente rivoluzionaria in Germania. Cioè l'interrompersi di uno storico processo di auto-educazione della classe operaia tedesca incentrato su un discorso reale, vivo, operante, di autonomia. Una classe operaia capace di una peculiare, irriducibile, visione del mondo. Non è un caso che una delle sfide decisive lanciate dal partito nazionalsocialista alla classe operaia tedesca e alle sue organizzazioni consisterà in una marcia che si porterà sino sotto la casa di Karl Liebnekht. Era il 22 gennaio del 1936. Le organizzazioni comuniste e socialiste non seppero dare una risposta adeguata. Molti proclami ma nessuna capacità concreta di agire e di rispondere a quella provocazione. Il 30 gennaio Hitler era cancelliere del Reich. La storia è poi nota.\r\nAbbiamo approfittato di questa ricorrenza per fare, insieme a Massimo Cappitti, studioso attento e profondo delle tematiche luxembourghiane, qualche considerazione sull'attualità della riflessione luxembourghiana, in particolare rispetto alle problematiche trattate nella \"Accumulazione del Capitale\" e ne \"La \u003Cmark>rivoluzione\u003C/mark> russa\" e \"La tragedia russa\".\r\nrosa_luxemburg",[696,698,700,702],{"matched_tokens":697,"snippet":687,"value":687},[],{"matched_tokens":699,"snippet":688,"value":688},[],{"matched_tokens":701,"snippet":92,"value":92},[74],{"matched_tokens":703,"snippet":689,"value":689},[],[705,711],{"field":40,"indices":706,"matched_tokens":707,"snippets":709,"values":710},[100],[708],[74],[92],[92],{"field":108,"matched_tokens":712,"snippet":693,"value":694},[74],{"best_field_score":112,"best_field_weight":22,"fields_matched":100,"num_tokens_dropped":52,"score":158,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":52},6637,{"collection_name":402,"first_q":74,"per_page":33,"q":74},["Reactive",717],{},["Set"],["ShallowReactive",720],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fxTcOsZ5MPXglsJl9JQYg2nPyFGLMhSACXx-u-ItNEfo":-1},true,"/search?query=rivoluzione"]