","Prigionieri per reati d'opinione in Europa: il caso di Seif","post",1716220703,[60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/detenzione-amministrativa/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/reati-dopinione/","http://radioblackout.org/tag/roma/","http://radioblackout.org/tag/seif/",[33,21,19,29,17,15],{"post_content":68,"post_title":73,"tags":76},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"Seif","in Italia il caso di \u003Cmark>Seif\u003C/mark>, finito nel Cpr di Ponte","Esprimere una opinione dissonante in Europa, ormai, è terrorismo o istigazione a delinquere. Quando si dice ciò che allo Stato non piace, si rischia il carcere o la deportazione.\r\n\r\nIn Francia, punta di diamante della rinnovata offensiva liberticida statale, dilagante contro chi protesta in solidarietà a Gaza è l’utilizzo del reato di “apologia del terrorismo”, che trae le sue origini nel reato di stampa che permise di reprimere il movimento anarchico alla fine del XIX secolo. Venendo all'oggi, in Italia i redattori di alcune pubblicazioni anarchiche - “Croce Nera Anarchica”, “Vetriolo” e “Bezmotivny” - sono sottoposti a procedimenti giudiziari in quanto accusati di responsabilità nella realizzazione di alcune azioni contro strutture e figure dello Stato e del capitale, perché queste azioni si sarebbero sviluppate sulla base dei “principi orientativi” esposti in alcuni articoli, quindi traendo slancio dalla “capacità istigatoria” delle pubblicazioni stesse.\r\n\r\nIn particolare dopo il 7 ottobre il reato di opinione si è esteso in Europa ben al di là della stampa anarchica, nei confronti di chiunque minacci di inceppare la mobilitazione bellica generale, anche a basse soglie di conflittualità reale.\r\nEmblematico in Italia il caso di \u003Cmark>Seif\u003C/mark>, finito nel Cpr di Ponte Galeria. Rifugiato politico dal 2013, per oltre nove anni ha lavorato in un liceo privato di Roma, l’esclusivo Chateaubriand, come educatore. Scosso dal genocidio perpetrato dallo Stato di Israele, ha commentato con rabbia le immagini delle devastazioni a Gaza su una chat privata. La notizia è arrivata agli organi amministrativi del liceo francese, tramite loro all'ambasciata francese e dunque allo Stato italiano che vuole espellerlo dall'Italia revocandogli lo status di rifugiato sulla base dell'art. 604-bis del c.p., che regola il delitto di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Oggi non è stata convalidata l'ordinanza di trattenimento a suo carico, ma l'inferno per \u003Cmark>Seif\u003C/mark> non è finito e questa vicenda è un precedente che presenta aspetti paradigmatici delle tendenze repressive in atto contro i nemici interni, tanto rispetto al reato comminato e al tentativo di revoca dello status di rifugiato, quanto per lo strumento della detenzione amministrativa utilizzato in maniera sempre più espansiva.\r\nNe parliamo con una compagna della Cassa di solidarietà la Lima:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/lalima.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRispetto alla convenienza degli strumenti amministrativi per reprimere, non è difficile cogliere analogie - a cambiare sono i documenti che si hanno in tasca - con ciò che si è verificato ad Atene, dove martedì scorso oltre 200 poliziotti hanno attaccato e sgomberato la facoltà di giurisprudenza dove gli universitari avevano piazzato le tende in solidarietà con Gaza. Dopo aver picchiato diversi studenti i poliziotti di Mitsotakis hanno portato 28 giovani nella questura centrale, dove è stata rispolverata una legge dei colonnelli che punisce chiunque si rifiuti di dare le impronte digitali. Gli studenti con i documenti greci sono stati rilasciati mentre nove cittadini europei, tra cui due con documenti italiani, sono stati rinchiusi nel centro di detenzione amministrativa di Amygdaleza per essere deportati.\r\n\r\nNe parliamo con una prigioniera:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/grecia.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":74,"snippet":75,"value":75},[70],"Prigionieri per reati d'opinione in Europa: il caso di \u003Cmark>Seif\u003C/mark>",[77,79,81,83,85,87],{"matched_tokens":78,"snippet":33},[],{"matched_tokens":80,"snippet":21},[],{"matched_tokens":82,"snippet":19},[],{"matched_tokens":84,"snippet":29},[],{"matched_tokens":86,"snippet":17},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[15],"\u003Cmark>seif\u003C/mark>",[91,97,100],{"field":34,"indices":92,"matched_tokens":94,"snippets":96},[93],5,[95],[15],[89],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":75,"value":75},"post_title",[70],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":71,"value":72},"post_content",[70],578730123365712000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":46,"score":108,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,3,"578730123365711979",{"document":110,"highlight":128,"highlights":133,"text_match":136,"text_match_info":137},{"cat_link":111,"category":112,"comment_count":46,"id":113,"is_sticky":46,"permalink":114,"post_author":49,"post_content":115,"post_date":116,"post_excerpt":52,"post_id":113,"post_modified":117,"post_thumbnail":118,"post_thumbnail_html":119,"post_title":120,"post_type":57,"sort_by_date":121,"tag_links":122,"tags":127},[43],[45],"77611","http://radioblackout.org/2022/10/77611/"," \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPubblichiamo il resoconto e un contributo di un compagno che si trova a Zarzis, in Tunisia:\r\n\r\n\"Da più di una settimane la città di Zarzis, al sud della Tunisia, è attraversata da movimenti di protesta che pretendono la verità dalle istituzioni dello Stato sulla scomparsa di 18 concittadini in mare.\r\n\r\nIl 21 settembre scorso 15 ragazzi, 2 ragazze e una bambina di un anno e due mesi, tutte di Zarzis, prendono il mare per entrare nella zona europea. Dopo alcuni giorni senza informazioni, le famiglie e l’associazione dei pescatori di Zarzis iniziano autonomamente le ricerche dopo aver sollecitato le autorità tunisine, quelle italiane e le NGO presenti nelle acque internazionali. Secondo Mejid Amor, portavoce dell’Associazione dei Pescatori, il 26 Settembre le operazioni dell’associazione si stoppano in seguito alla notizia, messa in circolazione dal Procuratore di Medenine, per cui la barca è stata intercettata dalla Guardia Costiera libica e che bisognava iniziare le trattative per la loro liberazione. La notizia regge – e con essa il sollievo delle famiglie – fino a quando, il 2 Ottobre, iniziano a circolare le immagini di un corpo ritrovato sulla vicina isola di Djerba. Dalle immagine e da un braccialetto al polso, la famiglia ne riconosce l’identità: è il corpo di Malek e il suo ritrovamento riapre l’ipotesi del naufragio. Altre due spedizioni dei pescatori monitorano tutte le coste tra Zarzis e Djerba. Il 9 Ottobre, durante la seconda giornata di ricerche, la foto di un corpo ritrovato in mare il 26 Settembre scorso viene riconosciuto dalla famiglia dai pantaloncini indossati; fino a prova contraria, è quello di Aymen (?). La domanda che ci si pone collettivamente a quel punto è: dov’è il corpo ritrovato il 26 settembre scorso? E dove sono tutti gli altri corpi segnalati durante le ricerche dei pescatori? La trama di retoriche e comunicazioni contraddittorie si strappa l’11 Ottobre: in occasione di un incontro ufficiale con il governatore del governatorato di Medenine, il delegato del prefetto,il vice-sindaco e le forze dell’ordine. Al sospetto che i corpi siano stati interrati nel cimitero degli stranieri senza test del DNA, le famiglie pretendono la riesumazione dei cadaveri interrati negli ultimi giorni. E’ nel cimitero “Jardin d’Afrique” che si ritrova il corpo della foto riconosciuta dalla famiglia il 9 Ottobre e ritrovato dai pescatori il 26 Settembre e che la famiglia è convinta fosse Aymen.\r\n\r\nNon è stato il mare bensì lo Stato a strappare figli e figlie al sacro gesto della sepoltura. Mercoledì 12 Ottobre la complicità delle istituzioni statali è approvata: gli studenti liceali attraversano la città durante tutta la giornata; i blocchi stradali si riproducono a più riprese nei punti nevralgici di Zarzis; gli uffici del comune e della delegazione occupati dalle famiglie e dalla popolazione. Nelle strade e negli spazi pubblici della città si creano cerchi o semicerchi di gente in cui rimbalzano rabbia e live fb.\r\n\r\nQuello che succede a Zarzis spacca il sentimento di vergogna che, normalmente, accompagna le famiglie di chi è scomparso e che alimenta le accuse alle famiglie degli harraga. Karim vive da 20 anni in Italia e sulla barca partita il 21 Settembre aveva sua moglie, Mouna Aouyda, e sua figlia, Sajda Nasr, di un anno e due mesi. Prima del 21 Settembre avevano ricevuto otto rifiuti alla loro domanda di congiungimento familiare. Il blocco stradale fatto nel suo quartiere, a Souilhel, dice: “è tutto quello che mi resta da poter fare tanto qui non ti ascolta nessuno, la giustizia dobbiamo cercarla da soli...sono due giorni che la strada è bloccata e nessuno è venuto a parlarmi, nessuno ci dice niente”.\r\n\r\nIn una dichiarazione al giornale Nawaat1 fatta il 14 Ottobre, dopo già 3 giorni dalla riesumazione dei corpi sepolti senza DNA al Jandin Afrique, il delegato del prefetto, Ezzedine Khelifi, afferma che dal 21 Settembre, quattro corpi sono stati interrati nel cimitero degli stranieri senza test del DNA. Le autorità non hanno proceduto al test per identificare i corpi dal momento che le famiglie pensavano i loro figli fossero ancora vivi.Avevano elementi capaci di provare la presenza delle 18 persone in Libia, per questo i test del DNA non sono stati reputati necessari.\r\n\r\n“Ma non è questione di essere necessario o meno, il test del DNA per la sepoltura di corpi non riconosciuti è e deve essere obbligatoria” afferma Chamseddine Marzouk a lungo volontario nel cimitero degli ignoti e poi allontanato dalla municipalità; “in una regolare sepoltura di un corpo non identificato, la Guardia Costiera deve comunicare alla municipalità e al procuratore della Repubblica (che per Zarzis ha sede a Mednine). Il corpo, sotto la responsabilità della municipalità, viene portato all’ospedale dove viene fatto il test del DNA e comunicato al procuratore che dà l’autorizzazione alla municipalità di seppellirlo. Ma è inutile risalire la scala delle responsabilità verso l’alto, piuttosto bisogna discenderla verso il basso: nella pratica più passaggi saltano o non sono veramente rispettati. Spesso le cose si risolvono con delle disattente telefonate o per fax. La municipalità e la Guardia Costiera lavorano sporco ci sono stati dei momenti in cui non sapevano dove interrare i corpi o come sbarazzarsene.\r\n“Dignità per tutti e test del DNA su tutti i corpi ritrovati” è anche il messaggio portato dagli studenti liceali di Zarzis; Non è possibile che nel 2022 dei corpi vengano ritrovati e buttati nel niente, è importante per chi resta di sapere dove è sepolto tua figlia o tuo figlio affermano un gruppo di studenti durante le loro mobilizzazioni. L’interramento di corpi senza test del DNA attraversa tutte le sponde del Mediterraneo centrale da ormai decenni, ad esserne testimone - in parte - è la lotta portata avanti dalle famiglie dei dispersi in mare riunitisi proprio a Zarzis agli inizi dello scorso Settembre e che, sollecitando più volte diverse istituzioni tra europee e italiane, non ha mai trovato né risposte né collaborazione.\r\n\r\nPoter ricollocare un corpo in una rete di affetti è un atto di dignità personale e collettiva. Le responsabilità delle istituzioni tunisine tradiscono il razzismo che da decenni viola questa dignità e che fa da matrice alle pratiche di controllo frontaliero in Europa e Mediterraneo: il ritardare le operazioni di soccorso in mare usato come strategia politica, i pushing-back degli harraga con ogni mezzo necessario, il disincentivare il movimento di persone senza documenti al costo della loro vita3 ne sono un esempio da anni. E’ anche a questa montagna di pratiche razziste che le mobilizzazioni sono reazione e quello che succede a Zarzis non riguarda solo Zarzis.\r\n\r\nNel momento in cui si scrive a Melek, Mouna, Mohammed Ali e Seifddine è stata data degna sepoltura; 14 sono le persone ancora disperse. Una comunicazione ufficiale della presidenza della repubblica garantisce le attività di ricerca lungo la costa e sottolinea, in chiusura, che la scomparsa dei corpi è il rischio che si corre facendo harraga e che la responsabilità è di chi decide di farlo. Nel pomeriggio dello stesso giorno l’associazione dei Pescatori di Zarzis, le famiglie, gli attivisti locali e la popolazione in solidarietà hanno chiesto all’UGTT e ai Sindacati dei Commercianti di indire uno sciopero generale per Martedì 18 Ottobre\"\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nAscolta e scarica il racconto di ciò che è accaduto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/tunisia.mp3\"][/audio]","17 Ottobre 2022","2022-10-17 17:45:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/2022-10-17-17.43.57.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Proteste a Zarzis, Tunisia",1666028224,[123,124,125,126],"http://radioblackout.org/tag/mar-mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/naufragi/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[31,27,25,23],{"post_content":129},{"matched_tokens":130,"snippet":131,"value":132},[70],"Melek, Mouna, Mohammed Ali e \u003Cmark>Seif\u003C/mark>ddine è stata data degna sepoltura;"," \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPubblichiamo il resoconto e un contributo di un compagno che si trova a Zarzis, in Tunisia:\r\n\r\n\"Da più di una settimane la città di Zarzis, al sud della Tunisia, è attraversata da movimenti di protesta che pretendono la verità dalle istituzioni dello Stato sulla scomparsa di 18 concittadini in mare.\r\n\r\nIl 21 settembre scorso 15 ragazzi, 2 ragazze e una bambina di un anno e due mesi, tutte di Zarzis, prendono il mare per entrare nella zona europea. 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L’arrivo in città della squadra di basket Israeliana “Maccabi Tel Aviv” è stato accompagnatao da una massiccia operazione di polizia, repressiva e razzista, che ha portato al fermo di sedici persone. Di queste, due sono le persone che sono state trasferite nel centro di detenzione amministrativa di Amygdaleza, sotto minaccia di deportazione. Mohamed e Ahmed: due compagni Egiziani che hanno deciso di non stare in silenzio davanti al genocidio che lo Stato sionista sta commettendo indisturbatamente nella striscia di Gaza.\r\n\r\nGrazie a Mohamed, che ci ha raccontato - tramite degli audio - la dinamica del suo arresto e lo stato della sua detenzione, è emerso come l’arbitrarietà e la convenienza delle procedure amministrative vengano utilizzate a fini prettamente politici e colpiscano più pesantemente chi non ha “i giusti documenti in tasca”.\r\n\r\nTracciare una linea di continuità con quello che succede in Italia non è difficile; per esempio ricordiamo il caso di Seif Bensouibat, che, nel 2024 - 11 anni dopo il riconoscimento del suo asilo politico - il suo status di rifugiato è stato messo in discussione nonché è stato rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria per aver postato sui propri canali social dei contenuti solidali con la resistenza palestinese. Un chiaro, ed ennesimo, segno del razzismo verso le persone arabofone che porta avanti l’Occidente e che va di pari passo con la repressione del movimento di solidarietà alla Palestina.\r\n\r\nAscolta il podcast qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Grecia-Egitto.mp3\"][/audio]","12 Dicembre 2024","2024-12-15 21:17:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/flat750x075f-pad750x1000f8f8f8-225x300-1-200x110.jpg","Tra ricatti e resistenze: il doppio standard della repressione","podcast",1734047800,[193,194,195,196,197],"http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/lotta/","http://radioblackout.org/tag/modello-israele/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[159,162,170,166,168],{"post_content":200},{"matched_tokens":201,"snippet":202,"value":203},[70],"esempio ricordiamo il caso di \u003Cmark>Seif\u003C/mark> Bensouibat, che, nel 2024 - 11","Ai microfoni di Harraga - trasmissione in onda su Radio Blackout ogni venerdì dalle 14.30 alle 16 - abbiamo parlato dell’utilizzo che lo Stato Greco sta facendo della detenzione amministrativa per colpire il movimento di solidarietà alla Palestina e reprimendo più duramente chi è oppresso lungo le linee di classe e razza.\r\n\r\nEmblematico in tal senso è ciò che è accaduto ad Atene lo scorso 12 Novembre. L’arrivo in città della squadra di basket Israeliana “Maccabi Tel Aviv” è stato accompagnatao da una massiccia operazione di polizia, repressiva e razzista, che ha portato al fermo di sedici persone. Di queste, due sono le persone che sono state trasferite nel centro di detenzione amministrativa di Amygdaleza, sotto minaccia di deportazione. Mohamed e Ahmed: due compagni Egiziani che hanno deciso di non stare in silenzio davanti al genocidio che lo Stato sionista sta commettendo indisturbatamente nella striscia di Gaza.\r\n\r\nGrazie a Mohamed, che ci ha raccontato - tramite degli audio - la dinamica del suo arresto e lo stato della sua detenzione, è emerso come l’arbitrarietà e la convenienza delle procedure amministrative vengano utilizzate a fini prettamente politici e colpiscano più pesantemente chi non ha “i giusti documenti in tasca”.\r\n\r\nTracciare una linea di continuità con quello che succede in Italia non è difficile; per esempio ricordiamo il caso di \u003Cmark>Seif\u003C/mark> Bensouibat, che, nel 2024 - 11 anni dopo il riconoscimento del suo asilo politico - il suo status di rifugiato è stato messo in discussione nonché è stato rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria per aver postato sui propri canali social dei contenuti solidali con la resistenza palestinese. 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Stiamo parlando da una parte di Seif, educatore nato in Algeria e in Italia dal 2013 e dall'altra il governo italiano e le sue polizie, riguardo al massacro attuato da Israele che da ottobre scorso in poi si sta intensificando nella striscia di Gaza. Con noi ai microfoni una compagna di Radio Onda Rossa, realtà che fin da subito ha trattato l'incredibile storia di Seif, continuando poi a dare voce anche alle iniziative di solidarietà organizzate in suo supporto. L'uomo di 38 anni, educatore per il liceo francese Chateaubriand di Roma, è finito nel vortice di una vicenda che è iniziata con una perquisizione in casa sua da parte dell'anti-terrorismo per cercare armi e/o esplosivi, scaturita nel conseguente licenziamento in tronco da parte della dirigente della scuola per cui lavorava, fino ad arrivare alla revoca del suo status di rifugiato politico in Italia e conseguente reclusione nel CPR di Ponte Galeria. Cosa ha scaturito tutto questo? Un paio di post in solidarietà alla resistenza palestinese contro gli attacchi di Israele postati sul profilo instagram dell'educatore, estenuato dall'escalation di morte e del silenzio di fronte a ciò, dei paesi occidentali. Giusto un paio di giorni prima della nostra diretta, il tribunale di Roma non ha convalidato la reclusione nel CPR di Seif determinandone la liberazione da quel luogo terrificante che è il centro di permanenza e rimpatrio, nonchè quello di Ponte Galeria in particolare. Ora l'educatore è circondato da amici e solidali che l'hanno sostenuto, ma intanto ha perso un lavoro che svolgeva da più di 10 anni e ha dovuto essere trattato con tanta brutalità ed ingiustizia solo per aver dichiarato di stare da una parte di una barricata.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_21_05_Elena-Radio-Onda-Rossa-su-vicenda-Seif.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di\r\nClemente delegato SGB per i macchinisti cargo e coordinatore di CMC\r\n(coordinamento macchinisti cargo) sullo sciopero precettato del 19/05/24:\r\n\"l'importante vertenza in atto ha portato il gruppo di lavoratori\r\nautorganizzato Assemblea Nazionale PdM/PdB a proclamare il suo terzo\r\nsciopero (supportata da CUB, SGB, USB)\" il giorno 16/05/24 tramite PEC\r\nveniva inoltrata l’Ordinanza 199 T di precettazione con differimento\r\ndello sciopero in programmato.\r\n\"L’Assemblea Nazionale PdM/PdB ha comunicato alla Commissione di Garanzia\r\nil differimento dello sciopero del 19 Maggio alla successiva Domenica (26 Maggio) con le stesse modalità e gli\r\nstessi orari.\"\r\nLa commissione di garanzia comunica che non ci sono i tempi tecnici per\r\npoter fare sciopero il 26:\r\n\r\n\"...la Commissione di Garanzia arriva a contestare i tempi di preavviso su\r\nuno sciopero che in realtà era già stato proclamato il 6 Aprile e poi\r\ndifferito per un precetto del Ministro.\"\r\n\r\nCon Clemente abbiamo fatto un bilancio anche dello sciopero di 24 ore del 16-17/05/2024 del trasporto merci e ci ha spiegato che in assemblea\r\nnazionale PdM /PdB il 27 maggio decideranno le azioni da fare in merito a precetazioni e prossimo sciopero.\r\n\r\n Buon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/F_m_21_05_Clemente-di-CMC-su-scioperi-passati-precettati-e-futuri.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon il terzo approfondimento torniamo a parlare di Palestina, grazie ad un'intervista ad un rappresentante del movimento australiano Trade Unionists for Palestine che abbiamo confezionato e poi ritrasmesso in diretta. Come i nostrani portuali di Genova e non solo, quest'unione di sindacati e lavoratori cerca di mettersi in mezzo all'ingranaggio della guerra, bloccando il materiale bellico destinato ad Israele. Abbiamo chiesto a loro come agiscono, che tipo di repressione subiscono in Australia per questo tipo di mobilitazioni e come cercano di coordinarsi a livello internazionale per rendere queste azioni sempre più efficaci.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Intervisa-a-Trade-unionists-for-palestine.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","24 Maggio 2024","2024-05-24 10:33:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/432983341_122146711016087425_7222080843644391532_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 21/05/2024",1716546825,[224],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[176],{"post_content":227},{"matched_tokens":228,"snippet":229,"value":230},[70],"parlando da una parte di \u003Cmark>Seif\u003C/mark>, educatore nato in Algeria e"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata è stato su di una storia che ai più viene da definire, assurda, pazzesca, ma che in realtà ci esplicita il livello di repressione reale nei confronti di chi oggigiorno osa esprimere dissenso rispetto ad una vicenda di portata internazionale, ma che il nostro Stato e le sue istituzioni pretendono di trattare in un modo univoco (soprattuto se a chi muovere quella critiche ha origini straniere). 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Notizia proprio di oggi: Seif Bensuibat, l'educatore del liceo Francese a Roma rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria è stato liberato. Seif era stato prima sospeso,poi licenziato dal suo luogo di lavoro, e infine, dopo avergli revocato lo status di rifugiato, è stato rinchiuso nel CPR di Roma di Ponte Galeria per avere condiviso dei post instagram sulla Palestina. Seif Bensuibat era residente in Italia con status di rifugiato da 10 anni.\r\nRicordiamo in questa sede anche Anan, Ali e Mansour che da diversi mesi sono in stato di arresto all'Aquila. Anan Yaeesh il 29 gennaio è stato arrestato all'Aquila con l'accusa di \"terrorismo\" in seguito ad una richiesta di estradizione da parte delle autorità Sioniste. L'Italia non accettò la richiesta di estradizione poichè neanche il governo italiano può negare la macchina di tortura che è il sistema penitenziario Sioniste, quindi non potendo permettere una estradizione verso una paese che pratica la tortura e dove i diritti dei detenuti non vengono rispettati, hanno invece accusato Anan e in seguito Ali e Mansour di fare parte di una cellula terroristica.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/black-in-22-maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nChiudiamo la puntata con un approfondimento sulle rivolte antifrancesi che stanno attraversando la Nuova Caledonia, collettività d'oltremare sui generis tuttora ancorata al sistema coloniale francese. La nuova Caledonia (il cui nome precoloniale è Kanaky) è principalmente abitata dal popolo Kanak, ma si trova una grossa percentuale di persone discendenti dai coloni europei, essendo stata l'isola inizialmente una colonia penale e poi di popolamento.\r\nDa una settimana la capitale Noumea è squassata dalle manifestazioni e dai blocchi stradali e dall'aereoporto, per protestare contro la nuova proposta francese di allargamento del corpo elettorale: chiunque sia residente nell'isola da almeno 10 anni avrà diritto di voto, causando così la messa in secondo piano della popolazione indigena Kanak, maggioritaria sull'isola. Oltre alle contigenze, come sempre, quello che le proteste di massa ci restituiscono è la messa in discussione di un sistema coloniale che non ha più futuro. Ne parliamo con Léopold Lambert, attivista e redattore della rivista \"The Funambolist\".\r\nSelecta musicale by Pix from Filp the Beat\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/black-in-kanaky-leopold-lambert.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nQui potrete trovare l'intervista integrale\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Leopold-lambert.mp3\"][/audio]","22 Maggio 2024","2024-05-22 15:47:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/XBEF2ENZOFFANDXP6DIW55645Q-e1716385485104-200x110.jpg","Rivolte in Nuova Caledonia",1716392827,[248,249,250,251],"http://radioblackout.org/tag/anticolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/nuova-caledonia/",[174,164,49,172],{"post_content":254},{"matched_tokens":255,"snippet":256,"value":257},[70],"Italia-Israele. 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