","I rom di via Asti. Lettera al quartiere","post",1446568226,[65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/baraccopoli-di-lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/ex-caserma-la-marmora/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/social-housing/","http://radioblackout.org/tag/via-asti/",[38,71,15,34,30],"ex caserma la marmora",{"post_content":73,"tags":79},{"matched_tokens":74,"snippet":77,"value":78},[75,76],"social","housing","Stura Lazio e di vari \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark> ora di casa in via","In via Asti, dove ottanta uomini, donne e bambini hanno occupato domenica una palazzina nell'ex Caserma La Marmora, fervono i lavori per arredare la nuova casa.\r\nDa ieri in tutte le stanze c'è la luce. Ogni giorno alle 18 c'è un'assemblea.\r\nTeso il rapporto con i vicini di Terra del Fuoco, gli occupanti occupati, che vorrebbero sbarazzarsi dei nuovi, indesiderati vicini.\r\n\r\nOggi gruppi ex abitanti della baraccopoli di lungo Stura Lazio e di vari \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark> ora di casa in via Asti hanno fatto un volantinaggio in zona per presentarsi al quartiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero:\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-11-03-cecilia-viaasti\r\n\r\nDi seguito la lettera aperta al quartiere:\r\n\r\n\"Buongiorno,\r\n\r\nsiamo un gruppo di persone che fino a pochi giorni fa abitavano nella baraccopoli di Lungo Stura ed ora abitiamo in via Asti, perciò saremo i vostri nuovi vicini. Abbiamo occupato un piccolo pezzo della ex caserma “La Marmora”, che in aprile è stata occupata – promettendone un uso sociale - dall'associazione \"Terra del Fuoco\", una delle tante che ha partecipato al progetto “La città possibile” del Comune di Torino, con cui sono stati spesi 5 milioni di euro per sgomberare il campo di Lungo Stura. Da allora tanti di noi sono finiti in strada, mentre la caserma restava in buona parte vuota.\r\nDa oggi è abitata anche da donne, uomini e bambini che il Comune e le associazioni hanno sgomberato e sfrattato senza offrire nessuna alternativa abitativa. Abbiamo scelto questa casa perché ci sembra giusto avere un posto adeguato nella casa di chi questi anni ha guadagnato milioni di euro promettendocene una!\r\n\r\nPer anni abbiamo vissuto in quello che in tanti chiamano “campo nomadi”. Noi non siamo nomadi ed i campi non li hanno creati i rom, ma le istituzioni italiane, decine di anni fa. Quando siamo arrivati a Torino nel 2002, i campi esistevano già: dove potevamo vivere se non dove altri/e poveri come noi avevano trovato un tetto, cioè in una baracca? Il campo non è mai stato una scelta, ma la conseguenza di povertà, discriminazione, sfruttamento. Per quindici anni abbiamo vissuto con i nostri figli in baracche inabitabili. Niente acqua, nè luce, nè possibilità di soddisfare bisogni fondamentali come la salute.\r\nOra abbiamo capito che le istituzioni, che hanno creato questa situazione, non avranno mai il desiderio di risolverla. Negli ultimi due anni il Comune di Torino ha speso 5 milioni di euro sostenendo di “dare una casa ai rom”. Dove sono finiti quei soldi? L'unica cosa certa è che noi siamo stati buttati in mezzo alla strada.\r\n\r\nCrediamo che la menzogna abbia soffiato sul fuoco dell'odio e del razzismo.\r\nCome false sono state le dichiarazioni dei vigili che avevano il compito di buttare in strada una donna ed i suoi figli. Hanno dichiarato falsamente di essere stati aggrediti. I giornalisti li hanno citati, la gente li ha creduti. In realtà è successo il contrario e per capirlo basta voler capire, sentire le testimonianze, guardare i filmati.\r\nMentre la baraccopoli veniva distrutta pezzo a pezzo, abbiamo capito che il progetto “La città possibile” di Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici, è ancora più precario delle baracche: tante delle persone portate nei \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, come quelli in corso Vigevano ed in via Traves, sono già state sfrattate; i 300 euro al mese promessi a qualcuno per tornare «volontariamente» in Romania non sono mai stati ricevuti. E coloro a cui non sono state proposte queste «soluzioni», sono stati considerati non «meritevoli», cioè da buttare in strada, da sgomberare senza alcun preavviso!\r\n\r\nIl 12 ottobre abbiamo organizzato un corteo per la casa nelle strade del centro di Torino, per ribadire la verità sul progetto “La città possibile”. Donne, uomini e bambini hanno gridato forte «Contro sgomberi e sfratti! Casa per tutte/i». Oggi abbiamo deciso di riprenderci quello che è giusto che tutti abbiano: una casa!\r\n\r\nChiunque abbia voglia di parlare, conoscerci o anche dare una mano è sinceramente e gioiosamente benvenuto. Vi aspettiamo in via Asti 22!\r\n\r\nGli ex abitanti di Lungo Stura Lazio, corso Vigevano e via Traves\"",[80,82,84,86,89],{"matched_tokens":81,"snippet":38},[],{"matched_tokens":83,"snippet":71},[],{"matched_tokens":85,"snippet":15},[],{"matched_tokens":87,"snippet":88},[75,76],"\u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>",{"matched_tokens":90,"snippet":30},[],[92,97],{"field":39,"indices":93,"matched_tokens":94,"snippets":96},[26],[95],[75,76],[88],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":77,"value":78},"post_content",[75,76],1157451471441625000,{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":51,"score":104,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":51},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":106,"highlight":124,"highlights":132,"text_match":100,"text_match_info":138},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":51,"id":109,"is_sticky":51,"permalink":110,"post_author":54,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":57,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":62,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":121},[48],[50],"81952","http://radioblackout.org/2023/05/milano-e-una-citta-per-ricchi/","Nel suo ultimo libro intitolato “L’invenzione di Milano” (2023, Cronopio) Lucia Tozzi, giornalista freelance e studiosa di politiche urbane, racconta del passaggio che ha investito diverse città italiane un tempo al centro della produzione industriale e che negli anni hanno cercato di convertire le loro economie fordiste in economie “immateriali” ponendo al centro il settore della cultura come motore della crescita economica. A Milano questo passaggio si è realizzato attraverso la progettazione di una solida impalcatura comunicativa e grazie a campagne di marketing che hanno contribuito a promuovere l’immagine della capitale lombarda come una metropoli attrattiva e competitiva, capace di offrire ed esaudire qualsiasi tipo di offerta. Si parla però ancora troppo poco delle conseguenze di questo processo, come l’aumento del valore immobiliare e del prezzo degli affitti, l’aumento del costo della vita, dei flussi di turisti e degli affitti a breve termine generati dal calendario fittissimo delle Week, tutti fattori che hanno progressivamente reso Milano una città sempre più inaccessibile.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con l'autrice, Lucia Tozzi:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Lucia.Tozzi_.5523.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUn articolo di Lucia Tozzi pubblicato su Napolimonitor:\r\nL’abbraccio tra privato sociale e finanza immobiliare. Il “nuovo” corso della casa a Milano","7 Maggio 2023","2023-05-09 15:07:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/milan-1826510_1920-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"252\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/milan-1826510_1920-300x252.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/milan-1826510_1920-300x252.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/milan-1826510_1920-1024x861.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/milan-1826510_1920-768x646.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/milan-1826510_1920-1536x1292.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/milan-1826510_1920.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano è una città pensata per ricchi",1683470885,[119,120,68],"http://radioblackout.org/tag/gentrificazione/","http://radioblackout.org/tag/milano/",[122,123,34],"gentrificazione","milano",{"tags":125},[126,128,130],{"matched_tokens":127,"snippet":122},[],{"matched_tokens":129,"snippet":123},[],{"matched_tokens":131,"snippet":88},[75,76],[133],{"field":39,"indices":134,"matched_tokens":135,"snippets":137},[29],[136],[75,76],[88],{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":139,"num_tokens_dropped":51,"score":140,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":51},1,"1157451471441625193",{"document":142,"highlight":178,"highlights":186,"text_match":192,"text_match_info":193},{"cat_link":143,"category":144,"comment_count":51,"id":145,"is_sticky":51,"permalink":146,"post_author":54,"post_content":147,"post_date":148,"post_excerpt":57,"post_id":145,"post_modified":149,"post_thumbnail":150,"post_thumbnail_html":151,"post_title":152,"post_type":62,"sort_by_date":153,"tag_links":154,"tags":167},[48],[50],"60700","http://radioblackout.org/2020/05/riqualificazione-social-housing-sfratti-sgomberi-e-sciopero-degli-affitti/","E' di pochi giorni fa la notizia del progetto di riconversione delle palazzine dell'Ex Moi in appartamenti per social housing, destinati a far convivere manager di passaggio, studenti e famiglie con difficoltà economiche, in uno stato di armonia interclassista difficile da immaginare al di fuori delle dichiarazioni programmatiche del Comune. La questione abitativa infatti non si risolve sicuramente con social housing e affitti falsamente \"calmierati\". Né le narrazioni sulla riqualificazione né gli sgomberi e sfratti che la precedono raccontano una storia nuova: Torino è la capitale degli sfratti, con numeri che negli ultimi due anni si sono assestati a 3500 esecuzioni, cifre enormi. Nel frattempo va avanti lo sciopero degli affitti, e alle famiglie in difficoltà che normalmente si rivolgono ai collettivi per il diritto all'abitare si sono aggiunti nel periodo di lockdown molti studenti, impossibilitati a mantenersi lontano da casa o addirittura a continuare gli studi. Da settembre ricomincerà la stagione degli sfratti, e dovremo farci trovare pronti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un compagno del collettivo Prendocasa Torino, ascolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/prendocasa.mp3\"][/audio]","22 Maggio 2020","2020-05-22 12:08:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/foto_moi_2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/foto_moi_2-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/foto_moi_2-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/foto_moi_2-768x513.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/foto_moi_2.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Riqualificazione, social housing, sfratti, sgomberi e sciopero degli affitti",1590149299,[155,156,157,158,159,160,161,162,163,164,165,166],"http://radioblackout.org/tag/abitare/","http://radioblackout.org/tag/blackout/","http://radioblackout.org/tag/casa/","http://radioblackout.org/tag/ex-moi/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/news/","http://radioblackout.org/tag/picchetti/","http://radioblackout.org/tag/picchetti-antisfratto/","http://radioblackout.org/tag/prendocasa/","http://radioblackout.org/tag/presidi/","http://radioblackout.org/tag/sfratti/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[168,169,170,171,54,172,173,174,175,176,177,21],"abitare","blackout","casa","ex-moi","news","picchetti","picchetti antisfratto","prendocasa","presidi","sfratti",{"post_content":179,"post_title":183},{"matched_tokens":180,"snippet":181,"value":182},[75,76],"dell'Ex Moi in appartamenti per \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, destinati a far convivere manager","E' di pochi giorni fa la notizia del progetto di riconversione delle palazzine dell'Ex Moi in appartamenti per \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, destinati a far convivere manager di passaggio, studenti e famiglie con difficoltà economiche, in uno stato di armonia interclassista difficile da immaginare al di fuori delle dichiarazioni programmatiche del Comune. 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Per la maggior parte degli abitanti del campo - esclusi dal progetto perchè considerati \"non meritevoli\" - un'unica prospettiva: lo sgombero forzato. Nella sola giornata del 26 febbraio 2015 ruspe e agenti mandati da Comune e Questura hanno violentemente distrutto le baracche e buttato in mezzo alla strada 100 persone.\r\n\r\nOggi i pochi inseriti nel progetto vengono sfrattati, come nel caso delle 13 famiglie del social housing di corso Vigevano, gestito da AIZO e di proprietà del Ras delle soffitte Giorgio Molino, che finiranno in mezzo alla strada entro il 30 novembre. Le ultime 100 persone che invece ancora vivono nel campo di Lungo Stura vengono minacciate di sgombero entro il 30 ottobre. Nel frattempo, polizia e vigili continuano le loro azioni repressive all'interno del campo: distruzione \"individuale\" delle baracchine, deportazioni, arresti. Storie di ordinaria violenza di Stato, come nel caso di Aramis, un giovane arrestato la settimana scorsa con l'accusa di aver malmenato tre civich. In realtà la storia è opposta: sono gli agenti ad averlo brutalmente aggredito dopo avergli distrutto la baracca, arrivando anche a sventolare una pistola e utilizzare spray urticante nei confronti dei presenti.\r\n\r\nPer questo gli abitanti del campo e le famiglie dei social housing hanno deciso di mobilitarsi organizzando una manifestazione sotto il Comune lunedì prossimo alle 17. Di lì si muoverà in corteo.\r\n\r\nContro lo sgombero, contro gli sfratti, contro la violenza poliziesca, per una casa e la libertà di movimento per tutti e tutte.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cecilia di Gatto Nero Gatto Rosso:\r\n\r\n2015-10-06-corteo-rom-cecilia","10 Ottobre 2015","2015-10-14 14:57:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-768x1086.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori-724x1024.jpg 724w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/manifesto-colori.jpg 842w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","12 ottobre. 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Secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, nel 2022 sono state richieste 5.223 esecuzioni di sfratto in tutto il Torinese, delle quali 2.761 eseguite, pari al 233% in più rispetto al 2021. La principale causa degli sfratti rimane l’inadempimento del pagamento dell’affitto. Ma l’incremento si deve anche agli sfratti per finita locazione, il dato il più alto degli ultimi dieci anni. Evidentemente molte persone e famiglie non riescono più a fare fronte agli aumentati costi dell’abitazione, mentre normalizzato è l'utilizzo degli sfratti “a sorpresa” (art. 610).\r\n\r\nIn questo contesto, su 502mila alloggi di civile abitazione, oltre 78mila, il 15%, sono sfitti, secondo Istat. Mentre le ultime richieste di case popolari nel torinese sono state 14.000, troveranno risposta in poche centinaia.\r\n\r\nQuesti freddi dati da statistica di governo non possono rendere la materialità della guerra contro chi non può permettersi una casa in questa città.\r\nSolo per citare alcuni casi recenti, in Corso Vigevano, a Nord-Est della città, decine di persone vivevano in un edificio che ha preso fuoco a fine febbraio. Alcune sono rientrate non avendo un posto dove andare ed è in corso uno sgombero portato avanti dalle solerti istituzioni proprio in queste settimane, nell'indifferenza e nel silenzio generale. 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All’epoca l’assessore “all’integrazione” era la stesso di oggi, Ilda Curti.\r\nNon crediamo che le manfrine del Comune possano risolvere i problemi di individui e famiglie rom, poiché sono troppi gli interessi a mantenere persone in condizioni di indigenza e segregazione, per dare appalti a questa o quella cooperativa incaricata di “gestire l’emergenza permanente” e per garantire manodopera sottocosto alle economie formali ed informali di cui queste persone formano l'ultimo anello della catena.\r\nI bisogni di Rom e Sinti sono gli stessi di tutti coloro che vivono ai margini di questo sistema di sfruttamento: casa, reddito, libertà di vivere la propria vita. Per questo rilanciamo la necessità di lottare insieme, in maniera autorganizzata, contro razzismo e speculazioni che destra e sinistra esercitano sulla pelle di chi è più precario.\r\n\r\nLottiamo insieme! 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Tra due anni chi non potrà pagare affitti esosi sarà rigettato in strada, mentre chi non rientra nel progetto finirà in strada già a metà marzo, quando lo sgombero sarà terminato.\r\nQuesta situazione assicura profitti alla cordata di enti che hanno vinto l’appalto milionario per Lungo Stura: Valdocco, Liberitutti, Terra del Fuoco, Stranaidea, AIZO, oltre alla Croce Rossa che prende quasi 400.000 euro solo per presidiare le aree sgomberate!\r\nIl ciclo campi-sgomberi-social \u003Cmark>housing\u003C/mark> è un business che garantisce profitti sicuri ai soliti noti. Nel 2008 un gruppo di famiglie del campo di via Germagnano si era trovato da solo una risposta al bisogno abitativo, occupando uno stabile in via Pisa, ma dopo pochi giorni fu sgomberato dalla polizia e riportato al campo. All’epoca l’assessore “all’integrazione” era la stesso di oggi, Ilda Curti.\r\nNon crediamo che le manfrine del Comune possano risolvere i problemi di individui e famiglie rom, poiché sono troppi gli interessi a mantenere persone in condizioni di indigenza e segregazione, per dare appalti a questa o quella cooperativa incaricata di “gestire l’emergenza permanente” e per garantire manodopera sottocosto alle economie formali ed informali di cui queste persone formano l'ultimo anello della catena.\r\nI bisogni di Rom e Sinti sono gli stessi di tutti coloro che vivono ai margini di questo sistema di sfruttamento: casa, reddito, libertà di vivere la propria vita. Per questo rilanciamo la necessità di lottare insieme, in maniera autorganizzata, contro razzismo e speculazioni che destra e sinistra esercitano sulla pelle di chi è più precario.\r\n\r\nLottiamo insieme! Casa per tutti e tutte!\r\n\r\n\r\n\r\npunto info antirazzista\r\nTorino lunedì 9 febbraio dalle 17\r\nvia Garibaldi / p. za Palazzo di Città\r\ngattonerogattorosso@inventati.org",[375,377,379,381,383,385],{"matched_tokens":376,"snippet":347,"value":347},[],{"matched_tokens":378,"snippet":18,"value":18},[],{"matched_tokens":380,"snippet":15,"value":15},[],{"matched_tokens":382,"snippet":88,"value":88},[75,76],{"matched_tokens":384,"snippet":21,"value":21},[],{"matched_tokens":386,"snippet":368,"value":368},[],[388,394],{"field":39,"indices":389,"matched_tokens":390,"snippets":392,"values":393},[26],[391],[75,76],[88],[88],{"field":98,"matched_tokens":395,"snippet":372,"value":373},[76],{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":51,"score":104,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":51},{"document":398,"highlight":411,"highlights":416,"text_match":192,"text_match_info":419},{"comment_count":51,"id":399,"is_sticky":51,"permalink":400,"podcastfilter":401,"post_author":402,"post_content":403,"post_date":404,"post_excerpt":57,"post_id":399,"post_modified":405,"post_thumbnail":406,"post_title":407,"post_type":362,"sort_by_date":408,"tag_links":409,"tags":410},"85681","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-05-12-2023/",[330],"fritturamista"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto andando a pescare dal numero 5 del giornale di inchieste sul mondo del lavoro, ma non solo, \"Officina primo maggio\" . Questa volta abbiamo voluto parlare del diritto all'abitare e dei generali problemi connessi a questo aspetto nella città di Venezia, intervistando Orazio dell'osservatorio \"Ocio\". Con lui siamo andati a ripercorrere gli argomenti presenti nell'articolo \"Rimettere la casa al centro. Il caso di Venezia\", ovvero il perchè si è sentito il bisogno di (ri)creare un osservatorio che monitorasse la questione casa a Venezia, l'annosa faccenda del sorpasso dei posti letto turistici rispetto a quelli residenziali e di come le istituzioni cerchino di intervervenire in ambito di social housing. Per chi fosse interessato a scendere nel dettaglio delle inchieste portate avanti dall'osservatorio, ecco il loro sito web https://ocio-venezia.it/\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/F_m_05_12_Orazio-di-OCIO-su-articolo-officina-primo-maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento di questa serata è stato l'ennesima tragedia ferroviaria che dilania questo Paese e il conseguente sciopero lanciato dai sindacati di base. Abbiamo voluto parlarne con Luca del Coordinamento Macchinisti Cargo (CMC), sia per parlare di sicurezza sul lavoro e del personale viaggiante, ma anche della paradossale vicenda di come, da una parte la commissione di vigilanza sugli scioperi sia riuscita a fare un enorme strafalcione e di come l'attuale Ministro dei Trasporti ci costruisca sopra un discorso contro il diritto di sciopero in generale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/F_m_05_12_Luca-CMC-su-incidente-ferroviario-sciopero.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nPer la terza parte della trasmissione, abbiamo deciso di inaugurare una collaborazione con il collettivo di militanti e personale scolastico di Milano \"I franti\", trasmettendo la serie di podcast da loro prodotta. Dal loro blog:\r\n\"Il podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili guerre.\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\nFranti&Affranti\"\r\nBuon ascolto\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Podcast-FRANTI-01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","9 Dicembre 2023","2023-12-09 10:49:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/cuore-edmondo-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 05/12/2023",1702118884,[],[],{"post_content":412},{"matched_tokens":413,"snippet":414,"value":415},[75,76],"di intervervenire in ambito di \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>. 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L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ","21 Marzo 2015","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/cle1-200x110.jpg","Convegno sui Rom senza i Rom: antirazzisti/e rovinano la vetrina della Città di Torino",1426934211,[431,432,214,433,67,434],"http://radioblackout.org/tag/corte-europea-diritti-umani/","http://radioblackout.org/tag/elide-tisi/","http://radioblackout.org/tag/retata/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo/",[436,341,18,339,15,344],"corte europea diritti umani",{"post_content":438},{"matched_tokens":439,"snippet":440,"value":441},[75,76],"piazzati temporaneamente in strutture di \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, erano il fiore all’occhiello con","Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di \u003Cmark>housing\u003C/mark> sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in \u003Cmark>housing\u003C/mark> sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ",[443],{"field":98,"matched_tokens":444,"snippet":440,"value":441},[75,76],{"best_field_score":194,"best_field_weight":249,"fields_matched":139,"num_tokens_dropped":51,"score":285,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":51},{"document":447,"highlight":459,"highlights":464,"text_match":192,"text_match_info":467},{"comment_count":51,"id":448,"is_sticky":51,"permalink":449,"podcastfilter":450,"post_author":328,"post_content":451,"post_date":452,"post_excerpt":57,"post_id":448,"post_modified":359,"post_thumbnail":453,"post_title":454,"post_type":362,"sort_by_date":455,"tag_links":456,"tags":458},"28267","http://radioblackout.org/podcast/rom-ruspe-e-polizia-e-business-in-lungo-stura/",[328],"I poliziotti si sono fatti il selfie: sorridevano ed ammiccavano mentre immortalavano la propria “impresa”. Sullo sfondo la devastazione del campo di Lungo Stura Lazio a Torino: le baracche schiacciate, i tubi annodati, i panni stesi buttati tra la polvere.\r\nIl giorno prima erano andati ad avvertire una decina di famiglie. In realtà l’operazione di sgombero è stata molto più ampia. La maggior parte delle persone non sapeva nulla.\r\nAlle 7 del mattino di giovedì 26 febbraio sono arrivati centinaia di poliziotti, vigili urbani del nucleo “nomadi”, quelli con in dotazione il tonfa, il manganello estensibile.\r\nSono state buttate in strada circa 200 persone del campo rom di Lungo Stura Lazio a Torino, il più grande della città. Le ruspe che hanno distrutto le baracche non si sono fermate neppure di fronte agli oltre 100 bambini, donne incinte, persone malate, anziani, un disabile. Le istituzioni hanno sgomberato senza offrire alcuna alternativa abitativa.\r\nQuesta vergognosa operazione fa parte del megaprogetto-vetrina “La città possibile”, un progetto che vale oltre 5 milioni di euro.\r\nCon questi fondi (ministeriali) si è previsto l’inserimento abitativo (a termine) in case per sole 15 famiglie, le restanti sono state piazzate in situazioni di social housing, mentre buona parte degli abitanti del campo – fonti “interne” al progetto stamattina parlano di 600 persone – viene semplicemente buttata in mezzo ad una strada (200 persone il 26 febbraio, le restanti entro il 31 marzo).\r\nI criteri con cui questa operazione di “divide et impera” è stata gestita sono estremamente opachi, arbitrari e neppure tanto velatamente razzisti: c’è chi semplicemente non è stato ritenuto “idoneo” a vivere in autonomia, nonostante lavori, abbia minori a carico o sia malato, magari perché non scolarizzato o perché non ha dichiarato di essere “rumenizzato”, come nel caso di gran parte delle famiglie sgomberate oggi. In particolare quelle della “Fossa”. La “Fossa” è la parte del campo più bassa, vicina alle rive del fiume, in un’area pericolosa per il concreto rischio di esondazioni.\r\nLì abitavano famiglie che vengono chiamate “colorate”, perché, specie le donne indossano gonne lunghe, fazzoletti, scialli, calze dai colori vivaci. Sono rom che non fingono di non esserlo, un peccato capitale, che li condanna a non essere considerati adatti “all’emersione dal campo”.\r\nChi viene sbattuto in strada non potrà fare altro che andare a riparare in un altro campo rom della città ed il ciclo degli sgomberi e della “gestione dell’emergenza” (case temporanee e social housing, il tutto a gestione delle solite cooperative) potrà continuare ad infinitum, rappresentando una vera e propria economia che fa comodo a molti interessi forti.\r\nBraccio operativo del progetto sono Valdocco, AIZO, Terra del Fuoco, Liberitutti, Stranaidea e Croce Rossa, cui è stato affidato l’appalto milionario. Alla Croce Rossa, ormai esperta, dopo tre lustri al CIE, il compito di “sorvegliare” che le aree sgomberate non vengano occupate nuovamente.\r\nEsponenti di Valdocco hanno dichiarato al quotidiano “La Stampa” che avrebbero vigilato affinché chi era stato cacciato non tornasse.\r\n\r\nLa mattina dello sgombero in Lungo Stura il freddo era pungente. La gente ha assistito attonita alla distruzione di povere baracche che per loro erano una casa. Il comune di Torino si vanta di essere in prima fila nel “superamento” dei campi: li “supera” mandando le ruspe ad abbattere le povere abitazioni costruite lungo il fiume, in un posto dove nessuno vorrebbe vivere se avesse la possibilità di scegliere.\r\nAlcuni bambini quella mattina erano a scuola: al ritorno non hanno trovato più nulla. Per molti di loro l’inserimento scolastico nelle elementari della zona, riuscito nonostante il razzismo dilagante, diventerà un ricordo. Obbligati a nascondersi come randagi inseguiti dall’accalappiacani non potranno tornare in aula.\r\nIl giorno successivo i comitati razzisti animati da Lega Nord e Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casa Pound hanno plaudito ma la canea razzista non si è placata, invocando altri sgomberi.\r\nNon dubitiamo che verranno presto accontentati.\r\nI rom “buoni” negli stanzoni del social housing, con regole da caserma, gli altri in strada.\r\nL’ordine regna nella bella vetrina di una città targata PD.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Gianluca Vitale, avvocato da sempre in prima fila sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 27 rom vitale","3 Marzo 2015","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/sgombero-lungo-stura-200x110.jpg","Rom. 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Le istituzioni hanno sgomberato senza offrire alcuna alternativa abitativa.\r\nQuesta vergognosa operazione fa parte del megaprogetto-vetrina “La città possibile”, un progetto che vale oltre 5 milioni di euro.\r\nCon questi fondi (ministeriali) si è previsto l’inserimento abitativo (a termine) in case per sole 15 famiglie, le restanti sono state piazzate in situazioni di \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, mentre buona parte degli abitanti del campo – fonti “interne” al progetto stamattina parlano di 600 persone – viene semplicemente buttata in mezzo ad una strada (200 persone il 26 febbraio, le restanti entro il 31 marzo).\r\nI criteri con cui questa operazione di “divide et impera” è stata gestita sono estremamente opachi, arbitrari e neppure tanto velatamente razzisti: c’è chi semplicemente non è stato ritenuto “idoneo” a vivere in autonomia, nonostante lavori, abbia minori a carico o sia malato, magari perché non scolarizzato o perché non ha dichiarato di essere “rumenizzato”, come nel caso di gran parte delle famiglie sgomberate oggi. In particolare quelle della “Fossa”. La “Fossa” è la parte del campo più bassa, vicina alle rive del fiume, in un’area pericolosa per il concreto rischio di esondazioni.\r\nLì abitavano famiglie che vengono chiamate “colorate”, perché, specie le donne indossano gonne lunghe, fazzoletti, scialli, calze dai colori vivaci. Sono rom che non fingono di non esserlo, un peccato capitale, che li condanna a non essere considerati adatti “all’emersione dal campo”.\r\nChi viene sbattuto in strada non potrà fare altro che andare a riparare in un altro campo rom della città ed il ciclo degli sgomberi e della “gestione dell’emergenza” (case temporanee e \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, il tutto a gestione delle solite cooperative) potrà continuare ad infinitum, rappresentando una vera e propria economia che fa comodo a molti interessi forti.\r\nBraccio operativo del progetto sono Valdocco, AIZO, Terra del Fuoco, Liberitutti, Stranaidea e Croce Rossa, cui è stato affidato l’appalto milionario. Alla Croce Rossa, ormai esperta, dopo tre lustri al CIE, il compito di “sorvegliare” che le aree sgomberate non vengano occupate nuovamente.\r\nEsponenti di Valdocco hanno dichiarato al quotidiano “La Stampa” che avrebbero vigilato affinché chi era stato cacciato non tornasse.\r\n\r\nLa mattina dello sgombero in Lungo Stura il freddo era pungente. La gente ha assistito attonita alla distruzione di povere baracche che per loro erano una casa. Il comune di Torino si vanta di essere in prima fila nel “superamento” dei campi: li “supera” mandando le ruspe ad abbattere le povere abitazioni costruite lungo il fiume, in un posto dove nessuno vorrebbe vivere se avesse la possibilità di scegliere.\r\nAlcuni bambini quella mattina erano a scuola: al ritorno non hanno trovato più nulla. Per molti di loro l’inserimento scolastico nelle elementari della zona, riuscito nonostante il razzismo dilagante, diventerà un ricordo. Obbligati a nascondersi come randagi inseguiti dall’accalappiacani non potranno tornare in aula.\r\nIl giorno successivo i comitati razzisti animati da Lega Nord e Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casa Pound hanno plaudito ma la canea razzista non si è placata, invocando altri sgomberi.\r\nNon dubitiamo che verranno presto accontentati.\r\nI rom “buoni” negli stanzoni del \u003Cmark>social\u003C/mark> \u003Cmark>housing\u003C/mark>, con regole da caserma, gli altri in strada.\r\nL’ordine regna nella bella vetrina di una città targata PD.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Gianluca Vitale, avvocato da sempre in prima fila sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 27 rom vitale",[465],{"field":98,"matched_tokens":466,"snippet":462,"value":463},[75,76],{"best_field_score":194,"best_field_weight":249,"fields_matched":139,"num_tokens_dropped":51,"score":285,"tokens_matched":29,"typo_prefix_score":51},6637,{"collection_name":362,"first_q":34,"per_page":321,"q":34},["Reactive",471],{},["Set"],["ShallowReactive",474],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fqwckYtt6cP3GwqXpO-U2FqaMvMI4KdM3o7gNzlAYIMk":-1},true,"/search?query=social+housing"]