","Cosa sta accadendo in Messico? Una corrispondenza dallo stato di Oaxaca","post",1414526546,[47,48,49,50],"http://radioblackout.org/tag/guerrero/","http://radioblackout.org/tag/messico/","http://radioblackout.org/tag/scuole-normales/","http://radioblackout.org/tag/studenti-scomparsi/",[17,15,19,21],{"post_content":53,"tags":59},{"matched_tokens":54,"snippet":57,"value":58},[55,56,55],"scuole","normales","un mese fa. Studenti delle \u003Cmark>scuole\u003C/mark> \u003Cmark>normales\u003C/mark> dello stato di Guerrero, \u003Cmark>scuole\u003C/mark>","43 studenti scomparsi e sei ammazzati nella repressione iniziata in Messico ormai un mese fa. Studenti delle \u003Cmark>scuole\u003C/mark> \u003Cmark>normales\u003C/mark> dello stato di Guerrero, \u003Cmark>scuole\u003C/mark> che hanno l'obiettivo di formare maestri per le aree rurali e che stanno subendo drastici tagli dei finanziamenti. Nel momento in cui è avvenuto il massacro, gli studenti stavano raccogliendo fondi per organizzare una manifestazione in ricordo del 2 ottobre 1968, giorno in cui il Messico ha visto la sua prima grande strage di studenti.\r\n\r\nAbbiamo sentito Anna, che vive nello stato di Oaxaca e che ci ha dato un quadro dall'interno di quanto sta accadendo.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nanna_messico",[60,62,64,67],{"matched_tokens":61,"snippet":17},[],{"matched_tokens":63,"snippet":15},[],{"matched_tokens":65,"snippet":66},[55,56],"\u003Cmark>scuole\u003C/mark> \u003Cmark>normales\u003C/mark>",{"matched_tokens":68,"snippet":21},[],[70,76],{"field":22,"indices":71,"matched_tokens":73,"snippets":75},[72],2,[74],[55,56],[66],{"field":77,"matched_tokens":78,"snippet":57,"value":58},"post_content",[55,56,55],1157451471441625000,{"best_field_score":81,"best_field_weight":82,"fields_matched":72,"num_tokens_dropped":33,"score":83,"tokens_matched":72,"typo_prefix_score":33},"2211897868544",13,"1157451471441625194",6646,{"collection_name":44,"first_q":19,"per_page":86,"q":19},6,{"facet_counts":88,"found":25,"hits":109,"out_of":209,"page":14,"request_params":210,"search_cutoff":23,"search_time_ms":135},[89,98],{"counts":90,"field_name":96,"sampled":23,"stats":97},[91,94],{"count":92,"highlighted":93,"value":93},3,"anarres",{"count":14,"highlighted":95,"value":95},"stakka stakka","podcastfilter",{"total_values":72},{"counts":99,"field_name":22,"sampled":23,"stats":108},[100,102,104,106],{"count":14,"highlighted":101,"value":101},"no tav",{"count":14,"highlighted":103,"value":103},"crainz",{"count":14,"highlighted":105,"value":105},"salvadori",{"count":14,"highlighted":107,"value":107},"sabotaggio",{"total_values":25},[110,137,160,182],{"document":111,"highlight":124,"highlights":129,"text_match":132,"text_match_info":133},{"comment_count":33,"id":112,"is_sticky":33,"permalink":113,"podcastfilter":114,"post_author":93,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":39,"post_id":112,"post_modified":117,"post_thumbnail":118,"post_title":119,"post_type":120,"sort_by_date":121,"tag_links":122,"tags":123},"90246","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-31-maggio-la-repubblica-in-guerra-acampade-riflessioni-a-margine-naja-obbligatoria-militarizzazione-delle-periferie/",[93],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024-05-31-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n2 giugno. La Repubblica del militarismo e della guerra\r\nOgni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. Una “festa” nazionalista e militarista.\r\nIl governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra.\r\nGuerre di portata planetaria ci stanno portando sull'orlo della terza guerra mondiale. La spirale pare inarrestabile: il conflitto Russia Ucraina rischia di deflagrare in tutta Europa.\r\nL'Italia è direttamente coinvolta con le proprie truppe e con il proprio apparato militare industriale. È in prima fila in conflitti in cui gioca in proprio e in varie alleanze a geografia variabile.\r\nUn processo di militarizzazione investe le nostre città, le nostre scuole, i principali mezzi di comunicazione e le istituzioni culturali.\r\nGuerra interna e guerra esterna sono le due facce della stessa medaglia, quella della guerra ai poveri per il controllo delle risorse, delle coscienze, delle vie di approvvigionamento e dei flussi informativi. \r\nIniziative di lotta in varie città\r\nFederico dell’assemblea antimilitarista ha presentato la giornata\r\n\r\nFermare le guerre. Una prima riflessione a margine delle acampade studentesche\r\nI movimenti che si sono sviluppati negli ultimi mesi soprattutto nelle università hanno il merito di aver colto il nesso fondamentale tra ricerca accademica ed industria bellica, in un intrecciarsi di interessi che pongono al centro la logica del dominio e quella del profitto, fuori e contro ogni supposta neutralità di un’indagine scientifica che si muove seguendo gli indirizzi dei committenti di turno. Hanno tuttavia un forte limite sia nella definizione degli obiettivi che nelle modalità nel perseguirli.\r\nL’enorme emozione che accompagna l’immane massacro con finalità genocide della popolazione gazawi, finisce con il porre in primo piano solo la critica e il boicottaggio verso lo Stato di Israele, dimenticando che il nostro paese (e le sue università) sono in prima fila in numerosi teatri di guerra, che restano sullo sfondo, avvolti in un oblio pericoloso, che rischia di renderci complici di infiniti orrori. Basti pensare all’Artsakh e al Sudan, due tra le tante guerre cui l’Italia ha contribuito direttamente, fornendo armi e addestratori nel silenzio dei più.\r\n\r\nUna critica reale delle collusioni tra Università e ricerca bellica dovrebbe avere l’obiettivo minimo della cancellazione di accordi di cooperazione con tutte le industrie belliche e tutti gli Stati in guerra. Una critica radicale si dovrebbe interrogare sul ruolo delle Università e sulla necessità di espropriazione permanente di ambiti di studio e ricerca al servizio dell’imperialismo e della logica capitalista. \r\n\r\nLe guerre moderne, non ultima quella cominciata il 7 ottobre tra Israele e Gaza, hanno come principali vittime le popolazioni civili, massacrate per fiaccare il nemico, per indurlo alla resa o alla fuga. \r\nOpporsi alla guerra senza opporsi al militarismo è una prospettiva miope, perché alimenta l’opinione che vi siano eserciti buoni. E non basta mettere la parola “resistenza” al posto di “esercito” per modificare il senso di guerre combattute per assicurarsi il controllo esclusivo di questa o quell’area geografica. Solo l’alleanza transnazionale degli oppressi e degli sfruttati spezza le frontiere, frantuma la logica statalista e patriottica, fa saltare il tappo identitario legato al luogo, alla religione, alla tradizione per aprire uno spazio simbolico e reale al non luogo, all’utopia, che non è l’irrealizzabile ma solo l’irrealizzato. \r\n\r\nVerso il ritorno della naja obbligatoria?\r\nNel nostro paese la naja obbligatoria non è mai stata abolita, perché la legge n. 226 del 23 agosto 2004 prevede solo la sospensione delle chiamate.\r\nIn qualsiasi momento il governo può decidere la riattivazione del servizio militare.\r\nIn Italia l’alfiere della proposta è la Lega di Salvini, che ha annunciato un progetto di legge che prevede la reintroduzione di «sei mesi di servizio civile o militare per i ragazzi tra i 18 e 26 anni, su base regionale e da svolgere esclusivamente in Italia». In base a questo progetto le ragazze, che non erano sottoposte all’obbligo, lo sarebbero al pari dei ragazzi.\r\nNei fatti questa leva in salsa leghista, su base regionale, sarebbe una sorta di servizio civile militarizzato. Salvini disegna un quadro di soldati impegnati in corsi di salvataggio, protezione civile, primo soccorso, protezione dei boschi e un gran numero di altre varie attività. \r\nNel nostro paese il ministro della Difesa Crosetto si è detto nettamente contrario. Crosetto sostiene che una simile ipotesi mai comunque potrebbe riguardare le forze armate, \"che non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola\".\r\nLe forze armate sono oggi costituite da professionisti altamente specializzati, necessari per le guerre ultratecnologiche che si combattono in ogni dove. La carne da cannone, quando servisse, la si addestrerebbe in fretta, reintroducendo la chiamata obbligatoria.\r\nIn realtà, al di là della propaganda elettorale che contrappone i due alleati in competizione, il compromesso tra le due posizioni è già contenuto nella proposta di Salvini, una proposta che mette a disposizione manodopera gratuita e, insieme, inserisce un nuovo modulo educativo improntato sulla disciplina militare. Facile immaginare uno spazio intermedio tra scuola/lavoro e naja. Un altro orizzonte di militarizzazione dei corpi e delle coscienze.\r\n\r\nContro la militarizzazione delle periferie\r\nBarriera di Milano, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. In questi anni la spesa militare è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate.\r\nIl governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti.\r\nNei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio.\r\nIntere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.\r\nTorino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti.\r\nPresentazione dell’iniziativa antimilitarista che si è tenuta in Barriera il primo giugno.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","3 Giugno 2024","2024-06-03 12:41:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/oops-715x480-1-200x110.jpg","Anarres del 31 maggio. 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Non dice il nome del personaggio ma ci sara' sicuramente una storia affascinante dietro. La seconda pillola da posta del cuore e' che a Varsavia c'e' un impianto idrico, il Gruba Kaska, dove sono presenti otto vongole a cui sono stati collegati altrettanti sensori: l'idea e' che quando le vongole si chiudono l'acqua non e' buona e quindi si interrompe anche la fornitura d'acqua della citta'. sicuramente una soluzione non antispecista ma un modo rapido per evitare di avvelenare milioni di persone.\r\n \tokash - https://restofworld.org/2020/okash-microlending-public-shaming/\r\n\r\nuna app diffusa in kenya che si occupa di prestiti online tra persone, praticamente come funziona, uno ha due spicci sotto il materasso e invece di metterli in banca che poi ci investe armi, li da ad una piattaforma che si occupa di prestarli con un certo interesse e ci fa la cresta. ora fin qui niente di nuovo, okash pero' all'attivazione dell'account, come ogni piattaforma commerciale, chiede di accettare i famosi termini di servizio (i TOS) che tutti accettiamo senza leggere mai, perche' inaccessibili ai piu' e inoltre gia' sappiamo che ci sono scritte le peggio cose li' dentro che ti possono vendere l'anima al diavolo ma tanto non c'e' alternativa quindi uno alla fine dice ok la anima al diavolo la vendo volentieri o anche non volentieri.\r\nPoi pero' succede (e succede con okash) che quando tardi tre giorni nel pagare la rata del prestito, scopri subito i dettagli dei termini di servizio, in particolare qualcuno dei tuoi contatti della rubrica scelto a caso viene informato della situazione e sollecitato per farti sentire una merda e farti pagare. sia via sms che al telefono.\r\nQualcuno nelle review del google play store si lamenta che gli hanno chiamato l'ex o un parente, colleghi di lavoro, insomma non bellissimo, pero' c'e' proprio un paragrafo 8 dei termini di servizio che dice chiaramente \"che usando la app, sei d'accordo che okash chiami i tuoi contatti se smetti di pagare\"\r\n \tUganda - https://www.bbc.com/news/world-africa-55689665\r\nL'interruzione di Internet in Uganda è terminata oggi. Lo riporta la Bbc, specificando che i social media sono tuttavia ancora bloccati e accessibili solo tramite rete virtuale privata (Vpn).\r\nInternet è stato chiuso mercoledì scorso, a poche ore dall'apertura dei seggi elettorali il giorno seguente.\r\nLa decisione dell'ente regolatore delle comunicazioni ugandese è arrivata dopo che Facebook ha sospeso numerosi profili dichiarati \"falsi\" e riconducibili a personalità del governo. Il presidente Yoweri Museveni, riconfermato alla guida dell'Uganda per il sesto mandato consecutivo, ha allora accusato Facebook di arroganza e parzialità, dicendo che nessuno avrebbe potuto decidere cosa fosse buono o cattivo nel Paese. Quindi come riporta la CNN è una lezione per altri paesi autoritari ed una specie di braccio di ferro, le piattaforme hanno il controllo sugli account dei politici, i politici hanno il controllo sul internet di quel paese e quindi sulle piattaforme e gli utenti in generale. Ma è davvero così?\r\n\r\nDi altro un po'\r\n\r\n \tLa pubblica amministrazione e la lista di siti non aggiornati (looks like very impressive)\r\n \tThe Intercept licenzia Laura Poitras dopo le accuse al giornale che ha fondato, le accuse? Non investire abbstanza risorse per proteggere le proprie fonti (WTF yea)\r\n\r\n\r\nDidattica a Distanza\r\nParliamo di didattica a distanza per sottolineare alcune criticita' ancora troppo poco discusse, in particolare di dati raccolti dalle piattoforme comunemente utilizzate dalle scuole italiane, una raccolta dati completamente al di fuori della normativa.\r\nCominciamo da Schrems II:\r\nA seguito delle rivelazioni di Edward Snowden sulla partecipazione di Facebook ed altri provider di servizi statunitensi al programma di sorveglianza di massa del governo USA denominato “PRISM”, nel 2013, Maximillian Schrems, attivista austriaco, presentava denuncia al Data Protection Commissioner irlandese sostenendo l’illecito trattamento dei suoi dati personali che sarebbero stati trasferiti negli USA e sottoposti al controllo massivo delle autorità governative statunitensi, insieme a quelli di milioni di cittadini europei. Ciò sarebbe stato facilitato dall’accordo noto come “Safe Harbor”, approvato nel 2000 dalla Commissione UE, che consentiva il libero trasferimento, a certe condizioni, dei dati personali tra UE e USA.\r\nDopo aver deferito la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea, quest’ultima accoglieva le doglianze di Schrems con sentenza C-362/14 del 6 ottobre 2015 (sentenza “Schrems I”), invalidando la decisione 2000/520/CE con cui la Commissione UE aveva giudicato adeguato il livello di protezione assicurato dai Safe Harbor Privacy Principles e rinviando la questione al Garante irlandese per una nuova pronuncia.\r\nCon la sentenza Schrems II del 16 luglio 2020, la Corte di Giustizia Europea dichiara l’illiceità dei trasferimenti di dati negli Stati Uniti. In poche parole, la sentenza dice che si possono trasferire dati in paesi fuori dall’Unione solo e soltanto se quei paesi garantiscono una protezione dei dati equivalente alla nostra (il GDPR). Questo esclude gli Stati Uniti, in quanto alcune loro leggi permettono alle agenzie governative di accedere ai dati senza un mandato del giudice, rendendo la sorveglianza di massa una realtà. Come conseguenza, tutte le soluzioni giuridiche per trasferire dati negli USA sono, ad oggi, illegittime in assenza di misure di garanzia ulteriori. Tra le altre, è stato invalidato il Privacy Shield, ovvero l’accordo che escludeva gli Stati Uniti dal normale trattamento dei dati e che permetteva all’azienda statunitense di Tizio di importare dati senza porsi particolari problemi. Per quanto riguarda le misure di garanzie ulteriori, sono possibili, ma ad oggi è molto complesso, dal punto di vista giuridico, individuare in modo preciso quali siano e, dal punto di vista tecnico, implementarle. Quindi, è bene diffidare di tutti i trasferimenti di dati verso gli USA.\r\nCosa cambia quindi per la scuola italiana? Cambia che – in forza del GDPR – le scuole devono essere in grado di dimostrare la sicurezza dei dati degli studenti e molte big tech (Google in primis, ma anche Microsoft) hanno sede legale e processano dati negli USA, dove è molto difficile, se non impossibile, assicurare un livello di sicurezza equivalente a quello europeo. Nonostante queste aziende abbiano delle sedi anche in paesi come l’Irlanda e i dati vengano inviati in queste ultime, è responsabilità della scuola assicurarsi che queste sedi non li rigirino poi in America. Operazioni simili, per intenderci, non vengono fatte neanche dalle grandi aziende; pensare che una scuola possa farle è oltre i limiti dell’assurdo. Detto in parole povere, le scuole che utilizzano questi strumenti stanno infrangendo la legge. Ovvero, pressoché tutta Italia.","20 Gennaio 2021","2021-02-10 22:04:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/DAD_159797-md-200x110.jpg","stakkastakka #93 - pillole di ...",1611156060,[],[],{"post_content":152},{"matched_tokens":153,"snippet":154,"value":155},[55],"dalle piattoforme comunemente utilizzate dalle \u003Cmark>scuole\u003C/mark> italiane, una raccolta dati completamente","Pillole di ...\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/stakkastakka-93-pillole-d-tipo-disinformazione-tipo-domenica-tipo-Didattica-a-Distanza.mp3\"][/audio]\r\n\r\nMusica\r\n\r\n \t https://www.youtube.com/watch?v=DNc20yNB8nM\r\n \thttps://soundcloud.com/abstractorchestra/sets/madvillain-vol-1\r\n\r\nPillole (la posta del cuore dell'internet)\r\n\r\n \tda internazionale - https://www.internazionale.it/opinione/giovanni-de-mauro/2021/01/07/cose-imparate-2020\r\niniziamo con qualche pillola ripresa dall'editoriale di internazionale, stamattina leggo nell'editoriale che e' morto l'inventore del pixel da poco a 91 anni, dice che si e' sempre pentito di aver fatto i pixel quadrati, definendo la decisione una cosa stupida di cui da allora tutti nel mondo soffrono. Non dice il nome del personaggio ma ci sara' sicuramente una storia affascinante dietro. La seconda pillola da posta del cuore e' che a Varsavia c'e' un impianto idrico, il Gruba Kaska, dove sono presenti otto vongole a cui sono stati collegati altrettanti sensori: l'idea e' che quando le vongole si chiudono l'acqua non e' buona e quindi si interrompe anche la fornitura d'acqua della citta'. sicuramente una soluzione non antispecista ma un modo rapido per evitare di avvelenare milioni di persone.\r\n \tokash - https://restofworld.org/2020/okash-microlending-public-shaming/\r\n\r\nuna app diffusa in kenya che si occupa di prestiti online tra persone, praticamente come funziona, uno ha due spicci sotto il materasso e invece di metterli in banca che poi ci investe armi, li da ad una piattaforma che si occupa di prestarli con un certo interesse e ci fa la cresta. ora fin qui niente di nuovo, okash pero' all'attivazione dell'account, come ogni piattaforma commerciale, chiede di accettare i famosi termini di servizio (i TOS) che tutti accettiamo senza leggere mai, perche' inaccessibili ai piu' e inoltre gia' sappiamo che ci sono scritte le peggio cose li' dentro che ti possono vendere l'anima al diavolo ma tanto non c'e' alternativa quindi uno alla fine dice ok la anima al diavolo la vendo volentieri o anche non volentieri.\r\nPoi pero' succede (e succede con okash) che quando tardi tre giorni nel pagare la rata del prestito, scopri subito i dettagli dei termini di servizio, in particolare qualcuno dei tuoi contatti della rubrica scelto a caso viene informato della situazione e sollecitato per farti sentire una merda e farti pagare. sia via sms che al telefono.\r\nQualcuno nelle review del google play store si lamenta che gli hanno chiamato l'ex o un parente, colleghi di lavoro, insomma non bellissimo, pero' c'e' proprio un paragrafo 8 dei termini di servizio che dice chiaramente \"che usando la app, sei d'accordo che okash chiami i tuoi contatti se smetti di pagare\"\r\n \tUganda - https://www.bbc.com/news/world-africa-55689665\r\nL'interruzione di Internet in Uganda è terminata oggi. Lo riporta la Bbc, specificando che i social media sono tuttavia ancora bloccati e accessibili solo tramite rete virtuale privata (Vpn).\r\nInternet è stato chiuso mercoledì scorso, a poche ore dall'apertura dei seggi elettorali il giorno seguente.\r\nLa decisione dell'ente regolatore delle comunicazioni ugandese è arrivata dopo che Facebook ha sospeso numerosi profili dichiarati \"falsi\" e riconducibili a personalità del governo. Il presidente Yoweri Museveni, riconfermato alla guida dell'Uganda per il sesto mandato consecutivo, ha allora accusato Facebook di arroganza e parzialità, dicendo che nessuno avrebbe potuto decidere cosa fosse buono o cattivo nel Paese. Quindi come riporta la CNN è una lezione per altri paesi autoritari ed una specie di braccio di ferro, le piattaforme hanno il controllo sugli account dei politici, i politici hanno il controllo sul internet di quel paese e quindi sulle piattaforme e gli utenti in generale. Ma è davvero così?\r\n\r\nDi altro un po'\r\n\r\n \tLa pubblica amministrazione e la lista di siti non aggiornati (looks like very impressive)\r\n \tThe Intercept licenzia Laura Poitras dopo le accuse al giornale che ha fondato, le accuse? Non investire abbstanza risorse per proteggere le proprie fonti (WTF yea)\r\n\r\n\r\nDidattica a Distanza\r\nParliamo di didattica a distanza per sottolineare alcune criticita' ancora troppo poco discusse, in particolare di dati raccolti dalle piattoforme comunemente utilizzate dalle \u003Cmark>scuole\u003C/mark> italiane, una raccolta dati completamente al di fuori della normativa.\r\nCominciamo da Schrems II:\r\nA seguito delle rivelazioni di Edward Snowden sulla partecipazione di Facebook ed altri provider di servizi statunitensi al programma di sorveglianza di massa del governo USA denominato “PRISM”, nel 2013, Maximillian Schrems, attivista austriaco, presentava denuncia al Data Protection Commissioner irlandese sostenendo l’illecito trattamento dei suoi dati personali che sarebbero stati trasferiti negli USA e sottoposti al controllo massivo delle autorità governative statunitensi, insieme a quelli di milioni di cittadini europei. Ciò sarebbe stato facilitato dall’accordo noto come “Safe Harbor”, approvato nel 2000 dalla Commissione UE, che consentiva il libero trasferimento, a certe condizioni, dei dati personali tra UE e USA.\r\nDopo aver deferito la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea, quest’ultima accoglieva le doglianze di Schrems con sentenza C-362/14 del 6 ottobre 2015 (sentenza “Schrems I”), invalidando la decisione 2000/520/CE con cui la Commissione UE aveva giudicato adeguato il livello di protezione assicurato dai Safe Harbor Privacy Principles e rinviando la questione al Garante irlandese per una nuova pronuncia.\r\nCon la sentenza Schrems II del 16 luglio 2020, la Corte di Giustizia Europea dichiara l’illiceità dei trasferimenti di dati negli Stati Uniti. In poche parole, la sentenza dice che si possono trasferire dati in paesi fuori dall’Unione solo e soltanto se quei paesi garantiscono una protezione dei dati equivalente alla nostra (il GDPR). Questo esclude gli Stati Uniti, in quanto alcune loro leggi permettono alle agenzie governative di accedere ai dati senza un mandato del giudice, rendendo la sorveglianza di massa una realtà. Come conseguenza, tutte le soluzioni giuridiche per trasferire dati negli USA sono, ad oggi, illegittime in assenza di misure di garanzia ulteriori. Tra le altre, è stato invalidato il Privacy Shield, ovvero l’accordo che escludeva gli Stati Uniti dal \u003Cmark>normale\u003C/mark> trattamento dei dati e che permetteva all’azienda statunitense di Tizio di importare dati senza porsi particolari problemi. Per quanto riguarda le misure di garanzie ulteriori, sono possibili, ma ad oggi è molto complesso, dal punto di vista giuridico, individuare in modo preciso quali siano e, dal punto di vista tecnico, implementarle. Quindi, è bene diffidare di tutti i trasferimenti di dati verso gli USA.\r\nCosa cambia quindi per la scuola italiana? Cambia che – in forza del GDPR – le \u003Cmark>scuole\u003C/mark> devono essere in grado di dimostrare la sicurezza dei dati degli studenti e molte big tech (Google in primis, ma anche Microsoft) hanno sede legale e processano dati negli USA, dove è molto difficile, se non impossibile, assicurare un livello di sicurezza equivalente a quello europeo. Nonostante queste aziende abbiano delle sedi anche in paesi come l’Irlanda e i dati vengano inviati in queste ultime, è responsabilità della scuola assicurarsi che queste sedi non li rigirino poi in America. Operazioni simili, per intenderci, non vengono fatte neanche dalle grandi aziende; pensare che una scuola possa farle è oltre i limiti dell’assurdo. Detto in parole povere, le \u003Cmark>scuole\u003C/mark> che utilizzano questi strumenti stanno infrangendo la legge. 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Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-01-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte:\r\n\r\nPrimo Maggio. Alle radici di una giornata di lotta. Da Haymarket ai giorni nostri.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nCongiunti. Il governo Conte ci darà il permesso, dopo il 4 maggio, di visitarli. Una concezione familista che permette contatti solo con chi ha un legame sancito dallo stato. Un’ulteriore occasione per rinforzare le politiche patrarcali su cui si fondano i governi degli ultimi anni.\r\n\r\nLe nuove frontiere dello sfruttamento. Telelavoro, smart working: la terribile materialità del lavoro agile. Lavoratori incatenati a ritmi di lavoro forsennati, senza limiti di orario, sotto costante controllo.\r\nNelle scuole le lezioni a distanza stanno comportando un aumento dei carichi di lavoro. Ed è possibile che la formazione a distanza, già presente in maniera minimale in alcuni istituti prima del Covid, a settembre potrebbe essere una modalità di insegnamento normale. Non solo. Chi è in telelavoro può essere costantemente controllato tramite computer. \r\nNe abbiamo cominciato a parlarne con Lorenzo, lavoratore informatico. \r\n\r\nLavora, consuma, crepa. Le nostre vite, oggi più che mai, sono ridotte a mero ingranaggio, di una macchina che deve andare avanti costi quel che costi. L’epidemia riporta l’ordine del mondo nei binari in cui è sempre stato, mettendone a nudo i meccanismi. Le nostre vite non contano, sono intercambiabili, sostituibili, sacrificabili. Il governo ammantando tutto sotto un sudario tricolore, di unità, di popolo, di nazione, senza cesure di classe, ci vorrebbe docili, pronti al destino che ci è stato assegnato.\r\nIl 4 maggio hanno aperto le fabbriche, ma a fine turno tutti devono tornare nelle loro prigioni casalinghe, isolati e silenti. \r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 8 maggio\r\nProduci, consuma, crepa. Nulla sarà come prima...\r\nLa rottura dei legami sociali al tempo dei domiciliari di massa\r\n\r\nore 18 sulla piattaforma Zoom\r\nInterverrà Salvo Vaccaro\r\nDi seguito il link all'incontro:\r\nhttps://us02web.zoom.us/j/77701946418\r\nMeeting ID: 777 0194 6418\r\n\r\nPerché si dice distanziamento sociale? cosa si cela dietro questo aggettivo apparentemente neutrale? I social sostituiranno integralmente la società? quale disegno soggiace la surroga della comunicazione a distanza di sicurezza? ma di quale sicurezza parliamo? dello stato d'eccezione? o dell'eccedenza capitalista dello stato? il diritto al profitto vale più del diritto alla vita? quanti miliardi in più, quelli tolti alla sanità? e noi? per noi anarchici, cosa vorrà significare: nulla sarà come prima?\r\n\r\nAlcuni degli interrogativi che animeranno la conversazione con Salvo Vaccaro, professore di Filosofia politica all'Università di Palermo, ma anche anarchico di lungo corso\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","7 Maggio 2020","2020-05-07 11:24:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-primo-maggio-200x110.jpg","Anarres del 1 maggio. 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Negli ultimi giorni sono scesi in campo anche intellettuali e storici, che rileggono gli eventi di oggi con la lente distorta di una narrazione che trascolora nel mito. Il mito degli anni di “piombo”, degli “antimoderni” moti luddisti, della perdita di consenso di avanguardie che scelgono la lotta armata.\r\nScomodare un termine ingombrante come “terrorismo” è normale per tanti giornalisti e commentatori politici. Il paragone tra la lotta armata di trent’anni fa e la resistenza No Tav ne è la pietra miliare.\r\nDa quando i PM Padalino e Rinaudo il 29 luglio hanno accusato una dozzina di ragazzi di associazione a scopo terroristico, affibbiandogli l’articolo 180 del codice, gli scritti su questo tema si sono moltiplicati. Le iniziative di lotta estive li hanno scatenati. Nella loro lente deformante sono finite le passeggiate di lotta in Clarea, i sabotaggi, i blocchi, persino la marcia simbolica degli over 50, simbolo del legame tra le generazioni, del filo robusto che lega tutti gli attivisti in una lotta in cui ogni tassello si incastra nel mosaico deciso collettivamente. I sabotaggi delle ultime settimane verso ditte collaborazioniste – spesso aziende stracotte, plurifallite, in odore di mafia – li hanno scatenati definitivamente.\r\nIn piena sintonia con i media la Procura torinese ha ordinato perquisizioni e limitazioni della libertà con scadenza sempre più ravvicinata. Ultimi i tre No Tav arrestati con l’accusa di violenza privata – ma la Procura voleva infilarci anche la tentata rapina – perché, secondo Erica De Blasi, giornalista del quotidiano “la Repubblica”, avrebbero fatto parte del folto gruppo di No Tav che avevano smascherato l’inganno con cui si era infiltrata nella manifestazione degli over 50. De Blasi si era finta una manifestante ed aveva scattato foto che, per sua stessa ammissione, erano destinate alla Digos. Per quest’episodio insignificante è stata scomodata la libertà di stampa, dimenticando che questa “giornalista” era venuta meno alla sua stessa deontologia professionale, ponendosi al servizio della polizia.\r\nNella guerra mediatica scatenata contro il movimento No Tav si inserisce il dossier uscito proprio sul quotidiano “la Repubblica” il 12 settembre.\r\nLo storico Salvadori tenta una genealogia della pratica del sabotaggio, ricostruendo la vicenda del movimento che, tra il 1811 e il 1816, scosse l’Inghilterra. La pratica della distruzione delle macchine viene descritta da Salvadori come una sorta di disperata resistenza alla miseria frutto delle nuove tecnologie produttive, che riducevano il bisogno di manodopera. Salvadori liquida la rivolta, che pure durò a lungo nonostante i manifestanti uccisi dalla polizia, le deportazioni e le condanne a morte, come ultimo inutile grido di un’epoca preindustriale condannata a sparire.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Cosimo Scarinzi, un sindacalista che si è occupato a fondo della pratica del sabotaggio all’interno del movimento dei lavoratori. Secondo Scarinzi la radicalità del movimento “luddista” non era una critica alle macchine, quanto la risposta alla ferocissima repressione che colpiva ogni forma di protesta. Lotte meno dure venivano sanzionate con la deportazione e la condanna a morte, non lasciando alcun margine di trattativa ai lavoratori che si ribellavano ad una miseria estrema. In questa situazione l’attacco alla macchine diviene il mezzo per tentare di piegare un padronato indisponibile a qualsiasi concessione.\r\nScarinzi esamina la pratica del sabotaggio, attraverso la storia del movimento operaio, che ne è attraversato costantemente, sia che si tratti di pratiche spontanee, che non si rivendicano come tali, sia che vengano assunte e valorizzate come uno dei tasselli della lotta contro lo sfruttamento capitalista. Nell’opuscolo “Sabotage” Emile Pouget, esponente del sindacalismo rivoluzionario di segno libertario teorizza esplicitamente l’utilizzo del sabotaggio come segno incontrovertibile dell’indisponibilità ad un compromesso con una società divisa in classi. In questo caso, al di là della materialità dell’agire, emerge la volontà di scoraggiare ogni tentativo di compromesso tra capitale e lavoro, demolendo nei fatti la propaganda che vorrebbe sfruttati e sfruttatori sulla stessa barca, con gli stessi interessi di fondo.\r\nAscolta qui la chiacchierata con Cosimo, che è proseguita con l'analisi del sabotaggio nella pratica dei lavoratori del secolo appena trascorso:\r\n2013 09 13 sabotaggio cosimo\r\n\r\nTorniamo al dossier di “la Repubblica”.\r\nNell’analisi di Salvadori, che pure prudentemente si limita alle rivolte inglesi all’epoca della cosiddetta “rivoluzione industriale”, si possono cogliere due elementi che spiegano le ragioni dell’inserimento in un paginone che si apre con un articolo di Guido Crainz dedicato ai sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa.\r\nIl primo elemento è il carattere antimoderno delle rivolte luddiste, il secondo è l’ineluttabilità della sconfitta di chi si batte contro un progresso inarrestabile. In altri termini l’articolo di Salvadori, anche al di là dell’esplicita volontà dell’autore, svolge il compito che la rivista di intelligence Gnosis affida all’”agente di influenza“, ossia orientare l’opinione pubblica, demolire la fiducia dei No Tav, insinuando il dubbio sulle prospettive della lotta.\r\nQuesti elementi ci consentono vedere la trama del mosaico che la lobby Si Tav sta componendo. Il governo alza il tiro, appesantisce la repressione, picchia, arresta, criminalizza. La speranza è dividere, spaventare il movimento per far emergere la componente più istituzionale e spezzare la resistenza dei No Tav, riducendoli a meri testimoni indignati dello scempio.\r\nLa spettacolarità insita negli attacchi con il fuoco alle ditte, che pure si collocano a pieno nell’alveo della lotta non violenta, da la stura alla retorica sulla violenza. Il pezzo di Crainz si apre con l’occhiello “le polemiche recenti sulle azioni contro (la) Tav in Val di Susa riprono la questione del confine tra diritto al dissenso e forme illegali di opposizione” nel sottotitolo diventa più esplicito con un secco “quando le proteste diventano violenza”. Il pezzo si caratterizza per una continua equiparazione tra illegalità e violenza, il che dimostra, al di là dell’insistito discettare sulla lotta non violenta, la fondamentale incomprensione del senso e dei modi di questa pratica. Non tutto quel che è illegale è necessariamente anche violento, che non tutto quel che è legale è non violento. Che spaccare una ruspa e spaccare la testa di qualcuno non siano gesti equivalenti mi pare non meriti dimostrazioni di sorta. Se in questo gioco si inserisce la distinzione tra legale ed illegale il quadro invece si intorbida.\r\nI poliziotti che spaccano le teste dei No Tav, che sparano in faccia lacrimogeni, che mandano in coma un attivista e cavano un occhio ad un altro non fanno che compiere il loro dovere.\r\nI governi di turno ne solo tanto convinti che hanno garantito una buona carriera a tutti i massacratori di Bolzaneto, nonostante, in questo caso, vi sia stata una sentenza di condanna della magistratura. Per la mezza dozzina di capri espiatori di quelle giornate di lotta sono scattate condanne sino a sedici anni di reclusione, nonostante avessero soltanto rotto delle cose.\r\nSe è di Stato vale anche la tortura, se è espressione di lotta sociale viene perseguito anche un semplice danneggiamento. Anzi. Si parla addirittura di terrorismo, l’espressione che venne usata negli anni Settanta per definire la lotta armata. Crainz considera le vicende della Diaz e Bolzaneto errori di percorso da evitare di offrire argomenti a chi vorrebbe una diversa organizzazione politica e sociale. Scivoloni pericolosi perché si fanno delle gran brutte figure.\r\nL’autore, echeggiando Salvadori, sostiene che il sabotaggio è sintomo di debolezza, di sconfitta, di separazione dal movimento popolare. Crainz richiama i fantasmi del “rozzo pedagogismo giacobino ‘del gesto esemplare’ e dell’avanguardia leninista” che, per disprezzo, si sostituiscono all’azione autonoma dei cittadini.\r\nSu questa base Crainz ricostruisce le lotte degli anni Settanta, rievocando le figure dei cattivi maestri e riducendo la dinamica sociale di quegli anni ad una sorta di gigantesca cupio dissolvi culminata nella lotta armata.\r\nParte dall’assunto che le forme di lotta più radicali sono legittime contro le dittature, non certo in un regime democratico.\r\nPeccato che la democrazia reale, non quella dei libri delle scuole elementari, sia quella della Diaz e di Bolzaneto, perché la “sospensione del diritto” non è l’eccezione ma la regola. Peggio. In questi anni la sospensione del diritto si è fatta regola. L’intera legislazione sull’immigrazione, i respingimenti collettivi, gli accordi con la Libia per l’outsourcing della detenzione, le guerre umanitarie, le bombe intelligenti, le carceri che scoppiano, i morti nelle caserme, i militari nelle strade, le proteste popolari sedate con gas e manganelli…\r\nLa sospensione del diritto si fa sempre regola, quando qualcuno si ribella a regole del gioco che garantiscono il ricambio delle elite, negando un reale spazio di partecipazione ai cittadini, sancendo come insuperabile una società divisa in classi, dove il profitto di pochi conta più della vita e della dignità dei più.\r\nCrainz conclude il pezzo ironizzando sugli intellettuali che giocano con i fiammiferi. Quelli come lui usano le penne come i poliziotti i manganelli. Un gioco stupido ma trasparente.\r\nGrande assente nell’analisi di Crainz è il movimento No Tav. Un movimento che non può essere ingabbiato in nessuno degli schemi in cui tanti analisti hanno provato ad incasellarlo negli anni. Un movimento che cresce e si alimenta della sue tante anime, che elabora le proprie strategie attraverso un lento e, a volte difficile, confronto. Un movimento radicale e radicato nel territorio. Un movimento che ha optato per l’azione diretta, che non delega a nessuno e ha deciso di resistere attivamente all’imposizione violenta di un’opera la cui unica utilità è il drenaggio di soldi pubblici a fini privati.\r\nIl movimento No Tav ha scelto alcuni mesi fa di appoggiare la pratica del sabotaggio. Di questa decisione restano poche tracce sui media, sia tra i cronisti che tra gli analisti, perché di fronte alla volontà di un’assemblea popolare tanti teoremi si sgretolano come neve al sole.\r\nIl movimento in questi mesi dovrà affrontare una sfida complessa: mantenere radicalità e radicamento sociale. Non sarà facile, perché la magistratura sta preparando una operazione repressiva in grande stile, come dimostrano le gite dei PM torinesi a Milano e in altre città. Non sarà facile, perché le prossime amministrative rischiano ancora una volta di assorbire troppe energie a discapito dell’azione quotidiana per gettare sabbia negli ingranaggi dell’occupazione militare.\r\nLa scommessa dei prossimi mesi sarà quella di riaprire gli spazi per l’azione diretta popolare, che la repressione e la violenza del governo stanno cercando di chiudere.\r\nIl governo e la lobby del Tav non hanno troppa paura dei sabotaggi o di un manipolo di amministratori No Tav, hanno invece gran timore di una nuova rivolta popolare che renda ingovernabile il territorio.\r\nA noi tutti il compito di rendere reali le loro paure.","15 Settembre 2013","2018-10-17 22:59:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/haywood-sabotagewww-color-200x110.jpg","Sabotaggi, intellettuali e fiammiferi",1379283095,[194,195,196,197],"http://radioblackout.org/tag/crainz/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/sabotaggio/","http://radioblackout.org/tag/salvadori/",[103,101,107,105],{"post_content":200},{"matched_tokens":201,"snippet":203,"value":204},[202],"normale","termine ingombrante come “terrorismo” è \u003Cmark>normale\u003C/mark> per tanti giornalisti e commentatori","Politici, imprenditori falliti, media hanno scatenato un attacco senza precedenti al movimento No Tav. Negli ultimi giorni sono scesi in campo anche intellettuali e storici, che rileggono gli eventi di oggi con la lente distorta di una narrazione che trascolora nel mito. Il mito degli anni di “piombo”, degli “antimoderni” moti luddisti, della perdita di consenso di avanguardie che scelgono la lotta armata.\r\nScomodare un termine ingombrante come “terrorismo” è \u003Cmark>normale\u003C/mark> per tanti giornalisti e commentatori politici. Il paragone tra la lotta armata di trent’anni fa e la resistenza No Tav ne è la pietra miliare.\r\nDa quando i PM Padalino e Rinaudo il 29 luglio hanno accusato una dozzina di ragazzi di associazione a scopo terroristico, affibbiandogli l’articolo 180 del codice, gli scritti su questo tema si sono moltiplicati. Le iniziative di lotta estive li hanno scatenati. Nella loro lente deformante sono finite le passeggiate di lotta in Clarea, i sabotaggi, i blocchi, persino la marcia simbolica degli over 50, simbolo del legame tra le generazioni, del filo robusto che lega tutti gli attivisti in una lotta in cui ogni tassello si incastra nel mosaico deciso collettivamente. I sabotaggi delle ultime settimane verso ditte collaborazioniste – spesso aziende stracotte, plurifallite, in odore di mafia – li hanno scatenati definitivamente.\r\nIn piena sintonia con i media la Procura torinese ha ordinato perquisizioni e limitazioni della libertà con scadenza sempre più ravvicinata. Ultimi i tre No Tav arrestati con l’accusa di violenza privata – ma la Procura voleva infilarci anche la tentata rapina – perché, secondo Erica De Blasi, giornalista del quotidiano “la Repubblica”, avrebbero fatto parte del folto gruppo di No Tav che avevano smascherato l’inganno con cui si era infiltrata nella manifestazione degli over 50. De Blasi si era finta una manifestante ed aveva scattato foto che, per sua stessa ammissione, erano destinate alla Digos. Per quest’episodio insignificante è stata scomodata la libertà di stampa, dimenticando che questa “giornalista” era venuta meno alla sua stessa deontologia professionale, ponendosi al servizio della polizia.\r\nNella guerra mediatica scatenata contro il movimento No Tav si inserisce il dossier uscito proprio sul quotidiano “la Repubblica” il 12 settembre.\r\nLo storico Salvadori tenta una genealogia della pratica del sabotaggio, ricostruendo la vicenda del movimento che, tra il 1811 e il 1816, scosse l’Inghilterra. La pratica della distruzione delle macchine viene descritta da Salvadori come una sorta di disperata resistenza alla miseria frutto delle nuove tecnologie produttive, che riducevano il bisogno di manodopera. Salvadori liquida la rivolta, che pure durò a lungo nonostante i manifestanti uccisi dalla polizia, le deportazioni e le condanne a morte, come ultimo inutile grido di un’epoca preindustriale condannata a sparire.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Cosimo Scarinzi, un sindacalista che si è occupato a fondo della pratica del sabotaggio all’interno del movimento dei lavoratori. Secondo Scarinzi la radicalità del movimento “luddista” non era una critica alle macchine, quanto la risposta alla ferocissima repressione che colpiva ogni forma di protesta. Lotte meno dure venivano sanzionate con la deportazione e la condanna a morte, non lasciando alcun margine di trattativa ai lavoratori che si ribellavano ad una miseria estrema. In questa situazione l’attacco alla macchine diviene il mezzo per tentare di piegare un padronato indisponibile a qualsiasi concessione.\r\nScarinzi esamina la pratica del sabotaggio, attraverso la storia del movimento operaio, che ne è attraversato costantemente, sia che si tratti di pratiche spontanee, che non si rivendicano come tali, sia che vengano assunte e valorizzate come uno dei tasselli della lotta contro lo sfruttamento capitalista. Nell’opuscolo “Sabotage” Emile Pouget, esponente del sindacalismo rivoluzionario di segno libertario teorizza esplicitamente l’utilizzo del sabotaggio come segno incontrovertibile dell’indisponibilità ad un compromesso con una società divisa in classi. In questo caso, al di là della materialità dell’agire, emerge la volontà di scoraggiare ogni tentativo di compromesso tra capitale e lavoro, demolendo nei fatti la propaganda che vorrebbe sfruttati e sfruttatori sulla stessa barca, con gli stessi interessi di fondo.\r\nAscolta qui la chiacchierata con Cosimo, che è proseguita con l'analisi del sabotaggio nella pratica dei lavoratori del secolo appena trascorso:\r\n2013 09 13 sabotaggio cosimo\r\n\r\nTorniamo al dossier di “la Repubblica”.\r\nNell’analisi di Salvadori, che pure prudentemente si limita alle rivolte inglesi all’epoca della cosiddetta “rivoluzione industriale”, si possono cogliere due elementi che spiegano le ragioni dell’inserimento in un paginone che si apre con un articolo di Guido Crainz dedicato ai sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa.\r\nIl primo elemento è il carattere antimoderno delle rivolte luddiste, il secondo è l’ineluttabilità della sconfitta di chi si batte contro un progresso inarrestabile. In altri termini l’articolo di Salvadori, anche al di là dell’esplicita volontà dell’autore, svolge il compito che la rivista di intelligence Gnosis affida all’”agente di influenza“, ossia orientare l’opinione pubblica, demolire la fiducia dei No Tav, insinuando il dubbio sulle prospettive della lotta.\r\nQuesti elementi ci consentono vedere la trama del mosaico che la lobby Si Tav sta componendo. Il governo alza il tiro, appesantisce la repressione, picchia, arresta, criminalizza. La speranza è dividere, spaventare il movimento per far emergere la componente più istituzionale e spezzare la resistenza dei No Tav, riducendoli a meri testimoni indignati dello scempio.\r\nLa spettacolarità insita negli attacchi con il fuoco alle ditte, che pure si collocano a pieno nell’alveo della lotta non violenta, da la stura alla retorica sulla violenza. Il pezzo di Crainz si apre con l’occhiello “le polemiche recenti sulle azioni contro (la) Tav in Val di Susa riprono la questione del confine tra diritto al dissenso e forme illegali di opposizione” nel sottotitolo diventa più esplicito con un secco “quando le proteste diventano violenza”. Il pezzo si caratterizza per una continua equiparazione tra illegalità e violenza, il che dimostra, al di là dell’insistito discettare sulla lotta non violenta, la fondamentale incomprensione del senso e dei modi di questa pratica. Non tutto quel che è illegale è necessariamente anche violento, che non tutto quel che è legale è non violento. Che spaccare una ruspa e spaccare la testa di qualcuno non siano gesti equivalenti mi pare non meriti dimostrazioni di sorta. Se in questo gioco si inserisce la distinzione tra legale ed illegale il quadro invece si intorbida.\r\nI poliziotti che spaccano le teste dei No Tav, che sparano in faccia lacrimogeni, che mandano in coma un attivista e cavano un occhio ad un altro non fanno che compiere il loro dovere.\r\nI governi di turno ne solo tanto convinti che hanno garantito una buona carriera a tutti i massacratori di Bolzaneto, nonostante, in questo caso, vi sia stata una sentenza di condanna della magistratura. Per la mezza dozzina di capri espiatori di quelle giornate di lotta sono scattate condanne sino a sedici anni di reclusione, nonostante avessero soltanto rotto delle cose.\r\nSe è di Stato vale anche la tortura, se è espressione di lotta sociale viene perseguito anche un semplice danneggiamento. Anzi. Si parla addirittura di terrorismo, l’espressione che venne usata negli anni Settanta per definire la lotta armata. Crainz considera le vicende della Diaz e Bolzaneto errori di percorso da evitare di offrire argomenti a chi vorrebbe una diversa organizzazione politica e sociale. Scivoloni pericolosi perché si fanno delle gran brutte figure.\r\nL’autore, echeggiando Salvadori, sostiene che il sabotaggio è sintomo di debolezza, di sconfitta, di separazione dal movimento popolare. Crainz richiama i fantasmi del “rozzo pedagogismo giacobino ‘del gesto esemplare’ e dell’avanguardia leninista” che, per disprezzo, si sostituiscono all’azione autonoma dei cittadini.\r\nSu questa base Crainz ricostruisce le lotte degli anni Settanta, rievocando le figure dei cattivi maestri e riducendo la dinamica sociale di quegli anni ad una sorta di gigantesca cupio dissolvi culminata nella lotta armata.\r\nParte dall’assunto che le forme di lotta più radicali sono legittime contro le dittature, non certo in un regime democratico.\r\nPeccato che la democrazia reale, non quella dei libri delle \u003Cmark>scuole\u003C/mark> elementari, sia quella della Diaz e di Bolzaneto, perché la “sospensione del diritto” non è l’eccezione ma la regola. Peggio. In questi anni la sospensione del diritto si è fatta regola. L’intera legislazione sull’immigrazione, i respingimenti collettivi, gli accordi con la Libia per l’outsourcing della detenzione, le guerre umanitarie, le bombe intelligenti, le carceri che scoppiano, i morti nelle caserme, i militari nelle strade, le proteste popolari sedate con gas e manganelli…\r\nLa sospensione del diritto si fa sempre regola, quando qualcuno si ribella a regole del gioco che garantiscono il ricambio delle elite, negando un reale spazio di partecipazione ai cittadini, sancendo come insuperabile una società divisa in classi, dove il profitto di pochi conta più della vita e della dignità dei più.\r\nCrainz conclude il pezzo ironizzando sugli intellettuali che giocano con i fiammiferi. Quelli come lui usano le penne come i poliziotti i manganelli. Un gioco stupido ma trasparente.\r\nGrande assente nell’analisi di Crainz è il movimento No Tav. Un movimento che non può essere ingabbiato in nessuno degli schemi in cui tanti analisti hanno provato ad incasellarlo negli anni. Un movimento che cresce e si alimenta della sue tante anime, che elabora le proprie strategie attraverso un lento e, a volte difficile, confronto. Un movimento radicale e radicato nel territorio. Un movimento che ha optato per l’azione diretta, che non delega a nessuno e ha deciso di resistere attivamente all’imposizione violenta di un’opera la cui unica utilità è il drenaggio di soldi pubblici a fini privati.\r\nIl movimento No Tav ha scelto alcuni mesi fa di appoggiare la pratica del sabotaggio. Di questa decisione restano poche tracce sui media, sia tra i cronisti che tra gli analisti, perché di fronte alla volontà di un’assemblea popolare tanti teoremi si sgretolano come neve al sole.\r\nIl movimento in questi mesi dovrà affrontare una sfida complessa: mantenere radicalità e radicamento sociale. Non sarà facile, perché la magistratura sta preparando una operazione repressiva in grande stile, come dimostrano le gite dei PM torinesi a Milano e in altre città. Non sarà facile, perché le prossime amministrative rischiano ancora una volta di assorbire troppe energie a discapito dell’azione quotidiana per gettare sabbia negli ingranaggi dell’occupazione militare.\r\nLa scommessa dei prossimi mesi sarà quella di riaprire gli spazi per l’azione diretta popolare, che la repressione e la violenza del governo stanno cercando di chiudere.\r\nIl governo e la lobby del Tav non hanno troppa paura dei sabotaggi o di un manipolo di amministratori No Tav, hanno invece gran timore di una nuova rivolta popolare che renda ingovernabile il territorio.\r\nA noi tutti il compito di rendere reali le loro paure.",[206],{"field":77,"matched_tokens":207,"snippet":203,"value":204},[202],{"best_field_score":134,"best_field_weight":135,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":33,"score":136,"tokens_matched":72,"typo_prefix_score":72},6637,{"collection_name":120,"first_q":19,"per_page":86,"q":19},["Reactive",212],{},["Set"],["ShallowReactive",215],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fboYVX76gNuM0KJ7LSPEHhboBG5CwcuOItRSDgiQ2rlg":-1},true,"/search?query=scuole+normales"]