","Pfas in Val Susa: l'imbarazzante teatrino di SMAT e soci dell'acqua contaminata","post",1712792085,[61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/pfas/","http://radioblackout.org/tag/smat/","http://radioblackout.org/tag/valsusa/",[15,65,66],"smat","valsusa",{"post_content":68,"post_title":73,"tags":76},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"SMAT","Dati, ricordiamolo, rilasciati ufficialmente da \u003Cmark>SMAT\u003C/mark>, che rivelano un livello di","A che punto siamo per quanto riguarda la delicata e ancora non chiara la situazione circa i livelli di contaminazione Pfas e Pfoa in Val di Susa?\r\n\r\nSono passati mesi ormai dal primo allarmante rapporto di Greenpeace Italia sui livelli elevati di sostanze chimiche polifluoroalchiliche o fluoruri alchilici (alcune cancerogene) nelle acque potabili degli acquedotti pubblici di almeno diciannove comuni valsusini. Dati, ricordiamolo, rilasciati ufficialmente da \u003Cmark>SMAT\u003C/mark>, che rivelano un livello di inquinamento sorprendentemente alto per zone montane, poco industrializzate e distanti dall’area più impattata da Pfas e Pfoa per la presenza della Solvay a Spinetta Marengo nell'alessandrino. \r\n\r\n\r\nDati che nutrono una immediata domanda: quali sono e dove si possono trovare le sorgenti di tali inquinanti? Domanda al momento, ancora del tutto evasa da parte delle istituzioni ed enti preposti al monitoraggio. Dati che nutrono una più che giustificata preoccupazione da parte dei cittadini valsusini e amministrazioni locali.\r\n\r\nPer affrontare questa situazione, \u003Cmark>SMAT\u003C/mark>, ASL To3, ARPA, l'Istituto Superiore di Sanità e l'Autorità d'ambito Torinese, accompagnate dalla Città Metropolitana di Torino e divers Unioni Montane dell'Alta Valle, hanno organizzato martedì 9 Aprile alle ore 11 un convegno a Bardonecchia, in Alta Val di Susa e tra i comuni coi livelli più alti registrati, col fine di fare luce sulla faccenda.\r\n\r\nIl convegno, piuttosto che affrontare di petto la questione presentando dati chiari e tentando di fare chiarezza, sembra essere stata una commedia tra il fantozziano e il distopico. Rassicurazioni, tentativi di sminuire la serietà del problema, visioni promozionali del presente/futuro acquedotto di valle di Rochemolles, opinioni contrarie e contraddittorie, ambiguità varie. Il tutto accompagnato da un controllo poliziesco degli ingressi e degli interventi nella sala.\r\n\r\nE, di fatto, l’incredibile e gravissima mancanza del non aver mostrato una tabella con i dati relativi all'inquinamento delle acque di Gravere, Susa, Chiomonte e dei 19 comuni della valsusa dove sono stati ritrovati i PFAS. Neanche una serie storica o una mappatura dei dati, creando molta confusione tra metodi di analisi e calcoli espressi con unità di misura sempre variabili. Un teatrino della tranquillizzazione forzata, tutto il contrario di quanto ci si poteva (e doveva) aspettare.\r\n\r\nUna evidente mancanza di volontà nell'affrontare con preparazione scientifica e serietà politica la questione, di dare risposte precise in merito ai rischi per la salute e di garantire le indagini necessarie a riportare le acque della valle ad avere 0 PFAS, come dovrebbe essere in un area montana. Nascondendosi dietro affermazioni banali, e false, del problema, come: “I PFAS sono ovunque e dovremo conviverci tutti” (parole espressamente dette dal Vicesindaco della Città Metropolitana).\r\n\r\nDelle ambiguità di \u003Cmark>Smat\u003C/mark> e soci dell'acqua, e della mancanze gravissime che emergono da parte delle istituzioni in torbida storia, ne parliamo con una compagna che vive in Val di Susa, che ci presenta inotre le prossime iniziative pubbliche per continuare a monitorare la situazione. Ascolta la diretta ai nostri microfoni:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/pfas_valsusa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa petizione nata per chiedere la messa al bando dei PFAS nelle acque potabili della ValSusa e in Italia, ed un resoconto del convegno:\r\n\r\nhttps://www.change.org/p/chiediamo-la-messa-al-bando-dei-pfas-nelle-acque-potabili-della-val-di-susa-e-in-italia/u/32499620\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":74,"snippet":75,"value":75},[70],"Pfas in Val Susa: l'imbarazzante teatrino di \u003Cmark>SMAT\u003C/mark> e soci dell'acqua 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tre giorni di sciopero della fame sotto il Comune, lo scorso giovedi Luca Incarnato, licenziato SMAT, ha avuto un colloquio con l'assessore Sacco, il quale ha promesso di fissare un incontro con i vertici dell'azienda entro dieci giorni.\r\n\r\nNel caso in cui ciò non avvenga, Luca è pronto a riprendere la protesta, anche da solo ma confidando nel sostegno di tutte e tutti, non solo perché vuole avere ciò che gli spetta ma anche per una questione di dignità, per dire al prossimo che di fronte alle ingiustizie non bisogna mai chinare la testa.\r\n\r\nAscolta l'intervista di stamattina a Luca:\r\n\r\nUnknown","8 Ottobre 2018","2018-10-10 20:49:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/immagini.quotidiano.net_-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/immagini.quotidiano.net_-300x168.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" 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ora senza reddito, che dopo una serie di appelli inascoltati intende intraprendere lo sciopero della fame.\r\n\r\nLa sua storia è abbastanza emblematica del tradimento di partiti e sindacati tradizionali nei confronti dei lavoratori.\r\n\r\nAscolta l'intervista a Luca:\r\n\r\nUnknown","1 Ottobre 2018","2018-10-03 12:34:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/183751635-d7dd14ce-da1f-4edf-a9f2-cb827428c454-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/183751635-d7dd14ce-da1f-4edf-a9f2-cb827428c454-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/183751635-d7dd14ce-da1f-4edf-a9f2-cb827428c454-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/183751635-d7dd14ce-da1f-4edf-a9f2-cb827428c454.jpg 560w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Licenziato da SMAT, inascoltato dal 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l’opposizione all’opera.\r\nQuesta mattina, 9 settembre, il presidio convocato alle 6.30 del mattino davanti alla prima area cantierizzata in via Nietzsche ha trovato prima ancora degli operai un folto schieramento di poliziotti.\r\nGli amici e amiche del parco hanno improvvisato una colazione, e tra un tè caldo e delle brioche hanno pazientemente atteso l’arrivo degli operai e dei mezzi di lavoro.\r\nQuando la colonna di camion e ruspe ha imboccato via Nietzsche non ha trovato la strada esattamente sgombra, così come era già successo mercoledì e venerdì scorso, e ha faticato parecchio per riuscire a raggiungere la recinzione di jersey di cemento e lamiera posizionate su di un prato antistante all’area del Galoppatoio. Le persone presenti al presidio hanno così rallentato di almeno quattro ore (mezza giornata lavorativa) l’avvio dei lavori salvo poi essere allontanate dalla strada a suon di strattoni e spintoni dalla polizia, come testimoniato da numerosi video ospitati da varie testate giornalistiche.\r\nDopo aver fatto un giro di controllo anche all’interno dell’area del Galoppatoio, in cui a breve cominceranno i lavori, il presidio si è sciolto dandosi appuntamento a DOMATTINA, sempre dalle 6.30 per continuare a osservare e rallentare questa opera inutile e dannosa!\r\n\r\nNel corso della settimana ci saranno altri eventi ed iniziative. Per ora in calendario:\r\n\r\n- tutte le mattine dalle ore 6.30 attività di monitoraggio dei lavori al parco\r\n\r\n- aperitivo di autofinanziamento al Meisino, giovedì 12 settembre dalle ore 18.\r\n\r\n- un aperitivo al ponte di San Mauro (lato Smat) alle 18.30 venerdì 13 settembre.\r\n\r\n- passeggiata nei luoghi del parco che verranno devastati. Ritrovo sabato 14 settembre, ore 15 piazza Gustavo Modena\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta e scarica la diretta con Elena del Comitato Salviamo il Meisino:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/salviamoilmeisino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","9 Settembre 2024","2024-09-09 17:59:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/459170765_502228642705768_1765179044002617999_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/459170765_502228642705768_1765179044002617999_n-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/459170765_502228642705768_1765179044002617999_n-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/459170765_502228642705768_1765179044002617999_n-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/459170765_502228642705768_1765179044002617999_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Salviamo il Meisino!",1725902086,[178,179,180],"http://radioblackout.org/tag/cementificazione/","http://radioblackout.org/tag/ecologismo/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[182,183,184],"cementificazione","ecologismo","torino",{"post_content":186},{"matched_tokens":187,"snippet":189,"value":190},[188],"Smat","ponte di San Mauro (lato \u003Cmark>Smat\u003C/mark>) alle 18.30 venerdì 13 settembre.\r","Proseguono i lavori per la Cittadella dello Sport al Parco del Meisino ma prosegue anche l’attività di chi, raggiunte le 9 mila e duecento firme della petizione online, non si dà per vintx e continua con la vigilanza e l’opposizione all’opera.\r\nQuesta mattina, 9 settembre, il presidio convocato alle 6.30 del mattino davanti alla prima area cantierizzata in via Nietzsche ha trovato prima ancora degli operai un folto schieramento di poliziotti.\r\nGli amici e amiche del parco hanno improvvisato una colazione, e tra un tè caldo e delle brioche hanno pazientemente atteso l’arrivo degli operai e dei mezzi di lavoro.\r\nQuando la colonna di camion e ruspe ha imboccato via Nietzsche non ha trovato la strada esattamente sgombra, così come era già successo mercoledì e venerdì scorso, e ha faticato parecchio per riuscire a raggiungere la recinzione di jersey di cemento e lamiera posizionate su di un prato antistante all’area del Galoppatoio. 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Queste particelle, una volta immesse in natura sono impossibili da degradare, alcune di esse si accumulano nel nostro corpo causando problemi per la salute, essendo cancerogene.\r\n\r\nL'operazione di Greenpeace è stata quella di accedere agli atti per verificare la percentuale di queste particelle nell'acqua potabile e il risultato è stato piuttosto sorprendente, infatti la presenza di queste sostanze non riguarda soltanto l'alessandrino, zona in cui da anni è stata denunciata la responsabilità dell'azienda Solvay nell'aver inquinato le falde acquifere, ma molti comuni della città metropolitana di Torino e della Val Susa. L'Asl e Smat hanno fornito i dati secondo cui 125mila cittadini piemontesi hanno ricevuto nelle loro case acqua con almeno una sostanza cancerogena.\r\n\r\nCome sottolinea Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, in base ai dati non è semplice ricostruire l'origine della contaminazione perché i pfas sono sostanze non regolamentate e in circolazione da più di 70 anni, ma in alcune fonti si possono riconoscere una causa, ad esempio le discariche, i trattamenti di acque reflue o aziende, come la Solvay. Il caso della Val Susa è particolare essendo un'area montana e poco industrializzata, dunque sarà fondamentale chiedere approfondimenti urgenti da parte degli enti preposti, come l'Arpa, in quanto occorre intervenire all'origine della contaminazione. In questo territorio è immediato il collegamento con la forte presenza dei cantieri della devastazione del tav, in questo senso occorrerà individuare chi dovrà incaricarsi di verificare la questione andando a sottolineare la responsabilità politica di chi ha il dovere di tutelare la salute pubblica, ossia la Regione Piemonte.\r\n\r\nAi microfoni Giuseppe Ungherese\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Pfas-greenpeace-2024_02_08_2024.02.08-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","9 Febbraio 2024","2024-02-09 09:29:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"158\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-300x158.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-300x158.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-1024x538.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2-768x403.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/proxy-image-2.jpeg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pfas: acqua potabile contaminata in città metropolitana e in Val Susa.",1707470970,[211,212,61,213,214],"http://radioblackout.org/tag/acqua-pubblica/","http://radioblackout.org/tag/inquinamento/","http://radioblackout.org/tag/tav/","http://radioblackout.org/tag/val-susa/",[216,217,15,218,219],"acqua pubblica","inquinamento","tav","val susa",{"post_content":221},{"matched_tokens":222,"snippet":223,"value":224},[188],"della Val Susa. 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In questo territorio è immediato il collegamento con la forte presenza dei cantieri della devastazione del tav, in questo senso occorrerà individuare chi dovrà incaricarsi di verificare la questione andando a sottolineare la responsabilità politica di chi ha il dovere di tutelare la salute pubblica, ossia la Regione Piemonte.\r\n\r\nAi microfoni Giuseppe Ungherese\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Pfas-greenpeace-2024_02_08_2024.02.08-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[226],{"field":94,"matched_tokens":227,"snippet":223,"value":224},[188],{"best_field_score":132,"best_field_weight":195,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":196,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},{"document":230,"highlight":250,"highlights":255,"text_match":130,"text_match_info":258},{"cat_link":231,"category":232,"comment_count":47,"id":233,"is_sticky":47,"permalink":234,"post_author":50,"post_content":235,"post_date":236,"post_excerpt":53,"post_id":233,"post_modified":237,"post_thumbnail":238,"post_thumbnail_html":239,"post_title":240,"post_type":58,"sort_by_date":241,"tag_links":242,"tags":246},[44],[46],"77131","http://radioblackout.org/2022/09/scarsita-energetica-quali-alternative/","Abbiamo approfondito con Oscar di Pro Natura la questione energetica e le implicazioni di soluzioni \"alternative\", come idrogeno e gas metano, promosse nel quadro del PNNR nel contesto di scarsità energetica.\r\n\r\nPer quanto riguarda il gas metano occorre sottolineare quali conseguenze per l'ambiente, la vita umana, i territori potrebbe alimentare questa scelta. Il biometano per esempio, proveniente dai rifiuti, ha una serie di implicazioni da tenere in conto. Vi sono poi altri aspetti correlati, come l'esplosione di richieste di impianti, inceneritori, progetti per la produzione di questa fonte energetica. In Piemonte, le richieste in corso per questi progetti, se autorizzate nella totalità, esprimerebbero una disponibilità impiantistica che ricoprirebbe più del doppio della produzione prevista di rifiuti a livello regionale. Questa è uno degli elementi che fa capire che si tratti di un business, oltre alle questioni riguardanti l'agroindustria e gli allevamenti intensivi.\r\n\r\nQuando si parla di riduzione dei consumi si parla di costi scaricati verso il basso, di responsabilità individuale di una decrescita da considerare necessaria, mentre il consumo, il profitto e la speculazione delle aziende private non vengono messi in discussione. Anche nella nostra città ci sono degli esempi concreti di questa dinamica in cui il pubblico per mirare al risanare il proprio debito appalta servizi essenziali ad aziende private, multiutilities come Iren o Smat, all'interno delle quali, nonostante il 51% di partecipata pubblica non c'è un reale margine di ingerenza. Infatti, questi utili vanno a vantaggio del restante 49% di proprietà, ossia fondi privati, e altro. Ciò a cui bisognerebbe ambire è far sì che diminuiscano i margini di guadagno e impedire che il costo venga scaricato sul cliente, oltre a un ragionamento che comprenda una radicale \"decrescita\" di chi sta ai piani alti della società e detta un'agenda di profitto, produzione e consumo che non ha altro futuro se non quello della distruzione del pianeta e di chi lo abita.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/Pro-natura-2022_09_15_2022.09.15-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","19 Settembre 2022","2022-09-20 15:56:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/download-2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/download-2.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Scarsità energetica: quali \"alternative\" ?",1663602616,[243,244,245],"http://radioblackout.org/tag/energia/","http://radioblackout.org/tag/gas/","http://radioblackout.org/tag/speculazione/",[247,248,249],"energia","gas","speculazione",{"post_content":251},{"matched_tokens":252,"snippet":253,"value":254},[188],"private, multiutilities come Iren o \u003Cmark>Smat\u003C/mark>, all'interno delle quali, nonostante il","Abbiamo approfondito con Oscar di Pro Natura la questione energetica e le implicazioni di soluzioni \"alternative\", come idrogeno e gas metano, promosse nel quadro del PNNR nel contesto di scarsità energetica.\r\n\r\nPer quanto riguarda il gas metano occorre sottolineare quali conseguenze per l'ambiente, la vita umana, i territori potrebbe alimentare questa scelta. 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Hanno riaperto i cassetti e sparato tutte le vecchie cartucce. Promettono di tagliare le tasse e di aumentare le pensioni, rispolverano il federalismo fiscale hard. Fanno una campagna vecchio stile. I consiglieri comunali bolognesi fanno pulizia (etnica) all’ospedale di Bologna, Maroni fa finta di non essere stato al governo sino a ieri.\r\nUn miraggio è meglio del conto dal droghiere, delle bollette da pagare, del lavoro che non c’è, della precarietà che è meglio del nulla.\r\nPer gli ammalati di nuovismo, forse la più grave delle malattie novecentesche, l’offerta varia tra giustizialisti populisti e giustizialisti d’antan.\r\nIl Grillo urlante sogna un Berlusconi/Pinocchio trascinato via dai carabinieri, a Ingroia i panni del giudice stanno sin troppo bene: non deve certo far fatica a entrare nel personaggio.\r\nSin qui il marketing. 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Il Novecento era finito, i partiti novecenteschi, fatti di grandi apparati, di amici/compagni/camerati, di strutture pesanti e idee che plasmavano di se il mondo non servivano più. La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di casalinghe che si calavano le mutande in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò uno stile politico che si confondeva, a volte persino anticipava l’Italia gridata e scorreggiona che esplose in televisione.\r\nI politici della prima repubblica parlavano e vestivano come mummie in grigio, solo ai sindacalisti era concesso togliere la giacca, gridare, mostrare l’ascella pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, smaterializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno. Persino il papa si adegua, inaugurando l’anno santo del 2000 con una mantellina da arlecchino con gli strass.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine il regolamento di conti intrapreso da Bettino Craxi, l’unico leader della Prima Repubblica che si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nGli ammortizzatori servono quando il conflitto sociale è tanto forte da mettere in gioco l’esistenza stessa di un sistema politico e sociale basato sul diritto alla proprietà privata. In un mondo diviso in blocchi, con un partito comunista forte come il PCI, la socialdemocrazia era la miglior garanzia di mantenimento del capitalismo. Ma. La socialdemocrazia costa e ai padroni non piace spendere per\r\ntenere buoni i lavoratori: appena possibile passano all’attacco.\r\n\r\nCome tutti sanno Berlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. 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Mario Monti si butta e prova a scavarsi un proprio ambito di potere, muovendosi con accortezza, per fungere da ago della bilancia.\r\nMonti, come Bersani, Ingroia e, in parte, anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai tempi della prima repubblica.\r\nOggi serve una faccia, un corpo, che riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale da una legislatura all’altra.\r\nÈ il trionfo del berlusconismo, dello spettacolo che si fa politica.\r\nChi poteva interpretare meglio questa parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.\r\nIn Italia il ruolo tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se, facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.\r\nGrillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nQuando parla le piazze si riempiono di spettatori, che vanno via appena prendono la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nLa sinistra che ama la democrazia partecipativa, il commercio equo, che guevara sulle magliette, la fiom e la mamma ha provato a giocare la carta della costruzione dal basso di un “soggetto politico nuovo” sin dalla scorsa primavera, quando nacque il cartello di A.L.B.A. Lo scopo era contrastare il M5S sul terreno della giustizia e della democrazia dal basso. L’operazione ha mostrato la sua povertà quando dalle chiacchiere si è passati alle liste. L’accozzaglia dei vari Ferrero, Diliberto, Di Pietro ha riproposto sotto altra veste gli stessi partiti che avevano sostenuto le scelte più antipopolari del governo Prodi. Le anime più sensibili di Alba si sono sfilate dall’operazione “Rivoluzione civile”, il gioco delle poltrone è andato avanti.\r\n\r\nPresto la campagna elettorale finirà. Non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare che il nuovo governo, chiunque vinca e persino se non vincesse nessuno, metterà in campo altri tagli ai servizi ed un ulteriore affondo sul fronte del lavoro, riaprendo l’agenda nel medesimo punto dove l’ha chiusa Monti.\r\nOggi più che mai la partita vera o si gioca altrove o non si gioca. La scommessa della partecipazione diretta, dell’apertura di spazi politici non statali, si pratica nella materialità delle lotte. Quando il dominio si palesa in tutta la propria crudezza o si fugge o si resiste. Nella resistenza si apre la possibilità di costruire spazi per una ri-appropriazione dal basso della politica. Lì nascono assemblee permanenti, libere repubbliche, zone temporaneamente autonome dove si sperimenta la una sottrazione dall’istituito che non è esodo, né marginalità ma concreta, seppur parziale, secessione simbolica e materiale dal controllo dello Stato e dalla logica feroce del profitto.","20 Febbraio 2013","2018-10-17 23:00:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/02/Yo-no-voto-590x400-color-200x110.jpg","Grillo, Pinocchio e gli altri",1361386260,[353,354,355,356],"http://radioblackout.org/tag/autogestione/","http://radioblackout.org/tag/autogoverno/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/no-voto/",[288,286,282,280],{"post_content":359},{"matched_tokens":360,"snippet":361,"value":362},[65],"pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, \u003Cmark>smat\u003C/mark>erializzato, dimenticato fa irruzione nella scena","Tra lo spettacolo della politica e la politica spettacolo si sta consumando l'ultima campagna elettorale.\r\nAnarres l'ha seguita con tre lunghe chiacchierate realizzate in altrettante puntate della trasmissione.\r\nVe le proponiamo assieme ad un articolo di prossima uscita sul settimanale Umanità Nova.\r\nAscolta l'intervento di Pietro: 2013 01 13 stara elezioni\r\n\r\nQuello di Stefano: 2013 02 08 capello grillo \r\n\r\ne di Francesco: 2013 02 15 elezioni\r\n\r\nMonti ha chiamato l’esperto di immagine di Barack Obama per una consulenza sulla propria campagna elettorale. Da allora lo stile del professore è cambiato: messe da parte le vesti del tecnico autorevole e pacato, ha indossato i panni del leader responsabile ma deciso, che ha un percorso proprio e nessuna alleanza precostituita.\r\nCon buona pace del PD che ha finito con il recitare la parte del fidanzato cornuto e geloso che non può fare a meno dell’amata. Un stile che non attira certo i voti. L’esperto di comunicazione di Bersani non è certo all’altezza di quelli di Monti. I manifesti elettorali in stile vecchio apparatnik su sfondo grigio topo portano sfiga solo a vederli.\r\nMeglio, decisamente meglio, Berlusconi, che tira fuori tutto il proprio repertorio di gag, frizzi e lazzi, sparandole sempre più grosse ma toccando in una frase il cuore di tanti. La restituzione dell’IMU è come la lotteria: tutti sanno che vincere è improbabile, ma la sola possibilità fa vendere milioni di biglietti.\r\nMaroni e i suoi arrancano ma non sono da meno. Hanno riaperto i cassetti e sparato tutte le vecchie cartucce. Promettono di tagliare le tasse e di aumentare le pensioni, rispolverano il federalismo fiscale hard. Fanno una campagna vecchio stile. I consiglieri comunali bolognesi fanno pulizia (etnica) all’ospedale di Bologna, Maroni fa finta di non essere stato al governo sino a ieri.\r\nUn miraggio è meglio del conto dal droghiere, delle bollette da pagare, del lavoro che non c’è, della precarietà che è meglio del nulla.\r\nPer gli ammalati di nuovismo, forse la più grave delle malattie novecentesche, l’offerta varia tra giustizialisti populisti e giustizialisti d’antan.\r\nIl Grillo urlante sogna un Berlusconi/Pinocchio trascinato via dai carabinieri, a Ingroia i panni del giudice stanno sin troppo bene: non deve certo far fatica a entrare nel personaggio.\r\nSin qui il marketing. Ossia il 90% di quello che c’é.\r\n\r\nChi scrive non sa come andranno le elezioni, ma sa già chi è il vincitore morale di questa partita elettorale.\r\nQuando si dimise, poco più di un anno fa, diversi editorialisti scrissero che era finita un’epoca, che il berlusconismo era morto. Un anno dopo, persino se dovesse perdere malamente le elezioni, Berlusconi avrebbe vinto, perché la sua Italia è più viva che mai.\r\nSe la Milano di Craxi era da bere, l’Italia di Berlusconi è da mangiare, digerire, sputare per poi affondare nuovamente i denti nella carne viva.\r\nA tanti anni da tangentopoli, quando gli ingenui pensarono che le inchieste del pool di “mani pulite” avrebbero creato la via giudiziaria al rinnovamento morale, sappiamo che quelle inchieste furono lo strumento per esodare in fretta e furia un blocco politico che, caduto il muro di Berlino, aveva perso ogni ragion d’essere. Il Novecento era finito, i partiti novecenteschi, fatti di grandi apparati, di amici/compagni/camerati, di strutture pesanti e idee che plasmavano di se il mondo non servivano più. La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di casalinghe che si calavano le mutande in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò uno stile politico che si confondeva, a volte persino anticipava l’Italia gridata e scorreggiona che esplose in televisione.\r\nI politici della prima repubblica parlavano e vestivano come mummie in grigio, solo ai sindacalisti era concesso togliere la giacca, gridare, mostrare l’ascella pezzata.\r\nIl corpo, negato, ingessato, \u003Cmark>smat\u003C/mark>erializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno. Persino il papa si adegua, inaugurando l’anno santo del 2000 con una mantellina da arlecchino con gli strass.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine il regolamento di conti intrapreso da Bettino Craxi, l’unico leader della Prima Repubblica che si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nGli ammortizzatori servono quando il conflitto sociale è tanto forte da mettere in gioco l’esistenza stessa di un sistema politico e sociale basato sul diritto alla proprietà privata. In un mondo diviso in blocchi, con un partito comunista forte come il PCI, la socialdemocrazia era la miglior garanzia di mantenimento del capitalismo. Ma. La socialdemocrazia costa e ai padroni non piace spendere per\r\ntenere buoni i lavoratori: appena possibile passano all’attacco.\r\n\r\nCome tutti sanno Berlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. Peccato che i più non si siano accorti della differenza, al di là dei circoli ristretti dove si spartiscono nomine e benefici.\r\nBerlusconi viene obbligato ad abdicare perché il mantenimento del blocco sociale che lo sostiene non consente la rapida attuazione di politiche di contenimento del debito pubblico, che oltre a colpire i salariati, stringano in una morsa anche la parte bassa del ceto medio. Berlusconi non poteva permettersi di reintrodurre la tassa sulla casa o di toccare ancora le pensioni. Monti, l’uomo delle banche, invece sì. Il partito democratico si accoda nella speranza di poter andare al governo, facendo fare ad altri il lavoro sporco.\r\nNel gioco delle tre carte che ciascuno fa credendo di sapere dove sia quella giusta, esce fuori il Jolly che le scompagina. Mario Monti si butta e prova a scavarsi un proprio ambito di potere, muovendosi con accortezza, per fungere da ago della bilancia.\r\nMonti, come Bersani, Ingroia e, in parte, anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai tempi della prima repubblica.\r\nOggi serve una faccia, un corpo, che riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale da una legislatura all’altra.\r\nÈ il trionfo del berlusconismo, dello spettacolo che si fa politica.\r\nChi poteva interpretare meglio questa parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.\r\nIn Italia il ruolo tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se, facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.\r\nGrillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nQuando parla le piazze si riempiono di spettatori, che vanno via appena prendono la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nLa sinistra che ama la democrazia partecipativa, il commercio equo, che guevara sulle magliette, la fiom e la mamma ha provato a giocare la carta della costruzione dal basso di un “soggetto politico nuovo” sin dalla scorsa primavera, quando nacque il cartello di A.L.B.A. Lo scopo era contrastare il M5S sul terreno della giustizia e della democrazia dal basso. L’operazione ha mostrato la sua povertà quando dalle chiacchiere si è passati alle liste. L’accozzaglia dei vari Ferrero, Diliberto, Di Pietro ha riproposto sotto altra veste gli stessi partiti che avevano sostenuto le scelte più antipopolari del governo Prodi. Le anime più sensibili di Alba si sono sfilate dall’operazione “Rivoluzione civile”, il gioco delle poltrone è andato avanti.\r\n\r\nPresto la campagna elettorale finirà. Non ci vuole una sfera di cristallo per indovinare che il nuovo governo, chiunque vinca e persino se non vincesse nessuno, metterà in campo altri tagli ai servizi ed un ulteriore affondo sul fronte del lavoro, riaprendo l’agenda nel medesimo punto dove l’ha chiusa Monti.\r\nOggi più che mai la partita vera o si gioca altrove o non si gioca. La scommessa della partecipazione diretta, dell’apertura di spazi politici non statali, si pratica nella materialità delle lotte. Quando il dominio si palesa in tutta la propria crudezza o si fugge o si resiste. Nella resistenza si apre la possibilità di costruire spazi per una ri-appropriazione dal basso della politica. Lì nascono assemblee permanenti, libere repubbliche, zone temporaneamente autonome dove si sperimenta la una sottrazione dall’istituito che non è esodo, né marginalità ma concreta, seppur parziale, secessione simbolica e materiale dal controllo dello Stato e dalla logica feroce del profitto.",[364],{"field":94,"matched_tokens":365,"snippet":361,"value":362},[65],578730089005449300,{"best_field_score":368,"best_field_weight":195,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":369,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":19},"1108074561536","578730089005449329",{"document":371,"highlight":387,"highlights":392,"text_match":366,"text_match_info":395},{"comment_count":47,"id":372,"is_sticky":47,"permalink":373,"podcastfilter":374,"post_author":268,"post_content":375,"post_date":376,"post_excerpt":53,"post_id":372,"post_modified":377,"post_thumbnail":378,"post_title":379,"post_type":305,"sort_by_date":380,"tag_links":381,"tags":386},"12682","http://radioblackout.org/podcast/fabbrica-leggera-e-lavoro-pesante-dieci-anni-dopo-la-morte-del-padrone/",[],"Dieci anni dopo la sua morte, Gianni Agnelli, che pure ha segnato la transizione al post capitalismo, è oggi l’emblema di un modello ormai scomparso. Il modello della fabbrica pesante, della fabbrica che si fa città e modella intorno a se lo sviluppo urbano: basta guardare la pianta di Torino per rendersene conto. L’area che delinea gli stabilimenti di Mirafiori è enorme, un gigantesco quadrato che ci racconta una storia con la sola arroganza del proprio esserci.\r\nÈ venuto il presidente della Repubblica, il post comunista Napolitano, il vescovo Nosiglia ha celebrato la messa, il tristo Fassino ha benedetto la giornata, poi, con il laborioso rituale di una Torino che ha elevato il proprio provincialismo a vezzo sottilmente intellettuale, la visita al quotidiano del padrone e il pranzo al Cambio, simbolo decisamente retrò, tra agnolotti e decori un po’ appassiti.\r\nOggi i ricchi mangiano altrove. Tra gelatine e frullati, odori e suggestioni anche il cibo si smaterializza, si fa gioco di inganni, esperienza estetica. \r\nNon poteva mancare la commozione dell’operaio che ricorda la stretta di mano nel giorno della pensione, il ringraziamento per i 40 anni di vita rubata, la memoria di un giorno indimenticabile.\r\nLa “nuova” Torino, quella del Lingotto trasformato in centro commerciale, del grattacielo della Banca, di una Mirafiori ridotta a cinquemila cassaintegrati, scatola vuotata, mero simbolo di un potere la cui materialità è altrove, resta sullo sfondo, impalpabile.\r\nLa Fiat si è lasciata Torino alle spalle ma ha ancora bisogno del fantasma della Fabbrica pesante, della fabbrica che incide il territorio, per portare a termine la transizione. E per celebrare la propria vittoria. Ci sono voluti tren’anni per piegare la classe operaia di questa città, quella che tante volte ha fatto tremare i padroni.\r\nOggi nelle periferie schiacciate dalle ricette contro la crisi il ricatto del lavoro è una cappa pesante. Il disciplinamento dei lavoratori immigrati ha fatto da modello per il disciplinamento di tutti i lavoratori, scommettendo sulla guerra tra poveri e sulla paura.\r\nMa proprio nelle periferie dove campare la vita è più difficile comincia a sentirsi un’aria nuova. Per ora è solo un borbottio, una lieve effervescenza, un’invettiva lanciata tra i banchi del mercato di piazza Cerignola, tra i vecchi dell’immigrazione di ieri e i ragazzi di quella di oggi. Domani chi sa?\r\nQui, in un sabato di gennaio, con una mostra montata su trabiccolo di cassette per la frutta, che raccontava delle baracche di Rosarno, del cottimo, dei caporali, della rivolta, qui abbiamo incontrato gente capace di memoria, la memoria delle lotte dei propri padri braccianti, del proprio lavoro nella città della Fiat, gente consapevole che cambiare si può solo con la lotta.\r\nAscolta la lunga chiacchierata radiofonica con Simone, avvocato del lavoro e anarchico. Una chiacchierata su questa città, dove il futuro che non è più quello di una volta: 2013 01 25 simone africani come noi","27 Gennaio 2013","2018-10-17 22:11:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/01/giorgio-napolitano-200x110.jpg","Fabbrica leggera e lavoro pesante. 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Ci sono voluti tren’anni per piegare la classe operaia di questa città, quella che tante volte ha fatto tremare i padroni.\r\nOggi nelle periferie schiacciate dalle ricette contro la crisi il ricatto del lavoro è una cappa pesante. Il disciplinamento dei lavoratori immigrati ha fatto da modello per il disciplinamento di tutti i lavoratori, scommettendo sulla guerra tra poveri e sulla paura.\r\nMa proprio nelle periferie dove campare la vita è più difficile comincia a sentirsi un’aria nuova. Per ora è solo un borbottio, una lieve effervescenza, un’invettiva lanciata tra i banchi del mercato di piazza Cerignola, tra i vecchi dell’immigrazione di ieri e i ragazzi di quella di oggi. 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