","Turchia. La libertà di stampa tra le sbarre",1466711048,[112,113,114],"http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/liberta-di-stampa-arresti-giornalisti/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[116,117,15],"Erdogan","libertà di stampa. arresti giornalisti",{"post_content":119,"post_title":123,"tags":126},{"matched_tokens":120,"snippet":121,"value":122},[66,66,65,66,67,65],"\u003Cmark>di\u003C/mark> reclusione per \"divulgazione \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>segreto\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>\". Il \u003Cmark>segreto\u003C/mark>, messo allo scoperto","La lotta per la libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> stampa è sempre più dura nel paese della mezzaluna. Lunedì scorso sono stati arrestati ilrappresentante \u003Cmark>di\u003C/mark> Reporters Sans Frontières in Turchia, Erol Önderoglu, la docente universitaria e presidente della Fondazione dei Diritti dell'Uomo (Tihv) Sebnem Korur Fincanci e dello scrittore Ahmet Nesin. Per tutti l'accusa è \u003Cmark>di\u003C/mark> propaganda terroristica. I tre hanno partecipato, lo scorso mese, ad una campagna \u003Cmark>di\u003C/mark> solidarietà con il quotidiano filo-curdo Ozgur Gundem.\r\n\r\nIn maggio, Önderoglu, Nesin e Fincanci avevano simbolicamente assunto la direzione del giornale, da anni nel mirino delle autorità.\r\nIniziativa che aveva determinato l'avvio del procedimento giudiziario a loro carico. Raggiunto telefonicamente poco prima dell'udienza, Önderoglu ha raccontato: \"Il pubblico ministero che ci ha interrogato ha chiesto la nostra incriminazione e il nostro arresto per propaganda terroristica\" a favore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).\r\n\r\nA Erol Önderoglu, rappresentante \u003Cmark>di\u003C/mark> Rsf in Turchia dal 1996, e ai due intellettuali, la corte ha contestato in particolare tre articoli dedicati alla lotta intestina in corso tra diverse componenti delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza del Paese e alle operazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra contro le città che hanno dichiarato l'autonomia nel Bakur, la zona a maggioranza curda nel sud-est del paese.\r\n\r\nAll'esterno del tribunale \u003Cmark>di\u003C/mark> Istanbul, sfidando la repressione, c'erano un centinaio \u003Cmark>di\u003C/mark> sostenitori.\r\n\r\nÖnderoglu, Nesin e Fincanci vanno ad aggiungersi alla lunga lista dei giornalisti, degli scrittori e degli intellettuali perseguiti dalla magistratura turca in osservanza \u003Cmark>di\u003C/mark> una legge antiterrorismo che calpesta apertamente la libertà d'espressione e colpisce in particolare la stampa scomoda per il presidente Recep Tayyp Erdogan. Nell'ambito dell'accordo sull'accoglienza in Turchia dei profughi siriani accampati nelle isole greche, la Ue ha chiesto ad Ankara \u003Cmark>di\u003C/mark> rivedere quella legge per adeguarla agli standard democratici richiesti a un Paese che ambisce a entrare nell'Unione e che , nell'immediato, punta a far viaggiare i suoi cittadini in Europa senza dover richiedere un visto. Ma Erdogan non perde occasione per dire che quella legge non si tocca.\r\n\r\nNella classifica sulla libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> stampa per il 2016 stilata da Reporters Sans Frontières, la Turchia occupa la 151ma posizione sui 180 Paesi presi in considerazione. La Turchia, legge dopo legge, è diventata un regime islamo-conservatore. Il partito Akp \u003Cmark>di\u003C/mark> Erdogan, al potere dal 2002 punta ad una riforma costituzionale in senso presidenzialista.\r\nSi moltiplicano le misure per tacitare ed imprigionare otgni forma \u003Cmark>di\u003C/mark> opposizione accusata \u003Cmark>di\u003C/mark> sostenere il PKK, che è considerato un organizzazione terrorista. Dai deputati del partito filo-curdo Hdp, che non godono più dell'immunità parlamentare, alla stampa indipendente, tutti corrono il rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> essere accusati \u003Cmark>di\u003C/mark> collaborazionismo con il Pkk.\r\nCan Dündar, redattore capo \u003Cmark>di\u003C/mark> Cumhuriyet, è \u003Cmark>stato\u003C/mark> condannato lo scorso maggio a cinque anni e dieci mesi \u003Cmark>di\u003C/mark> reclusione per \"divulgazione \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>segreto\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark>\". Il \u003Cmark>segreto\u003C/mark>, messo allo scoperto da un video publicato dal quotidiano, era quello che copriva la fornitura \u003Cmark>di\u003C/mark> armi ai jihadisti dell'Isis in Siria.\r\n\r\nQuali sono le leggi su cui fa leva il governo turco per tappare la bocca e imprigionare i giornalisti fuori dal coro?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, blogger, e videoattivista \u003Cmark>di\u003C/mark> origine turca.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-06-21-murat-turchia-arresti",{"matched_tokens":124,"snippet":125,"value":125},[66],"Turchia. La libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> stampa tra le sbarre",[127,129,132],{"matched_tokens":128,"snippet":116},[],{"matched_tokens":130,"snippet":131},[66],"libertà \u003Cmark>di\u003C/mark> stampa. arresti giornalisti",{"matched_tokens":133,"snippet":15},[],[135,137,139],{"field":87,"matched_tokens":136,"snippet":121,"value":122},[66,66,65,66,67,65],{"field":90,"matched_tokens":138,"snippet":125,"value":125},[66],{"field":35,"indices":140,"matched_tokens":141,"snippets":143},[17],[142],[66],[131],1736172819517014000,{"best_field_score":146,"best_field_weight":147,"fields_matched":96,"num_tokens_dropped":47,"score":148,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":47},"3315704397824",14,"1736172819517014131",{"document":150,"highlight":168,"highlights":174,"text_match":144,"text_match_info":177},{"cat_link":151,"category":152,"comment_count":47,"id":153,"is_sticky":47,"permalink":154,"post_author":50,"post_content":155,"post_date":156,"post_excerpt":53,"post_id":153,"post_modified":157,"post_thumbnail":158,"post_thumbnail_html":159,"post_title":160,"post_type":56,"sort_by_date":161,"tag_links":162,"tags":165},[44],[46],"87744","http://radioblackout.org/2024/03/armi-verso-il-libero-mercato/","L’intento è ben celato, ma evidente: smantellare la legge n. 185 del 1990, quella che introdusse in Italia “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.\r\nPrima, per cinquant’anni, era rimasta in vigore la legge fascista promulgata col Regio Decreto n. 1161 dell’11 luglio 1941, firmato da Mussolini, Ciano, Teruzzi e Grandi, con cui l’intera materia delle esportazioni di armamenti era stata sottoposta al “segreto di Stato”: niente passaggio parlamentare, nessuna trasparenza.\r\nIl comparto militare-industriale non ha mai mancato occasione per lamentarsi dei lacci e lacciuoli imposti dalla nuova legge e non vedeva l’ora di potersene sbarazzare.\r\n\r\nLa 185 è figlia dello scandalo suscitato dalla ditta Valsella che vendeva armi sia all’Iran che all’Iraq.\r\nÉ bene precisare che, dopo un anno in cui venne applicata con estrema trasparenza e seguendo criteri guida rigidi, è stata nei fatti resa sempre meno trasparente, per consentire di aggirarli.\r\nOggi stiamo arrivando all’epilogo.\r\nIl disegno di legge approvato dal Senato ed presto in discussione alla Camera, sebbene prometta meri aggiustamenti formali, in realtà porterà alla cancellazione di ogni forma di controllo e trasparenza sul commercio di armi.\r\nIl disegno di legge del governo, infatti, ripristina presso la presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (Cisd), composto dal presidente del Consiglio dei ministri, che lo presiede, e dai ministri degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e delle finanze e delle imprese e del Made in Italy. Questo comitato, previsto inizialmente dalla legge del 1990, ma subito cancellato, ha un’unica funzione e un unico scopo: porre il veto ai divieti alle esportazione di armi che il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), su proposta dell’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), può decidere in applicazione delle norme stabilite dalla legge e delle decisioni votate dal Parlamento.\r\nNon solo. L’elenco delle banche che finanziano il commercio d’armi, non sarà più reso pubblico ogni anno.\r\nNe abbiamo parlato con Carlo Tombola, tra i fondatori di Weapon Watch.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/2024-03-05-tombola-185-armi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","5 Marzo 2024","2024-03-05 13:28:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/18-novembre-grafica-mercanti-1274x640-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"151\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/18-novembre-grafica-mercanti-1274x640-1-300x151.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/18-novembre-grafica-mercanti-1274x640-1-300x151.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/18-novembre-grafica-mercanti-1274x640-1-1024x514.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/18-novembre-grafica-mercanti-1274x640-1-768x386.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/18-novembre-grafica-mercanti-1274x640-1.jpg 1274w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Armi. 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Quest'anno, per la seconda volta consecutiva, il governo ha vietato il corteo.\r\nAnche quest'anno il movimento glbti ha sfidato Erdogan scendendo in piazza in barba ai divieti.\r\nD'altra parte il primo Pride fu una sommossa, da cui tanti percorsi di libertà presero avvio.\r\n \r\n\r\nI manifestanti hanno provato ad entrare a Taksim, ma la piazza era chiusa dall'antisommossa, che appena la folla è cresciuta sono entrati in azione.\r\nLa polizia ha usato proiettili di gomma e idranti per disperdere il corteo arcobaleno. Diverse decine di attivisti sono stati feriti. 35 le persone, tra cui un giornalista dell'Associated Press, sono state arrestate. Probabilmente potrebbero essere rilasciate nelle prossime ore.\r\n \r\nIn questi stessi giorni ha preso avvio una marcia per la giustizia e la libertà, diretta a piedi da Ankara a Istanbul.\r\n \r\nLa marcia è stata promossa dal CHP, il partito socialdemocratico, per protestare per l'arresto di Enis Berberoglu, deputato del partito, arrestato nei giorni scorsi.\r\n \r\nBerberoglu è stato rinchiuso in carcere dopo una condanna in primo grado a 25 anni per “rivelazione di segreto di stato”. La sua colpa è aver collaborato all'inchiesta del quotidiano Cumhuriyet che pubblicò un reportage sui tir dei servizi segreti turchi, che, nel 2014, trasportavano armi dirette agli insorti dell'ISIS in Siria.\r\n \r\nCon lui salgono a 12 i deputati imprigionati in Turchia nell'ultimo anno. Gli altri 11 fanno parte del Partito Democratico dei Popoli, la formazione che in Turchia ha promosso, dall'interno delle istituzioni, il Confederalismo Democratico, ottenendo sia l'ingresso al Parlamento, sia un buon successo nelle regioni curdofone.\r\n \r\nLa repressione violentissima scatenata negli ultimi due anni nel sud est del paese, ha portato alla destituzione e all'arresto di numerosi sindaci e cosindaci.\r\n \r\nLa marcia per la giustizia si sta allargando di tappa in tappa: cresce giorno dopo giorno e raccoglie adesioni ben oltre il bacino di consenso dei socialdemocratici turchi.\r\n \r\nOrmai sono migliaia le persone in marcia che hanno affrontato anche il freddo e la neve, attraversando le montagne e poi proseguendo lungo l'autostrada.\r\nOra è diventata una spina nel fianco di Erdogan, che ha più volte minacciato i partecipanti di passare la parola alla polizia.\r\n \r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, videomaker, giornalista di origine turca, che vive da molti anni a Torino.\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n2017 06 27 pride marcia","27 Giugno 2017","2017-07-02 01:47:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"166\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-300x166.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-300x166.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/istanbul-s-governor-bans-lgbt-pride-march-309552-5.jpg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia. 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La Francia ha annunciato un impegno di 2 miliardi di euro in supporto militare all’Ucraina, comprendente missili, aerei da combattimento e sistemi di difesa aerea. Rimane nebulosa la composizione della coalizione a trazione anglo francese ed anche gli scopi , se non la volontà esplicita di continuare la guerra sostenuti dal piano europeo di riarmo. Intanto il New York Times racconta in un dettagliato articolo il minuzioso e profondo coinvolgimento degli Stati Uniti di Joe Biden nella guerra in Ucraina. Descrive come molte delle mosse dell’Ucraina nella guerra, tra cui quasi tutte quelle più importanti, siano state concordate da un gruppo di generali ucraini e statunitensi nella base americana di Wiesbaden, in Germania: lì era stato creato un gruppo di lavoro segreto, chiamato Task Force Dragon. Il sostegno americano prevedeva anche la presenza di istruttori sul campo per utilizzare i sofisticati sistema d'arma americani e la condivisione di informazioni sui bersagli russi da colpire.\r\n\r\nNe parliamo con Francesco Dall'Aglio ,esperto di Europa orientale e questioni strategiche.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/INFO-31032025-DALLAGLIO-1.mp3\"][/audio]","31 Marzo 2025","I VOLENTEROSI VOGLIONO CONTINUARE LA GUERRA IN UCRAINA. 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A destare preoccupazione è stato il moltiplicarsi di terremoti in aree statunitensi normalmente poco soggette a fenomeni tellurici, come l’Ohio, la Pennsylvania, ma soprattutto l’Oklahoma, in cui dal 1976 al 2006 è stato registrato un solo terremoto l’anno, ma tra il 2008 e il 2013 i terremoti sono saliti a 44 l’anno. Sono solo 4 gli impianti operativi in questo Stato, ma sarebbero bastati a provocare le centinaia di terremoti di questi ultimi cinque anni. Di contro il National Geographic aveva negato il legame tra la fratturazione idraulica e i terremoti (ammettendola solo come concausa in caso di faglie già predisposte e al limite di rottura) e articoli cercarono di soffocare le voci che ancora durante il terremoto in Emilia del 2012 ponevano in relazione il cataclisma con la tecnica di estrazione, negando che fosse in uso nella pianura padana (mentre nel segreto imposto dai governi invece se ne fa largo uso)\r\n\r\nMa cosa è il fracking di preciso? Si tratta di una tecnica che adotta forti getti d’acqua e agenti chimici e agisce su superfici argillose per spaccare le rocce del sottosuolo a parecchi chilomentri di profondità, ed estrarre sostanze utili per produrre energia. Sul fracking gli Stati Uniti stanno puntando poderosamente da qualche anno, ma anche in Europa Germania Francia e soprattutto Regno Unito hanno adottato questa tecnica, finché l'allarme ha fatto rallentare - o sospendere come in Germania - le attività in attesa di capirne di più... e a tale proposito è illuminante l'intervento che abbiamo chiesto al geologo Massimo Civita, docente al Politecnico di Torino di geologia applicata e idrogeologia\r\n\r\n \r\n\r\n2014.07.10-civita_fracking","10 Luglio 2014","2014-07-21 14:06:41","Fracking: una tecnica remunerativa per estrarre terremoti",1405000419,[272,273,274,275,276],"http://radioblackout.org/tag/earthquake/","http://radioblackout.org/tag/estrazione/","http://radioblackout.org/tag/falde/","http://radioblackout.org/tag/fracking/","http://radioblackout.org/tag/scisto/",[30,28,20,278,24],"fracking",{"post_content":280},{"matched_tokens":281,"snippet":282,"value":283},[76,66],"sismici. 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Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su una strage contro la quale si battevano da anni ambientalisti e antimilitaristi.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00\r\n· distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte.\r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono.\r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato.","27 Marzo 2012","L’inchiesta sulla strage che da molti anni colpisce le popolazioni che vivono nella zona del Poligono di Quirra è giunta ad una prima conclusione. Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato dal procuratore Domenico Fiordalisi di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta. E proprio per questo la Procura della Repubblica di Lanusei ha deciso di approfondire ulteriormente l’inchiesta sui veleni della base militare del Salto di Quirra.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona, secondo la tesi della procura, dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di tanti militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su uno strano fenomeno di cui si parlava da molti anni. E anche per questo, nell’elenco degli indagati, ci sono professori e altri specialisti che avrebbero volutamente negato gli effetti della contaminazione.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato. \r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano nel poligono, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino. \r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: \r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento. \r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ \r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n• sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n• cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00 \r\n• distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n• inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte. \r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione. \r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n• fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n• penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n• sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n• fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta. \r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi. \r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici. \r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono. \r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali. \r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono. \r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono. \r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme. \r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività. \r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito». \r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari. \r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato. \r\n","2018-10-17 22:11:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/1a_quirra_001-200x110.jpg","Poligono di Quirra. 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I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta \u003Cmark>di\u003C/mark> riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito una scheda sul poligono del Salto \u003Cmark>di\u003C/mark> Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola \u003Cmark>di\u003C/mark> Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito \u003Cmark>di\u003C/mark> sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova \u003Cmark>di\u003C/mark> prototipi \u003Cmark>di\u003C/mark> armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori \u003Cmark>di\u003C/mark> armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è \u003Cmark>di\u003C/mark> circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test \u003Cmark>di\u003C/mark> tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova \u003Cmark>di\u003C/mark> armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno \u003Cmark>stato\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione \u003Cmark>di\u003C/mark> sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al \u003Cmark>di\u003C/mark> fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 \u003Cmark>di\u003C/mark> 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è \u003Cmark>di\u003C/mark> appena 6.857,00 €, contro una media italiana \u003Cmark>di\u003C/mark> 18.900,00\r\n· distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico \u003Cmark>di\u003C/mark> S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione \u003Cmark>di\u003C/mark> alcune patologie (aumento dei malati \u003Cmark>di\u003C/mark> diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri \u003Cmark>di\u003C/mark> vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra \u003Cmark>di\u003C/mark> tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi \u003Cmark>di\u003C/mark> distruzione e morte.\r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza \u003Cmark>di\u003C/mark> una tale struttura nei termini dei posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro che sarebbe in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento \u003Cmark>di\u003C/mark> oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi \u003Cmark>di\u003C/mark> ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione \u003Cmark>di\u003C/mark> opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa \u003Cmark>di\u003C/mark> posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere \u003Cmark>di\u003C/mark> una lotta \u003Cmark>di\u003C/mark> cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento \u003Cmark>di\u003C/mark> isolamento e \u003Cmark>di\u003C/mark> debolezza nei confronti \u003Cmark>di\u003C/mark> interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo \u003Cmark>di\u003C/mark> fatalismo e \u003Cmark>di\u003C/mark> cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza \u003Cmark>di\u003C/mark> una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni \u003Cmark>di\u003C/mark> molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome \u003Cmark>di\u003C/mark> Quirra”, così come ci sono chiare evidenze \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico \u003Cmark>di\u003C/mark> base \u003Cmark>di\u003C/mark> Villaputzu denunciavano una anomala quantità \u003Cmark>di\u003C/mark> tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore \u003Cmark>di\u003C/mark> Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo \u003Cmark>stato\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali \u003Cmark>di\u003C/mark> malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico \u003Cmark>di\u003C/mark> Base, organismo indipendente, agendo su incarico \u003Cmark>di\u003C/mark> associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico \u003Cmark>di\u003C/mark> Base denunciava una percentuale abnorme \u003Cmark>di\u003C/mark> leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono.\r\nÈ \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale \u003Cmark>di\u003C/mark> malati \u003Cmark>di\u003C/mark> leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo \u003Cmark>stato\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è \u003Cmark>stato\u003C/mark> dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca \u003Cmark>di\u003C/mark> agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso \u003Cmark>di\u003C/mark> ricordare il tentativo \u003Cmark>di\u003C/mark> depistaggio che attribuiva la diffusione \u003Cmark>di\u003C/mark> leucemie alle vecchie miniere \u003Cmark>di\u003C/mark> arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> nanoparticelle \u003Cmark>di\u003C/mark> metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti \u003Cmark>di\u003C/mark> quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto \u003Cmark>di\u003C/mark> Quirra sono i governi, i militari e le industrie \u003Cmark>di\u003C/mark> armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né \u003Cmark>di\u003C/mark> eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli \u003Cmark>di\u003C/mark> Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio \u003Cmark>di\u003C/mark> un territorio vastissimo, accreditando il mestiere \u003Cmark>di\u003C/mark> militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione \u003Cmark>di\u003C/mark> tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione \u003Cmark>di\u003C/mark> mons. Mani, arcivescovo \u003Cmark>di\u003C/mark> Cagliari e generale \u003Cmark>di\u003C/mark> corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal \u003Cmark>segreto\u003C/mark> militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi \u003Cmark>di\u003C/mark> chi guadagna dalle attività del Poligono e \u003Cmark>di\u003C/mark> quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice \u003Cmark>di\u003C/mark> interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è \u003Cmark>di\u003C/mark> indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta \u003Cmark>di\u003C/mark> campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza \u003Cmark>di\u003C/mark> questa divergenza \u003Cmark>di\u003C/mark> interessi. Non solo: l'esperienza \u003Cmark>di\u003C/mark> oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione \u003Cmark>di\u003C/mark> base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato.",{"matched_tokens":362,"snippet":363,"value":363},[66,66,67,66],"Poligono \u003Cmark>di\u003C/mark> Quirra. Il punto su una strage \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Stato\u003C/mark> dopo l’inquisizione \u003Cmark>di\u003C/mark> generali ed esperti",[365,367],{"field":87,"matched_tokens":366,"snippet":359,"value":360},[76,66,66],{"field":90,"matched_tokens":368,"snippet":363,"value":363},[66,66,67,66],1733921019837546500,{"best_field_score":371,"best_field_weight":147,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":372,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":47},"2216192835584","1733921019837546610",{"document":374,"highlight":387,"highlights":392,"text_match":369,"text_match_info":395},{"comment_count":47,"id":375,"is_sticky":47,"permalink":376,"podcastfilter":377,"post_author":378,"post_content":379,"post_date":380,"post_excerpt":53,"post_id":375,"post_modified":381,"post_thumbnail":382,"post_title":383,"post_type":346,"sort_by_date":384,"tag_links":385,"tags":386},"90853","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-3-luglio-2024-intervista-antonio-casilli/",[306],"underscore","Puntata completa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-231.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIntervista Antonio Casilli\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-casilli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCollegato con noi c'è Antonio Casilli, professore dell'Istituto Politecnico di Parigi e autore di diversi lavori, tra cui un libro pubblicato in Italia nel 2021, Schiavi del Click. Fa parte del gruppo di ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al di là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità di parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando di diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia di internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni di ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti di lavoro è un pretesto.\r\nI posti di lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno di tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere di definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è stato dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia di persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora di più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni di lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo di vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via di sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi di distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi di povertà, forti percentuali di persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi di andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione di prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo di ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento di propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza di questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che di solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti di diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare di great replacement, di grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa di immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo di ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo di discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla di possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi di grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo di discorso. E lo stesso tipo di discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta di una scelta di investitori e di grandi capitalisti di far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici di lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia di tutta l'automazione, dall'automazione meccanica di diversi secoli fa all'automazione detta intelligente di oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea di principio, a più esseri umani di accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso di dati, le tecnologie di machine learning, ovverosia di apprendimento automatico, hanno bisogno di tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace di generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P di GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un data scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo di animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza di esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla di sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà di un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo di piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori di iscriversi e quindi di accettare, di realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende di reclutare a volte centinaia, di migliaia, a volte addirittura milioni di persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga di andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso di entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso di darci magari un po' conto di come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella di sorveglianza, sia quella di organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo di una ventina di persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio di ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina di inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici di questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze di migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto di vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando di persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello di specializzazioni di educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto di vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti di lavoro e quindi devono accettare delle forme di lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, di solito un vecchio computer distribuito dallo Stato una decina di anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi di fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo di dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano di realizzare dei task, ottengono dei pagamenti di qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione di immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia di persone che fanno dei turni di giorno e di notte e che fanno lavori di diverso tipo. Di solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello di segreto industriale. Possono essere dei ministeri di governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta di grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno di dati di qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è stato certamente il più forte a livello di risultati. Stiamo parlando di un paio di anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso di questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica di click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica di dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione di dati o della notazione di dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello di una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo di situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro di identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro di adattazione, di adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma di quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune di queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero di persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, di cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage di questa casa di cui parlavo prima, facevano finta di essere una camera di videosorveglianza intelligente di quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera di videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza di questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta di un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi di grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale di Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva di andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione di una delle più grandi fonti di ricchezza e di profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo di commentare su questi microfoni , che uno è quello di Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino di 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso di Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi di automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi di appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro di artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione di costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio di questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione di pagare i cassieri, ma cosa questo caso di off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo di circa 25 miliardi di euro. C'è un costo di circa 25 miliardi di euro di reddito basso che per gli stati di paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini di introiti fiscali, in termini di contributi, in termini di tutta una serie di altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono di natura fiscale, contributiva, di previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo stato sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro di chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere di sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione di chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo di parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, di come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche di raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio di come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano di ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz di CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso di outsourcing di diverse centinaia di persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta di essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti di lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano di essere reintegrati o che cercano di essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse di altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda di cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale di fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi di gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando di più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi di lavoro. Che tipo di lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard di lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università di Oxford. Altre volte si tratta di applicare sostanzialmente le regole di gli standard internazionali di difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi di far applicare la legge, in altri casi si tratta di aiutare lo sviluppo di soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è stato al centro di una serie di rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti di lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi di lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia di iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria di quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno di questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore di nicchia, visto il numero di persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali di costruzione di coscienza di classe, se vogliamo, o di costruzione di movimenti multitudinari nei quali questi laboratori di dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso di Solow su come sia stato misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto di vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci di investimentoda parte di grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima di natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso di crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono di natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità di infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto di vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini di profitto, in termini di rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno di avere un prodotto che funziona e nemmeno di venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea di, a grosso modo, di soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte di stati e a volte di grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni di centinaia di miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso di Uber, questo profitto non arriva mai.\r\nUber è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo di profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. Uber in realtà spende molto di più a convincerti a usare Uber che non quello che guadagna facendoti usare Uber.\r\nSono riusciti a fare un minimo di profitto perché hanno fatto un'acquisizione di un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori di continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso di venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando di persone del calibro di Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone di estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato di quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi di investimento che sono pericolosi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico e aggiungerei anche, anche se poi di questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in data center, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso di energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso di tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente di vendersi come green AI, quindi di fare un pochettino di ripulitura e di riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare di vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori di ChatGPT, stiamo parlando di un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse di ricette, magari la ricetta di una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto di Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i data center negli Stati Uniti consumeranno il 10% di tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci di questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è stato un tentativo a più riprese di creare punti di convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto di vista anche un po' più avanzato dal punto di vista anche dello stato di salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti di ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio mutuati da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti di convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto di vista spesso e volentieri abbiamo cercato di portare questi discorsi all'interno anche di iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale di ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti di convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano di due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera di considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al di là di queste diciamo di questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno di avere una specie di cartografia di che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni di vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte di noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi di sale come è il caso di Bolivia e di Uyuni che è il più grande giacimento di litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie di tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa di immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità di svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei data center i data center non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i data center sono dei paesi nei quali l'infrastruttura di produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza di questi data center in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione di nuovi data center in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più di questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti di critica tecnologica e movimenti di rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione di una mia carissima collega e amica e anche lei membra di DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori di cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni di lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni di lavoro.Ed è una maniera di effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto di vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio di questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze di persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono di grandissima qualità. Quindi vi consiglio di cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e di connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.","11 Luglio 2024","2024-07-11 12:19:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/rick-rothenberg-kroIft6D9wk-unsplash-scaled-1-200x110.jpg","StakkaStakka 3 Luglio 2024 – Intervista Antonio Casilli",1720700396,[],[],{"post_content":388},{"matched_tokens":389,"snippet":390,"value":391},[66,65],"che impongono un certo livello \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>segreto\u003C/mark> industriale. Possono essere dei ministeri","Puntata completa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-231.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIntervista Antonio Casilli\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-casilli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCollegato con noi c'è Antonio Casilli, professore dell'Istituto Politecnico \u003Cmark>di\u003C/mark> Parigi e autore \u003Cmark>di\u003C/mark> diversi lavori, tra cui un libro pubblicato in Italia nel 2021, Schiavi del Click. Fa parte del gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al \u003Cmark>di\u003C/mark> là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità \u003Cmark>di\u003C/mark> parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima \u003Cmark>di\u003C/mark> arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro \u003Cmark>di\u003C/mark> ricerca a occuparti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro digitale e in particolar modo \u003Cmark>di\u003C/mark> intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando \u003Cmark>di\u003C/mark> diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia \u003Cmark>di\u003C/mark> internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni \u003Cmark>di\u003C/mark> ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro è un pretesto.\r\nI posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere \u003Cmark>di\u003C/mark> definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è \u003Cmark>stato\u003C/mark> dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora \u003Cmark>di\u003C/mark> più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo \u003Cmark>di\u003C/mark> vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via \u003Cmark>di\u003C/mark> sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi \u003Cmark>di\u003C/mark> distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi \u003Cmark>di\u003C/mark> povertà, forti percentuali \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi \u003Cmark>di\u003C/mark> andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione \u003Cmark>di\u003C/mark> prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo \u003Cmark>di\u003C/mark> ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento \u003Cmark>di\u003C/mark> propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza \u003Cmark>di\u003C/mark> questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che \u003Cmark>di\u003C/mark> solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti \u003Cmark>di\u003C/mark> diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare \u003Cmark>di\u003C/mark> great replacement, \u003Cmark>di\u003C/mark> grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa \u003Cmark>di\u003C/mark> immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla \u003Cmark>di\u003C/mark> possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi \u003Cmark>di\u003C/mark> grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> discorso. E lo stesso tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> una scelta \u003Cmark>di\u003C/mark> investitori e \u003Cmark>di\u003C/mark> grandi capitalisti \u003Cmark>di\u003C/mark> far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia \u003Cmark>di\u003C/mark> tutta l'automazione, dall'automazione meccanica \u003Cmark>di\u003C/mark> diversi secoli fa all'automazione detta intelligente \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea \u003Cmark>di\u003C/mark> principio, a più esseri umani \u003Cmark>di\u003C/mark> accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso \u003Cmark>di\u003C/mark> dati, le tecnologie \u003Cmark>di\u003C/mark> machine learning, ovverosia \u003Cmark>di\u003C/mark> apprendimento automatico, hanno bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace \u003Cmark>di\u003C/mark> generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P \u003Cmark>di\u003C/mark> GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un data scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo \u003Cmark>di\u003C/mark> diverse centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza \u003Cmark>di\u003C/mark> esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla \u003Cmark>di\u003C/mark> sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà \u003Cmark>di\u003C/mark> un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori \u003Cmark>di\u003C/mark> iscriversi e quindi \u003Cmark>di\u003C/mark> accettare, \u003Cmark>di\u003C/mark> realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende \u003Cmark>di\u003C/mark> reclutare a volte centinaia, \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia, a volte addirittura milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga \u003Cmark>di\u003C/mark> andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso \u003Cmark>di\u003C/mark> entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso \u003Cmark>di\u003C/mark> darci magari un po' conto \u003Cmark>di\u003C/mark> come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella \u003Cmark>di\u003C/mark> sorveglianza, sia quella \u003Cmark>di\u003C/mark> organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo \u003Cmark>di\u003C/mark> una ventina \u003Cmark>di\u003C/mark> persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio \u003Cmark>di\u003C/mark> ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina \u003Cmark>di\u003C/mark> inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici \u003Cmark>di\u003C/mark> questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze \u003Cmark>di\u003C/mark> migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando \u003Cmark>di\u003C/mark> persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello \u003Cmark>di\u003C/mark> specializzazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro e quindi devono accettare delle forme \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, \u003Cmark>di\u003C/mark> solito un vecchio computer distribuito dallo \u003Cmark>Stato\u003C/mark> una decina \u003Cmark>di\u003C/mark> anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi \u003Cmark>di\u003C/mark> fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo \u003Cmark>di\u003C/mark> dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano \u003Cmark>di\u003C/mark> realizzare dei task, ottengono dei pagamenti \u003Cmark>di\u003C/mark> qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione \u003Cmark>di\u003C/mark> immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che fanno dei turni \u003Cmark>di\u003C/mark> giorno e \u003Cmark>di\u003C/mark> notte e che fanno lavori \u003Cmark>di\u003C/mark> diverso tipo. \u003Cmark>Di\u003C/mark> solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>segreto\u003C/mark> industriale. Possono essere dei ministeri \u003Cmark>di\u003C/mark> governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> dati \u003Cmark>di\u003C/mark> qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è \u003Cmark>stato\u003C/mark> certamente il più forte a livello \u003Cmark>di\u003C/mark> risultati. Stiamo parlando \u003Cmark>di\u003C/mark> un paio \u003Cmark>di\u003C/mark> anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso \u003Cmark>di\u003C/mark> questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica \u003Cmark>di\u003C/mark> click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica \u003Cmark>di\u003C/mark> dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione \u003Cmark>di\u003C/mark> dati o della notazione \u003Cmark>di\u003C/mark> dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello \u003Cmark>di\u003C/mark> una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro \u003Cmark>di\u003C/mark> identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro \u003Cmark>di\u003C/mark> adattazione, \u003Cmark>di\u003C/mark> adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma \u003Cmark>di\u003C/mark> quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune \u003Cmark>di\u003C/mark> queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, \u003Cmark>di\u003C/mark> cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage \u003Cmark>di\u003C/mark> questa casa \u003Cmark>di\u003C/mark> cui parlavo prima, facevano finta \u003Cmark>di\u003C/mark> essere una camera \u003Cmark>di\u003C/mark> videosorveglianza intelligente \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera \u003Cmark>di\u003C/mark> videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza \u003Cmark>di\u003C/mark> questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi \u003Cmark>di\u003C/mark> grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale \u003Cmark>di\u003C/mark> Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva \u003Cmark>di\u003C/mark> andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione \u003Cmark>di\u003C/mark> una delle più grandi fonti \u003Cmark>di\u003C/mark> ricchezza e \u003Cmark>di\u003C/mark> profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo \u003Cmark>di\u003C/mark> commentare su questi microfoni , che uno è quello \u003Cmark>di\u003C/mark> Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino \u003Cmark>di\u003C/mark> 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi \u003Cmark>di\u003C/mark> automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi \u003Cmark>di\u003C/mark> appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro \u003Cmark>di\u003C/mark> artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione \u003Cmark>di\u003C/mark> costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio \u003Cmark>di\u003C/mark> questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione \u003Cmark>di\u003C/mark> pagare i cassieri, ma cosa questo caso \u003Cmark>di\u003C/mark> off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo \u003Cmark>di\u003C/mark> circa 25 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> euro. C'è un costo \u003Cmark>di\u003C/mark> circa 25 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> euro \u003Cmark>di\u003C/mark> reddito basso che per gli stati \u003Cmark>di\u003C/mark> paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> introiti fiscali, in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> contributi, in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> tutta una serie \u003Cmark>di\u003C/mark> altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono \u003Cmark>di\u003C/mark> natura fiscale, contributiva, \u003Cmark>di\u003C/mark> previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo \u003Cmark>stato\u003C/mark> sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro \u003Cmark>di\u003C/mark> chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione \u003Cmark>di\u003C/mark> chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo \u003Cmark>di\u003C/mark> parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, \u003Cmark>di\u003C/mark> come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche \u003Cmark>di\u003C/mark> raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio \u003Cmark>di\u003C/mark> come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano \u003Cmark>di\u003C/mark> ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz \u003Cmark>di\u003C/mark> CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso \u003Cmark>di\u003C/mark> outsourcing \u003Cmark>di\u003C/mark> diverse centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta \u003Cmark>di\u003C/mark> essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano \u003Cmark>di\u003C/mark> essere reintegrati o che cercano \u003Cmark>di\u003C/mark> essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse \u003Cmark>di\u003C/mark> altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda \u003Cmark>di\u003C/mark> cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi \u003Cmark>di\u003C/mark> gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando \u003Cmark>di\u003C/mark> più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro. Che tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università \u003Cmark>di\u003C/mark> Oxford. Altre volte si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> applicare sostanzialmente le regole \u003Cmark>di\u003C/mark> gli standard internazionali \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi \u003Cmark>di\u003C/mark> far applicare la legge, in altri casi si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> aiutare lo sviluppo \u003Cmark>di\u003C/mark> soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è \u003Cmark>stato\u003C/mark> al centro \u003Cmark>di\u003C/mark> una serie \u003Cmark>di\u003C/mark> rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria \u003Cmark>di\u003C/mark> quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno \u003Cmark>di\u003C/mark> questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore \u003Cmark>di\u003C/mark> nicchia, visto il numero \u003Cmark>di\u003C/mark> persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali \u003Cmark>di\u003C/mark> costruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> coscienza \u003Cmark>di\u003C/mark> classe, se vogliamo, o \u003Cmark>di\u003C/mark> costruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> movimenti multitudinari nei quali questi laboratori \u003Cmark>di\u003C/mark> dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso \u003Cmark>di\u003C/mark> Solow su come sia \u003Cmark>stato\u003C/mark> misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci \u003Cmark>di\u003C/mark> investimentoda parte \u003Cmark>di\u003C/mark> grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima \u003Cmark>di\u003C/mark> natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso \u003Cmark>di\u003C/mark> crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono \u003Cmark>di\u003C/mark> natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> profitto, in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> avere un prodotto che funziona e nemmeno \u003Cmark>di\u003C/mark> venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea \u003Cmark>di\u003C/mark>, a grosso modo, \u003Cmark>di\u003C/mark> soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte \u003Cmark>di\u003C/mark> stati e a volte \u003Cmark>di\u003C/mark> grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni \u003Cmark>di\u003C/mark> centinaia \u003Cmark>di\u003C/mark> miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Uber, questo profitto non arriva mai.\r\nUber è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo \u003Cmark>di\u003C/mark> profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. Uber in realtà spende molto \u003Cmark>di\u003C/mark> più a convincerti a usare Uber che non quello che guadagna facendoti usare Uber.\r\nSono riusciti a fare un minimo \u003Cmark>di\u003C/mark> profitto perché hanno fatto un'acquisizione \u003Cmark>di\u003C/mark> un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori \u003Cmark>di\u003C/mark> continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso \u003Cmark>di\u003C/mark> venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando \u003Cmark>di\u003C/mark> persone del calibro \u003Cmark>di\u003C/mark> Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone \u003Cmark>di\u003C/mark> estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato \u003Cmark>di\u003C/mark> quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi \u003Cmark>di\u003C/mark> investimento che sono pericolosi dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista sociale, dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista economico e aggiungerei anche, anche se poi \u003Cmark>di\u003C/mark> questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in data center, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso \u003Cmark>di\u003C/mark> energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso \u003Cmark>di\u003C/mark> tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente \u003Cmark>di\u003C/mark> vendersi come green AI, quindi \u003Cmark>di\u003C/mark> fare un pochettino \u003Cmark>di\u003C/mark> ripulitura e \u003Cmark>di\u003C/mark> riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare \u003Cmark>di\u003C/mark> vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori \u003Cmark>di\u003C/mark> ChatGPT, stiamo parlando \u003Cmark>di\u003C/mark> un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse \u003Cmark>di\u003C/mark> ricette, magari la ricetta \u003Cmark>di\u003C/mark> una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto \u003Cmark>di\u003C/mark> Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i data center negli Stati Uniti consumeranno il 10% \u003Cmark>di\u003C/mark> tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci \u003Cmark>di\u003C/mark> questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è \u003Cmark>stato\u003C/mark> un tentativo a più riprese \u003Cmark>di\u003C/mark> creare punti \u003Cmark>di\u003C/mark> convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista anche un po' più avanzato dal punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista anche dello \u003Cmark>stato\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti \u003Cmark>di\u003C/mark> ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio mutuati da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti \u003Cmark>di\u003C/mark> convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista spesso e volentieri abbiamo cercato \u003Cmark>di\u003C/mark> portare questi discorsi all'interno anche \u003Cmark>di\u003C/mark> iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale \u003Cmark>di\u003C/mark> ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti \u003Cmark>di\u003C/mark> convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano \u003Cmark>di\u003C/mark> due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera \u003Cmark>di\u003C/mark> considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al \u003Cmark>di\u003C/mark> là \u003Cmark>di\u003C/mark> queste diciamo \u003Cmark>di\u003C/mark> questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> avere una specie \u003Cmark>di\u003C/mark> cartografia \u003Cmark>di\u003C/mark> che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte \u003Cmark>di\u003C/mark> noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi \u003Cmark>di\u003C/mark> sale come è il caso \u003Cmark>di\u003C/mark> Bolivia e \u003Cmark>di\u003C/mark> Uyuni che è il più grande giacimento \u003Cmark>di\u003C/mark> litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie \u003Cmark>di\u003C/mark> tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa \u003Cmark>di\u003C/mark> immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei data center i data center non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i data center sono dei paesi nei quali l'infrastruttura \u003Cmark>di\u003C/mark> produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> questi data center in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovi data center in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più \u003Cmark>di\u003C/mark> questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> critica tecnologica e movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione \u003Cmark>di\u003C/mark> una mia carissima collega e amica e anche lei membra \u003Cmark>di\u003C/mark> DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori \u003Cmark>di\u003C/mark> cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro.Ed è una maniera \u003Cmark>di\u003C/mark> effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto \u003Cmark>di\u003C/mark> vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio \u003Cmark>di\u003C/mark> questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze \u003Cmark>di\u003C/mark> persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono \u003Cmark>di\u003C/mark> grandissima qualità. Quindi vi consiglio \u003Cmark>di\u003C/mark> cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e \u003Cmark>di\u003C/mark> connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.",[393],{"field":87,"matched_tokens":394,"snippet":390,"value":391},[66,65],{"best_field_score":371,"best_field_weight":147,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":396,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":47},"1733921019837546609",{"document":398,"highlight":411,"highlights":416,"text_match":369,"text_match_info":419},{"comment_count":47,"id":399,"is_sticky":47,"permalink":400,"podcastfilter":401,"post_author":402,"post_content":403,"post_date":404,"post_excerpt":53,"post_id":399,"post_modified":405,"post_thumbnail":406,"post_title":407,"post_type":346,"sort_by_date":408,"tag_links":409,"tags":410},"14536","http://radioblackout.org/podcast/marna-motor/",[],"outsidermusic","Dopo lo shock termico vissuto con il disco-capolavoro della Fire Orchestra!, un'altra botta di freddo e post jazz dal circolo polare artico. Questa volta siamo nella ricca Norvegia, dove un manipolo di vichinghi con a capo un certo Erland Dahlen ha portato a conclusioni estreme quel suono ibrido a là Rune Grammofon che qui si chiama \"Marna Motor\".\r\nL'uomo, a partire dagli anni 90 è stato corresponsabile di circa 100 bellissimi dischi, principalmente Madrugada, Kiruna e di svarionate collaborazioni (notevole il disco con Hanne Hukkelberg di quest'anno...) ma soprattutto in solo ed in duo. \"Rolling Bomber\" è il primo disco solista di Dahlen, registrato in una ex officina per la tostatura del caffè nella rigorosa Oslo. Oggi presenteremo il duo Boschmaz con l'abile Bjørn Charles Dreyer alle slides.\r\nParliamo di jazz suonato come fosse poltiglia, animato dallo stesso spirito degli improvvisatori europei dei 60, ma composto con abuso di tecnologia, farcito di feticismo per il dettaglio e dotato della feroce precisione timbrica dei più oscuri episodi di mescolanza continentale e non.(Fire orchestra, Supersilent ma anche Stooges, Pink Floyd marciti e una punta di Faust)\r\n\r\nNon mi scomponevo tanto per il feticismo dei tamburi da quando scoprii \"songs for myself\" di Masahiko Togashi, ma qui siamo ALTROVE.\r\nDimenticate il puntillismo zen e i mirosuoni. 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Nulla è come sembra: l'elenco degli oggetti percossi farebbe presagire il solito polpettone free per ultrà della confusione, ma invece tutto assume una luce diversa, ispirata alla filosofia collettivista tipica delle orchestre free: ogni strumento è indispensabile, financo l'ostica sega musicale.\r\n\r\nOggi quindi bagno in un giacimento sulfureo dove metalli fusi e droni fanno vibrare le conifere, alla scoperta di una scena frastagliata come un fiordo, appuntita come un arpione da balene e nascosta come il segreto di quelle foreste. naturalmente tutto questo è solo su radio blackout.","4 Aprile 2013","2018-10-17 22:11:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/04/erland-200x110.jpg","Marna Motor",1365089092,[],[],{"post_content":412},{"matched_tokens":413,"snippet":414,"value":415},[65,66],"balene e nascosta come il \u003Cmark>segreto\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle foreste. naturalmente tutto questo","Dopo lo shock termico vissuto con il disco-capolavoro della Fire Orchestra!, un'altra botta \u003Cmark>di\u003C/mark> freddo e post jazz dal circolo polare artico. 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Eppure vale la pena ogni volta ribadirlo e darsi il tempo per capire come – e con quali intenti – il potere decida di protrarre le pratiche razziste anche al di là del confine della vita stessa.\r\n\r\nChe il Mar Mediterraneo sia un cimitero a cielo aperto non è di certo un segreto; eppure puntualmente ogni strage in mare viene silenziata dalla stragrande maggioranza delle coperture mediatiche.\r\nIn questo episodio di Harraga, cerchiamo piuttosto di approfondire la notizia del naufragio di metà Agosto 2025 riportando il giusto termine di strage – non tragedia - per descriverlo e sottolineare le precise responsabilità. Nonché con l’aiuto di attivistx di Maldusa a Lampedusa e con quellx di MEM.MED dalla Sicilia, cerchiamo non solo di entrare nel merito degli eventi ma anche di descrivere, e far una prima analisi, di come il razzismo – e la sua burocrazia – si spinga ben oltre il confine della vita, ricadendo a cascata sulle famiglie dei morti di frontiera.\r\n\r\nPrimo collegamento con chi si trova in questo momento a Lampedusa con Maldusa,\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Maldusa-2025_08_22_2025.08.22-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nSecondo collegamento con MemMed -Memoria Mediterranea, gruppo attivo nel supporto alla ricerca delle persone migranti disperse nel Mediterraneo e nel monitoraggio delle pratiche di frontiera.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/MemMed.mp3\"][/audio]","26 Agosto 2025","2025-08-26 07:31:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Immagine-2025-08-23-152414-200x110.png","Il naufragio di Lampedusa e il razzismo anche dopo la morte",1756193505,[433,434,435,436,437],"http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/maldusa/","http://radioblackout.org/tag/memmed/","http://radioblackout.org/tag/naufragio/","http://radioblackout.org/tag/porto-empedocle/",[313,439,440,441,442],"maldusa","MemMed","naufragio","Porto Empedocle",{"post_content":444,"post_title":448},{"matched_tokens":445,"snippet":446,"value":447},[66,65],"a cielo aperto non è \u003Cmark>di\u003C/mark> certo un \u003Cmark>segreto\u003C/mark>; eppure puntualmente ogni strage in","Che lo \u003Cmark>Stato\u003C/mark> periodicamente eserciti il suo potere \u003Cmark>di\u003C/mark> uccidere, come forma \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo ed annichilimento delle vite nonché con l’obbiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> terrorizzare – e così controllare – il più ampio numero \u003Cmark>di\u003C/mark> persone in viaggio senza documenti europei, non è certo novità. 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Un agente segreto britannico è stato assassinato e Mary, la sua vedova, cerca la vertà infiltrandosi nella Confraternita dell'Ariete. \"Mary immobile si limitò a fissarlo. Il Sommo Sacerdote del Male voleva strangolarla.\" Il satanismo, nel senso di culto organizzato del Diavolo, compare per la prima volta in Francia alla corte del Re Sole, dove nobildonne partecipano a messe nere allo scopo di ottenere fortuna in amore e affari, tra essi la marchesa di Montespan. La storia lo ricorda come \"l'affare dei veleni\". Nel secolo successivo la chiesa associa nei suoi attacchi la massoneria al satanismo, entrambi ispirati dal complotto giudaico mondiale. Nel 1980 in USA la giovanissima Michelle Smith racconta sotto ipnosi orge a cui sarebbe stata costretta in una setta satanica, il libro \"Michelle ricorda\" diventa un best-seller, molti altri ragazzi e ragazze sotto ipnosi raccontano esperienze simili e si scatena la psicosi anti-satanismo. E' il fenomeno dei \"survivors\" (sopravvissuti) uomini e donne che raccontano di avere fatto parte di sette sataniche. Ci vuole molto tempo per capire che in quei racconti non c'era nulla di vero, ma nel frattempo molte vite erano state rovinate. In Italia ci sono stati a Bologna i Bambini di Satana, una componente del gruppo raccontò di messe nere, sacrifici umani e stupri che sollevarono l'indignazione generale. La ragazza si era inventato tutto e al processo lo stesso PM chiese l'assoluzione per tutti gli imputati. Fu uno dei momenti peggiori della stampa italiana sempre pronta a sbattere il mostro in prima pagina. Il satanismo e i satanisti esistono davvero, gli omicidi satanici invece sono una leggenda metropolitana. Dennis Weathley nacque a Londra nel 1897, partecipò alla Grande Guerra, poi si mise a scrivere e morì nel 1977. Buon ascolto.\r\n\r\nMassimo Introvigne \"Indagine sul satanismo - Satanisti e anti-satanisti dal Seicento ai giorni nostri\" Mondadori, Milano 1994;\r\n\r\n\"Mario Spezi\" Le sette di Satana - Cronache dall'inferno\" Sonzogno Editore, Milano 2004.","28 Aprile 2020","2020-04-28 07:32:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/SATANA2-183x110.jpg","IL CLUB DI SATANA - LA PERLA DI LABUAN 17/4/2020",1588058416,[],[],{"post_content":473,"post_title":477},{"matched_tokens":474,"snippet":475,"value":476},[65,76],"e spy story. Un agente \u003Cmark>segreto\u003C/mark> britannico è \u003Cmark>stato\u003C/mark> assassinato e Mary, la sua","\"Qui c'é \u003Cmark>di\u003C/mark> mezzo il Diavolo.\" disse il colonnello, posando la fotografia. \"Ne sono convinto davvero.\" é l'incipit \u003Cmark>di\u003C/mark> \"Il club \u003Cmark>di\u003C/mark> Satana\" scritto da Dennis Weathley nel 1960 che unisce horror e spy story. 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Consultatele, e dopo agite con noi.\" Tra il 1847 e il 1848 \"Le Siécle\" pubblicò a puntate \"Il visconte di Bragelonne\" il terzo e ultimo romanzo della trilogia di D'Artagnan scritta da Alexandre Dumas. I moschiettieri sono invecchiati, D'Artagnan è diventato capitano, Aramis é vescovo. Sono molte le sotto-trame che si intrecciano in 1260 pagine, ma la più appassionante resta quella del gemello del re. Luigi XIV ha un gemello che, ignaro della sua nascita, è chiuso in una cella della Bastiglia, Aramis attua un complotto per portare sul trono il prigioniero, che quindi diventa re per un giorno. Il primo accenno a un misterioso prigioniero con il volto coperto da una maschera di ferro (che in realtà era un cappuccio di velluto nero) si trova nel 1711 in una lettera della contessa Carlotta Elisabetta d'Orleans. Nel 1717 Voltaire è chuso alla Bastiglia, dove apprende da un vecchio guardiano la storia dell'uomo dalla Maschera di Ferro che sarebbe stato prigioniero anche a Pinerolo e a Exilles. Il popolo cominciò a parlare di un fratellastro segreto (non gemello) del re di cui bisognava nascondere la somiglianza. La Maschera di Ferro morì nel 1703 e fu seppellito nel cimitero di Saint-Paul-des-Champs a Parigi sotto il nome di Marchioly. La storia era troppo ghiotta per sfuggire ai romanzieri. Da allora gli storici hanno avanzato diverse ipotesi, nessuna delle quali é mai stata provata con certezza. Bello o brutto, il volto é la cosa più nostra che abbiamo, che ci conferma nella nostra unicità nel mondo. Il sosia contesta questa unicità e ha sempre suscitato curiosità e paura, da Castore e Polluce, figli di Zeus, ai romanzi \"Il prigioniero di Zenda\" di Anthony Hope e \"La metà oscura\" di Stephen King ai film \"Le due sorelle\" di Brian De Palma e \"Inseparabili\" di David Cronenberg. 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Consultatele, e dopo agite con noi.\" Tra il 1847 e il 1848 \"Le Siécle\" pubblicò a puntate \"Il visconte \u003Cmark>di\u003C/mark> Bragelonne\" il terzo e ultimo romanzo della trilogia \u003Cmark>di\u003C/mark> D'Artagnan scritta da Alexandre Dumas. I moschiettieri sono invecchiati, D'Artagnan è diventato capitano, Aramis é vescovo. Sono molte le sotto-trame che si intrecciano in 1260 pagine, ma la più appassionante resta quella del gemello del re. Luigi XIV ha un gemello che, ignaro della sua nascita, è chiuso in una cella della Bastiglia, Aramis attua un complotto per portare sul trono il prigioniero, che quindi diventa re per un giorno. Il primo accenno a un misterioso prigioniero con il volto coperto da una maschera \u003Cmark>di\u003C/mark> ferro (che in realtà era un cappuccio \u003Cmark>di\u003C/mark> velluto nero) si trova nel 1711 in una lettera della contessa Carlotta Elisabetta d'Orleans. Nel 1717 Voltaire è chuso alla Bastiglia, dove apprende da un vecchio guardiano la storia dell'uomo dalla Maschera \u003Cmark>di\u003C/mark> Ferro che sarebbe \u003Cmark>stato\u003C/mark> prigioniero anche a Pinerolo e a Exilles. Il popolo cominciò a parlare \u003Cmark>di\u003C/mark> un fratellastro \u003Cmark>segreto\u003C/mark> (non gemello) del re \u003Cmark>di\u003C/mark> cui bisognava nascondere la somiglianza. La Maschera \u003Cmark>di\u003C/mark> Ferro morì nel 1703 e fu seppellito nel cimitero \u003Cmark>di\u003C/mark> Saint-Paul-des-Champs a Parigi sotto il nome \u003Cmark>di\u003C/mark> Marchioly. La storia era troppo ghiotta per sfuggire ai romanzieri. Da allora gli storici hanno avanzato diverse ipotesi, nessuna delle quali é mai stata provata con certezza. Bello o brutto, il volto é la cosa più nostra che abbiamo, che ci conferma nella nostra unicità nel mondo. Il sosia contesta questa unicità e ha sempre suscitato curiosità e paura, da Castore e Polluce, figli \u003Cmark>di\u003C/mark> Zeus, ai romanzi \"Il prigioniero \u003Cmark>di\u003C/mark> Zenda\" \u003Cmark>di\u003C/mark> Anthony Hope e \"La metà oscura\" \u003Cmark>di\u003C/mark> Stephen King ai film \"Le due sorelle\" \u003Cmark>di\u003C/mark> Brian De Palma e \"Inseparabili\" \u003Cmark>di\u003C/mark> David Cronenberg. Ogni eroe prima o poi incontra il suo sosia che può essere un gemello perduto o (nella fantascienza) un clone, un androide o il doppio venuto da un universo parallelo. Qualche volta non c'é spiegazione, il sosia esiste e basta. Il nostro migliore amico o il più subdolo dei nemici, colui che vuole prendere il nostro posto e toglierci tutto ciò che possediamo. \"Il signor D'Artagnan coprirà il volto del prigioniero con una maschera \u003Cmark>di\u003C/mark> ferro che egli non potrà mai togliersi, pena la vita.\" Buon ascolto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019.05.03-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":505,"snippet":506,"value":506},[249],"IL GEMELLO DEL RE - LA PERLA \u003Cmark>DI\u003C/mark> LABUAN 3/5/2019",[508,510],{"field":87,"matched_tokens":509,"snippet":502,"value":503},[66,65,66],{"field":90,"matched_tokens":511,"snippet":506,"value":506},[249],{"best_field_score":289,"best_field_weight":147,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":457,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":346,"first_q":34,"per_page":293,"q":34},12,["Reactive",517],{},["Set"],["ShallowReactive",520],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fkE9IbZcwbD-SSkjpfucKcdNkHv6rpmkiiT5l1d7iJTY":-1},true,"/search?query=segreto+di+stato"]