","Charlie, l’union sacrée, le latitudini della libertà","post",1421266275,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/banlieue/","http://radioblackout.org/tag/charlie-hebdo/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/scontro-di-civilta/","http://radioblackout.org/tag/teoria-del-complotto/",[67,68,69,32,34],"banlieue","Charlie Hebdo","francia",{"post_content":71,"tags":76},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"di","La strage nella redazione \u003Cmark>di\u003C/mark> Charlie Hebdo ha suscitato un","La strage nella redazione \u003Cmark>di\u003C/mark> Charlie Hebdo ha suscitato un ampio confronto che continua e si estende viralmente tra la rete, i giornali, i bar.\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Cosimo Scarinzi e Karim Metref, due torinesi che in questi giorni hanno partecipato al dibattito.\r\nNe è scaturita una discussione a tutto campo sulle varie teorie del complotto, la difficoltà obiettiva nel costruire una percorso che riesca a districarsi dalla prospettiva \u003Cmark>di\u003C/mark> una guerra civile permanente e planetaria.\r\n\r\nAscolta la diretta con Cosimo:\r\n\r\ncosimo_charlie\r\n\r\ne con Karim:\r\nkarim_charlie\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito uno scritto \u003Cmark>di\u003C/mark> Cosimo “Il nemico del nostro nemico è nostro amico?”e uno \u003Cmark>di\u003C/mark> Karim “Io non mi dissocio”\r\n\r\nIn un famoso romanzo \u003Cmark>di\u003C/mark> Graham Greene, Il nostro agente all'Avana, ambientato nella Cuba precastrista alla fine degli anni '50, in un colloquio fra il Capitano Segura, capo della polizia politica del dittatore Batista e Mr Wormold, il personaggio principale, lo stesso Segura afferma:\r\n\"Una delle ragioni per cui l'Occidente odia i grandi Stati comunisti sta nel fatto che essi non riconoscono le distinzioni \u003Cmark>di\u003C/mark> classe. A volte torturano persone che non dovrebbero essere torturate.\r\nAltrettanto fece Hitler, naturalmente, e scandalizzò il mondo. Nessuno si preoccupa \u003Cmark>di\u003C/mark> ciò che accade nelle nostre carceri, o nelle carceri \u003Cmark>di\u003C/mark> Lisbona o \u003Cmark>di\u003C/mark> Caracas, ma Hitler era troppo promiscuo. Era un poco come se, nel suo Paese, un autista avesse dormito con una nobildonna.»\r\n«Cose del genere non ci scandalizzano più»\r\n«Corrono tutti gravi pericoli quando mutano le cose che scandalizzano»\"\r\n\r\nA mio avviso la distinzione fra \"torturabili\" e \"non torturabili\" proposta da Segura può essere tranquillamente estesa a quella fra assassinabili e non assassinabili.\r\n\r\nMentre stendo queste note i media continuano a discutere, analizzare, enfatizzare i fatti \u003Cmark>di\u003C/mark> Parigi.\r\n\r\nCredo si debba fare uno sforzo per lasciare da parte la repulsione per una strage non perché non meriti repulsione ma perché l'assassinio \u003Cmark>di\u003C/mark> innocenti, realizzato in forme diverse, non è l'eccezione ma la regola nell'universo nel quale viviamo e non è accettabile che vi siano crimini che meritano la condanna e crimini che si possono tacere.\r\nAlle porte stesse dell'Occidente laico, democratico, civile ogni giorno muoiono migranti costretti, per entrare in Europa, ad affrontare situazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> gravissimo rischio, ogni giorno le guerre che si svolgono nelle periferie del mondo, guerre alle quali le grandi democrazie occidentali non sono certe estranee, producono, direttamente ed indirettamente, la morte, ferite e mutilazioni, malattie, sofferenze per migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone.\r\n\r\nCon la strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Parigi la guerra, quella guerra che, quando si svolge in Africa o nel Vicino Oriente, non impressiona più che tanto le popolazioni dell'occidente sviluppato, viene portata, con la strage dei giornalisti \u003Cmark>di\u003C/mark> Charlie Hebdo, sul territorio metropolitano, cosa peraltro già avvenuta negli USA, come l'attacco alle due torri, in Gran Bretagna, in Spagna ecc..,\r\n\r\nLeggo, a questo proposito, diverse raffinate analisi \u003Cmark>di\u003C/mark> carattere dietrologico sulla strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Parigi.\r\nSembra che a molti, negli ambienti della sinistra vintage, paia impossibile accettare il fatto che è perfettamente plausibile che un gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> giovanotti possa aver fatto tutto da sé e che esista, alle loro spalle e come loro riferimento, una corrente politico/religiosa non \"occidentale\" che è seriamente intenzionata ad occupare uno spazio nell'attuale equilibrio dei poteri.\r\n\r\nSemplicemente c'è chi non vuole capire che siamo, ed è assolutamente normale che sia così, in un mondo multipolare dove, per dirla in parole semplici, operano diversi attori politici, economici e sociali in concorrenza fra \u003Cmark>di\u003C/mark> loro e che non tutto può essere spiegato con manovre del Grande Satana statunitense o, è una variante diffusa, con la congiura ebraica.\r\nPer \u003Cmark>di\u003C/mark> più, ai terzomondisti d'envergure ripugna l'attribuire la parte del vilain a qualcuno che non sia la CIA o il Mossad.\r\nSembra impossibile che molti, troppi, che si vogliono nemici dell'attuale ordine del mondo non ritengano evidente che una società superiore, una società \u003Cmark>di\u003C/mark> liberi e \u003Cmark>di\u003C/mark> eguali, non può affermarsi riducendo le libertà attuali e assumendo modelli oscenamente regressivi e che, anzi, abbia come suo obiettivo proprio l'estensione delle libertà e il conseguente passaggio dall'eguaglianza politico/formale a quella sociale/reale ma, con ogni evidenza, è così.\r\nSi tratta, a mio avviso e in primo luogo, \u003Cmark>di\u003C/mark> prendere atto che un ordine del mondo unipolare, quello che sembrava in procinto \u003Cmark>di\u003C/mark> affermarsi dopo il crollo del blocco sovietico, semplicemente non esiste e non può esistere.\r\nA petto dell'innegabile egemonia militare statunitense, si sono sviluppate importanti potenze regionali, Cina, Russia, Brasile, India ecc. alcune delle quali, in particolare la Cina, hanno sviluppato una concorrenza sul piano economico con l'imperialismo statunitense assolutamente efficace.\r\nLo stesso rapporto tra USA ed Europa, in particolare ma non solo, con la Germania è tutt'altro che armonico visto che scontri \u003Cmark>di\u003C/mark> interesse sono presenti e rilevanti.\r\nE' in questo scenario che la stessa idea \u003Cmark>di\u003C/mark> un'onnipotenza statunitense nel complicato scenario del vicino oriente non ha alcun serio fondamento.\r\nCertamente, infatti, gli USA hanno usato l'islamismo in funzione antisovietica in occasione della guerra in Afghanistan e non solo ma è bene ricordare che prima la caduta dello Scia in Iran, poi la vittoria \u003Cmark>di\u003C/mark> un partito islamico in Turchia e la conseguente fine \u003Cmark>di\u003C/mark> due importanti alleati in quell'area, dimostrano che quanto avviene non è riconducibile a schemi semplici e rassicuranti con gli USA, e magari la lobby ebraica, nella parte dei cattivi.\r\nEsistono soggetti politici importanti, veri, radicati che non sono riconducibili all'egemonia statunitense. Esistono, soprattutto, culture, modelli sociali, potenze economiche, in primo luogo l'Islam, diversi, radicalmente diversi, da quello egemone nelle metropoli capitalistiche occidentali.\r\nCiò pone problemi nuovi e importanti alla teoria politica, la religione che molti \u003Cmark>di\u003C/mark> noi avevano considerato come un fattore politico tendenzialmente residuale riprende un peso inimmaginabile sino a qualche decennio addietro.\r\nMorte le due principali religioni laiche della modernità, il nazionalismo/fascismo europeo classico e il comunismo, le grandi religioni tradizionali, in particolare islam, cattolicesimo, cristianesimo ortodosso e induismo ma anche, in funzione anticattolica e in questo caso sul serio con finanziamenti statunitensi, un protestantesimo ateologico che si diffonde massicciamente in particolare nell'America latina, riprendono un ruolo importante come fattori \u003Cmark>di\u003C/mark> tenuta della società contro l'impatto distruttivo del mercato e del nichilismo individualista dell'occidente.\r\nE’ fra l’altro interessante rilevare che proprio il fascismo, che sembrava destinato alle fogne della storia, riprende un ruolo nelle diverse forme che assume dall’islamofascismo al razzismo dei difensori della Fortezza Europa passando per tutte le varianti del caso, peraltro i fascismi, proprio per il loro carattere nazionale, razziale e religioso, sono per loro stessa natura plurali e spesso in conflitto fra dio loro. Senza andare al troppo citato Roman Bandera che, da coerente leader nazionafascista ucraino \u003Cmark>di\u003C/mark> batté, nel corso della seconda guerra mondiale, contemporaneamente contro sovietici, tedeschi e partigiani polacchi, basta guardare a ciò che avviene in Ucraina oggi dove gruppi \u003Cmark>di\u003C/mark> volontari fascisti si battono l’uno contro l’altro alcuni a sostegno degli ucraini e altri a sostegno dei filorussi.\r\nE', ad esempio, evidente che l'iniziativa politica e culturale della chiesa cattolica oggi è straordinariamente superiore a quella \u003Cmark>di\u003C/mark> qualche decennio addietro e che soprattutto si pone come alternativa al modello occidentale così come si è determinato.\r\nDa ciò derivano due conseguenze:\r\n- in primo luogo la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> tenere ritta la barra, \u003Cmark>di\u003C/mark> evitare \u003Cmark>di\u003C/mark> schierarsi in un ruolo subalterno nei due partiti che oggi si disegnano in Europa, quello maggioritario che chiama all'unità contro i barbari nelle sue versioni \u003Cmark>di\u003C/mark> destra, fascista/leghista, e \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra progressista e quello, minoritario, terzomondista, antiamericano fascistoide se non fascista.\r\n\r\n- nello stesso tempo ripensare la nostra teoria e la nostra pratica in una prospettiva meno eurocentrica, provinciale, occidentale misurandoci con le trasformazioni in atto e con le correnti politiche che si vanno affermando in questa fase.\r\n\r\n°°°°°\r\n\r\nIl pezzo \u003Cmark>di\u003C/mark> Karim è la risposta ad un articolo \u003Cmark>di\u003C/mark> Igiaba Scego uscito sull’Internazionale:\r\n\r\nCara Igiaba, \r\nin questi giorni saremo messi sotto torchio e le prossime campagne elettorali saranno fatte sulla nostra schiena. Gli xenofobi \u003Cmark>di\u003C/mark> tutta Europa vanno in brodo \u003Cmark>di\u003C/mark> giuggiole per la gioia e anche gli establishment europei che non hanno risposte da dare per la crisi saranno contenti \u003Cmark>di\u003C/mark> resuscitare il vecchio spauracchio per far rientrare le pecore spaventate nel recinto. \r\nDa ogni parte ci viene chiesto \u003Cmark>di\u003C/mark> dissociarci, \u003Cmark>di\u003C/mark> scrivere che noi stiamo con Charlie, \u003Cmark>di\u003C/mark> condannare, \u003Cmark>di\u003C/mark> provare che siamo bravi immigrati, ben integrati, degni \u003Cmark>di\u003C/mark> vivere su questa terra \u003Cmark>di\u003C/mark> pace e \u003Cmark>di\u003C/mark> libertà. \r\nEbbene, anche se ovviamente condanno questo atto come condanno ogni violenza, non mi dissocio da niente. Non sono integrato e non chiedo scusa a nessuno. Io non ho ucciso nessuno e non c’entro niente con questa gente. Altrettanto non possono dire quelli che domani dichiareranno guerra a qualcuno in nome \u003Cmark>di\u003C/mark> questo crimine. \r\nTu dici: “Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome \u003Cmark>di\u003C/mark> dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto”. \r\nIo con questa gente sono in guerra da trent’anni. Li affrontavo con i pugni all’epoca dell’università e con le parole e con le azioni da allora e fino a oggi. Sono trent’anni che li combatto e sono trent’anni che il sistema della Nato e i suoi alleati li sostengono regolarmente ogni dieci anni per fomentare una guerra \u003Cmark>di\u003C/mark> qua o \u003Cmark>di\u003C/mark> là. \r\nAnche io sono afroeuropeo, sono originario \u003Cmark>di\u003C/mark> un paese a maggioranza musulmana ma non mi considero un musulmano: non sono praticante, non sono credente. Ma anche io non ci sto. Non ci sto con questi folli, non ci sto quando lo fanno a Parigi ma non ci sto nemmeno quando lo fanno a Tripoli, Malula o a Qaraqush. \r\nNon sto con loro e non sto con chi li arma un giorno e poi li bombarda il giorno dopo. Non ci sto in questa storia nel suo insieme e non solo quando colpisce il cuore \u003Cmark>di\u003C/mark> questa Europa costruita su “valori \u003Cmark>di\u003C/mark> convivenza e pace”. Perché dico che questa Europa deve essere costruita su valori \u003Cmark>di\u003C/mark> pace e convivenza anche altrove, non solo internamente (ammesso che internamente lo sia). \r\nTu dici che questo non è islam. Io dico che anche questo è islam. L’islam è \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti. Buoni o cattivi che siano. E come succede con ogni religione ognuno ne fa un po’ quello che vuole. La adatta alle proprie convinzioni, paure, speranze e interessi. Nelle prossime ore, i comunicati \u003Cmark>di\u003C/mark> moschee e centri islamici arriveranno in massa, non ti preoccupare. Tutti (o quasi) giustamente si dissoceranno da questo atto criminale. Qualche altro Abu Omar sparirà dalla circolazione per non creare imbarazzo a nessuno. La Lega e altri avvoltoi si ciberanno \u003Cmark>di\u003C/mark> questa storia per mesi, forse per anni. E noi ci faremo \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovo piccoli piccoli, in attesa della fine della tempesta. Come stiamo facendo dopo questi attentati (forse) commessi da quella stessa rete che la Nato aveva creato per combattere una sua sporca guerra. \r\nLoro creano mostri e poi, quando gli si rivoltano contro, noi dobbiamo chiedere scusa, dissociarci e farci piccoli. A me questo giochino non interessa più. Non chiedo scusa a nessuno e non mi dissocio da niente. Io devo pretendere delle scuse. Io devo chiedere a questi signori \u003Cmark>di\u003C/mark> dissociarsi, definitivamente, non ad alternanza, da questa gente: amici in Afghanistan e poi nemici, amici in Algeria e poi nemici, amici in Libia e poi… non ancora nemici lì ma nemici nel vicino Mali, amici in Siria poi ora metà amici e metà nemici… Io non ho più pazienza per questi macabri giochini. Mando allo stesso inferno sia questi mostri sia gli stregoni della Nato e dei paesi del Golfo che li hanno creati e li tengono in vita da decenni. Mando tutti all’inferno e vado a farmi una passeggiata in questa notte invernale che sa \u003Cmark>di\u003C/mark> primavera… Speriamo non araba.",[77,79,81,83,88],{"matched_tokens":78,"snippet":67},[],{"matched_tokens":80,"snippet":68},[],{"matched_tokens":82,"snippet":69},[],{"matched_tokens":84,"snippet":87},[85,73,86],"scontro","civiltà","\u003Cmark>scontro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":34},[],[91,97],{"field":35,"indices":92,"matched_tokens":94,"snippets":96},[93],3,[95],[85,73,86],[87],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],1736172819517538300,{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":104,"tokens_matched":93,"typo_prefix_score":47},"3315704398080",13,"1736172819517538410",{"document":106,"highlight":135,"highlights":143,"text_match":149,"text_match_info":150},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":47,"id":109,"is_sticky":47,"permalink":110,"post_author":50,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":53,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":58,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":127},[44],[46],"70934","http://radioblackout.org/2021/09/le-donne-di-rawa-contro-integralisti-e-truppe-coloniali/","Le donne di RAWA - Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afgane – avevano lanciato un appello per una giornata di azione globale il 25 settembre in sostegno alla lotta per “porre fine all’imperialismo, al militarismo, al fascismo e al fondamentalismo religioso”.\r\nRawa è una rete di donne che, dal 1977, si è battuta contro gli invasori sovietici, contro gli integralisti dell’alleanza del nord, contro i talebani e contro l’occupazione militare della NATO.\r\nIn questi decenni hanno rappresentato la tenace resistenza contro chi ha provato a sottometterle, piegarle, o metterle sotto tutela con un approccio paternalista e neocoloniale.\r\nLa vita e la libertà delle donne rappresentano la cartina di tornasole di uno scontro di civiltà messo in scena da decenni, sia dai talebani che dai governi della NATO.\r\nLa schiavitù e la violenza che sta investendo le donne afgane è, ancora una volta, strumento di propaganda sulla superiorità della civiltà occidentale. Un alibi per giustificare vent’anni di guerra e durissima occupazione militare.\r\nLe donne di RAWA non hanno mai salutato le truppe NATO come liberatori, consapevoli che la vita e la libertà delle donne afgane erano un mero fiore all’occhiello, non un obiettivo reale.\r\nPer le donne e le ragazze che, specie nelle città, erano riuscite ad ottenere qualche margine di autonomia non c’è spazio, se non nel rischio e nella lotta, come dimostrano le manifestazioni che hanno riempito le piazze afgane.\r\nA Torino il 25 settembre ci sono state due manifestazioni solidali, che hanno raccolto l’appello di Rawa, un presidio di NUDM in piazza Carignano e la contestazione di Wild C.A.T. al movimento per la vita, i talebani di casa nostra.\r\nPer conoscere meglio Rawa e la sua lotta abbiamo parlato con Laura del CISDA – Coordinamento italiano in sostegno alle donne afgane\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/2021-09-28-laura-rawa.mp3\"][/audio]","28 Settembre 2021","2021-09-28 15:39:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/Revolutionary-Association-of-the-Women-of-Afghanistan-Rawa-e1632836356971-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"203\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/Revolutionary-Association-of-the-Women-of-Afghanistan-Rawa-e1632836356971-300x203.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/Revolutionary-Association-of-the-Women-of-Afghanistan-Rawa-e1632836356971-300x203.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/Revolutionary-Association-of-the-Women-of-Afghanistan-Rawa-e1632836356971-768x519.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/Revolutionary-Association-of-the-Women-of-Afghanistan-Rawa-e1632836356971.jpg 832w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le donne di Rawa contro integralisti e truppe coloniali",1632843584,[119,120,121,122,123,124,125,126],"http://radioblackout.org/tag/25-settembre/","http://radioblackout.org/tag/afganistan/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/donne-afgane/","http://radioblackout.org/tag/integralismi/","http://radioblackout.org/tag/rawa/","http://radioblackout.org/tag/talebani/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[128,129,130,131,132,133,134,15],"25 settembre","afganistan","colonialismo","donne afgane","integralismi","rawa","talebani",{"post_content":136,"post_title":140},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[73,73,85,73,86],"cartina \u003Cmark>di\u003C/mark> tornasole \u003Cmark>di\u003C/mark> uno \u003Cmark>scontro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark> messo in scena da decenni,","Le donne \u003Cmark>di\u003C/mark> RAWA - Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afgane – avevano lanciato un appello per una giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> azione globale il 25 settembre in sostegno alla lotta per “porre fine all’imperialismo, al militarismo, al fascismo e al fondamentalismo religioso”.\r\nRawa è una rete \u003Cmark>di\u003C/mark> donne che, dal 1977, si è battuta contro gli invasori sovietici, contro gli integralisti dell’alleanza del nord, contro i talebani e contro l’occupazione militare della NATO.\r\nIn questi decenni hanno rappresentato la tenace resistenza contro chi ha provato a sottometterle, piegarle, o metterle sotto tutela con un approccio paternalista e neocoloniale.\r\nLa vita e la libertà delle donne rappresentano la cartina \u003Cmark>di\u003C/mark> tornasole \u003Cmark>di\u003C/mark> uno \u003Cmark>scontro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark> messo in scena da decenni, sia dai talebani che dai governi della NATO.\r\nLa schiavitù e la violenza che sta investendo le donne afgane è, ancora una volta, strumento \u003Cmark>di\u003C/mark> propaganda sulla superiorità della \u003Cmark>civiltà\u003C/mark> occidentale. 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La Germania discute di espulsione immediata per profughi e migranti che si siano macchiati di un reato qualunque mentre Colonia è preda di un odio e una tensione notevoli che sinora, per fortuna, hanno prodotto scorribande e attacchi razzisti cui hanno preso parte solo nazi e hooligans di estrema destra.\r\n\r\nL'imbarazzo a sinistra nello spiegare quanto accaduto ci dice molto dell'ipocrisia che regna da quelle parti, al punto di non voler nemmeno nominare uno scontro di civiltà che a furia di evocare si materializza poi nelle forme più basse e becere. Forme che però spaventano e agitano le coscienze al solito intorpidite.\r\n\r\nNella diretta realizzata abbiamo cercato di tenere insieme i tre piani del ragionamento che sono da un lato distinti tra loro ma che si intersecano necessariamente.\r\n\r\nDa una parte stanno i fatti. Che non sono mai nudi e crudi ma nei quali è necessario mettere ordine per capire di più e meglio. Dalle testimonianze di alcune donne, tra cui una compagna di cui il nostro interlocutore ha raccolto la testimonianza successivamente all'intervista realizzata con noi, emerge un quadro netto. Centinaia di uomini, con una presenza preponderante di nordafricani o arabi, hanno dato vita in maniera concertata e organizzata (probabilmente solo lì sul posto già che non vi è sinora traccia di un evento organizzato via social) a una serie di attacchi verso centinaia di donne (anche uomini ma sembrerebbero essere state le donne i bersagli preferiti). Attacchi che si sono sostanziati in stupri, palpeggiamenti, rapine, furti. Un quadro che, forse è presto per dirlo come ci suggerisce l'intervistato, sembrerebbe il risultato di forti tensioni sociali e culturali che la civilissima Germania non era abituata a vedere esplodere ma che il clima degli ultimi mesi potrebbe aver accelerato.\r\n\r\nPoi c'è la narrazione di quei fatti. Narrazione certamente tossica nella quale si intersecano nuovi e antichi pregiudizi, le tensioni del presente, il dramma dei profughi e lo jihadismo stragista che ci porta la guerra in casa ma soprattuto gli opportunismi politici e i calcoli geopolitici che si fanno sempre più marcatamente sulla pelle dei migranti economici e non. La debolezza della Merkel ha certamente un peso nella narrazione dei fatti di Colonia così come ce l'hanno le spaccature interne alla CDU e i calcoli della destra e dell'estrema destra.\r\n\r\nIn ultima analisi ci sono le conseguenze politiche e sociali di quanto è successo e i compiti che ci mettono davanti episodi simili. Sia a livello di comprensione che, conseguentemente, di azione politica. che, come è stato subito evidente, le organizzazioni neonaziste e i simpatizzanti, non perdono tempo a scendere in campo in questi frangenti.\r\n\r\nDi tutto questo abbiamo parlato con Manfredi, un compagno che vive e lavora da oltre dieci anni a Berlino e conosce molto bene la Germania.\r\n\r\nManfredi","13 Gennaio 2016","2016-01-16 00:50:56","Acqua sporca di Colonia",1452714336,[166,167,168,169,170,171],"http://radioblackout.org/tag/capodanno/","http://radioblackout.org/tag/colonia/","http://radioblackout.org/tag/esteri/","http://radioblackout.org/tag/germania/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/sessismo/",[26,24,20,173,174,175],"germania","razzismo","sessismo",{"post_content":177,"post_title":181},{"matched_tokens":178,"snippet":179,"value":180},[85,73,86,73],"non voler nemmeno nominare uno \u003Cmark>scontro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark> che a furia \u003Cmark>di\u003C/mark> evocare","La terribile notte passata da centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> donne a Colonia (ma anche ad Amburgo, Bielefed e in altre città pur in tono minore) nella notte \u003Cmark>di\u003C/mark> San Silvestro non smette \u003Cmark>di\u003C/mark> produrre i suoi effetti. 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La guerra ha varie sfumature. C'è quella esterna, sul fronte mediorientale, che prosegue a colpi di bombe e di intelligence. Con i soldati e con i droni. Con gli assassinii mirati e con gli assassinii di massa. Una guerra che ha precipitazioni, riposizionamenti, tatticismi e alleanze sempre molto precarie, come insegna la vicenda del jet russo abbattuto ai confini tra Turchia e Russia, che non sarà forse un casus belli ma che ci dice molto su quanto la logica della multipolarità cui il presente ci sta abituando generi scenari ben più intricati del mondo in blocchi che appartiene ormai a un altro secolo.\r\n\r\nAscoltate la diretta con Chiara Cruciati, inviata de Il Manifesto in Medioriente\r\n\r\nlaura_manifesto\r\n\r\nLa guerra capitalista è senz'altro anche un business e non si può pensarla senza ragionare sul fatto che le borse hanno guadagnato miliardi all'indomani degli attentati di Parigi spinte dai titoli energetici e da quelli dei trafficanti di armi. Oggi i luoghi dove i paesi europei concentrano i propri affari in materia di armamenti sono proprio quelli del medioriente insanguinato dalle nostre bombe e dallo stragismo islamista.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Vignarca della Rete Disarmo\r\n\r\nFrancesco_vignarca_retedisarmo\r\n\r\nC'è poi la guerra interna; in essa riconosciamo o artificiosamente indichiamo almeno tre fronti. Questi ora convergono, ora no.\r\n\r\nUn primo fronte interno è quello della guerra alle periferie. Soprattutto in quegli stati europei che hanno una immigrazione di lungo corso e sono ormai ormai giunti alle seconde o terze generazioni. La questione, brandita a destra come una preziosa arma di propaganda per campagne xenofobe, e ignorata se non rimossa a sinistra perché non si sa come maneggiarla, è la seguente. Non solo il dispositivo giuridico riesumato oggi dal sinistro entourage di Hollande lo stesso (ereditato dalla guerra di Algeria) con cui Sarkozy affrontò la racaille che incendiò le notti delle periferie francesi nell'autunno del 2005. Ma addirittura i luoghi che oggi sono considerati covi dell'islamismo politico stragista sono a volte luoghi delle rivolte di allora. Il punto allora è come sfuggire alla narrazione mortifera dello scontro di civiltà senza nascondersi la dura realtà del presente.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Simona de Simoni, filosofa e indagatrice dei rapporti tra capitalismo e spazio urbano, residente da qualche anno a Parigi, una riflessione sopra un tema tanto delicato\r\n\r\nSimona\r\n\r\nIl secondo fronte interno sono gli immigrati. I governi europei dopo aver speso tempo e parole a produrre un lessico che sapesse dividere gli immigrati buoni (profughi e reietti di tutte le ingiustizie) da quelli cattivi (usurpatori di diritti a caccia di un futuro migliore) ora innesta la retromarcia e ci spiega che in realtà sono tutti cattivi. Le aperture ai profughi siriani e afgani degli ultimi mesi sono già storia. L'inversione è iniziata ben prima degli attentati ma la retorica non conosce ragioni (né pudori) e così si mettono in piedi operazioni ridicole come quella orchestrata ad uso e consumo della segreteria di Alfano e della sua propaganda come quella contro il centro di accoglienza Baobab di Roma, dove sono finiti nel mirino della polizia decine di immigrati che sono stati perquisiti, identificati e in molti casi espulsi (anche rapidamente).\r\n\r\nAscoltate la testimonianza di Serena, blogger e antirazzista presente sul luogo del blitz\r\n\r\nserena_roma\r\n\r\nUn terzo fronte interno è quello della guerra telematica. Una guerra alla libertà di tutti, perseguita con mezzi sofisticati, nella rete, negli smartphone. Una sorveglianza massiva e invasiva che non corrisponde in realtà a dei criteri investigativi con una loro dignità logica. Corrisponde a esigenze politiche di controllo. Di prevenzione generale di massa, potremmo dire. E' provato che la stragrande maggioranza degli attentatori in giro per il globo fosse ampiamente conosciuto alle polizie di mezzo mondo. Le forze di sicurezza non sono in grado di fermarli ma ad individuarli ci riescono benissimo. Anche grazie al fatto che il paradigma della società del controllo digitale è già realtà da un pezzo. Dunque siamo in tutt'altro ordine di problemi. Ora la Francia ha prolungato lo stato di emergenza per tre mesi. Dopo forse verranno altre leggi. Il dato che ci preme sottolineare è la continuità. Le leggi liberticide in materia di web la Francia le ha già varate a fine luglio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Carola Frediani, giornalista e blogger che si occupa di media attivismo e deep web\r\n\r\ncarola_frediani\r\n\r\n \r\n\r\n ","25 Novembre 2015","2015-11-30 14:42:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/Guerra-dei-mondi-200x110.gif","\u003Cimg width=\"209\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/Guerra-dei-mondi-209x300.gif\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Dopo gli attentati di Parigi: quattro volte guerra",1448474013,[204,205,206,207,208],"http://radioblackout.org/tag/attentati-parigi/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/internazionale/","http://radioblackout.org/tag/jihadismo/","http://radioblackout.org/tag/siria/",[30,210,211,17,212],"guerra","internazionale","Siria",{"post_content":214,"post_title":218},{"matched_tokens":215,"snippet":216,"value":217},[85,73,86],"sfuggire alla narrazione mortifera dello \u003Cmark>scontro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark> senza nascondersi la dura realtà","Quasi due settimane dopo gli attentati \u003Cmark>di\u003C/mark> Parigi, la risposta dei governi occidentali si profila sempre più nella sua durezza e chiarezza: guerra. 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La letteratura sull’argomento è ormai enorme, ma anche le descrizioni a volte corrette sono lacunose e mancano della lettura sufficiente per capirne le “radici” e gli eventuali rimedi.\r\n\r\nCerchiamo di andare alle radici: questi “radicalizzati” sono il prodotto di un preciso contesto (frame), cioè il frutto di una precisa costruzione sociale. È esattamente la conseguenza della profonda destrutturazione liberista dell’assetto economico, sociale, culturale e politico della società industriale in cui prima si situava l’immigrazione e i figli di immigrati e in generale delle classi subalterne o anche delle classi medie (che anche allora si rivoltavano diventando criminali – si pensi alla banda Cavallero e altri casi del genere – e in alcuni casi anche lottarmatisti – si pensi a diverse biografie dei “rossi” e dei neri in Italia e altrove). Il liberismo ha smantellato il welfare, l’inserimento pacifico, l’assimilazionismo, l’integrazione sociale e culturale (di destra e di sinistra) (vedi Robert Castel) e ha innescato la criminalizzazione razzista. Le rivolte nelle banlieues cominciano nel 1985 ed emerge allora anche il lepenismo dapprima come razzismo anti-immigrati e antisemitismo e via via contro l’égalité e la solidarité…\r\n\r\nÈ questo che il liberismo è riuscito a realizzare: l’erosione dell’agire politico, l’impotenza dell’azione politica per negoziare col potere. L’asimmetria di potere che s’è sviluppata con il liberismo ha eroso le possibilità di agire collettivo pacifico. Ecco perché il fenomeno del radicalismo islamista, come altri radicalismi o anche l’auto-distruzione e i suicidi “postmoderni”, è un “fatto politico totale”: investe tutti gli aspetti e sfere dell’organizzazione politica della società e degli esseri umani.\r\n\r\nOggi però questa era presuntamente post-ideologica ma profondamente intrisa di ideologie postmoderne ci interroga su questo presente che ci vorrebbe intruppati in uno o nell'altro schieramento, senza via di fuga.\r\n\r\nDiciamo dunque che vediamo nettamente un'organizzazione sociale informata dal razzismo e dalle disuguaglianze che fa della libertà astratta un idolo cui sacrificare libertà concrete e vite umane e contemporaneamente sull'altro fronte assistiamo a una chiamata generica e folle, una islamizzazione del tutto nuova, veloce come uno spot pubblicitario, che chiede un adesione superficiale ma senza ritorno. Qui lo scontro è tutto a livello dell'ideologia. Non tanto uno scontro di civiltà ma piuttosto lo spettacolo di uno scontro di civiltà. Già, viene in mente Debord: \"Il parallelismo stabilito da Gabel (La falsa coscienza) tra l’ideologia e la schizofrenia deve essere situato all’interno di questo processo economico di materializzazione dell’ideologia. Ciò che l’ideologia era già, la società lo è diventata\".\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Salvatore Palidda, docente di sociologia della devianza e del controllo sociale all'università di Genova.\r\n\r\n \r\n\r\nPalidda\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","13 Gennaio 2015","2015-01-15 13:05:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"233\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola-300x233.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola-300x233.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/marx-pistola.jpg 320w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La guerra santa ai tempi del neoliberismo",1421154971,[241,207,242,243,244],"http://radioblackout.org/tag/attentati/","http://radioblackout.org/tag/neoliberismo/","http://radioblackout.org/tag/pasrigi/","http://radioblackout.org/tag/securitario/",[246,17,247,22,28],"attentati","neoliberismo",{"post_content":249},{"matched_tokens":250,"snippet":251,"value":252},[85,73,86,73],"livello dell'ideologia. 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È esattamente la conseguenza della profonda destrutturazione liberista dell’assetto economico, sociale, culturale e politico della società industriale in cui prima si situava l’immigrazione e i figli \u003Cmark>di\u003C/mark> immigrati e in generale delle classi subalterne o anche delle classi medie (che anche allora si rivoltavano diventando criminali – si pensi alla banda Cavallero e altri casi del genere – e in alcuni casi anche lottarmatisti – si pensi a diverse biografie dei “rossi” e dei neri in Italia e altrove). Il liberismo ha smantellato il welfare, l’inserimento pacifico, l’assimilazionismo, l’integrazione sociale e culturale (\u003Cmark>di\u003C/mark> destra e \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra) (vedi Robert Castel) e ha innescato la criminalizzazione razzista. Le rivolte nelle banlieues cominciano nel 1985 ed emerge allora anche il lepenismo dapprima come razzismo anti-immigrati e antisemitismo e via via contro l’égalité e la solidarité…\r\n\r\nÈ questo che il liberismo è riuscito a realizzare: l’erosione dell’agire politico, l’impotenza dell’azione politica per negoziare col potere. L’asimmetria \u003Cmark>di\u003C/mark> potere che s’è sviluppata con il liberismo ha eroso le possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> agire collettivo pacifico. Ecco perché il fenomeno del radicalismo islamista, come altri radicalismi o anche l’auto-distruzione e i suicidi “postmoderni”, è un “fatto politico totale”: investe tutti gli aspetti e sfere dell’organizzazione politica della società e degli esseri umani.\r\n\r\nOggi però questa era presuntamente post-ideologica ma profondamente intrisa \u003Cmark>di\u003C/mark> ideologie postmoderne ci interroga su questo presente che ci vorrebbe intruppati in uno o nell'altro schieramento, senza via \u003Cmark>di\u003C/mark> fuga.\r\n\r\nDiciamo dunque che vediamo nettamente un'organizzazione sociale informata dal razzismo e dalle disuguaglianze che fa della libertà astratta un idolo cui sacrificare libertà concrete e vite umane e contemporaneamente sull'altro fronte assistiamo a una chiamata generica e folle, una islamizzazione del tutto nuova, veloce come uno spot pubblicitario, che chiede un adesione superficiale ma senza ritorno. Qui lo \u003Cmark>scontro\u003C/mark> è tutto a livello dell'ideologia. Non tanto uno \u003Cmark>scontro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark> ma piuttosto lo spettacolo \u003Cmark>di\u003C/mark> uno \u003Cmark>scontro\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark>. Già, viene in mente Debord: \"Il parallelismo stabilito da Gabel (La falsa coscienza) tra l’ideologia e la schizofrenia deve essere situato all’interno \u003Cmark>di\u003C/mark> questo processo economico \u003Cmark>di\u003C/mark> materializzazione dell’ideologia. Ciò che l’ideologia era già, la società lo è diventata\".\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Salvatore Palidda, docente \u003Cmark>di\u003C/mark> sociologia della devianza e del controllo sociale all'università \u003Cmark>di\u003C/mark> Genova.\r\n\r\n \r\n\r\nPalidda\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[254],{"field":98,"matched_tokens":255,"snippet":251,"value":252},[85,73,86,73],{"best_field_score":151,"best_field_weight":152,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":257,"tokens_matched":93,"typo_prefix_score":47},"1736172819517014129",{"document":259,"highlight":287,"highlights":310,"text_match":319,"text_match_info":320},{"cat_link":260,"category":261,"comment_count":47,"id":262,"is_sticky":47,"permalink":263,"post_author":50,"post_content":264,"post_date":265,"post_excerpt":53,"post_id":262,"post_modified":266,"post_thumbnail":267,"post_thumbnail_html":268,"post_title":269,"post_type":58,"sort_by_date":270,"tag_links":271,"tags":279},[44],[46],"44339","http://radioblackout.org/2017/11/17-novembre-le-strade-libere-le-fanno-le-donne-che-le-attraversano/","Aggiornamento al 21 novembre\r\n\r\nBia di NUDM Torino ci racconta il corteo del 17 novembre e presenta la s-conferenza stampa di oggi pomeriggio di fronte alla RAI.\r\n\r\n\r\nIl corteo del 17 ha attraversato il centro cittadino per oltre tre ore. Tra interventi, stancil, cartelli, manifesti, scritte e sangue a terra la manifestazione ha avuto una forte impronta comunicativa.\r\n\r\n\r\nUna enorme scritta è stata fatta per le 26 ragazze nigeriane uccise dalle frontiere\r\n\r\nDi seguito il testo di presentazione della s-conferenza.\r\n\"Cos’è una S-conferenza stampa: è una conferenza stampa al contrario, invece di “chiedere” alla stampa di venire a darci parola e diffonderla, andiamo noi dalla stampa a dire quali sono le nostre parole.\r\nVogliamo essere artefici delle narrazioni che riguardano i nostri corpi e le nostre vite.\r\nNon vogliamo essere sempre e solo l'oggetto del discorso della cronaca nera, ma vogliamo raccontare le violenze che quotidianamente subiamo come conseguenze di un sistema economico, sociale, culturale che quelle violenze legittima e alimenta.\r\n\r\n \r\n\r\nL'assemblea della Rete Non Una di Meno di Torino ha deciso di non fare una conferenza stampa per presentare la manifestazione nazionale del 25 novembre a Roma, ma di fare un presidio nel centro della città, di fronte alla Rai, per proporre una narrazione della violenza di genere diversa da quella di gran parte dei media nazionali ed internazionali.\r\n\r\nLa violenza di genere è confinata nelle pagine della cronaca nera, una collocazione che ne nega la valenza politica, trasformando pestaggi, stupri, omicidi, molestie in episodi di delinquenza comune, in questioni private. La libertà che le donne si sono conquistate ha incrinato e a volte spezzato le relazioni gerarchiche tra i sessi, rompendo l'ordine simbolico e materiale, che le voleva sottomesse ed ubbidienti. Il moltiplicarsi su scala mondiale dei femminicidi dimostra che la strada della libertà e dell'autonomia femminile è ancora molto lunga. E in salita. La narrazione della violenza proposta da tanti media rende questa salita più ripida.\r\n\r\nI media di fronte al dispiegarsi violento della reazione patriarcale tentano di privatizzare, familizzare, domesticare lo scontro. Le donne sono vittime indifese, gli uomini sono violenti perché folli. La follia sottrae alla responsabilità, nascondendo l’esplicita intenzione disciplinante e punitiva.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale.\r\n\r\nI media descrivono le donne come vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli. Noi non siamo vittime, non accettiamo che la libertà e la sicurezza delle donne possa divenire alibi per moltiplicare la pressione disciplinare, i dispositivi securitari e repressivi, il crescere del controllo poliziesco sul territorio.\r\n\r\nLe donne libere stanno creando reti solidali, che le rendono più forti individualmente e collettivamente. Disprezziamo la violenza e chi la usa contro di noi, ma quando è necessario sappiamo difenderci da chi ci attacca, nella consapevolezza che chi tocca una, tocca tutte.\r\n\r\nI media usano la violenza sulle donne come strumento per rinforzare il razzismo nei confronti dei migranti: la violenza di genere è raccontata in modo molto diverso se i protagonisti sono nati qui o altrove. La violenza verso le donne migranti viene spesso minimizzata, perché considerata “intrinseca” alla loro cultura. Parimenti se il violento è uno straniero la stessa argomentazione viene usata per invocare la chiusura delle frontiere ed espulsioni di massa. Il moltiplicarsi dei femminicidi agiti da uomini italiani verso donne italiane dimostra che la violenza di genere è senza frontiere. Come lo sciopero femminista del prossimo otto marzo.\r\n\r\nI media colpevolizzano chi subisce violenza, scandagliandone le vite, i comportamenti, le scelte di libertà, per giustificare la violenza maschile, per annullare la libertà delle donne, colpevoli di non essere prudenti, di non accettare come “normale” il rischio della violenza che le colpisce in quanto donne. Lo stereotipo di “quelle che se la cercano”, che si tratti di sex worker o di donne che non vestono abiti simili a gabbie di stoffa, è una costante del racconto dei media. Decenni di femminismo e di storia della libertà femminile vengono deliberatamente ignorati.\r\n\r\nI media negano identità e dignità alle persone, quando scrivono di “trans uccisi”, senza nulla sapere delle loro vite. Il genere non è un destino, né una condanna, ma un percorso che ciascun* attraversa per trovare se stess*, fuori da stereotipi e ruoli imposti.\r\nI media sono responsabili del perpetuarsi di un immaginario, che giustifica ed alimenta la violenza contro le donne, la violenza di genere.\"\r\n\r\n \r\n\r\nSulla pagina facebook di non una di meno Torino trovate foto, video, resoconti della giornata.\r\n\r\nAscolta la diretta con Bia:\r\n2017 11 21 bia corteo e sconferenza\r\n\r\n*****************************************************************************************************\r\n\r\nOgni giorno, in ogni dove, una donna viene uccisa, stuprata, molestata. Una violenza continua, diffusa, che permea ogni ambito sociale. Una violenza “normale”, quotidiana.\r\nMa media, istituzioni, magistratura, ci impongono una storia diversa. Le tante violenze agite in casa sono descritte come momenti di “follia”, drammi personali, uomini impazziti. Il folle sfugge alle regole della comunità, perché il suo agire è privo di ragione e, quindi, non rappresenta una rottura del patto sociale.\r\nSe le violenze avvengono in strada, sui posti di lavoro, o nei luoghi di divertimento, stupri e molestie cambiano di segno in base alla personalità, al mestiere, alla nazionalità delle persone coinvolte. Se lo stupratore indossa la divisa prevale il garantismo e si fruga nella vita delle donne per screditarle.\r\nSe i violenti sono uomini stranieri o marginali allora tutto cambia. Vengono paragonati a belve feroci fuori controllo. Aggressioni e femminicidi hanno enormi eco mediatiche, vengono diffusi con dovizia i particolari più crudi per suscitare orrore, paura, disprezzo.\r\n\r\n \r\n\r\nI corpi e le vite delle donne vengono usati per moltiplicare i militari nelle strade, per criminalizzare gli immigrati, per aumentare i controlli e promuovere nuove leggi più repressive.\r\n\r\n \r\n\r\nSui corpi delle donne si giocano continue battaglie di civiltà. Sia che le si voglia “tutelare”, sia che le si voglia “asservire” la logica di fondo è la stessa. Resta al “tuo” posto. Torna al “tuo” posto. Penso io a te, penso io a proteggerti, a punirti, a disciplinarti.\r\nLa narrazione della violenza come follia o criminalità agita da pochi soggetti estranei, rende invisibile la guerra contro le donne per la ri-affermazione di una relazione di tipo patriarcale.\r\n\r\n \r\n\r\nLe donne sfidano il patriarcato. In ogni dove.\r\n\r\nNegare questa sfida, considerare la lotta delle donne contro il patriarcato un retaggio residuale di un passato che non torna, è una falsificazione, che nasconde la caratteristica reattiva di tanta parte della violenza maschile sulle donne. A tutte le latitudini.\r\n\r\n \r\n\r\nLa violenza di genere è intrisecamente politica. Non solo per i numeri impressionanti ma, soprattutto, per i mille dispositivi messi in campo, per nascondere, privare di senso, sminuire la portata sistemica dell’attacco.\r\n\r\nLa violenza colpisce anche quelle che non la subiscono. La minaccia stessa, il pericolo di attraversare liberamente i luoghi delle nostre vite sono parte di un dispositivo che prova a tenerci sotto scacco, nell’auspicio di disciplinarci con la paura.\r\n\r\nLe femministe lottano perché la paura cambi di campo. Non c’è libertà se non nel rischio e nella lotta. Chi cade nel cammino non è una vittima ma una donna colpita perché libera. Chi ci uccide compie un atto politico. Sfidare assassini e stupratori è un atto politico.\r\nLe strade libere le fanno le donne che le attraversano.\r\n\r\n \r\n\r\nDi violenza di genere e delle tante iniziative torinesi verso il corteo femminista del 25 novembre a Roma, abbiamo parlato con Chiara della rete Non Una di Meno di Torino.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 11 15 cacerolata chiara nudm\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito i principali appuntamenti:\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 17 novembre\r\n\r\n\r\nore 21\r\n\r\n\r\npiazza Castello\r\n\r\n\r\nCorteo con cacerolata rumorosa contro la violenza patriarcale\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 18 novembre cena benefit per il pullman per il corteo del 25 a Roma. Poi karaoke e djset\r\n\r\nOre 20 al Gabrio di via Millio 42\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 21 novembre ore 17,30 s-conferenza stampa di fronte alla Rai in via Verdi contro la narrazione dei media che nega il senso intrinsecamente politico della violenza di genere.","21 Novembre 2017","2017-11-25 10:32:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/17-nov-burn-macho-burn.jpg 501w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le strade libere le fanno le donne che le attraversano",1511276252,[272,273,274,275,276,277,278,126],"http://radioblackout.org/tag/cacerolata-femminista/","http://radioblackout.org/tag/femminicidio/","http://radioblackout.org/tag/femminismo/","http://radioblackout.org/tag/guerra-alle-donne/","http://radioblackout.org/tag/non-una-di-meno-torino/","http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/s-conferenza-stampa/",[280,281,282,283,284,285,286,15],"cacerolata femminista","femminicidio","femminismo","guerra alle donne","non una di meno torino","patriarcato","s-conferenza stampa",{"post_content":288,"tags":292},{"matched_tokens":289,"snippet":290,"value":291},[73,86],"donne si giocano continue battaglie \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark>. 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Le tante violenze agite in casa sono descritte come momenti \u003Cmark>di\u003C/mark> “follia”, drammi personali, uomini impazziti. Il folle sfugge alle regole della comunità, perché il suo agire è privo \u003Cmark>di\u003C/mark> ragione e, quindi, non rappresenta una rottura del patto sociale.\r\nSe le violenze avvengono in strada, sui posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, o nei luoghi \u003Cmark>di\u003C/mark> divertimento, stupri e molestie cambiano \u003Cmark>di\u003C/mark> segno in base alla personalità, al mestiere, alla nazionalità delle persone coinvolte. Se lo stupratore indossa la divisa prevale il garantismo e si fruga nella vita delle donne per screditarle.\r\nSe i violenti sono uomini stranieri o marginali allora tutto cambia. Vengono paragonati a belve feroci fuori controllo. Aggressioni e femminicidi hanno enormi eco mediatiche, vengono diffusi con dovizia i particolari più crudi per suscitare orrore, paura, disprezzo.\r\n\r\n \r\n\r\nI corpi e le vite delle donne vengono usati per moltiplicare i militari nelle strade, per criminalizzare gli immigrati, per aumentare i controlli e promuovere nuove leggi più repressive.\r\n\r\n \r\n\r\nSui corpi delle donne si giocano continue battaglie \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>civiltà\u003C/mark>. Sia che le si voglia “tutelare”, sia che le si voglia “asservire” la logica \u003Cmark>di\u003C/mark> fondo è la stessa. Resta al “tuo” posto. Torna al “tuo” posto. Penso io a te, penso io a proteggerti, a punirti, a disciplinarti.\r\nLa narrazione della violenza come follia o criminalità agita da pochi soggetti estranei, rende invisibile la guerra contro le donne per la ri-affermazione \u003Cmark>di\u003C/mark> una relazione \u003Cmark>di\u003C/mark> tipo patriarcale.\r\n\r\n \r\n\r\nLe donne sfidano il patriarcato. In ogni dove.\r\n\r\nNegare questa sfida, considerare la lotta delle donne contro il patriarcato un retaggio residuale \u003Cmark>di\u003C/mark> un passato che non torna, è una falsificazione, che nasconde la caratteristica reattiva \u003Cmark>di\u003C/mark> tanta parte della violenza maschile sulle donne. A tutte le latitudini.\r\n\r\n \r\n\r\nLa violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> genere è intrisecamente politica. Non solo per i numeri impressionanti ma, soprattutto, per i mille dispositivi messi in campo, per nascondere, privare \u003Cmark>di\u003C/mark> senso, sminuire la portata sistemica dell’attacco.\r\n\r\nLa violenza colpisce anche quelle che non la subiscono. La minaccia stessa, il pericolo \u003Cmark>di\u003C/mark> attraversare liberamente i luoghi delle nostre vite sono parte \u003Cmark>di\u003C/mark> un dispositivo che prova a tenerci sotto scacco, nell’auspicio \u003Cmark>di\u003C/mark> disciplinarci con la paura.\r\n\r\nLe femministe lottano perché la paura cambi \u003Cmark>di\u003C/mark> campo. Non c’è libertà se non nel rischio e nella lotta. Chi cade nel cammino non è una vittima ma una donna colpita perché libera. Chi ci uccide compie un atto politico. Sfidare assassini e stupratori è un atto politico.\r\nLe strade libere le fanno le donne che le attraversano.\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> genere e delle tante iniziative torinesi verso il corteo femminista del 25 novembre a Roma, abbiamo parlato con Chiara della rete Non Una \u003Cmark>di\u003C/mark> Meno \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 11 15 cacerolata chiara nudm\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito i principali appuntamenti:\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 17 novembre\r\n\r\n\r\nore 21\r\n\r\n\r\npiazza Castello\r\n\r\n\r\nCorteo con cacerolata rumorosa contro la violenza patriarcale\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nSabato 18 novembre cena benefit per il pullman per il corteo del 25 a Roma. Poi karaoke e djset\r\n\r\nOre 20 al Gabrio \u003Cmark>di\u003C/mark> via Millio 42\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 21 novembre ore 17,30 s-conferenza stampa \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alla Rai in via Verdi contro la narrazione dei media che nega il senso intrinsecamente politico della violenza \u003Cmark>di\u003C/mark> genere.",[293,295,297,299,301,304,306,308],{"matched_tokens":294,"snippet":280},[],{"matched_tokens":296,"snippet":281},[],{"matched_tokens":298,"snippet":282},[],{"matched_tokens":300,"snippet":283},[],{"matched_tokens":302,"snippet":303},[73],"non una \u003Cmark>di\u003C/mark> meno 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La popolazione ucraina sta pagando un prezzo durissimo. Lo scontro sempre più palese con la NATO, che a sua volta usa i territori ucraini come terreno di battaglia, rende sempre più complesso immaginare un reale volontà dei contendenti di arrivare ad un negoziato. Il rischio è duplice. Da un lato si profila uno scenario in cui lo stato di guerra diventerebbe endemico, trasformando l’Ucraina in un cumulo di macerie, dall’altro la possibilità di un’escalation che allarghi il conflitto su più vasta scala, è decisamente concreto.\r\nBiden gioca sino in fondo le sue carte per indebolire Russia ed Europa. La Russia è, a sua volta incastrata in una guerra che pensava rapida e rischia di rivelarsi il loro Afganistan. 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Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[403],{"field":98,"matched_tokens":404,"snippet":400,"value":401},[73,85,73,86],{"best_field_score":151,"best_field_weight":152,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":257,"tokens_matched":93,"typo_prefix_score":47},{"document":407,"highlight":419,"highlights":423,"text_match":149,"text_match_info":426},{"comment_count":47,"id":408,"is_sticky":47,"permalink":409,"podcastfilter":410,"post_author":331,"post_content":411,"post_date":412,"post_excerpt":53,"post_id":408,"post_modified":413,"post_thumbnail":414,"post_title":415,"post_type":366,"sort_by_date":416,"tag_links":417,"tags":418},"75536","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-6-maggio-smash-the-vision-primo-maggio-le-due-piazze-le-universita-armate-franco-serantini/",[331],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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La parte del leone la fa naturalmente Leonardo-Finmeccanica (15%), seguita da Ansaldo (8%), ecc.\r\nCon appositi grafici viene resa evidente una situazione che vede protagonisti attori come l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Esercito Italiano, la Marina Militare, le Accademie Militari, gli Alpini, il Dipartimento della Difesa degli USA, la NASA, la US Navy, ed anche l’ONU e la NATO.\r\nCe ne ha parlato Pippo Guerrieri del movimento No Muos\r\n\r\nProspettive antimilitariste verso i prossimi appuntamenti dell’Assemblea antimilitarista, in particolare quella svoltasi a Livorno l’8 maggio, un’occasione per fare un bilancio delle iniziative e promuoverne di nuove.\r\nCe ne ha parlato Federico\r\n\r\nUna Barriera contro il fascismo\r\nEra prevedibile. 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L'evento è un Sanremo arcobaleno che manda in visibilio la comunità LGBT, grazie all'impegno dell'organizzazione per ingraziarsi il bacino d'utenza gaio.\r\n\r\nNoi, però, questa \"vision\" la vogliamo smascherare: la “vision” dietro l'Eurovision è un brodo di queerwashing, speculazione, gentrificazione, retoriche del decoro, sfruttamento di chi lavora, pacifismo selettivo, svendita dello spazio pubblico, turistificazione. Il festival è l'esposizione eccellente del demone dell'inclusività, dà visibilità ad artistə LGBTQIA+ a patto che la loro identità non dia mai davvero fastidio, che la queerness sia spendibile via schermo e che si renda innocua, collaborativa, collaborazionista. Questa vision è tutto ciò che vogliamo demolire, è un mostro a cui resistono lə mostrə, le nostre corpe dissidenti, che mai saranno assimibilabili nel grande spettacolo del capitalismo queer.\r\n\r\nContro il progetto di una Torino falsamente pride, falsamente attenta allǝ ultimǝ del mondo, una Torino che si mette in mostra per l’ennesimo grande evento, noi mostrǝ frocie difformi galassie sconfinate vogliamo scendere in strada con una street parade antiautoritaria, antipatriarcale, rumorosa, riot-tosa ma soprattutto ricca di contenuti e di danze!\r\n\r\nNon vogliamo scegliere tra la turistificazione e lo sfruttamento mascherati da intrattenimento gaio e la cis-etero-norma che pervade anche la lotta di classe.\r\n\r\nContro tutti i padri, le patrie e i padroni, vogliamo il pane ma anche le paillettes!\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 maggio\r\nSmash the vision!\r\nMostr* in marcia contro la città vetrina\r\nAppuntamento alle 15 al parco Ruffini, viale Bistolfi\r\n\r\nGiovedì 19 maggio\r\nNazionalismo e guerra tra nazisti “buoni” e nazisti “cattivi”\r\nOre 18 alla tettoria dei contadini a Porta Palazzo\r\nI paradossi nella narrazione della guerra in Ucraina tra propaganda patriottica, militarismo e la messa in scena di uno scontro di civiltà tra est e ovest\r\nProveremo a decostruire la narrazione di una guerra che, nei fatti, si colloca nello snodo cruciale di un conflitto interimperialistico multipolare. \r\nFaremo il punto sulle lotte contro la guerra, la Cittadella dell’aerospazio e la NATO a Torino e per lanciare lo sciopero generale del 20 maggio\r\nInterventi introduttivi di Stefano Capello e di un’esponente dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nVenerdì 20 maggio \r\nsciopero generale contro la guerra!\r\nNo all'economia di guerra e alle spese militari! 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I fatti però raccontano un’altra storia\r\nCe ne ha parlato Francesco Miliaccio che a questi temi ha dedicato un articolo uscito su Napoli Monitor\r\n\r\nIl Balon, Green Pea e il Primo Maggio\r\nLa sacra alleanza tra Farinetti, il patron di Eataly, supermercato del gusto che a Torino ha ampliato i propri orizzonti commerciali con Green Pea, megastore di abiti, cosmetici, auto, cellulari all’insegna del green costoso e sofisticato e i gestori del Balon è un segno dei tempi. Il Primo Maggio il Balon ha incontrato Green Pea in un’iniziativa che li vede insieme al Lingotto. La data scelta è altamente simbolica e riflette i tempi che corrono. Tempi in cui le fortune degli imprenditori si disegnano sul disciplinamento violento di chi, per campare, è costretto a lavorare.\r\nGreen Pea è una gigantesca operazione di commercializzazione di prodotti ed immaginario, un green washing in cui si esibiscono e si mettono in vendita le principali aziende italiane in veste verde.\r\nScende in campo l’alleanza tra vintage e tecnologia avanzata.\r\nLo Storytelling è affidato a Federico Cavallero - Presidente Associazione Piemontestoria e Simone Gelato - Presidente Associazione Commercianti Balon. Cavallero, vicino ai negazionisti di Aliud, è il capo dei sorveglianti del Balon e complice con il suo sodale Gelato, nella repressione delle lotte contro lo sgombero del mercato degli stracci a san Pietro in Vincoli. \r\n\r\nI semi sotto la neve. Una nuova pubblicazione libertaria muove i suoi primi passi\r\nIl titolo scelto “per questa nuova rivista sintetizza il suo programma editoriale. Infatti, con l’espressione «Semi sotto la neve» (coniata da Ignazio Silone e ripresa concettualmente da Colin Ward) intendiamo proporre ai nostri lettori una rinnovata interpretazione del pensiero anarchico, delle esperienze libertarie e delle pratiche mutualistiche. Si tratta, a nostro parere, di valorizzare una dimensione costruttiva, positiva e sperimentale di una tradizione sociale, politica e culturale che riconosciamo come antiautoritaria e solidale.”\r\nNe abbiamo parlato con uno dei redattori, Francesco Codello\r\n\r\n40 anni fa usciva “L’ecologia della libertà”, un testo di grande attualità nonostante il già vetusto impianto hegelo-marxiano su cui incardina il proprio pensiero il suo autore, il libertario statunitense Murray Bookchin.\r\nL’aspetto più attuale del suo approccio, non è tanto quello politico, la cui trama appare debole, quanto la capacità di porre al centro la necessità di un approccio intersezionale alla questione ecologica, come parte importante della questione sociale. \r\nNe abbiamo parlato con Selva Varengo, che a Bookchin ha dedicato uno studio, uscito per i tipi di Zero in Condotta\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 maggio\r\nSmash the vision!\r\nMostr* in marcia contro la città vetrina\r\nAppuntamento alle 15 al parco Ruffini, viale Bistolfi\r\n\r\nGiovedì 19 maggio\r\nOre 18 alla tettoria dei contadini a Porta Palazzo\r\nNazisti buoni e nazisti cattivi. I paradossi nella narrazione della guerra in Ucraina tra nazionalismo, militarismo e la messa in scena di uno scontro di civiltà tra est e ovest\r\nProveremo a decostruire la narrazione di una guerra che, nei fatti, si colloca nello snodo cruciale di un conflitto interimperialistico multipolare.\r\nFaremo il punto sulle lotte contro la guerra, la Cittadella dell’aerospazio e la NATO a Torino e per lanciare lo sciopero generale del 20 maggio\r\nInterventi di Stefano Capello e di un’esponente dell’assemblea antimilitarista\r\n\r\nVenerdì 20 maggio\r\nsciopero generale contro la guerra\r\nOre 10 presidio alla fabbrica d’armi Collins aerospace di piazza Graf a Torino\r\nNel pomeriggio corteo per le strade del centro\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","12 Maggio 2022","2022-05-12 12:23:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/greenwashing-200x110.jpg","Anarres del 29 aprile. Filantropia e controllo del territorio. Il Balon Green Pea e il primo maggio. I semi sotto la neve. L’ecologia della libertà...",1652358193,[],[],{"post_content":441},{"matched_tokens":442,"snippet":400,"value":443},[73,85,73,86],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-04-29-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> fioriere ostili e filantropi. Riflessioni su violenza poliziesca e riqualificazioni escludenti su un Lungo Dora \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino. L’ostilità \u003Cmark>di\u003C/mark> fioriere e rastrelliere, gli sgomberi e le cariche della polizia, gli investimenti immobiliari paiono complementari alle attività \u003Cmark>di\u003C/mark> enti filantropici, complementari alle buone intenzioni \u003Cmark>di\u003C/mark> élite che colorano \u003Cmark>di\u003C/mark> benevolenza e accoglienza ogni dichiarazione pubblica. I fatti però raccontano un’altra storia\r\nCe ne ha parlato Francesco Miliaccio che a questi temi ha dedicato un articolo uscito su Napoli Monitor\r\n\r\nIl Balon, Green Pea e il Primo Maggio\r\nLa sacra alleanza tra Farinetti, il patron \u003Cmark>di\u003C/mark> Eataly, supermercato del gusto che a Torino ha ampliato i propri orizzonti commerciali con Green Pea, megastore \u003Cmark>di\u003C/mark> abiti, cosmetici, auto, cellulari all’insegna del green costoso e sofisticato e i gestori del Balon è un segno dei tempi. Il Primo Maggio il Balon ha incontrato Green Pea in un’iniziativa che li vede insieme al Lingotto. La data scelta è altamente simbolica e riflette i tempi che corrono. Tempi in cui le fortune degli imprenditori si disegnano sul disciplinamento violento \u003Cmark>di\u003C/mark> chi, per campare, è costretto a lavorare.\r\nGreen Pea è una gigantesca operazione \u003Cmark>di\u003C/mark> commercializzazione \u003Cmark>di\u003C/mark> prodotti ed immaginario, un green washing in cui si esibiscono e si mettono in vendita le principali aziende italiane in veste verde.\r\nScende in campo l’alleanza tra vintage e tecnologia avanzata.\r\nLo Storytelling è affidato a Federico Cavallero - Presidente Associazione Piemontestoria e Simone Gelato - Presidente Associazione Commercianti Balon. Cavallero, vicino ai negazionisti \u003Cmark>di\u003C/mark> Aliud, è il capo dei sorveglianti del Balon e complice con il suo sodale Gelato, nella repressione delle lotte contro lo sgombero del mercato degli stracci a san Pietro in Vincoli. \r\n\r\nI semi sotto la neve. Una nuova pubblicazione libertaria muove i suoi primi passi\r\nIl titolo scelto “per questa nuova rivista sintetizza il suo programma editoriale. Infatti, con l’espressione «Semi sotto la neve» (coniata da Ignazio Silone e ripresa concettualmente da Colin Ward) intendiamo proporre ai nostri lettori una rinnovata interpretazione del pensiero anarchico, delle esperienze libertarie e delle pratiche mutualistiche. Si tratta, a nostro parere, \u003Cmark>di\u003C/mark> valorizzare una dimensione costruttiva, positiva e sperimentale \u003Cmark>di\u003C/mark> una tradizione sociale, politica e culturale che riconosciamo come antiautoritaria e solidale.”\r\nNe abbiamo parlato con uno dei redattori, Francesco Codello\r\n\r\n40 anni fa usciva “L’ecologia della libertà”, un testo \u003Cmark>di\u003C/mark> grande attualità nonostante il già vetusto impianto hegelo-marxiano su cui incardina il proprio pensiero il suo autore, il libertario statunitense Murray Bookchin.\r\nL’aspetto più attuale del suo approccio, non è tanto quello politico, la cui trama appare debole, quanto la capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> porre al centro la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> un approccio intersezionale alla questione ecologica, come parte importante della questione sociale. \r\nNe abbiamo parlato con Selva Varengo, che a Bookchin ha dedicato uno studio, uscito per i tipi \u003Cmark>di\u003C/mark> Zero in Condotta\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 14 maggio\r\nSmash the vision!\r\nMostr* in marcia contro la città vetrina\r\nAppuntamento alle 15 al parco Ruffini, viale Bistolfi\r\n\r\nGiovedì 19 maggio\r\nOre 18 alla tettoria dei contadini a Porta Palazzo\r\nNazisti buoni e nazisti cattivi. 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