","CONTINUANO GLI SCIOPERI IN GRAN BRETAGNA","post",1676486611,[59,60,61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/brexit/","http://radioblackout.org/tag/gran-bretagna/","http://radioblackout.org/tag/inghilterra/","http://radioblackout.org/tag/scioperi/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-ambulanze/",[65,66,67,68,69],"Brexit","gran bretagna","inghilterra","scioperi","sciopero ambulanze",{"post_content":71,"post_title":75,"tags":79},{"matched_tokens":72,"snippet":73,"value":74},[68],"Gran Bretagna si susseguono gli \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> dei dipendenti pubblici che chiedono","Da Dicembre in Gran Bretagna si susseguono gli \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> dei dipendenti pubblici che chiedono l'adeguamento degli stipendi al costo della vita e protestano contro i tagli dei servizi pubblici, mentre l'inflazione continua a crescere. 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Con Dario abbiamo voluto ripercorrere brevemente le tappe che hanno composto la storia di 4 anni di movimento operaio dal basso, ma abbiamo voluto approfondire anche le difficoltà che esso ha trovato sul suo cammino e che continuerà ad incontrare. Infatti le sfide all'orizzonte sono tante, cercare di portare a termine il progetto di fabbrica socialmente integrata per recuperare in autogestione lo stabilimento di Campi Bisenzio, affrontare la minaccia di sgombero dello stesso e continuare a mantenere viva l'attenzione e la rabbia di un collettivo che vuole essere preso per sfinimento da istituzioni e classe padronale. A tal proposito, molto interessante la parte in cui Dario ci spiega cosa vuol dire riuscire a prendersi cura l'un dell'altro, grazie allo strumento della cassa di mutuo aiuto, creata dal collettivo, che però non può essere l'unico modo per tenere unito e determinato un gruppo di operai licenziati e sballottati dalle istituzioni da 4 anni.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Intervista-a-Dario-collettivo-di-fabbrica-ex-gkn-live-FAF-2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nPer la prima intervista abbiamo parlato due lavorat* della manutenzione ferroviaria: Sara e Massimo, militanti dell' ANLM (Assemblea Nazionale Ferrovieri Manutentori). Con loro abbiamo approfondito gli aspetti politici e funzionali dell'assemblea che è stata in grado fino ad oggi di organizzare/procalamare/sostenere dal basso gli scioperi. Dai microfoni ci hanno raccontato come è nata l'assemblea, come organizzata/strutturata e come intende continuare la lotta:\r\n\r\n\"La partecipazione alle iniziative dell’Assemblea, che ci danno anche un interessante riscontro in termini di rappresentatività del settore, è il sintomo di come rigettare l’accordo del 10 gennaio sia un obiettivo dei lavoratori tutti e che quindi sarebbe riduttivo confinarla all’interno del perimetro di una appartenenza sindacale.\r\nVogliamo rigettare l’accordo del 10 gennaio e sosterremo tutte le iniziative che condividono lo stesso obiettivo.\r\nPremesso che anche come Assemblea promuoveremo inziative di lotta, scioperi compresi, riteniamo naturale cogliere ogni occasione che ci permetta di contrastare la possibile applicazione del 10 gennaio.\r\nQuindi vorremmo ricordare, ai sindacalisti firmatari, ai galoppini dell’azienda e a tutto il ciarpame di detrattori che cercano di avvelenare i pozzi che:\r\n\r\nsostenere l’illegittimità dello sciopero per farlocche disquisizioni tecniche, ha come obiettivo sabotare la partecipazione\r\nsostenere che non si possa scioperare, quando chi lo indice è un soggetto (sindacato o aggregazione che sia) a cui non si sia aderito, ha come obiettivo sabotare la partecipazione\r\nsostenere che aderire ad uno sciopero equivalga ad aderire, non alle motivazioni di chi lo ha indetto, ma al promotore stesso (sindacato o aggregazione che sia), ha come obiettivo sabotare la partecipazione\r\n\r\nNon ci fermeremo finchè non sarà ritirato l’accordo del 10 gennaio, abbiamo intenzione di non rendere facili le cose a chi sta sputando sulla nostra vita, sulla nostra dignità e sulla nostra sicurezza.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Sara-e-Massimo-manutentori-ferroviari-live-FAF-2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","18 Settembre 2025","2025-09-18 19:22:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/gkn-faf-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"216\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/gkn-faf-300x216.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/gkn-faf-300x216.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/gkn-faf-768x554.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/gkn-faf.jpg 1011w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le interviste di Frittura mista alias radio fabbrica al festival alta felicità 2025",1758223269,[128,129,130,131,132,133,134,135,136,137,138,139,140],"http://radioblackout.org/tag/anlm/","http://radioblackout.org/tag/assemblea-nazionale-lavoratori-manutebntori-rfi/","http://radioblackout.org/tag/autorganizzazione/","http://radioblackout.org/tag/cassa-mutuo-aiuto/","http://radioblackout.org/tag/collettivo-di-fabbrica/","http://radioblackout.org/tag/collettivo-di-fabbrica-ex-gkn/","http://radioblackout.org/tag/dario-salvetti/","http://radioblackout.org/tag/fabbriche-autogestite/","http://radioblackout.org/tag/ferrovieri/","http://radioblackout.org/tag/festival-alta-felicita/","http://radioblackout.org/tag/fritturamista-2/","http://radioblackout.org/tag/gkn/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/",[142,143,144,145,146,147,148,149,19,150,119,151,152],"ANLM","Assemblea nazionale lavoratori manutebntori RFI","autorganizzazione","cassa mutuo aiuto","collettivo di fabbrica","Collettivo di fabbrica ex GKN","Dario Salvetti","fabbriche autogestite","festival alta felicità","gkn","lavoro",{"post_content":154,"tags":159},{"matched_tokens":155,"snippet":157,"value":158},[156],"Ferrovieri","militanti dell' ANLM (Assemblea Nazionale \u003Cmark>Ferrovieri\u003C/mark> Manutentori). 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Le questioni contestate all'azienda riguardano la mancanza di un miglioramento delle condizioni contrattuali in materia di aumenti salariali (non viene firmato un contratto da sedici anni), il passaggio a un sistema pensionistico connesso ai mercati finanziari secondo cui per vedersi garantito un fondo pensione accettabile si è costretti a pagare, il mantenimento dello straordinario obbligatorio. Il nuovo contratto, sul quale il sindacato è andato al voto senza adeguata informazione tra i lavoratori, è stato così bocciato dal 95% dei lavoratori, in particolare dai nuovi assunti perlopiù giovani, permettendo così l'avvio della mobilitazione.\r\n\r\nCiò che è interessante sono gli effetti che uno sciopero in questa azienda, per il suo importante ruolo strategico, possono avverarsi. Questo sciopero è il primo dopo quello del 2008, quando vennero bloccate le aziende per 57 giorni, con il supporto di un sindacato che, grazie alla lotta, è stato obbligato a invertire radicalmente la sua posizione, andando incontro alle istanze dei lavoratori. All'oggi sono stati individuati dei mediatori direttamente dal governo per aprire i tavoli contrattuali, mentre il sindacato ha iniziato a sondare i bisogni dei lavoratori. Al momento la questione centrale è capire come avere una tenuta dello sciopero a causa della mancanza di reddito e l’avviso di licenziamenti temporanei da parte dell’azienda, in questo frangente quindi c’è una grande disponibilità a lottare ma è necessario l'allargamento ad altre aziende solidali. Un’azienda come la Boeing rappresenta il fulcro degli interessi finanziari statunitensi oggi, vista la produzione di aerei militari e di intelligence militare, dunque in questi mesi di guerra in Ucraina e genocidio in Palestina l'azienda rappresenta la punta di diamante dell’economia americana.\r\n\r\nLa questione ora è capire le possibilità reali di estensione dello sciopero e delle lotte sul lavoro. Gli Stati del MidWest, dove i sindacati hanno più iscritti sono cruciali, così come i risultati delle elezioni. In questo senso Biden è stato descritto fino ad oggi come il presidente più vicino ai sindacati, nonostante questo non sia effettivo basti pensare alla repressione della lotta dei ferrovieri, ma le sue apparizioni mediatiche hanno avuto il ruolo di farlo diventare il presidente più vicino ai sindacati. Negli ultimi anni vediamo alcuni elementi interessanti, in particolare la genesi del risveglio sindacale avvenuto tra il 2018 e il 2020 con la lotta degli insegnanti e poi gli scioperi spontanei sulla sicurezza dei lavoratori in piena pandemia, oltre alle mobilitazioni per George Floyd. Questi cicli hanno favorito la diffusione sindacale. Più recentemente le mobilitazioni in sostegno alla Palestina hanno allargato il movimento. Spesso le lotte i questi settori rimangono isolate ed è dovuto al tipo di struttura dei sindacati americani che non brillano né di democrazia né di conflittualità.\r\n\r\nIeri si è riaperto il tavolo negoziale e l’amministrazione Biden vi partecipa in maniera ufficiale per evitare che lo sciopero si prolunghi in prossimità delle prossime elezioni.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Felice Mometti ricercatore indipendente e attento osservatore delle vicende statunitensi, su metropoli, trasformazioni urbane, lavoro.\r\n\r\n[audio m4a=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/WhatsApp-Audio-2024-09-18-at-17.42.04.m4a\"][/audio]","20 Settembre 2024","2024-09-20 12:04:26","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1024x683.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-768x512.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1536x1024.jpeg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-2048x1365.jpeg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","USA: sciopero all'azienda Boeing",1726833866,[211,212,213,214,215,216,217,218],"http://radioblackout.org/tag/azienda-militare/","http://radioblackout.org/tag/biden/","http://radioblackout.org/tag/boeing/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-lavoratori/","http://radioblackout.org/tag/sindacati/","http://radioblackout.org/tag/usa/",[220,221,222,223,224,225,17,226],"azienda militare","biden","Boeing","elezioni","guerra","sciopero lavoratori","USA",{"post_content":228},{"matched_tokens":229,"snippet":230,"value":231},[19],"alla repressione della lotta dei \u003Cmark>ferrovieri\u003C/mark>, ma le sue apparizioni mediatiche","Lo sciopero alla Boeing, grande azienda statunitense che produce aerei civili e militari, ha coinvolto moltissimi lavoratori nell’area di Seattle che hanno aderito allo sciopero a seguito di una negoziazione sindacale che ha disatteso diversi obiettivi. 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Martedì 28 gennaio ha cominciato i suoi lavori una commissione all’Assemblea nazionale, il 30 gennaio si aprirà una conferenza alla quale parteciperanno anche i sindacati, e il 17 febbraio avrà inizio il dibattito parlamentare.\r\nLa riforma delle pensioni resterà il tema di fondo delle elezioni municipali di metà marzo fino a giugno, quando il provvedimento potrebbe essere approvato.\r\nIl primo sciopero intercategoriale è stato proclamato il 5 dicembre scorso, il 24 si è celebrato il settimo e un altro è già indetto per il 29 gennaio. Dopo sette settimane di conflitto sociale e di scioperi, arrivati dopo un anno di rivolta dei gilet gialli, la lotta non si ferma.\r\nIl cedimento di Macron sull’età pensionabile non ha certo accontentato il movimento contro la riforma delle pensioni..\r\nFinito lo sciopero dei ferrovieri, continua la lotta dei lavoratori della sanità, della scuola, dei teatri… Indubbiamente l’incidenza di questi scioperi è minore, perché gli cheminot sia pubblici che privati erano in grado di paralizzare il paese, mettendo in seria difficoltà il governo.\r\nAnche i blocchi delle raffinerie non sono riusciti ad incidere, perché non sono stati tali da determinare una carenza di approvvigionamenti alle pompe di benzina.\r\nAltro dato significativo è che gli scioperi restano sotto il controllo sindacale, soprattutto la CGT. Sindacati più radicali non riescono a incidere sulla lotta.\r\nSignificativa invece la trasformazione delle manifestazioni: i cortei di testa, che precedono generalmente gli spezzoni sindacali, un tempo di minoranza, oggi rappresentano sino alla metà dei partecipanti.\r\nUn’imprevista doccia fredda per Macron è arrivata dal Consiglio di Stato, che ha bacchettato il governo sulla sostanza della riforma. In particolare lo studio di impatto della riforma non avrebbe solide basi: impossibile capire le conseguenze sociali del provvedimento. Inoltre la semplificazione, che, nella propaganda di En Marche renderebbe tutti uguali, non è che una finta priva di sostanza. Sono escluse dal provvedimento categorie pesanti come i poliziotti e i militari, che non godranno delle meraviglie del regime universale.\r\nDonne e precari saranno penalizzati per via dei contributi minori e, conseguente riduzione dell’assegno mensile.\r\nLa riduzione del montante delle pensioni farà sì che nel prossimo futuro gli anziani saranno più poveri: il tasso di povertà dei vecchi, che oggi è sceso dal 34 al 6 percento, riprenderà a salire.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Carrozza di Radio Paris Plurielle, dove conduce “Vive la sociale!”\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020-01-28-francia-carrozza.mp3\"][/audio]","28 Gennaio 2020","2020-01-28 12:08:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/cq5dam.thumbnail.cropped.1500.844-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/cq5dam.thumbnail.cropped.1500.844-300x169.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/cq5dam.thumbnail.cropped.1500.844-300x169.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/cq5dam.thumbnail.cropped.1500.844-1024x576.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/cq5dam.thumbnail.cropped.1500.844-768x432.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/cq5dam.thumbnail.cropped.1500.844.jpeg 1500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Francia. 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Nel corso di ormai quasi tre mesi di protesta, le pratiche dei manifestanti si sono fatte sempre più determinate ed efficaci, fino ad arrivare a paralizzare i centri economici del paese, nel tentativo di contrastare l'odioso progetto di riforma voluto dal presidente Hollande. Mentre continuano i blocchi in tutte le raffinerie del paese, tanto che un terzo delle pompe di benzina è ormai senza carburante, sono iniziati gli scioperi nei trasporti ed il blocco delle 19 centrali nucleari, che producono i tre quarti dell'elettricità totale.\r\n\r\nNel pomeriggio di ieri a Paris si è svolta una manifestazione di circa 100 mila persone da Place de la Bastille a Place de la Nation. Duri scontri con la polizia, che ha più volte cercato di reprimere il corteo ed in particolare il suo spezzone più radicale e determinato: 31 persone sono state arrestate. Intanto a Le Havre i lavoratori hanno presidiato per tutta la notte il ponte di Normandia, epicentro degli scambi commerciali tra Francia e Gran Bretagna, mentre agenti in antisommossa presidiavano il ponte di Brotonne, terzo per importanza sulla Senna tra Rouen e Le Havre, per evitare il blocco da parte dei manifestanti. Mobilitazioni fin dalle prime ore dell’alba a Nantes, con il blocco dell’areoporto, Amiens e Rennes, con scontri tra polizia e manifestanti, Avignon, Bordeaux, Perpignan, Valence, Grenoble, Lyon, Toulouse, Clermont-Ferrand, Saint-Nazaire, Rouen, Limoges, Poitiers, Strasbourg, Marseille, Caen. Ieri inoltre i quotidiani, tranne l'Humanité, non sono usciti nelle edicole, perchè i lavoratori della CGT Livre ne hanno bloccato la pubblicazione. I giornali si erano infatti rifiutati di pubblicare un intervento di Philippe Martinez, il segretario della CGT, sindacato che il governo sta tentando di criminalizzare in ogni modo. Nonostante questo l’opinione pubblica continua a schierarsi nettamente in favore della protesta. Per Gilbert Garrel, Cgt Ferrovieri, “il 75% della popolazione rigetta la Loi Travail, quindi dire che c’è un braccio di ferro tra sindacati e governo è falso, la popolazione è contro. Bisogna che Valls prenda atto della situazione e accetti di rinegoziare”.\r\n\r\nOggi Hollande, a margine delle conclusioni del G7, a Kyoto ci ha tenuto ad affermare che si andrà fino in fondo sulla riforma del lavoro. Intanto, però, il governo, di fronte alla determinazione dei lavoratori, pare orientato a concessioni, sebbene in ordine sparso ed in modo contraddittorio. Il premier francese Manuel Valls nelle ultime ore ha tentato di accreditare presso i mezzi di informazione la possibilità di “apportare alcune modifiche, dei miglioramenti” alla legge (in particolare relativamente al famigerato articolo 2), di cui il movimento di contestazione continua comunque a chiedere il completo ritiro. Il governo teme che le proteste riescano a paralizzare il paese, scatenando le rimostranze degli imprenditori e di alcuni settori penalizzati dai blocchi, mentre si avvicinano gli Europei di calcio, la cui apertura è prevista il 10 giugno, proprio nel mezzo dell’esame della Loi Travail da parte del Senato. La Francia non puo’ permettersi immagini di protesta e, se manca la benzina ed i trasporti non funzionano, i problemi per Hollande e Valls si faranno ancora più seri.\r\nAscolta la diretta di questa mattina con Luna da Parigi:\r\nLoi-travail\r\n\r\n\r\n\r\n ","27 Maggio 2016","2016-05-30 12:05:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/a-FOS-SUR-MER-640x468-340x200-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"176\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/a-FOS-SUR-MER-640x468-340x200-300x176.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/a-FOS-SUR-MER-640x468-340x200-300x176.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/a-FOS-SUR-MER-640x468-340x200.jpg 340w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Loi Travail: cortei e blocchi di raffinerie, centrali nucleari e trasporti",1464352946,[280,281,282,283,284],"http://radioblackout.org/tag/blocchi/","http://radioblackout.org/tag/centrali-nucleari/","http://radioblackout.org/tag/cgt/","http://radioblackout.org/tag/loi-travail/","http://radioblackout.org/tag/raffinerie/",[286,30,287,28,26],"blocchi","CGT",{"post_content":289},{"matched_tokens":290,"snippet":291,"value":292},[68],"senza carburante, sono iniziati gli \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> nei trasporti ed il blocco","Ieri, giovedì 26 maggio, ottava giornata di mobilitazione generale e sciopero nazionale (ma non sciopero generale) indetto dai sindacati e dai movimenti in Francia contro la famigerata Loi Travail. 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Provvedimento che comporterà una perdita di tratte, di posti di lavoro e un incremento dei costi, un processo che porta in sostanza al crollo dei servizi.\r\n\r\nLo sciopero è deciso anche per l’unità e la fermezza dei sindacati che contrariamente alla situazione italiana, fanno fronte compatto contro il provvedimento.\r\n\r\nIn Italia la liberalizzazione delle ferrovie è stata invece avvallata dai sindacata confederali, mentre i sindacati di base sono sempre stati divisi e minoritari durante queste processo. Inoltre se in Francia una volta proclamato lo sciopero sono respinti perfino i servizi minimi, in Italia la legge antisciopero impone regole rigidissime agli scioperanti. \r\n\r\nLa liberalizzazione delle ferrovie su tutto il territorio europeo pone al centro degli obbiettivi delle aziende di trasporto pubblico il profitto, provocando la chiusura di tratte che magari attraversano zone demograficamente minoritarie, un aumento delle tariffe, il peggioramento delle condizioni lavorative. In sostanza un sistema concentrato sui guadagni e non sul servizio offerto né sulla sicurezza di lavoratori ed utenti.\r\n\r\nLa diretta con il compagno della Cub Rail:\r\n\r\ncubrailPRONTO","30 Marzo 2018","2018-04-07 02:17:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/sciopero-francia-treni-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"122\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/sciopero-francia-treni-300x122.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/sciopero-francia-treni-300x122.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/sciopero-francia-treni.jpg 675w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sullo sciopero dei ferrovieri francesi",1522433002,[311,312,251,313],"http://radioblackout.org/tag/cub-rail/","http://radioblackout.org/tag/ferrovie/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-trasporti/",[24,315,12,32],"ferrovie",{"post_content":317,"post_title":321},{"matched_tokens":318,"snippet":319,"value":320},[68],"indetto un imponente pacchetto di \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> che sarà distribuito su 36"," \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nI lavoratori e i sindacati francesi hanno indetto un imponente pacchetto di \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> che sarà distribuito su 36 giorni. \r\n\r\nA scatenarlo è stato il provvedimento di riforma delle ferrovie promosso dallo stato francese, che prevede il passaggio di potere e gestione dallo stato alle regioni di alcune linee di secondaria importanza. 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Anche in streaming\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 05 18 anarres\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nFrancia. Sgombero della Zad in un movimento diviso. Le lotte dei \u003Cmark>ferrovieri\u003C/mark> e degli studenti, il primo maggio e le prossime iniziative.\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Carrozza, che, su Radio Paris Plurielle conduce “Vive la Sociale!”\r\n\r\nIl 19 maggio i No Tav in strada. Il bivio politico e morale di un movimento che oggi deve scegliere tra il realismo della propria utopia e quello della politica istituzionale\r\n\r\nBlessing Matthew. Uccisa dalla frontiera \r\n\r\nIl massacro di Gaza, i furori nazionalisti il quadro internazionale. E, a margine ma non troppo, un parallelo con quanto avviene nelle democrazie occidentali.\r\nNe discutiamo con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’Università di Palermo.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 18 maggio ore 18 presidio contro le frontiere alla stazione di Porta Nuova. 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Dalle 10,45 alle 12,45. Anche in streaming\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2018 04 06 anarres\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nSiria. La spartizione, la pulizia etnica sulla pelle dell’esperienza di confederalismo democratico del Rojava. Russia e Stati Uniti hanno incassato l’appoggio delle milizie dei cantoni curdofoni, ma ora scaricano gli alleati, determinanti nella sconfitta del califfato, ma adesso inutili nel Grande Gioco mediorientale.\r\nNe parliamo con Stefano Capello\r\n\r\nDove c’è Barilla c’è casa. Kinder sorpresa!\r\n\r\nLeonardo. Ingegneri di morte dalla Siria all’Afganistan\r\n\r\nStorie di frontiera da Bardonecchia a Garavan, passando per Torino\r\n\r\nFrancia. Gli scioperi dei ferrovieri, i blocchi delle università, cui si uniscono i netturbini, i lavoratori delle aziende elettriche, i pensionati sono alcuni tasselli di un mosaico di lotte che si sta componendo ed allargando in questa primavera francese. 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Dopo la decisione di rinunciare alla realizzazione dell’aeroporto di Notre Dames des Landes, che ha segnato la vittoria dei movimenti, ora Macron annuncia l’attacco alla Zad, l'area occupata e autogestita da alcuni militanti più radicali.\r\nNe parliamo con Gianni Carrozza, corrispondente da Parigi di Collegamenti, redattore di radio Paris Frequence Plurielle, dove conduce “Vive la sociale!”\r\n\r\n La propaganda antiabortista nel cuore di Roma a quarant’anni dalla 194, la legge che ha depenalizzato l’aborto, senza tuttavia rendere libera e sicura la scelta delle donne.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nSabato 7 aprile\r\ncena antipasquale veg veg\r\nore 20 alla FAT in corso Palermo 46\r\nIl nostro menù veg/vegan:\r\nAntipasti delle streghe / Chicchi ammazzapreti / Caponet satanico / Hummus dell'infedele / Fagiolata da ultima cena / Vino rossonero / E per finire...Dolcino e Margherita\r\nBenefit lotte sociali\r\nQuanto costa? Tanto per chi ha tanto, poco per chi ha poco, molto poco per chi ha pochissimo.\r\nInsomma, da ognuno come può, più che può.\r\nper prenotare scrivete pure a fai_torino@autistici.org\r\noppure chiamate/inviate un messaggio al numero 327 7929559\r\n\r\nLunedì 16 aprile\r\nore 19,30 presso il Gabrio in via Millio\r\nLe frontiere invisibili\r\nCon l’avvocato Gianluca Vitale, e alcuni attivisti di Chez Jesus, un locale della chiesa occupato a Claviere, divenuto posto tappa per la gente in viaggio verso la Francia.\r\nA cura di Breaktheborder\r\n\r\nMercoledì 18 aprile\r\nore 18\r\npresidio contro le frontiere\r\ndavanti all’ingresso principale della stazione di Porta Nuova. \r\n\r\nVenerdì 20 aprile\r\nore 21\r\nalla Fat in corso Palermo 46\r\nAnarchici contro il fascismo. 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I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.","2018-10-17 22:58:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016-05-20-manif-antimili-2-giu-200x110.jpg","Anarres del 27 maggio. 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Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.",[564],{"field":93,"matched_tokens":565,"snippet":561,"value":562},[68,19],{"best_field_score":527,"best_field_weight":107,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":45,"score":567,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":45},"1157451471306883185",{"document":569,"highlight":582,"highlights":587,"text_match":104,"text_match_info":590},{"comment_count":45,"id":570,"is_sticky":45,"permalink":571,"podcastfilter":572,"post_author":119,"post_content":573,"post_date":574,"post_excerpt":51,"post_id":570,"post_modified":575,"post_thumbnail":576,"post_title":577,"post_type":382,"sort_by_date":578,"tag_links":579,"tags":581},"92083","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-24-09-2024/",[345]," \r\n\r\nIl primo argomento trattato nella puntata è stato quello del trasporto ferroviario, torniamo a parlare di un settore che continua incessantemente a lottare inanellando una lunga serie di scioperi.\r\n\r\nIn collegamento telefonico con Ivan ferroviere attivista della CUB, abbiamo parlato infatti dell'ultimo sciopero che hanno messo in piedi l'8 e il 9 settembre, le cui rivendicazioni sono state costruite da coordinamenti di ferrovieri auto organizzati, dei più disparati settori. Al centro di queste proteste c'è il rinnovo del CCNL di settore e a priori, tutta una serie di aspetti che rendono lo svolgimento del lavoro impossibile, usurante e potenzialmente rischioso per sè e per il personale viaggiante (nel caso migliore in cui non si verifichino incidenti gravi che coinvolgono anche la popolazione esterna ai treni). Con l'aiuto del nostro ospite abbiamo fatto un bilancio delle passate mobilitazioni, sia in termini quantitativi che qualitativi di partecipazione e della situazione ai piani alti, tra sindacati confederali e associazioni datoriali, che stanno lavorando al nuovo contratto collettivo nazionale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/F_m_24_09_Ivan-ferroviere-Cub-su-sciopero-8-e9-settembre-e-ccnl.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di Gianni Cervone Cub Malpensa/Linate sullo sciopero di 24 ore di oggi 24/09/24 per tutto il personale Airport, Aviapartner, Sea e Swissport di Linate e Malpensa. Lavorator* denunciano che dopo la chiusura del CCNL sezione handling a perdere da parte delle ooss che non hanno avuto neanche il coraggio di indire assemblee e referendum su quanto firmato rivendicano:\r\n\r\n➢ L’adeguamento della parte retributiva e normativa del contratto dei lavoratori, in base alle tabelle Istat, vista l’assenza di una adeguata contrattazione collettiva nazionale;\r\n➢ In particolare, si chiede un accorciamento delle tempistiche dell’innalzamento dei salari, l’elevazione della quota di arretrati, il calcolo delle maggiorazioni sulla paga reale dei lavoratori, il\r\npagamento del lavaggio DPI, il miglioramento della parte normativa in materia di lavoro interinale e a termine e la garanzia della contrattazione in sede aziendale delle modifiche su orari ed\r\norganizzazione del lavoro;\r\n➢ Rinnovo del CCNL dei lavoratori Sea ormai scaduta da un anno e mezzo senza nessun riconoscimento della vacanza contrattuale;\r\n➢ Problematiche parcheggio dipendenti Linate.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/F_m_24_09_Gianni-Cervone-sciopero-24-settembre-aereotrasporto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo argomento della serata è stato quello del famigerato DDL 1660, ne abbiamo parlato con Fabio, del nodo torinese della rete nazionale \"Liberi di lottare\" . Per chi non sapesse in cosa consiste il disegno di legge citato, si tratta di quel pacchetto di leggi che nell' intenzione di chi le ha prodotte, ministero dell'interno, della difesa e della giustizia, vorrebbe essere un pietra tombale sulla possibilità di confliggere in un sacco di ambiti, principalmente legati alle marginalità e ai conflitti sociali. Purtroppo in questo sono contenuti molti altri aspetti distopici, vi suggeriamo questi podcast di altre trasmissioni di Radio Blackout per approfondire [¹] [²] [³].\r\n\r\nNonostante il pesante e grave contesto, c'è chi giustamente si organizza per mettersi di traverso contro queste logiche da Stato di polizia, infatti Fabio racconta ai nostri microfoni come si è formata la rete nazionale Liberi di lottare, conseguentemente il nodo cittadino e dove e quando si svolgono i loro incontri organizzativi aperti al pubblico (lunedì alle 20 in c.so Palermo 60).\r\n\r\nE' infatti importante agire velocemente data la rapidità con qui sta avvendendo l'iter burocratico del DDL, così qui a Torino è stato lanciato un primo momento di mobilitazione con un presidio sabato 28 Settembre alle ore 10 in piazza Castello davanti alla Prefettura. Oltre a questa mobilitazione sono previsti dei momenti di volantinaggio e informazione in città, per partecipare o anche solo per restare aggiornat* sulle attività del nodo torinese della rete nazionale \"Liberi di lottare\", potete accedere al loro canale telegram https://t.me/liberidilottare\r\n\r\nA leggi che vogliono limitare il nostro diritto di esprimerci è giusto rispondere con ancora più lotta, come la storia dei movimenti in ambito lavoro e non, ci hanno sempre insegnato.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/F_m_24_09_Fabio-rete-Liberi-di-lottare-nodo-torinese-su-calendario-iniziative.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","26 Settembre 2024","2024-09-26 17:15:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/photo_2024-09-24_21-25-07-1-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 24/09/2024",1727370904,[580],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[359],{"post_content":583},{"matched_tokens":584,"snippet":585,"value":586},[68],"inanellando una lunga serie di \u003Cmark>scioperi\u003C/mark>.\r\n\r\nIn collegamento telefonico con Ivan"," \r\n\r\nIl primo argomento trattato nella puntata è stato quello del trasporto ferroviario, torniamo a parlare di un settore che continua incessantemente a lottare inanellando una lunga serie di \u003Cmark>scioperi\u003C/mark>.\r\n\r\nIn collegamento telefonico con Ivan ferroviere attivista della CUB, abbiamo parlato infatti dell'ultimo sciopero che hanno messo in piedi l'8 e il 9 settembre, le cui rivendicazioni sono state costruite da coordinamenti di \u003Cmark>ferrovieri\u003C/mark> auto organizzati, dei più disparati settori. Al centro di queste proteste c'è il rinnovo del CCNL di settore e a priori, tutta una serie di aspetti che rendono lo svolgimento del lavoro impossibile, usurante e potenzialmente rischioso per sè e per il personale viaggiante (nel caso migliore in cui non si verifichino incidenti gravi che coinvolgono anche la popolazione esterna ai treni). Con l'aiuto del nostro ospite abbiamo fatto un bilancio delle passate mobilitazioni, sia in termini quantitativi che qualitativi di partecipazione e della situazione ai piani alti, tra sindacati confederali e associazioni datoriali, che stanno lavorando al nuovo contratto collettivo nazionale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/F_m_24_09_Ivan-ferroviere-Cub-su-sciopero-8-e9-settembre-e-ccnl.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di Gianni Cervone Cub Malpensa/Linate sullo sciopero di 24 ore di oggi 24/09/24 per tutto il personale Airport, Aviapartner, Sea e Swissport di Linate e Malpensa. Lavorator* denunciano che dopo la chiusura del CCNL sezione handling a perdere da parte delle ooss che non hanno avuto neanche il coraggio di indire assemblee e referendum su quanto firmato rivendicano:\r\n\r\n➢ L’adeguamento della parte retributiva e normativa del contratto dei lavoratori, in base alle tabelle Istat, vista l’assenza di una adeguata contrattazione collettiva nazionale;\r\n➢ In particolare, si chiede un accorciamento delle tempistiche dell’innalzamento dei salari, l’elevazione della quota di arretrati, il calcolo delle maggiorazioni sulla paga reale dei lavoratori, il\r\npagamento del lavaggio DPI, il miglioramento della parte normativa in materia di lavoro interinale e a termine e la garanzia della contrattazione in sede aziendale delle modifiche su orari ed\r\norganizzazione del lavoro;\r\n➢ Rinnovo del CCNL dei lavoratori Sea ormai scaduta da un anno e mezzo senza nessun riconoscimento della vacanza contrattuale;\r\n➢ Problematiche parcheggio dipendenti Linate.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/F_m_24_09_Gianni-Cervone-sciopero-24-settembre-aereotrasporto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo argomento della serata è stato quello del famigerato DDL 1660, ne abbiamo parlato con Fabio, del nodo torinese della rete nazionale \"Liberi di lottare\" . Per chi non sapesse in cosa consiste il disegno di legge citato, si tratta di quel pacchetto di leggi che nell' intenzione di chi le ha prodotte, ministero dell'interno, della difesa e della giustizia, vorrebbe essere un pietra tombale sulla possibilità di confliggere in un sacco di ambiti, principalmente legati alle marginalità e ai conflitti sociali. Purtroppo in questo sono contenuti molti altri aspetti distopici, vi suggeriamo questi podcast di altre trasmissioni di Radio Blackout per approfondire [¹] [²] [³].\r\n\r\nNonostante il pesante e grave contesto, c'è chi giustamente si organizza per mettersi di traverso contro queste logiche da Stato di polizia, infatti Fabio racconta ai nostri microfoni come si è formata la rete nazionale Liberi di lottare, conseguentemente il nodo cittadino e dove e quando si svolgono i loro incontri organizzativi aperti al pubblico (lunedì alle 20 in c.so Palermo 60).\r\n\r\nE' infatti importante agire velocemente data la rapidità con qui sta avvendendo l'iter burocratico del DDL, così qui a Torino è stato lanciato un primo momento di mobilitazione con un presidio sabato 28 Settembre alle ore 10 in piazza Castello davanti alla Prefettura. Oltre a questa mobilitazione sono previsti dei momenti di volantinaggio e informazione in città, per partecipare o anche solo per restare aggiornat* sulle attività del nodo torinese della rete nazionale \"Liberi di lottare\", potete accedere al loro canale telegram https://t.me/liberidilottare\r\n\r\nA leggi che vogliono limitare il nostro diritto di esprimerci è giusto rispondere con ancora più lotta, come la storia dei movimenti in ambito lavoro e non, ci hanno sempre insegnato.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/F_m_24_09_Fabio-rete-Liberi-di-lottare-nodo-torinese-su-calendario-iniziative.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[588],{"field":93,"matched_tokens":589,"snippet":585,"value":586},[68],{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":45,"score":236,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":45},{"document":592,"highlight":604,"highlights":609,"text_match":104,"text_match_info":612},{"comment_count":45,"id":593,"is_sticky":45,"permalink":594,"podcastfilter":595,"post_author":119,"post_content":596,"post_date":597,"post_excerpt":51,"post_id":593,"post_modified":598,"post_thumbnail":599,"post_title":600,"post_type":382,"sort_by_date":601,"tag_links":602,"tags":603},"89791","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-07-05-2024/",[345]," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Stefano di Tech Worker Coalition (TWC) in vista della presentazione del libro \"Dietro il mito dell'informatica\" che presenteremo sabato, all'interno dei festeggiamenti per i 20 anni della nostra trasmissione. Ci siamo fatti raccontare come è nato questo collettivo e quali sono le attività che svolge. Poi abbiamo parlato delle problematiche che affliggono lavoratrici e lavoratori del settore ITC in Italia, per citarne qualcuno la logica degli appalti a ribasso, la continua richiesta di reperibilità, la scarsa capacità/possibilità di auto organizzazione di chi opera nel settore ecc.. Oltre a questo abbiamo ripreso delle domande che erano rimaste sospese nell'intervista realizzata sempre qui su Radio Blackout ma, dai microfoni di Stakka stakka 3 anni fa. Per rimanere informati sulla realtà di TWC potete andare su https://twc-italia.org/ oppure cercarli sui social.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_07_05_Stefano-di-Tech-Workers-Coalition-su-lavoratori-informatica.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia Andrea macchinista cargo dell'assemblea nazionale PdM/PdB (Personale di Macchina/Personale di Bordo nelle Ferrovie) sugli scioperi nazionali di 24h: del trasporto Merci il 17 maggio/24 e del trasporto treni viaggiatori del 19 maggi/24. L'assemblea PdM/PdB è un'assemblea autonoma di lavoratori delle ferrovie, eredita le iniziative e la direzione politica dell'assemblea CMC\r\n(Coordinamento Macchinisti Cargo), dopo aver scritto e condiviso una piattaforma con i lavorator* per entrare nel meccanismo della contrattazione ed il rinnovo del CCNL hanno deciso di percorrere la strada della lotta attraverso iniziative assembleari, di volantinaggio e di sciopero. Con Andrea abbiamo fatto un bilancio degli ultimi scioperi\r\norganizzati dall'assemblea PdM/PdB ed abbiamo analizzato le rivendicazioni della piattaforma dei prossimi scioperi:\r\n\r\n\"Cari viaggiatori, siamo i macchinisti e i capitreno che tutti i giorni vi accompagnano sul posto di studio, di lavoro, in vacanza e che riforniscono di materie prime le industrie e i magazzini muovendo i treni viaggiatori e merci in Italia. Sarete stanchi di sentire il nostro ennesimo sciopero, ma vogliamo spiegarvi le vere ragioni per cui lo facciamo. Le nostre condizioni di lavoro negli anni sono decisamente peggiorate: orari sempre più lunghi e riposi sempre più stretti, senza la garanzia di mangiare ai pasti, e con una carenza cronica di personale (avrete notato anche voi le quotidiane ricadute sul servizio ferroviario con ritardi, soppressioni, ecc.). Il nostro è un lavoro con turni particolarmente atipici. Chiediamo che questo venga finalmente riconosciuto per la tutela della nostra salute.\r\n\r\nSiamo convinti che questo miglioramento si tradurrà in una maggiore sicurezza e in un miglior servizio.\r\nStiamo cercando un confronto costruttivo. Ad oggi, non avendo avuto risposte alle nostre richieste, ci siamo riuniti da soli, senza delegare nessuno, portando avanti in prima persona le nostre rivendicazioni. L’unico modo per farci sentire è fermarci ancora, nei giorni 17 Maggio (trasportomerci) e 19 Maggio (treni viaggiatori).\r\nComprendiamo il vostro disagio, ma crediamo che la solidarietà sia il primo passo per aiutarci in questa battaglia e confidiamo nel vostro sostegno.\r\nGrazie!\r\nFirmato,\r\ni vostri Ferrovieri\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_07_05_Andrea-Pdm_Pdb-su-prossimi-scioperi-ferrovie.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Nico Bibliotecario all'Unito della CUB sulle mobilitazioni e lotte che i bibliocoparativist* hanno messo in campo in seguito all'ennesimo cambio appalto che ha provocato la perdita di diritti e dignità. Nico ci ha spiegato: \"dopo anni di lotte siamo riuscite ad ottenere l’applicazione del corretto CCNL, il Federculture; purtroppo la brutta sorpresa è stata il livello di inquadramento di tutte le lavoratrici e dei lavoratori delle biblioteche, fortemente al di sotto delle mansioni richieste. Benché effettivamente sia una questione sindacale da discutere direttamente con le cooperative che hanno vinto l’appalto, dunque i datori di lavoro diretti, rimaniamo perplesse di come UniTo abbia potuto accettare una proposta di appalto di gran lunga al di sotto dell’offerta economica necessaria a garantire uno stipendio dignitoso per tutte e tutti.\r\nE ancora, perché non riaprire la gara d’appalto?\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_07_05_Nico-bibliotecario-CUB-su-mobilitazioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","17 Maggio 2024","2024-05-17 16:14:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/406433360_670613858391913_7585935314958295565_n-200x110.jpg","Frittura mista|Radio fabbrica 07/05/2024",1715962481,[580],[359],{"post_content":605},{"matched_tokens":606,"snippet":607,"value":608},[68],"di Bordo nelle Ferrovie) sugli \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> nazionali di 24h: del trasporto"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Stefano di Tech Worker Coalition (TWC) in vista della presentazione del libro \"Dietro il mito dell'informatica\" che presenteremo sabato, all'interno dei festeggiamenti per i 20 anni della nostra trasmissione. Ci siamo fatti raccontare come è nato questo collettivo e quali sono le attività che svolge. Poi abbiamo parlato delle problematiche che affliggono lavoratrici e lavoratori del settore ITC in Italia, per citarne qualcuno la logica degli appalti a ribasso, la continua richiesta di reperibilità, la scarsa capacità/possibilità di auto organizzazione di chi opera nel settore ecc.. Oltre a questo abbiamo ripreso delle domande che erano rimaste sospese nell'intervista realizzata sempre qui su Radio Blackout ma, dai microfoni di Stakka stakka 3 anni fa. 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L’unico modo per farci sentire è fermarci ancora, nei giorni 17 Maggio (trasportomerci) e 19 Maggio (treni viaggiatori).\r\nComprendiamo il vostro disagio, ma crediamo che la solidarietà sia il primo passo per aiutarci in questa battaglia e confidiamo nel vostro sostegno.\r\nGrazie!\r\nFirmato,\r\ni vostri \u003Cmark>Ferrovieri\u003C/mark>\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_07_05_Andrea-Pdm_Pdb-su-prossimi-scioperi-ferrovie.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Nico Bibliotecario all'Unito della CUB sulle mobilitazioni e lotte che i bibliocoparativist* hanno messo in campo in seguito all'ennesimo cambio appalto che ha provocato la perdita di diritti e dignità. 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Se sul fronte libanese la situazione sembra stazionaria, con Hezbollah che non scopre le carte per paura di un collasso interno, gli attacchi degli Houti alle navi cargo e i bombardamenti angloamericani in Yemen hanno aperto la questione “Mar Rosso”. Tutto ciò mentre l’Iran, altro grande attore regionale, si è impegnato in uno scambio di missili a lunga gittata con il Pakistan nel Belucistan. Una prima risposta agli attentati esplosivi all’anniversario della morte di Soleimani: avvertimento alle componenti sunnite o prova balistica da mostrare a Israele?\r\n\r\nL’innalzarsi della temperatura in Medio Oriente e l’impossibilità di una de-escalation, il fallimento ormai conclamato della gloriosa contro offensiva ucraina di primavera e lo sprofondamento della volontà europea sono solo gli ultimi, in ordine di tempo, segnali di quella “Sconfitta dell’Occidente” di cui più volte abbiamo provato a rendere conto ai nostri microfoni e intorno alla quale abbiamo provato a indagare grazie alla lettura dell’introduzione dell’omonimo libro di Emmanuel Todd recentemente uscito in Francia. (“La Defaite de l’Occident”, Gallimard 2024).\r\n\r\nOccidente in crisi, sotto molteplici punti di vista, ma sopratutto Vecchio Continente confuso spaesato e impotente, così tanto da arrivare ad “autodistruggersi per paura di Putin”. Paradigmatico, a proposito, la crisi del modello tedesco: un comparto industriale basato sull’importazione di gas e materie prima da Cina e Russia che ora si trova in ginocchio a causa della sanzioni volute dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, con disoccupazione e perdita di potere di acquisto che per la prima volta dopo molti anni cominciano a essere uno spauracchio per cittadini e cittadine del paese tedesco. La flessione del Pil del 2023, la peggiore dell’eurozona, porta con sé sfiducia nel sistema politico tradizionale e nell’esecutivo con i partiti “anti-sistema” che guadagnano ai sondaggi punti percentuali, Linke ma sopratutto l’AfD dato oggi al 22%. Se il 2023 è stato l’anno degli scioperi in Germania questo 2024 si apre con più di un grattacapo per la coalizione al governo guidata dai Verdi: un grosso sciopero dei ferrovieri e la protesta massiva degli agricoltori, che si sono visti ridurre gli incentivi per l’acquisto di carburante nel disperato tentativo di Scholz di trovare fondi per la “transizione verde”, hanno letteralmente bloccato il paese.\r\nDi tutto questo abbiamo provato a ragionare con un compagno tedesco.\r\n\r\nNella terza e ultima parte di trasmissione siamo volati in Ecuador dove grazie al contributo di Marcelo, compagno di Quito, abbiamo provato a raccontare il clima che si vive nel paese dopo la spettacolare recrudescenza della violenza dei narcos seguita all’evasione la settimana scorsa di Adolfo Macias, leader del gruppo narcos Los Choneros. Le cronache che ci arrivano dai media mainstream ci parlano di uno Stato che grazie alla legislatura di emergenza prova a difendere i suoi cittadini dai gruppi paramilitari che infestano il paese. Ancora una volta viene usato il paradigma della War on Drugs per giustificare draconiane misure di ripristino dell’ordine, coprifuoco ed esercito schierato sulle strade. 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Se il 2023 è stato l’anno degli \u003Cmark>scioperi\u003C/mark> in Germania questo 2024 si apre con più di un grattacapo per la coalizione al governo guidata dai Verdi: un grosso sciopero dei \u003Cmark>ferrovieri\u003C/mark> e la protesta massiva degli agricoltori, che si sono visti ridurre gli incentivi per l’acquisto di carburante nel disperato tentativo di Scholz di trovare fondi per la “transizione verde”, hanno letteralmente bloccato il paese.\r\nDi tutto questo abbiamo provato a ragionare con un compagno tedesco.\r\n\r\nNella terza e ultima parte di trasmissione siamo volati in Ecuador dove grazie al contributo di Marcelo, compagno di Quito, abbiamo provato a raccontare il clima che si vive nel paese dopo la spettacolare recrudescenza della violenza dei narcos seguita all’evasione la settimana scorsa di Adolfo Macias, leader del gruppo narcos Los Choneros. Le cronache che ci arrivano dai media mainstream ci parlano di uno Stato che grazie alla legislatura di emergenza prova a difendere i suoi cittadini dai gruppi paramilitari che infestano il paese. Ancora una volta viene usato il paradigma della War on Drugs per giustificare draconiane misure di ripristino dell’ordine, coprifuoco ed esercito schierato sulle strade. Ma i rapporti dei gruppi criminali con chi sta al potere, in Ecuador come altrove, sono ben più complessi e radicati nel tempo.\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/fine_della_storia_18gen_24.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nEmanuel Todd e la sconfitta dell'Occidente\r\nEmanuel Todd \"La Defaite de l'Occident\", Gallimard , 2014 - Introduzione\r\nEmmanuel Todd : « On est à la veille d'un basculement du monde »\r\n \r\n\r\nProteste contadine in Germania\r\nThe farmers challenging the EU's green agenda - Financial Times\r\nEwald Engelen, Farmers' Revolt — Sidecar",[632],{"field":93,"matched_tokens":633,"snippet":629,"value":630},[68],{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":45,"score":236,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":45},6702,{"collection_name":382,"first_q":336,"per_page":337,"q":336},7,{"title":639,"slug":640},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",642],{},["Set"],["ShallowReactive",645],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$fC5JVMfWhH74FQQ5rNY3iwMfRkjYumQQQToir2e3ZpN4":-1},true,"/search?query=scioperi+ferrovieri"]