","Arance insanguinate e ruspe: dalla Diciotti a Rosarno","post",1550676216,[59,60,61,62,63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/braccianti-immigrati/","http://radioblackout.org/tag/immigrazione/","http://radioblackout.org/tag/immunita-parlamentare/","http://radioblackout.org/tag/linformazione-di-blackout/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/moussa-ba/","http://radioblackout.org/tag/nave-diciotti/","http://radioblackout.org/tag/rogo-baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/rosarno/","http://radioblackout.org/tag/salvini/","http://radioblackout.org/tag/san-fedinando/",[29,21,31,33,71,19,25,27,17,15,23],"migranti",{"post_content":73,"tags":78},{"matched_tokens":74,"snippet":76,"value":77},[75],"San","transitano nell’area. E vive tra \u003Cmark>San\u003C/mark> Ferdinando e Rosarno almeno il","Nell'ennesimo rogo nella Baraccopoli di Rosarno è morto un lavoratore immigrato. Si chiamava Moussa Ba ed era originario del Senegal. Non è il primo e probabilmente non sarà l'ultimo, perché la precarietà dei rifugi di plastica e legno, dove vivono buona parte dei braccianti della piana di Gioia Tauro, è tale che basta una scintilla ad innescare roghi devastanti, che inghiottono case e vite. Il ministro dell'Interno ha riproposto la sua ricetta, ruspe e sgomberi, ma per il momento le sue sono solo parole, perché la ricchezza del comparto agroalimentare della zona si fonda sulle povertà dei lavoratori schiavi.\r\nAi braccianti africani nessuno affitta una casa. Chi lo fa propone contratti di qualche mese, il tempo della stagione della raccolta e poi via, lontano, non importa dove.\r\nPochi però possono aspirare ad un tetto in affitto, troppo basse le paghe, troppe le persone rimaste a casa cui spedire qualche soldo.\r\nI lavoratori sono pagati a cottimo (“0,50 centesimi per ogni cassetta di arance, 1 euro per i mandarini”) o a giornata: “Poco più del 90% percepisce tra i 25 ed i 30 euro al giorno, il 7,17% ha un guadagno compreso tra 30 e 40 euro e il 2% riceve addirittura meno di 25 euro.\r\nLe tende di plastica, le baracche fatte di lamiere recuperate, legno e quel che capita sono l’unico riparo.\r\nDifficilmente Salvini manderà qui le sue ruspe. Rosarno non è il CARA di Mineo né quello di Castelnuovo di Porto, postacci dai quali sono stati cacciati nelle scorse settimane i migranti diventati clandestini per decreto legge.\r\nRosarno è una miniera d’oro.\r\nA Salvini non conviene usare la mano pesante perché rischia di perdere voti nella Regione che lo ha eletto senatore.\r\nNelle aziende agricole della Piana lavorano quattromila braccianti stagionali che nel corso dell’anno transitano nell’area. E vive tra \u003Cmark>San\u003C/mark> Ferdinando e Rosarno almeno il 60% dei 3.500 lavoratori stranieri censiti dalla clinica mobile di Medici per i Diritti Umani.\r\nLa Lega a Rosarno, 6.5 km da \u003Cmark>San\u003C/mark> Ferdinando e capitale del distretto degli agrumi, ha preso il 13%. Salvini non ha alcun interesse a inceppare il dispositivo che consente ai produttori locali di arance, mandarini e kiwi di disporre di manodopera ricattabile e a basso costo. Schiavi usa e getta.\r\nAnche Minniti, il suo predecessore, anche lui eletto a Reggio Calabria, si è ben guardato dal toccare gli interessi dei produttori della Piana.\r\n\r\nBlackout ne ha parlato con un lavoratore che vive nella baraccopoli. Resterà anonimo perché minacce e violenze sono il pane quotidiano per chi alza la testa e protesta, per chi osa raccontare quello che accade a Rosarno.\r\nIn questi giorni tantissimi giornalisti si sono affollati intorno alla lunga fila di teli di plastica che segna il paesaggio sempre uguale di tutte le zone dove si ammassano gli ultimi. A Rosarno, come a Huelva, come a Vittoria.\r\nIl nostro interlocutore ci racconta che i giornalisti fanno letteratura sui braccianti, ma non parlano con loro. Gli unici che ottengono audience sono quelli delle associazioni, che si candidano al ruolo di mediatori in un conflitto che potrebbe ancora riesplodere, come nel 2010, quando i caporali usarono le armi e scoppiò la rivolta.\r\nTutti aspirano ad una casa, ma solo pochi affittano, e solo per la stagione di raccolta, agli africani. I più non potrebbero comunque pagarsela: i soldi della raccolta, pochi e sudati, lavorando dalle 7 del mattino alle 4 del pomeriggio, vanno anche alle famiglie rimaste in Africa. Troppo poco per immaginare una casa vera.\r\n\r\nLa scorsa settimana, quando è divampato il rogo tanti hanno provato a salvare le loro cose, pezzi della loro vita. La polizia ha intimato di stare lontani e, per essere più convincente, ha distribuito qualche manganellata.\r\nQuando, un'ora dopo, sono arrivati i vigili del fuoco un'intera area del campo era andata in fumo. In una delle baracche è stato trovato il corpo di Moussa Ba.\r\nL'ultimo di tanti. La rabbia e il senso di impotenza traspare chiaramente dalle lucide parole del ragazzo che ha ben compreso la posta in gioco e non vorrebbe essere ancora pedina sulla scacchiera disegnata per lui.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-19-baraccopoli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNel giorno in cui le 5Stelle hanno garantito l'immunità a Salvini per il sequestro di decine di naufraghi, recuperati dalla nave della Marina Militare \"Diciotti\" e rimasti per settimane senza possibilità di sbarcare di fronte al porto di Catania abbiamo parlato con Alessandro Dal Lago, docente all'università di Genova, autore di numerosi studi sull'immigrazione.\r\nUna buona occasione per ragionare sulle politiche governative, i respingimenti in Libia, le morti in mare, nella lunga guerra contro la gente in viaggio.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/02/2019-02-19-dal-lago-immigrazione.mp3\"][/audio]",[79,81,83,85,87,89,91,93,95,97,99],{"matched_tokens":80,"snippet":29},[],{"matched_tokens":82,"snippet":21},[],{"matched_tokens":84,"snippet":31},[],{"matched_tokens":86,"snippet":33},[],{"matched_tokens":88,"snippet":71},[],{"matched_tokens":90,"snippet":19},[],{"matched_tokens":92,"snippet":25},[],{"matched_tokens":94,"snippet":27},[],{"matched_tokens":96,"snippet":17},[],{"matched_tokens":98,"snippet":15},[],{"matched_tokens":100,"snippet":103},[101,102],"san","fedinando","\u003Cmark>san\u003C/mark> \u003Cmark>fedinando\u003C/mark>",[105,111],{"field":34,"indices":106,"matched_tokens":108,"snippets":110},[107],10,[109],[101,102],[103],{"field":112,"matched_tokens":113,"snippet":76,"value":77},"post_content",[75],1157451471441625000,{"best_field_score":116,"best_field_weight":117,"fields_matched":118,"num_tokens_dropped":45,"score":119,"tokens_matched":118,"typo_prefix_score":45},"2211897868544",13,2,"1157451471441625194",6646,{"collection_name":56,"first_q":23,"per_page":122,"q":23},6,3,{"facet_counts":125,"found":118,"hits":150,"out_of":228,"page":14,"request_params":229,"search_cutoff":35,"search_time_ms":230},[126,132],{"counts":127,"field_name":130,"sampled":35,"stats":131},[128],{"count":118,"highlighted":129,"value":129},"anarres","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":133,"field_name":34,"sampled":35,"stats":148},[134,135,137,139,141,142,144,146],{"count":14,"highlighted":17,"value":17},{"count":14,"highlighted":136,"value":136},"italcoge",{"count":14,"highlighted":138,"value":138},"braccianti",{"count":14,"highlighted":140,"value":140},"'ndrangheta",{"count":14,"highlighted":21,"value":21},{"count":14,"highlighted":143,"value":143},"Italcostruzioni",{"count":14,"highlighted":145,"value":145},"imprenditori Tav",{"count":14,"highlighted":147,"value":147},"Ferdinando Lazzaro",{"total_values":149},8,[151,180],{"document":152,"highlight":166,"highlights":172,"text_match":175,"text_match_info":176},{"comment_count":45,"id":153,"is_sticky":45,"permalink":154,"podcastfilter":155,"post_author":129,"post_content":156,"post_date":157,"post_excerpt":51,"post_id":153,"post_modified":158,"post_thumbnail":159,"post_title":160,"post_type":161,"sort_by_date":162,"tag_links":163,"tags":165},"12510","http://radioblackout.org/podcast/arance-amare-storie-di-africani-come-noi/",[129],"Le arance, i mandarini, le clementine che fanno mostra di se nei mercati di Torino, sono state raccolte da lavoratori stagionali, che vengono pagati 50 cent alla cassetta di arance, 1 euro per cassetta di mandarini. Ogni cassetta pesa una media di 18/20 chili. In una giornata di lavoro la media arriva a 25 euro. In nero, non tutti i giorni ma solo quelli che il caporale ingaggiato dai padroni decide di sceglierti. Se alzi la testa, se reclami per i ritmi o per la paga, puoi anche andartene, perché nessuno ti chiamerà più.\r\nI media ci raccontano di migrazioni epocali, di emergenze continue per giustificare le condizioni di vita indecenti di questi lavoratori. Per loro non ci sono tende o gabinetti funzionanti quando arrivano nella piana di Gioia Tauro per la raccolta degli agrumi. Di affittare una casa non se ne parla nemmeno: a Rosarno o a San Ferdinando una stanza costa come nel centro di Milano o Roma. \r\nIn realtà basterebbero pochi soldi per mettere su strutture decenti, basterebbero liste publiche per tagliare fuori i caporali, basterebbe che chi guadagna, e bene, sul lavoro degli stagionali, ci mettesse qualcosa del suo per garantire loro un letto e una doccia. Invece no. Così le tendopoli scoppiano subito, circondate da baracche fatte di lastre di amianto e teli di plastica, così per i bisogni ci sono buche a cielo aperto.\r\nQuella dell'emergenza è una bufala che ci raccontano perché è più facile immaginare una fame tutta africana, che vedere la realtà. La realtà è fatta di operai del nord che hanno perso il lavoro e vengono a fare la raccolta per rimediare un salario, la realtà è fatta di richiedenti asilo che attendono da oltre due anni la risposta che consentirebbe loro di andare via, di cercarsi un lavoro stabile. La guerra in Libia è finita da due anni, ma i profughi di quella guerra vivono ancora in un limbo apolide.\r\nSe vedessimo la realtà vedremmo che la condizione degli africani di Rosarno è ormai la condizione di tanta parte dei lavoratori italiani. L'unica emergenza è quella quotidiana di uno sfruttamento senza limiti, perché per i padroni non conta il colore delle pelle, ma quello dei soldi.\r\nLe arance che mangiamo sono sempre più amare.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Antonello Mangano, autore de “Gli africani salveranno Rosarno”, giunto oggi alla seconda edizione.\r\nAscolta l’intervista: 2013 01 18 mangano arance\r\n\r\nSabato 26 gennaio mostra itinerante e volantinaggio nei mercati delle zone popolari di Torino.\r\nAppuntamento alle 9,30 in corso Palermo 46 - per info: 338 6594361\r\n\r\n ","19 Gennaio 2013","2018-10-17 23:00:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/01/rosarno-200x110.jpg","Arance amare. 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L'accusa? Turbativa d'asta. Era falsa la fidejussione con la quale l'ex titolare della fallita Italcoge, si comprò un ramo d'azienda, costituendo l'Italcostruzioni, che ereditò l'appalto per lavori al cantiere di Chiomonte. E' lui l'anima nera del Consorzio Valsusa, costituito per mettere mano e bocca nell'affare TAV.\r\nLazzaro subì anche qualche sabotaggio ai mezzi della sua ditta. Era l'estate del 2013. Fu allora che Lazzaro divenne un'icona mediatica. Era sempre in TV a piangere e bussare per avere risarcimenti superiori a quelli che gli avrebbe dato l'assicurazione.\r\n\r\nPer i No Tav l'imprenditore segusino era già salito agli onori delle cronache il 27 giugno del 2011. Era sua la ruspa scortata da migliaia di agenti che abbattè la barricata lungo l'autostrada, dando il via allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena.\r\nSulla \"pinza\" che ondeggiò a lungo pericolosamente sulle teste dei No Tav arrampicati sulla barricata, c'era lo stemma dell'Italcoge. Un mese dopo, era il 28 luglio del 2011, l'Italcoge fallì. Ora sappiamo che la Fenice che sorse dalle sue ceneri era figlia di una truffa. Grazie alla falsa fidejussione - e all'assenza di controlli veri sull'asta - Ferdinando Lazzaro costituì Italcostruzioni. La nuova società ereditò i mezzi, le autorizzazioni al trasporto conto terzi e ad operare in ambito ambientale, le certificazioni antimafia per partecipare ad appalti e lavori pubblici.\r\n\r\nIl nome di Lazzaro era già comparso nelle inchieste sull'ndrangheta in Piemonte, anche se in quel caso se la cavò per il rotto della cuffia.\r\n\r\nVale la pena cercare di capire il ruolo di Lazzaro nel sistema Tav e i suoi rapporti con Ltf. Una buona guida sono le carte dell'inghiesta sulla 'ndrangheta \"San Michele\". Citiamo in merito qualche stralcio dell'articolo pubblicato qualche mese fa dal settimanale l\"Espresso\":\r\n\r\n“Giovanni Toro, una delle figure centrali dell’indagine, entra nell’affare alta velocità grazie a Ferdinando Lazzaro, che aveva ottenuto in appalto dal committente Ltf-Lione Torino i lavori di preparazione del cantiere, dove si doveva svolgere lo scavo del tunnel esplorativo di Chiomonte.\" (...) \"Inizialmente la ditta di Lazzaro si chiama Italcoge. Con questa ottiene la commessa. Poi però Italcoge fallisce. Ma «Lazzaro continuava di fatto a occuparsi del cantiere avvalendosi proprio di Toro», scrive il giudice delle indagini preliminare che ha firmato l’ordinanza.\r\n\r\n(...) \"Lazzaro negli atti è indicato come uno degli interlocutori principali di Rfi, Rete ferroviaria italiana, e Ltf. «Alcune conversazioni intercettate dimostravano sia l’influenza esercitata da Lazzaro in seno al consorzio Valsusa, che di fatto considerava di sua proprietà, sia il ruolo di unico interlocutore della committente Ltf», scrivono i magistrati. «Prendiamo tutto noi, Nando», si sente in una delle intercettazioni. E Lazzaro conferma: «Prendiamo tutto noi». Tra gennaio e marzo 2012 poi il titolare di Italcostruzioni cerca «di fare entrare Toro all’interno del Consorzio Valsusa».\r\n\r\nMentre Giovanni Toro però è indagato per concorso esterno con il clan crotonese, Lazzaro è soltanto inquisito per smaltimento illecito dei rifiuti di cantiere. Scarti, hanno assicurato gli inquirenti in conferenza stampa, che non c’entrano con il sito di Chiomonte. Ma su questo le verifiche dovranno continuare. Anche perché in un passaggio dell’ordinanza Toro fa riferimento a dei rifiuti da smaltire reimpiegandoli nei lavori Tav.\r\n\r\nÈ stato Ferdinando Lazzaro quindi, secondo le indagini, a portare Toro nel cantiere più contestato d’Italia. Anche se a Toro mancavano le autorizzazioni. Infatti, Toro, agitato perché non sapeva da dove far passare i suoi camion, privi delle necessarie autorizzazioni, si sentiva rispondere da Lazzaro che per i permessi ci avrebbe pensato lui: «Lo faccio attraverso la Prefettura, gli dico che dobbiamo asfaltare, è urgente, che dobbiamo passare per forza da lì… mi devi mandare le targhe per email o per fax come vuoi». E, in altri dialoghi, a Toro viene chiesto di inviare in cantiere una «pala gommata».\r\n\r\nL’imprenditore sotto inchiesta per connivenza con la ‘ndrangheta avrebbe parlato con un certo Elia di Ltf. «Toro riferiva di aver ricevuto da Elia la richiesta di posare 12 centimetri di asfalto poiché sarebbero stati effettuati dei controlli con i carotaggi». Questo è motivo di discussione tra Lazzaro e Toro in quanto i patti erano diversi. Lo strato di asfalto doveva essere di 8. Inoltre emerge dalla stessa telefonata che sul fondo erano stati stesi soltanto due centimetri di materiale e l’asfalto avrebbe avuto difficoltà ad aderire: «Tu speri che si attaccano 2 centimetri di fresato? Una bella minchia». Lazzaro però lo tranquillizza, rassicurandolo sul fatto che erano d’accordo con Elia che ne bastavano dieci di centimetri perché «i carotaggi sarebbero stati fatti solo nei punti dove c’era più materiale».\r\n\r\nDialoghi che mostrano l’interesse pieno di Toro nei lavori Tav. Il fatto che emerge, e che dovrebbe far riflettere sulla sicurezza del cantiere, è che gli investigatori non hanno trovato traccia di contratti registrati tra Toro, Italcostruzioni o Ltf. Il che vuol dire, secondo gli inquirenti, che l’azienda ha lavorato sotto gli occhi dei militari che presidiavano il sito senza un pezzo di carta che certificasse la sua presenza. Tra le oltre 900 pagine di ordinanza di custodia cautelare c’è anche un commento di Toro sulla qualità della posa dell’asfalto, secondo lui fatta «con modalità approssimative».\r\n\r\n[…] Delle imprese Toro e Lazzaro però c’era anche traccia nei documenti sequestrati ai militanti No Tav. Bollati come terroristi che accumulavano materiale chissà per quale scopo criminale. Oggi invece la storia sembra un po’ diversa: facevano lavoro di controinformazione.”\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Alberto Perino, da anni nel mirino della Procura torinese il il suo puntuale lavoro di informazione.\r\nUna buona occasione per fare il punto su questa vicenda e per discutere delle possibilità di autogestione territoriale, che la storia del movimento No Tav dimostra possibile, al di là del perdurare dell'illusione elettorale.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto:\r\n\r\n2014 11 14 lazzaro perino","21 Novembre 2014","2018-10-28 23:15:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/sabotav-200x110.jpg","Lazzaro-ne in Clarea",1416583493,[192,193,194,195,196],"http://radioblackout.org/tag/ndrangheta/","http://radioblackout.org/tag/ferdinando-lazzaro/","http://radioblackout.org/tag/imprenditori-tav/","http://radioblackout.org/tag/italcoge/","http://radioblackout.org/tag/italcostruzioni/",[140,147,145,136,143],{"post_content":199,"tags":203},{"matched_tokens":200,"snippet":201,"value":202},[169],"arrestato ed è ai domiciliari \u003Cmark>Ferdinando\u003C/mark> Lazzaro. 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Ma «Lazzaro continuava di fatto a occuparsi del cantiere avvalendosi proprio di Toro», scrive il giudice delle indagini preliminare che ha firmato l’ordinanza.\r\n\r\n(...) \"Lazzaro negli atti è indicato come uno degli interlocutori principali di Rfi, Rete ferroviaria italiana, e Ltf. «Alcune conversazioni intercettate dimostravano sia l’influenza esercitata da Lazzaro in seno al consorzio Valsusa, che di fatto considerava di sua proprietà, sia il ruolo di unico interlocutore della committente Ltf», scrivono i magistrati. «Prendiamo tutto noi, Nando», si sente in una delle intercettazioni. E Lazzaro conferma: «Prendiamo tutto noi». Tra gennaio e marzo 2012 poi il titolare di Italcostruzioni cerca «di fare entrare Toro all’interno del Consorzio Valsusa».\r\n\r\nMentre Giovanni Toro però è indagato per concorso esterno con il clan crotonese, Lazzaro è soltanto inquisito per smaltimento illecito dei rifiuti di cantiere. Scarti, hanno assicurato gli inquirenti in conferenza stampa, che non c’entrano con il sito di Chiomonte. Ma su questo le verifiche dovranno continuare. Anche perché in un passaggio dell’ordinanza Toro fa riferimento a dei rifiuti da smaltire reimpiegandoli nei lavori Tav.\r\n\r\nÈ stato \u003Cmark>Ferdinando\u003C/mark> Lazzaro quindi, secondo le indagini, a portare Toro nel cantiere più contestato d’Italia. Anche se a Toro mancavano le autorizzazioni. Infatti, Toro, agitato perché non sapeva da dove far passare i suoi camion, privi delle necessarie autorizzazioni, si sentiva rispondere da Lazzaro che per i permessi ci avrebbe pensato lui: «Lo faccio attraverso la Prefettura, gli dico che dobbiamo asfaltare, è urgente, che dobbiamo passare per forza da lì… mi devi mandare le targhe per email o per fax come vuoi». E, in altri dialoghi, a Toro viene chiesto di inviare in cantiere una «pala gommata».\r\n\r\nL’imprenditore sotto inchiesta per connivenza con la ‘ndrangheta avrebbe parlato con un certo Elia di Ltf. «Toro riferiva di aver ricevuto da Elia la richiesta di posare 12 centimetri di asfalto poiché sarebbero stati effettuati dei controlli con i carotaggi». Questo è motivo di discussione tra Lazzaro e Toro in quanto i patti erano diversi. Lo strato di asfalto doveva essere di 8. Inoltre emerge dalla stessa telefonata che sul fondo erano stati stesi soltanto due centimetri di materiale e l’asfalto avrebbe avuto difficoltà ad aderire: «Tu speri che si attaccano 2 centimetri di fresato? Una bella minchia». Lazzaro però lo tranquillizza, rassicurandolo sul fatto che erano d’accordo con Elia che ne bastavano dieci di centimetri perché «i carotaggi sarebbero stati fatti solo nei punti dove c’era più materiale».\r\n\r\nDialoghi che mostrano l’interesse pieno di Toro nei lavori Tav. Il fatto che emerge, e che dovrebbe far riflettere sulla sicurezza del cantiere, è che gli investigatori non hanno trovato traccia di contratti registrati tra Toro, Italcostruzioni o Ltf. Il che vuol dire, secondo gli inquirenti, che l’azienda ha lavorato sotto gli occhi dei militari che presidiavano il sito senza un pezzo di carta che certificasse la sua presenza. Tra le oltre 900 pagine di ordinanza di custodia cautelare c’è anche un commento di Toro sulla qualità della posa dell’asfalto, secondo lui fatta «con modalità approssimative».\r\n\r\n[…] Delle imprese Toro e Lazzaro però c’era anche traccia nei documenti sequestrati ai militanti No Tav. Bollati come terroristi che accumulavano materiale chissà per quale scopo criminale. Oggi invece la storia sembra un po’ diversa: facevano lavoro di controinformazione.”\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Alberto Perino, da anni nel mirino della Procura torinese il il suo puntuale lavoro di informazione.\r\nUna buona occasione per fare il punto su questa vicenda e per discutere delle possibilità di autogestione territoriale, che la storia del movimento No Tav dimostra possibile, al di là del perdurare dell'illusione elettorale.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto:\r\n\r\n2014 11 14 lazzaro perino",[204,206,209,211,213],{"matched_tokens":205,"snippet":140,"value":140},[],{"matched_tokens":207,"snippet":208,"value":208},[169],"\u003Cmark>Ferdinando\u003C/mark> Lazzaro",{"matched_tokens":210,"snippet":145,"value":145},[],{"matched_tokens":212,"snippet":136,"value":136},[],{"matched_tokens":214,"snippet":143,"value":143},[],[216,218],{"field":112,"matched_tokens":217,"snippet":201,"value":202},[169],{"field":34,"indices":219,"matched_tokens":220,"snippets":222,"values":223},[14],[221],[169],[208],[208],1155199603042156500,{"best_field_score":226,"best_field_weight":178,"fields_matched":118,"num_tokens_dropped":45,"score":227,"tokens_matched":118,"typo_prefix_score":118},"1112352751616","1155199603042156658",6637,{"collection_name":161,"first_q":23,"per_page":122,"q":23},9,["Reactive",232],{},["Set"],["ShallowReactive",235],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fEnvQYAYGCB33RFXnBKDsGPuLbTUtWbnZHeGVtJooDAs":-1},true,"/search?query=san+fedinando"]