","Torna \"Una Babele di semi\", per scambiare materiali e conoscenze","post",1454069605,[64,65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/arca-dei-semi/","http://radioblackout.org/tag/autoproduzione/","http://radioblackout.org/tag/biodiversita/","http://radioblackout.org/tag/cascina-roccafranca/","http://radioblackout.org/tag/reciprocita/","http://radioblackout.org/tag/scambio/","http://radioblackout.org/tag/soia/",[72,73,74,75,76,77,78],"arca dei semi","autoproduzione","biodiversità","cascina roccafranca","reciprocità","scambio","soia",{"post_content":80,"tags":84},{"matched_tokens":81,"snippet":82,"value":83},[77],"loro riproduzione quanto il loro \u003Cmark>scambio\u003C/mark> in modiche quantità non può","Domenica 31 gennaio dalle 9,30 alle 16 alla cascina Roccafranca (via Rubino 45 - Torino) quinta edizione di \"Una Babele di semi\", incontro tra agricoltori professionisti e non per scambiarsi materiale vegetale e conoscenze, all'insegna della biodiversità e dell'autoproduzione. Previsti alcuni laboratori, tra cui uno di cucina per il pranzo condiviso, a base di soia.\r\nIl materiale scambiato non è soggetto ad alcun tipo di proprietà intellettuale in quanto in pubblico dominio. Non si tratteranno cioè varietà iscritte ai cataloghi commerciali e tanto la loro riproduzione quanto il loro \u003Cmark>scambio\u003C/mark> in modiche quantità non può essere considerato atto commerciale ma piuttosto un diritto universale esercitato dalle comunità.\r\n\r\nAscolta la presentazione dell'iniziativa con Luca:\r\nUnknown",[85,87,89,91,93,95,98],{"matched_tokens":86,"snippet":72},[],{"matched_tokens":88,"snippet":73},[],{"matched_tokens":90,"snippet":74},[],{"matched_tokens":92,"snippet":75},[],{"matched_tokens":94,"snippet":76},[],{"matched_tokens":96,"snippet":97},[77],"\u003Cmark>scambio\u003C/mark>",{"matched_tokens":99,"snippet":78},[],[101,106],{"field":38,"indices":102,"matched_tokens":103,"snippets":105},[22],[104],[77],[97],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":82,"value":83},"post_content",[77],578730123365712000,{"best_field_score":111,"best_field_weight":112,"fields_matched":113,"num_tokens_dropped":50,"score":114,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":50},"1108091339008",13,2,"578730123365711978",1,{"document":117,"highlight":131,"highlights":135,"text_match":139,"text_match_info":140},{"cat_link":118,"category":119,"comment_count":50,"id":120,"is_sticky":50,"permalink":121,"post_author":53,"post_content":122,"post_date":123,"post_excerpt":56,"post_id":120,"post_modified":124,"post_thumbnail":125,"post_thumbnail_html":126,"post_title":127,"post_type":61,"sort_by_date":128,"tag_links":129,"tags":130},[47],[49],"40248","http://radioblackout.org/2017/02/bilancio-e-prospettive-dalla-giornata-di-scambio-dei-semi/","Intervista a Luca Ferrero dell'ASCI all'indomani della giornata \"Una babele di semi\" svoltasi a Torino domenica 5 febbraio. Dalla giornata sono emersi alcuni temi:\r\n\r\n-sempre più persone sono attratte dal neoruralismo, e non solo per moda ma come concezione di vita\r\n\r\n-bisogna guardarsi da tutti gli aspiranti Farinetti chi vedono in questo settore delle opportunità di lucro\r\n\r\n-si pone il problema di come interagire tra le comunità di produttori quando a essere messe in relazione sono centinaia o migliaia di persone e non più decine: le dinamiche del piccolo gruppo diventano difficilmente riproducibili, quali forme organizzative?\r\n\r\nAscolta:\r\n\r\nUnknown","6 Febbraio 2017","2017-02-07 19:35:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/Scambiamoci-i-semi-biodiversita-dal-basso_articleimage-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"189\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/Scambiamoci-i-semi-biodiversita-dal-basso_articleimage-300x189.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/Scambiamoci-i-semi-biodiversita-dal-basso_articleimage-300x189.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/Scambiamoci-i-semi-biodiversita-dal-basso_articleimage.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bilancio e prospettive dalla giornata di scambio dei semi",1486382056,[],[],{"post_title":132},{"matched_tokens":133,"snippet":134,"value":134},[77],"Bilancio e prospettive dalla giornata di \u003Cmark>scambio\u003C/mark> dei semi",[136],{"field":137,"matched_tokens":138,"snippet":134,"value":134},"post_title",[77],578730123365187700,{"best_field_score":141,"best_field_weight":142,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":50,"score":143,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":50},"1108091338752",15,"578730123365187705",{"document":145,"highlight":172,"highlights":177,"text_match":139,"text_match_info":180},{"cat_link":146,"category":147,"comment_count":50,"id":148,"is_sticky":50,"permalink":149,"post_author":53,"post_content":150,"post_date":151,"post_excerpt":56,"post_id":148,"post_modified":152,"post_thumbnail":153,"post_thumbnail_html":154,"post_title":155,"post_type":61,"sort_by_date":156,"tag_links":157,"tags":165},[47],[49],"99326","http://radioblackout.org/2025/08/ponte-radio-25-luglio-2025-dalla-valsusa-al-cauca-lottare-per-il-territorio-conduce-radio-blackout/","Dallo studio mobile di Radio Blackout all'Alta Felicità (Venaus, Val Susa), ci colleghiamo in diretta con i territori della Liberación del Cauca colombiano [sito Liberación]. Parliamo di terre occupate e liberate dalle comunità indigene Nasa dal 2014, sottratte al latifondo e alla monocoltura della canna da zucchero e difese contro i violenti tentativi di sgombero da parte di polizia, esercito e multinazionali. Come si è data una delle lotte di liberazione territoriale più radicali del nostro tempo? Quale è il progetto politico di autonomia politica e di comunione con la Madre Tierra? Quali sono i punti di ispirazione e di scambio con le altre lotte per la difesa del territorio?\r\n\r\nIn chiusura, ascoltiamo la testimonianza di un compagno di Bogotà presente al Festival, del collettivo \"Pirotecnia Negra\" [sito Pirotecnia]. Un collettivo che da 10 anni porta avanti azioni di contro-egemonia mediatica, tramite strumenti grafici e visuali, sia nello spazio pubblico che nella rete, da una prospettiva autonoma e libertaria.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Liberación-FAF.mp3\"][/audio]","4 Agosto 2025","2025-08-04 13:59:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-1024x1024.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-768x768.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-690x690.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","PONTE RADIO - 25 LUGLIO 2025 - DALLA VALSUSA AL CAUCA: LOTTARE PER IL TERRITORIO - CONDUCE RADIO BLACKOUT",1754313065,[158,159,160,161,162,163,164],"http://radioblackout.org/tag/colombia/","http://radioblackout.org/tag/indigeni/","http://radioblackout.org/tag/lotta/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/valsusa/",[166,167,168,15,169,170,171],"Colombia","indigeni","lotta","occupazioni","resistenza","valsusa",{"post_content":173},{"matched_tokens":174,"snippet":175,"value":176},[77],"punti di ispirazione e di \u003Cmark>scambio\u003C/mark> con le altre lotte per","Dallo studio mobile di Radio Blackout all'Alta Felicità (Venaus, Val Susa), ci colleghiamo in diretta con i territori della Liberación del Cauca colombiano [sito Liberación]. 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Sabato 29 ore 15 presso l'Auditorium Pamela Ognissanti vedrà gli interventi di Angelo Tartaglia professore emerito di Fisica e Domenica 30 dalle ore 10 Ex Caserma Occupata csa sarà introdotto da Elena Gerebizza di Recommon. Qui il programma completo. \r\n\r\n\"Oggi la transizione energetica viene strumentalizzata per imporre la servitù dei nostri territori a scopo di profitto. Siamo coscienti dell’urgenza di abbandonare le fonti fossili a fronte del cambiamento climatico in atto, ma ci vogliamo opporre alle dinamiche speculative e di sfruttamento alle quali, da Sud a Nord, ci vogliono destinare in nome di una transizione che non è davvero verde.\"\r\n\r\nPartendo dalle esperienze maturate dalle lotte territoriali a Livorno il covegno punta a creare una rete di scambio, di confronto e supporto recipropco. Un'occasione per stabilire nuovi rapporti di forza e consolidare una chiara narrazione della speculazione energetica contro il piano più grande di messa a servizio dell'energia e dei territori verso la reindustrializzazione in senso bellico.\r\n\r\nNe parliamo con Elena del progetto Confluenza\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/ConfluenzaConvegnoLivorno-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nLa redazione di Radio Blackout seguirà gli incontri da Livorno. Seguite il sito della radio per ulteriori approfondimenti. ","26 Marzo 2025","2025-03-26 16:55:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Immagine-26-03-25-16.33-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"188\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Immagine-26-03-25-16.33-300x188.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Immagine-26-03-25-16.33-300x188.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Immagine-26-03-25-16.33-1024x642.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Immagine-26-03-25-16.33-768x482.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Immagine-26-03-25-16.33.jpg 1414w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","No alla servitù energetica: Convegno nazionale di Confluenza",1743007828,[197,198,199,200,201],"http://radioblackout.org/tag/speculazione-energetica/","http://radioblackout.org/tag/confluenza/","http://radioblackout.org/tag/economia-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/il-ritorno-del-nucleare/","http://radioblackout.org/tag/lotte-territoriali/",[203,204,205,206,207],"#speculazione energetica","Confluenza","economia di guerra","il ritorno del nucleare","lotte territoriali",{"post_content":209},{"matched_tokens":210,"snippet":211,"value":212},[77],"a creare una rete di \u003Cmark>scambio\u003C/mark>, di confronto e supporto recipropco.","Primo convegno nazionale di confluenza.\r\n\"No alla Servitù energetica: interrompiamo la speculazione estrattivista, coloniale e militare sui nostri territori\"\r\nIl convegno si terrà a Livorno il 29-30 Marzo. 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Questo non ha indebolito minimamente le mobilitazioni che hanno continuato ad occupare le strade anche dopo la pubblicazione di 1003 documenti voluta dal govermo di Vučević nel tentativo di riguadagnare terreno e consenso. I documenti sono relativi al corollo della pensilina che l'1 Novembre ha ucciso 15 persone, diventando simbolo della corruzione del paese e delle rivolte contro di essa.\r\n\r\nAncora si registra un clima di grande euforia dalle piazze che stanno riuscendo a riportare la politica nella \"cosa comune\" in contrasto ad un progressivo distanziamento delle politiche di governo dai sui cittadini. La forza è stata tale da controbilanciare la fatica di studenti barricati da mesi nelle università, dove ancora rimangono e tanta da aver contagiato altri paesi dei Balcani: un esempio ne è la Croazia, dove da tre settimane ogni venerdì vi sono dei boicottaggi per contestare l’inflazione e che ora si stanno espandendo anche in Montenegro, Macedonia del Nord fino alla Bosnia.\r\n\r\nLe proteste contro il governo e Vučević stesso non sono un novità e infatti sono in corso da 10 anni ma con una differenza sostanziale: mentre le precedenti proteste avevano delle richieste molto vertenziali (con riferimenti specifici alla politica dei partiti), la mobilitazione in corso adesso è fondamentalmente apartitica, con rivendicazioni a largo cappello facenti riferimento allo stato di diritto. E' proprio la lotta alla corruzione che ha permesso il superamento delle ideologie politiche di riferimento verso un fronte allargato comune.\r\n\r\nLa Serbia è infatti uno stato il cui consenso è costruito su un ampia rete di corruzione nepotismo e favoritismi. Il fatto di essere parte di questa rete di potere è la moneta di scambio per il consenso, riuscendo a far arrivare le logiche di partito in tutte le frange della società. Proprio da questo deriva la larga diffusione della corruzione che viene contestata, così come la larga risposta che ha raggiunto persino aree provinciali dove la mobilitazione non c’era mai stata prima.\r\n\r\nIn ultimo la portata inedita inedita di queste moblitazioni è tale proprio perché evita di finire nelle grosse divisioni che caratterizzano la società serba. Divisione come l'indipendenza del Kosovo rimangono questioni scottanti che attraversano tutta la società e le opinioni contrastanti che appartengono alle varie fasce della popolazione ora in piazza rimangono una sfida che nell’evoluzione delle mobilitazioni resta un’incognita.\r\n\r\nNe parliamo con Tommaso e Rodolfo, autori della newsletter sui Balcani Balkan Brew, che hanno avuto modo di recarsi ad osservare le proteste in Serbia:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/SerbiaBalcanInsight.mp3\"][/audio]","14 Febbraio 2025","2025-02-15 16:51:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Immagine-14-02-25-20.55-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"121\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Immagine-14-02-25-20.55-300x121.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Immagine-14-02-25-20.55-300x121.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Immagine-14-02-25-20.55-1024x413.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Immagine-14-02-25-20.55-768x310.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Immagine-14-02-25-20.55.jpg 1458w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Serbia: uno sguardo d'insight sulle mobilitazioni",1739567567,[233,234,235],"http://radioblackout.org/tag/balcani/","http://radioblackout.org/tag/proteste/","http://radioblackout.org/tag/serbia/",[237,238,239],"Balcani","proteste","serbia",{"post_content":241},{"matched_tokens":242,"snippet":243,"value":244},[77],"potere è la moneta di \u003Cmark>scambio\u003C/mark> per il consenso, riuscendo a","Il 28 Gennaio Miloš Vučević ha dato le dimissioni a seguito delle grandi proteste nel paese, ma allo stato attuale è ancora il primo ministro e l’assemblea serba non ha ancora approvato le dimissioni. 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Divisione come l'indipendenza del Kosovo rimangono questioni scottanti che attraversano tutta la società e le opinioni contrastanti che appartengono alle varie fasce della popolazione ora in piazza rimangono una sfida che nell’evoluzione delle mobilitazioni resta un’incognita.\r\n\r\nNe parliamo con Tommaso e Rodolfo, autori della newsletter sui Balcani Balkan Brew, che hanno avuto modo di recarsi ad osservare le proteste in Serbia:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/SerbiaBalcanInsight.mp3\"][/audio]",[246],{"field":107,"matched_tokens":247,"snippet":243,"value":244},[77],{"best_field_score":141,"best_field_weight":181,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":50,"score":182,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":50},{"document":250,"highlight":274,"highlights":279,"text_match":139,"text_match_info":282},{"cat_link":251,"category":252,"comment_count":50,"id":253,"is_sticky":50,"permalink":254,"post_author":53,"post_content":255,"post_date":256,"post_excerpt":56,"post_id":253,"post_modified":257,"post_thumbnail":258,"post_thumbnail_html":259,"post_title":260,"post_type":61,"sort_by_date":261,"tag_links":262,"tags":268},[47],[49],"95639","http://radioblackout.org/2025/02/negoziati-in-ucraina-trump-e-putin-gestiscono-le-sorti-delleuropa/","A seguito di una propaganda elettorale incentrata sulla risoluzione in Ucraina, dopo un lungo scambio con Putin nelle ultime ore, Donald Trump avvia i negoziati per poi farli accettare a cose fatte a Zelensky.\r\n\r\nUna svolta che si inserisce in settimane di disinvestimento progressivo da parte degli USA nello scenario ucraino culminato con la richiesta di materie prime strategiche in cambio del sostegno militare, quantificando la richiesta in 500 miliardi di dollari di terre rare. La decisione di avviare i negoziati è rappresentativa del cambio di strategia che incarna Trump, questa si evince dalle sue scelte in politica estera e, soprattutto, dall'interesse a parlare ai suoi elettori solidificando un consenso interno capace di superare la profonda crisi sociale ed economica che colpisce gli Usa a cui assistiamo dal 2008 e che, nel suo acuirsi, ha coinciso con la guerra per procura in Ucraina.\r\n\r\nQuesta fase non è la dimostrazione dell'esistenza di un'opzione progressista vinta dall'opzione ultraconservatrice di Trump, tutt'altro. Dimostra che l'ala progressista rappresentata da Biden e dalle elites europee pur puntando sulla guerra, sulla militarizzazione e sulla prova di forza per garantire un'egemonia occidentale dell'asse atlantico, mostra tutta la sua debolezza, tant'è che l'amministrazione entrante ha privilegiato l'accordo pur di far dimenticare il prima possibile che la guerra in Ucraina è stata già persa. 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Le narrazioni raccolte nel cantiere hanno fatto emergere la stretta connessione fra la produzione e disseminazione di veleni del polo industriale – le Centrali termoelettriche e il Petrolchimico – e l’aumento della mortalità e delle malattie fra i lavoratori e gli abitanti dei quartieri prossimi agli stabilimenti. Ci si è allora interrogati sui dispositivi che hanno reso impossibile, in questi ultimi 50 anni, determinare delle responsabilità e porre dei rimedi alla situazione. Il libro illustra, attraverso il sapere delle persone direttamente coinvolte, tali dispositivi e li inquadra in quella complicità istituzionale che, a Brindisi come in diverse altre parti del mondo, opera privilegiando il profitto a discapito della salute dei lavoratori e dei cittadini.\r\n\r\n\r\nBuon ascolto.\r\n\r\n \r\n\r\ncurcio","24 Settembre 2014","2018-10-17 22:09:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/foto-e1411579129714-200x110.jpg","Il pane e la morte. 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Durante il regime, questa fetta di Siria era considerata il granaio del paese, lo stato possedeva le terre, decideva il prezzo del grano, forniva le sementi e raccoglieva tutto una volta pronto: nessuno dei produttori aveva il minimo controllo delle decisioni che venivano prese sulla produzione. Nella regione poi non erano sviluppate attività industriali, non era necessario e le poche industrie presenti, erano industrie statali e si dedicavano alla trasformazione dei prodotti agricoli. La popolazione viveva allora in uno stato di deprivazione e sudditanza ma la notte della rivoluzione, il popolo del Rojava, decide di riprendersi l'economia della propria terra.\r\n\r\nNel corso degli ultimi 12 anni l'esperienza accumulata è stata parecchia, lo racconta Azize Aslan in una recente intervista che potete leggere in forma integrale sotto questo podcast.\r\n\r\nIl processo rivoluzionario in atto si può spiegare con i termini che sono propri del movimento curdo: fare-distruggere-rifare; cioè, un processo di sperimentazione basato sull’autocritica della pratica al fine di creare un proprio modello.\r\n\r\nPrima di entrare nei dettagli specifici della sua organizzazione, sottolineiamo che l’economia sociale ha una doppia strategia: da un lato, mira a limitare il capitalismo (o a resistere al capitalismo), il quale va di pari passo con l’economia di guerra; dall’altro mira a rafforzare l’autogestione economica (autodifesa economica) del popolo creando nuovi spazi e relazioni socio-economiche.\r\n\r\nL’economia del Rojava si basa sull’autogestione attraverso comuni, assemblee e cooperative. La partecipazione democratica in ogni settore dell'organizzazione della vita è infatti uno dei caposaldi della rivoluzione. Il primo atto intrapreso dall'amministrazione autonoma ha riguardato le terre: quelle un tempo dello Stato siriano o di collaboratori di Daesh sono state comunalizzate: non appartengono a nessuno, ma tutti possono usarle. L'agricoltura è il settore più sviluppato ed è ritenuto prioritario perchè risponde ad un bisogno fondamentale, il cibo. L’agricoltura si fonda su cooperative temporanee che garantiscono l’uso rotativo della terra e promuovono la diversificazione delle colture. Ogni due anni, le terre vengono assegnate ad altre cooperative, per garantire a più persone possibili di poter accedere al lavoro agricolo.\r\n\r\nAnche l’industria, ridotta a fabbriche leggere e locali, è progettata secondo criteri di sostenibilità ambientale e sociale. La produzione non è finalizzata al profitto, ma al soddisfacimento dei bisogni collettivi.\r\n\r\nLe cooperative, considerate il terzo pilastro dell’autonomia insieme a comuni e assemblee, sono uno strumento essenziale per costruire un’economia condivisa e solidale. L’obiettivo dichiarato è “una cooperativa in ogni comune”, per rendere la vita economica pienamente collettiva e partecipata. Esse sono viste come un progetto di organizzazione politica a cui partecipano tutti i settori della società. Le cooperative sono viste come la “dimensione di costruzione” dell’autonomia democratica. Per implementarne l'uso sono state istituite le \"Case delle Cooperative\" che hanno il compito di sostenerne la nascita e la diffusione ma l’obiettivo non è semplicemente quello di creare delle cooperative come istituzioni produttive, ma di cercare un accordo collettivo per rendere cooperativi tutti i processi produttivi della comune, cioè per collettivizzarne la vita economica.\r\n\r\nNonostante la presenza di dinamiche di mercato ancora legate al capitalismo, l’amministrazione autonoma controlla prezzi e commerci, promuovendo mercati popolari e filiere solidali.\r\n\r\nL’autrice dell'intervista infatti sostiene che dopo anni di asservimento della società ad un’economia programmata dallo Stato (per arabi e curdi) vi è una forte spinta capitalista alla creazione dell’impresa privata. l’amministrazione lavora per diffondere l’idea delle cooperative, in maniera capillare, per liberare l’economia dal capitalismo.\r\n\r\nUn’attenzione particolare è riservata all’economia delle donne, organizzata in modo autonomo attraverso le strutture del movimento Kongra Star, che valorizza il sapere, la cura e la produzione delle donne.\r\n\r\nLe donne si organizzano infatti prima in ambito autonomo e poi in ambito misto. Le donne si organizzano quindi sui propri ambiti, a partire dalla questione della donna. Con la creazione di istituzioni autonome democratiche, seguendo gli stessi modelli organizzativi dal basso: è quindi possibile parlare di ruolo della donna in tutti gli altri ambiti della società, capace quindi di restituire una posizione specifica con il proprio punto di vista e la propria comprensione.\r\n\r\nAttualmente in Rojava non si è ancora superato il legame di alienzione che vincola le persone attraverso il salario. Il superamento avviene nel momento in cui l’intero sistema economico elimina il lavoro salariato legato al denaro, permettendo di eliminare il valore di scambio a favore del valore d’uso. A livello lavorativo ciò consiste nella diffusione del lavoro per la soddisfazione dei propri bisogni, creando lavoro autentico che non crea surplus, accumulo e sfruttamento. A livello economico significa legare la produzione ad un sistema chiuso e autoreferenziale, che si alimenta da sé. Questo è il fine dell’economia sociale-comunitaria-democratica.\r\n\r\nLe cooperative hanno questo fine ma sono molto lontane. Sono costituite da moltissime persone ma solo poche lavorano. In qualsiasi caso a tutti i socie viene redistribuito l’utile della cooperativa, ma comunque chi ci lavora lo fa da salariato.\r\n\r\nGli aspetti positivi sono a proposito sono\r\n\r\n \tassenza di capi diretti nelle cooperative, e quindi autogestione con assemblee giornaliere\r\n \tLavoro solo 6 ore al giorno, per permettere di partecipare alle assemblee politiche e alla vita della comunità\r\n\r\n\r\n\r\nRispetto alle sfide, vi sono fattori esterni come gli attacchi militari, l’embargo economico e la intromissione del dollaro come moneta circolante nella regione, che rafforza gli enti commerciali e indebolisce la popolazione. Questi elementi sono legati e rafforzano altre contraddizioni interne: innanzitutto, il sistema cooperativo attualmente non è capace di occupare una grossa fetta della popolazione; dal canto suo la società non lega ancora (totalmente) il lavoro alla riproduzione e costruzione dell’autonomia, che concepisce il lavoro come lavoro rivoluzionario. Un ostacolo a ciò è la mancanza di infrastrutture, che moltiplicherebbero gli ambiti di lavoro agricolo.\r\n\r\nUn processo rivoluzionario questo che stiamo raccontando quindi non privo di contraddizioni e sfide. Da un punto di vista teorico però tutto è guidato da una visione e un programma chiaro che ha tre principi fondamentali che sono gli assi teorici della concezione dell’economia della modernità democratica: un’economia democratica, ecologica e di liberazione per le donne.\r\n\r\nSebbene la teoria della lotta di classe del marxismo non venga rifiutata, la contraddizione principale viene riconosciuta in quella tra la società e le forze monopolistiche costituite dallo Stato, dalla borghesia e dal sistema patriarcale. Pertanto, l’economia sociale, così come intesa in Rojava, emerge come un’alternativa sia al liberismo economico che alla pianificazione centralizzata. Entrambe sono viste come forme monopolistiche.\r\n\r\nSulla base della visione di Öcalan, la prospettiva del confederalismo democratico definisce l’economia capitalista come un’anti-economia e insiste sul fatto che in un’economia reale il soggetto decisionale dovrebbe essere la società. Sostiene che dare voce a tutti gli individui della società nei processi di produzione, consumo e distribuzione democratizzerà l’economia. Sebbene la teoria della lotta di classe del marxismo non venga rifiutata, la contraddizione principale viene riconosciuta in quella tra la società e le forze monopolistiche costituite dallo Stato, dalla borghesia e dal sistema patriarcale\r\n\r\nIn sostanza, l’economia sociale si basa sul cooperativismo e sulla collettivizzazione dei processi lavorativi e dei mezzi di produzione. Un obiettivo fondamentale è l’eliminazione del rapporto salariale, cioè lo sfruttamento del lavoro individuale. È anche fondata sulla produzione di una vita comunitaria in condizioni di autosufficienza. Tuttavia, l’autosufficienza non è intesa come produzione e soddisfazione di tutti i bisogni a livello di una singola comunità, ma si basa su relazioni di scambio eque, democratiche e di reciprocità stabilite tra le comunità o, come in Rojava, tra le comuni. In altre parole, si basa sulla comprensione e sulla edificazione dell’economia come campo di decisione etica e politica. Si basa sul funzionamento armonioso di meccanismi di autogestione sociale come comuni, assemblee e cooperative.\r\n\r\nIn altre parole è un’economia che si basa su principi etici e politici, in cui la società decide, in cui la natura non è vista come un input ma come un soggetto sociale e integrato nella vita comune, e in cui le donne guidano il processo con il loro sapere e la loro saggezza non capitalizzata.\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n ","22 Aprile 2025","2025-04-22 15:30:36","Aggiornamenti dalla campagna Defend Rojava. 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Durante il regime, questa fetta di Siria era considerata il granaio del paese, lo stato possedeva le terre, decideva il prezzo del grano, forniva le sementi e raccoglieva tutto una volta pronto: nessuno dei produttori aveva il minimo controllo delle decisioni che venivano prese sulla produzione. Nella regione poi non erano sviluppate attività industriali, non era necessario e le poche industrie presenti, erano industrie statali e si dedicavano alla trasformazione dei prodotti agricoli. La popolazione viveva allora in uno stato di deprivazione e sudditanza ma la notte della rivoluzione, il popolo del Rojava, decide di riprendersi l'economia della propria terra.\r\n\r\nNel corso degli ultimi 12 anni l'esperienza accumulata è stata parecchia, lo racconta Azize Aslan in una recente intervista che potete leggere in forma integrale sotto questo podcast.\r\n\r\nIl processo rivoluzionario in atto si può spiegare con i termini che sono propri del movimento curdo: fare-distruggere-rifare; cioè, un processo di sperimentazione basato sull’autocritica della pratica al fine di creare un proprio modello.\r\n\r\nPrima di entrare nei dettagli specifici della sua organizzazione, sottolineiamo che l’economia sociale ha una doppia strategia: da un lato, mira a limitare il capitalismo (o a resistere al capitalismo), il quale va di pari passo con l’economia di guerra; dall’altro mira a rafforzare l’autogestione economica (autodifesa economica) del popolo creando nuovi spazi e relazioni socio-economiche.\r\n\r\nL’economia del Rojava si basa sull’autogestione attraverso comuni, assemblee e cooperative. La partecipazione democratica in ogni settore dell'organizzazione della vita è infatti uno dei caposaldi della rivoluzione. Il primo atto intrapreso dall'amministrazione autonoma ha riguardato le terre: quelle un tempo dello Stato siriano o di collaboratori di Daesh sono state comunalizzate: non appartengono a nessuno, ma tutti possono usarle. L'agricoltura è il settore più sviluppato ed è ritenuto prioritario perchè risponde ad un bisogno fondamentale, il cibo. L’agricoltura si fonda su cooperative temporanee che garantiscono l’uso rotativo della terra e promuovono la diversificazione delle colture. Ogni due anni, le terre vengono assegnate ad altre cooperative, per garantire a più persone possibili di poter accedere al lavoro agricolo.\r\n\r\nAnche l’industria, ridotta a fabbriche leggere e locali, è progettata secondo criteri di sostenibilità ambientale e sociale. La produzione non è finalizzata al profitto, ma al soddisfacimento dei bisogni collettivi.\r\n\r\nLe cooperative, considerate il terzo pilastro dell’autonomia insieme a comuni e assemblee, sono uno strumento essenziale per costruire un’economia condivisa e solidale. L’obiettivo dichiarato è “una cooperativa in ogni comune”, per rendere la vita economica pienamente collettiva e partecipata. Esse sono viste come un progetto di organizzazione politica a cui partecipano tutti i settori della società. Le cooperative sono viste come la “dimensione di costruzione” dell’autonomia democratica. Per implementarne l'uso sono state istituite le \"Case delle Cooperative\" che hanno il compito di sostenerne la nascita e la diffusione ma l’obiettivo non è semplicemente quello di creare delle cooperative come istituzioni produttive, ma di cercare un accordo collettivo per rendere cooperativi tutti i processi produttivi della comune, cioè per collettivizzarne la vita economica.\r\n\r\nNonostante la presenza di dinamiche di mercato ancora legate al capitalismo, l’amministrazione autonoma controlla prezzi e commerci, promuovendo mercati popolari e filiere solidali.\r\n\r\nL’autrice dell'intervista infatti sostiene che dopo anni di asservimento della società ad un’economia programmata dallo Stato (per arabi e curdi) vi è una forte spinta capitalista alla creazione dell’impresa privata. l’amministrazione lavora per diffondere l’idea delle cooperative, in maniera capillare, per liberare l’economia dal capitalismo.\r\n\r\nUn’attenzione particolare è riservata all’economia delle donne, organizzata in modo autonomo attraverso le strutture del movimento Kongra Star, che valorizza il sapere, la cura e la produzione delle donne.\r\n\r\nLe donne si organizzano infatti prima in ambito autonomo e poi in ambito misto. Le donne si organizzano quindi sui propri ambiti, a partire dalla questione della donna. Con la creazione di istituzioni autonome democratiche, seguendo gli stessi modelli organizzativi dal basso: è quindi possibile parlare di ruolo della donna in tutti gli altri ambiti della società, capace quindi di restituire una posizione specifica con il proprio punto di vista e la propria comprensione.\r\n\r\nAttualmente in Rojava non si è ancora superato il legame di alienzione che vincola le persone attraverso il salario. Il superamento avviene nel momento in cui l’intero sistema economico elimina il lavoro salariato legato al denaro, permettendo di eliminare il valore di \u003Cmark>scambio\u003C/mark> a favore del valore d’uso. A livello lavorativo ciò consiste nella diffusione del lavoro per la soddisfazione dei propri bisogni, creando lavoro autentico che non crea surplus, accumulo e sfruttamento. A livello economico significa legare la produzione ad un sistema chiuso e autoreferenziale, che si alimenta da sé. Questo è il fine dell’economia sociale-comunitaria-democratica.\r\n\r\nLe cooperative hanno questo fine ma sono molto lontane. Sono costituite da moltissime persone ma solo poche lavorano. In qualsiasi caso a tutti i socie viene redistribuito l’utile della cooperativa, ma comunque chi ci lavora lo fa da salariato.\r\n\r\nGli aspetti positivi sono a proposito sono\r\n\r\n \tassenza di capi diretti nelle cooperative, e quindi autogestione con assemblee giornaliere\r\n \tLavoro solo 6 ore al giorno, per permettere di partecipare alle assemblee politiche e alla vita della comunità\r\n\r\n\r\n\r\nRispetto alle sfide, vi sono fattori esterni come gli attacchi militari, l’embargo economico e la intromissione del dollaro come moneta circolante nella regione, che rafforza gli enti commerciali e indebolisce la popolazione. Questi elementi sono legati e rafforzano altre contraddizioni interne: innanzitutto, il sistema cooperativo attualmente non è capace di occupare una grossa fetta della popolazione; dal canto suo la società non lega ancora (totalmente) il lavoro alla riproduzione e costruzione dell’autonomia, che concepisce il lavoro come lavoro rivoluzionario. Un ostacolo a ciò è la mancanza di infrastrutture, che moltiplicherebbero gli ambiti di lavoro agricolo.\r\n\r\nUn processo rivoluzionario questo che stiamo raccontando quindi non privo di contraddizioni e sfide. Da un punto di vista teorico però tutto è guidato da una visione e un programma chiaro che ha tre principi fondamentali che sono gli assi teorici della concezione dell’economia della modernità democratica: un’economia democratica, ecologica e di liberazione per le donne.\r\n\r\nSebbene la teoria della lotta di classe del marxismo non venga rifiutata, la contraddizione principale viene riconosciuta in quella tra la società e le forze monopolistiche costituite dallo Stato, dalla borghesia e dal sistema patriarcale. Pertanto, l’economia sociale, così come intesa in Rojava, emerge come un’alternativa sia al liberismo economico che alla pianificazione centralizzata. Entrambe sono viste come forme monopolistiche.\r\n\r\nSulla base della visione di Öcalan, la prospettiva del confederalismo democratico definisce l’economia capitalista come un’anti-economia e insiste sul fatto che in un’economia reale il soggetto decisionale dovrebbe essere la società. Sostiene che dare voce a tutti gli individui della società nei processi di produzione, consumo e distribuzione democratizzerà l’economia. Sebbene la teoria della lotta di classe del marxismo non venga rifiutata, la contraddizione principale viene riconosciuta in quella tra la società e le forze monopolistiche costituite dallo Stato, dalla borghesia e dal sistema patriarcale\r\n\r\nIn sostanza, l’economia sociale si basa sul cooperativismo e sulla collettivizzazione dei processi lavorativi e dei mezzi di produzione. Un obiettivo fondamentale è l’eliminazione del rapporto salariale, cioè lo sfruttamento del lavoro individuale. È anche fondata sulla produzione di una vita comunitaria in condizioni di autosufficienza. Tuttavia, l’autosufficienza non è intesa come produzione e soddisfazione di tutti i bisogni a livello di una singola comunità, ma si basa su relazioni di \u003Cmark>scambio\u003C/mark> eque, democratiche e di reciprocità stabilite tra le comunità o, come in Rojava, tra le comuni. In altre parole, si basa sulla comprensione e sulla edificazione dell’economia come campo di decisione etica e politica. Si basa sul funzionamento armonioso di meccanismi di autogestione sociale come comuni, assemblee e cooperative.\r\n\r\nIn altre parole è un’economia che si basa su principi etici e politici, in cui la società decide, in cui la natura non è vista come un input ma come un soggetto sociale e integrato nella vita comune, e in cui le donne guidano il processo con il loro sapere e la loro saggezza non capitalizzata.\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n ",[437],{"field":107,"matched_tokens":438,"snippet":434,"value":435},[77],{"best_field_score":141,"best_field_weight":181,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":50,"score":182,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":50},{"document":441,"highlight":454,"highlights":459,"text_match":139,"text_match_info":462},{"comment_count":50,"id":442,"is_sticky":50,"permalink":443,"podcastfilter":444,"post_author":53,"post_content":445,"post_date":446,"post_excerpt":56,"post_id":442,"post_modified":447,"post_thumbnail":448,"post_title":449,"post_type":350,"sort_by_date":450,"tag_links":451,"tags":453},"97142","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-10-04-2025-la-societa-cinese-al-tempo-dei-dazi-il-teerrore-sinstalla-a-port-au-prince-dietro-al-ballottaggio-tanti-ecuador/",[297],"La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. 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Noboa vs Gonzáles: il ballottaggio in Ecuador vede il confronto dei molti mondi che compongono il paese..\r\n\r\nI reciproci tentativi di isolare il nemico dal mercato\r\nAbbiamo chiesto ad Alessandra Colarizi, direttrice editoriale di “China Files”, di restituirci un’idea di quello che può essere lo sguardo della società cinese sulla scomposta guerra commerciale trumpiana.\r\nA iniziare dall’identificazione di eventuali nuovi partner commerciali in sostituzione del mercato statunitense (considerando anche un’improbabile ulteriore estensione della presenza cinese in Africa, a fronte di un più probabile controllo della regione limitrofa – il libero scambio con Corea e Giappone? – e dell’Asean), o di assorbimento interno di parte delle esportazioni; prendendo poi in considerazione le contromisure non solo tariffarie adottate dal governo cinese, mirate e dunque già meditate prima che si scatenasse la buriana; la riduzione dei bond americani in pancia alle casse di Pechino (secondo detentore mondiale del debito di Washington); la creazione del welfare.\r\nSi è inserito anche il problema dei porti di Panama e degli altri scali interessati all’operazione di Trump, che mira a mettere sotto pressione la Cina. Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. 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Infatti l’indifferenza per le condizioni disastrose in cui versa in particolare la capitale e la crisi esistenziale di un paese privo di risorse, saccheggiato da gang che spadroneggiano facendosi beffe di truppe keniane dell’Onu e armate dalla vicina Florida.\r\nRoberto Codazzi ci aggiorna sulla situazione, ma soprattutto dipinge il quadro per cui riusciamo a farci un’idea di cosa significa vivere in queste condizioni, con le gang che controllano tutti i quartieri della capitale tranne uno, con sparuti gruppi di autodifesa di cittadini (e si registrano linciaggi di appartenenti alle gangs catturati), scarsità di cibo, baratto, ritorno alle campagne per poter coltivare almeno il nutrimento, difficoltà di movimenti per i molti posti di blocco gestiti dalle bande e le comunicazioni affidate a eroici giornalisti radiofonici che vengono assassinati, quando si individuano le sedi delle radio. Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e restrizioni sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. Si organizzano marce per l’espulsione dal territorio turistico dominicano.\r\nGli haitiani sono respinti senza interruzione dagli Usa dal mandato di Obama: una situazione consolidata dalle immagini al confine messicano, quando venivano inseguiti con i lazos; i rimpatri sono ora ridotti dalla chiusura degli aeroporti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/l-ulteriore-deterioramento-della-vita-di-haiti--65552467\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione al Caribe si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/RobertoCodazzi_Gangs-of-Port-au-Prince.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Davide Matrone ,docente universitario e giornalista freelance che vive a Quito , parliamo delle elezioni presidenziali in Ecuador , lunedi ci sarà il ballottaggio fra la candidata di \"Revolucion Ciudadana\", partito legato al correismo ,Luisa Gonzalez e il figlioccio della dinastia più ricca dell'Ecuador ,Daniel Noboa ,attuale presidente . Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del Sudamerica. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]","13 Aprile 2025","2025-04-14 12:50:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 10/04/2025- LA SOCIETÀ CINESE AL TEMPO DEI DAZI - IL TERRORE S’INSTALLA A PORT-AU-PRINCE -DIETRO AL BALLOTTAGGIO TANTI ECUADOR",1744540748,[452],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[316],{"post_content":455},{"matched_tokens":456,"snippet":457,"value":458},[77],"della regione limitrofa – il libero \u003Cmark>scambio\u003C/mark> con Corea e Giappone? – e","La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. 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Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. Rimane da vedere se il prevedibile mafioso della Casa Bianca non imporrà all'Europa di applicare le stesse tariffe comminate alla Cina dalla inaffidabile amministrazione trumpiana, altrimenti...\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6raaHK91qq3LlnKS8tT0Ur?si=Pml1A4qlS1u5_IZ_tKoXxA\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti sull’Asia orientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/AlessandraColarizi_Decoupling-Forzato.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGangs of Port-au-Prince\r\nNon si arresta la vendetta coloniale per l’atto rivoluzionario di indipendenza di Toussaint Louverture che nel 1791 fece di Haiti la prima colonia affrancata dal giogo francese. Infatti l’indifferenza per le condizioni disastrose in cui versa in particolare la capitale e la crisi esistenziale di un paese privo di risorse, saccheggiato da gang che spadroneggiano facendosi beffe di truppe keniane dell’Onu e armate dalla vicina Florida.\r\nRoberto Codazzi ci aggiorna sulla situazione, ma soprattutto dipinge il quadro per cui riusciamo a farci un’idea di cosa significa vivere in queste condizioni, con le gang che controllano tutti i quartieri della capitale tranne uno, con sparuti gruppi di autodifesa di cittadini (e si registrano linciaggi di appartenenti alle gangs catturati), scarsità di cibo, baratto, ritorno alle campagne per poter coltivare almeno il nutrimento, difficoltà di movimenti per i molti posti di blocco gestiti dalle bande e le comunicazioni affidate a eroici giornalisti radiofonici che vengono assassinati, quando si individuano le sedi delle radio. Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e restrizioni sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. Si organizzano marce per l’espulsione dal territorio turistico dominicano.\r\nGli haitiani sono respinti senza interruzione dagli Usa dal mandato di Obama: una situazione consolidata dalle immagini al confine messicano, quando venivano inseguiti con i lazos; i rimpatri sono ora ridotti dalla chiusura degli aeroporti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/l-ulteriore-deterioramento-della-vita-di-haiti--65552467\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione al Caribe si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/RobertoCodazzi_Gangs-of-Port-au-Prince.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Davide Matrone ,docente universitario e giornalista freelance che vive a Quito , parliamo delle elezioni presidenziali in Ecuador , lunedi ci sarà il ballottaggio fra la candidata di \"Revolucion Ciudadana\", partito legato al correismo ,Luisa Gonzalez e il figlioccio della dinastia più ricca dell'Ecuador ,Daniel Noboa ,attuale presidente . Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del Sudamerica. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]",[460],{"field":107,"matched_tokens":461,"snippet":457,"value":458},[77],{"best_field_score":141,"best_field_weight":181,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":50,"score":182,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":50},{"document":464,"highlight":477,"highlights":482,"text_match":139,"text_match_info":485},{"comment_count":50,"id":465,"is_sticky":50,"permalink":466,"podcastfilter":467,"post_author":468,"post_content":469,"post_date":470,"post_excerpt":56,"post_id":465,"post_modified":471,"post_thumbnail":472,"post_title":473,"post_type":350,"sort_by_date":474,"tag_links":475,"tags":476},"95297","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-30-01-2025-colombia-nel-catatumbo-si-arena-il-processo-di-pace-e-la-presidenza-petro-sudan-guerra-senza-fine-i-territori-doltremare-francesi-spingono-per-la-decolonizzazione/",[297],"radiokalakuta","Bastioni di Orione in questa puntata insieme a Cristina Vargas, antropologa colombiana , racconta della situazione del Catatumbo ,regione della Colombia al confine con il Venezuela . Una regione ricca di materie prime ma occupata dalla coltivazione della coca e da laboratori per la produzione ,dove lo stato colombiano è totalmente assente e il territorio è attraversato da guerriglie in complicità con i trafficanti ,cartelli della droga messicani e paramilitari. Qui si stanno scontrando da diversi giorni le forze dell'ELN (gruppo guerrigliero attivo dal 1964) e i dissidenti del 33° fronte delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) per il controllo del territorio .Questi scontri hanno fatto ripiombare la regione nell'incubo della guerra provocando circa 40000 profughi costretti ad abbandonare le proprie abitazioni e fuggire anche verso il confine venezuelano . Il presidente Petro ha inviato l'esercito e dichiarato lo stato d'emergenza , il processo di pace che era stato implementato con le guerriglie si è arenato forse definitivamente ,anche perchè ormai i capi dell'ELN sono ricercati e l'organizzazione considerata alla stregua di un gruppo criminale di narcotrafficanti . La risposta militare e lo stato di guerra impedisce una mobilitazione sociale dal basso ,le condizioni strutturali di arretratezza della regione che costringono i contadini a dedicarsi alla coltivazione della coca ,non trovano risoluzione anche per l'incapacità dello stato colombiano di reperire le risorse per un cambiamento di rotta dell'economia del Catatumbo dipendente dalla produzione e dal traffico della coca. A Bogotà il governo Petro è in difficoltà ,non ha una maggioranza in parlamento , la crisi economica e la disillusione rispetto alle aspettative della sua presidenza stanno allontanando alcuni settori sociali che lo avevavo sostenuto. Tuttavia la crisi dei migranti rimpatriati \"manu militari\" dall'amministrazione Trump e la minaccia dei dazi ,è stata raccontata dai media colombiani come un braccio di ferro vincente con l'ingombrante vicino yanqui ,giocato dalla presidenza Petro sul principio del rispetto della dignità umana dei rimpatriati che ha raccolto un vasto consenso nel paese.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-30012025-CRISTINA-VARGAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Ali, cittadino italo sudanese residente aTorino , parliamo della guerra in Sudan ,con uno sguardo dall'interno che ci restituisce una prospettiva di drammatica divisione della società sudanese. Emerge il dato della presenza nell'esercito e anche nelle Forze di Supporto Rapido di elementi legati al vecchio regime di Al Bashir ,alcuni di questi personaggi come Ahmad Harun ,ex ministro degli interni del governo islamista, ricercati dalla giustizia internazionale. Alcuni di questi islamisti radicali provengono anche da altri paesi mentre altri costituiscono pezzi dello stato profondo del regime di Al Bashir. Alcune milizie combattenti sono state formate dai servizi segreti del precedente governo e si sono rese protagoniste delle brutalità commesse contro la popolazione civile ,mentre sul terreno nonostante l'avanzata dell'esercito di Al Bhuran con la conquista del capoluogo della fertile regione di El Gezira ,le RSF di Hemmeti controllano importanti porzioni di territorio tra cui il Kordofan e il Darfur. Constatiamo la mancanza di volontà di dialogo tra le parti ,la violenza crescente contro la popolazione civile ,le dimensioni della catastrofe umanitaria ,la divisione della società sudanese ,la debolezza delle forze politiche eredi della rivoluzione civile che defenestro' Al Bashir ,la pervasività della fallace percezione del ruolo stabilizzatore dell'esercito anche all'interno della diaspora sudanese .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-30012025-ALI-SUDAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Adriano Favole ,antropologo e conoscitore della Nuova Caledonia, parliamo della nascita del \" Front international de decolonisation\" che unisce i movimenti indipendentisti di Guadalupa, Martinica, Guyana francese, Polinesia e Corsica nella cui dichiarazione finale si afferma che \" l' obiettivo fondamentale è unire le nostre forze per liberare definitivamente i nostri paesi e il pianeta da ogni presenza coloniale. Affermiamo che nel contesto del crollo di un ordine mondiale caratterizzato dallo sfruttamento dei più fragili e dal dominio di una parte significativa del mondo da parte di poche potenze predatorie, è giunto il momento di unirci per guidare le nostre nazioni alla loro piena sovranità e partecipare così alla costruzione di un mondo migliore, rispettoso della dignità delle donne e degli uomini \". Si esprime una forte richiesta anche del riconoscimento della cultura dei popoli nativi che viene totalmente ignorata nel sistema scolastico dove nello specifico della Nuova Caledonia,nei programmi scolastici non vengono menzionati i legami con le altre isole del Pacifico. Il colonialismo francese si estrinseca nell'asse privilegiato con la metropoli a discapito dei paesi limitrofi ,costringendo ad importare merci costose dalla \"madrepatria\" ,impedendo le relazioni commerciali con altre isole con cui le popolazioni della Nuova Caledonia hanno sempre avuto relazioni di scambio ,costituendo un sistema insostenibile e costoso per la popolazione locale . La Francia che sta perdendo ormai pezzi del suo ex impero in Africa ,persiste a sostenere la sua presenza nel Pacifico per ragioni geo strategiche ,per lo sfruttamento delle risorse marine e anche se in misura minore per lo sfruttamento del nichel. \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BASTIONI-DI-ORIONE-FAVOLE-NUOVA-Caledonia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Febbraio 2025","2025-02-01 19:53:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 30/01/2025-COLOMBIA, NEL CATATUMBO SI ARENA IL PROCESSO DI PACE E LA PRESIDENZA PETRO-SUDAN GUERRA SENZA FINE-I TERRITORI D'OLTREMARE FRANCESI SPINGONO PER LA DECOLONIZZAZIONE.",1738439628,[452],[316],{"post_content":478},{"matched_tokens":479,"snippet":480,"value":481},[77],"hanno sempre avuto relazioni di \u003Cmark>scambio\u003C/mark> ,costituendo un sistema insostenibile e","Bastioni di Orione in questa puntata insieme a Cristina Vargas, antropologa colombiana , racconta della situazione del Catatumbo ,regione della Colombia al confine con il Venezuela . 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Tre morti volute dalle guardie di frontiera, che nonostante le numerose segnalazioni, hanno ostacolato in ogni modo i tentativi di soccorso dei solidali presenti sul posto. Come su ogni frontiera militarizzata dell’UE, le morti non sono incidentali, anzi: i respingimenti, il rifiuto di rispondere a segnalazioni e di chiamare l’ambulanza, l’occultamento dei cadaveri e le violenze sono parte integrante del sistema di controllo dell’immigrazione illegale attuato dalla polizia di frontiera bulgara, supportata da Frontex, e voluto dall’UE come moneta di scambio del recente ingresso del paese nello spazio Schengen. A questo drammatico quadro fanno da contorno una politica migratoria che rende l’accesso ad uno status legale sempre più difficile, condizioni disumane nei campi destinati ai richiedenti asilo, e l’uso sistematico della detenzione amministrativa per processare le domande di asilo, espellere e deportare il maggior numero di persone il più velocemente possibile.\r\n\r\nChi tenta di ostacolare la macchina delle espulsioni viene represso duramente, ed è ciò che è accaduto ai/alle tre compagne arrestate la notte del 24 dicembre, per aver tratto in salvo tre persone disperse nei boschi. Chi prova a documentare l’operato delle guardie di frontiera, denunciare i respingimenti e supportare le persone in movimento viene accusato di traffico di esseri umani e di ostacolare le forze dell’ordine, e gli viene materialmente impedito con ogni mezzo di restare sul territorio.\r\n\r\nSe i media mainstream bulgari poco fanno per visibilizzare il fenomeno e contribuiscono invece alla criminalizzazione delle persone immigrate e delle solidali, non possiamo non notare come i giornali italiani abbiamo riportato la notizia spettacolarizzando il ruolo dei solidali italiani ingiustamente arrestati in Bulgaria per aver salvato vite umane, senza minimamente mettere in discussione le politiche europee all’origine di tanta orientale barbarità.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Bulgaria11.01.25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","23 Gennaio 2025","2025-01-23 14:40:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/instasave.website_473716825_17956008413888777_644494822623281050_n-200x110.jpg","Di respingimenti in Bulgaria",1737643250,[499,500,501,502],"http://radioblackout.org/tag/bulgaria/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/respingimenti/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[504,505,506,507],"Bulgaria","repressione","respingimenti","war on migrants",{"post_content":509},{"matched_tokens":510,"snippet":511,"value":512},[77],"voluto dall’UE come moneta di \u003Cmark>scambio\u003C/mark> del recente ingresso del paese","Ai microfoni di Harraga, in onda su Radio Blackout, con una compagna del collettivo Rotte Balcaniche abbiamo approfondito gli ultimi, tragici eventi accaduti al confine bulgaro-turco, di cui ha parlato anche la stampa nostrana.\r\n\r\nNegli ultimi giorni di dicembre, nel cuore della riserva naturale sfregiata dalla frontiera sudorientale della Bulgaria e dell’UE, la politica mortifera europea ha portato alla morte di tre giovanissimi egiziani, mentre tentavano di attraversarne i fitti boschi. 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