","Sharing economy. Contro il pink washing capitalistico e nuove alternative","post",1454592813,[61,62],"http://radioblackout.org/tag/roberto-ciccarelli/","http://radioblackout.org/tag/sharing-economy/",[33,15],{"post_content":65,"post_title":71,"tags":75},{"matched_tokens":66,"snippet":69,"value":70},[67,68],"sharing","economy","Di \u003Cmark>sharing\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark> ormai si sente parlare spesso,","Di \u003Cmark>sharing\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark> ormai si sente parlare spesso, ma in pochi parlano delle grandi contraddizioni all'interno di questa nuova tipologia di lavoro che si sta affermando sempre di più in Europa e che in America è già da tempo affermata, ma che attraverso una facciata di etica della condivisione nasconde lo sfruttamento e l'inesistenza di diritti e garanzie per i lavoratori, tipica di quello che ci viene spacciato per così dire come il \"capitalismo buono\" .\r\nMa ci sono possibili evoluzioni della \u003Cmark>sharing\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark> e anche alcune possibili alternative basate sul mutualismo, la cooperazione e l'auto-organizzazione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Roberto Ciccarelli, giornalista del Manifeso e filosofo.\r\n\r\n\u003Cmark>sharing\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark>\r\n\r\n ",{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":74},[73,68],"Sharing","\u003Cmark>Sharing\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark>. 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Lo scontro tra una casta come quella dei taxisti e Uber evidenzia un modello che organizza l'intera filiera sia produttiva che riproduttiva, in grado di usare questa rottura per ridisporre il lavoro su diverse basi e dove c'è un'organizzazione digitale del lavoro si riescono a dirigere tutti i passaggi capillarmente, abbassando tutte le tutele strappate in precedenza. Una peculiarità di questa new economy è che riesce a riorganizzarsi all'interno delle differenze, driblando pure in questo modo il sistema fiscale, quello stesso più volte paradossalmente evocato dai tassisti, che pure in quanto a evasione fiscale non hanno nulla da invidiare a nessuno.\r\n\r\nOvunque nel mondo, Uber è stato contrastato in mille modi, fino a inventare delle controApp, cercando di aggirare l'isolamento e inventando modi per conoscersi e incontrarsi, dimostrando come fosse importante la condivisione del posto di lavoro per compattare le masse al tempo del protocapitalismo. Ma l'orizzonte ora rimane ristretto, temporaneo – una temporalità dilatabile, su cui non si può costruire un'esistenza normale; non soltanto perché regolata da un algoritmo senza conoscere nemmeno i responsabili e organizzatori del proprio lavoro, i diretti superiori non li si vede mai.\r\n\r\nEsattamente per orientarci meglio in questi universi paralleli, fatti di padroncini, arroccati a difesa di regole obsolete che finiscono per ritorcersi contro di loro impiccandoli al mutuo per pagarsi la licenza, da un lato, e dall'altro imprese multinazionali feroci che applicano le regole deregolative, prive di diritti per le maestranze, neanche riconosciute come tali, abbiamo cercato conforto dapprima in un articolo de “il manifesto” che riportava i fatti esplicitamente, ma senza aggiungere nulla a letture novecentesche del mondo del lavoro e poi in uno stralcio de “il Sole 24 ore”, che invitava a superare l'impasse risarcendo con una mancia (riproducendo esattamente le letture precedenti alla rivoluzione digitale del capitalismo) i tassisti, invitati da “La Stampa” ad adeguarsi alla competizione, senza riuscire a risolvere il dilemma su quale campo sia più morale (sempre che esista una moralità nel capitalismo, antico come quello dei tassinari, o postmoderno, come quello di Uber), se esistano prospettive di normative condivisibili o meno (ma perlomeno esistenti o contro cui scagliarsi), o almeno da che parte schierarci; alla fine ci siamo rivolti a Floriano, un giovane ricercatore che si occupa proprio di queste nuove forme di capitalismo e riesce a districarsi nelle mille etichette di questo nuovo modello di capitalismo:\r\n\r\nUbervsTaxi","17 Febbraio 2017","2017-02-20 12:00:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"161\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver-300x161.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver-300x161.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/taxi_driver.jpg 648w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Uber: capitalismo estremo con conducente “temporaneo”",1487368789,[115,116,117,118,62,119,120],"http://radioblackout.org/tag/cottimo/","http://radioblackout.org/tag/milleproroghe/","http://radioblackout.org/tag/ncc/","http://radioblackout.org/tag/postcapitalismo/","http://radioblackout.org/tag/taxi/","http://radioblackout.org/tag/uber/",[122,123,124,125,15,23,18],"cottimo","milleproroghe","ncc","postcapitalismo",{"post_content":127,"tags":131},{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":130},[68],"precedenza. 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Piattaforme come Airbnb, che fino a poco fa sembravano inarrestabili, si trovano a crollare proprio a causa del loro precedente punto di forza, ovvero non avere strutture proprie e appoggiarsi ai privati. Qual è l'effetto plausibile sui mercati immobiliari, privati degli alti proventi degli affitti a breve termine? Che impatto ha tutto ciò, vista la pianificazione urbana che ha votato i centri storici ai flussi turistici che ora si trovano ad essere completamente deserti e svuotati? Ne abbiamo parlato con Sarah Gainsforth, autrice di 'Airbnb - città merce'.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/airbnb.mp3\"][/audio]","27 Marzo 2020","2020-03-27 11:53:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/città-deserte-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"164\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/città-deserte-300x164.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/città-deserte-300x164.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/città-deserte-768x421.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/città-deserte-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/città-deserte.jpg 900w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","AirBnb: piattaforme turistiche e mercato immobiliare in quarantena",1585309990,[170,171,172,173,174,175,176,177,178,179,62,180],"http://radioblackout.org/tag/affitti/","http://radioblackout.org/tag/airbnb/","http://radioblackout.org/tag/blackout/","http://radioblackout.org/tag/citta/","http://radioblackout.org/tag/coronavirus/","http://radioblackout.org/tag/covid/","http://radioblackout.org/tag/gentrification/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/mercato-immobiliare/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/turismo/",[182,183,184,185,186,187,188,50,189,190,15,191],"affitti","airbnb","blackout","città","coronavirus","covid","gentrification","mercato immobiliare","news","turismo",{"tags":193},[194,196,198,200,202,204,206,208,210,212,214,216],{"matched_tokens":195,"snippet":182},[],{"matched_tokens":197,"snippet":183},[],{"matched_tokens":199,"snippet":184},[],{"matched_tokens":201,"snippet":185},[],{"matched_tokens":203,"snippet":186},[],{"matched_tokens":205,"snippet":187},[],{"matched_tokens":207,"snippet":188},[],{"matched_tokens":209,"snippet":50},[],{"matched_tokens":211,"snippet":189},[],{"matched_tokens":213,"snippet":190},[],{"matched_tokens":215,"snippet":80},[67,68],{"matched_tokens":217,"snippet":191},[],[219],{"field":36,"indices":220,"matched_tokens":222,"snippets":224},[221],10,[223],[67,68],[80],{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":47,"score":226,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1157451471441625193",{"document":228,"highlight":252,"highlights":274,"text_match":93,"text_match_info":281},{"cat_link":229,"category":230,"comment_count":47,"id":231,"is_sticky":47,"permalink":232,"post_author":50,"post_content":233,"post_date":234,"post_excerpt":53,"post_id":231,"post_modified":235,"post_thumbnail":236,"post_thumbnail_html":237,"post_title":238,"post_type":58,"sort_by_date":239,"tag_links":240,"tags":249},[44],[46],"40607","http://radioblackout.org/2017/02/piattaforme-virtuali-capitalismo-reale/","«È la media company bellezza, e tu non puoi farci niente»\r\n\r\n \r\n\r\nUn po' per scantonare da questo bogartiano detournement che diventa cinico e nichilista da idealista e propositivo che era, un po' per verificare quali spazi rimangono ancora a disposizione per contrastare il mondo regolato da \"app\", \"servizi\" erogati attraverso smartphone, Weltanschauungen rese possibili soltanto attraverso il filtro del canale digitale – ma ormai da 40 anni si sa che il media è il messaggio –, è stato programmato da Euronomade e Macao a Milano il 3 e 4 marzo prossimi un convegno che potrebbe prospettarsi come una sorta di antidoto alla dittatura soft della Piattaforma, conciliante e suadente propositrice di aspetti individualmente apprezzabili e rassicuranti (sulla scorta dei dati “acquisiti”) che tendono a creare monadi blindate, atte ad acquisire gli input provenienti dalla Piattaforma. Salvo poi sciogliere l'individuo nell'acido del gruppo, solo aspetto che può costruirgli una dimensione tracciabile e riconoscibile dal canale stesso che gli conferisce un'esistenza come target, per quanto virtuale, ma che poi gli conferisce possibilità di parola solo come componente di un gruppo. E forse per questo uno dei nostri interlocutori, tra gli organizzatori del convegno, ci ha confessato in diretta di aver percepito il mittente di quella lettera Urbi et orbi di papa Zuckerberg come inviata da vero governante del mondo reale.\r\n\r\n \r\n\r\nCome diceva Demichelis ormai quasi un anno fa: «Se andiamo alle analisi di Michel Foucault sulla nascita del potere moderno come evoluzione del potere pastorale delle prime comunità cristiane; se (ancora Foucault) analizziamo i meccanismi psicologici e pedagogici insiti nelle discipline e poi nelle forme biopolitiche di potere e di governo (la governamentalità) degli uomini; se, ancora, guardiamo alle società di massa del Novecento, alle forme totalitarie di potere, al concetto di ideologia - ebbene, abbiamo la conferma di quanto le forme religiose siano ben presenti anche oggi, in tempi di apparente secolarizzazione ma soprattutto di mercato globale e di rete», una chiesa che «lega, connette, struttura ogni fedele in un sistema integrato, coerente e incessantemente replicato, fatto di discorsi, di narrazioni e di simboli, di riti e di miti che agiscono per produrre e ri-produrre nel tempo comportamenti, atteggiamenti, motivazioni, senso della vita. Dando un ordine generale e un senso unitario e omologante, quindi rassicurante, davanti all'incertezza della vita, facendo apparire come vera (e come il solo vero possibile) quella dottrina che deve essere praticata e che diventa verità normale, normata e indiscutibile»... un uomo nuovo voluto dal neoliberalsmo: «Un uomo di mercato, confuso con un mercato e una rete che sono disciplina e biopolitica/bioeconomia/biotecnica insieme (andando appunto a governare la vita intera dell'uomo, spogliandolo della sua individualità vera e della sua possibile autonomia)».\r\n\r\n \r\n\r\nE sempre a Foucault fa riferimento Tiziana Terranova in un articolo che, prendendo spunto da considerazioni a latere della lettera programmatica di Zuckerberg (che si propone come portabandiera della tradizione liberale americana – chiudendo con Lincoln, che era un presidente espresso dal partito repubblicano), può essere considerato summa dei temi che si discuteranno al convegno milanese: rischio della polarizzazione (con conseguente \"riduzione della diversità informativa\" – un aspetto che come radio ci tocca da vicino); algoritmi che vengono incontro al bisogno di pluralismo informativo di quell'individuo-massa (un aggiornamento dell'intuizione del Massa e potere di Elias Canetti di infiniti decenni fa?) che diventa protagonista del proprio annullamento nel “gruppo”; la differenziazione delle norme culturali, eterogenee rispetto ai riferimenti locali e ricondotte a un processo di valorizzazione globale, riproducendo la normazione foucaultiana su scala digitale planetaria, che si presenta come unica alternativa ai populismi localisti, proprio perché i social traggono vantaggio da “un mondo più aperto e connesso”, che identifica in terrorismo e cambiamento climatico le emergenze critiche.\r\n\r\n \r\n\r\nE centrale diventa il fatto che le comunità virtuali sono tali su piattaforma private, che gestiscono ed erogano ogni tipo di servizi (in questi giorni si è parlato a lungo dei differenti interessi contrapposti legati al servizio di trasporto che vede un'economia arcaica e potente in quanto lobby e una multinazionale digitale – con la nuova ferocia di sfruttamento “virtuale” che sta a monte di Uber – fondata sul capitalismo di piattaforma, come Foodora), all'interno di un'economia di mercato globale che non mette mai in discussione rapporti di proprietà e accumulazione di capitale; quello che viene messo in discussione è l'effettiva esistenza se non si può accedere alla rete, se non si è rintracciabili in Facebook: la morte civile. Dall'altro lato le reti appaiono davvero nella realtà delle general sociality utili anche per contrapporsi allo stesso potere capitalista, o per interpretare le potenzialità della rete o affrontare cataclismi a livello di piattaforme mediatiche, percepite addirittura come ludiche, pur avendo in nuce la forma del controllo sociale futuro.\r\n\r\n \r\n\r\nCome controllare un potere che non sembra un potere, che non si riesce a collocare fisicamente da qualche parte essendo una microfisica ovunque e in ogni luogo. Non solo per conoscere di cosa si dibatterà al convegno ma per avere qualche strumento per districarci nel groviglio di opinioni relative a tutto questo dibattito abbiamo interpellato Emauele Braga e Corrado Gemini per dipanare questo macrofenomeno che ha già integrato molte esistenze nell'ultimo decennio, che sono state modificate diventando\"profili\", anziché individui, nella disponibilità di un piano pervasivo che disegna i ruoli – spesso interscambiati – di sfruttati dalle piattaforme e consumatori di servizi delle app; il problema è forse individuare fino a che punto vanno combattute queste piattaforme come nella precedente fase del capitalismo si è fatto contro i padroni e quanto invece sfruttare la loro parte virtuosa come occasione per ridistribuire ricchezza e miglioramento delle condizioni di vita in un modo più sano, selezionandola dal fardello di repressione e schiavitù di cui sono portatrici, accentrando capitale in modo proporzionale alla precarizzazione degli individui coinvolti.\r\n\r\nCome ribaltare questo paradigma che si va vieppiù consolidando come capitalismo di piattaforma? quanto le filiere produttive, logistiche e distributive possono venire sfidate da piattaforme di stampo non prettamente capitalista nell'ottica di sfilarsi dal teorema del profitto derivante dallo sfruttamento? Si può tentare di decentrare questi enormi apparati globalizzanti, rendendoli a gestione aperta, arrivando a una forma coproprietaria delle piattaforme? O si tratta soltanto di tentare di applicare contro un padrone sfuggente e non identificabile (con cui non si può mai avere neppure un incontro diretto, celato dietro il paravento dell'automatismo regolativo) il passato – e sconfitto – modello di resistenza operato contro le forme di capitalismo moderno e premoderno? E all'opposto dietro questi algoritmi messi in campo dalle piattaforme si nascondono nuovi assetti che si stanno presentando come paradigma politico che interpreta il mondo nella sua interezza agendo sui gangli di tutto il mondo e non solo a livello locale o nazionale, riuscendo a organizzare la società globalmente e a esercitare un forte controllo su di essa?\r\n\r\nForse il 3 e 4 marzo al Macao di Milano non si riuscirà a elaborare una risposta a tutte queste domande, ma si cercherà di avviare il dibattito indispensabile per affrontarle. Intanto sentiamo le parole di Emanuele e Corrado:\r\n\r\nCapitalismodipiattaforma","27 Febbraio 2017","2017-03-01 23:10:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"176\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social-300x176.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social-300x176.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/chaplin_social.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Piattaforme virtuali, capitalismo 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podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Vi proponiamo il testo condiviso il testo condiviso con il Coordinamento contro la guerra e chi la arma\r\nAd oltre un anno dall’invasione russa dell’Ucraina che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ovunque assistiamo ad una crescente corsa al riarmo, all'aumento delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni belliche, con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite di noi tutti.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. Il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\n\r\nUcraina. Dal gruppo anarchico di Kharkiv\r\nVi proponiamo alcuni stralci dell’intervista a Lib,com del gruppo anarchico “assembly” di Kharkiv. Sulla guerra, gli arruolamenti forzati, lo sfruttamento dei lavoratori, le speculazioni sulla ricostruzione. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDue incontri sul futuro di Torino\r\n\r\nGiovedì 25 maggio\r\nore 20,30\r\nCittà delle armi? La nascita del nuovo Polo bellico e lo sbarco della Nato a Torino\r\nAnalisi e prospettive di lotta. \r\npresso la sala del Sereno Regis\r\nin via Garibaldi 13 A\r\n\r\nVenerdì 9 giugno \r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nCittà vetrina? Torino tra riqualificazioni escludenti e la precarietà delle vite povere e migranti\r\nInterverranno Giovanni Semi, sociologo, autore di numerosi studi sulla gentrification sotto la Mole e Francesco Migliaccio di Monitor\r\n\r\nVenerdì 2 giugno\r\nManifestazione antimilitarista\r\nPiazza Carignano ore 16 (se piove sotto i portici di piazza Carlo Alberto)\r\nContro le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la guerra e chi la arma\r\n\r\nVenerdì 16 giugno\r\nore 21\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nAbbattere le mura del cielo – Storie di anarchici e anarchiche e occupazioni a Milano tra il 1975 e il 1985.\r\nNe parliamo con Mauro Deagostini, autore del libro uscito per le edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[434],{"field":91,"matched_tokens":435,"snippet":431,"value":432},[67,430],1157451471441100800,{"best_field_score":438,"best_field_weight":439,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":47,"score":440,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"2211897868288",14,"1157451471441100913",6637,{"collection_name":328,"first_q":15,"per_page":284,"q":15},5,["Reactive",445],{},["Set"],["ShallowReactive",448],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$ftfIXpBym6PNWpmBW5ekT4qiGhSB6eFDv-RrjGEjrHZ8":-1},true,"/search?query=sharing+economy"]